Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Giugno 2020

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RASSEGNA STAMPA GIUGNO 2020

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PRINCIPALI ARGOMENTI DALLA RASSEGNA STAMPA DI GIUGNO: 5 REGOLE D’ORO PER LA FREQUENTAZIONE DEI RIFUGI NELLE DOLOMITI ................................................................................3 RIAPERTURE: NOTIZIE DAI RIFUGI E DAI CLUB ALPINI ....................................................................................................................5 ESTATE 2020: CRONACHE DAL SETTORE TURISTICO....................................................................................................................22 MONDIALI 2021 E OLIMPIADI 2026: GLI AGGIORNAMENTI..............................................................................................................28 COLLEGAMENTO COMELICO – PUSTERIA: GLI AGGIORNAMENTI ...............................................................................................34 MOBILITA’ ..............................................................................................................................................................................................35 NOTIZIE DAI MUSEI DELLE DOLOMITI ..............................................................................................................................................37 NOTIZIE DAI PARCHI ...........................................................................................................................................................................39 EDITORIALI E INTERVISTE .................................................................................................................................................................41

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5 REGOLE D’ORO PER LA FREQUENTAZIONE DEI RIFUGI NELLE DOLOMITI Trentino | 16 giugno 2020 p. 13, segue dalla prima Dolomiti Unesco, rifugi e Olimpiadi le priorità della fondazione di Valentina Leone TRENTO La fondazione Dolomiti Unesco riparte, dopo l'emergenza Coronavirus, dai rifugi. Con cinque "regole d'oro" per frequentarli in sicurezza, rivolte agli amanti della montagna che, anche in questo anno così particolare, non intendono rinunciare alle escursioni. L'iniziativa è stata presentata ieri subito dopo la riunione del consiglio d'amministrazione dell'ente, la prima dopo la fine del lockdown, durante la quale si è discusso di un punto in particolare, riguardante le Olimpiadi Milano - Cortina 2026: il cda ha infatti deciso di inviare, nei prossimi giorni, una lettera al governo Conte per chiedere di essere coinvolti nell'organizzazione. «Il decreto approvato in aprile dal Parlamento non ci ha tenuti affatto in considerazione» ha spiegato ieri il vicepresidente della Provincia, nonché presidente della fondazione, Mario Tonina. «Il cda ha convenuto sulla necessità di rivolgerci ai ministri competenti per far capire la nostra importanza e il contributo che possiamo dare. Queste Olimpiadi possono essere una grande opportunità, guardando anche oltre il 2026, con iniziative che possono lasciare il segno. Questo però - ha aggiunto Tonina - ci sembra non possa essere fatto senza il nostro coinvolgimento». Un decalogo in tre lingue Tornando invece al tema rifugi, la fondazione ha elaborato un decalogo in tre lingue - italiano, inglese e tedesco - rivolto a chi, quest'estate, sceglierà una delle 66 "vedette" delle Dolomiti. Per un pranzo ma, in particolare, per pernottare. Del resto, come ha ricordato la direttrice dell'ente Marcella Morandini, «sempre più spesso i frequentatori della montagna vivono i rifugi come meta e non solo come punto di passaggio». Le "regole d'oro" Regola numero uno: per pernottare è obbligatoria la prenotazione, mentre è caldamente consigliata per il pranzo. Mascherina e gel disinfettante vanno utilizzati nelle aree comuni, così come è sempre obbligatorio mantenere le distanze, soprattutto in alcune specifiche situazioni. Infine, è sempre bene chiedere al gestore del rifugio cosa serve per il pernottamento, ed è consigliato portare con sé il proprio sacco a pelo. Obbligatorio, in ultimo, avere sempre appresso anche ciabatte e asciugamano. Sinergia con i territori «Ci è sembrato un modo per comunicare a tutti i visitatori che con poche, semplici accortezze si può frequentare la montagna e i suoi rifugi in totale sicurezza e tranquillità», ha detto Tonina. «Questa è stata anche l'occasione per lavorare in modo unitario e in sinergia con tutti i territori delle Dolomiti e le associazioni: dalle regioni e province, al Cai e alla Sat, ai rifugisti. Quando c'è unità si ottengono sempre ottimi risultati e con queste cinque regole abbiamo anche voluto dare un segnale di ripresa, oltre a voler ricordare che si può continuare a vivere le Dolomiti serenamente». L'augurio, da parte della direttrice Morandini, è che «questo decalogo possa facilitare la pianificazione per gli escursionisti, in questa estate così anomala». La stagione inizia il 20 giugno Proprio i gestori dei rifugi in questi giorni stanno ripartendo, in qualche caso anche con qualche giorno d'anticipo rispetto all'inizio ufficiale della stagione, fissato per il 20 giugno. «In qualche altro caso, invece, ci è stata chiesta una piccola deroga proprio per poter approntare al meglio tutto il necessario per accogliere gli ospiti in sicurezza» ha spiegato il vicepresidente della Sat Roberto Bertoldi. Una stagione in salita «Sarà una stagione strana e tutta in salita sicuramente, ma abbiamo sentito i gestori che hanno aperto già negli ultimi due weekend e le sensazioni sono positive: certamente è un po' macchinoso abituarsi a tutte le regole e farle rispettare, però ci è stato detto che c'è molta collaborazione da parte degli escursionisti». Più posti letto Accolti con un gran sospiro di sollievo anche gli allentamenti della Provincia in particolare sui posti letto utilizzabili: «Passare da un terzo a due terzi della capienza sfruttabile dei rifugi e poter considerare un gruppo di amici alla stregua di un nucleo familiare certamente è una cosa importante, che facilita molto il lavoro» conclude il presidente Bertoldi. L’Adige | 16 giugno 2020 p. 15 Ciabatte e prenotazione nei rifugi Le cinque regole d'oro definite con la Fondazione Dolomiti Unesco, un manifesto per la sicurezza di Elena Nicolussi Giacomaz Un manifesto per vivere la montagna ai tempi del Coronavirus. O, per meglio dire, per frequentare i 66 rifugi dell'area dolomitica in

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piena sicurezza. Nascono da qui le 5 regole d'oro per l'estate 2020 ideate dalla Fondazione Dolomiti UNESCO in collaborazione con le associazioni di riferimento di Trentino, Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia, i cui principali dettagli sono stati presentati ieri mattina presso la Sala Depero della Provincia autonoma di Trento. Punto primo: «La prenotazione è obbligatoria per il pernottamento, consigliata per il pranzo». Punto secondo: «Usa mascherina e gel disinfettante nelle aree comuni»; e a seguire «Mantieni la distanza di sicurezza», «Chiedi al gestore del rifugio cosa ti serve per il pernottamento. È comunque consigliato portarsi il sacco a pelo» e per finire «Porta con te ciabatte e asciugamano». A detta del presidente della Fondazione Dolomiti UNESCO e vice presidente della Provincia, Mario Tonina, cinque regole disponibili in 3 lingue che vogliono essere «un messaggio di speranza e ottimismo, proprio in occasione dell'apertura della stagione dei rifugi». «Per fare in modo che gli amanti della montagna possano tornare a popolarla in sicurezza - ha detto - abbiamo lavorato a queste regole, che sono state condivise da tutte le associazioni della Fondazione che operano sul territorio. «Uniti nella diversità» è il motto che da sempre caratterizza il nostro impegno». Per poi concludere: «Sappiamo quanto sia importante per i territori dolomitici il turismo estivo, e pensiamo che ci potrà essere una risposta positiva ed importante da parte dei turisti». Presente all'incontro anche la direttrice della Fondazione, Marcella Morandini. «Il manifesto è il frutto di un grande lavoro di squadra, che indica come la capacità di cooperare delle associazioni alpinistiche della regione dolomitica e delle associazioni locali di rifugisti non sia venuta meno», ha ricordato. Realtà territoriali che rappresentano le 3 regioni e le 5 province toccate dalle Dolomiti e che hanno contribuito alla redazione delle regole: AVS - Alpenverein Südtirol, CAI Alto Adige, CAI Friuli Venezia Giulia, CAI Veneto, SAT - Società Alpinisti Tridentini, Schutzhütten/Rifugi Alpini Südtirol, Associazione Rifugi del Trentino e AGRAV - Associazione Gestori Rifugi Alpini Veneto. Ha dichiarato Roberto Bertoldi, vice presidente della Sat: «Sicuramente per i rifugi questa è una stagione strana e tutta in salita. Alcuni in bassa quota sono già partiti, altri apriranno il 20 giugno, altri ancora hanno chiesto una deroga per allinearsi con le nuove linee guida. Le prime sensazioni ad ogni modo sono positive: i rifugisti hanno ricevuto una buona collaborazione da parte degli escursionisti e hanno fiducia che l'estate possa partire al meglio, tempo permettendo». Accolti con un sospiro di sollievo, ha evidenziato Bertoldi, anche gli allentamenti da parte della Provincia sulla capienza delle camerate: «Una misura importante che sicuramente faciliterà i gestori». A precedere l'appuntamento di ieri in Provincia, il cda della Fondazione Dolomiti UNESCO. Tra i temi salienti presi in esame con la collaborazione del comitato scientifico, quello delle Olimpiadi Invernali 2026. «Questa sarà una grande opportunità per garantire un futuro alla Fondazione e ai suoi territori - ha detto Tonina - Dovranno essere Olimpiadi all'insegna della sostenibilità, e vogliamo essere protagonisti». Per poi chiosare: «Affinché questo avvenga la voce della Fondazione dovrà essere ascoltata. Purtroppo all'interno della legge approvata in aprile dalla Camera dei Deputati la Fondazione non è stata tenuta in considerazione. Siamo convinti che questo non sia successo per volerci escludere, ma a conclusione unanime vogliamo fare presente ai ministri competenti in materia l'importanza che ha rivestito la Fondazione in questi 10 anni, e soprattutto quali potranno essere gli ulteriori contributi che saremo in grado in portare in occasione di questo importante appuntamento del 2026». Corriere delle Alpi | 17 giugno 2020 p. 17 Cinque regole per soggiornare nei rifugi delle Dolomiti di Francesco Dal Mas CORTINA Ma se a 2.500 metri di quota arriva un temporale, gli escursionisti possono entrare tutti in rifugio per ripararsi, anche se il distanziamento non è assicurato? Questo è uno dei casi in cui si differenziano le "linee guida" nell'uso dei rifugi di montagna sulle Dolomiti. Il Trentino lo consente, il Veneto solleva qualche dubbio. Un'altra differenziazione è proprio sul metraggio della distanza di sicurezza: 1,5 metri nella gran parte dei rifugi del Nord Est, 1 metro in Provincia di Bolzano. Ecco perché non è stato facile il lavoro di coordinamento tentato dalla Fondazione Dolomiti Unesco, che a Trento ha proposto il proprio "pentalogo". Prenotazione obbligatoria per i pernottamenti in rifugio e consigliata per i pasti, utilizzo di gel e mascherina nelle aree comuni, mantenere il distanziamento previsto, portare con sé asciugamano e ciabatte, chiedere al rifugista quali siano le modalità previste nelle diverse strutture per il pernottamento. Queste le cinque regole, semplici ma fondamentali, per l'estate in quota nel post-pandemia. Regole raccolte in una locandina plurilingue che sarà diffusa sui canali social e affissa nei 66 rifugi dell'area dolomitica del Trentino Alto Adige, del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. «La locandina - spiega Marcella Morandini, direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco - mette al centro la figura del rifugista e rappresenta un importante lavoro di rete che mette in connessione persone, istituzioni e territori». È stata redatta in italiano, tedesco e inglese ed è quindi rivolta anche al vasto pubblico internazionale che frequenta le Dolomiti. «A questo eccellente lavoro di squadra - aggiunge Morandini - hanno partecipato le associazioni alpinistiche della regione dolomitica e quelle locali dei rifugisti». Renato Frigo, presidente regionale del Cai, ricorda che i Club alpini hanno in corso un'interlocuzione che contribuirà, entro il mese di giugno, a perfezionare ulteriormente le misure di sicurezza, ai fini di un maggiore coordinamento. Per quanto riguarda ad esempio la ristorazione, ci sono delle differenze non solo tra i diversi territori ma anche di rifugio in rifugio, a causa del differente spazio a disposizione. Per non compromettere la sicurezza, varia anche la riduzione dei posti letto ma ovunque - sottolinea Frigo - sono richieste le dotazioni personali ed è obbligatoria la prenotazione. Frigo ha quindi sottolineato che le sezioni Cai del Nord Est rappresentano più di 100 mila soci. Mario Fiorentini, presidente dell'associazione "Gestori Veneto", ha auspicato che gli ospiti dei rifugi siano informati al meglio sulle nuove disposizioni; oltre all'attrezzatura - ha

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concluso - sarà importante anche la cultura dell'andare in montagna.

RIAPERTURE: NOTIZIE DAI RIFUGI E DAI CLUB ALPINI L'Adige | 1 Giugno 2020 p. 12 Fiori segnano le distanze tra gel e take away Dal legno intagliato per i dispenser di gel igienizzante ai fiori dipinti come segnaposto distanziati. La gente di montagna, come sempre, mette allegria e fantasia anche nell'affrontare le criticità. E sarà un'estate che ne presenterà tante, quella dei rifugisti trentini. Dopo la partenza, già da qualche settimana, delle strutture di media montagna come malghe e ristoranti, tra sabato e ieri hanno aperto anche i primi rifugi in quota. Al Sette Selle, in Val dei Mocheni, per il gestore Lorenzo Ognibeni - con la sua famiglia ed i loro collaboratori - è stato un inizio diverso dal solito. Come sarà per tutti i suoi colleghi al lavoro in queste giornate frenetiche. Da qui al 20 giugno prossimo, il via della stagione scatterà per tutti. «Il calore con cui accogliamo chi arriva qui e lo stesso di sempre - spiega - ma senza dubbio è un inizio diverso. Abbiamo pensato al modo per far sì che tutte le indicazioni per il distanziamento e la sicurezza vengano rispettate, mettendoci anche un po' di fantasia». Ecco allora che assieme alle provviste, nei giorni scorsi la squadra del Sette Selle è salita in quota anche con stampi e vernice: su ogni panca sono stati dipinti dei grandi fiori colorati per indicare ad ogni escursionista dove sedersi nel rispetto delle distanze. «Poteva andare meglio ma anche peggio: siamo partiti - commenta ancora Ognibeni - e stiamo pian pianino prendendo confidenza con tanti accorgimenti che dovremo adottare per tutta la stagione. Ma lo spirito è sempre lo stesso e i sorrisi pure, anche se nascosti dalle mascherine». Anche al San Pietro, nell'Alto Garda, la stagione è partita in questo fine settimana: piatti tutti da asporto, consegnati dalla casetta esterna che il gestore Andrea Berteotti ha allestito assieme ai suoi collaboratori e tutti sul grande prato esterno con la meravigliosa vista sul lago. Primi atti di una stagione complicata ma che, intanto, è partita. E non è poco, viste le premesse. Questi restano comunque giorni di attesa per tutta la categoria. Dalla Provincia si attende ancora una risposta definitiva per quel che riguarda i pernottamenti, che da sempre rappresentano il grosso delle entrate stagionali, soprattutto per le strutture più in quota. Il nodo da sciogliere resta quello sull'equiparazione dei gruppi alle famiglie di conviventi. La comitiva può essere considerata gruppo di conviventi? Se si, la capienza delle camerate potrebbe essere "salva" altrimenti il taglio di due terzi ventilato dal protocollo provinciale sarebbe una dura realtà. Una decisione in merito era attesa entro il fine settimana ma sarà necessario attendere probabilmente dopo il ponte del 2 giugno. «Speriamo le disposizioni definitive arrivino in fretta - auspica Roberta Silva , del Roda di Vael in Valle di Fassa. Con l'annuncio della riapertura alla circolazione dal 3 giugno stanno arrivando - per fortuna - le prime richieste e al momento non sappiamo ancora su che numeri le nostre strutture possano contare». «Siamo tutti preoccupati. Ma siamo gente di montagna, abituata alle avversità. L'entusiasmo prevale anche sui timori per le difficoltà che dovremo affrontare», spiega Duilio Boninsegna , gestore del Pradidali, nelle Pale. Le sue parole fotografano bene l'umore dei rifugisti trentini, ai blocchi di partenza dopo settimane ricche di dubbi e momenti di confronto. Una settimana fa era arrivata l'approvazione delle linee guida da parte della Provincia, poi le videoconferenze: dapprima tra i 33 gestori delle strutture di proprietà della Sat, a seguire quella dell'associazione che raccoglie gestori e proprietari delle oltre 140 strutture trentine tra rifugi, malghe e realtà ricettive di media montagna. «Le incognite sono ancora tante - spiega ancora Boninsegna - legate soprattutto alle procedure da seguire nel caso in cui si verifichino casi di febbre o malesseri. Siamo strutture che per essere raggiunte richiedono sforzi fisici, ore sotto il sole o la pioggia. C'è sempre qualcuno che si ritrova con qualche linea di febbre. Vedremo che succederà quest'anno in questi casi. L'importante, per ora, è partire». A ribadirlo è stato anche l'assessore provinciale al turismo Roberto Failoni: un attestato di stima, per i rifugi, ma anche un onere: quello di aprire al massimo entro il 20 giugno è infatti un obbligo, che ha costretto alcuni dei gestori ad accelerare i tempi, dato che quest'anno l preparazione della stagione è stata quantomai difficoltosa tra lockdown prima - che ha di fatto bloccato ogni possibilità di fare manutenzione - e necessità di adeguarsi alle disposizioni anti contagio poi. «La speranza è quella di poter contare anche sulla collaborazione dei nostri ospiti - riflette Eleonora Orlandi dell'Altissimo - e sulla consapevolezza che le regole andranno sempre rispettate. Noi ci stiamo impegnando, rivedendo anche la nostra organizzazione: siamo in attesa del via libera per la realizzazione di una tettoia per accogliere gli escursionisti in sicurezza in caso di maltempo; abbiamo ripensato la disposizione delle tavole sia all'interno che all'esterno del rifugio; abbiamo rivisto il menù, ad esempio con i taglieri che saranno sostituiti da piatti monoporzione. Noi siamo al lavoro, l'importante è che tutti facciano la loro parte. Sarà l'unico modo per andare incontro ad una stagione il più possibile serena per tutti».

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Corriere delle Alpi | 2 Giugno 2020 p. 11 Fra terra e cielo con le guide alpine «Così è cambiato l'andare per monti» Alessandra Segafreddo CORTINA Ripartono le Guide alpine di Cortina con lo stesso entusiasmo e nuove regole da rispettare. Paolo Tassi, guida e Scoiattolo, ripercorre questi mesi e rivela le novità per l'estate. Come avete vissuto il lockdown? «Rinchiuderci in casa è stata una bella sofferenza. Direi che abbiamo fatto di tutto per mantenerci in forma: ognuno si è attrezzato una "palestra" casalinga per fare esercizi, trazioni, balzi, step, insomma ogni tipo di esercizio domestico da fare da soli o in compagnia dei propri famigliari. Abbiamo anche letto, libri di montagna chiaramente. Ci siamo inventati video e aperitivi facendo finta di essere in un rifugio o su qualche cima. Non ci è mai mancato un po' di spirito nonostante si vedesse sciogliere la neve dalla finestra, un vero peccato non poter andare a sciare con quelle giornate meravigliose». Come la pandemia cambia l'approccio alla montagna? «L'approccio alla montagna è diventato più rispettoso ed intenso. Mi spiego meglio: andare in montagna per noi era la consueta quotidianità che ci offriva una visione costante della condizione della stessa. Non essendoci andati per un po', dobbiamo riprendere con calma quella confidenza e conoscenza sia dal punto di vista ambientale che fisico. Questo vale per tutti, non solo per noi professionisti. Oltretutto adesso abbiamo un nuovo protocollo da rispettare che riguarda soprattutto l'aspetto igienico tra i partecipanti alle nostre attività. Però mi piacerebbe cominciare a parlare di un nuovo riavvicinamento sociale consapevole piuttosto che di un distanziamento. Facciamo sì che le uscite in montagna si trasformino in occasioni di incontro e condivisione nel rispetto delle norme, non è mai troppo tardi per farsi nuovi amici o rincontrarne di vecchi». Quali novità avete in serbo per l'estate? «Quest'estate andremo incontro a una clientela nuova, che verrà in montagna per la prima volta, e a una clientela abitudinaria, che ha grande passione delle Dolomiti. Per questo noi proporremmo delle escursioni facili per i neofiti con approcci brevi anche par arrampicare e fare qualche ferrata. Per chi, invece, è nostro cliente abituale abbiamo scovato una serie di percorsi "nascosti" e abbandonati di difficile orientamento. "Una Cortina celata" è il nome che abbiamo dato all'iniziativa, sorprendente e meravigliosa più di sempre, lontana dai percorsi usuali ormai troppo frequentati. Per il benessere fisico abbiamo anche organizzato una serie di escursioni abbinate allo yoga con un'istruttrice specializzata, perché dopo un lungo periodo di inattività dobbiamo tutti rimetterci in moto nella migliore maniera possibile». C'è qualche percorso o attività che non proporrete?«Proporremmo tutte le nostre attività tradizionali, limitando il numero di partecipanti ad alcune proposte. Sicuramente entreremo nei rifugi comportandoci con maggior educazione e rispetto, ma dal punto di vista alpinistico non ci porremo alcuna barriera, tanto che l'unico confine che conosciamo è quello tra terra e cielo». Il calo delle prenotazioni turistiche degli stranieri sarà un problema anche per voi? «La clientela straniera ci aveva abituato ad una destagionalizzazione del turismo, questo farà si che ci sarà una contrazione della stagione in termini di giornate lavorative, ma spero che il sogno di venire a vistare le Dolomiti e toccarne la roccia sia solo rimandato e non di molto. Gli stranieri in genere, organizzandosi in anticipo, sono clienti puntuali e ordinati. La clientela italiana tende ad improvvisare o ad organizzarsi in breve termine. Con questa situazione sarà più difficile organizzarsi all'ultimo, bisognerà prenotarsi tutto con anticipo: dalle nostre attività, ai rifugi ed a tutte quelle occasioni nelle quali si rischia un eccessivo numero di presenze nello stesso luogo allo stesso tempo. Dovremo avere più ordine che significa anche più rispetto per il prossimo affinché tutti possano godere del proprio spazio in montagna». Perché è importante affidarsi a voi? «Affidarsi ad un professionista non vuol dire solo percorrere la montagna in maggior sicurezza, ma incontrare un profondo conoscitore della stessa dal punto di vista storico e naturalistico. Abbiamo visto tutti come le fake news ci abbiamo destabilizzato il pensiero e offerto scenari a volte improbabili. Ecco, credo che il professionista della montagna sia quella persona che ci può indicare la via giusta sulle terre alte, l'attività corretta per quelle che sono le aspettative dei nostri clienti della montagna. Offriamo la migliore sicurezza in base ai protocolli sanitari vigenti e la migliore gestione del rischio e dell'avventura tra le montagne». Con quale attività comincerete? «Con i corsi di scalata per i ragazzi residenti. Dalla settimana prossima organizzeremo i nostri corsi che raddoppiamo rispetto agli anni precedenti. I ragazzi sono il nostro futuro, hanno bisogno di tornare a muoversi ed uscire da casa e dalla visione dei computer che hanno avuto davanti agli occhi vista la chiusura delle scuole. Alcune delle Guide che operano con noi ora, hanno cominciato a fare i primi metri in verticale legati assieme a noi, alcuni anni fa. I giovani sono il nostro futuro». -Corriere delle Alpi | 2 Giugno 2020 p. 24 Oltre 180 mila euro per ferrate e bivacchi belluno Ammontano a poco più di 180 mila euro i lavori di sistemazione di sentieri, ferrate e bivacchi presenti in provincia di Belluno. Nei giorni scorsi la Regione Veneto ha pubblicato la ripartizione dei fondi, assegnati sulla base della legge 11 del 2013, che anche quest'anno saranno nel complesso a 150 mila euro. Nel bellunese ne arriveranno poco più di 110 mila, concentrati soprattutto nelle vallate dolomitiche.La legge regionale prevede che siano le Unioni montane a coordinare i lavori, anche su delega dei Comuni come nel caso delle ferrate. Gli interventi sulle vie ferrate vengono affidati alle guide alpine che si occupano sia della manutenzione che

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della sorveglianza, mentre i lavori sui sentieri vengono concordati tra Unioni montane e sezioni locali del Cai che svolgono l'attività manutentiva con il supporto del volontariato.I progetti e quindi le domande di finanziamento vengono inoltrati alla Regione entro marzo ed entro giugno vengono stanziati i fondi per l'esecuzione delle attività durante l'estate.A ricevere la somma più consistente è l'Unione montana Agordina, alla quale sono stati assegnati 32.079 euro a fronte di un importo ammissibile di 56.580 euro per 9 vie ferrate, un sentiero attrezzato, 8 bivacchi e 13 sentieri con brevi tratti attrezzati. L'Um Valle del Boite, invece, riceverà 26.241 euro per 42.500 euro di lavori su 20 vie ferrate, 8 sentieri attrezzati, 2 bivacchi e 4 sentieri con brevi tratti attrezzati. Al terzo posto l'Um Cadore-Longaronese-Zoldano con 15.686 euro di finanziamento a fronte di una domanda di 27.934 euro per 4 vie ferrate, un sentiero attrezzato, 4 bivacchi e 3 sentieri con brevi tratti attrezzati. Lavori importanti anche per l'Um del Centro Cadore, alla quale vanno 15.465 euro a fronte di interventi per 20.260 euro su 6 vie ferrate, 14 sentieri attrezzati, 12 bivacchi e 9 sentieri con brevi tratti attrezzati. Molto più contenuti gli importi per gli altri territori: 15.100 euro il preventivo dell'Um Comelico che riceverà dalla Regione Veneto 9.205 euro per sistemare 3 ferrate, 3 sentieri attrezzati, 4 bivacchi e un sentiero con brevi tratti attrezzati; l'Um Feltrina invece eseguirà interventi per 7.701 euro coperti dalla Regione con 4.458 euro per 2 bivacchi e 5 sentieri con brevi tratti attrezzati. L'Um Valbelluna deve lavorare su 3 vie ferrate, 3 bivacchi e 2 sentieri con brevi tratti attrezzati e spenderà 4.660 euro con un finanziamento regionale di 3.353 euro. Per l'Um Alpago il finanziamento è al 100 per cento dei 2.687 euro preventivati per la manutenzione di un sentiero attrezzato, un bivacco e 6 sentieri con brevi tratti attrezzati e infine ammontano a 2.600 euro i lavori coordinati dall'Um Belluno-Ponte nelle Alpi che ha solo sentieri alpini e riceverà dalla Regione 1.322 euro.Le necessità provinciali sarebbero maggiori a causa dei danni provocati da Vaia, ma i mezzi rimangono limitati. --i.a. Corriere delle Alpi | 6 Giugno 2020 p. 15 Auronzo, il rifugio ai piedi delle Tre Cime riapre il 20 giugno senza pernottamenti Gianluca De Rosa AURONZO Il rifugio Auronzo alle Tre Cime di Lavaredo riaprirà i battenti il 20 giugno con una grande novità: camere chiuse per tutta l'estate con impossibilità, dunque, di pernottare nella struttura. L'annuncio è arrivato dal presidente della sezione Cai di Auronzo, proprietaria del rifugio, Stefano Muzzi. Alla base della decisione non solo le recenti disposizioni in materia di sicurezza sanitaria ma anche una serie di interventi di ristrutturazione di cui il rifugio è attualmente oggetto e che, proprio alla luce del momento, hanno indotto i vertici della sezione Cai a modificare i piani in corsa. «Dovevamo realizzare una scala esterna per permettere ai nostri ospiti di salire alle camere evitando di affollare gli spazi interni del rifugio» ha spiegato Muzzi, «nel frattempo è emerso che anche la scala interna necessitava di un intervento di riqualificazione non più procrastinabile. A quel punto, alla luce di quanto successo con la questione coronavirus, dopo una serie di incontri abbiamo deciso di lasciar perdere momentaneamente la scala esterna e procedere con i lavori a quella interna. Lavori che, di fatto, non ci permetteranno di aprire la zona notte perché non raggiungibile». I lavori alla scala interna del rifugio inizieranno a breve così come altri interventi, già messi in cantiere e previsti durante l'estate. «Abbiamo dovuto dimezzare i posti a sedere interni passando da 100 a 50» prosegue Muzzi, «e per ovviare alle mancanze di posti abbiamo ampliato l'offerta esterna acquistando panche e tavoli che metteremo sulla terrazza. Limitandoci al solo servizio di ristorazione, il personale sarà dimezzato, almeno inizialmente, passando dalla dozzina di dipendenti dell'anno scorso ai sei collaboratori previsti per quest'anno. È una decisione del momento che valutiamo di rivedere in corso d'opera, in base alle presenze che ci auguriamo ugualmente numerose. È chiaro che la situazione sarà molto diversa rispetto al passato. Abbiamo già stimato una perdita di svariate centinaia di migliaia di euro». Anche la gestione del rifugio Auronzo in tempo di coronavirus richiederà nuove accortezze rispetto agli anni scorsi. «Metteremo una persona all'ingresso del rifugio per gestire ingressi ed uscite» annuncia il presidente Stefano Muzzi, «anche i servizi igienici situati all'interno del rifugio subiranno una stretta rimanendo a disposizione dei soli ospiti della struttura. Il viavai degli anni scorsi non potrà più esserci e per questo siamo pronti a limitare al massimo i movimenti all'interno del rifugio». Tornando ai lavori di ristrutturazione del rifugio Auronzo, parte dei lavori riguarderà la sostituzione di porte ed infissi: «Sono lavori che avevamo già previsto prima del coronavirus e che porteremo ugualmente a compimento nonostante le difficoltà del momento» assicura Muzzi. Nel frattempo la strada è stata riaperta e nel lungo ponte del 2 giugno sono centinaia le persone che sono salite fino ai piedi delle Tre Cime per cimentarsi nel giro ad anello. Parcheggio abbastanza pieno, ad esempio, il 2 giugno in una bella giornata di sole. In quota c'è ancora neve e se le previsioni per il fine settimana saranno rispettate ne dovrebbe arrivare dell'altra. --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 6 Giugno 2020 p. 15 Turni per mettersi a tavola al Bristot ma tutto è condizionato dal tempo

