Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Ottobre 2021

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RASSEGNA STAMPA OTTOBRE 2021


PRINCIPALI ARGOMENTI DALLA RASSEGNA STAMPA DI OTTOBRE:

MOBILITA’: IL DIBATTITO .................................................................................................................................... 3 PASSI DOLOMITICI: IL DIBATTITO E GLI AGGIORNAMENTI ................................................................................. 4 NUOVI COLLEGAMENTI SCIISTICI....................................................................................................................... 7 NUOVO COLLEGAMENTO CON L’ALPE DI SIUSI ................................................................................................. 9 OLIMPIADI 2026: GLI AGGIORNAMENTI............................................................................................................... 9 L’ASSALTO ALLE DOLOMITI .............................................................................................................................. 14 DOLOMITI SHOW 2021: ACCESSIBILITA’ E PARALIMPIADI ................................................................................ 16 L’OMAGGIO ALLA PALEOBOTANICA EVELYN KUSTATSCHER .......................................................................... 18 ORME DEI DINOSAURI: SISTEMAZIONE DEL SENTIERO ................................................................................... 19 PUNTA DEI ROSS SUL MARCORA: IL CROLLO.................................................................................................. 20 SUMMER SCHOOL DOLOMITI UNESCO E LEGGIMONTAGNA ........................................................................... 22 CORSO OPERATORI TURISTICI DEL BELLUNESE............................................................................................. 22 TRE CIME DI LAVAREDO: NUOVI SERVIZI E PARCHEGGI ................................................................................. 23 RIFUGI: RISTRUTTURAZIONI STRUTTURE ........................................................................................................ 24 NOTIZIE DAI RIFUGI .......................................................................................................................................... 26 NOTIZIE DAL CAI – CLUB ALPINO ITALIANO ..................................................................................................... 28 NOTIZIE DAI PARCHI ........................................................................................................................................ 31 INTERVISTE ED EDTIORIALI ............................................................................................................................. 32


MOBILITA’: IL DIBATTITO Corriere delle Alpi | 2 Ottobre 2021 p. 31 Leitner esclude nuovi impianti: “Al Sellaronda già si arriva così” CORTINA Mentre la rete di collegamenti sciistici continua ad animare la discussione a Cortina, il colosso altoatesino Leitner chiarisce come, allo stato attuale delle cose, non esista da parte sua «alcun progetto per la realizzazione di un nuovo impianto che possa permettere agli sciatori presenti a Cortina di innestarsi sul carosello del Sellaronda».Un "puntino messo sopra la i", come si suol dire in questi casi, ma importante per chiarire una vicenda che era stata come un'entrata a gamba tesa nella ridda di voci che in queste ore stanno riguardando la conca ampezzana (e non solo), investita da un progetto monstre di ampliamento della rete impiantistica, ritenuta dal governatore della Regione Veneto Luca Zaia il miglior investimento possibile per offrire nuovo impulso all'industria del turismo, per avvicinare i territori circostanti e, non ultimo, per limitare il traffico sui passi. Una posizione quella di Zaia, che ha generato numerose polemiche, dalle quali Leitner ha voluto sganciarsi per tempo, proprio come si fa quando si scende da uno skilift. Attraverso un proprio portavoce, Leitner ha chiarito che al momento infatti non esiste alcun progetto che vada oltre la realizzazione della nuova cabinovia Pocol - 5 Torri con sosta intermedia nella nuovissima stazione di Cianzopé. Un collegamento, lungo poco meno di 5 chilometri, che avrà il compito di aprire nuovi scenari sul fronte sciistico a Cortina ma che non rappresenterà il preludio alla costruzione di un ulteriore impianto chiamato ad innestare gli stessi fruitori lungo il carosello Sellaronda. Dove, è bene chiarirlo con o senza il supporto di Leitner, questo ad oggi è comunque possibile, anche se per niente semplice. Gli sciatori presenti a Cortina possono infatti, anche senza un nuovo impianto, raggiungere il Sellaronda sci ai piedi. Dal Lagazuoi, una volta scesi verso San Cassiano lungo la pista Armentarola, è infatti possibile innestarsi sul Sellaronda a Corvara utilizzando la cabinovia Piz Sorega, dopo essere stati trainati per un breve tratto in piano da una mandria di cavalli. Attenzione però: tutto questo è possibile solo ed esclusivamente nella direzione citata, il rientro a Cortina sci ai piedi resta invece assolutamente off limits per la mancanza di un impianto in grado di riportare gli sciatori su verso il Lagazuoi da San Cassiano.In questo caso il ricorso a skibus o skitaxi diventa dunque inevitabile.Tornando a monte, dunque, la realizzazione della nuova cabinovia Pocol-5 Torri accorcerà sensibilmente i tempi di "avvicinamento" del turista presente a Cortina al Sellaronda, ma nulla più. Di sicuro aumenterà l'appeal turistico della Conca, quanto basta insomma per essere soddisfatti.«Ancora un mese e mezzo ed il sogno diventerà realtà», assicura Leitner; che aggiunge: «Non siamo e non saremo promotori della realizzazione di nuovi impianti. Quello spetta alle istituzioni. Noi siamo gli esecutori materiali di progetti che, evidentemente, portano la firma di altri soggetti». --Gianluca De Rosa© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere dell’Alto Adige | 8 Ottobre 2021 p. 3 «Funivie estive, valido mezzo alternativo» Le Dolomiti stanno puntando sempre di più sulle funivie e seggiovie come mezzo di trasporto sostenibile nella stagione estiva. «D’inverno i nostri impianti hanno ovviamente uno scopo ludico-sportivo, mentre d’estate possono essere utilizzati come mezzo di trasporto. Possono infatti dare il loro contributo alla sostenibilità e contribuire a preservare questo patrimonio dolomitico dell’Unesco». Lo ha detto il presidente di Dolomiti Superski Andy Varallo durante l’evento «Ansa incontra». Secondo Varallo, «lo sviluppo sostenibile in montagna è doveroso. Servono però risorse che non devono arrivare solo dal governo, ma anche dai fondi europei». Proseguono gli investimenti per il rinnovamento delle strutture. «Ai 100 milioni di investimenti per impianti e innevamento dell’anno scorso, si sono aggiunti quest’anno altri 30 milioni», così Varallo. Sono 14 gli impianti rinnovati o ricostruiti. Apertura dei primi impianti sciistici il 27 novembre. (C. S.) Alto Adige | 21 Ottobre 2021 p. 19 Verso un turismo senza automobile: il piano degli stakeholder Bolzano A quattro anni dalla sua istituzione, ieri il gruppo di lavoro Accessibilità ha presentato nell'ambito di una conferenza stampa in Fiera le direttrici che nei prossimi anni dovrebbero portare l'Alto Adige a qualificarsi come meta turistica raggiungibile e visitabile senza


