Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Febbraio 2022

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Patrimonio Mondiale è più evidente: i protagonisti sono i coltivatori della biodiversità, veri fautori di un'economia sostenibile ancorata alla specificità delle vallate dolomitiche. Conoscerli significa capire a fondo l'unicità di ogni luogo e la cura necessaria a preservarlo perché ortofrutticoltori, allevatori, vitivinicoltori, birrai e apicoltori sono considerate a ragione le sentinelle della biodiversità.Dalla mela prussiana al mais sponcio.E i prodotti non sono mai banali. Anzi, invitano ad essere scoperti e soprattutto gustati. La categoria degli ortofrutticoltori include aziende tra loro molto diversificate. Si tratta infatti di agricoltori che producono varie tipologie di ortaggi, frutta, legumi e cereali (tra cui produzioni specifiche locali, come il fagiolo gialet, la mela prussiana o il mais sponcio) ma anche erbe officinali e piante aromatiche. Anche in questo caso le aziende oltre che produttrici possono trasformare le materie prime per ottenere, ad esempio, conserve e prodotti alimentari e erboristici. La categoria degli allevatori è la più ampia all'interno della rete dei produttori di qualità perché include sia tutte le aziende afferenti alla zootecnica, quindi che allevano più specie animali (in prevalenza vacche da carne o da latte, ma anche capre e pecore) sia quelle che trasformano e rivendono carne (con produzione ad esempio di salumi e insaccati) o latte (con produzione di latticini).Quella dei vitivinicoltori e dei birrai è una categoria di nicchia ma tra le più apprezzate. Include aziende vitivinicole e i produttori di vini e birre artigianali prodotte con materie prime dolomitiche. Tra gli apicoltori figurano aziende agricole dedicate all'allevamento delle api e che producono miele o suoi derivati, come la melata e l'idromele, ma anche prodotti come polline, cera d'api, pappa reale, propoli.Una piattaforma comune ma anche buone pratiche. «Quella che stiamo costruendo - spiega Irma Visalli - è una piattaforma di confronto, che si sta rivelando estremamente interessante: produttori di province e regioni diverse stanno scoprendo ciò che hanno in comune, sia in termini di opportunità che di problematiche. Il nostro primo obiettivo era quello di accrescere la consapevolezza di vivere e operare in un Patrimonio Mondiale e possiamo dire che è già stato raggiunto. Il secondo è proprio quello di creare relazioni, condividere buone pratiche, alimentare non la competizione ma la relazione tra produttori e agricoltori, valorizzando le specificità e non certo l'omologazione».Il paesaggio e i suoi protagonistiLa natura, il tempo, ma anche gli uomini hanno contribuito a plasmare il paesaggio dolomitico riconosciuto dall'Unesco come unico al mondo. Agricoltori e allevatori che realizzano prodotti di qualità certificati contribuiscono alla sua cura e alla sua tutela ed è per questo che la Fondazione Dolomiti Unesco ha deciso di mettere in rete produttori di tutte le province e le regioni delle Dolomiti. La rete è anche un'occasione per far dialogare esperienze diverse e mettere in comunicazione le vallate con le loro tradizioni e specificità. "Non mettiamo in rete i prodotti ma i produttori" sottolinea Irma Visalli, "ognuno con la propria storia, la propria esperienza, la propria vita. Tutti condividono un'opportunità e una responsabilità: quella di operare nel paesaggio dolomitico riconosciuto dall'Unesco. I loro prodotti, peraltro, hanno già ottenuto le certificazioni delle rispettive aree protette, che da luoghi percepiti come oggetto di vincoli possono e devono diventare luoghi nei quali si può attivare un'economia legata alla qualità". MAX.BO.

NOTIZIE DAI RIFUGI Gazzettino | 15 febbraio 2022 p. 7, edizione Belluno «Estendere ai rifugi il superbonus dell'80%» L'IDEABELLUNO Rifugi alpini presìdi insostituibili della montagna: ampliare a queste strutture il superbonus dell'80%. Estendere il superbonus anche ai rifugi, il coordinatore di Forza Italia Dario Scopel rilancia la proposta anche per la montagna bellunese. «I rifugi alpini sono autentici avamposto nella custodia del bene-montagna -commenta - e per questo bisogna utilizzare ogni strumento utile a favorirne la permanenza e la sopravvivenza, anche in termini economici». L'idea, partita dall'Uncem - l'Unione Nazionale Comuni Comunità ed Enti Montani, in queste ore si sta facendo largo e sta raccogliendo il favore di altre istituzioni come il Cai oltre, naturalmente, a numerosi rifugisti. L'idea è quella di richiedere al governo l'estensione del superbonus dell'80% per gli interventi a favore delle strutture ricettive, per l'appunto, ai rifugi alpini, ma anche alle strutture di media montagna, come quelle poste a presidio di malghe e aree verdi. Le motivazioni della richiesta non mancano. «Sappiamo bene tutti quale sia il valore della presenza dei rifugi, ma direi soprattutto di coloro che con grande passione e sacrificio li gestiscono, per l'intera montagna italiana, ma soprattutto per quella bellunese, in alcuni tratti periferica rispetto ai flussi turistici maggiori - sottolinea Scopel -. Al ruolo insostituibile di accoglienza e ristoro per gli escursionisti e gli amanti dei paesaggi montani, si aggiunge infatti, non meno rilevante, quello di autentiche sentinelle dell'ambiente, con i suoi rischi e i suoi pericoli. Una montagna abbandonata diventa in poco tempo una montagna degradata e inaccessibile, con tutto quello che questo comporta anche per le comunità di valle».ATr

Corriere delle Alpi | 17 febbraio 2022


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