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BELLUNO Buona la prima. Il post Covid del rifugio Bristot ha fatto registrare un gran numero di presenti. Quanto basta per essere soddisfatti anche se non è ancora tempo di festeggiare. «Il primo giorno di lavoro è andato benissimo. È stata una grossa iniezione di fiducia dopo un periodo non facile» spiega Marta Avesani, «siamo alle prese con un periodo di cambiamenti che riguardano tanto noi gestori dei rifugi che la nostra clientela. Entrambe le parti sono chiamate a venirsi incontro, garantendo necessità ed esigenze». Nel primo giorno di apertura, il Bristot ha concentrato il servizio al tavolo nella parte esterna del rifugio, tenendo quella interna chiusa. «Sono disposizioni dettate dal momento, non per questo vuol dire che faremo così per tutta l'estate» chiarisce Marta, «le disposizioni in materia di distanziamento sociale del resto parlano chiaro e noi intendiamo rispettarle insieme alle restanti regole. Per questo motivo abbiamo deciso di lavorare esclusivamente all'esterno grazie agli spazi ampi che garantiscono maggiore serenità tanto al cliente quanto a noi. Gli spazi interni sono ridotti, questo ci limita al momento. Alla luce di quanto appena detto, quest'anno più di altri anni sarà fondamentale il sostegno del meteo. Un altro aspetto importante è poi quello della prenotazione. Chiediamo ai nostri clienti di telefonarci prima di raggiungere il rifugio, sia per prenotare il proprio posto a tavola ma anche per sapere se lo stesso rifugio è aperto o chiuso. Valuteremo eventuali aperture e chiusure periodicamente, anche in base alle previsioni meteo. Dovremo adattarci tutti a questa nuova disposizione che ruota attorno alla prenotazione telefonica. Dal canto nostro terremo aggiornata quotidianamente la nostra pagina Facebook». Step by step direbbe qualcuno: potrebbe essere questo il motto del rifugio Bristot per la stagione estiva stando a quanto spiega il suo gestore Marta Avesani, di origini veronesi: «Anche sul fronte dell'offerta siamo pronti a valutare cambi in corsa. Martedì, nel giorno di apertura, abbiamo preparato solo panini, comodi e veloci da servire. Abbiamo inoltre concentrato il servizio spalmandolo su tre turni: dalle 11 alle 12.15, dalle 12.30 alle 13.45 e dalle 14 alle 15. 30. Tra un turno e l'altro abbiamo effettuato la sanificazione di panche e tavoli evitando così confusione e pericolosi assembramenti. Detto questo, al momento andiamo avanti così valutando a seconda delle situazioni eventuali modifiche. Sarà un'estate diversa per tutti, servirà spirito di adattamento, lo stesso che a noi non manca come non mancano ottimismo e positività». Dopo l'apertura del 2 giugno il rifugio Bristot si ferma, oggi e domani sarà chiuso a causa delle pessime condizioni meteo previste. «Il rifugio è condivisione» ha concluso Marta Avesani, «inevitabilmente qualcosa cambierà anche sotto questo aspetto perché, rispetto al passato, non saremo in grado di offrire ospitalità a tutti coloro che ci raggiungeranno. Per questo insistiamo sul discorso della prenotazione». --DIERRE© RIPRODUZIONE RISERVATA L'Adige | 7 Giugno 2020 p. 30 La Sat: regole anche sui sentieri Non solo laghi. Dopo un lungo periodo di inattività fisica per l'emergenza sanitaria i trentini si riprendono le "loro" montagne. Anche lungo i sentieri e nei pressi dei rifugi è bene ricordare alcune regole, soprattutto in vista dell'arrivo dei turisti e del rischio di assembramenti. Dalla Sat centrale arriva un vademecum per i presidenti di sezione, ma utile a tutti i soci che si preparano alla ripartenza della stagione dei rifugi, con gite programmate ed escursioni di gruppo. È di alcuni giorni fa la lettera della presidente della Sat provinciale Anna Facchini che ricorda come l'attività sociale rimanga sospesa, così come c'è lo stop per tutti i corsi e le attività formative delle scuole di alpinismo, scialpinismo, escursionismo e alpinismo giovanile. Per quanto riguarda le escursioni, il riferimento è alle indicazioni delle sezioni venete del Cai che equiparano le gite con l'attività di accompagnamento professionale. Tra le indicazioni, viene ricordato che in questa prima fase il numero massimo è di 10 soci più due capi gita, con iscrizione obbligatoria e conservazione dell'elenco partecipanti per almeno 14 giorni. Il trasporto viene organizzato in autonomia tra i partecipanti: se per i conviventi non ci sono problemi, per i conoscenti è prevista in auto la presenza di una sola persona oltre all'autista, entrambi con le mascherine e a distanza di un metro. Ogni partecipante all'escursione deve compilare un'autocertificazione dichiarando di non essere in quarantena e di non presentare sintomi da Covid-19. Vengono inoltre ricordate le regole di distanziamento lungo il sentiero: un metro con mascherina e due metri senza, ma con obbligo di indossarla quando si incrociano altre persone. Per la sosta pranzo all'aperto la distanza tra non conviventi è di almeno due metri. Le sedi sociali della Sat possono essere riaperte, ma con divieto di assembramento e di organizzare incontri culturali, corsi o convegni. Sì alle riunioni dei consigli direttivi, ma solo se è garantito uno spazio di quattro metri quadri a persona. Tutti i locali devono essere sottoposti a pulizia e sanificazione straordinaria, con regolamentazione degli ingressi dei visitatori. Trentino | 7 Giugno 2020 p. 33 Pale di San Martino, la frana del Cimerlo si è già arrestata PRIMIERO SAN MARTINO Si è fermata la frana che ha interessato la Val Pradidali e in particolare il massiccio del Cimerlo, nelle Dolomiti che fanno parte del Gruppo delle Pale di San Martino; un imponente distacco di massi nella giornata di mercoledì 20 maggio aveva preoccupato i

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responsabili del Corpo forestale e l'ufficio geologico della Provincia, nonché i soci della sezione locale della Sat che curano i sentieri ai piedi del massiccio dolomitico. La grossa frana era stata preceduta da una serie di cedimenti con diverse scariche di massi e pietrisco che erano arrivate in fondo al ghiaione, sollevando nuvole di polvere. Per diversi giorni successivi erano continuati ad intervalli irregolari ulteriori cedimenti tanto da sconsigliare le verifiche sul terreno ed interessando quindi il gruppo elicotteri che con a bordo esperti della Provincia e della Sat locale hanno ispezionato dall'alto la zona, verificando la portata del franamento roccioso. Pericolo localizzatoLa zona interessata si trova a sinistra del Sass Maor e della Cima Stanga e cioè uno dei torrioni del Cimerlo, proprio sopra il "Boal dei Pisoti". I sopralluoghi hanno escluso l'interessamento del sentiero e della ferrata "Dino Buzzati", uno dei più classici ed apprezzati tracciati nelle Pale di San Martino; successivamente, e in particolare, gli uomini dell'ufficio sentieri della Sat hanno potuto constatare la situazione di pericolo che riguardava il sentiero Sat 742 dalla località Bivio strada forestale Alto Portela (quota 1389) alla località Portela Pedemonte bivio E 742 (quota 1633) nel comune catastale di Tonadico. Ecco quindi che l'amministrazione comunale di Primiero San Martino di Castrozza, sentiti i responsabili provinciali, ha emesso una ordinanza di chiusura temporanea del suddetto tratto al transito pedonale e veicolare, ritenendo che sussistano motivi di incolumità pubblica. Le ragioni del crolloIl dottore forestale ed esperto in fenomeni glaciologici, Erwin Filippi Gilli, aveva spiegato così al nostro giornale l'evento franoso verificatosi nel massiccio del Cimerlo: «Le frane in roccia non sono eventi rari sulle Dolomiti ma sono quelle che costruiscono i ghiaioni che stanno alla base delle pareti rocciose e che caratterizzano il paesaggio; il più delle volte si tratta di fenomeni legati al gelo/disgelo. L'acqua presente nelle fessure - spiega Filippi Gilli - le allarga gelandosi e destabilizza in questo modo l'ammasso una volta che si scioglie. Uno dei crolli più noti nel gruppo delle Pale è quello del dente del Cimone nel 1904: frana durò alcuni giorni. Dal 2000 in poi, comunque, si sono verificate numerose frane per crollo nell'area delle Pale di San Martino». Come ulteriore informazione a beneficio degli escursionisti, ora tornati in zona dopo il lockdown, possiamo dire che il Rifugio Pradidali è accessibile dal sentiero n. 709 che parte dalla Ritonda - Cant del Gal.©RIPRODUZIONE RISERVATA Trentino | 7 Giugno 2020 p. 16 Per i rifugi la ripartenza è lenta VALENTINA LEONE TRENTO Mai come quest'anno il meteo giocherà un ruolo determinante per i rifugi. Giornate di sole, con un tempo abbastanza stabile, permetteranno infatti ai gestori di riguadagnare terreno e posti venuti meno nelle sale da pranzo, per pasti e servizio bar, accogliendo le persone negli spazi esterni delle strutture. Pochi dubbi, invece, sulla voglia di turisti e "locali" di fare escursioni, a piedi o in mountain-bike: ieri, nonostante il meteo non fosse dei migliori, il sentiero che dal rifugio Graziani porta all'Altissimo pullulava di sportivi e famiglie con bambini. Gestito da ormai tre anni dalla giovane Eleonora Rigotti insieme alla mamma Nora Orlandi, il rifugio in cima, di proprietà della Sat, ha riaperto proprio ieri anche se in modalità "ridotta": almeno fino al prossimo weekend compreso non si potrà pernottare e non ci sarà il tradizionale menu con antipasti, primi e secondi. Poi si entrerà nel pieno della stagione, con tutte le nuove norme anti-Covid. Regole ormai assorbite, con tanti sforzi e sacrifici, «ma per noi è fondamentale un punto: che nessuno, venendo qui, si ammali, e che il rifugio non si trovi costretto a chiudere. Quello sarebbe un brutto colpo», dice Eleonora mentre corre tra un tavolo e l'altro per prendere le ordinazioni e servire panini caldi e birre. «Per questi due weekend faremo così, anche perché di fatto stiamo ancora facendo lavori per adeguare la struttura e manca ancora qualcosa, ma avevamo voglia di aprire e rivedere i nostri clienti». La risposta non si è fatta attendere: in tanti - tutti rispettosi delle regole e a debita distanza - si sono presentati al rifugio per un pranzo all'aperto. Certo, è l'inizio di una stagione partita un po' ingolfata a causa dell'emergenza sanitaria e, come detto, il sole ieri non era sfolgorante, ma all'appello c'erano non solo alcune comitive trentine ma anche escursionisti dal Veneto e dall'Alto Adige.«Avremo meno posti a sedere all'interno - da 85 circa a una trentina - ma riusciremo a mettere una decina di tavoli in più fuori», ci spiega la titolare del rifugio, mostrandoci i segni apposti su tutte le panche per indicare la distanza di un metro in caso di persone non appartenenti allo stesso nucleo familiare. «Abbiamo dovuto anche rinunciare al bagno interno, perché non aveva la finestra per l'areazione, e resta dunque quello esterno. Lo stesso dicasi per i posti letto: il bivacco, che contava dieci posti, non possiamo più utilizzarlo per accogliere persone per la notte in quanto servirà da spazio di contenimento in caso di brutto tempo. Avevamo invece sei stanze da sei posti, e adesso abbiamo solo 8 posti agibili, salvo non vi siano nuclei familiari, con persone che quindi possono pernottare nella stessa camerata». I tanti sacrifici e stravolgimenti che la pandemia sta comportando non spaventano chi, già di suo, è abituato già normalmente a dover fare i conti con tante variabili: «Io voglio essere positiva, ovviamente speriamo che il meteo sia clemente, anche perché di base è un aspetto che comunque incide parecchio sulla frequentazione della montagna. L'intenzione è anche di non rinunciare ad avere dipendenti, anzi: credo che ridurli, dovendo rispettare così tante regole, diventa un rischio. Insomma, a maggior ragione abbiamo bisogno di personale. Nel weekend, ad esempio, avremo una persona che si occuperà esclusivamente della sistemazione degli ospiti e del controllo dei tavoli». Rigotti ha inoltre deciso di mettere a punto una piccola "rivoluzione" ecologica: "Quest'anno utilizzeremo stoviglie biodegradabili: un modo per minimizzare i contatti dei camerieri con oggetti adoperati da altre persone. Un modo per garantire maggiore sicurezza sia agli ospiti, che alla fine del pasto potranno gettare tutto negli appositi bidoni, sia per i nostri dipendenti. Economicamente è una bella spesa, e anche a livello estetico capiamo che non è il massimo, ma quest'anno l'obiettivo principale è abbattere i rischi". ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Corriere delle Alpi | 8 Giugno 2020 p. 15 I rifugi del Cai sono pronti alla riapertura gli affitti sono stati sospesi fino a fine agosto Francesco Dal Mas I rifugi del Cai sono pronti a riaprire, i sentieri sono stati recuperati alla massima sicurezza. In settimana arriverà una richiesta delle sezioni di tutto il Nordest perché restino almeno il 50% dei posti letto. In ogni caso servirà la prenotazione, anche per le consumazioni. Il Cai, intanto, ha fatto obbligo a tutti i gestori di riaprire, sospendendo però gli affitti sino a fine stagione. E, al tempo stesso, confermando gli sconti ai tesserati, che la Confcommercio aveva chiesto di cancellare.UN PO' DI NUMERIIl Cai Veneto ha 50 mila tesserati; il 10% che manca all'appello lo recupererà entro fine anno. Le sezioni sono 66, 18 in provincia di Belluno. 180 di media i volontari che queste sezioni hanno attivato per la manutenzione dei sentieri. SENTIERI«Grazie al lavoro dei volontari, quasi tutti i sentieri sono stati riportati in sicurezza», garantisce Renato Frigo, presidente regionale del Cai. La Regione ha messo a disposizione 150 mila euro, di cui una settantina per le Unioni montane che dovranno attivare le guide alpine nella manutenzione delle ferrate, alcune ancora coperte di neve. 8000 circa i km di sentieri riattivati, di cui 4500 nel Bellunese. È ciascuna sezione del Club Alpino a prendersi cura, stagionalmente, della preparazione dei percorsi, per la quota assegnata. Qualche danno è stato provocato dalle ultime nevicate e dalle raffiche di vento che hanno fatto schiantare parecchie piante. RIFUGINumerosi rifugi, tra i più importanti come l'Auronzo e il Carducci, riapriranno a fine settimana. Sono 36 quelli del Cai sulla montagna veneta, un centinaio i rifugi privati. Di fronte al tentennamento di alcuni gestori, «il Cai ha preteso che i suoi rifugi siano tutti aperti», fa sapere Frigo. C'è il timore di un'estate dai bilanci in rosso. «Noi crediamo di no», confida il presidente regionale, «in ogni caso abbiamo sospeso gli affitti sino a settembre. Si deciderà se far pagare e quanto, in base all'andamento della stagione». L'affitto, si sa, serve alle sezioni per pagare i lavori che di anno in anno vengono realizzati nel proprio rifugio. «Conosciamo le preoccupazioni di carattere economico dei nostri collaboratori, ma - sottolinea il presidente - non possiamo rinunciare al dovere istituzionale di presidiare la montagna, specie la più difficile».SCONTIConfcommercio Belluno ha chiesto al Cai di rinunciare quest'estate allo sconto per i soci. Il Club alpino ha deciso di confermarlo. Non fosse altro perché è il socio, con una quota della tessera, a provvedere alle spese di manutenzione del rifugio. I prezzi? Sono stati mantenuti quelli dell'anno scorso. PRENOTAZIONEI segnali sono quelli di un assalto alle alte quote. «Tanti gestori sono preoccupati, come ci hanno anticipato», riferisce il presidente, «perché non sono attrezzati a contenere le grandi masse. Le consumazioni dovranno essere diluite in tre o più turni. Quindi è indispensabile prenotare e rispettare gli orari. Da qui la necessità che le presenze, per quanto possibile, siano diluite nei sette giorni della settimana e non concentrate tutte di sabato o domenica. Inoltre si abbia la consapevolezza di essere in un rifugio alpino, non in un albergo».COORDINAMENTOC'era stato il timore, all'uscita dal lockdown, che i rifugi dell'Alto Adige e, in parte, quelli del Trentino volessero darsi proprie regole, meno stringenti, per agevolare l'arrivo degli escursionisti. «Ci siamo accordati», informa Frigo, «per un comportamento uniforme, a partire dal distanziamento nell'accoglienza notturna. Ci siamo imposti di mantenere il 50% dei posti letto. È una percentuale sufficiente, se verrà coperta anche durante la settimana».LAVORILe precipitazioni nevose non hanno provocato chissà quali danni ai rifugi. Per cui non sono stati attivati cantieri particolari. Il rifugio Boz concluderà a giorni la messa in opera dei panelli solari, poi sarà pronto. La ristrutturazione del rifugio Torrani, il più in quota di tutti (si trova ai 3 mila metri del monte Civetta), scatterà dal prossimo anno. A fine giugno riprenderà l'attività anche questo "nido d'aquila". --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 8 Giugno 2020 p. 15 Sistemati molti sentieri che solcano la Schiara Gran lavoro per i volontari Fabrizio Ruffini BELLUNO I sentieri bellunesi tornano pian piano alla normalità e si presentano ancor più belli e fruibili grazie al lavoro dei del Cai bellunese. Dopo aver aperto un varco, l'anno scorso, nel disastro lasciato da Vaia, ora l'opera dei volontari si concentra sulle rifiniture dei percorsi e su importanti migliorie che rendano i tracciati più pratici anche per i meno esperti. Per arrivare a questo risultato è stato fondamentale il contributo del Comune di Belluno, che si spera possa diventare una costante per permettere l'opera dei volontari impegnati nelle manutenzioni, stagione dopo stagione. «I lavori sono partiti il 5 maggio, dopo che, con le prime aperture post lockdown, ci si era resi conto che l'afflusso di escursionisti e alpinisti era aumentato», spiega il presidente del Cai di Belluno, Sergio Chiappin. «Se l'anno scorso lo scopo era aprire un varco, quest'anno si continuerà con lavori di miglioria». La figura imprescindibile durante tutti i cantieri aperti dal Cai bellunese è quella di Giovanni Spessotto, responsabile della protezione dei sentieri, nonché coordinatore della struttura operativa sentieri del Cai regionale: «Ci siamo attivati fin da subito per sistemare i sentieri dell'Alta via numero 1, in particolare il tratto che porta al Settimo alpini, in modo da garantire la fruibilità degli amati tracciati che da lì portano al Bianchet e alle altre località della Schiara. Ci siamo occupati di alcuni disgaggi sulla frana del Mompiana per migliorarne la stabilità, avvertendo comunque gli escursionisti, con dei cartelli, di prestare la massima attenzione alla possibile caduta di materiale; abbiamo

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anche migliorato la prima parte del sentiero, prolungando il cordino messo nel 2018». Il secondo intervento portato a termine, in collaborazione con i carabinieri forestali, ha riguardato l'anello che dal Bianchet porta verso il bivacco La Varetta, la casera Vescovà e attraversa poi la val Vachèra: «Era uno dei lavori che non eravamo riusciti a fare lo scorso anno», continua Spessotto, «ora i nostri due rifugi sono accessibili e hanno attorno anelli molto interessanti dal punto di vista escursionistico».Per permettere ciò, l'anno scorso il Comune aveva dato un contributo alla sezione Cai e al comitato usi civici di Bolzano Bellunese e Vezzano per la manutenzione dei sentieri della Schiara: «Questo contributo è stato molto prezioso, sia per migliorare il nostro lavoro, che per l'acquisto di attrezzature, dpi e corsi di formazione specifici per i volontari. In particolare i corsi per l'uso della motosega, indispensabili nel post Vaia per garantire la sicurezza degli operatori. Speriamo che la collaborazione con il Comune e l'assessore Giannone possa continuare anche in futuro», spiega Chiappin. «Un ringraziamento enorme, inoltre, va all'ente Parco, grazie al quale abbiamo potuto ripristinare la teleferica del Settimo alpini e portare a termine altri interventi, e ai carabinieri forestali, sempre disponibili».I volontari che partecipano ai lavori della commissione sentieri sono una quarantina, tra vecchi e giovani soci: «Questo testimonia la passione verso il territorio che si è riusciti a passare alle nuove generazioni», aggiunge Spessotto, «queste persone sono fondamentali per noi e poter contare su un contributo ci permette di donare loro un riconoscimento minimo, un semplice pasto o un pernottamento durante le giornate di lavoro». --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 8 Giugno 2020 p. 15 Servono fondi per realizzare il nuovo bivacco Sperti BELLUNO Partenza alla grande per il Bianchet e a breve tocca al Settimo alpini. Dopo i primi weekend di riapertura della stagione, il riscontro di pubblico al rifugio Bianchet è già positivo, con un'ottima affluenza che si è mantenuta stabile nelle giornate di attività. «La gente non vedeva l'ora di poter tornare all'aria aperta e quale miglior destinazione se non la montagna?», commenta Spessotto. «Ora ci concentreremo sulla sistemazione della parte alta delle forcelle, quindi il monte Coro, la forcella Mompiana e gli altri sentieri che ci permetteranno di chiudere ulteriori anelli che amplieranno l'offerta sul gruppo dello Schiara, nonché sull'installazione della nuova tabellazione dell'Alta via numero 1. Dopodiché ci attende un intervento più impegnativo lungo il sentiero 502, dedicato agli escursionisti esperti, lungo la Val di Piero».Si attende, infine, lo sblocco dei fondi regionali per realizzare il nuovo bivacco Sperti, che si spera possa essere messo a disposizione, con la sua ferrata rinnovata, tra la fine dell'estate e l'autunno. --f.r. Trentino | 9 Giugno 2020 p. 36 segue dalla prima Piove ed è caos rifugi (causa protocollo Covid) VAL DI NON Malghe in quota e rifugi, il dilemma quotidiano tra regole e la realtà di chi opera spesso in situazioni estreme condizionate dal maltempo (che in montagna capita spesso) e norme pensate a tavolino per gli assembramenti di città. Domenica, per cercare di capirne di più, abbiamo fatto un salto a Malga Rodezza sulla Predaia, a quota 1.570 ai piedi del Corno di Tres, uno dei più frequentati balconi panoramici della valle di Non sulla val d'Adige. La malga è anche un agritur ed è gestita da una giovane coppia di malgari, Adele Eccli ed Igor Rizzardi, che sfidano questa difficile stagione della ripresa dal lockdown con coperti (intesi come posti a sedere per gli avventori) ridotti da 40 a 11. Ci sono, è vero, anche vari posti all'esterno sotto una stabile tettoia di legno, ma questo vale solo per mezzogiorno, mentre è noto che le maghe con servizio cucina, soprattutto nei fine settimane, sono frequentate di sera: e a quell'ora all'aperto non ci si sta proprio. Abolito anche il servizio bar al banco, possibile solo per avventori che rimangono all'esterno, per non dire degli obblighi, mascherine a parte, di sanificare continuamente tavoli dentro e fuori con un dispendio di tempo, risorse, energie. Una limitazione di operatività che va a discapito non solo dell'economia della giovane famiglia dei gestori (tra l'altro baciata poco più di un mese fa dalla nascita di una bella bambina, Elena) ma anche con l'imbarazzo di dover rifiutare servizi e ospitalità quando si raggiunge (e nei fine settimana capita in un baleno) i numeri concessi dal cervellotico protocollo anti Covid.«Oggi piove e, raggiunto il numero dei coperti assegnati, non possiamo far entrare gli escursionisti che cercano un po' di calore o almeno di andare in bagno: i controlli capitano anche qui e rischiamo di perdere in un attimo tutto il guadagno di un intero week end», afferma Igor. La malga è anche "caricata" con il bestiame: per ora solo una dozzina di bovini, che stanno ben larghi nell'ampio stallone che in passato ospitava molti più capi. «Infatti questa malga, sulla carta, avrebbe un pascolo potenziale per 70 UBA (sigla che sta per Unità Bovina Adulta, ndr), ma il rimboschimento e l'abbandono nel corso dei decenni lo ha notevolmente ridotto facendo avanzare il bosco. Adesso, grazie alla nuova amministrazione Asuc di Tres, proprietaria della struttura, è iniziata un'operazione di pulizia del sottobosco e gradualmente il pascolo dovrebbe tornare com'era fino a trent'anni fa», ci spiega Lino Rizzardi, papà di Igor e gestore a sua volta della Malga Nuova di Coredo a quota 1.562 a un'ora di sentiero a piedi da qui verso il Roén.Mangiare in malga è sinonimo di allegria oltre che di sapori autentici e buon cibo, ma è difficile sopravvivere con questi

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protocolli. «Noi chiediamo cortesemente a tutti di aver pazienza e di rimanere nei limiti, ma ci sono obblighi per noi che spesso debordano da norme pensate a tavoli e con l'occhio di città», commenta Lino Rizzardi. Il riferimento è ai casi di soccorso e di emergenza che vanno garantiti: «La malga, oltre che di servizio al turista ha anche la funzione di rifugio e di bivacco, è un presidio per il territorio e di soccorso con obblighi di ospitalità per chi è in difficoltà, che sono una innata regola di chi vive in montagna: dobbiamo invece star qui con il bilancio e con il pallottoliere a contare che entra e chi esce per non incorrere in sanzioni». Un presidio dunque, ma se la burocrazia lo fa chiudere è difficile che torni a vivere.©RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 9 Giugno 2020

p. 32 Regole differenti per strutture a pochi chilometri di distanza: gli operatori chiedono chiarezza Rifugi, la beffa del distanziamento: un metro in Veneto, due in Sudtirol AURONZO Un caso curioso accompagna la riapertura dei rifugi d'alta quota situati al confine tra Bellunese ed Alto Adige. Questione di metri, legati al distanziamento sociale richiesto dalle normative vigenti in materia di sicurezza sanitaria. Normative che si presentano diverse tra regione e regione, rischiando così di creare confusione tanto tra i rifugisti quanto tra i turisti. Un esempio, utile a rendere l'idea, chiama in causa il rifugio Carducci, situato sul versante sud della Croda dei Toni e dunque sul territorio auronzano, ed il rifugio