automobile, quindi come modello per la mobilità alpina sostenibile.Dal 2017 Provincia, Camera di Commercio, Hgv e Idm lavorano di concerto, col coordinamento di Martin Vallazza, in direzione di un'offerta diversificata e allo stesso tempo agile per l'utenza attraverso un'informatizzazione globale. Ma anche allettante, e qui l'assessore provinciale Daniel Alfreider porta l'esempio del biglietto d'ingresso alla Fiera, che per l'intera giornata dà diritto a viaggiare su tutti i mezzi pubblici altoatesini, o il Tunnel di base del Brennero (Bbt) con la sensibile riduzione dei tempi di percorrenza su rotaia. Al centro degli sforzi anche la capillarità dei servizi, ad esempio attraverso l'estensione ("servizio last mile") del progetto "Alto Adige Transfer" lanciata dalla Hgv in collaborazione con la compagnia di pullman Silbernagl. «Da una parte - così Alfreider - avremo un miglioramento delle linee del trasporto pubblico periferiche ampliando l'offerta nelle valli, dall'altra aumenteranno gli arrivi con treni diretti. Nel contesto europeo - teniamo presente che oggi nessuno più si sposta da Zurigo a Milano con l'automobile - il Bbt significa un aumento della capacità sull'asse regionale. E poi, la tappa intermedia delle Olimpiadi di Cortina del 2026, una sfida anche nell'ambito della mobilità interna alla nostra provincia: andrà migliorata la tratta BrunicoMerano».Sono in corso i lavori per rendere i centri di mobilità di Bressanone e di Brunico veri e propri snodi per vari mezzi di mobilità, l'elettrificazione della ferrovia della val Venosta, la progettazione preliminare per l'ampliamento della ferrovia tra Bolzano e Merano, il tunnel ferroviario del Virgolo e il passante ferroviario in val di Riga «dal quale Bolzano trarrà un autentico vantaggio», dice Alfreider. Per quanto riguarda le opere bolzanine, l'assessore evidenzia che entro la fine dell'anno sarà bandita la gara di progettazione della galleria di monte Tondo e che gli sta a cuore la realizzazione di un grande hub per biciclette vicino alla stazione. E rimarca che la stazione di San Giacomo sarà un'infrastruttura strategica. La Provincia promuove anche la mobilità elettrica e a idrogeno e sta ampliando l'infrastruttura di ricarica per auto elettriche. Un altro obiettivo è l'estensione della rete ciclabile.Per la Camera di commercio interviene il presidente, Michl Ebner, che attraverso i dati avvalora il proprio convinto sostegno al progetto: «Del traffico lungo l'asse del Brennero, il 31 per cento è locale, il 57 ha destinazione o origine in Alto Adige e il 12 è di transito. Nel 2011 il 5 per cento dei turisti nell'arco alpino è arrivato in treno, mentre nel 2019 la percentuale è aumentata di un punto. Ma tra 2011 e 2019 i numeri assoluti sono aumentati, quindi per gli arrivi in treno si parla di una diminuzione. Di qui la risoluzione di cercare modi per rendere la rotaia più attrattiva. Overtourism? Negli ultimi 10 anni i posti letto nei 4 e 5 stelle sono aumentati, è vero, ma sono diminuiti quelli nei 2 e nei 3 stelle. Di fatto il dato è pressoché invariato. Serve uno sforzo collettivo, il turismo salvaguarda il nostro benessere con ricadute su artigianato, commercio, agricoltura e in parte sull'industria».Anche Idm col suo presidente Hansi Pichler punta alla cooperazione con le ferrovie, ad esempio con Db, Öbb, Trenitalia (con un'offerta per il mercatino di Natale) e Train 4 you (con un treno notturno espresso per le vacanze). Per Hgv, il vicepresidente Thomas Walch: «L'obiettivo ora è rendere più popolare l'offerta in modo che gli albergatori la raccomandino. Se l'ospite arriva senza auto e usa i mezzi pubblici con la tessera dedicata ne beneficiamo tutti». S.M.

PASSI DOLOMITICI: IL DIBATTITO E GLI AGGIORNAMENTI Alto Adige | 3 Ottobre 2021 p. 20, segue dalla prima «Niente divieti sui passi, ora bisogna puntare sull'elettrico» Bolzano «Questi livelli di traffico sulle Dolomiti sono insostenibili». Lo afferma l'assessore provinciale alla mobilità Daniel Alfreider , commentando il convegno sulla mobilità sostenibile. «Questi livelli di traffico, in Dolomiti, nelle valli, sono insostenibili, sono assolutamente d'accordo». Lo afferma l'assessore provinciale alla mobilità Daniel Alfreider, commentando gli esiti del convegno tenutosi ieri allo Sheraton sulla gestione sostenibile delle aree montane altoatesine ma non solo. L'assessore però non ci sta a ricevere le critiche da parte di Alpenverein e Club alpino italiano senza replicare. A fronte di polemiche e critiche a suo dire non molto costruttive, occorrerebbe piuttosto essere ottimisti, collaborativi, propositivi. Come sta facendo la Provincia di Bolzano, che ha istituito un gruppo di lavoro con le regioni confinanti. Fra un paio di mesi, a Roma verranno spedite delle proposte. Che verteranno soprattutto sul potenziamento del mezzo pubblico, elettrico, a idrogeno, e della rete di ricarica dei mezzi elettrici.Traffico inaccettabileL'assessore Alfreider, ladino badiota, conferma: «Gli attuali livelli di traffico sulle Dolomiti e nelle valli altoatesine non sono più accettabili, lo diciamo anche noi. Io in particolare lo dico come cittadino di queste valli: non è più accettabile, dobbiamo fare qualcosa per gestire i flussi di traffico, ma non per impedirli con divieti». La questione, chiarisce Alfreider, è assai più complessa di quanto la si voglia banalizzare. Un esempio concreto: «Solo sull'Alpe di Siusi attualmente si contano trentatremila deroghe al divieto di transito. Tutti hanno il diritto di passare». Della serie, hai voglia a impedire, ma poi ci sono i diritti dei proprietari, dei gestori, dei contadini. Che anche volendo non è possibile né ignorare né aggirare.Le politiche della giunta«La riduzione del traffico e l'incremento della mobilità sostenibile sono i punti principali sui quali stiamo lavorando. Ricordo il lavoro sui passi al confine con le altre regioni. Per la prima volta in assoluto abbiamo istituito un tavolo di confronto con il Veneto e con il Trentino. Insieme stiamo progettando le linee guida lungo le quali ci si muoverà in futuro. Noi vogliamo essere ottimisti, proporre progetti». Se c'è addirittura la richiesta da parte del Cai e dell'Alpenverein di chiudere i passi dolomitici e non, Alfreider si limita a chiosare: «Questa proposta deve essere accompagnata da un adeguamento della normativa nazionale». È inutile, fa intendere Alfreider, proporre astrattamente una soluzione, un qualcosa che su base nazionale non è possibile, non è attuabile, non è realizzabile. «Noi invece vogliamo valorizzare chi vive nelle valli, chi lavora nelle valli, chi viene a trascorrere le