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Zsigmondy Comici, collocato sul versante opposto, sul territorio di Sesto. I due rifugi distano l'uno dall'altro una mezz'ora di cammino e sono peraltro legati da un profondo legame di amicizia tra i rispettivi gestori. un metro dI QUA, DUE DI LAEppure, a pochi giorni dalla riapertura, per il Carducci vige la regola del metro di distanziamento mentre per il Comici la normativa territoriale parla di due metri. «L'auspicio è quello di riuscire a trovare un punto di intesa in grado di rendere la situazione uguale per tutti», ha chiesto a gran voce Bepi Monti, storico gestore del Carducci, che riaprirà i battenti ufficialmente sabato. Monti ha portato la vicenda all'attenzione dei vertici del Cai Veneto, la settimana scorsa nel corso di una riunione alla quale, oltre ai rifugisti veneti, ha partecipato anche una delegazione istituzionale regionale. Un appello che non è caduto nel vuoto. «L'auspicio espresso da Bepi Monti è sulla stessa lunghezza d'onda di ciò che pensa il Cai Veneto», ha sottolineato il presidente Renato Frigo, «riteniamo infatti che il metro di distanziamento attualmente in vigore in Veneto sia il giusto punto d'incontro tra la sicurezza del turista e le esigenze del rifugista. Con il metro di distanziamento, da applicare soprattutto nelle camerate oltre che nelle sale da pranzo, un rifugio perde il 50% dei posti. I due metri, attualmente in vigore in Alto Adige, fanno precipitare i conti portando la perdita di posti al 70%». trovare la sintesiFrigo, a proposito di un distanziamento nei rifugi «uguale per tutti», ha annunciato che nei prossimi giorni terrà un nuovo incontro a tema a cui parteciperanno delegati istituzionali di Regione Veneto, Provincia di Trento, Provincia di Bolzano e Regione Friuli. «Proporremo di introdurre il metro in tutti i rifugi del Cai», ha annunciato Frigo. Una vicenda, quella del distanziamento diverso da regione a regione, che coinvolge più versanti confinanti dell'alto Bellunese come l'area delle Tre Cime di Lavaredo dove, lungo lo stesso percorso, gravitano i rifugi Auronzo e Lavaredo (territorio di Auronzo) ed il Locatelli che invece ricade sul territorio di Sesto. Monitorata anche l'area del passo di Monte Croce Comelico che segna la linea di confine tra Sesto e Comelico Superiore, ma la vicenda chiama in causa anche Sappada che segna un altro fronte confinante, quello col Friuli. «Aspettiamo con trepidazione il ritorno dei turisti stranieri che rappresentano i principali fruitori delle Alte Vie, fonte di guadagno primario per i rifugi d'alta quota», ha detto ancora Renato Frigo allargando gli orizzonti attorno al tema rifugi, «sono soprattutto tedeschi ed austriaci. Senza di loro l'attività turistica si presenta fortemente limitata». A proposito delle norme vigenti in materia di ospitalità, Frigo è categorico: «Un rifugio, in caso di necessità o emergenza, deve spalancare le proprie porte a persone in difficoltà. È impensabile lasciare fuori qualcuno, magari sotto un temporale, perché lo impongono le normative in materia di distanziamento sociale. Il rifugio deve fare il rifugio».Gianluca De Rosa© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 9 Giugno 2020 p. 32 Sekou, "promozione" in vista «Oltre al pane, farà i dolci» AURONZO Sekou è tornato. Un anno dopo, il giovane migrante di origini gambiane ha riaperto le porte del rifugio Carducci: anche quest'estate farà il pane in altissima quota, oltre che lavare i piatti e, più in generale, dare una mano in cucina. La storia di Sekou Samateh inizia al mare per concludersi in montagna. Una storia a lieto fine, come certamente non se ne registrano tante, iniziata da migrante su un barcone della speranza arenatosi a Lampedusa appena maggiorenne e proseguita nel Bellunese, prima in Alpago e poi ad Auronzo dove oggi Sekou vive insieme ad altri ragazzi africani, anch'essi migranti, ognuno con il suo lavoro e la sua storia personale fatta di sofferenze e di difficoltà.Sekou ce l'ha fatta, grazie alla sua grande passione per la cucina.Ha imparato a fare il pane in una piccola bottega del suo villaggio, in Gambia, e dopo una prima esperienza al Carducci durante la scorsa estate, quest'inverno ha trovato lavoro nel famoso ristorante "La Perla" di Corvara.La sua stagione è finita anzitempo, più o meno con un mesetto di anticipo per via del coronavirus, ma Sekou non si è fasciato la testa. È tornato ad Auronzo e, dopo aver rispettato pazientemente la quarantena, in attesa della riapertura del Carducci ha approfittato del tempo libero per dare una mano alla comunità su altri fronti, compresa la sistemazione del sentiero della val Giralba che porta ai piedi della Croda dei Toni, a quota 2297 metri d'altezza. Sekou si è messo a disposizione insieme ad altri volontari e, tutti insieme, con la regìa esperta di alcuni elementi del Cnsas di Auronzo, ha contribuito alla sistemazione del sentiero che oggi permette di raggiungere il Carducci (attraverso pian delle Salere) in tutta sicurezza.Nel frattempo, a proposito del suo lavoro al Carducci, per Sekou c'è "aria di avanzamento" : oltre al pane farà anche i dolci.«Stiamo pensando di dare più spazio a Sekou in cucina assumendo come lavapiatti un altro ragazzo africano, suo grande amico», ha annunciato Bepi Monti, «molto però dipenderà da come evolverà la stagione. Facciamo i debiti scongiuri». --dierre© RIPRODUZIONE RISERVATA L'Adige | 12 Giugno 2020 p. 13 Rifugi, gli escursionisti in gruppo potranno dormire assieme Buone notizie per i rifugi trentini: da lunedì 15 giugno i gruppi di escursionisti saranno di fatto equiparati ai conviventi e potranno dunque dormire assieme. Nelle camere, poi, sarà rivisto anche il taglio di due terzi della capienza che era stata decisa nelle scorse

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settimane: il taglio sarà di un terzo. In stanze da sei, dunque, potranno alloggiare quattro persone non conviventi e non due come er stato deciso nella stesura iniziale delle linee guida. La decisione è stata presa ieri dalla giunta dopo un confronto con i referenti della parte sanitaria della gestione dell'emergenza e della ripartenza. A "salvare" le strutture in quota da prospettive poco incoraggianti per i mesi a venire è stata l'introduzione del concetto di "frequentatori abituali": se un gruppo di persone - come si presume sarà il caso dei gruppi di escursionisti che prenotano in rifugio, impegnati in ascensioni, traversate - è composto da soggetti che si frequentano abitualmente, potranno dormire assieme, al pari di un gruppo di conviventi. Una notizia attesa dai rifugisti, che pian piano si accingono ad aprire le porte delle loro stutture (alcuni hanno già iniziato la loro stagione: è il caso dell'Antermoia che ha aperto ieri: nella foto in alto il gestore Martin Riz ) e che erano ancora in attesa di indicazioni certe con le quali gestire le prenotazioni. Le. Po. Corriere delle Alpi | 16 giugno 2020 p. 27 Al Boz lavori quasi finiti, il Dal Piaz riapre sabato con posti letto dimezzati FELTRE Il Cai lavora per far trovare agli escursionisti i rifugi più efficienti sotto il profilo energetico e al passo con le misure di sicurezza anticoronavirus. Sono in fase di conclusione i lavori al Boz per l'installazione dell'impianto fotovoltaico e al Dal Piaz per l'ampliamento della cucina. Le due strutture riapriranno al pubblico sabato, con nuove regole in base alle disposizioni sul distanziamento. Per la ripresa delle attività in montagna, il Club alpino italiano ha predisposto una serie di raccomandazioni pubblicate sul sito internet della sezione di Feltre insieme a un decalogo per i frequentatori dei rifugi. LAVORI STRUTTURALI Il progetto più consistente riguarda il rifacimento e potenziamento dell'impianto fotovoltaico al rifugio Boz, operazione nell'ottica dell'abbattimento dell'anidride carbonica. L'importo è 57 mila euro, coperto per la maggior parte dal Cai centrale, a cui si aggiunge il contributo del Parco, più l'integrazione della sezione (circa 10 mila euro). «L'intervento è quasi concluso. Non è ancora finito perché negli ultimi giorni ha piovuto, ma mancano piccole cose», dice il presidente della sezione di Feltre Ennio De Simoi. Parallelamente, «al Dal Piaz stiamo ampliando la cucina, per renderla più funzionale anche alla luce delle nuove normative con un investimento di 13 mila euro. Per fine mese finiamo». RIAPRONO I RIFUGI L'unico che ha già un po' di esperienza è il Dal Piaz, che nelle scorse settimane si è reinventato con l'asporto nei week-end per focaccia, panini, crostate e bevande. Da sabato la riapertura al pubblico con nuove regole. Il cambiamento più grosso riguarda la capienza per la notte. I posti letto sono ridotti almeno della metà ed è obbligatoria la prenotazione. Il Boz ha 36 posti e il Dal Piaz 22, da dimezzare, ma a fare eccezione sono le famiglie che possono stare insieme. I rifugi non possono più dare le coperte, ciascuno deve portarsi il sacco a pelo, e i bagni non avranno l'asciugamano. VOGLIA DI MONTAGNA Per la stagione estiva c'è ottimismo: «Credo che ci sarà un incremento degli escursionisti. La montagna non è penalizzata quest'anno, mi aspetto un maggior afflusso», commenta Ennio De Simoi. Che aggiunge: «Il Cai fa la sua parte dando un kit anti Covid-19 ai rifugi con ionizzatore, termometro e saturimetro. Inoltre, i canoni di affitto saranno posticipati al 30 settembre». SI TORNA A CAMMINARE IN LIBERTA' Il Cai organizza per domenica prossima un'escursione lungo il sentiero tematico dei covoli (ripari sotto roccia che ospitavano piccole comunità preistoriche) della valle di Lamen, all'interno del Parco delle Dolomiti. Iscrizioni on-line sul sito internet della sezione, dove si trovano le informazioni. Trentino | 17 giugno 2020 p.36 Spirito giovanile come nuova linfa per il "Cacciatori" Nuova gestione al Rifugio ai Cacciatori, nella Val d'Ambiez, l'amena valletta dolomitica che si diparte da San Lorenzo verso il Gruppo del Brenta. Da quest'anno il rifugio viene gestito, dopo sette anni di gestione Margonari e due anni di gestione Raffaelli-Greppi, da due giovani di San Lorenzo in Banale: Yerta Flori e Mirko Bosetti, che dell'entusiasmo giovanile fanno la loro bandiera. «Noi vogliamo riprendere la vecchia tradizione paesana, che sul Cacciatori ha sempre riposto grandi speranze», esordiscono all'unisono i due giovani, che ribadiscono di essere nel solco della tradizione: infatti il rifugio venne fondato nel 1958 dai giovani cacciatori del paese sotto la guida di Anselmo Calvetti. Naturalmente dovranno essere rispettate tutte le norme dei protocolli di sicurezza sanitaria per i rifugi, concernenti distanziamento,

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numero di clienti all'interno del rifugio, numero di posti-letto. «Per l'interno ci siamo attrezzati con la modifica sostanziale delle salette», dice Yerta illustrando anche la novità dell'esterno, con alcuni capienti tavoloni massicci sul piazzale antistante. I programmi del "nuovo" Cacciatore sono tanti. In questi rientra anche la manifestazione a carattere provinciale denominata Uomo Probo, curata dal Comune di San Lorenzo Dorsino e dall'associazione Ars Venandi. La coppia lancia numerosi progetti. «Crediamo che proprio in questo periodo di Covid19 sia necessario per chi ama la montagna reinventarsi e rilanciare la bellezza delle nostre valli dolomitiche... Crediamo che questo rifugio, grazie alla sua posizione intermedia e allo splendido anfiteatro che lo ospita, possa essere una meta speciale per tante persone diverse: da chi vuole partire da qui per trekking a chi vuole arrivare fin qui e poi star qui a godersi la giornata». Anche l'handicap della strada disagevole sembra superato grazie alle cure del Comune. Naturalmente nessuno intende togliere il divieto al traffico privato (possono circolare in auto solo i due taxi e i censiti), che da alcuni decenni tutela quest'oasi di pace. «Vorremmo che fosse un punto di partenza anche per far conoscere la montagna a chi non la frequenta abitualmente, organizzando nel tempo attività di escursione...», concludono Yerta Flori e Mirko Bosetti. Gazzettino | 19 giugno 2020 p. 15, segue dalla prima, edizione Belluno La ripartenza in salita dei rifugi di montagna di Franco Soave Due lunghi mesi senza presenza umana. L’incertezza sulle possibilità di riaprire, poi finalmente il via. La corsa contro il tempo per organizzare tutto per bene secondo le regole – stringenti e difficili da applicare – dettate dall’emergenza Covid 19. Infine l’apertura, i primi escursionisti e con loro anche un bel po’ di problemi. I rifugi alpini, da un secolo e mezzo simbolo di accoglienza e protezione per chi va in montagna, aprono la porta. Alcuni l’hanno già fatto, la maggior parte lo farà da domani. Ma nulla è come prima, anche se la voglia di ricominciare ha già proiettato sui sentieri moltissime persone. «È vero, a rifugio ancora chiuso i gestori raccontano di molta gente che chiamava per informarsi sull’apertura - osserva Renato Frigo, presidente del Club alpino del Veneto - Insomma c’è molta voglia di ripartire ma bisogna farlo con attenzione, la montagna non è un ambiente semplice, le persone dovrebbero conoscere sempre il proprio limite». Per i rifugi come si annuncia la stagione? «Il quadro un po’ alla volta si sta chiarendo. Sappiamo che fino a quando non avremo il vaccino dovremo convivere con il Covid, e questo vuol dire avere con sé mascherina, gel per le mani e soprattutto mantenere la distanza tra le persone, aspetto che preoccupa parecchio perché la struttura di molti rifugi è anziana, spesso la tipologia è quella spartana di una volta, votata alla condivisione». Nonostante le difficoltà, si ricomincia. Il Club Alpino come è intervenuto? «Per aiutare i gestori, come Cai Veneto abbiamo chiesto alle sezioni di sospendere gli affitti fino a settembre, mentre il Cai nazionale ha messo a disposizione di ogni rifugio, ovviamente gratis, il kit anti-Covid: termometro, ossimetro, generatore di ozono; dovrebbe arrivare a tutti entro pochi giorni». Quest'anno i posti tavola come i posti letto saranno ridotti. «È chiaro. In Veneto i rifugi Cai sono 35, 31 in provincia di Belluno; offrono 1904 posti letto, che verranno ridotti a novecento, e 2931 posti pranzo che diventeranno circa 1600. Ma oltre mille di questi ultimi sono esterni e quindi vincolati alle condizioni del tempo». Sarà obbligatoria la prenotazione come il distanziamento, ma se una sera di pioggia battente, con il rifugio al completo, bussano dieci persone il gestore cosa farà? «Su questo problema ho scritto alla Regione afferma Frigo - ma secondo noi il gestore deve accogliere, altrimenti cadrebbe la stessa missione e funzione del rifugio. Perché esistono regole etiche e di buon senso nei confronti di chi va in montagna, e l'accoglienza è un elemento che contraddistingue il rifugio alpino». La Regione per il momento non ha risposto ma il Cai confida in una sorta di silenzio-assenso. Apriranno tutti i rifugi? «L'unico per cui esistono ancora dubbi è il Torrani (Cai Conegliano, quota 2984 al Pian de la Tenda, sotto la cima della Civetta, versante di Zoldo; ndr), lassù c'è ancora più di un metro di neve. Gli altri entro fine giugno dovrebbero aprire tutti». A proposito della frequentazione e dell'affollamento di certi luoghi, l'era Covid cosa può insegnare? «Quello dell'affollamento è un problema serio. In Trentino alcune aree sono organizzate con posteggi e bus navetta; quando i posteggi sono pieni, si cambia zona. Ecco, se vogliamo regolare i flussi nelle aree affollate non possiamo scaricare tutto sui rifugi. Se i posti auto per andare, per esempio, al Vandelli e al lago del Sorapìss sono tutti occupati non può essere il gestore a farsi carico del traffico dei turisti, devono essere le amministrazioni locali, organizzando dei posteggi, anche a pagamento. E quando i posti auto sono esauriti, si va da un'altra parte. Ed evitando il sovraffollamento di alcune zone se ne valorizzano altre, altrettanto belle, dove non va quasi nessuno». Mario Fiorentini è gestore del rifugio Città di Fiume, di fronte alla nord del Pelmo, e presidente dell'Associazione Gestori Rifugi Alpini del Veneto (Agrav); fondata due anni fa, l'Agrav oggi ha 41 associati tra rifugi Cai e privati di tutto il Veneto. I gestori, dunque, aprono ma Fiorentini non è molto ottimista. «La stagione? Un bel punto di domanda - afferma - Gente che gira ce n'è ma le modalità con cui devi assicurare il servizio penalizza in maniera significativa. Vuoi un esempio? Oggi al rifugio alcune persone hanno chiesto una birra ma quando ho spiegato che dovevano aspettare il loro turno hanno preferito andarsene. Insomma, l'accesso regolamentato per la gente diventa un problema. Molto poi dipende anche dalla disponibilità e dall'organizzazione dello

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spazio all'interno di ogni rifugio, dalla sala ai servizi igienici. Nei giorni scorsi ho fatto lo steward al checkpoint, come mi hanno soprannominato, ma piazzare una persona fuori a dirigere il traffico significa avere in organico un elemento che non fa niente. Altro problema, lo spazio esterno (per chi ce l'ha): un aspetto che dipende molto dal tempo. Qualcuno ha detto mettete un tendone ma chi parla così non ha idea di come può essere il tempo in montagna, dove un colpo di vento può far volare via tutto! Non dico questo per piangere il morto, si tratta di dati oggettivi». I turisti sono informati di cosa devono fare e soprattutto sanno come comportarsi? «Poco. Lo steward deve anche fare comunicazione. Informare è difficile, l'evoluzione costante della situazione-Covid non aiuta ma secondo me si poteva fare meglio. Credo che Regione, associazioni e gli enti sul territorio dovrebbero informare di più. Il Cai, per esempio, è ovvio che si relazioni con i propri rifugi ma in Veneto ci sono meno di 40 rifugi Cai e un centinaio di privati. E poi i rifugi sono uno diverso dall'altro per cui è difficile fornire regole che accontentino tutti, per questo bisogna dare centralità alla figura del gestore con cui deve relazionarsi chi frequenta il rifugio. Insomma, non è semplice come potrebbe sembrare». Proprio i gestori, qual è dunque la posizione degli associati Agrav? «Come associazione abbiamo organizzato una videoconferenza con loro. Chi ha già aperto sostiene che in un primo momento la gente rispettava le regole, ora invece c'è scarsissima attenzione, la sensazione diffusa è che l'emergenza sia finita. Ma non è così. Fuori dal nostro rifugio abbiamo piazzato un cartello su cui c'è scritto Area controllata, vietato entrare, attendere il gestore. Bene, c'è chi entra e dice C'era scritto che non si poteva entrare. Appunto. Ma il denominatore comune oggi è una sola domanda: riusciremo a sbarcare il lunario?». Prevedere come andrà quest'anno, dunque, è molto difficile, anche perché stranieri in giro ancora non ce ne sono; quelli che provengono dai Paesi più lontani e avevano prenotato hanno disdetto subito, l'Europa invece sta aspettando di vedere cosa succede. E nelle Dolomiti negli ultimi anni la presenza degli stranieri si è avvicinata al quaranta per cento. Gli italiani affollano i weekend, durante la settimana invece i sentieri parlano altre lingue. Se mancano loro è un bel problema. Corriere delle Alpi | 20 giugno 2020 p. 21 I rifugi riaprono con meno posti, ma poche restrizioni Gianluca De Rosa BELLUNO L'attesa è finita: la stagione estiva dei rifugi apre ufficialmente oggi. Con qualche dubbio ma sicuramente con tanta voglia di fare ed una maggiore serenità rispetto a quanto immaginato poche settimane fa. Gli oltre cento rifugisti bellunesi puntano a recuperare in fretta il tempo perso causa Covid 19 con una speranza che li accomuna: il ritorno dei turisti stranieri. «Dopo tante parole è finalmente arrivato il momento dei fatti» commenta Guido Lorenzi, presidente del sindacato gestori rifugi, «nelle scorse settimane c'è stato un lungo rincorrersi di situazioni che ha creato allarmismo tra i rifugisti. Oggi per fortuna le cose si presentano molto diverse da come ci erano state propinate. Disposizioni da adottare in materia di emergenza sanitaria ce ne sono state ma si sono rivelate meno complesse di quanto immaginato. Questo ci permette di tirare un sospiro di sollievo ed al tempo stesso guardare alla stagione estiva con rinnovato ottimismo. Vivremo un paio di settimane di adattamento per poi tuffarci in quella che sarà la prova del nove, concentrata nei mesi di luglio ed agosto anche se per un rifugista è difficile poter fare un programma a medio e lungo termine. Quest'anno, a maggior ragione, sarà importante vivere di giornata in giornata». A proposito di disposizioni, Lorenzi punta l'attenzione attorno a quella che si presenta come l'unica, grande, novità, dell'estate 2020: «Ogni rifugio avrà meno posti per mangiare e dormire e questo significherà meno introiti, a fronte di un aumento dei costi dovuti ai lavori sostenuti. La novità rispetto al passato sta nella cancellazione della camerata in cui, fino a qualche mese fa, un rifugista lasciava liberamente dormire due tedeschi, due coreani, due italiani e due inglesi. Questo non potrà più succedere ma va anche detto che non succederà perché i primi a non volerlo sono i clienti. A proposito dei pernottamenti, prima di ogni prenotazione il cliente vuole sapere come e dove dormirà in maniera molto dettagliata, ho già ricevuto diverse segnalazioni in tal senso». Come si è mosso il sindacato dei rifugi in queste settimane di lockdown? «Abbiamo mantenuto vivi i rapporti con i rifugisti quotidianamente ricevendo indicazioni ed anche idee, sicuramente c'è stato tanto confronto come non era forse mai successo in passato. Oggi siamo tutti sulla stessa barca nonostante i rifugi, per caratteristica, si presentano molto diversi gli uni dagli altri». Il coronavirus potrebbe aver impresso un cambio di rotta al turismo d'alta quota: cosa dovranno fare i rifugisti per adeguarsi ai tempi che corrono? «Più che il rifugio sta cambiando il modo di fare turismo in montagna. Chi è alle prese con progetti di ristrutturazione dovrà inevitabilmente fare i conti col presente modificando qualcosa in corsa. Camere piccole e confortevoli al posto delle grandi camerate, tipicità di un rifugio fino a poche settimane fa, rappresenteranno la nuova frontiera dell'ospitalità ad alta quota».

Corriere delle Alpi | 20 giugno 2020 p. 21 Al Settimo Alpini si attende il 27

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Lavori alla teleferica BELLUNO Apertura posticipata di una settimana per il rifugio Settimo Alpini. I gestori Marino De Colle e Lara Forcellini hanno scelto sabato 27 giugno per riaprire ufficialmente i battenti del rifugio tanto amato dai bellunesi, storico punto di riferimento per sentieri e vie ferrate nel gruppo della Schiara. La decisione è da rimandare a lavori in corso, che non riguardano il rifugio ma la teleferica, al momento inagibile. «Entro martedì verrà rimessa in funzione» assicura Lara Forcellini, «da quel momento inizieremo a portare su tutto il necessario riattivando di fatto il rifugio». Anche per Marino e Lara quelli appena trascorsi non sono stati mesi semplici anche se il peggio, oggi, sembra essere alle spalle. «La riapertura verrà accompagnata da una serie di inevitabili punti interrogativi. Il primo riguarda la presenza di turisti stranieri che ad oggi si presenta in forte dubbio» prosegue Lara, «dal canto nostro abbiamo adeguato il rifugio seguendo gli standard indicati. Abbiamo diminuito gli spazi interni al fine di garantire il giusto distanziamento sociale ma al tempo stesso abbiamo aumentato la fruibilità di quelli esterni confidando nell'aiuto del meteo che quest'anno sarà determinante. Per quanto riguarda le camere non abbiamo grossi problemi avendone tante». Che estate sarà per il Settimo Alpini? «Ci aspettiamo tanti italiani concentrati soprattutto nei weekend» risponde Lara che annuncia una novità: «Mio marito Marino è una guida alpina e quest'anno sarà a disposizione dei nostri clienti per effettuare in sicurezza sentieri e vie ferrate della nostra zona, da sempre molto amata dai bellunesi. Chi non se la dovesse sentire di andare da solo potrà chiamare in rifugio e prenotare, insieme ad un tavolo, anche un'uscita guidata». Corriere delle Alpi | 20 giugno 2020 p. 39 «Teniamo alla nostra salute e a quella dei clienti, qui da noi si dovrà rigare dritto» «Al Vandelli niente far west: chi viene qui rispetti le regole» di Francesco Dal Mas CORTINA «Il Vandelli non diventerà mai il far west, scordatevi di arrivare quassù e di fare quello che volete. Qui si rispetteranno, nel modo più severo, le misure sanitarie, perché noi gestori vogliamo tornare a casa sani e salvi; e così i nostri collaboratori e tutti quegli escursionisti ed alpinisti che si affideranno alla nostra accoglienza». È il messaggio che Sabrina Pais, che con il marito ha in gestione il rifugio Vandelli ormai da 21 anni, lancia a tutti i cercatori di avventura, anzi di avventure, che saliranno al lago Sorapis e al rifugio che lo protegge. «Anche perché», aggiunge, «il lago Sorapis è sì straordinario, ma fragile; l'eccessiva frequentazione ha creato sentieri dappertutto ed ha comportato la scomparsa di piante e fiori che ora non si vedono più». La famiglia Pais si trova in rifugio da ormai due settimane, per organizzare al meglio l'apertura di oggi. Anzitutto si è dotata, fra i collaboratori, di un giovane addetto alla sicurezza che presiederà l'ingresso al Vandelli, anzitutto con l'igienizzazione delle mani e la mascherina. Sarà lui stesso ad accompagnare gli ospiti al tavolo o a farli attendere - distanziati - in attesa che si liberi un posto. Per una bibita e un panino è stato predisposto un chiosco esterno. Il pranzo, possibilmente su prenotazione, si svolgerà in quattro turni a partire dalle 11.30. Tavoli all'interno ma anche all'esterno. Vietati gli assembramenti, quindi le code. Dimezzati i posti letto. In caso di maltempo? «Ho già avvertito l'Azienda sociosanitaria e l'Ispettorato del lavoro che io non chiuderò la porta in faccia a nessuno, se c'è maltempo. Esigerò, però, che ciascuno per ripararsi all'interno porti la mascherina». Vi augurate, considerato l'ottimo rapporto con le Regole di Cortina, che sia assicurato anche quest'anno il servizio con i Forestali... «Noi non siamo autorizzati ad intervenire intorno al lago, dove purtroppo ci si concedono tutte le leggerezze di chi scambia queste rive per una spiaggia qualsiasi». La signora Sabrina non ha mai immaginato una qualche forma di pagamento, da suggerire alle Regole, per contenere i frequenti assalti (anche 3 mila persone al giorno). Però si dice certa che le Regole predisporranno a valle altri parcheggi in modo da multare coloro che posteggiano l'auto nelle aree non autorizzate e numericamente sostenibili. Previsioni per l'estate? «Non dipenderà tanto dalla paura di muoversi, per non rischiare il contagio, quanto dal tempo. Se i meteorologi cederanno al "terrorismo", per il popolo dei rifugi sarà dura». Ad ogni telefonata di prenotazione, Sabrina comunque consiglia: «Prima di partire verificate il meteo e portativi nello zaino un ricambio». L’Adige | 20 giugno 2020 p. 19 Rifugi al via, in quota più forti del Covid-19 di Ugo Merlo

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Neppure la pandemia è riuscita a far slittare la tradizionale data d'apertura dei rifugi in Trentino, quella del 20 giugno. Ma quella dei rifugisti è stata una vera corsa. Contro il tempo, con protocolli stilati solo qualche settimana fa, alle prese con tante incertezze e con davanti una stagione che sarà per forza di cose diversa, non facile. Nonostante tutto, oggi si parte. C'è chi ha già aperto da qualche giorno e chi, per problemi logistici, lo farà al più tardi tra una settimana. Tutti pronti ad accogliere in sicurezza gli escursionisti che hanno già ricominciato a salire tra le montagne del Trentino che durante il lockdown sono state regno della sola fauna. Il Cai a livello nazionale, la Sat e l'Associazione dei rifugi in Trentino, oltre alla Fondazione Dolomiti Unesco, hanno diffuso una serie di regole per godere della vita in quota con la massima attenzione a contrastare il pericolo di contagio: da parte loro, i gestori dei rifugi - che per settimane hanno tremato di fronte alla possibilità di dover tagliare di due terzi i posti letto e dover disseminare i gruppi in più stanze - sono stati rinfrancati dall'attenuazione delle misure sui pernottamenti (gruppi che potranno dormire assieme, capienza salva per i due terzi) e sono pronti. Preparati e consapevoli del loro ruolo, soprattutto in questo momento. Per il popolo delle vette l'andare in montagna in questo tempo assume un valore in più di un immaginario liberatorio. Nel basso Trentino ai 2.060 metri del Damiano Chiesa Eleonora Orlandi è al lavoro da alcuni giorni e si augura che tutti rispettino le regole. Al Prospero Marchetti allo Stivo Alberto Bighellini è aperto da una settimana ed è pronto con distanziamenti e sanificazioni, mentre al Casarota, sulla Vigolana, Lorenza Delama ha aperto dal 23 di maggio e il rifugio ha una terrazza che permette di avere il distanziamento corretto. Nel Lagorai, all'Ottone Brentari, in Cima d'Asta, Emanuele Tessaro apre oggi: «In settimana abbiamo fatto i carichi con l'elicottero e abbiamo predisposto le barriere per il distanziamento fisico. Arriva qualche prenotazione da chi fa la via del granito: sono fiducioso». Al Sette Selle Lorenzo Ognibeni ha riaperto nei fine settimana dopo il blocco. In Val di Cembra, al Potzmauer, ecco il gestore Roberto Leonardi: «Abbiamo aperto da maggio per i fine settimana. La gente è stata collaborativa e comprensiva, utilizziamo il grande prato. Nei prossimi giorni avrò ospite il cantautore Simone Cristicchi, che ama ritirarsi in questi boschi». Nel Gruppo della Pale di San Martino i rifugi apriranno tutti il 27 di giugno. «Sulle Pale - dice Mariano Lott gestore del Pedrotti alla Rosetta - i rifugi, tranne il Treviso, già operativo, aprono sabato 27: il mio, il Pradidali, il Velo della Madonna e il Mulaz. C'è stato un pò di ritardo per l'adeguamento alle norme Covid. La funivia del Rosetta aprirà sabato prossimo assieme ai rifugi e speriamo bene». Nel Gruppo del Catinaccio tutti aperti e al Gardeccia ai 2.000 metri dell'omonima località Marco Desilvestro dice: «Siamo aperti, con tutte le misure per la prevenzione dai contagi. Ma ci avviamo ad una stagione che sarà sotto tono». Roberta Silva del Roda di Vael ha aperto ieri. Le email non mancano: «Abbiamo qualche prenotazione, ma solo di famiglie». Al Passo Principe Sergio Rosi dice: «Abbiamo aperto da una settimana, ma siamo a ritmo molto ridotto, con la metà dei collaboratori». All'Antermoia il gestore è Martin Riz: «Abbiamo aperto da una settima, ci siamo attrezzati per il distanziamento, certo sarà una stagione strana, ma la montagna ha spazi per vivere distanziati e sono ottimista». In Marmolada, al Pian dei Fiacconi, Guido Trevisan ha aperto da ieri «con ottime condizioni per lo sci alpinismo». Nel Gruppo Brenta il Graffer, sotto il passo del Grostè, è gestito da Roberto Manni: «Abbiamo aperto da due giorni, adeguando il rifugio alle nuove norme. Sta arrivando qualche prenotazione. Speriamo di uscire presto da questo incubo». Al Tuckett e Sella «ci aspetta - dice Alberto Angeli - un'annata con tante incognite. Siamo però ottimisti ci siamo adattati alle disposizioni attuali, sperando che nel corso della stagione vegano riviste le restrizioni». Al XII Apostoli Fratelli Garbari Aldo Turri apre oggi: «Abbiamo predisposto tutto secondo le norme sanitarie». Il Pedrotti alla Tosa, ai 2495 metri della Bocca di Brenta è aperto da oggi: «La mia decima stagione al Pedrotti alla Tosa sarà purtroppo condizionata da questo virus, ma io e la mia famiglia siamo ottimisti», spiega Franco Nicolini. All'Alimonta «viviamo giorno per giorno nella speranza di lavorare», spiega Ezio Alimonta. Al Silvio Agostini in val d'Ambiez Roberto Cornella ha aperto da una settimana: «Qualche prenotazione sta arrivando, vedremo come si mette questa stagione, non sarà di certo facile». Nel Gruppo dell'Adamello il Laghi San Giuliano ha aperto ieri con tutte le misure necessarie per la prevenzione sanitaria. Al Città di Trento all Mandron Davide Galazzini è prudente: «Apriamo oggi in contemporanea con la strada della val Genova. La stagione partirà a rilento, le funivie del Tonale apriranno il 4 luglio». Anche il Caduti dell'Adamello al passo delle Lobbie, in mezzo alla neve apre oggi. Il gestore Romano Ceschini non ha prenotazioni. Stessa situazione per Marco Bosetti al Dante Ongari al Carè Alto, mentre il Val di Fumo è aperto da una settimana. Nel Gruppo della Presanella, al Giovanni Segantini in val d'Amola Egidio Bonapace ha promosso una simpatica iniziativa sui social. «Abbiamo fatto, per l'apertura, su Facebook e Instagram un conto alla rovescia: ha avuto molte visualizzazioni. Per il resto abbiamo adattato il rifugio alle nuove norme». Sul versante nord al Francesco Denza Mirco Dezulian ha già aperto lo scorso fine settimana e parla di alpinismo: «C'è un buon innevamento e la nord della Presanella e io sono ottimista». Nel Gruppo Ortles Cevedale come ci confermano i gestori del rifugio Silvio Dorigoni in alta val di Saent Cecilia Iachelini e del Guido Larcher al Cevedale Manuel Casanova, apriranno il 27 giugno. La Iachelini sottolinea come l'apertura delle frontiere con l'estero stia dando delle prospettive». Il Mantova al Vioz, il nido d'aquila della Sat con i suoi 3535 metri, aprirà a fine mese, come ci dice Mario Casanova: «Apriamo il 30 giugno, perché l'innevamento in quota è ancora abbondante. Non abbiamo prenotazioni, vedremo come andrà». L’Adige | 23 giugno 2020 p.18 Rifugi, un’estate anche di cantieri