proprie vacanze nelle valli. Dobbiamo lavorare affinché il traffico di transito venga diminuito, che la viabilità sia migliorata».Le proposte per RomaIl gruppo di lavoro interregionale, prosegue, è al lavoro per trovare la formula giusta, «coinvolgendo anche la mobilità funiviaria che già esiste. Se le auto vengono lasciate in fondovalle e si usano gli impianti che già ci sono, ben venga. Che noi incentiviamo solo le cabinovie per fare un favore agli albergatori non corrisponde al vero. In Badia, in Gardena, non sono stati concessi finanziamenti al riguardo, gli impianti però funzionano e costituiscono un'alternativa. Per quanto riguarda gli impianti nuovi è un altro discorso, se ne può, se ne deve parlare».Alfreider però punta su altro: «Se vogliamo risolvere, occorrono ottimismo e collaborazione. C'è poco da fare, non si può andare contro il codice della strada, il diritto di circolazione deve essere garantito, se uno lavora in un'altra valle deve poterla raggiungere». Alfreider, con Zeller, è stato l'unico a lavorare a Roma: «Grazie a una modifica sotto forma di norma di attuazione allo Statuto, possiamo introdurre delle limitazioni fra province autonome». Ma ciò non si può applicare col Veneto, per quello occorrerebbe un intervento normativo di carattere statale. «Altro che criticare, il Cai, associazione nazionale di peso, intervenga a livello statale per cambiare la normativa. Mettano in pratica, ci aiutino». Per intanto, Bolzano Trento e il Veneto stanno predisponendo una scheda di progetto: «Una richiesta di contributi al ministero. Sarà pronta in un paio di mesi. Si andrà nella direzione della mobilità sostenibile: potenziamento del servizio pubblico, acquisto di tanti nuovi mezzi elettrici, colonnine di ricarica per le auto elettriche». Corriere del Trentino | 3 Ottobre 2021 p. 7 «Turismo a livelli insostenibili, chiudere i passi dolomitici» Chiara Currò Dossi BOLZANO «È inutile investire in campagne di marketing internazionali. Cambiamo strategia e investiamo davvero nella mobilità sostenibile, rivolgendoci ai potenziali ospiti nel raggio di 500 chilometri e inserendo il numero chiuso settimanale nelle valli, una volta prenotati tutti i posti letto». È radicale la proposta lanciata da Michil Costa dal palco del convegno organizzato da Cai e Alpenverein, convinte che l’unica via praticabile, nell’immediato, sia la chiusura dei passi. «Sarebbe praticabile subito, e porterebbe benefici anche al fondovalle — insiste Carlo Alberto Zanella, presidente del Cai altoatesino —. Quando è stata sperimentata, lo scorso anno a passo Sella, i locali erano pieni di persone che in montagna ci vanno per camminare, non per scendere dalla macchina e mangiare al ristorante». Ieri mattina, sul palco dello Sheraton di Bolzano, si sono alternati sette relatori. Fra i presenti, nessun rappresentante della politica. «Forse — ironizza Zanella— gli argomenti erano così tanti e difficili che hanno preferito disertare». Anche perché, i destinatari degli appelli lanciati ieri, erano proprio loro. «La politica deve fare scelte radicali — tuona Costa, gestore dell’hotel La Costa a Corvara —. Ha ragione Greta Thunberg: basta con il “bla, bla, bla”. Siamo in piena emergenza climatica, bisogna cambiare rotta». E snocciola quella che, secondo lui, è la strategia da adottare: «Via la “patacca” Unesco, è inutile investire in campagne di marketing internazionali come fa Idm. Basti pensare che nell’anno del Covid, pur con un budget ridotto, c’è stato un aumento di turisti arrivati in Alto Adige. Puntiamo piuttosto a misurare l’impronta ecologica di ciascuno dei nostri ospiti, a periodi di soggiorno più lunghi e realizzare collegamenti ferroviari efficienti e di alta qualità: perché non possiamo avere anche noi il nostro Orient Express?». Non bastassero le immagini di macchine e moto ammassate a bordo strada sui passi di montagna e i sentieri sui quali «non si riescono a rispettare nemmeno le distanze imposte dal Covid», ci sono i numeri. «Da gennaio 2020 — ricorda Daniele Santucci, ingegnere dell’assessorato altoatesino alla Mobilità — abbiamo installato dei sistemi digitali di rilevamento veicoli nelle Dolomiti. L’obiettivo, è ridurre del 55% le emissioni nel 2030, per azzerarle entro il 2050». Ma la strada è lunga, e in salita: «Tra luglio e agosto — riprende — si raggiungono picchi di oltre 17 mila veicoli al giorno. Bisogna puntare sui parcheggi di interscambio, con interfacce digitali per facilitare il passaggio da un mezzo all’altro, e trovare collaborazioni con i gestori degli impianti di risalita, perché diventino anch’essi parte del sistema di trasporto integrato». E i numeri sono destinati ad aumentare. «Dal 1990 al 2018 — aggiunge Helmut Moroder, responsabile della divisione servizi su gomma e servizi su impianti fissi di Sad, ed ex direttore tecnico di Sta — il tempo di pernottamento medio è sceso da 6,4 a 4,4 giorni. Il 31% in meno, il che significherebbe un 31% di traffico in più». Ma il condizionale è d’obbligo, perché nel frattempo il numero di pernottamenti è aumentato del 44%, prosegue Moroder. «Il che significa, che il traffico è aumentato del 109%, con l’85% dei turisti che arrivano in macchina, intasando anche il fondovalle». Le conseguenze sono pesanti anche su flora e fauna, ricorda Luigi Spagnolli, direttore dell’Ufficio provinciale caccia e pesca. «Una strada larga 10 metri e lunga 10 chilometri — spiega — intacca e spezzetta un habitat preesistente di almeno 10 ettari di superficie. Mettendo a rischio la sopravvivenza di molte specie animali e vegetali, come il gallo cedrone». L’unica via praticabile è quella del passaggio alla mobilità sostenibile, e qui Moroder rilancia il progetto del treno delle Dolomiti: un prolungamento ferroviario da Bolzano a Cortina che transiterebbe per passo Gardena. «I passeggeri potenziali sarebbero 10 milioni — insiste — a fronte degli attuali 2 della linea della Venosta, oggi considerata un successo». Di più. «Una volta completato il tunnel del Brennero, 100 milioni di persone in tutta Europa potranno raggiungere l’Alto Adige in treno in meno di 5 ore». Zanella insiste sul fattore tempo: «Servono soluzioni immediate, come la chiusura dei passi. Basterebbe far parcheggiare i turisti a valle, e offrire un servizio di trasporto con gli autobus o gli impianti di risalita, abbassando i costi. La possibilità c’è: quello che manca, è la volontà politica».


L’Adige | 9 Ottobre 2021 p. 33 «Passi, le limitazioni sono possibili» FASSA Sui Passi dolomitici non si possono introdurre divieti di transito, per via del Codice della Strada. Il concetto, già esplicitato dal vicepresidente e assessore all'ambiente del Trentino, Mario Tonina, è stato ribadito sabato scorso a Bolzano dall'assessore altoatesino alla mobilità Daniel Alfreider, nel convegno su «Mobilità sostenibile nelle Dolomiti oggi e domani», voluto dal Club Alpino Italiano e da Alpenverein Südtirol per chiedere azioni immediate e decise a contrasto del traffico privato che fa dei valichi degli immensi parcheggi a cielo aperto, con auto e moto in continuo transito e rumori che cozzano contro la vivibilità, oltre che contro l'idea di una vacanza tranquilla, condita da aria buona, Ma non piace affatto a Mountain Wilderness la posizione «rinunciataria» rispetto alle limitazioni al traffico, assunta dagli amministratori pubblici provinciali e regionali, che pure stanno lavorando insieme alla Regione Veneto a un pacchetto di proposte da presentare entro fine mese a Roma (questa la promessa) che puntano sul potenziamento dei mezzi pubblici, sull'acquisto di nuovi mezzi elettrici, su colonnine di ricarica e maggiore utilizzo degli impianti di risalita.MW ha partecipato al Convegno sulla mobilità sostenibile nelle Dolomiti: «L'evento, interessante ed equilibrato - scrive l'associazione ambientalista, impegnata da molti anni contro l'artificializzazione delle vette -, ha sviscerato la complessità della tematica. Tra gli aspetti più rilevanti l'aver messo in luce che la crescita culturale non è stata veloce quanto quella economica, contribuendo a creare un turismo "mordi-e-fuggi" e comunità locali che vivono solo di turismo, perdendo la loro identità. Paesi che vivono solo in funzione della stagione turistica e si chiudono in letargo durante la bassa stagione».Rispetto alle osservazioni dell'assessore Alfreider, Mountain Wildernes osserva che il Codice della strada vieta la circolazione dei veicoli con motore modificato, responsabili della gran parte del rumore prodotto in montagna. «Dunque il Codice della strada, nominato dall'assessore quale limite invalicabile per la chiusura delle strade dei Passi, è in realtà uno strumento che, se applicato, già permette di effettuare i controlli e limitare fortemente i problemi del rumore, degli eccessi di velocità e del parcheggio incontrollato». Per l'associazione, il progetto presentato sabato, riguardante il monitoraggio dei flussi di traffico sulle strade dei passi, sulla base dei quali elaborare una strategia per la gestione della mobilità, «è sicuramente un'iniziativa lodevole dell'amministrazione provinciale. Tuttavia ne vedremo forse gli effetti positivi tra alcuni anni: nel frattempo perché non migliorare la situazione semplicemente dotando i Comuni del personale necessario per far rispettare i limiti di velocità, di rumore, e i divieti di sosta?».Mountain Wilderness rileva poi che nelle scelte delle strategie e delle azioni portate avanti, non sono state coinvolte le associazioni ambientaliste e alpinistiche «che due anni fa avevano presentato con atteggiamento costruttivo e collaborativo una proposta concreta per la gestione della mobilità sui Passi. Proposta che non prevedeva divieti, bensì una regolamentazione a fasce orarie, differenziata sulla base del tipo di veicolo (auto, moto, camper e roulotte, bus)». Associazioni che - conclude MW - restano a disposizione, per iniziare un dialogo finora mai decollato. Alto Adige | 13 Ottobre 2021 p. 22 Passi, affondo ambientalista: «Fate rispettare il Codice» davide pasquali BOLZANO In Dolomiti la mobilità ormai è insostenibile e le ricette proposte finora dalla Provincia non convincono e necessitano di tempi lunghi, come per esempio l'introduzione della mobilità elettrica coi mezzi pubblici. Lo chiariscono i protezionisti, che invitano l'assessore provinciale alla mobilità, Daniel Alfreider, a confrontarsi con loro su altre soluzioni, più semplici e rapide da attuare. Mountain Wilderness, chiarisce il consiglio direttivo, ha partecipato al convegno sulla mobilità sostenibile nelle Dolomiti, organizzato da Cai e Avs a Bolzano nei giorni scorsi. «L'evento, interessante ed equilibrato, ha sviscerato la complessità della tematica. Tra gli aspetti più rilevanti l'aver messo in luce che la crescita culturale non è stata veloce quanto quella economica, contribuendo a creare un turismo "mordi-e-fuggi" e comunità locali che vivono solo di turismo, perdendo la loro identità. Paesi che vivono solo in funzione della stagione turistica e si chiudono in letargo durante la bassa stagione».Relativamente alle osservazioni dell'assessore Alfreider, pubblicate sull'Alto Adige nei giorni successivi, «replichiamo che il problema del rumore deriva prevalentemente dai veicoli truccati che non dovrebbero neppure circolare, perché non rispettano il codice della strada». Dunque il codice della strada, nominato dall'assessore quale limite invalicabile per la chiusura delle strade dei passi, «è in realtà uno strumento che, se applicato, già permette di effettuare i controlli e limitare fortemente i problemi del rumore, degli eccessi di velocità e del parcheggio incontrollato». Il progetto presentato dall'ingegner Santucci durante il convegno, riguardante il monitoraggio dei flussi di traffico sulle strade dei passi, sulla base dei quali elaborare una strategia per la gestione della mobilità, «è sicuramente un'iniziativa lodevole dell'amministrazione provinciale». Tuttavia, prosegue Mw, «ne vedremo forse gli effetti positivi tra alcuni anni; nel frattempo perché non migliorare la situazione semplicemente dotando i Comuni del personale necessario per far rispettare i limiti di velocità, di rumore e i divieti di sosta?». Infine «dispiace constatare che nonostante l'assessore auspichi un atteggiamento collaborativo e partecipativo, abbia preferito lavorare con il suo team, senza coinvolgere le associazioni ambientaliste e alpinistiche, che due anni fa gli hanno presentato con atteggiamento costruttivo


e collaborativo una proposta concreta per la gestione della mobilità sui passi». Proposta che non prevedeva divieti, «bensì una regolamentazione a fasce orarie, differenziata sulla base del tipo di veicolo (auto, moto, camper e roulotte, bus)». Gli attivisti di Mountain Wilderness ricordano all'assessore che rimangono a disposizione «per collaborare concretamente al miglioramento dell'insostenibile situazione del traffico sulle strade dei passi».

NUOVI COLLEGAMENTI SCIISTICI Corriere delle Alpi | 25 Ottobre 2021 p. 15 Nuovi collegamenti sciistici addio CORTINA Collegamenti sciistici? Punto e a capo. «Il progetto originario, quello proposto da un gruppo di investitori privati, è stato superato». Parola di Federico Caner, assessore regionale al turismo. Sì, avete capito bene? Il progetto da 80 milioni di euro, forse 100. Quello tanto discusso, che prevedeva il collegamento tra Cortina ed il Civetta, da una parte. E quello, ancor più contestato, che avrebbe messo in linea Cortina, il Passo Falzarego, ed Arabba. «In vista delle Olimpiadi, ed in accordo con le società impiantistiche, abbiamo deciso di investire le risorse disponibili nella riqualificazione delle strutture esistenti. Anzi, prima di tutto nella loro messa in sicurezza». In sostanza? «Ci sarà un primo bando di 9 milioni per i soggetti che hanno già presentato progetti di questo tenore. Un bando - precisa Caner - che rimpingueremo di anno in anno, quanto meno fino ai Giochi Invernali del 2026».Gli ambientalisti, Cai e altre organizzazioni han sempre detto di non essere contrari al consolidamento dell'impiantistica esistente, passando eventualmente per la sua razionalizzazione. Sì a messa in sicurezza e riqualificazione; come è accaduto per la funivia della Marmolada, con Vascellari che ha condiviso i progetti con i vertici dell'ambientalismo. «Rassicuriamo i nostri amici che si battono per la tutela della nostra montagna, che nessun impianto attraverserà siti Unesco ed aree protette dall'Europa, attraverso i diversi vincoli. Garantisco ancora una volta, anche a nome del presidente Luca Zaia, che nessuna manomissione verrà compiuta nei riguardi dell'ambiente in preparazione delle Olimpiadi», aggiunge Caner. Ma la pista di bob non è un di più, non poteva bastare quella piemontese del 2006, se non quella di Innsbruck? «Che cosa ha anticipato Zaia alla vostra testata? Che l'impianto sarà più piccolo. Cortina non poteva rinunciare, perché proprio questo è il simbolo delle Olimpiadi. E, d'altra parte - aggiunge - la pista, non nuova, ma ristrutturata, avrà un utilizzo non solo invernale, anche nel resto dell'anno. Non sarà quindi una "cattedrale nel deserto" da abbandonare subito dopo i Giochi».De profundis, dunque, per i grandi collegamenti? «Verificheremo, a tempo debito, trattando con l'Alto Adige e con i titolari degli impianti se ci saranno tratti da completare nella rete oggi esistente. Ma sarà l'ultimo step che considereremo. Posso già assicurare che ad Arabba non arriverà nessun nuovo collegamento da Cortina. È evidente che non si possono attraversare territori vincolati. Nessuno ha mai voluto farlo». Con questi presupposti non si farà neppure l'impianto tra Padola e Col Colesei, sopra passo M.Croce Comelico? «Questo è un collegamento voluto dalla popolazione. Ci sono difficoltà. Il Comune sta trattando con la Soprintendenza. Vedremo». -- Francesco Dal Mas © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 25 Ottobre 2021 p. 15 Il CAI non si fida. La Regione “deve mostrare i progetti” L'intervista Basta impianti, più servizi per far rinascere la montagna. Il messaggio è del Cai, il club alpino italiano. Renato Frigo, presidente regionale, lo ha rilanciato davanti agli "scempi", così li chiama, dei Mondiali e delle Olimpiadi. «Se i giovani, ma anche i loro padri e le loro madri, non hanno i servizi indispensabili, dalla sanità alla scuola, passando per le Poste e i negozi di prossimità, continueranno la fuga, ancorché la Regione riempia le valli di funivie, seggiovie, skilift».Piano, piano, la Regione sta dicendo che il progetto dei grandi collegamenti sciistici è stato riposto nel cassetto... «Davvero? C'è da crederci? Se così avvenisse, saremmo i primi ad applaudire. Ma vorremmo vederci chiaro».Caner sostiene la necessità, anzi l'urgenza, di finanziare la riqualificazione degli impianti esistenti, magari aggiornandoli, con nuove portate, e soprattutto investendo sulla sicurezza. «Sottoscriviamo, se così avvenisse. Riqualificazione e sicurezza sono due obiettivi condivisibili. Ma vogliamo saperne di più. Temiamo il trucchetto. Sa com'è?»Caner assicura pure che nessun intervento manometterà ambienti Unesco o con vincoli ambientali.«Ci mancherebbe altro. Sono comunque assicurazioni importanti. E sulla pista di bob?».Conferma quanto ci ha anticipato Zaia: che sarà più piccola. «Piccola o grande proprio non la vogliamo. È uno spreco. Loro prevedono che verrà utilizzata per le attività federali e non solo. Ma con quale passività? L'utilizzo sarà minimale».Zaia afferma che la bonifica di quanto resta della vecchia Eugenio Monti costa 10 milioni di euro e che portare le gare ad