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di Leonardo Pontalti Apertura? Non per tutti. E non per colpa del Covid-19. Nella giornata che tradizionalmente ha aperto la stagione dei rifugi, c'è chi in quota è ancora alle prese con i cantieri. In Brenta, il rifugio Brentei salterà completamente la stagione. L'emergenza sanitaria ha convinto i proprietari della struttura, il Cai di Monza e I gestori, la famiglia Leonardi, a rivedere la tabella di marcia dei profondi interventi che entro il 2022 dovrebbero dotare il rifugio di una nuova terrazza panoramica - il cui progetto l'anno scorso in sede di presentazione aveva fatto discutere - e numerose altre migliorie, per permettere ad una delle strutture più gettonate del Trentino di unire valore storico della struttura pur rinnovandosi radicalmente. I lavori erano partiti già in pieno lockdown, con la gru che svetta sulla silhouette assieme al Crozzon già da fine inverno. In questi giorni si sta procedendo a consolidare la facciata nord, che poi verrà in parte "coperta" dalla nuova struttura panoramica. I lavori avrebbero dovuto durare tre anni e procedere gradualmente permettendo così al rifugio di rimanere sempre aperto nei mesi estivi ma l'emergenza - con una convivenza complicata tra esigenze legate al distanziamento e alle metrature parziali garantite dal cantiere attivo - ha spinto a optare per la chiusura totale. Una scelta fatta a malincuore - spiega la famiglia Leonardi - ma che è permetterà di procedere più velocemente e accorciare presumibilmente i tempi degli interventi». Nel 2021 il cantiere dovrebbe essere ancora attivo ma il rifugio sarà aperto. I lavori costeranno circa 2 milioni di euro. «I lavori si sono resi necessari perché la struttura era datata», aveva spiegato in sede di presentazione del progetto uno dei figli del gestore Luca Leonardi, Michele: «Nel tempo erano stati fatti dei miglioramenti ma che ormai non riuscivano più a garantire una fruibilità adeguata. Dovendo rispondere alle normative nuove di legge, si è arrivati al punto di dover ristrutturare in maniera più decisa.» Non cambierà la ricettività, come da normative peraltro, che rimarrà di 98 posti letto, ma ci sarà un ampliamento della sala da pranzo. L'attuale volume della struttura, considerando sia il rifugio vero e proprio che il bivacco invernale ora spostato rispetto alla struttura principale, è di 2.802 mc, l'aumento richiesto dal Cai di Monza è di 709 mc, ovvero il 25% in più rispetto alla situazione attuale che porterebbe le strutture ad un volume complessivo di 3.511 mc. Riaprirà invece, ma solo tra un mese circa, il Sandro Pertini, ai piedi del Sassolungo. «Sono in corso profondi lavori di rinnovamento della struttura - spiega il gestore Lorenzo Battisti - che ci permetteranno di avere a disposizione due nuovi bagni esterni, tre a supporto della sala principale e due per le stanze. Stiamo approntando anche gli allacciamenti all'acquedotto e un rinnovamento della cucina. Ma a partire da metà luglio dovremmo riuscire a riaprire». Corriere delle Alpi | 24 giugno 2020 p. 17 Prenotazioni cancellate nei rifugi delle Dolomiti BELLUNO Tavoli vuoti causa code. Anche alcuni rifugi delle Dolomiti hanno subito pesanti ripercussioni a causa delle code che si sono formate domenica sulla regionale 203 e in autostrada. «Domenica avevo alcuni tavoli prenotati ad orari ben precisi, perché adesso le normative impongono che anche nei rifugi si debba prenotare il proprio posto», spiega Mario Fiorentini, gestore del rifugio Città di Fiume e presidente dell'associazione Gestori rifugi alpini del Veneto (Agrav). «Molte persone hanno telefonato per disdire, perché erano ancora in coda, in auto, e non sarebbero arrivati in tempo per il pranzo». «Una situazione del genere purtroppo incide sull'organizzazione del lavoro, anche perché adesso manca completamente il turismo straniero e i tavoli non si possono riempire se restano vuoti», aggiunge. La speranza di Fiorentini è che si trovi subito una soluzione: «A qualcuno verrà in mente di trovare un modo per evitare che si ripeta quel che è accaduto domenica», conclude. «Anzi, mi sembrerebbe logico che venisse individuata la soluzione più efficace». «I lavori devono essere fatti, per carità, ma speriamo che finiscano il prima possibile», aggiunge Guido Lorenzi, gestore del rifugio Scoiattoli e rappresentante Ascom del settore. «Il Coronavirus purtroppo ha posticipato l'avvio di alcuni cantieri, non mi sento di dare colpe a nessuno in questa situazione. Mi auguro solo che gli interventi vengano velocizzati e che per luglio possano terminare». L’Adige | 25 giugno 2020 p.37 Rifugi, anniversari e voglia di ripartire Da sabato saranno tutti usufruibili con le precauzioni previste dal virus di Mauela Crepaz PRIMIERO Con sabato tutti i rifugi delle Pale di San Martino sono aperti, come pure gli impianti Colverde Rosetta per raggiungere l'altipiano. Seppur tra mille difficoltà legate ai restrittivi protocolli Covid-19, la voglia di ripartire è tanta.

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Si attendeva l'estate 2020 come la stagione dei festeggiamenti: il decennale del Palaronda Trek, l'innovativo percorso in quota "inventato" dai rifugisti che permette di pernottare in tutti e cinque i rifugi delle Pale (Volpi al Mulaz, Pedrotti alla Rosetta, Velo della Madonna, Pradidali, Treviso-Canali) che in questi anni ha registrato un successo incredibile, con un crescente numero di adesioni soprattutto di alpinisti stranieri; il 40° dell'inaugurazione del Rifugio del Velo (era il 21 settembre 1980), ricordando che il primo bivacco fu inaugurato nel 1965. Ricorreva allora il 45° anniversario della prima ascensione lungo lo spigolo nord ovest della Cima Madonna. E quest'anno si sarebbe dovuto festeggiare il centenario dell'ardita salita compiuta da Gunther Langes e Erwin Merlet il 20 giugno 1920, che per tutti divenne lo "Spigolo del Velo". Ci sono inoltre i 150 anni della conquista del Cimon della Pala da parte di Edward Robson Whitwell, Santo Siorpaès e Christian Lauener: l'impavido terzetto salì per il versante nord del ghiacciaio del Travignolo, per una via perigliosa che fu abbandonata dopo il 1889 quando Ludwig Darmstädter con Johann Niederwieser (Stabeler) e Luigi Bernard segnarono la via normale. Se poi vogliamo aggiungerci pure i 115 anni dall'ascensione della parete sud-ovest del Cervino delle Dolomiti da parte di "Kaiser Leu", all'anagrafe Georg Leuchs l'11 agosto 1905, abbiamo un quadro quasi completo. La sua fu un'impresa epica: 500 metri di verticale in solitaria. All'appello, manca un tassello, che permette anche ai meno impavidi di raggiungere la vetta del Cimon: i 50 anni della storica via ferrata "Bolver Lugli". Un anno da record, insomma. Elisa Bettega, gestrice del Velo, è positiva: "Purtroppo non faremo eventi causa la situazione, ma ricorderemo senz'altro gli anniversari che ci vedono protagonisti". Sarà un'estate diversa, non ci piove, anzi, si confida nel bel tempo visto le norme che limitano i posti interni ed esterni. Ma la gente di montagna non teme le sfide. Mariano Lott, guida alpina che gestisce il Rosetta, sottolinea come ci sia grande intesa tra rifugisti: "Lavorare in sintonia anche per quanto riguarda il rispetto dell'ambiente e il controllo delle regole affinché ci sia una montagna pulita tenendo presente che le Pale sono patrimonio Unesco". E di amicizia parla il collega guida Sebastiano Zagonel, del Mulaz: "Le forti nevicate hanno causato danni alla teleferica, ai pannelli fotovoltaici e pure alla storica targa appesa da più di 60 anni. Ma per fortuna gli amici del Mulaz mi hanno aiutato non poco a ripristinare il tutto a tempo record. Nei rifugi è fondamentale avere molti amici". Duilio Boninsegna dal Pradidali commenta: "I detriti della recente frana del Cimerlo, portati dall'acqua, hanno creato un profondo solco a valle della teleferica, obbligandoci all'uso dell'elicottero per i rifornimenti con notevole aggravio di costi in una stagione già problematica per la grande limitazione dei numeri delle persone che potremo accogliere in rifugio e la mancanza degli ospiti stranieri che in condizioni normali sono più della metà. Ma ce la metteremo tutta per dare il miglior servizio possibile". È andata meglio alla guida alpina Tullio Simoni, che con la famiglia gestisce il piccolo rifugio Canali: sono riusciti ad aprire già il 12 giugno scorso. Corriere delle Alpi | 28 Giugno 2020 p. 34 Aperta la stagione al rifugio comunale Pian de Fontana LONGARONE Riaperta la stagione al rifugio Pian de Fontana. Meta molto conosciuta dagli alpinisti, si trova infatti nel percorso dell'Alta Via numero 1, attira visitatori anche dall'estero.La proprietà è comunale con la gestione a cura del Cai di Longarone e da ormai una ventina di anni in mano alla passione della coppia vicentina Elena Zamberlan e Antonio Tedde. Si raggiunge dalla località Soffranco ed è inserito all'interno di vari percorsi nel Parco delle Dolomiti che portano alla località dove è situata la struttura a 1632 metri. Nel corso degli anni ci sono stati molti lavori migliorativi con la creazione di cucine e posti letto ma anche di un impianto fotovoltaico e uno micro idroelettrico che ha reso l'edificio tra i più innovativi tecnologicamente in Italia.La strada di accesso e la teleferica avevano subito danni per via di Vaia ma ora è stato tutto rimesso in sesto, anche grazie alla collaborazione del Cai che garantisce sempre una buona pulizia dei sentieri. Per informazioni contattare la mail piandefontana@livecom. it o il numero 0437 1956135. --E.D.C. Corriere delle Alpi | 29 Giugno 2020 p. 11 Pienone nei rifugi ma le mascherine sono inesistenti: «Non c'è rispetto» Francesco Dal Mas BELLUNO Assalto ai rifugi, anche lassù dove persiste la neve, come al Rifugio Berti, in Comelico, sotto il Passo della Sentinella. Gli escursionisti veneti si sono riversati in massa sulle alte quote, ma lassù è avvenuto ciò che è accaduto nelle ultime ore a quota zero. «Nessun rispetto delle regole», protesta Bruno Martini, il gestore del rifugio Berti. «Due o tre mascherine ogni 10 persone che entrano e si accomodano in sala da pranzo».Ma il peggio accade all'esterno. Martini ha fissato dei cancelli. Ti puoi immaginare se gli

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avventori fanno la fila. No, li scavalcano o si arrampicano sulla terrazza per prendere posto ai lavori quando i camerieri non hanno ancora provveduto alla pulizia. «Siamo preoccupati per la sicurezza sanitaria sia dei nostri ospiti», sottolinea Martini, «che per la nostra e dei collaboratori».Il gestore è d'altra parte soddisfatto delle prime due giornate di apertura, ritardata appunto causa la neve. «Davvero tantissimi gli italiani, i veneti, più numerosi che negli ultimi anni. Ma ci auguriamo che diventino anche più educati, perché io non posso fare il carabiniere», sottolinea.«Pienone, pienone», annuncia dall'alto del rifugio Mulaz, sulle montagne sopra Falcade, Sebastiano Fagonel, cogestore del rifugio. «In questi primi fine settimana di apertura va addirittura meglio che nel 2019», ammette. «È durante le settimane che i passaggi arrivano col contagocce».Perché "passaggi"? Il Mulaz è una delle tappe dell'Alta Via alpinistica n. 2, da Bressanone a Feltre, un itinerario molto frequentato dagli appassionati tedeschi del trekking alle alte quote, che quest'anno non si sono palesati, restano invisibili.Gli italiani, sabato e ieri, non hanno mancato di farsi sentire, oltre che vedere. Il chiasso tipico dell'assalto, dopo tre mesi di lockdown. «Di assalto, da queste parti, non è il caso ancora di parlare», mette le mani avanti Mansueto Siorpaes, che da 47 anni gestisce il Nuvolau, in faccia alle Tofane. Mancano completamente gli escursionisti stranieri che tra giugno e luglio facevano la parte del leone nelle presenze in quota. «Un'assenza che ci preoccupa, perché a 15 giorni dall'apertura dei confini dell'area tedesca, non ci sono riscontri. Invece», riconosce, «abbiamo tanti italiani».Soddisfatto, dunque? «Non proprio, perché i comportamenti precauzionali lasciano a desiderare. Io, per esempio», racconta Mansueto, «sto all'ingresso, come una sentinella, per chiedere che entrino con la mascherina e igienizzandosi le mani. Non tutti si portano appresso i dispositivi. E c'è anche chi, pur con la mascherina, si siede al tavolo, toglie la canottiera intrisa di sudore, e la stenda sul tavolo da pranzo, accanto al minestrone. Se gli fai osservazione, protesta».Il Vandelli, sul lago Sorapis, ha registrato anche ieri un notevole afflusso di escursionisti. «Siamo ai livelli dell'anno scorso, specie nei fine settimana» ammette Sabrina Pais, anima della gestione del rifugio. «Si fa pesante la mancanza di stranieri, che, purtroppo, continuano a disdettare. Non ci chiedono indietro la caparra, ma noi la compensiamo con voucher che valgono due anni». I pernotti, dunque, non ci sono. Per i pranzi ci si turna, fino alle 15, a volte anche fino alle 16. Le misure di sicurezza vengono rispettate con severità. Non si entra al bar o in sala mensa se il posto non è ancora disponibile. Proteste per le code? Fino ad oggi nessuna», spiega Sabrina, «perché l'informazione esterna per quanto riguarda i comportamenti è abbondante e chiara, anzi chiarissima». – Corriere delle Alpi | 30 Giugno 2020 p. 16 Montagna, «escursionisti impreparati» Francesco Dal Mas BELLUNO Nel mese di giugno sono accaduti incidenti in montagna più numerosi di quelli che succedono in agosto. Il Corpo del Soccorso Alpino, Cnsas, dopo tre mesi di lockdown, aveva messo in conto l'assalto in quota anche di persone che la montagna l'avevano visto solo con il binocolo, «ma non ci aspettavamo», ammette Rodolfo Selenati, presidente regionale, «tanta improvvisazione da parte di chi si fionda lungo sentieri che nemmeno conosce». Il campionario di domenica è, in questo senso, molto esemplare. Già alle 9. 30 l'elicottero del Suem di Pieve di Cadore volava a Borca di Cadore in località La Chiusa, dove una ciclista, arrivata a un ponte di legno lungo la ciclabile reso scivoloso dalla pioggia, perdeva il controllo della mountain bike e cadeva sbattendo la testa. «Gli incidenti in bici sono sempre più numerosi, perché spesso mancava una preparazione specifica. Abbiamo notato, ad esempio, che le cadute più frequenti avvengono con la bici a pedalata assistita. Si trova comodo salire, anche lungo sentieri impervi, piste forestali magari fangose o disseminate di sassi. Quando si scende, si sbaglia a frenare e si vola». Il turista o l'escursionista improvvisato non solo manca spesso di preparazione fisica, ma anche non è attrezzato. Oppure non sa usare i "ferri del mestiere". È accaduto, quindi, che i ramponi abbiano arpionato la gamba o il piede. E, troppo spesso, quando ci si avverte in pericolo si chiamano i soccorsi ma... senza esito. I volontari sono stati chiamati domenica in Valle del Mis, a Sospirolo, per un malore sul sentiero dei Cadini del Brenton. Una volta sul posto, però, i soccorritori non hanno trovato la persona, che si era ripresa e allontanata senza aspettare. Quest'anno succede sempre più spesso; talvolta le squadre arrivano sul posto e si sentono dire che l'infortunato "si arrangia" perché non vuol essere ricoverato in questo o in quell'ospedale. «Vuol dire che non sta così male, ben per lui, ma perché allora chiamare il soccorso? Il fatto è», aggiunge Selenati, «che troppo spesso si viaggia da soli e, quando capita il minimo infortunio, magari banale, si telefona immediatamente a un numero dell'emergenza. Salire in gruppo significa anche assicurarsi reciprocamente supporti più calcolati». Sempre più numerosi anche i soccorsi di animali, di cani in particolare. Domenica pomeriggio i proprietari di un Terranova hanno chiesto aiuto perché, arrivati quasi in cima a Forcella Giau, il cane, una femmina di 60 chili, si era accasciata, probabilmente per la stanchezza, e non si muoveva più. È intervenuto l'elicottero dell'Air Service Center atterrato nelle vicinanze. Interventi di questo tipo sono ovviamente a carico di chi chiama, che si troverà a pagare un conto salatissimo. L'elicottero del Suem ovviamente non fa questo servizio, almeno che non soccorra il proprietario che ha al seguito l'animale. «Ognuno è libero di portare in montagna chi vuole, ma a parte l'episodio di domenica», sottolinea Selenati, «spesso interveniamo per recuperare cani che in passeggiata vengono lasciati liberi. E in quanto tali si muovono alla caccia di eventuali animali di cui avvertono la presenza nel bosco. Capita che non ritrovino la strada del ritorno. Ecco, bisogna trovare il modo di imporre l'uso del guinzaglio». Nel 2019 il Cnsas è intervenuto in 908 operazioni di salvataggio, in diminuzione del 4, 3%. «L'impressione», conclude Selenati, «è che quest'estate i numeri torneranno a salire, smentendo ogni illusione che i nostri villeggianti si fossero meglio preparati alle escursioni. Si pensi che negli zaini di chi soccorriamo non troviamo spesso neppure un cambio della biancheria o la giacca a vento». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

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ESTATE 2020: CRONACHE DAL SETTORE TURISTICO Corriere delle Alpi | 1 Giugno 2020 p. 11 L'invasione dei veneti sulle Dolomiti negli alberghi un boom di prenotazioni Francesco Dal Mas FALCADE Aprire un albergo alla cieca e trovarsi con 20 camere occupate nelle prime 24 ore. Succede anche questo dopo il lokdown. Precisamente a Falcade, all'hotel Stella Alpina, in piazza. Primo ponte dopo la pandemia. Prime aperture di bar, ristoranti, alberghi. Primi "assalti" - pacifici - di escursionisti, motociclisti, cicloturisti, camperisti, villeggianti delle seconde case. Ovviamente solo dal Veneto, perché dalle altre regioni sono attesi dal prossimo fine settimana. Sui passi hanno fatto gamba i corridori, sbuffando contro i centauri. Dal Brent de l'Art, in Valbelluna, al lago Sorapis hanno fatto coda tantissimi giovani. I camperisti hanno occupato diligentemente i piazzali loro assegnati ad Auronzo ma anche a Misurina. Prova del fuoco per tante malghe che hanno aperto anzitempo. Il popolo delle moto si è mosso quasi all'alba da Mestre per raggiungere il passo Pordoi. Osvaldo Finazzer, titolare del ristorante albergo Savoia, che voleva aprire più avanti, ha convocato l'altra sera la famiglia e ha deciso di avviare ieri mattina il bar, la pasticceria, la pizzeria, il ristorante. «C'è stato un movimento discreto, nonostante il tempo poco rassicurante e le temperature un po' basse», riferisce Finazzer che tra una consumazione e l'altra ha ricevuto una mail dal Madagascar: per la prenotazione di un intero appartamento ad agosto. Dunque le prenotazioni, anche dall'estero, cominciano ad affluire? «Se è per questo - sospira Finazzer - in questi giorni abbiamo esaurito tutti i posti in albergo per l'ultima settimana di carnevale». E sapete chi ha prenotato? I nordici, danesi, olandesi, svedesi. Come dire che dall'estero ci si prende con largo anticipo. Della nuvolaglia in cielo non hanno preso paura gli appassionati del pedale che, arrivati in cima al passo hanno dovuto fare dietrofront perché non potevano sconfinare. In paese, giù ad Arabba, il movimento è stato altrettanto intenso. «Davvero tanta gente anche a farsi solo una passeggiata» sintetizza il sindaco di Livinallongo Leandro Grones.«Ma soprattutto - riferisce - la domenica è stata un viavai di cicloturisti. Su e giù per il Campolongo. Alcuni arrivavano dal Falzarego, altri dal giro del Giau. Tanti hanno chiesto di fare il giro del Sella ma hanno dovuto rinunciare non potendo sconfinare». Alcuni alberghi hanno ricevuto i primissimi ospiti; per tre giorni, fino al 2. Ed ecco il miracolo Falcade che sabato si è riempita di villeggianti. Aperte quasi tutte le seconde case. Antonella Schena, presidente degli albergatori e coordinatrice dell'associazione "PromoFalcade" ha deciso, quasi per scommessa, di riaprire il suo hotel Stella Alpina. «Con grande sorpresa mi sono ritrovata con 20 camere occupate. Tutti veneti, naturalmente. Veronesi in particolare, che qui di solito non arrivano». Mezza dozzina gli alberghi aperti in valle, 13 i ristoranti. E gran parte dei bar. «Ho confrontato i dati di oggi con quelli degli stessi giorni dell'anno scorso. Siamo praticamente alla pari». --© RIPRODUZIONE RISERVATA L'Adige | 2 Giugno 2020 p. 10 “Albergatori fate bene i conti” Non è proprio una ripartenza, ma un primo passo. Domani riapriranno i confini regionali in Italia, «ma non è che domani gli alberghi saranno pieni, anzi molti saranno chiusi perché, come da sempre accade, le località di montagna aprono tra la fine di giugno e l'inizio di luglio», sottolinea il presidente degli albergatori Gianni Battaiola . Le regole per il Covid-19 sono chiare per tutte le 1.400 strutture trentine, ma ora tutto dipenderà da due fattori: la voglia e la possibilità di muoversi dei turisti italiani e la riapertura dei confini europei e mondiali, che dovrebbe avvenire intorno alla metà di giugno. Ci piacerebbe poter scrivere che stanno già fioccando le prenotazioni, ma per ora non è così: dall'Italia sono partite le richieste, le telefonate o le mail informative nei confronti di Apt o direttamente alle strutture ricettive, ma ci vuole almeno un'altra settimana per capire se poi effettivamente arriveranno le conferme. «Bisogna essere ottimismi, c'è grande voglia di ripartire, ma l'invito ai colleghi è quello di fare attenzione e di fare bene i conti. Molto bene. Le norme anti Covid-19 non sono impossibili da applicare: ci si riorganizza e ci si struttura, ma tutto questo è costoso. Bisogna pulire e sanificare di più, avere più personale ma il tutto a fronte di meno clienti. Quindi più spese ma meno incassi, questo è già sicuro in partenza. Ci vuole un'analisi di costi e benefici attenta. La gran parte delle strutture ricettive avrà qualche settimana per capire come andranno le prenotazioni, prepararsi e organizzarsi. Ad oggi non ho notizie di chiusure, o meglio di non riaperture, già certe. In molti aspetteranno ancora un po' per raccogliere prenotazioni e poi valuteranno». Da oggi partirà la campagna promozionale di Trentino Marketing, che si rivolgerà inizialmente ai turisti italiani. Il messaggio, ai tempi del Coronavirus, è chiaro: nelle nostre valli, sulle nostre montagne e sui nostri laghi ci sono spazi per godersi la natura senza assembramenti, si può stare all'aria aperta, si può passeggiare e andare in bici nei boschi senza pensare alle mascherine e a disinfettarsi le mani. Insomma, rispettare le regole anti Covid-19 in Trentino è estremamente facile. «Siamo pronti a partire con la

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campagna promozionale - conferma Maurizio Rossini , numero uno di Trentino Marketing -, inizialmente rivolta all'Italia e poi, in attesa di sviluppi sui confini, a tutti. Stanno già andando molto bene le prenotazioni per gli appartamenti, soprattutto quelli con giardino, mentre sugli hotel c'è bisogno di tempo e di lavoro». Infine nessun tipo di di controllo o "tracciamento" sui turisti che arriveranno, soprattutto dalla Lombardia. Lo conferma il presidente Maurizio Fugatti . «Ci dobbiamo fidare di chi decide, sia a livello nazionale sia nelle altre regioni: se fanno la scelta di riaprire vuol dire che c'è la sicurezza. In Trentino, quindi, potranno arrivare tutti senza alcun tipo di problema». Ma.Lu. Corriere delle Alpi | 2 Giugno 2020 p. 10 Pienone a Misurina e Auronzo Turisti senza dispositivi AURONZO A Misurina e ad Auronzo come a fine luglio. E tutti, per la prima giornata di "libertà" dal lockdown, senza la mascherina.Il pienone, dunque, ieri. Un flusso di auto, camper, motociclisti e cicloturisti come mai negli ultimi anni ai primi di giugno. Già di mattina hanno cominciato a riempirsi i parcheggi lungo il lago di Misurina, nell'area sosta lungo la strada delle Tre Cime e al lago d'Antorno. In bar, nei bazar, al ristorante, i più sono entrati senza il dispositivo, mentre sarebbe stato previsto; lo portavano, infatti, i camerieri.Ad Auronzo, le auto procedevano in coda attraverso il centro. Si sono aperte anche le ultime seconde case. Gli alberghi non sono pieni, però le presenze sono incoraggianti. Lungo il lago di santa Caterina si sono visti villeggianti distesi a prendere il sole. Il lago Sorapis ha ricevuto i primi escursionisti alle 7, quindi poco dopo l'alba. A quell'ora, infatti, ha voluto godersi lo spettacolo di un «lago dai colori fantastici» il sindaco Tatiana Pais Becher, accompagnata dai figli. «Alle 8 ero già di ritorno e ho incrociato i primi gruppi di escursionisti in salita». Mascherina su, ovviamente, quando ci si incontra. --fdm Gazzettino | 2 Giugno 2020 p. 2 «Questa è l'estate delle prenotazioni all'ultimo minuto» BELLUNO Sarà un'estate nuova e diversa, per il turismo in montagna, per l'accoglienza degli ospiti sulle Dolomiti Bellunesi. Un'estate da affrontare con ottimismo e cautela, in attesa di verificarne l'andamento, passo dopo passo, senza avere la possibilità di anticipare nulla. E' l'immagine che propone Giuliano Vantaggi, direttore di Destination management organization, dopo aver osservato il movimento nelle prime giornate di libertà parziale dall'isolamento per l'emergenza sanitaria Covid-19. COSA CAMBIA «Sarà l'estate del last minute, della prenotazione all'ultimo momento, ravvicinata alla data di partenza per la vacanza. Per questo motivo gli alberghi devono ancora capire bene come andrà. C'è comunque un certo ottimismo. Di certo siamo molto più contenti di quanto eravamo un mese fa, da allora è cambiato molto». Dmo Dolomiti è l'organizzazione che cura la promozione del turismo in provincia di Belluno, creata da una collaborazione mista, fra imprenditori privati e amministrazione pubblica. E' presieduta da Alessandra Magagnin del rifugio Pranolz. NELLA PERLA A Cortina la visione delle due componenti si contrappone, nella valutazione dell'andamento turistico, in questa fase di attesa: il sindaco Gianpietro Ghedina si dice certo che l'ottimo andamento degli appartamenti, degli alloggi in affitto, delle seconde case, sosterrà la stagione turistica in Ampezzo; Roberta Alverà è più cauta, da presidente dell'associazione albergatori della località, e dice che sarà contenta se la sua categoria conterrà nel 50 per cento il disavanzo rispetto allo scorso anno. Tutti concordano sulla necessità di fare il possibile per prolungare l'estate, mentre si avvia verso l'autunno, e sfruttare di più lo straordinario mese di settembre. AVVIO DI STAGIONE La gente comincia a muoversi verso la montagna, a chiedere, a prenotare commenta il direttore Vantaggi anche se si sta vedendo ancora poco, in questo primo weekend di giugno, anche perché le ordinanze in merito ai comportamenti da tenere sono arrivate con un certo ritardo. Di certo sta andando benissimo per gli appartamenti, con una grande richiesta, con tante prenotazioni. Per la vacanza in albergo c'è più tranquillità nella ricerca e anche più cautela». Un discorso a parte meritano i rifugi alpini, che sono una componente importante del turismo in montagna, nelle sue diverse forme: «I rifugi hanno finalmente trovato la quadra, il modus operandi da adottare durante l'estate conferma Vantaggi e sono molto richiesti. Per definizione sono sinonimo di spazio aperto, quindi la soluzione ideale per una vacanza in questo periodo. Occorrerà però attuare un contingentamento, con attenzione, nei casi particolari che si dovessero verificare. Un rifugio ha tanti spazi di fuori, ma pochi dentro. Se si dovessero verificare eventi concomitanti, come un acquazzone improvviso in un momento di grande affollamento, da costringere tutti a riversarsi all'interno della