Innsbruk sarebbe un onere troppo pesante, di circa 30 milioni... «Tanto vale spenderne 20 in più ed avere, con 60 milioni, una pista del tutto nuova? Ma per fare che cosa? Intanto i signori di Milano-Cortina, il Comune o la Regione ci mostrino i progetti. Perché li tengono nascosti?».Via la pista di Bob, che cosa resterebbe alla Cortina olimpica? «Ecco il punto. Sui simboli, perché così viene definita la 'nuova' Eugenio Monti non si costruisce il futuro della montagna. Abbiamo detto, anche nel corso della manifestazione, che le terre alte continueranno a morire con un eccesso di turismo e senza provvedere ai servizi almeno essenziali per chi resta e per chi vuol ritornare». I servizi, per la verità, ci sono, certo non dappertutto... «Ma lo sa che nell'ampezzano e nella Val Boite non si trova casa, se non a prezzi astronomici? Lo sa che bisogna scendere fino a Calalzo per trovare ancora qualche appartamento?».Questo dimostra che c'è richiesta. E che la richiesta trova sostegno nei servizi.«No, le case vuote sono tantissime. E purtroppo non sono alla portata degli stipendi medi».Esemplifichi, per favore, Che cosa intende per eccesso di turismo? «Ha un senso, per esempio, tenere aperta la strada delle Tre Cime quando a monte non c'è un rifugio aperto e quindi non ci sono neppure i presupposti della sicurezza?».Ma i turisti, soprattutto stranieri, arrivano, eccome. Non sbagliano i vostri rifugi a chiudere anzitempo? Siete i primi a teorizzare la destagionalizzazione... «Mi scusi, non è vero. La stagione dei rifugi chiude intorno al 20 settembre. Poi, con le temperature che scendono è difficile, se non impossibile gestire una struttura d'alta montagna».Ma qualche vostro rifugio tiene aperto tutto l'anno. «Fa bene, dove è possibile. Ma sia chiaro che la montagna non tollera il turismo di massa. Dicono che vogliono nuovi impianti di risalita come alternativa alle auto sui passi. E' una balla».Perché una balla? «Perché ci sono già passi attrezzati di impianti. Ma il traffico non è stato sospeso».Non ritiene che state esasperando le posizioni? La partecipazione alla marcia non è stata poi così ampia. «È vero. Ma mai partecipazione da parte dell'associazionismo è stata così tanto condivisa. C'erano un po' tutte le espressioni dell'ambientalismo e dell'alpinismo. I partecipanti non erano, in effetti, così numerosi, anche se in numero apprezzabile. Bene, ci siamo lasciati con l'impegno, da parte di ciascuno dei presenti, a fare opera di 'evangelizzazione' dei temi non solo ambientali, ma sociali: la montagna da far vivere».La vita passa attraverso lo sviluppo. Ma voi vi opponete anche ai nuovi insediamenti turistici, dal passo Giau a Cortina. Ancorché gli investitori garantiscano sulla loro compatibilità. «Illuso. Lei ci crede? Questi progetti non tengono conto dei principi di precauzione, cautela e rispetto dei beni comuni materiali e immateriali in luoghi Patrimonio dell'Umanità come le Dolomiti. Alla luce del cambiamento di tendenza delle richieste turistiche, il mercato sciistico negli ultimi anni è in lento ma continuo declino, anche a fronte di un aumento dei costi di manutenzione (innevamento, bacini artificiali). Dati di fatto che devono far riflettere, specialmente nel contesto del cambiamento climatico». --Francesco Dal Mas© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 26 Ottobre 2021 p. 28 Stop nuovi impianti: gli ambientalisti aspettano i fatti CORTINA Sospiro di sollievo, nel mondo ambientalista, dopo la precisazione dell'assessore Federico Caner che la Regione investirà sulla riqualificazione e sulla messa in sicurezza degli impianti di risalita esistenti e non sui grandi collegamenti.«Finalmente», esclama Gigi Casanova, una delle anime della protesta di domenica a Cortina, con 52 associazioni firmatarie, «ma noi ovviamente continueremo a vigilare; dalle informazioni raccolte anche in altri ambienti, sembra però proprio che si stia prendendo coscienza che il turismo del futuro non può portare ad un'espansione impiantistica». Il sollievo è profondo specie dalle parti di Arabba.«La Regione ha capito che non si possono forzare i vincoli paesaggistici e storici», afferma Leandro Grones, sindaco di Livinallongo, «mentre sa che c'è tutta la disponibilità a collaborare su altre prospettive».«Ora però», insiste Casanova, «attendiamo altri no: rispetto ai poli turistici del lusso come i due progetti Meister su Auronzo e Cortina, il superalbergo di passo Giau, la pista di bob di Cortina e il trasferimento delle gare ad Innsbruck».La pista, per Cortina e la Regione, è però irrinunciabile. E il presidente Zaia ha annunciato lo studio di un impianto più piccolo, quindi di minore impatto e, soprattutto, di costi più contenuti.«Se così è», interviene ancora Casanova, «ce lo faccia illustrare: noi siamo pronti a valutarlo».In ogni caso, secondo il leader degli ambientalisti, la Regione può fare molto, in vista delle Olimpiadi nei confronti delle Dolomiti patrimonio naturale dell'Unesco.«Rifinanziare da subito la Fondazione per rafforzarla in personale e progettualità. E ancora, iniziare, da subito, ad attuare il piano di gestione Dolomiti 2040 con interventi di riqualificazione ambientale e paesaggistica, con la chiusura al traffico privato dei passi dolomitici, bloccando i tir del traffico pesante deviato sulle strade regionali e statali; e poi una immediata legge di regolamentazione severa dell'eliturismo sul modello, o meglio, di Trento e Bolzano, il divieto assoluto di manifestazioni motoristiche in quota. Solo partendo da queste proposte e rendendole concrete le Olimpiadi possono trovare un vestito green e sostenibile».Quanto poi alla manifestazione di domenica, Casanova si rivolge ancora una volta al presidente Zaia: «E' rimasto stupito perché l'abbiamo organizzata anzitempo, senza conoscere i progetti? Bene, renda le progettualità delle strutture olimpioniche e della viabilità trasparenti e le sottoponga, tutte, in un disegno unitario assieme a Lombardia, Trentino e Alto Adige, a procedura di Vas. Solo con questi passaggi», conclude Casanova, « noi ambientalisti potremo avviare un percorso di confronto con gli amministratori veneti e nazionali». --francesco dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA


NUOVO COLLEGAMENTO CON L’ALPE DI SIUSI Corriere dell’Alto Adige | 17 Ottobre 2021 p. 5 Nuovo collegamento con l’Alpe di Siusi Il Tar boccia il progetto «Marinzen» Accolto il ricorso della società che gestisce l’attuale cabinovia. È il secondo stop in due anni L. R. BOLZANO Nuova vittoria al Tar da parte della società «Alpe di Siusi Spa» contro il progetto di collegamento dell’area sciistica di Castelrotto con quella dell’Alpe di Siusi: un progetto che viene proposto dalla società «Marinzen Srl» e che era stato approvato dalla giunta provinciale. Si tratta in realtà di una seconda vittoria poiché il Tar prima ed il Consiglio di Stato poi si erano già espressi sulla vicenda, e sempre a favore delle ragioni della società «Alpe di Siusi». La giunta provinciale aveva però riproposto, anche dopo quei pareri, il via libera al progetto, subordinandolo in questo caso ad alcune condizioni. La sostanza del progetto, però, non sarebbe cambiata e quindi la società «Alpe di Siusi», difesa dagli avvocati Andrea Girardi di Trento e Umberto Deflorian di Bolzano (Studio Ioos), aveva nuovamente presentato ricorso, che è stato ora accolto. I giudici hanno quindi annullato la deliberazione con cui, l’anno scorso, la giunta provinciale aveva sostanzialmente autorizzato il collegamento. I giudici del Tar, nel ricostruire la vicenda, ricordando che la giunta, «in sede di riedizione e disattendendo il parere contrario del Comitato ambientale, ha riapprovato, subordinandola a talune condizioni, la variante 2 dell’ampliamento della stazione sciistica Marinzen, variante che contempla il collegamento all’area sciistica Alpe di Siusi nel Comune di Castelrotto», rimarcando quindi che già nel 2019 il Tar aveva accolto il primo ricorso che era stato presentato dalla società «Alpe di Siusi», in qualità di gestore dell’omonima cabinovia che collega il paese di Siusi all’Alpe. Anche in quel caso, come ricordato, la giunta aveva approvato lo studio di fattibilità presentato dalla società Marinzen per la realizzazione di un impianto di collegamento dell’area sciistica di Castelrotto con l’Alpe di Siusi. Il ricorso era stato accolto dal Tar e poi dal Consiglio di Stato, che aveva riconosciuto come del tutto legittimo l’interesse a ricorrere da parte della società «Alpe di Siusi», «essendo l’impianto da realizzare situato nello stesso comprensorio sciistico in cui opera la società ricorrente e subendo la medesima un pregiudizio dalla nuova attività d’impresa, per effetto del prevedibile ed altamente verosimile correlativo calo del numero di clienti». Oltre all’ammissibilità, il ricorso era stato accolto nel merito dai giudici, i quali avevano ricordato come il Comitato ambientale provinciale avesse espresso parere negativo. Ora la questione si è riproposta, in maniera molto simile a quel primo caso, e con le stesse conclusioni da parte del tribunale amministrativo, che ha quindi accolto in pieno il ricorso della società Alpe di Siusi. Il secondo collegamento, quindi non si farà. Va ricordato che la vicenda si trascina ormai da diversi anni. Originariamente le prime varianti del progetto, che prevedevano non solo un collegamento funiviario ma anche la realizzazione di una nuova pista da sci, erano state bocciate dalla stessa Provincia, la quale aveva poi dato il via libera alla terza variante (progetto con la sola funivia). L’anno scorso un analogo ricorso contro il collegamento, oltre a quello della società «Alpe di Siusi», era stato presentato anche dalle associazioni Dachverband ed Alpenverein, ed era stato a sua volta accolto dal Tar.