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struttura, sarebbe obbligatorio l'uso della mascherina protettiva del volto».Le destinazioni solitamente più frequentate delle Dolomiti sono già state prese d'assalto, persino alla fine di maggio, nella smania di movimento successiva al lungo isolamento in casa. E' accaduto per un luogo ormai simbolico, come il lago del Sorapis, nel territorio di Cortina. Malgrado il rifugio Vandelli sia ancora chiuso, migliaia di gitanti hanno già percorso il sentiero dal passo Tre Croci, per ammirare lo specchio d'acqua azzurra, nel momento del disgelo della neve. E i soccorritori hanno già dovuto intervenire per aiutare i primi improvvidi camminatori, che si sono trovati in difficoltà, persi nella notte, fuori sentiero. Marco Dibona Corriere delle Alpi | 3 Giugno 2020 p. 11 Il lungo week end chiude con il botto In fila sulle strade e lungo i sentieri Francesco Dal Mas BELLUNO Il ponte del 2 giugno apre il mondo del turismo alla speranza. Da una parte e dall'altra della provincia. «Per la prima volta, dopo anni che frequento l'altopiano del Cansiglio - fa sapere Marco Dus, che lavora in Provincia a Belluno - ho fatto la coda. In fila anche a pranzo, mai visto un assalto del genere». D'accordo, i trevigiani hanno fatto la differenza. Ma, dalla parte opposta del Bellunese, sul passo Pordoi, da dove arrivava tutta quella gente che s'è vista ieri? Perfino gruppi di ciclisti spagnoli ed americani. Macchine e moto hanno tentato di sconfinare, ma i più si sono fermati invadendo i due bar ed il ristorante aperto. «Tanti hanno approfittato per le prime escursioni, senza comunque salire sulla neve ghiacciata - riferisce Osvaldo Finazzer, albergatore -. Purtroppo un meranese di 62 anni è caduto nel canalino Holzer, mentre arrampicava». Forse è solo il 50% del movimento di un anno fa, ma le presenze aumentano comunque di giorno in giorno. «Il ponte è andato meglio del previsto - commenta Giuliano Vantaggi, direttore Dmo -. Adesso guardiamo fiduciosi all'estate. Siamo un territorio denso di meraviglie a portata di turista. È importante che i villeggianti che alloggeranno nelle seconde case o nelle locazioni turistiche o b&b si fermino a assaporare la nostra cucina e i nostri prodotti tipici in modo che l'economia di montagna riparta». Proprio questo interesse lo ha riscontrato Davide Zandonella Necca, referente Acom in Comelico. «I negozi - fa sapere - hanno cominciato a rianimarsi, le seconde case sono state in gran parte riaperte e ricominciano anche le prenotazioni». Con ansia, informa il delegato di Confcommercio, aspettiamo le aperture del 3 giugno, in seguito quelle europee. Numerosi gli escursionisti che hanno frequentato la Valgrande, da una parte, e la Valvisdende, dall'altra (appassionati di mountain bike in particolare). Il ponte del 2 giugno è stato per Auronzo e Misurina un anticipo della stagione estiva che solitamente inizia a metà giugno. Le passeggiate sul lungolago di Santa Caterina, Misurina e Antorno si sono popolate di famiglie, motociclisti e pure di molti giovani, così come la ciclabile di 30km che collega Auronzo e Misurina, i sentieri di montagna e le valli limitrofe alla Val D'Ansiei, come la Val Da Rin e la Val Marzon. Gli agriturismi aperti hanno visto il tutto esaurito e quelli ancora chiusi hanno ricevuto decine di chiamate. Lo stesso ufficio turistico è stato preso d'assalto da turisti veneti in cerca soprattutto di appartamenti per i mesi di luglio e agosto.«Questo sarà un anno zero per il turismo auronzano - spiega il sindaco Tatiana Pais Becher - in cui avremo delle buone carte come la tranquillità che si respira tra Auronzo e Misurina, l'aria pura garantita da un microclima unico in Europa come quello di Misurina». Parecchi escursionisti sono saliti alle Tre Cime per fare il giro del gruppo. Dall'altra parte della provincia, a Falcade e in valle del Biois, il flusso turistico non è stato meno significativo. Il caratteristico borgo di Fuciade è stato raggiunto a piedi da numerosi passeggiatori, considerate le condizioni meteo.Scialpinisti sulla Marmolada e al lago di Alleghe i visitatori si sono fermati per osservare i colori dell'acqua. Frequentata, ieri, anche la classica passeggiata in corso Italia a Cortina. --© RIPRODUZIONE RISERVATA Messaggero Veneto | 3 Giugno 2020 p. 36 edizione Pordenone Weekend col pienone ma seguendo le regole andreis Pienone, ma senza situazioni a rischio per assembramenti o raduni non autorizzati: il fine settimana è andato in archivio in modo decisamente migliore di quello precedente, quando la Valcellina ha registrato momenti di tensione a causa dei troppi turisti in ordine sparso sul territorio. Grazie all'intervento dei volontari della protezione civile e ai controlli più serrati da parte delle forze dell'ordine, il weekend è trascorso senza particolari criticità. In questo modo, la valle prova a rialzarsi dopo un avvio desolante di stagione a causa del coronavirus: dallo scorso fine settimana, i Comuni di Andreis e Barcis e il Parco naturale delle Dolomiti friulane hanno infatti autorizzato la riapertura della vecchia strada che dal bivio Molassa sale fino a ponte Antoi. Il tracciato di statale 251 è da tempo utilizzato ai fini ricreativi come percorso ciclopedonale estivo. E' possibile transitare anche col caratteristico trenino o effettuare escursioni mozzafiato, come nel caso del ponte tibetano sospeso. Recentemente, sono stati portati a termine ulteriori lavori di

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consolidamento delle pareti rocciose, dopo alcuni imponenti distacchi dovuti alle intemperie. È stato risolto pure il problema di uno dei principali accessi alla carreggiata in direzione di Montereale, che il maltempo aveva fatto collassare. Il commissario di Andreis, Loris Toneguzzi, ha emesso un'ordinanza di transitabilità del tracciato dopo una relazione tecnica del geologo Ennio Chierusin di Feltre. Quest'ultimo ha accertato la messa in sicurezza del sito dopo gli interventi eseguiti sulle massicciate più instabili. La polizia locale dell'Uti del Maniaghese è stata delegata a effettuare gli opportuni accertamenti, anche in tema di distanziamento sociale. «Da parte nostra faremo il possibile per evitare ulteriori danni agli esercenti, che da troppo tempo tengono chiuse le rispettive attività», ha commentato Gianandrea Grava, presidente del Parco delle Dolomiti friulane. --F.Fi.© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 4 Giugno 2020 p. 35 Valle del Mis, assalto dei turisti senza regole Parcheggio selvaggio e rifiuti abbandonati Gianluca Da Poian SOSPIROLO 1048 macchine attorno alle ore 15 di un giorno festivo. Il dato, vettura più vettura meno, testimonia il vero e proprio assalto alla Valle del Mis. E farà discutere. Come una discussione l'ha subito provocata il post pubblicato su facebook da Giuseppe De Donà, molto conosciuto a Sospirolo.«Alle 15 di martedì sono entrato in Valle e ho contato le automobili, i camper e le motociclette. 246 in Pian Falcina, 140 tra Pian Falcina e l'inizio dei Cadini, 116 nel tratto dei Cadini prima del Ponte, 146 tra il Ponte e La Stua, 158 in zona Gena Bassa sul greto del Cordevole, 88 lungo la strada dal Ponte al bar della Soffia. Inoltre, 190 mezzi il traffico contrario lungo il tragitto».Ma se da un lato fa enorme piacere notare come diversi turisti scelgano di trascorrere una o più giornate al lago o nelle zone limitrofe, dall'altro le criticità e i comportamenti scorretti non mancano. Ad esempio gli stessi parcheggi, con macchine lasciate ovunque, nonostante si parli di una zona naturale protetta. Oppure le immondizie, abbandonate senza criterio e in maniera del tutto irrispettosa. Ed ancora, come testimoniato da altre immagini scattate da chi si trovava in zona, divieti infranti. Ad esempio, le non poche persone immortalate al di là delle recinzioni che proteggono i Cadini del Brenton, nonostante le prescrizioni piuttosto rigide legate alle regole da rispettare.Tra l'altro, pur appena usciti dall'emergenza Covid - 19, di mascherine se ne vedono proprio poche, eppure bisognerebbe continuare ad indossarle in luoghi affollati.«Noi non abbiamo potere sanzionatorio», allarga le braccia Ennio Vigne, presidente del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. «A breve la cooperativa Isoipse riaprirà l'area dei Cadini del Brenton e partiremo con il pagamento dei 2 euro relativo al biglietto d'ingresso ai turisti».PIAN FALCINAIncuria, bagni chiusi, un punto ristoro garantito da un venditore ambulante e la sensazione generale di abbandono. A poca distanza dai Cadini, l'area di Pian Falcina non è proprio il simbolo dell'accoglienza. C'era una manifestazione di interesse scaduta tra l'altro ieri, relativamente all'affidamento in concessione per un periodo di 5 anni. Hanno partecipato quattro ditte ed entro fine mese il Parco conta di dare in gestione l'intera area. Almeno sino a fine mese, però, sarà quasi impossibile completare la gara. «Nel frattempo altro non si può fare. Provvederemo allo sfalcio dell'erba, però ricordo che sino ad un paio di settimane fa le manutenzioni erano bloccate. Lo stesso nostro desiderio di affidare la gestione entro fine aprile si è arenato a causa dell'emergenza Coronavirus».Impossibile inoltre riaprire i bagni prima dell'affidamento, sempre a causa delle normative sanitarie. Buona notizia invece la convenzione sottoscritta con Wind per l'installazione di un'antenna che permetta il potenziamento del segnale del telefonino. --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Gazzettino | 4 Giugno 2020 p. 3 edizione Belluno Affitti lunghi in montagna: “Sarà una bella stagione” CORTINA D'AMPEZZO Il primo giorno di apertura degli spostamenti fra una regione d'Italia e l'altra non ha portato a Cortina il movimento di turisti che ci si poteva attendere. In attesa delle ormai prossime aperture di alberghi e rifugi, l'attenzione si concentra sulle affittanze di alloggi: «Alcuni verranno nelle prossime giornate, alla fine della settimana, per vedere gli appartamenti che intendono affittare», dice Elisabetta Zardini, titolare di un'agenzia immobiliare. «Abbiamo avuto tante richieste, ma sinora soltanto al telefono. Noi mandiamo le fotografie, ma vogliono vedere di persona, prima di fissare, anche perché si tratta talvolta di contratti importanti. Dopo anni che non succedeva, ora chiedono anche periodi lunghi, di un mese o due, a luglio e agosto, non più per una o due settimane, come accadeva in passato. Per noi si prospetta una bella stagione». RICHIESTE DI ANNUALITÀ Renato Pesavento conferma: «Nella nostra agenzia non c'è stato alcun movimento, in questo 3 giugno di apertura dell'estate. Non c'è traffico neppure sulla strada che porta in valle. Noi faremo le prime consegne fra il 10 e il 15 giugno. La grossa novità è la forte domanda di annualità: chiedono di affittare una casa in montagna per un lungo periodo, anche per poter rimanere qui, qualora dovesse esserci un'altra emergenza. In quanto all'estate, taluni clienti cercano appartamenti già per il mese di giugno, che costa

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meno dei mesi di luglio o agosto. La montagna è apprezzata: sanno che qui ci sono ampi spazi, c'è la possibilità di stare lontani dalla folla, nell'ambiente naturale». AL PASSO GIAU Igor Valleferro ha iniziato l'attività al passo Giau: «Ci siamo detti che sarebbe stato meglio darsi da fare appena possibile, così abbiamo aperto da un paio di settimane: per ora soltanto il bar; poi vedremo di attivare il ristorante; infine penseremo agli alloggi. Io sono ottimista, credo che l'estate andrà bene, in qualche modo. Intanto spero che semplifichino la burocrazia, perché è asfissiante». E' dello stesso parere Stefano Rezzadore, titolare di un bar nel centro e di un ristorante pizzeria: «Ho aperto entrambi gli esercizi giovedì 21 maggio. In ristorante ho dovuto togliere tante sedie e tavoli: ora ho meno della metà dei posti consueti. L'aspetto più stressante è però rappresentato dall'attività di controllore, che ci tocca fare, mentre dovrebbe competere ad altri. Siamo sempre in tensione, per le infrazioni che possono commettere gli avventori». SEGNALI POSITIVI Sui controlli precisa: «C'è stata molta collaborazione fra noi gestori e le forze dell'ordine, coordinate molto bene dal commissariato di polizia: la presenza degli agenti spesso è sufficiente, non serve la repressione. Speriamo che anche in futuro i controlli servano per indirizzarci, per correggere eventuali errori, che potremmo fare, e non per sanzionarci». Sull'andamento della stagione turistica, Rezzadore aggiunge: «C'è stato un segnale positivo nelle scorse giornate di fine maggio e inizio giugno, con un certo movimento, anche se potevano ancora venire solamente i cittadini veneti. Per l'estate vedremo di sfruttare al meglio gli spazi all'esterno, ma qui in montagna è dura, la gente non mangia in terrazza, la sera, a causa del clima. Dovremo usare ombrelloni e sistemi per riscaldare». Marco Dibona Gazzettino | 4 Giugno 2020 p. 3 edizione Belluno Gli albergatori ancora prudenti «Aspettiamo» BELLUNO «Prima di cantar vittoria per due giorni andati benino, andrei con i piedi di piombo». Così Walter De Cassan, presidente provinciale Federalberghi all'indomani del ponte del 2 giugno e alla vigilia della cosiddetta fase 3. «Mi sono confrontato anche oggi con molti colleghi - afferma - e userei tutta la cautela del caso prima di dire che il turismo sta ripartendo». IL BILANCIO «Va detto chiaramente - afferma il presidente - che le disdette sono ancora di più delle prenotazioni. Perché dopo l'annullamento delle presenze di marzo, aprile, maggio e giugno sta arrivando ora la mazzata di luglio e agosto. Gli stranieri, dopo essersi dati latitanti in primavera, stanno letteralmente scomparendo per l'estate». Del resto, con ancora gli aeroporti mezzi chiusi, l'insicurezza più totale nei confronti di eventuali quarantene o altre forme di profilassi nonché l'annullamento di tutti gli eventi di richiamo, il turista medio mette le mani avanti. E, per non sbagliarsi, disdice. «A dispetto dei discorsi trionfalistici - sottolinea De Cassan - io andrei cauto. La questione nicchia. Per non dire che è proprio ferma. È vero che il ponte della festa della Repubblica ha registrato un gran movimento di gente in tutto il Bellunese ma è anche vero che per la maggior parte si trattava di pendolari che non si sono fermati a dormire». LA FASE 3 Con ieri 3 giugno si sono aperte le frontiere regionali, consentendo un movimento molto più ampio da parte di chi ha voglia di andarsene in montagna. «Al momento nulla di nuovo all'orizzonte - commenta il presidente Federalberghi - anche perché il 3 è caduto in un giorno lavorativo. Di certo gran movimento stanno avendo gli appartamenti, prossimi ben presto al tutto esaurito». Questo perché la percezione generale della gente è che questi siano più sicuri. Senza nulla togliere a queste formule di accoglienza, dico però che gli albergatori si stanno spaccando in quattro per cercare di rispettare tutti i parametri di igiene e sicurezza previsti dalle normative in atto. Più di uno sta posticipando l'apertura estiva: sicuramente perché non ci sono prenotazioni in vista ma anche appunto perché in queste settimane si sta provvedendo a fornire la struttura di tutte le attrezzature». Raffaella Gabrieli

Gazzettino | 7 Giugno 2020 p. 2 edizione Belluno Ecco i primi foresti «Ma prima di luglio chi apre ci rimette» BELLUNO La puntualità svizzera non è solo un modo di dire. Walter De Cassan, numero uno di Federalberghi della provincia di Belluno, da ieri mattina ne è certo. Ha visto sfrecciare in Agordino le prime due auto con targa della Confederazione Elvetica. E ha tirato un sospiro di sollievo: «È un buon segnale che ci fa sperare - spiega - ma sugli stranieri abbiamo tanti dubbi. Per ora le telefonate che gestisco sono solo di cancellazioni». Sul punto il suo omologo regionale, Marco Michielli, taglia ancora più corto. «Anche nelle Dolomiti gli

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albergatori che alzano la serranda prima di inizio luglio lo fanno mettendo in conto venti giorni di perdita secca». I TIMORI «Non c'è ancora un'aura di tranquillità - prosegue De Cassan - bisogna aspettare che cambi un po' ovunque. Mancano i grandi eventi di giugno che calamitavano una grande fetta di stranieri. I dubbi sulla quarantena, che al momento non è necessaria per gli stranieri, ha preoccupato tutti. Anche l'atteggiamento dell'Austria ci lascia molto perplessi. Ci sono valutazioni sulle possibilità di aprire le frontiere solo con le province confinanti. Una decisione che ci penalizzerebbe moltissimo. Se apre deve aprire a tutti. Questa volta l'Italia ha anche una responsabilità limitata, all'estero c'è grande incertezza». Se ci sono molti interrogativi su quanto succederà con i vicini di casa austriaci, ce ne sono meno con i loro cugini tedeschi. «Tecnicamente - svela Michielli - non ci sono limitazioni per i tedeschi che vogliono venire in Italia ma la Germania ha sconsigliato le ferie qui. Speriamo tolgano al più presto questa indicazione. Cerco di essere realista, senza fare catastrofismi. La stagione inizierà il primo di luglio. Chi apre adesso si espone a venti giorni di costi senza introiti. Nella disgrazia - prosegue - la montagna ha comunque qualche punticino in più». VACANZE E ISEE Anche sul fronte del turismo interno le incognite pesano come macigni, l'annunciato bonus vacanze ha spinto più di qualcuno ad attendere prima di acquistare pacchetti o soggiorni. «In questa fase siamo arrivati al ridicolo. Ci chiamano per chiederci se devono portare l'Isee per avere il bonus vacanze. Dalla scorsa settimana abbiamo iniziato a ricevere qualche telefonata - prosegue sempre Michielli - un albergo solitamente riceve quattro telefonate e una prenotazione, ora riceve dieci telefonate e forse fa una prenotazione. Usciamo da mesi difficili. Cassa integrazione, stipendi a singhiozzo e fabbriche che lavoreranno ad agosto. Le previsioni sugli stranieri dicono che rispetto allo scorso anno ne arriverà solo uno su tre. Paghiamo l'assenza dei voli di lunga percorrenza, non abbiamo americani, russi né asiatici». FRONTE PROMOZIONE Sul fronte della promozione il Consorzio Dolomiti Dmo prova a vedere il bicchiere mezzo pieno. «Spagnoli e inglesi, ma anche polacchi e ovviamente tedeschi e austriaci. Vediamo che c'è fermento e soprattutto abbiamo visto le politiche delle compagnie low cost. Easyjet ha moltissimi voli a 29,99 euro su tante località» spiega Giuliano Vantaggi, abituato a guardare quello che succede fuori per anticipare le mosse. «Sono convinto che questo ci porterà molti turisti. Iniziamo già a programmare la stagione invernale e continuiamo il dialogo con Venezia e con l'aeroporto di Venezia. La chiusura del Canova di Treviso per ora non è così penalizzante». NELLA PERLA Come previsto ad andare meglio, per ora, sono gli appartamenti, succede un po' in tutte le aree della provincia, Cortina inclusa, ma è facile pensare che il trend potrà estendersi in fretta anche alle strutture ricettive. «Tutti gli albergatori - prosegue Vantaggi - sono super pronti nel gestire il cliente. Esistono catene che hanno deciso di non aprire perché fanno dei calcoli diversi. Ma ci siamo e siamo pronti a reagire. Il ruolo di Cortina in tutto questo? Cortina avrà Mondiali e Olimpiadi è chiaro che torna ad essere la Regina fashion delle Dolomiti». Andrea Zambenedetti Alto Adige | 24 giugno 2020 p.33 Montagna, partenza soft ma arrivi in aumento ORTISEI/CORVARA/BRUNICO Non sarà un'estate come tutte le altre. Questo lo sanno tutti, e tutti sperano che non sarà come le prossime. Però sarà un'estate migliore di quella che si prospettava solo qualche mese fa quando, da un giorno all'altro, le valli vennero chiuse e praticamente isolate dal mondo. Nessuno sapeva quando e come sarebbe finita. Non si sa neppure ora, ma in giro c'è più ottimismo, le macchine, anche con targa tedesca, austriaca, svizzera e francese, hanno ricominciato a scorrazzare per le strade delle valli e negli alberghi stanno arrivando, timidamente, le prenotazioni. In molti pensano che la montagna, in questo periodo, sia più sana e libera del mare. «Noi siamo molto contenti, anzi sopra alle nostre aspettative. Qualche mese fa non pensavamo che già in giugno fosse possibile ripartire - ci dice Caroline Pescoll, pr e responsabile marketing dell'Hotel Adler di Ortisei e degli altri due, della stessa catena, a Renon e all'Alpe di Siusi. - Gli italiani sono arrivati subito appena abbiamo aperto, gli stranieri appena sono state aperte le frontiere. Mancheranno i clienti americani, inglesi e orientali, perché loro hanno ancora delle difficoltà a muoversi e mancano i voli. Comunque quelli vengono preferibilmente in inverno. In agosto non abbiamo ancora il tutto esaurito, ma quasi. Finora tutte le prenotazioni fatte in precedenza sono state confermate». E i clienti come si comportano? Come accettano le limitazioni rese necessarie dall'epidemia? «Tutti si comportano bene, seguono le regole, il distanziamento, nessuno si lamenta. Sono molto tranquilli, si godono la vacanza e sono molto contenti di essere qui. Siamo riusciti ad aprire anche il wellness, con le dovute precauzioni: tutto viene sanificato, il personale indossa la mascherina. Devo dire che tutti noi abbiamo avuto molto tempo per prepararci. La partenza non è stata facile, perché era tutto nuovo. Abbiamo dovuto fare le sanificazioni di tutte le strutture, fare dei corsi al personale, creare le distanze. Non ci sono paragoni con gli anni precedenti, ma ce la faremo. L'importante è ripartire e vedere i nostri clienti felici e contenti». Kurt Winkler è il titolare di tre alberghi in Val Pusteria: l'Hotel Winkler a Plan de Corones, del Lanerhof, del Sonnenhof e dello splendido chalet privato Purmontes. «Lo chalet è già prenotato fino alla fine della stagione, il Sonnenhof a Falzes è pieno a metà. Gli altri due si stanno piano piano riempendo. I clienti arrivano innanzitutto dall'Italia, e poi da Germania, Svizzera, Austria. Bisogna pensare che siamo all'inizio della stagione e che noi siamo stati i primi a riaprire in tutto l'Alto Adige. Abbiamo tante richieste per

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agosto. Penso che la gente quest'anno, al mare preferisca la montagna, perché l'aria è più pura, si possono fare tante cose anche stando distanziati. Secondo me la gente ha ancora paura: ne stiamo uscendo, ma non ne siamo ancora usciti del tutto". Anche nei suoi alberghi i clienti si comportano benissimo. "Sono tutti molto rispettosi delle regole, vanno al buffet con guanti e mascherina, mantengono le distanze, non si lamentano mai. Come per tutti, anche per noi non è stato facile aprire. Abbiamo lavorato per due settimane per sanificare tutto, dai letti alle sedie agli sdrai. Abbiamo fatto le prove con il personale e ripreso tutto con i video: al check in, al ristorante, nelle zone comuni. Questa non sarà un'estate come tutte le altre, ma penso che sia migliore di quella che temevamo solo un paio di mesi fa». Anche all'Hotel Perla di Corvara, che aprirà venerdì, come al nuovissimo Ladinia, tutto si sta rimettendo in moto. «Tutto è partito una decina di giorni fa - conferma Fabian Laera, sales management assistant dei due alberghi. Fino ad allora, non eravamo molto ottimisti. Poi, quasi di colpo, sono iniziate le prenotazioni. Non sarà un'estate come le altre, su questo non c'è dubbio, ma non sarà neppure catastrofica come si temeva, Abbiamo molti clienti italiani, e tra gli stranieri soprattutto tedeschi, austriaci, svizzeri, qualche olandese e qualche belga. Purtroppo mancano gli americani che, soprattutto in luglio, erano il numero più consistente. Noi abbiamo ampi spazi quindi non abbiamo avuto problemi ad assicurare i distanziamenti, comunque abbiamo eliminato i buffet. Presumiamo che molti vorranno il servizio in camera e questo causerà un appesantimento del lavoro del personale. Per la stagione prevediamo di avere il 30/40% delle camere occupate, ma molti prenoteranno all'ultimo momento. Bisogna vedere come procede l'epidemia. Dobbiamo tutti solo sperare...».