OLIMPIADI 2026: GLI AGGIORNAMENTI Corriere dell’Alto Adige | 3 Ottobre 2021 p. 3 «Olimpiadi, impatto zero? Serve una valutazione ambientale dei progetti» BOLZANO «È stata promessa un’Olimpiade a impatto zero, ma gli 1,2 miliardi di investimenti per le opere che serviranno a far funzionare la macchina ci preoccupano. Abbiamo chiesto alla Fondazione Milano Cortina 2026 che siano sottoposte alla valutazione ambientale strategica, ma senza risposta». A farsi portavoce delle preoccupazioni degli ambientalisti è Oscar Del Barba (Cai). Il punto di partenza è la difficoltà a individuare un interlocutore. «Gli attori si sono moltiplicati — argomenta —. Alla Fondazione si è aggiunta la Società infrastrutture Milano Cortina, il Forum per la sostenibilità, i ministero di Infrastrutture e Ambiente, il dipartimento per lo Sport, quattro Regioni e Province autonome, più le province, i comuni, Anas e Rfi: a chi ci si rivolgerà, in caso di problemi?».


E poi c’è il fatto che la vittoria di Milano-Cortina fra le località in corsa per ospitare i giochi invernali, si è basata sulla possibilità di utilizzare gli impianti già esistenti. Almeno fino a un certo punto, considerato che sono stati stanziati 1,2 miliardi anche con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). «Ci preoccupano le opere “essenziali” — spiega l’esperto —. La pista da Bob a Cortina, che sarà allungata di 250 metri, quella per lo speciale maschile a Bormio per la quale saranno tagliati 12 mila metri quadrati di bosco, a fronte della promessa di un’azione di compensazione, piantando una superficie analoga di alberi chissà dove, e il campo di gara per lo sci-alpinismo. Su quest’ultimo fronte, abbiamo ricevuto rassicurazioni da parte del Comitato olimpico internazionale, che ha detto saranno usate le piste già esistenti». Vanno aggiunte però le opere «connesse» (e cioè la variante di Longarone e la circonvallazione di Cortina) e quelle «di cotesto», per integrare, spiega sempre Del Barba il sistema di accessibilità ai luoghi degli eventi sportivi. «Ma che altro non sembrano che la volontà di completare il carosello sciistico tra Cortina, Civetta e Arabba. Il trasporto a fune non è sostitutivo di quello tradizionale, sia per capacità oraria che per sostenibilità economica e ambientale». Corriere delle Alpi | 7 Ottobre 2021 p. 28 Marcia ambientalista contro gli scempi delle Olimpiadi CORTINA Una camminata, la seconda, per denunciare «l'assalto alle Dolomiti, giustificato con la scusa dei prossimi giochi olimpici 2026, che si stanno trasformando in un'occasione per nuove devastazioni ambientali e spreco di risorse». La manifestazione "Non nel mio nome, si svolgerà domenica 24 ottobre ed è organizzata dalle associazioni Mountain wilderness Italia, Wwf Terre del Piave Belluno-Treviso, Ecoistituto del Veneto "Alex Langer", Italia Nostra sez. di Belluno, Gruppo Promotore Parco del Cadore, Comitato Peraltrestrade Dolomiti e Insilva.«Nuove piste di sci e relative infrastrutture? Nuova pista da bob? Consumo di suolo anche in alta quota? Speculazioni edilizie con la proposta di villaggi turistici di lusso a Cortina e Auronzo? Un mega hotel al passo Giau? Speculazione all'ex stazione di Cortina? Nuovi collegamenti intervallivi? Diffusione dell'eliski ed elitaxi in Dolomiti? Con questa marcia ribadiamo il nostro no a questo modo di operare e ci opponiamo a questo degrado, invitando i cittadini a partecipare in difesa delle Dolomiti patrimonio di tutti».Il ritrovo è fissato alle 10 in piazza Venezia a Cortina; dopo alcuni interventi, la marcia si snoderà lungo Corso Italia e risalirà la vecchia pista da bob fino a Colfiere. «Potremo vedere da vicino le conseguenze sull'ambiente e sul paesaggio di quello che viene propagandato come modello di sviluppo turistico sostenibile e di quelli che, in evidente malafede, erano stati annunciati come eventi a impatto zero nel segno della compatibilità e del blà-blà-blà». --A.S.© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 12 Ottobre 2021 p. 28 Malagò mette un punto «Il bob a Cortina, e basta» VERSO I GIOCHIL'ok alla nuova pista da bob di Cortina arriva a Milano direttamente dal presidente del Coni, Giovanni Malagò. Dunque, niente dietrofront in ottica olimpica a vantaggio dello scialpinismo.«Questo non succederà perché siamo abituati a tenere fede alle promesse», ha sottolineato il numero uno del Coni, «la nuova pista da bob si farà e sarà un fiore all'occhiello per questa disciplina visto che finora siamo sempre stati costretti a emigrare per poter fare una gara di primo livello. Le polemiche non mi interessano, sono vicende che non coinvolgono lo sport italiano, che invece aspetta trepidante le Olimpiadi 2026 nel format già delineato da tempo e attorno al quale stiamo lavorando alacremente».A proposito del "sì o no" alla pista da bob di Cortina, Malagò si è lasciato andare ad una battuta senza tuttavia riuscire a nascondere (del tutto) un certo fastidio.«Sapete come si dice a Roma? Abbasta (basta). È una citazione che prendo volentieri in prestito dal mio amico Carlo Verdone. Sulla pista da bob siamo stati chiari fin dall'inizio, non è necessario ribadirlo ad ogni occasione utile. Il progetto non cambia, Cortina ospiterà le gare di bob e lo farà in un impianto nuovo di zecca. Sulle dinamiche della sua realizzazione e sulle relative tempistiche non entro nel merito non essendo di competenza specifica del Coni. Quel che è certo è che il Coni continuerà a supervisionare la marcia di avvicinamento alle Olimpiadi, prima quelle di Pechino e poi quelle di Milano - Cortina, il cui passaggio di consegne avverrà il 20 febbraio alla presenza dei sindaci Sala e Ghedina. Personalmente poi ho un rapporto tanto splendido quanto diretto con Cortina, dove ho anche casa. Sono molto presente a Cortina e lo sarò sempre di più con l'avvicinamento ai grandi eventi che sicuramente daranno nuovo impulso non solo alla pratica sportiva ma anche alle presenze turistiche». --DIERRE© RIPRODUZIONE RISERVATA