MONDIALI 2021 E OLIMPIADI 2026: GLI AGGIORNAMENTI Corriere delle Alpi | 17 giugno 2020 p. 17, segue dalla prima Unesco: “Mai coinvolti per le Olimpiadi 2026” di Francesco Dal Mas BELLUNO «La sostenibilità è un valore imprescindibile, ce l'ha confermato l'emergenza Covid-19. È un valore che va perseguito non solo finalizzandolo alle Olimpiadi del 2026, ma anche per il futuro». È la premessa da cui parte il presidente della Fondazione Dolomiti Unesco, Mario Tonina, che a Trento ha riunito il consiglio di amministrazione. Per la Provincia di Belluno e la Regione Veneto erano presenti rispettivamente il presidente Roberto Padrin e l'assessore Federico Caner. Lei scriverà, nei prossimi giorni, una lettera al Governo, in particolare ai ministri competenti in materia di sport, ambiente ed infrastrutture. Cosa lamenterà? «Non si tratta di un lamento ma di una constatazione. Nella predisposizione della Legge Olimpica non siamo stati coinvolti. Siccome i Giochi Invernali del 2026 coinvolgeranno ben tre territori delle Dolomiti Unesco, riteniamo di avere il diritto di poter dire la nostra, almeno sui temi che ci riguardano. Qui operiamo da 10 anni, conosciamo puntualmente le comunità e i loro ambienti e riteniamo di aver maturato anche politiche e culture tali da poter essere ascoltati in preparazione di eventi così importanti». Temete, appunto, che questi eventi rischino in qualche misura di risultare troppo invasivi? «Nella Legge Olimpica c'è un punto fermo relativo alla sostenibilità. Noi vorremmo, però, che questo concetto - che significa anzitutto protezione del creato - avesse una valenza finalizzata ben oltre la data olimpica. Si parla di infrastrutture? Bene, queste siano pensate e progettate traguardando anche il post-Olimpiadi e cioè il bene-essere delle comunità coinvolte». Presidente dica la verità: teme una seconda Torino 2006? «L'ha detto lei». Avete visto degli "appetiti" che stanno crescendo? «No, ma è saggio mettere le mani avanti per far capire che se si persegue a tutti i costi la sostenibilità, come vogliamo, non possiamo concederci il business. Chiaro, no?». Proviamo a tradurre. Questo significa che non si possono strumentalizzare le Olimpiadi per riempire le nostre valli di impianti? «L'ha detto ancora lei». Quindi, se abbiamo capito bene, Dolomiti Unesco vuole fare da sentinella ambientalista sui Giochi del 2026. «Vogliamo semplicemente portare il nostro contributo, ritenendo di essere stati per 10 anni un laboratorio di sostenibilità. Nei fatti, non a parole. Quanto è accaduto in questi mesi con il Coronavirus ci ammonisce a preservare puntualmente un ambiente che è ancora molto sicuro e che proprio per questo dimostra di essere apprezzato dal turista. Sostenibilità vuol dire compatibilità e compatibilità significa che nelle nostre valli, così incontaminate, non possiamo portare elementi di contaminazione». Significa anche, permetta l'esemplificazione, che il ghiacciaio della Marmolada va preservato da ulteriori sfruttamenti? Con il Veneto vi state mettendo d'accordo? «La Marmolada è un patrimonio da preservare. Con il Veneto condividiamo questa prospettiva e sono sicuro che quanto prima troveremo un accordo». Gli operatori turistici dei passi possono stare tranquilli quest'estate? «Ribadisco che dobbiamo trarre insegnamento dall'emergenza Covid-19, che in termini di sostenibilità della montagna ci ha dato indicazioni precise». All'interno del cda sono tutti d'accordo con questa impostazione? Anche i rappresentanti del Veneto? «Tutti, veramente tutti». Alla riunione di Trento vi siete occupati anche delle regole per i rifugi. Regole che sono ancora diverse tra Province e Regioni. «Uniti nella diversità è il motto che da sempre caratterizza il nostro impegno. Proponendo cinque regole per frequentare quest'estate

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i rifugi di montagna, noi vorremmo che gli amanti delle terre alte possano tornare a popolarle in sicurezza. Sono regole condivise da tutte le associazioni che operano sul territorio, che voglio ringraziare per l'impegno e la volontà di collaborare». Gazzettino | 4 Giugno 2020 p. 2 edizione Belluno Berton: «Cortina resta irraggiungibile bisogna accelerare» Finito il periodo di chiusura totale, al primo banco di prova, la viabilità bellunese mostra tutti i propri limiti. Tra sabato e martedì due giugno, code in A27, code in Alemagna. Raggiungere Cortina è una missione impossibile e il prolungamento dell'autostrada, idea mai abbandonata dagli industriali torna d'attualità. La presidente degli industriali di Belluno, Loraine Berton, che delle opere ha fatto la missione del suo mandato batte i pugni sul tavolo: «Le infrastrutture - ha tuonato - ora o mai più». LA CARTOLINA «Le lunghe code sull'Alemagna e in A27 ci dicono che gli interventi risolutivi sono ancora in alto mare - spiega la numero uno di palazzo Doglioni Dalmas - che si procede a rilento, che il nostro gap infrastrutturale rischia di diventare una voragine incolmabile». Il tempo continua a scorrere e neppure la proroga di un anno, chiesta per i mondiali di Cortina 2021 causa coronavirus, potrebbe essere sufficiente a completare le opere. Le quattro attesissime varianti Mondiali (Tai di Cadore, San Vito di Cadore, Valle di Cadore e Cortina) non saranno pronte per la gara iridata. Indipendentemente dallo slittamento al 2022. Anas lo ha chiarito subito, spiegando che le autorizzazioni sono ferme alla commissione Via a Roma. «L'ultimazione potrà prevedersi nel 2024». Il motivo? L'incartamento è ancora sulle scrivanie del Ministero dell'Ambiente a Roma dove giace, indisturbato, da oltre diciotto mesi. Con buona pace di chi ha passato il fine settimana in coda sulle strade bellunesi. SCELTE RADICALI «Se è vero che questo è il momento del coraggio e delle scelte radicali - riprende Berton - allora le infrastrutture sono la priorità in Italia e, a maggior ragione, nei territori montani come quello bellunese. Ricordo le determinazioni che, quasi un anno fa, erano state condivise dal tavolo delle Infrastrutture della Provincia di Belluno, come la necessità di uno sbocco a nord e il miglioramento della viabilità intervalliva. Il mio appello è rivolto a tutti i livelli istituzionali, dal Governo alla Regione, passando per l'Europa, dove si stanno definendo le linee strategiche per i prossimi anni. Si faccia una programmazione seria e si mettano risorse vere, ciascuno per la propria parte. La crisi da pandemia ci ha già enormemente provati, non possiamo rimanere fermi ad aspettare che le cose si risolvano da sole». PARADOSSO Berton poi affronta il tema Mondiali di sci di Cortina, per cui si è chiesto lo slittamento al 2022 causa Covid. «Questa eventuale proroga dovrà spingere tutti gli enti coinvolti ad accelerare sul fronte delle opere programmate già in spaventoso ritardo. Non farlo sarebbe davvero imperdonabile, un pessimo segnale per chi crede nel rilancio di questo territorio». Ma non è solo il turismo a pagare un prezzo elevato, spiega la leader degli industriali: «Collegamenti veloci e sicuri, sostenibili e tecnologici, servono alla nostra economia, manifattura e turismo in primis, ma ancora di più a chi in montagna abita e vorrebbe rimanere». LA POLITICA La politica intanto invita ad avere fiducia, qualcosa nella Capitale si sta muovendo, se gli interventi siano sufficienti a rimettere in moto i fascicoli è presto per dirlo. Anche perché una volta usciti servono i tempi per affidare i lavori e soprattutto per farli. «Dobbiamo avere fiducia nella legge olimpica - spiega il presidente della Provincia, Roberto Padrin - ci auguriamo possa sbloccare la questione infrastrutturale. Il nodo di Longarone, che permetterebbe di evitare almeno in parte le code domenicali che ormai fanno parte della normalità della stagione estiva e invernale da e verso le nostre Dolomiti». IN ATTESA «Il coronavirus - riprende Berton - ci ha insegnato quanto la libertà di movimento sia un bene assoluto, una necessità per le persone e le imprese. Si faccia presto, adesso davvero non ci sono più alibi». Per la provincia di Belluno è l'ultima chiamata sul fronte delle infrastrutture. All'appuntamento olimpico mancano cinque anni e mezzo. Un'inezia rispetto ai grandi sogni del territorio, dal treno delle Dolomiti allo sbocco a nord. Un'inezia che rischia di condannarli a rimanere tali. Andrea Zambenedetti Corriere delle Alpi | 5 Giugno 2020 p. 31 «Milano-Cortina 2026 ha tracciato la strada» Belluno «Milano Cortina 2026 ha tracciato una strada nuova nell'organizzazione dei Giochi».Cosi ieri Giovanni Malagò, presidente del Coni, in una chiacchierata a "Corto, ristretto un poco lungo", in live streaming su Facebook e You Tube, proposta dai manager sportivi (con legami familiari in Zoldo e in Cadore) Andrea Vidotti e Andrea Cicini. La rubrica, giunta alla quinta puntata, è dedicata a La rubrica,

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che tratta i temi del marketing sportivo e della comunicazione, è ieri è stata dedicata ai Giochi Olimpici Invernali Milano Cortina 2026 e al binomio Sport&Turismo con la ricaduta sul territorio.Protagonisti sono stati Malagò e Luca Moretti, presidente dell'Apt di Livigno, oltre alla campionessa del nuoto Federica Pellegrini, che di Livigno è testimonial, alla pari di altre atlete di vertice come le biathlete Dorothea Wierer e Lisa Vittozzi. «Tra pochi giorni, il 24 giugno, sarà un anno che c'è stata l'assegnazione all'Italia delle Olimpiadi e come comitato organizzatore faremo qualcosa per ricordarlo», ha esordito il numero uno del Coni. «Si è trattato di una vittoria di squadra della quale sono davvero molto orgoglioso, un'avventura più unica che rara. L'arrivo dei Giochi sotto ogni punto di vista sarà veicolo di opportunità: in ambito economico, occupazionale, in termini di sinergie. Una parola è fondamentale: fiducia. Milano Cortina ha messo in moto non solo un processo organizzativo importante ma anche delle dinamiche mentali e culturali virtuose: dall'albergatore che finalmente decide di rifare la propria struttura, all'ente locale che sistema la variante, dall'impiantista che rinnova gli impianti agli sponsor che vogliono investire».«Con Milano Cortina 2026 abbiamo stravolto l'impostazione di una candidatura olimpica», ha proseguito Malagò. «Abbiamo tracciato una strada, siamo stati precursori, scegliendo località che hanno una storia alle spalle, cultura sportiva, hanno pubblico, hanno impianti e strutture. Abbiamo stravolto l'impostazione di un luogo olimpico e credo che gli eventi olimpici che seguiranno non potranno tenere conto della nostra esperienza. Ci sarà una estensione territoriale ampia, con benefici a vasto raggio: pensiamo al Veneto, con Cortina protagonista e Venezia che sarà l'hub aeroportuale, ma anche destinazione che gli appassionati che arriveranno sulle Dolomiti non potranno non visitare. Senza dimenticare Verona che ospiterà all'Arena la cerimonia conclusiva». --I. T. Corriere delle Alpi | 6 Giugno 2020 p. 24 Gli impianti a fune riaprono investendo «Sono confermati lavori per 75 milioni» CORTINA Operazione ripresa, per ricominciare a pensare, programmare, fare in montagna. Anef, Dolomiti Superski, Movimënt e Comune di Asiago si sono confrontate in un dialogo in diretta all'interno della web tv Canale Europa, appuntamento che ha registrato oltre 13mila spettatori. C'è una stagione estiva che a Cortina ha preso il via il 30 maggio con l'apertura della funivia Lagazuoi. Una stagione che prevede un piano investimenti di 90 milioni sul Dolomiti Superski, il maggiore comprensorio sciistico d'Italia con un'estensione di circa 3000 km.«Siamo in grado», spiega Andy Varallo, vicepresidente del Dolomiti Superski, «di portare gli utenti da un punto a valle ad un punto a monte con una fluida distribuzione del traffico, evitando così file e assembramenti. Tutto il Dolomiti Superski sta lavorando all'incremento degli impianti di risalita e dei collegamenti, e molte società hanno voluto portare a termine gli investimenti iniziati lo scorso anno. Questo mostra la volontà del settore di continuare quel processo di innovazione e di continua ricerca di progresso che ci ha portati a diventare quello che siamo oggi. Il piano investimenti programmato di circa 90 milioni, infatti, ad oggi è stato confermato per ben 75 milioni, segno che la filiera intende investire, e svolge quindi un ruolo di motore trainante per la concorrenzialità dei comprensori sciistici. Per il futuro abbiamo molti progetti, tra cui quello di migliorare i collegamenti con l'Alta Badia da Cortina d'Ampezzo, Plan de Corones, e Val di Fassa. In questo periodo economicamente difficile, inoltre, la categoria è stata in grado di non pesare sulla disoccupazione nazionale perché» conclude Varallo, «solo alcune società hanno utilizzato la Cassa integrazione in deroga e, con la riapertura degli impianti, abbiamo garantito i consueti posti di lavoro stagionali e annuali estivi».«C'è tanta voglia di ricominciare», aggiunge la presidente di Anef, Valeria Ghezzi, «ma una delle prima cose da fare è uscire dall'equivoco del week end burrascoso dell'8 marzo. Noi impiantisti siamo il traino di una filiera importante, spegnere gli impianti significa spegnere la ristorazione, gli alberghi, le scuole di sci. È nostra la responsabilità socio-economica della montagna, ed è nostra la responsabilità di un uso consapevole degli impianti in tutta sicurezza. Ricordiamoci che il trasporto sugli impianti di risalita ha una durata brevissima, e che questa estate tutte le cabine viaggeranno con i finestrini abbassati per consentire una corretta areazione. Il trasporto a fune è sicuro, non è la fonte del contagio, ma lo sono piuttosto i contesti di assembramento del divertimento accessorio allo sci, che lo Stato ha già provveduto a regolamentare. Abbiamo inoltre la fortuna di poterci avvalere di un progresso tecnologico straordinario, che ci è stato d'aiuto anche in un momento drammatico come quello durante e post Covid-19, dai collegamenti online ai moderni dispositivi di sicurezza». Alta o bassa, di roccia o di verde, la montagna si conferma un luogo sicuro, ospitale, accogliente, democratico. La meta perfetta per questa estate, per il prossimo inverno, e per tutte le volte in cui si vuole semplicemente respirare più a fondo la natura. A Cortina, dopo la funivia del Lagazuoi già in funzione, apriranno le Cinque Torri, Auronzo, e Col de Varda (Misurina) il 20 giugno, il Cristallo il 26 giugno, Pié Tofana-Duca d'Aosta e Duca d'Aosta-Pomedes il 27 giugno, Fedare, Socrepes, Tofana-Freccia nel Cielo il 4 luglio, e il Faloria, dove sono in corso lavori, il 25 luglio. Il secondo tratto della Freccia nel Cielo sarà chiuso per lavori per tutta l'estate. Intanto ieri mattina ha fatto la sua comparsa la neve, alle quote sopra i 2500 metri, come era stato previsto dal centro antivalanghe di Arabba. Molti rifugi resteranno chiusi domani proprio per questo motivo. Ma molti saranno aperti oggi per sfruttare una finestra di bel tempo. --a.s. Gazzettino | 7 Giugno 2020 p. 23 edizione Belluno

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Abbattuti gli alberi per far posto alla nuova cabinovia Il taglio degli alberi precede l'avvio dei lavori della nuova cabinovia da Son dei Prade a Bain de Dones. Il primo abbattimento è stato eseguito a Cianzopé, dove inizia la strada per le Cinque Torri: lì sorgerà la stazione intermedia del lungo impianto, strategico per il futuro del turismo e dell'economia di Cortina, ben oltre lo svolgimento dei Campionati del mondo di sci alpino. Quella cabinovia collegherà infatti il comprensorio sciistico di Socrepes, Tofana e Pocol con l'area di Cinque Torri, Averau, passo Falzarego e Lagazuoi. E' pure iniziato uno scavo di sondaggio del terreno a Son dei Prade, a ridosso dell'arrivo della seggiovia quadriposto Olimpia, dove sorgerà la stazione a valle della nuova cabinovia. L'apertura dei cantieri veri e propri è attesa in questo mese di giugno, forse già la prossima settimana. Per accelerare i tempi si lavorerà contemporaneamente su più fronti: per costruire le stazioni di partenza e di arrivo; per realizzare la stazione intermedia; per gettare le basi dei piloni della lunga linea, che dovrà essere privata degli alberi. Il progetto e la costruzione della nuova cabinovia sono stati affidati al raggruppamento temporaneo costituito dall'azienda Leitner di Vipiteno e dall'impresa Toninelli di Bergamo. Sono gli stessi partner che hanno costruito a tempo di record l'ultimo impianto di Cortina, la cabinovia del Col Druscié, inaugurata lo scorso mese di gennaio, a sostituire il primo tronco della storica funivia Freccia nel Cielo per la Tofana. Il quadro economico complessivo della nuova opera è di 18 milioni di euro; l'importo dei soli lavori supera 14 milioni. La nuova cabinovia sarà un'opera pubblica, finanziata per 15 milioni dai Fondi comuni di confine; per circa 3 milioni da Luigivalerio Sant'Andrea, il commissario di governo per i Mondiali. Una volta realizzata ci sarà un altro bando, per trovare il gestore. L'aggiudicazione dei lavori è stata fatta dalla Provincia di Belluno, come stazione appaltante, lo scorso mese di marzo, quando si stabilì la necessità di un paio di mesi di tempo per presentare la progettazione esecutiva dell'opera, come prevedeva l'appalto integrato. Serviranno altri sei mesi per le parti edili e per la posa in opera dei componenti, preparati in stabilimento da Leitner. L'intento è di completare l'impianto per la fine dell'anno, al massimo per l'inizio del 2021. Tutto ciò senza tener conto della decisione che la Federazione internazionale sci potrà prendere nelle prossime settimane, in merito alla richiesta dell'Italia di rinviare di oltre un anno i Mondiali, dal febbraio 2021 al marzo 2022. Marco Dibona Corriere del Trentino | 16 giugno 2020 p. 5, segue dalla prima (medesimo articolo anche a pagina 1 e 4 del Corriere dell’Alto Adige) Dolomiti Unesco, lettera ai ministri: «Olimpiadi, il governo ci coinvolga» di Marika Giovannini TRENTO La Fondazione Dolomiti Unesco vuole contare di più nel percorso di avvicinamento alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina. «Nel provvedimento varato ad aprile l’ente non è stato preso in considerazione» ammette il presidente della fondazione Mario Tonina, che ieri ha riunito a Trento i rappresentanti delle associazioni della montagna e dei rifugi del Triveneto per fare il punto dell’accoglienza in quota in vista dell’avvio della stagione estiva. Guardando, però, anche all’appuntamento a cinque cerchi del 2026. Le Olimpiadi «L’evento olimpico — sottolinea il vicepresidente della Provincia — è una grande opportunità per i nostri territori». Ma finora, ribadisce, a Roma la fondazione che rappresenta le Dolomiti patrimonio dell’umanità non è stata coinvolta. Almeno, non nella legge olimpica varata ad aprile in pieno lockdown. «Non c’è alcuna volontà di escluderci — precisa Tonina — ma crediamo sia importante che la voce della fondazione sia tenuta in considerazione in un appuntamento olimpico che potrà essere all’insegna della sostenibilità». Per questo, i vertici dell’ente scriveranno ai ministri dello sport, dell’ambiente e delle infrastrutture «per far capire — prosegue l’assessore — l’importanza della fondazione, per ricordarne i risultati di questi dieci anni e per tratteggiare i contributi che può dare in un evento di questo tipo». Un evento, avverte Tonina, «al quale sarà fondamentale arrivare preparati per garantire opportunità ai nostri territori, guardando anche oltre il 2026». La stagione estiva Ma se l’orizzonte temporale dell’appuntamento olimpico è a lungo raggio, quello della stagione estiva è decisamente più stretto. Anzi, imminente. L’apertura dei rifugi è ormai dietro l’angolo (la data è sempre quella tradizionale del 20 giugno). E in un’estate segnata dal Covid le regole di comportamento saranno centrali per convivere anche in alta quota. Di qui la decisione della fondazione e delle associazioni del territorio — Alpenverein, Cai Alto Adige, Cai Friuli Venezia Giulia, Cai Veneto, Sat, Rifugi alpini Südtirol, Associazione rifugi del Trentino e Associazione gestori rifugi alpini del Veneto — di fissare in cinque semplici regole le misure cardine della vita nei 66 rifugi delle Dolomiti Unesco. Nel dettaglio: è obbligatoria la prenotazione nei rifugi per il pernottamento e consigliata per i pasti; è necessario l’uso di mascherine e gel igienizzanti nelle aree comuni, così come il distanziamento «secondo le disposizioni vigenti». Ancora: è necessario portare con sé ciabatte e asciugamano e chiedere al rifugista, prima di mettersi in marcia, cosa serve per il pernottamento (è comunque sempre consigliato portarsi il proprio sacco a pelo). «Sono regole semplici e di buonsenso» assicura la direttrice della fondazione Marcella Morandini. Regole, aggiunge, che nelle prossime settimane saranno diffuse in italiano, tedesco e inglese. E che rappresentano un punto di contatto necessario — è la posizione dei rappresentanti dei rifugi — per cercare di fare ordine in «regole che spesso sono diverse a seconda delle regioni». Ora lo sguardo è ai turisti. E al sole: «Siamo ottimisti — abbozza Ezio Alimonta, gestore dell’omonimo rifugio in Brenta — ma speriamo

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che il tempo ci aiuti». Corriere delle Alpi | 18 giugno 2020 p. 32 Ambientalisti di MW contro Dolomiti UNESCO "stia fuori dai cantieri" Di Francesco Dal Mas BELLUNO La Fondazione Dolomiti Unesco chiede di esserci nella gestione dei cantieri per l'evento. Per controllare se gli interventi saranno davvero sostenibili. Ma gli ambientalisti le consigliano di starsene fuori, anche perché - spiegano - ha già dimostrato di aver fallito con la "Carta di Cortina", di tutela dell'ambiente, che sarebbe stata disattesa. D'altra parte, se dopo 10 anni non sa che consigliare agli alpinisti di portarsi nello zaino ciabatte ed asciugamani, vuol dire - secondo l'associazione Mountain Wilderness - che non ha proprio nulla di costruttivo da proporre. Gli ambientalisti, insomma, manifestano tutta la loro delusione. «Quando Unesco ha sostenuto il patrocinio per la nascita delle Dolomiti patrimonio naturale dell'umanità sicuramente si attendeva ben altro: probabilmente la tutela del patrimonio affidato in gestione alle 5 Province e al Ministero dell'ambiente, l'implemento della biodiversità, la conservazione dei beni naturali e paesaggistici, oltre al sostegno delle attività economiche che attivano il miglioramento qualitativo del vivere in montagna» , ricorda Franco Tessadri, portavoce dell'organizzazione. «Da allora abbiamo collaborato, fin quando ci è stato reso coerentemente possibile, alla costruzione di processi ricchi di ricadute positive in termini di recupero di biodiversità, di ripianamento dei paesaggi immiseriti dall'azione dell'uomo, ma pure di qualità dell'offerta turistica» ricorda Tessadri, che mette in fila, nella memoria, l'impegno nella progettazione dei temi della conservazione e gestione delle aree protette; il censimento degli impianti obsoleti, o da abbattere o da riconvertire; la riduzione dell'impatto del traffico sui passi dolomitici con le previste chiusure ad orario. E ancora le linee guida sui grandi eventi motoristici in quota. Ed uno stimolo continuo teso a portare la Fondazione ad assumere credibilità internazionale attraverso progetti coerenti con la conservazione ambientale. «Ci attendavamo che in una conferenza stampa strutturata dopo la dolorosa pandemia Sars CoV 2 gli attori decisionali della Fondazione affrontassero questi temi visto che buona parte del mondo scientifico sostiene che il consumo di natura, di suolo e l'inquinamento siano concausa primaria del diffondersi di queste malattie. Ci accorgiamo invece» sottolinea Tessadri «che ancora una volta la Fondazione non ha saputo resistere alle pressioni dei forti interessi economici diffusi sui territori tanto da leggere ancora il riconoscimento all'interno di una miope cornice di marketing turistico». Quanto, poi, all'appuntamento olimpico, se i Mondiali di Cortina del 2022 stanno già a dimostrare il fallimento della Carta di Cortina, quanto si aggroviglia nella matassa delle Olimpiadi invernali Cortina - Milano 2026 è ancora più preoccupante. «La Fondazione Dolomiti Unesco» sottolinea il portavoce di MW, «invece di pretendere di essere compartecipe della distruzione della montagna dolomitica, dovrebbe diventare la sentinella della tutela della qualità ambientale e impedire che troppe zone oggi tutelate a parco o inserite nella normativa europea di rete Natura 2000 vengano sconvolte». Tessadri cita tutti i caroselli in programma. «Si va profilando, dalle Tofane fino al Civetta, uno scenario sconvolgente. Suggeriamo - conclude - almeno una attenzione virtuosa alla Fondazione, anche se si tratterebbe di operare fuori dalle zone vincolate: concentrare maggiori sforzi e investimenti alle problematiche della mobilità estiva e invernale nei fondovalle». Chiaro, dunque, ancora una volta, il no di Mw al collegamento tra Cortina ed il Civetta, da una parte, ed Arabba, dall'altra. Corriere delle Alpi | 19 giugno 2020 p. 30 "Sbancamenti e cemento: così i soldi si trasformano in uno scempio ambientale" L'INTERVENTO A Cortina è in atto uno scempio ambientale che lascia sconcertati: ruspe, betoniere e motoseghe in azione dal fondovalle ai ghiaioni di alta quota. Nella montagna ampezzana è arrivata una valanga di soldi che si sta trasformando in una colata di cemento che andrà a intaccare irrimediabilmente un paesaggio unico al mondo. Il motivo di questa frenetica attività sono i Mondiali 2021 probabilmente spostati al 2022, in coda alle Olimpiadi invernali di Pechino), seguiti dai Giochi Olimpici 2026; e poi, nelle intenzioni, il "grande carosello", con la costruzione di impianti di collegamento in quota tra tutti i comprensori sciistici delle Dolomiti. Tutti eventi e progetti sbandierati dai promotori come "green" e a "impatto zero". La Fondazione Dolomiti Unesco, che ha tra i soci fondatori la Regione Veneto, è troppo impegnata a fare promozione turistica per accorgersene o per intervenire? In tutto questo lo sport centra poco, e ancor meno lo spopolamento delle terre alte e la necessità di porvi rimedio: quello che interessa è far girare i soldi e porre le basi per un ulteriore sfruttamento della montagna che attiri ulteriore turismo di massa, con tutto quello che gli va dietro, costi quel che costi. "Business as usual", dunque, anche se nessun buon padre di famiglia investirebbe il suo capitale nell'industria dello sci in tempi in cui il riscaldamento globale, in drammatica accelerazione, sta cambiando tutto mettendo a rischio la vita stessa sul pianeta, come stanno ripetendo da anni scienziati di tutto il mondo. Ma la politica è nelle mani di negazionisti il cui sguardo non va oltre i termini del

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proprio mandato, tanto dopo il testimone passerà a qualcun altro, con buona pace dei propositi di sbandierata "ecosostenibilità". Ci si riempie infatti la bocca di parole come green, transizione ecologica e sostenibilità ambientale, ma nella pratica si va avanti con la cementificazione e il consumo di suolo come sempre, anzi più di sempre. A tutto questo, con il pretesto di stimolare la ripresa dopo la crisi del Covid-19, la lobby dei progettisti e delle grandi opere torna alla carica per il prolungamento dell'A27, che non si capisce in che modo potrebbe portare vantaggi al territorio bellunese, costituendo chiaramente un banale by pass tra il trevisano e l'Europa centrale. Nell'assistere impotenti al sacco della "perla" delle Dolomiti il pensiero inevitabilmente va alla "Regina" delle stesse Dolomiti e alla "Regina" dell'Adriatico, che da anni vengono umiliate allo stesso modo: povera Cortina, povera Marmolada, povera Venezia, povero Paese. Corriere delle Alpi | 19 giugno 2020 p. 30 Ghedina: «Sono in corso lavori per 26 milioni» di Alessandra Segafreddo CORTINA Lavori in corso a Cortina per 26 milioni. «Era dalle Olimpiadi del 1956 che non si vedevano così tanti interventi», dichiara soddisfatto il sindaco Gianpietro Ghedina. Sull'immediato, tra gli altri, 2.700.000 euro per asfaltature e marciapiedi; 5 milioni per il nuovo ponte di Crignes; 18 milioni per l'impianto pubblico di collegamento tra Pocol e Cinque Torri. «Cortina, locomotiva della provincia di Belluno, è tutta un cantiere», sottolinea Ghedina, «grazie alla forte determinazione di questa Amministrazione, che è riuscita a promuovere il suo territorio con una strategia sul medio e lungo periodo, puntando sui grandi eventi e coinvolgendo l'intero paese, attraverso progetti concreti. Siamo un paese unito, che fa sistema e che lavora con le istituzioni provinciali, regionali, nazionali in perfetto ascolto e sintonia. A Cortina, infatti, si investe: qui c'è voglia di rilancio e di futuro. Il Comune si pone come protagonista anche nel settore degli impianti di risalita, con il nuovo impianto di collegamento tra Pocol e Cinque Torri». Si tratta di un intervento da 18 milioni, finanziato per la maggior parte dai Fondi di confine, i cui lavori dopo anni di immobilismo sono partiti proprio in questi giorni. A Natale l'impianto, inserito fra le opere previste per i Mondiali, sarà pronto. «Su un nuovo impianto dal centro verso Socrepes», aggiunge il sindaco, «si sta poi lavorando grazie agli impiantisti e alla Regione che credono fortemente insieme a noi in questa iniziativa. Anche sulla piscina di Guargné si va avanti ed entro l'anno inizieranno i lavori. Tante poi sono le ristrutturazioni da parte di privati: pressoché tutti gli alberghi dismessi stanno ristrutturando o hanno presentato piani di intervento; altri si aggiornano e rinnovano». Ben 5 milioni sono stati stanziati per il nuovo ponte di Crignes: i lavori inizieranno tra pochi giorni. Sul programma opere pubbliche sono stati inoltre inseriti 2.700.000 euro per asfaltature e marciapiedi con interventi a partire dall'autunno. «Viste le lavorazioni che si stanno facendo sulla fibra ottica e sulla rete elettrica con Enel e con Terna», specifica Ghedina, «non è stato ritenuto coerente e razionale sovrapporsi e il lockdown ha poi rallentato e rinviato alcune lavorazioni programmate, essendo molte le ditte da fuori regione. Nello specifico, in merito all'attività di coordinamento e di organizzazione per un upgrade tecnologico del paese, E-distribuzione lavora a 50 Km di rete elettrica per alimentare tutte le cabine al fine di garantire la fornitura anche in caso di guasti. Open Fiber lavora a 80 km di fibra ottica in parte utilizzando le linee interrate dell'illuminazione esistente, in parte con nuovi scavi. Per dicembre prevediamo ne saranno in esercizio il 30-40% sul territorio comunale. Telecom sta invece implementando la sua rete di fibra». Corriere delle Alpi | 25 giugno 2020 p. 22 Bloccata la marcia degli ambientalisti contro i lavori per i nuovi impianti di Gianluca De Rosa BELLUNO Una marcia per dire no a Mondiali e Olimpiadi. Nel giorno della ricorrenza del primo anno dall'assegnazione delle olimpiadi di Milano-Cortina gli ambientalisti tornano a far sentire la loro voce, annunciando una marcia per denunciare l'impatto dei lavori progettati, in via di realizzazione o già completati. Ma la protesta non potrà essere svolta, almeno per il momento. La Questura di Belluno, infatti, ha comunicato che, per motivi legati all'emergenza Covid-19, la manifestazione non potrà essere svolta e dovrà essere rimandata a data da destinarsi. La marcia, organizzata dal coordinamento delle associazioni ambientaliste, era stata programmata per domenica, con partenza alle 9.30 dal piazzale dell'Alexander Girardi Hall. Tra strada e sterrato, avrebbe dovuto "toccare" alcuni punti dove sono stati realizzati oppure sono in via di realizzazione i principali interventi pensati per le due manifestazioni sportive, fino a raggiungere località Cianzopé, punto di partenza della strada che raggiunge il rifugio Cinque Torri.

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«Volevamo permettere ai partecipanti di constatare da vicino la portata dei lavori con pesanti conseguenze su ambiente e paesaggio», dicono gli organizzatori. Effetti negativi, dunque, pesantissimi ed evidenti sull'ambiente a cui, sempre stando al coordinamento delle associazioni ambientaliste, non farà da contrappeso la riuscita dell'evento sportivo, considerata "incerta". «Nel 2015 avevamo sostenuto il referendum consultivo sulla candidatura dei mondiali 2021» si legge nella nota, «referendum che, è bene ricordarlo, ha visto solo il 26% dei cittadini aventi diritto al voto esprimersi con un sì». «Tutti gli sbancamenti, disboscamenti e movimenti terra che avremmo dovuto osservare durante la marcia sono stati realizzati nel rispetto delle normative, visto che a oggi non è emerso alcun abuso, e hanno avuto l'approvazione delle autorità competenti dopo un iter lungo e complesso, denso di perizie, consulenze di ogni tipo, osservazioni, contro-osservazioni, conferenze di servizi. Se il risultato è questo, qualcosa evidentemente non funziona: o le normative a difesa dell'ambiente sono insufficienti oppure sono male applicate. È una questione su cui riflettere». La manifestazione, dunque, era pensata per dire "no" agli eventi, ribadendo concetti come "noi non ci siamo" oppure "non siamo complici". «Vogliamo crescere con la natura, non contro di essa» denunciano gli ambientalisti che al termine della marcia pianteranno un giovane abete a Cianzopé, «in un luogo nascosto e non raggiungibile dalle ruspe» specificano.

COLLEGAMENTO COMELICO – PUSTERIA: GLI AGGIORNAMENTI Corriere delle Alpi | 1 Giugno 2020 p. 21 Collegamento, iter a rilento per il virus Stefano Vietina comelico L'obiettivo resta quello: inaugurare il collegamento turistico e sciistico con la Pusteria a fine 2021. Ad un anno dalla grande manifestazione del 1° giugno scorso, lo conferma il sindaco di Comelico Superiore, Marco Staunovo Polacco.«L'emergenza ha solo rallentato l'iter dei procedimenti autorizzativi», spiega, «perché l'appuntamento a Venezia, in sede di valutazione ambientale strategica, che avevamo in calendario l'11 marzo l'abbiamo potuto tenere solo il 27 aprile. Ma tutto procede». A che punto siamo?«Ai primi di marzo sono scaduti i termini per presentare le osservazioni sulla variante urbanistica che riguarda l'impianto che salirà da Valgrande a Col d'la Tenda. Entro il 10 giugno terremo un consiglio comunale per recepire integrazioni e controdeduzioni a queste osservazioni, per poi ritornare le carte alla Commissione Vas ed attendere da loro il via libera anche per questa variante. A quel punto, penso verosimilmente per metà luglio, avremo completata tutta la parte urbanistica, con l'approvazione delle varianti 1 e 2 (la seconda, approvata in precedenza, riguarda l'impianto che da Valgrande salirà verso Cima Colesei per giungere poi in Pusteria, ndr )» .E dopo?«Si tratterà di procedere con il progetto definitivo dei due impianti e delle due piste, nonché di viabilità e parcheggi». Tutto a posto, quindi?«Resta da definire la questione di Cima Colesei. Noi abbiamo le idee chiare e speriamo di avere da tutti gli enti interessati il via libera».Anche dalla Sovrintendenza?«Credo proprio di sì, anche perché la soluzione che abbiamo prospettato noi è quella che ha il minore impatto paesaggistico, incide meno sul bosco e garantisce anche in vetta la migliore prospettiva, sotto tutti i punti di vista. Anche da quello economico».In quale modo?«Con il progetto di interrare la stazione a monte, così da renderla quasi invisibile. Ci sarà un costo ulteriore di un milione, secondo le previsioni. Ma va detto che l'altra soluzione prospettata dalla Sovrintendenza, ovvero quella di far correre l'impianto più in basso, richiedeva almeno 10 milioni di di investimento in più. Soldi difficili da trovare, come comprensibile. E aveva anche maggior impatto ambientale».Un anno fa in Comelico la grande manifestazione pro collegamento: politici , enti locali e oltre 3.000 persone scese in piazza a reclamare la rapida conclusione di questo progetto...«Un evento così, a mia memoria, le nostre valli non l'avevano mai vissuto. Un segno chiaro di unità e compattezza di tutto il territorio. Col lavoro fatto nel 2019, proprio a cavallo della manifestazione, con i vari incontri al ministero dei Beni ambientali e culturali, la condivisione passo dopo passo delle nostre idee, un confronto anche acceso, ma sempre molto trasparente, abbiamo messo basi solide per quello che stiamo facendo oggi».Viabilità e parcheggi?«Rientrano nel progetto e vedremo come procedere nella realizzazione. Si tratta di 350 posti auto, che realizzeremo con le soluzioni a minor impatto ambientale, con pavimentazioni in verde» .Ottimista?«Sono confidente sul fatto che», conclude il sindaco Staunovo Polacco, «ottenuta in ogni dettaglio la conformità urbanistica, procederemo spediti verso l'obiettivo rispettando i tempi che ci siamo dati». --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 1 Giugno 2020 p. 21 Senfter, un bagno di folla «che ci ha dato forza e fiducia» COMELICO

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«Ogni tanto guardo le foto di quella giornata, rivedo le donne e gli uomini del Comelico che hanno organizzato quella bella manifestazione e che si stanno battendo per il collegamento, e mi commuovo. È stata una giornata, quella di un anno fa, che ha risvegliato l'orgoglio della gente ed ha anche dato a noi imprenditori una rinnovata fiducia. La gente ha dimostrato, insomma, di essere convinta che questa struttura si debba fare, per lo sviluppo del Comelico ed anche della Pusteria». Il ricordo di Franz Senfter, presidente della società Tre Cime Dolomiti (Drei Zinnen) che gestisce gli impianti sciistici di Padola oltre che quelli della Pusteria, ad un anno di distanza è ancora carico di riconoscenza, anche per il successo personale che il Comelico intero quel giorno gli ha tributato. «Io finché vivo sono con voi», aveva detto allora Franz Senfter, davanti ad una folla straripante, con oltre 3.000 persone che, indossata la pettorina rossa del Comitato pro collegamento, aveva percorso in maniera festosa la strada che divide il municipio di Candide dalla piazza San Luca di Padola. Poi l'imprenditore di San Candido aveva spiegato le ragioni del suo interesse per Padola ed il Comelico. «Conoscevo già bene questa terra», aveva esordito, «perché ci venivo con il camioncino da ragazzo a vendere wurstel e speck. Mi hanno portato qui a vedere questa bella seggiovia e, mia moglie ed io, ci siamo subito innamorati di Padola, di questa piccola Cortina. I luoghi sono meravigliosi, mi sono detto, se non facciamo impianti qui dove possiamo farli? Allora abbiamo deciso di investire per mantenere in vita l'impianto di Padola e progettare il collegamento. Siamo sempre stati convinti di questo progetto, abbiamo avuto sempre dalla nostra parte le Regole. Sono contento di vedere così tanti comeliani, nostri vicini di casa, e spero che la vostra volontà di non cedere, ci consenta di fare il collegamento». Una folla così nemmeno lui se l'aspettava. Ed era rimasto molto colpito dall'affetto e dalla stima della gente del Comelico, che lo aveva applaudito a lungo, riconoscendo in lui un imprenditore coraggioso, concreto ed affidabile. -s. v. © RIPRODUZIONE RISERVATA Alto Adige | 9 Giugno 2020 p. 34 Comelico-Pusteria, si punta ad avere l'impianto a fine 2021 VAL PUSTERIA L'obiettivo resta quello: inaugurare il collegamento turistico e sciistico con la Pusteria a fine 2021. Ad un anno dalla grande manifestazione del 1° giugno scorso, la conferma viene dal sindaco di Comelico Superiore, Marco Staunovo Polacco che ha rilasciato un'intervista al Corriere delle Alpi di Belluno. Tutto sta procedendo bene salvo i rallentamenti causati dalla pandemia. «L'emergenza ha solo rallentato l'iter dei procedimenti autorizzativi», spiega il sindaco, «perché l'appuntamento a Venezia, in sede di valutazione ambientale strategica, che avevamo in calendario l'11 marzo l'abbiamo potuto tenere solo il 27 aprile". Ai primi di marzo sono scaduti i termini per presentare le osservazioni sulla variante urbanistica che riguarda l'impianto che salirà da Valgrande a Col d'la Tenda. "Entro il 10 giugno si terrà un consiglio comunale per recepire integrazioni e controdeduzioni a queste osservazioni, per poi ritornare le carte alla Commissione Vas ed attendere da loro il via libera anche per questa variante. "A quel punto, penso verosimilmente per metà luglio, avremo completata tutta la parte urbanistica, con l'approvazione delle varianti 1 e 2 (la seconda, approvata in precedenza, riguarda l'impianto che da Valgrande salirà verso Cima Colesei per giungere poi in Pusteria, ndr )» . Poi si tratterà di procedere con il progetto definitivo dei due impianti e delle due piste, nonché di viabilità e parcheggi». Tutto sembra procedere per bene. «Resta da definire la questione di Cima Colesei. Noi abbiamo le idee chiare e speriamo di avere da tutti gli enti interessati il via libera», aggiunge il sindaco di Comelico Superiore. Che parla poi della posizione della Sovrintendenza di Venezia che aveva "frenato" il progetto. "la soluzione che abbiamo prospettato noi è quella che ha il minore impatto paesaggistico, incide meno sul bosco e garantisce anche in vetta la migliore prospettiva, sotto tutti i punti di vista. Anche da quello economico. Con il progetto di interrare la stazione a monte, così da renderla quasi invisibile, ci sarà un costo ulteriore di un milione, secondo le previsioni. Ma va detto che l'altra soluzione prospettata dalla Sovrintendenza, ovvero quella di far correre l'impianto più in basso, richiedeva almeno 10 milioni di di investimento in più. Soldi difficili da trovare, come comprensibile. E aveva anche maggior impatto ambientale». Un anno fa in Comelico c'era stata la grande manifestazione pro collegamento con politici , enti locali e oltre 3.000 persone scese in piazza a reclamare la rapida conclusione di questo progetto. E.D.

MOBILITA’ Alto Adige | 28 Giugno 2020 p. 34 Turisti sì ma meno traffico: il futuro sostenibile per Braies Braies Provincia, Comune e Idm - Innovation development marketing Alto Adige vogliono sviluppare un nuovo sistema di mobilità sostenibile per la zona del lago di Braies. Il piano verrà presentato il 2 luglio, a Palazzo Widmann, nelle sale della giunta provinciale a Bolzano. Meno auto ed emissioni, aria pulita e un nuovo tipo di esperienza naturalistica per l'area del lago di Braies: questi gli

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obiettivi del Piano che rilancerà le iniziative del "Piano Braies" attuato anche quest'anno. La base del nuovo intervento è stata fornita dai primi risultati di una rilevazione sui flussi di visitatori verso il lago di Braies effettuata dalla Fondazione Dolomiti Unesco ed a breve verranno adottate ulteriori misure. Le linee guida e le azioni previste per il Piano Braies 2020 verranno illustrate dall'assessore provinciale alla mobilità Daniel Alfreider, dall'assessora provinciale Maria Hochgruber Kuenzer, dal sindaco di Braies Friedrich Mittermair e dal presidente di Idm Hansi Pichler.Per promuovere la mobilità sostenibile nella zona, in accordo con un progetto illustrato da tre imprenditori locali l'assessore provinciale alla mobilità Daniel Alfreider ha anche studiato con Rete ferroviaria italiana - Rfi, Strutture trasporti Alto Adige spa e Comune di Braies la costruzione di una stazione ferroviaria all'imbocco della valle. l IN BREVECampo TuresRiapertoil CascadeIl Cascade è stato riaperto. Nell'osservanza delle misure di sicurezza anti Covid-19, il laghetto naturale e il grande prato attrezzato per prendere il sole sono di nuovo aperti al pubblico. Il personale del Cascade si attende molti visitatori da qui alla fine dell'estate. Per questo motivo il Comune di Campo Tures e il Cascade lanciano una campagna ve offrono a tutti i cittadini del Comune di Campo Tures un voucher per dieci ingressi gratuiti alla zona balneare. Il voucher si ottiene presentando la carta d'identità alla cassa della piscina. Il buono non è trasferibile ed è valido fino al 15 settembre 2020. E.D.BrunicoLa Consulta anziani si riattivaDal 1 luglio l'ufficio della Consulta degli anziani di Brunico al terzo piano del municipio sarà nuovamente aperto al pubblico.Gli orari di apertura saranno: mercoledì dalle 10 alle 12 e giovedì dalle 15 alle 17. È possibile anche rivolgersi telefonicamente alla Consulta al numero 0474 530209. Gli utenti, spiegano i responsabili , "soo pregati di accedere all'ufficio attraverso l'ingresso presso la torre in Piazza Municipio".San CandidoTrasportiscolasticiNell'anno scolastico2020/21 otto bambini di Versciaco frequenteranno la scuola dell'infanzia di Prato allaDrava. Per questo, la giunta della sindaca Rosmarie Burgmann ha deliberato di istituire "un servizio per il trasporto dei bambini e delle bambine di Versciaco alla scuola dell'infanzia di Prato alla Drava". Il consiglio comunale aveva stabilito che il servizio andava istituito in presenza di almeno 4 bimbi. Ora il Comune provvederà all'appalto del servizio. Gazzettino | 12 Giugno 2020 p. 5, edizione Belluno segue dalla prima La soluzione svizzera alla viabilità bellunese: “Ecco la monorotaia” Un'azienda svizzera ha presentato alla politica locale, agli industriali e a Luxottica, il progetto per una monorotaia. Il vantaggio, rispetto al treno è che può superare delle pendenze importanti, riducendo quindi i tratti in galleria. C'è già un'idea di tracciato: dalla stazione di Belluno, costeggiando la Regionale Agordina, fino ad Agordo e ad Alleghe, con la possibilità di estendere il tracciato fino a Cortina e addirittura fino a Bolzano. L'azienda è pronta a farsi carico del costo, attraverso la finanza di progetto, in cambio di una concessione di quarant'anni. Le vetture possono trasportare nelle due direzioni tra le mille e le cinquemila persone e di notte la linea potrebbe essere utilizzata per trasportare la merce. Chi ha studiato il piano l'ha etichettato come un'ipotesi interessante che merita di essere approfondita. Se ci si ferma alle foto e al contesto delle Dolomiti vien facile archiviare la proposta sotto la voce irrealizzabile. Ma se si parla con chi ha già visto molti dettagli del progetto e con chi ha già realizzato opere analoghe, in mezzo mondo, si capisce che non è il caso di esprimere giudizi affrettati. L'IDEA Il piano presentato attraverso l'architetto Fernando De Simone dall'azienda svizzera Intamin Transportation (la stessa che ha realizzato il People Mover di Bologna) è già nelle mani di mezza provincia. In quelle del Presidente Roberto Padrin che l'ha definita un'opera con diversi aspetti interessanti che va approfondita con la Regione, in quelle di alcuni sindaci dell'Agordino (il sindaco di Agordo, Roberto Chissalè, parla di «una buona idea che merita un ulteriore studio»), in quelle degli industriali e anche in quelle di Luxottica. Il principio base è quello della monorotaia con i vagoni gommati. La rotaia può essere piazzata, nel ciglio della carreggiata, su dei piloni a quattro metri da terra. «Nella zona del tracciato le vetture - spiega De Simone - si possono muovere sulla monorotaia in sopraelevata, a raso, in tunnel, o utilizzando vecchi tunnel esistenti e dismessi». Ma il vero punto di forza del progetto è la possibilità della monorotaia di superare le grandi pendenze. Riducendo la velocità si può arrivare a superare pendenze fino al 60 per cento. Nei tratti pianeggianti (fino al 7 per cento di pendenza) la monorotaia è competitiva con la velocità del treno (80 km orari) ma essendo gommata recupera sui tempi di frenata e di accelerazione. «E poi permette di agganciare più o meno vagoni - procede De Simone - in base al numero di persone da trasportare. Contiamo di trasportare ogni giorno, due volte al giorno almeno 2mila 500 dipendenti di Luxottica». IL TRACCIATO Il tema del tracciato da scegliere rimane centrale per la provincia di Belluno che al momento non ha ancora deciso quale direzione dare al progetto del treno delle Dolomiti. «La nostra proposta prevede il posizionamento dei pali di sostegno della monorotaia sul ciglio della strada, si può partire dalla stazione FS di Belluno, andando verso Agordo ed Alleghe». L'obiettivo di Intamin è di raggiungere Bolzano, per questa ragione dentro il tracciato che viaggerebbe parallelo all'Agordina fino ad Alleghe, viene inclusa anche Cortina. «Tra due o tre anni - riprende De Simone - nel momento in cui siamo arrivati fino ad Alleghe, se non è realizzato il tratto ferroviario, si può proseguire fino a Cortina. Si possono coinvolgere le aziende locali, una ventina di aziende che si occupano di posizionare i piloni. Poi viene posizionata la rotaia. In due anni, in Svizzera, riescono a realizzare le cabine». ACCORGIMENTO COVID

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Per proteggere i passeggeri dai virus, le vetture verrebbero dotate di termoscanner, separatori dei posti in plexiglas e filtri per disinfettare l'aria, posizionati in alto. Lo stesso progetto è già stato presentato a Milano, proprio sottolineando le caratteristiche che garantirebbero ai viaggiatori di potersi spostare in modo sicuro. Andrea Zambenedetti L'Adige | 30 Giugno 2020 p. 10 Passi indietro “Limitiamo il traffico ai valichi” «Il traffico sui passi dolomitici va regolamentato», dice Mario Tonina, presidente della Fondazione Dolomiti Unesco. «Stiamo pensando ad alcuni controlli», ammette l'assessore al turismo Roberto Failoni, «non ho mai detto di essere contrario alle limitazioni». Sembra dunque si vada verso il... passo indietro: dall'abolizione delle limitazioni al traffico - sostenuta fino all'anno scorso dallo stesso Failoni e dall'assessore altoatesino alla mobilità, Alfreider - alla reintroduzione della misura. La prima domenica d'estate ha riportato la gente in montagna: più di 10mila i passaggi sugli impianti a fune del Consorzio val di Fassa e Carezza, nonostante il tempo fosse incerto e le previsioni ancora peggiori. E si sa quanto incidano le previsioni sulle decisioni dei turisti. «Il traffico sui passi dolomitici va regolamentato: lo dico da presidente della Fondazione Dolomiti Unesco», esordisce Mario Tonina , che è anche assessore provinciale all'urbanistica, all'ambiente e alla cooperazione. «Ne ho già parlato con il consiglio d'amministrazione, e i colleghi di Bolzano e Belluno sono d'accordo: il tema va affrontato». Normale che dopo tre mesi di lockdown e con giornate così calde la gente si muova, prosegue il rappresentante di Progetto Trentino, «ma il patrimonio naturale è così importante e ricercato che va salvaguardato». I dati raccolti negli anni scorsi dovevano servire a trovare una soluzione: «Una soluzione che soddisfi tutti, naturalmente, perché non possiamo impedire di visitare questi luoghi alla gente che voglia farlo». Va trovata una soluzione trasversale, insiste Tonina. «Va fatta una programmazione. Pensando, magari, a una limitazione degli accessi nella stagione estiva. Questo è il principio suggerito dalla Fondazione Dolomiti Unesco». Non possiamo, semplicemente, chiudere i passi, ammette l'assessore, «dobbiamo garantire alternative». I giovani possono arrivare in cima in molti modi, anche in bicicletta, fa intendere Tonina, «ma le persone di una certa età no. Però va garantita anche a loro la possibilità di arrivarci. Allora io dico: perché non usare le funivie anche in estate, invece che solo d'inverno? Investiamo sull'estate. Lo ripeto: perché non utilizzare gli impianti a fune? In parte avviene già, ma solo in parte». La Fondazione Dolomiti Unesco non ha competenze «ma nel consiglio d'amministrazione ci sono assessori regionali e provinciali che invece le hanno: l'impegno è che si facciano carico del problema, lo condividano nelle giunte regionali e provinciali, con l'obiettivo di dare un futuro a questo patrimonio naturale». La parola chiave, sottolinea Tonina, è sostenibilità. «Il riconoscimento di Patrimonio dell'umanità ha garantito alle Dolomiti molte opportunità. Noi, in cambio, dobbiamo garantire la sostenibilità. Nella scorsa legislatura la Provincia di Trento e quella di Bolzano avevano tentato di adottare delle misure di contenimento ma non aveva funzionato. Non è stato garantito, ancora, il futuro di questo patrimonio». «Stiamo pensando ad alcuni controlli del traffico sui passi dolomitici», concede Roberto Failoni , assessore provinciale al turismo. «Non ho mai detto di essere contrario alle limitazioni, ma ogni decisione verrà presa in accordo con la Provincia di Bolzano e il Veneto. E anche i territori, vale a dire la val di Fassa». Il politico leghista conferma che la Provincia sta monitorando i transiti sui passi: «Da 15 giorni uno strumento sta registrando anche il livello dei rumori e intorno al 10 luglio presenteremo tutti i dati. Stiamo cercando di capire come operare. Inutile prendere decisioni prima che vengano comunicati i risultati ufficiali». Dobbiamo capire da dove arrivi il traffico, prosegue Failoni, «e in che misura: dal Trentino?, dal Veneto?, dall'Austria? Quando avremo i dati, decideremo il da farsi».

NOTIZIE DAI MUSEI DELLE DOLOMITI Corriere delle Alpi | 1 Giugno 2020 p. 20 Riaprono da venerdì i musei della Magnifica e la casa di Tiziano pieve di cadore

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Da venerdì i musei di Pieve di Cadore riapriranno le porte per accogliere i visitatori dalle 9,30 alle 12,30 e poi dalle 15,30 alle 18,30.«Abbiamo attuato con attenzione le disposizioni per il contenimento del contagio», afferma il direttore dei musei della Magnifica, Matteo Da Deppo , «confrontandoci anche con gli altri musei del Veneto. Anche se in giugno prevediamo attività parziale, per noi sarà ugualmente importante perché rappresenta una ripartenza fondamentale in vista dell'estate». La soddisfazione di Da Deppo è condivisa anche dalla curatrice del museo dell'Occhiale, Laura Zandonella: «La ripartenza è fondamentale per il ritorno alla normalità», afferma, «abbiamo valutato di aprire a giugno per permettere alle strutture di adeguarsi alle normative e di accogliere i visitatori in totale sicurezza. Il museo sarà aperto nel fine settimana e, su prenotazione, anche negli altri giorni della settimana. Non vediamo l'ora di accogliere nuovamente i visitatori e mostrare loro quelli che sono i tesori artistici della nostra terra».La casa natale di Tiziano, a causa degli spazi ristretti, sarà visitabile solamente su prenotazione. Prenotazione che va fatta via email a Info@magnificacomunitadicadore.it, oppure al telefono 0435 32262. --V.d. Alto Adige | 4 Giugno 2020 p. 34 Riaperto il museo e prolungata la mostra San Martino in Badia san martino Il Museum Ladin Ciastel de Tor a San Martino in Badia ha riaperto le porte. Alcune sale espositive dovranno restare chiuse al pubblico, in compenso si è voluto prolungare la durata dell'attuale mostra temporanea fino al 13 settembre. Si tratta di una mostra d'arte con opere di artisti contemporanei, esposte al museo nel contesto del progetto "Trienala Ladina 2019" dal titolo «Le post è la lerch - Il luogo è lo spazio». Quella in corso è la sesta edizione della Trienala Ladina, un concorso al quale si potevano candidare gli artisti delle cinque valli ladine dolomitiche. Le tre vincitrici ed i due vincitori, Annatina Dermont, Yvonne Gienal, Karin Schmuck, Claus Soraperra e Tobias Tavella, hanno potuto esporre le loro opere al museo. E.D. ortisei. Dopo settimane di stop forzato dei lavori, si sono aperti cantieri importanti ad Ortisei, come ad esempio quello del primo lotto, su quattro, lungo la strada Sacun in zona San Giacomo. «Pur trattandosi di soli 100 metri, ma proprio a causa la zona impervia, i lavori risultano essere particolarmente impegnativi e costosi», questo il commento della vice sindaca Lara Moroder.«Nello specifico il pericolo maggiore riguarda le possibili infiltrazioni d'acqua. Il costo complessivo ammonta a 263 mila euro Iva compresa, di cui 211 mila per i lavori e 52 mila per la progettazione», spiega Moroder.Per questo primo lotto la fine dei lavori è prevista per fine giugno. Gli altri lotti sono previsti più in basso verso Ortisei, più precisamente alla curva della Madonna, all'altezza dell'inizio del sentiero "Del Dialogo" verso la zona Col de Flam e l'ultimo si trova tra la piazza della Chiesa e la parte superiore della canonica. Tutti tratti, al momento, malmessi. Tra l'altro la zona di San Giacomo è ancora priva della spartizione delle acque bianche e nere, ma per ora non si prevedono interventi. S.Z.©RIPRODUZIONE RISERVATA Trentino | 19 giugno 2020 p. 35 Il Museo geologico punta sulle iniziative "in esterni" di Francesco Morandini PREDAZZO Ha riaperto il Museo geologico di Predazzo, con tutte le precauzioni richieste per evitare il contagio da Covid19: ingresso e uscita separate e percorso obbligato lungo la sede espositiva, dove fino al 12 luglio si potrà ammirare anche la mostra di Irene Trotter. «Pochi i visitatori in questi giorni - ammette Rosa Tapia, che cura gli eventi del Museo - confidiamo comunque sui residenti e sulla mostra di Irene... perché l'ingresso è ridotto a solo un euro». Ma le speranze sono rivolte soprattutto all'estate e ai turisti, grazie a una programmazione rinnovata con proposte all'aperto. L'impegno è sempre quello di offrire nuovi sguardi sul territorio, una lettura ampia e trasversale del "bene Unesco" che permetta di comprendere il valore geologico del patrimonio e la storia del territorio. Fra le novità "Dolomiti, paesaggi sublimi", passeggiate attorno a Predazzo accompagnati da esperti per parlare di sostenibilità ambientale, cambiamenti climatici, morfologia del paesaggio, mitologia e identità nelle Dolomiti. Previsti due turni: alle 15 e alle 17 per gruppi con più di 10 persone. Ogni venerdì dal 3 luglio ci sarà "Geologia in bicicletta", una pedalata alla portata di tutti tra Ziano e Predazzo alla scoperta del paesaggio geologico della Val di Fiemme, accompagnati da un esperto del museo e da un istruttore di mountain bike. Sulla montagna sono previsti, tutti i mercoledì dall'8 luglio, guidati da un geologo, due itinerari di geotrekking verso la Torre di Pisa alla scoperta dell'atollo del Latemar e verso il Monte Agnello sulle tracce della Pompei del Triassico. Per il teatroscienza riservato a bambini da 6 a 12 anni, le protagoniste saranno le donne. In museo "Petra e la signora Curiosità" propongono un viaggio nel tempo geologico che svela inattesi collegamenti con il presente. Con Petra, mascotte del museo protagonista della guida cartacea "Al museo con Petra", fresca di stampa, si potrà visitare il museo in autonomia con una traccia per

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gli adulti e delle schede iconografiche per i bambini su minerali, rocce e fossili. Lungo il sentiero del Dos Capèl sarà proposto lo spettacolo itinerante "Geologia - Il sostantivo femminile preferito da Gea", per scoprire i segreti nascosti fra le montagne più belle del mondo, le Dolomiti. Infine, da non perdere in piazza "Nuovo cinema Dolomiti": i temi delle proiezioni che inizieranno a fine luglio sono fauna e impatto del clima, uomo e paesaggio, passato e presente, ghiaccio e neve. Il Comune sta peraltro verificando la possibilità di noleggiare lo schermo in piazza per tutta l'estate. Dal 31 luglio sarà allestita la mostra "Ghiaccai". Numerosi i laboratori ludico-educativi: da "Geologo per un giorno" alla "Tombola dei minerali", dalle rocce per tutti i gusti alla pesca nel mare del Triassico, alcuni in museo, altri itineranti all'aperto. Tutte le iniziative sono a numero chiuso, prenotazione obbligatoria ma con più turni; non ci saranno invece visite guidate. Info e prenotazioni al numero 331 - 9241567. Il museo è aperto da martedì a domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.