Corriere delle Alpi | 20 Ottobre 2021 p. 12 Lo scialpinismo debutta a Bormio La delusione di Cortina e Alpago CORTINA Delusione a Cortina. La "prima" olimpica dello sci alpinismo non avrà per teatro le Dolomiti ampezzane ma le montagne di Bormio. È il "prezzo" che Cortina ed il Veneto pagano per ospitare all'Arena di Verona la cerimonia di apertura delle Paralimpiadi e l'avvicinamento di Para Cross country e di Para Biathlon, dalla Lombardia al cluster della Val di Fiemme. L'ha deciso ieri il Cda di Milano-Cortina. «Peccato davvero - sorseggia amaro il sindaco Gianpietro Ghedina - Stavamo lavorando da tempo per mettere a disposizione l'offerta migliore, noi di Cortina in collaborazione con gli amici dell'Alpago, reduci dai campionati Mondiali. Ci eravamo illusi che questo "di più" potesse esserci riconosciuto, per il fascino delle Dolomiti. Invece abbiamo dovuto cedere ad altre logiche di riequilibrio». L'importante, afferma Ghedina, è che davvero nulla venga tolto alle nostre Dolomiti. Semmai il "di più" di Verona è senz'altro di massima soddisfazione. Le novità sono deliberate, peraltro all'unanimità dal Consiglio di amministrazione del Comitato organizzatore delle Olimpiadi e Paralimpiadi, presieduto da Giovanni Malagò e alla presenza degli stakeholder e del Ceo, Vincenzo Novari. Cortina, dunque, ospiterà lo sci femminile sulla pista Olimpia delle Tofane, e quelle di bob, slittino e skeleton sulla storica pista olimpica Eugenio Monti. Lo Stadio Olimpico del ghiaccio costruito per le Olimpiadi di Cortina del 1956 verrà rinnovato per le gare di curling. Anche Cortina avrà il suo Villaggio olimpico, nella frazione di Fiames. All'Arena di Verona la cerimonia di chiusura. Con l'aggiunta delle novità decise ieri. La cerimonia di apertura della Paralimpiadi, inizialmente prevista "presso il PalaItalia Santa Giulia a Milano, avrà dunque per teatro la splendida cornice dell'Arena di Verona. «La decisione, in linea con il principio della sostenibilità anche economica, permetterà una sensibile ottimizzazione delle strutture e un conseguente contenimento dei costi», spiega il cda. Soddisfatto, ovviamente, il campione bellunese Oscar de Pellegrin, per la storia che rappresenta, seppur in tutt'altre discipline. La sede scelta per le gare di Para Cross Country e di Para Biathlon (inizialmente previste in Valdidentro) «è un passaggio formale che, oltre a confermare la comunione di intenti e di strategie tra la Fondazione Milano Cortina 2026, Comitato paralimpico internazionale e Comitato italiano paralimpico, rafforza il principio di inclusione e ottimizza ulteriormente alcune voci di spesa». Ma la scelta di Bormio, in Alta Valtellina, per le gare di scialpinismo? Rispetta le «indicazioni del Comitato Internazionale Olimpico circa la necessità di ospitare la nuova disciplina in uno dei siti olimpici già previsti dal dossier di candidatura». «Ci tengo - ha commentato Giovanni Malagò, Presidente della Fondazione Milano Cortina 2026 - ad esprimere un ringraziamento personale a tutte le Istituzioni rappresentate in Cda, dalle Regioni, ai Comuni fino alle Provincie autonome, perché le scelte di Bormio, di Verona e della Val di Fiemme sono la dimostrazione della nostra capacità di operare in sinergia con gli altri per la realizzazione dei Giochi del 2026. I Giochi di tutti gli italiani».Per niente delusa dele gare assegnate a Bormio la campionessa bellunese Alba De Silvestro. «Vivo ormai in Valtellina per cui non posso che essere soddisfatta. Certo, se l'assegnazione fosse stata riconosciuta a Cortina (o meglio ancora alla mia Padola, si fa per dire) sarei stata ancora più contenta. L'importante è che, dopo tanti anni di attesa, lo scialpinismo sia "materia" olimpica. E da oggi al 2026 anche gli sportivi bellunesi avranno modo di prepararsi al meglio, per competere alla grande. Si pensi che fino ad oggi solo l'Esercito aveva un gruppo organizzato di atleti in questa disciplina. Adesso altre forze si stanno attivando. E tutto questo è grandemente positivo». -francesco dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 20 Ottobre 2021 p. 12 Un binomio sbilanciato Dolomiti mortificate Milano - Cortina, sì, ma con le nostre Dolomiti sempre più marginali. L'ingresso dello sci alpinismo nel programma olimpico, giusto dal 2026, poteva essere il jolly per riequilibrare l'asse dei Giochi verso Nord-Est. Poteva, doveva. Lo avevamo auspicato, sostenendo la candidatura di Cortina e dell'Alpago ad ospitare le nuove gare, e assieme al territorio restiamo scottati da una scelta dettata da logiche aliene alle esigenze sportive, che bada ai lustrini. Lo sci alpinismo va a Bormio secondo un'intesa tra Coni e Regioni che d'altra parte assicura al Veneto un palcoscenico televisivo in più: la cerimonia di apertura delle Paralimpiadi spostata da Milano all'Arena di Verona dove è in programma anche la chiusura scenica dei Giochi. Decisione politica mortificante.A Cortina resta lo sci alpino femminile sulle piste che sono tappa tradizionale di Coppa del mondo e consacrate dai mondiali - quelle proprio non potevano essere scippate. Ci sarà il curling, ci sarà lo snowboard paralimpico. E ci sono, in programma, le discipline lanciate lungo la pista da bob che attraversa la conca e la divide tra chi spinge per accelerare e chi urla di frenare. Sui lavori. La vecchia Eugenio Monti va ricostruita curva dopo curva, metro per metro, e la Regione conferma l'investimento da ottanta milioni che mette a tacere anche i dubbi del Coni legati ai costi di gestione post olimpica di un impianto che non ritiene strategico. Ma senza il quale perderemmo anche le gare di bob, slittino e skeleton, che sarebbero allora destinate a migrare addirittura oltre confine, direzione Innsbruck dove le nazionali azzurre già si allenano. Tutto sommato, un calendario troppo leggero per la rilevanza del territorio e le legittime aspettative di chi per primo aveva promosso l'idea di riportare i Giochi invernali in Italia, sull'onda lunga del successo di Torino e nel nome glamour del 1956. Il nome,