NOTIZIE DAI PARCHI Corriere delle Alpi | 5 Giugno 2020 p. 29 Turisti in Valle del Mis Parco e comune pianificano la stagione Gianluca Da Poian Sospirolo Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e Comune di Sospirolo a confronto. In seguito alle recentissime polemiche riguardanti i parcheggi selvaggi, l'assenza di servizi e lo stato di incuria in alcune zone, i due enti ieri mattina hanno deciso di riunirsi, in modo da poter ragionare assieme sul futuro della Valle del Mis. E l'incontro tra il presidente Ennio Vigne ed il sindaco Mario De Bon si è concluso lasciando delle reciproche sensazioni positive. La volontà di collaborare pare essere emersa in maniera preponderante, anche perché dal punto di vista turistico il momento appare decisivo. L'apprezzamento nei confronti dell'area lo testimoniano fedelmente le presenze registrate nelle ultime settimane, con numeri ben al di sopra degli anni scorsi. Ora il passo successivo deve tradursi nel fornire quei servizi oggi pressoché assenti, cominciando di conseguenza a generare un ritorno economico. SODDISFATTOProprio De Bon spiega i contenuti del faccia a faccia. «Ci siamo resi conto di quanto fondamentale sia lavorare in sinergia. Lo stesso Parco comprende la difficoltà nel gestire un sito turistico così vasto. Noi dunque intendiamo dare una mano, naturalmente nei limiti delle nostre competenze». I buoni propositi servono, ma i turisti ora attendono risposte celeri. I primi fine settimana in valle hanno palesato non poche criticità. Dalle auto lasciate dove capitava alla totale assenza di servizi igienici, per non parlare della presenza di appena un paio di attività ricettive: un bar ed un venditore ambulante. Inoltre, specie martedì, abbondavano i rifiuti fuori dai cestini. «La sensazione è che i prossimi dieci, quindici giorni, del disagio vi sarà ancora. Ma il nostro ragionamento riguarda il medio e lungo termine. L'attività promozione della valle ha centrato i suoi obiettivi, i dati lo dimostrano (martedì alle 15 si contavano oltre mille macchine, ndr). Adesso acceleriamo sui servizi. A brevissimo Veneto Strade accenderà la luce nelle gallerie ed entro fine mese il Parco conta di assegnare la gestione dell'area di Pian Falcina. Senza dimenticare la riapertura dei Cadini del Brenton e la prevista installazione dell'antenna Wind, la quale garantirà un'adeguata copertura telefonica. Il Parco conta poi di riaprire i servizi igienici il prima possibile». PARCHEGGI E CONTROLLILa sosta selvaggia documentata nei giorni scorsi può riaprire lo spiraglio riguardante i parcheggi a pagamento. C'era un progetto dello stesso comune risalente allo scorso anno, non preso chissà quanto in considerazione. Ieri i due enti sono tornati a discuterne. Nelle idee di allora si parlava di quasi 200 stalli a Pian Falcina, oltre 300 in zona San Remedio e così via. «In effetti abbiamo riaperto il canale comunicativo in tal senso. Nel frattempo però puntiamo ad aumentare i controlli, specie nelle prossime due settimane. Dove qualche disagio ci potrà essere, ma non saranno tollerati maleducazione e mancato rispetto dei divieti». – Gazzettino | 10 Giugno 2020 p. 31 Nuovo direttore del Parco: la scelta tra 65 candidati La nomina del direttore dell'Ente Parco delle Dolomiti Bellunesi è alle battute finali: sono in fase di definizione le linee guida che permetteranno di scremare le 65 candidature e individuare una rosa ristretta tra cui scegliere. Domani si riunirà il consiglio direttivo dell'Ente e tra i punti all'ordine del giorno, figura anche quello relativo alla nomina del direttore. «Sono pervenute 65 candidature, non è una partita facile da gestire afferma il presidente dell'Ente Ennio Vigne -. È impensabile incontrare tutti personalmente. Durante il direttivo puntiamo quindi a chiudere le linee guida che ci serviranno per fare una prima scrematura delle candidature in modo da

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restringere poi il numero degli incontri individuali». Ma quello di domani sarà un direttivo in cui si discuterà di diversi aspetti, soprattutto si farà un aggiornamento delle numerose questioni con le quali l'Ente si sta confrontando in questo periodo. PIAN FALCINA La novità più importante per quest'area è l'arrivo della copertura telefonica di una buona parte della valle. «Abbiamo approvato una convenzione con Wind che installerà un ripetitore a Pian Falcina; l'antenna permetterà di coprire gran parte della valle risolvendo così l'annoso problema a livello di sicurezza ma sarà anche utile per una fruizione turistica migliore», spiega Vigne. Rimanendo in Pian Falcina, a fine dicembre è scaduta la convenzione per la gestione dell'area e quindi l'Ente ha provveduto a fare una nuova gara che permetterà di aprire con i nuovi gestori alla fine di questo mese. Tra le novità, l'Ente Parco ha deciso di affidare ad una cooperativa la gestione dell'area parcheggio. «In queste settimane abbiamo provveduto a tracciare la segnaletica orizzontale e a installare quella verticale e sono ripartiti i lavori al fabbricato servizi che dovrebbero finire a breve. Inoltre stiamo redigendo il progetto per il fabbricato in muratura che sarà operativo dal prossimo anno e vedrà al suo interno un piccolo alloggio per i gestori dell'area, un ufficio e un magazzino», aggiunge il presidente. CANDATEN «Il Parco era organizzato per essere operativo a fine aprile, ma in mezzo ci sono stati tre mesi di blocco dovuto alla pandemia afferma Vigne -. Non abbiamo potuto completare gli affidamenti e le ditte non potevano lavorare. Appena abbiamo potuto siamo ripartiti ed abbiamo provveduto all'affidamento dei lavori e contiamo a fine giugno di aprire la struttura e la relativa area. Attualmente manca l'ultimazione delle pulizie». A fine luglio sarà installato anche il portale di ingresso al sito. CADINI DEL BRENTON Ormai ai nastri di partenza anche la stagione ai Cadini del Brenton: il via domenica 21 giugno. Nel frattempo verranno ultimati i lavori di realizzazione della staccionata e, entro luglio, saranno aperti anche i bagni; un servizio importante che mancava. Eleonora Scarton Trentino | 12 Giugno 2020 p. 34 Il Parco di Paneveggio riapre le porte dei centri visitatori PRIMIERO Il Parco di Paneveggio Pale di San Martino, dopo la chiusura forzata degli scorsi mesi, ha comunicato che questo fine settimana riaprono i Centri visitatori Villa Welsperg in Val Canali, a 5 km da Fiera di Primiero e quello di Paneveggio.«Abbiamo tutti bisogno di tornare a vivere il rapporto con la natura - dice il presidente del Parco, Silvio Grisotto - e i Centri visitatori, immersi in una natura straordinaria, ci raccontano la varietà degli ambienti della nostra area protetta. A Villa Welsperg vengono raccontate le valli, i boschi e le montagne del Parco e nel compendio attorno è possibile osservare un grande giardino addobbato dei colori di questa stagione. Poi dalla Villa Welsperg, che è la sede del Parco, prende avvio il percorso tematico "Le Muse Fedaie" che racconta la biodiversità di questa splendida valle dolomitica. A Paneveggio, lo stesso nome del Centro visitatori, "Terra Foresta" ci fa scoprire i segreti del sottosuolo della Grande Foresta di Paneveggio nella quale il Centro è immerso e da dove parte il "Sentiero Marciò" che la attraversa».A breve uno specifico opuscolo e il sito del Parco descriveranno in dettaglio le molte attività di questa estate che nonostante tutto il Parco riuscirà ad organizzare, seguendo le precise disposizioni emanate dallo Stato e dalla Provincia e all'insegna della prudenza e dell'attenzione alla salute dei cittadini e degli operatori: spazio e bellezze naturali non mancano. «Quest'anno abbiamo ideato - spiega il presidente Grisotto - attività e proposte che potremmo sintetizzare in un solo slogan: recuperare e vivere il rapporto con la natura in piena sicurezza». Orari: Centro visitatori di Villa Welsperg 9 - 12.30 e 15-18; Info: 043964854, 0439762545, email: info@parcopan.org . R.B. Corriere delle Alpi | 19 giugno 2020 p. 1 e 28 Ai Cadini del Brenton da domani si paga il biglietto di Gianluca De Rosa SOSPIROLO I Cadini del Brenton riaprono al pubblico. Da domani l'accesso all'area in valle del Mis sarà di nuovo consentito, ma con una novità rispetto al passato: il consiglio direttivo dell'ente Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi ha istituito infatti un biglietto d'ingresso. Sarà poco più che simbolico, appena due euro, ma garantirà le risorse necessaria per la pulizia e la manutenzione dell'area, oggetto negli ultimi anni di una crescente frequentazione turistica fino al record registrato la scorsa estate con oltre ventimila visitatori. L'accesso ai Cadini resterà invece gratuito per bambini e ragazzi under 14 e per i residenti dei 15 Comuni facenti parte del Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi. Il pagamento del biglietto offre la possibilità di accedere al giardino botanico campanula morettiana ed al sentiero che conduce ai Cadini del Brenton. I visitatori quest'anno riceveranno in omaggio un segnalibro raffigurante

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una riproduzione fotografica dei Cadini, oltre ad un vademecum "in pillole" che ricorda il comportamento corretto da mantenere nel corso della visita. «L'incremento della frequentazione turistica dei Cadini del Brenton», ha dichiarato il presidente del Parco, Ennio Vigne, «testimonia l'efficacia delle attività di comunicazione e promozione realizzate dal Parco negli ultimi anni. La sua crescente popolarità ci impone anche di organizzare in modo organico e disciplinato la fruizione di un'area di grande valore estetico e naturalistico che rischia altrimenti di essere danneggiata da una frequentazione non regolamentata. Gli introiti dei biglietti di ingresso ci consentiranno di offrire un servizio sempre migliore ai visitatori, in linea con la straordinaria qualità degli ambienti naturali che il Parco offre ai turisti, ormai provenienti da ogni parte del mondo». L'ente Parco, prima ancora dell'apertura, ha messo al bando comportamenti ed atteggiamenti tipici del "turista cafone": no al bagno all'interno delle vasche, divieto di distendersi a prendere il sole sul bordo dei Cadini. Divieto, neanche a dirlo, di abbandonare rifiuti e lasciare i cani liberi di scorrazzare ovunque senza guinzaglio. Non è inoltre consentito uscire dai sentieri tracciati e raccogliere fiori e piante. Insieme ai Cadini del Brenton riaprirà anche il punto informazioni, gestito anche quest'anno dagli operatori della cooperativa Isoipse di Belluno. Questi gli orari dell'apertura al pubblico dell'infopoint: dal 20 giugno al 12 luglio sabato e domenica dalle 10 alle 18; dal 13 luglio al 23 agosto tutti i giorni dalle 10 alle 18; dal 29 agosto al 27 settembre sabato e domenica dalle 10 alle 17. Posticipati, a causa del coronavirus, i lavori di adeguamento previsti per l'area di accesso ai Cadini.

EDITORIALI E INTERVISTE Trentino | 10 Giugno 2020 p. 7, segue dalla prima Il Trentino oltre il COVID: facciamolo diventare una terra di benessere e alta qualità della vita di Mario Tonina* Prima l'emergenza sanitaria, dalla quale non siamo ancora usciti completamente, ed ora la crisi economica e sociale nella quale siamo entrati e con cui dovremo fare i conti anche per l'inevitabile contrazione delle disponibilità sui bilanci pubblici, hanno cambiato radicalmente le priorità dell'agenda politica. Se, solo tre mesi fa, eravamo molto attenti a sensibilizzare gli abitanti del pianeta. Sui rischi per il nostro domani, oggi invece siamo immersi in un presente di preoccupazioni per l'immediato che sembrano privarci di ogni ambizione di pensiero "alto", di visione di futuro. Condivido le osservazioni del direttore Paolo Mantovan, riportate nel suo editoriale del 31 maggio, dal titolo «Penso positivo (ci provo)», il quale sostiene che per uscire da questa crisi è necessario trovare una nostra via investendo sul turismo inteso come territorio. Proprio in queste ultime settimane assieme al collega Failoni ci siamo fatti promotori in Giunta provinciale, della proposta di aprire una fase nuova nella relazione tra Aree protette e Turismo in un territorio, come quello trentino, che è stato all'avanguardia in Europa nella protezione della natura. La riflessione, fatta innanzitutto con i dirigenti dell'Assessorato, la direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO, presidenti e direttori delle nostre aree protette, ha implicazioni per l'immediato -la prossima complicata stagione estiva- ma ha, soprattutto, l'ambizione di guardare oltre la crisi per contribuire a posizionare il Trentino come terra di benessere ed alta qualità della vita. Il Turismo, infatti, settore trainante dell'economia provinciale, è uno dei comparti maggiormente colpiti dagli effetti della pandemia. Dai primi giorni del lockdown, gli operatori turistici cercano di capire come ripartire, a quali condizioni, attraverso quali strumenti, ma i livelli di indeterminatezza sono elevati e l'orizzonte di pianificazione è incerto, nonostante l'impegno eccezionale delle Istituzioni, volto a creare un contesto favorevole alla ripresa. Gli effetti della pandemia sulla domanda turistica sono molto forti. Se da un lato vengono meno molti elementi che hanno garantito il successo crescente del Trentino nelle ultimi estati, in particolare quelli fondati sull'aggregazione, non verranno, tuttavia meno la voglia di vacanza e la ricerca di evasione e rigenerazione ad essa collegate come dimostrato nello scorso fine settimana. Il Trentino, e qui sta la chiave del ragionamento, potrà fare leva sulla voglia di Natura; vi è, infatti, la necessità di recupero psico-fisico dopo il prolungato isolamento domiciliare e il nostro territorio ha la fortuna di possedere estese aree naturali ed ambienti straordinari anche nei luoghi meno noti ai turisti, particolarmente adatti alla "fruizione estensiva" della montagna, compatibile con la gestione dell'emergenza. Le attività all'aria aperta saranno le più sicure e il turismo sarà fortemente legato alla risposta ad un fondamentale bisogno di sicurezza. Il sistema delle aree protette del Trentino (il settore trentino del Parco Nazionale dello Stelvio, i parchi naturali provinciali Adamello-Brenta e Paneveggio - Pale di San Martino e le Reti di Riserve) che coprono circa un terzo del territorio provinciale, e le Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO costituiscono uno straordinario giacimento di risorse turistiche, di cui è possibile una fruizione sostenibile e rispettosa delle esigenze di conservazione. Gli enti gestori delle aree protette garantiscono tutte le estati un ricco insieme di iniziative di visita ed immersione nella natura, accompagnamento, didattica, cultura, ricreazione, benessere naturale che costituiscono una componente rilevante dell'offerta turistica delle destinazioni trentine nella stagione estiva. I parchi del Trentino oltre ad essere custodi di un grande patrimonio naturalistico, alla cui salvaguardia continueranno a destinare le principali risorse ed energie, hanno anche una dotazione organizzativa idonea a consentire l'offerta di servizi turistici nel rispetto dei requisiti di affidabilità (programmazione di visita, prenotabilità) e sicurezza (distanziamento, sanificazione, ecc.), necessari nell'estate 2020. Ogni periodo di crisi costituisce un fondamentale momento di scelta sul futuro e, com'è stato riconosciuto anche nel

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documento della Task force provinciale "Covid-19. Obiettivi e priorità per l'economia e il lavoro", la sostenibilità - economica, sociale, culturale - è la chiave di volta su cui appoggiare la ripresa, la base che permette di motivare le scelte strategiche e le decisioni da prendere. La sostenibilità -compresa quella del turismo- richiede pertanto "l'adozione di modelli di business innovativi" con l'obiettivo di "definire un settore produttivo a maggiore valore aggiunto rispetto al passato". Non è utopistico, a differenza del passato, pensare che queste proposte possano venire dagli stessi territori, dai comuni, dagli operatori turistici. L'esperienza degli ultimi anni, anche nelle nostre valli, dimostra infatti che chi ha avuto il coraggio e le risorse per fare investimenti di qualità, soprattutto ambientale, nel turismo è stato premiato. La grande Natura del Trentino può, in questo senso, contribuire a un nuovo modello del Turismo, sempre più fondato sulla massimizzazione del valore aggiunto, nonché sull'adattamento al cambiamento climatico e sulla tutela della biodiversità. La nostra competitività futura può nascere, quindi, proprio dal patrimonio ambientale e paesaggistico, dall'equilibrio che è stato stabilito e va salvaguardato, alimentato, migliorato, tra ambiente montano e persone che ci vivono stabilmente o temporaneamente, come i turisti. Considerazioni emerse anche dagli Stati Generali della Montagna che hanno proprio messo in evidenza le grandi potenzialità di un territorio come il nostro. Sono sempre più convinto che dobbiamo guardare anche oltre l'emergenza ed identificare delle opportunità per il futuro dei nostri territori. Certo le risorse finanziarie dell'Autonomia sono inferiori rispetto a quelle che hanno avuto alcuni nostri predecessori, ma proprio per questo dobbiamo avere il coraggio di fare scelte selettive e coraggiose, alzando lo sguardo per guardare lontano. *vicepresidente e Assessore all'urbanistica, ambiente e cooperazione della Provincia Corriere delle Alpi | 5 Giugno 2020 p. 13, segue dalla prima La pandemia ora può generare la "rivoluzione verde" di Vincenzo Milanesi Nel 1974 l'ONU ha dichiarato il 5 giugno la Giornata Mondiale dell'Ambiente. Quest'anno non può passare sotto silenzio e restare una vuota ritualità. Per una sorta di ironia del destino, la pandemia da coronavirus offre al mondo un'opportunità unica, rendendo possibile, se lo si vorrà, fare la rivoluzione necessaria: la "rivoluzione verde", cioè una transizione ecologica ad un modello di sostenibilità ambientale delle politiche industriali nei diversi Paesi del mondo. È indispensabile ormai operare per mantenere in equilibrio il "sistema Terra" ed evitare così una inarrestabile corsa verso il baratro di una catastrofe economico-sociale, oltre che umanitaria, derivante dalla perdita di quell'equilibrio. Di questo tema dovrebbero occuparsi le delegittimate élite politiche dell'Occidente, invece di berciare sui limiti della globalizzazione (che pure ci sono, ed enormi, per come è stata non-gestita dalla grandi potenze industriali a livello planetario). Fin dal 1974 l'Onu ha dichiarato il 5 giugno "Giornata dell'ambiente". Quest'anno però non può passare sotto silenzio e restare una vuota ritualità.In ogni paese del mondo, dalla Cina agli Usa, alla zoppicante Unione Europea, si sta provvedendo a far confluire sulla realtà produttiva un fiume mai visto prima di aiuti finanziari per cercare di evitare il tracollo di intere filiere del valore globale, che avrebbe (o forse comunque avrà) effetti sociali devastanti, e pericolosamente destabilizzanti anche per le democrazie più apparentemente solide. Sarebbe davvero una svolta nella storia dell'umanità se la ripartenza dell'economia globale avvenisse sfruttando la ground (quasi) zero in cui ci si verrà a trovare ragionando, finalmente, in termini di economia sostenibile. Abbiamo un'occasione unica per fare la cosa più razionale e sensata, e non solo quella eticamente più giusta: combinare il rilancio delle economie massacrate dall'emergenza imprevista da pandemia con una riconversione delle politiche industriali dei diversi Paesi nel segno della sostenibilità. I segnali di una consapevolezza ben maggiore che nel passato anche recente della necessità di operare quella svolta necessaria ci sono tutti nelle opinioni pubbliche dei Paesi a democrazia liberale, persino negli Usa di Donald Trump. Starebbe alle élite politiche orientare le scelte, ormai ineludibili, nella direzione giusta, quella che guarda ai grandi obiettivi strategici e non alle prossime elezioni. Saranno capaci di una visione "lunga"? Come fa il manifesto "Uscire dalla pandemia con un nuovo Green Deal per l'Italia", sottoscritto da 110 leader delle maggiori imprese ed organizzazioni di imprese italiane. È un segnale di speranza. E non deve restare un caso isolato. Perché la vera sfida è dare una risposta positiva alla domanda di un titolo recente di un articolo del Financial Times: "Can we tackle climate change and build a Covid-19 recovery?" L'Unione Europea pare intenzionata a fare sul serio la sua parte. Sarà capace l'Italia di fare la sua? Con un progetto-Paese serio, non solo con incentivi all'acquisto di monopattini elettrici cinesi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere del Trentino | 5 Giugno 2020 p. 2 Mobilità, turismo, lavoro: il futuro post-Covid è green Erica Ferro TRENTO Mobilità, turismo, rigenerazione urbana. Se è vero che il momento della ricostruzione dopo l’impatto della pandemia può offrire

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l’opportunità di dar vita a una ripresa che tenga conto della sostenibilità, è su questi filoni che l’azione si potrebbe orientare in Trentino, ma anche Alto Adige. Ne sono convinti Beppo Toffolon, architetto, presidente della sezione trentina di Italia Nostra, per il quale l’epidemia ha messo in evidenza la necessità di «abbandonare l’idea della città diffusa, diseconomica e insostenibile» e Andreas Riedl, direttore del Dachverband, la Federazione dei protezionisti sudtirolesi, che invita a «ripensare il modello odierno di turismo “mordi e fuggi”». La lotta contro le conseguenze del coronavirus si intreccia dunque a quella contro la crisi climatica. E oggi, in occasione della giornata mondiale dell’ambiente, il Corriere della sera — ma anche il Corriere del Trentino e il Corriere dell’Alto Adige — si colorano di verde. Da più parti si sostiene che un buon punto di partenza per bilanciare la necessità di ricomporre la prosperità nelle nostre società, permettere alle persone di tornare al lavoro e affrontare le questioni ambientali, sia investire nella sostenibilità. Secondo Toffolon questo significa anche riflettere sull’urbanistica: «Sono certamente diversi e molteplici i fattori che hanno influito sulla diffusione del coronavirus, però i dati, non solo trentini ma globali, ci dicono che nei centri con maggiore densità di popolazione il contagio è stato minore — osserva — questo dovrebbe mettere fine ai pregiudizi e alle ostilità più o meno inconsapevoli che circondano la città tradizionale, densa, compatta, fatta di strade, piazze, isolati dove peraltro si circola a piedi più facilmente che nelle periferie: questo, nel momento in cui il trasporto pubblico per ovvie ragioni rischia di entrare in crisi, è un ulteriore elemento su cui riflettere. Uno dei grandi vantaggi della città compatta è che si possono usare i piedi e la bicicletta». Trento invece ha perseguito — «Errore tragico degli anni Sessanta» — la dispersione urbana, la città diffusa: «Un modello che non funziona da molti punti di vista — spiega l’architetto — consumo di suolo, costi, qualità dei servizi e aggiungerei insalubrità in caso di eventi epidemici». Cambiare paradigma è complesso, anche nel lungo periodo, ma «la gerarchia insediativa, la densificazione delle zone residenziali, la concentrazione dei servizi, in particolare di quelli di vasta area, sono le politiche da perseguire». Un ragionamento che coinvolge anche il trasporto pubblico, «strutturalmente inadeguato in un sistema disperso»: «Dovremo cominciare a fare i conti con l’inevitabilità di ripensare il trasporto con il mezzo proprio, con automobili che si spera saranno a minore impatto ambientale di quelle di oggi». Ma «costruire strade», come prevede il Piano di gestione per il 2020 della Provincia (approvato dalla giunta nei giorni scorsi) con gli interventi per traghettare il Trentino fuori dalla pandemia, è secondo Toffolon «il modo meno intelligente di investire risorse. Soprattutto se per opere inutili come la Valdastico». Sulla stessa lunghezza d’onda anche i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, che chiedono di puntare «all’ammodernamento delle infrastrutture in chiave green e a investire sulla medicina del territorio e di prevenzione e su reti telematiche per favorire lo sviluppo della telemedicina». La mobilità, inevitabilmente legata, sul territorio, al turismo, è un tema chiave anche per Andreas Riedl: «Basare la ripartenza sulle stesse idee e logiche pre-crisi sarebbe la cosa più sbagliata da fare — sostiene il direttore del Dachverband — dopo il coronavirus il turismo non sarà più quello che è stato fino a oggi: la pandemia potrebbe essere l’occasione per ripensare il modello “mordi e fuggi”, questo turismo di massa che intasa di traffico le strade delle vallate e dei passi dolomitici». Tema, questo, che da tempo accende gli animi a livello regionale. «La forza dell’Alto Adige non sta negli alberghi con 200 posti letto ma nelle piccole strutture ricettive — aggiunge Riedl — il turismo è una parte fondamentale della nostra economia, è importante che sia solido ma anche sostenibile». Ma non è solo la mobilità connessa al turismo a poter essere ripensata: «Anche quella quotidiana degli altoatesini grazie allo smart working potrebbe migliorare — sostiene Riedl — se un giorno a settimana si lavorasse da casa gli spostamenti necessari si ridurrebbero del 20%, una percentuale molto significativa». Fra l’altro, secondo quanto riportato dalla segreteria regionale della Flp, pur con i dipendenti pubblici di Trento e Bolzano obbligati al lavoro agile da tre mesi «la produttività degli uffici è stata sempre mantenuta alta, senza alcun rallentamento della macchina amministrativa». Anche la digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni dunque, come sostengono i sindacati, «evitando ai cittadini code chilometriche davanti agli uffici, con i relativi risparmi di tempo e di costi dovuti a un minor traffico automobilistico garantirebbe un notevole contributo alla salvaguardia dell’ambiente».

Trentino | 8 Giugno 2020 p. 13 Franch: «Con la verità non si scherza, i nostri turisti meritano rispetto» andrea selva TRENTO «Con la verità non si scherza, soprattutto in un momento come questo». dice Mariangela Franch, responsabile del corso di laurea magistrale "Mast", management della sostenibilità e turismo, intervenendo nel dibattito sulla nuova campagna di Trentino Marketing.Professoressa Franch, che effetto le fa la campagna promozionale che utilizza un'immagine della Serbia, per di più già adottata da altri marchi e in altri contesti in precedenza?Ho letto il suo articolo e l'editoriale del direttore Paolo Mantovan, in cui ci sono le parole chiave affidabilità, sobrietà e verità, che sono sempre molto importanti, ma in questo momento ancora di più.Perché?Perché in questo momento di grandi cambiamenti le relazioni di fiducia sono fondamentali più che mai. Il turismo è uno dei settori più colpiti dall'emergenza Covid, ma anche uno dei più trainanti dell'economia e una ricerca italiana ha evidenziato che partirà quella parte di turismo che saprà fondarsi sui rapporti di fiducia.Cosa vuole dire? Che i turisti sono pronti a tornare in un posto che conoscono, in una struttura che conoscono e di cui si fidano ma vogliono assicurazioni sulla sicurezza. Non è il momento di

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giocare con la realtà.Nel campo del marketing il concetto di verità e realtà può essere interpretato?In tutta la mia carriera professionale ho cercato di far capire che il marketing non è essere "marchettari", ma intrattenere una relazione corretta con i clienti con uno scambio di contenuti. Non è la pubblicità, ma comunque anche la pubblicità ha un'etica: il destinatario del messaggio merita rispetto.Cosa intende per rispetto?Che i contenuti devono essere veritieri, verificabili e affidabili.La foto con il lago serbo scelta (e poi modificata) da Trentino Marketing era già stata usata da tanti in precedenza, significa che è un'immagine evocativa?Quella foto è anonima e infatti è stata utilizzata in tanti contesti molto diversi tra loro. È una bella foto, ma non parla del Trentino ed è un peccato visto che abbiamo dedicato tanto tempo e tanti soldi per crearci una reputazione e ora non ci investiamo quando potremmo farlo a pieno titolo, perché veniamo riconosciuti come una terra autentica, seria, dove le cose funzionano. Perché non investiamo in quello che abbiamo creato in tanti anni? Prendiamo il lago di Braies: "Un passo dal cielo" avrebbe avuto lo stesso fascino se fosse stata ambientata in un luogo qualunque? Intanto i turisti vogliono andare esattamente su quel lago e trovare il paesaggio che hanno visto.È così. Accade - in modo diverso - anche per Montalbano.Raccontare il Trentino così com'è, sarebbe interessante per un pubblico globale?Siamo piccoli, a livello mondiale sono più conosciute le Dolomiti anche se poi i turisti più lontani non sanno bene dove siano. Ma per la dimensione che abbiamo dobbiamo puntare su turisti realmente interessati al nostro territorio: un turismo di qualità. L'ente pubblico ha fatto investimenti importanti per recuperare e valorizzare il patrimonio architettonico e culturale e il territorio ma anche per consolidare la reputazione. E ora bisogna essere all'altezza anche nell'emergenza sanitaria.Cosa intende dire?Che sarà un'estate difficile, con ricettività ridotta, ma se sapremo rispettare le regole accresceremo la fiducia e la reputazione e quando l'emergenza sarà finita ripartiremo con un grande vantaggio rispetto a chi non avrà saputo investire in questo senso, in un'alleanza pubblico-privato per il futuro.La riforma del turismo è in rampa di lancio, secondo lei chi dovrà raccontare il Trentino all'esterno? Trentino Marketing? Le Apt?Che lo raccontino pure tutti e due, magari rivolgendosi a un pubblico diverso. L'importante è che il racconto sia vero, armonico e soprattutto coerente: se il medico mi prescrive un farmaco e poi il farmacista me ne consiglia un altro finisce che non so più a chi devo credere.

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