ecco: non vorremmo che la grande opportunità del 2026 per Cortina si risolvesse in una questione di marketing. Vogliamo ospitare i Giochi, non ci basta essere l'elemento (secondario) di un brand. --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 20 Ottobre 2021 p. 13 Una nuova Fondazione Cortina gestirà i prossimi appuntamenti il futuro Sono sei i soci fondatori della futura Fondazione Cortina, già in fase di costituzione. Comune, Provincia e Regione, insieme alle associazioni degli albergatori, degli impiantisti e agli sci club, hanno deciso di raccogliere il lascito della Fondazione Cortina 2021.«Stiamo avviando un percorso al quale tutta la provincia di Belluno deve guardare con interesse, perché in questo momento rappresenta la locomotiva che sta lavorando per rilanciare il territorio e quindi anche per permettere alla gente di continuare a viverci. La Fondazione Cortina farà da comitato locale per le Olimpiadi del 2026 e in più dovrà gestire in futuro i grandi eventi, ma non solo». Ghedina, infatti, non esclude che possa essere la Fondazione ad occuparsi anche della gestione della pista da bob.La nuova Fondazione nasce proprio dall'esperienza maturata dal team, istituzioni, partner e associazioni, che hanno spinto per la sua creazione, nella convinzione che essa possa ricevere il lascito dei Mondiali e supportare il percorso verso le Olimpiadi. Il nuovo soggetto avrà anche il compito di tenere alto il livello tecnico e di immagine dei grandi eventi sportivi di Cortina (comprese le tappe della Coppa del Mondo di sci) e coinvolgere sempre di più il mondo imprenditoriale veneto e italiano. Anche la Fisi sarà al fianco della Fondazione Cortina, che si propone come un soggetto aperto a chi vorrà parteciparvi, per far sì che tutto il movimento degli sport invernali possa ottenere beneficio e slancio in questi anni, come ha sottolineato il presidente Flavio Roda. «La kermesse dello sci ha dato vita a una squadra compatta, che ha tutte le caratteristiche per tornare in pista anche in occasione delle Olimpiadi del 2026, per confermare la forza del sistema pubblico-privato», ha sottolineato l'assessore regionale al turismo, Federico Caner. «Questa squadra ha permesso di far atterrare sulle Dolomiti quasi 100 milioni di euro, di cui 40 di finanziamento statale, impiegati per riqualificare infrastrutture di gara e opere complementari, che saranno protagoniste, insieme alla riapertura degli impianti, della ripartenza della montagna Veneta». -© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 24 Ottobre 2021 p. 36 Zaia: «La pista Eugenio Monti sarà più piccola La ristruttureremo senza spendere 60 milioni» l'intervista «Questa protesta contro la pista di bob a me spiace, perché se gli ambientalisti avessero avuto un po' di pazienza magari avrebbero visto più carte, un'analisi comparata, numeri. Partiamo da un presupposto: la "Eugenio Monti" non sarà una nuova pista. Anzi, anticipo che sarà ancora più piccola di quella ipotizzata».Luca Zaia, presidente della Regione, cerca di tranquillizzare quanti oggi saliranno a Cortina dal Veneto, ma anche dalle regioni limitrofe, nel tentativo di bloccare l'istruttoria per la riqualificazione della vecchia pista.Uno scempio ambientale, a loro avviso. La "Monti" andrebbe definitivamente demolita ed il sito dovrebbe essere rinaturalizzato. Invece dai progetti a disposizione risulta che la struttura nuova costerà 60 milioni, mentre altri 20, forse 25 sono destinati alla gestione futura del sito per farne un centro federale del bob, dello slittino e dello skeleton. Un futuro che, sempre a parere degli ambientalisti, sarà un fallimento, anzitutto economico. Ma Zaia la pensa in modo diametralmente opposto.La Eugenio Monti sarà davvero più contenuta nelle dimensioni rispetto a quelle immaginate? «Sì, ma ho detto troppo... Aspettate e vedrete».Ma gli ambientalisti non aspettano. Loro contestano gli elaborati presentati. Lei ha sempre sostenuto che le Olimpiadi del 2026 saranno veramente sostenibili. Chi in questa giornata salirà a Cortina teme l'opposto. «Costoro preferirebbero forse che lasciassimo come sta la vecchia pista? Lo sanno anche loro che quel sito va bonificato. E che per farlo avremmo un costo di 10 milioni di euro».Loro dicono: meglio portare le gare ad Innsbruck, salvaguardando il prezioso ambiente di Cortina. «Ma fare le gare nella vicina Austria ci costerebbe dai 25 ai 30 milioni, perché quell'impianto ha necessità di essere aggiornato. Quindi spenderemmo, anzi sprecheremmo una quarantina di milioni. Ce lo possiamo permettere? Ristrutturare la "Monti"ci costerà meno di 60 milioni. Immagino che i conti li sappiano fare anche loro».Anche lei è fra i delusi per la mancata assegnazione delle gare olimpiche di sci alpinismo? «Ma di che cosa stiamo parlando? La Lombardia ha perso due gare paralimpiche. Si è deciso di compensarla. Una decisione corretta. Certo che mi dispiace non ospitare lo scialpinismo, ma l'Alpago non poteva accoglierlo. Il Cio ha deciso di portare questa disciplina nei siti programmati delle gare».Beh, c'era Cortina.«D'accordo. Ma noi abbiamo la cerimonia inaugurale delle Paralimpiadi. E ci sentiamo sommamente onorati. L'Italia ha conquistato 69 medaglie agli ultimi Giochi, 29 il Veneto. Queste non sono Olimpiadi minori».Ma Cortina aspirava ad essere lo scenario olimpico del primo scialpinismo in gara.«Lo so. Ma Cortina non ha perso due gare come la Lombardia. La quale, fra l'altro, aveva candidato Ponte di legno per lo scialpinismo, ha dovuto ripiegare su Bormio».Ma lei è stato il primo a proporre la candidatura di Cortina ampliandola a Trento e Bolzano. Poi è arrivato Milano che ci ha scippato metà discipline.«No. Io ho lanciato l'idea delle Olimpiadi,


però Milano ha presentato la prima candidatura e noi ci siamo agganciati. Cortina deve sapere tutta la verità». --© RIPRODUZIONE RISERVATA Gazzettino | 25 Ottobre 2021 p. 8, edizione Belluno Marcia ambientalista contro le grandi opere I nuovi caroselli di impianti a fune; altre strade più larghe e scorrevoli; varianti impattanti alle strade già esistenti; ampliamenti dei rifugi in montagna; speculazioni immobiliari con capitali forestieri; alberghi mastodontici e villaggi turistici sui valichi e sui pascoli. Sono soltanto alcuni dei bersagli degli strali lanciati ieri a Cortina dalle numerose associazioni ambientaliste e culturali, che si sono ritrovate per una camminata ecologista. Soprattutto si è puntato il dito sulla nuova pista per bob, slittino e skeleton, che si dovrebbe costruire in Ampezzo, in vista dei Giochi olimpici invernali Milano Cortina 2026, indicata come simbolo dell'assalto alle Dolomiti, alle Alpi, alla montagna. I PORTAVOCE «Quando la montagna diventerà sempre più un prolungamento della città, avremo perso la nostra identità e con essa buona parte della nostra attrattiva turistica», ha detto Roberta de Zanna, fra gli organizzatori dell'evento, nell'accogliere centinaia di attivisti, che si sono ritrovati sotto lo slogan Non nel mio nome, giunti da tutto il Veneto, dalle province di Bolzano e Trento, da altre regioni italiane e dall'Austria. Numerose le adesioni di scrittori e giornalisti che si occupano di montagna, come Enrico Camanni, Franco Michielli, Paolo Tognetti, con Marco Albino Ferrari che è intervenuto di persona. «Se le Dolomiti sono patrimonio dell'umanità, come riconosce l'Unesco, tutti hanno diritto e dovere di difenderle. Perciò che vengano pure da fuori, per far sentire la loro voce aggiunge Roberta de Zanna ci chiamano ambientalisti di città, o da salotto, ma io preferisco, e di gran lunga, chi viene qui per difendere il nostro territorio, piuttosto che chi arriva per speculare e per il proprio tornaconto». Luigi Casanova di Mountain Wilderness: «Siamo venuti per dire che dissentiamo da questo appuntamento delle Olimpiadi 2026, e soprattutto non condividiamo come è stato costruito. Stiamo vedendo un grande sperpero di risorse pubbliche, in particolare un'incisione grave e irreversibile nell'ambiente montano, non soltanto nella conca d'Ampezzo, ma in tante altre realtà. Abbiamo portato il nostro messaggio, così che la politica comprenda che è possibile fare in modo diverso. Quassù si può vivere sulla qualità, senza avere tanti sprechi di risorse, indirizzando gli investimenti alla montagna, sempre più abbandonata, e che viene fatta vivere soltanto di grandi opere». Ha portato quindi un lungo elenco di lavori e progetti, già in atto o previsti nell'immediato a Cortina, nelle valli vicine, in tutto l'arco alpino. CLUB ALPINO ITALIANO «Di turismo si può vivere, ma di turismo si può anche morire, per cui noi siamo preoccupati ha ammonito Renato Frigo, presidente del Club alpino italiano del Veneto perché un eccesso di impiantistica sulle nostre montagne provocherà, in breve tempo, un collasso, visto che il territorio non è più in grado di sostenere l'urto. Porterà alla dissoluzione di tutti i valori, le tradizioni, le radici di chi vive nella montagna veneta. Non siamo contrari a questi eventi, ma a questo sperpero». Dopo gli interventi a fondovalle, la manifestazione è salita sino alle pendici della Tofana, dove sono state realizzate le opere dei Mondiali di sci alpino Cortina 2026; la camminata ha percorso il tracciato della vecchia pista di bob di Ronco, per vedere dove dovrebbe sorgere il nuovo impianto sportivo, con un costo di diverse decine di milioni di euro: 85 milioni previsti, sino a poche settimane fa, ora ridimensionato a 60 milioni. «Non abbiamo mai visto impegnare tanti soldi per abitazioni, ospedali, opere civili, per sostenere i boschi dopo Vaia ha protestato la consigliera regionale Cristina Guarda - invece si trovano per sostenere un progetto a breve termine, per l'uso di pochi. Bisogna tornare alle politiche per la montagna, per chi vive qui». Marco Dibona Corriere della Sera | 30 Ottobre 2021 p. 7, edizione Trentino Olimpiadi, c’è il coordinamento La giunta ha scelto i sette componenti. Nominata Bosin (Predazzo), ma Pinè è assente Il sindaco Santuari: l’auspicio è di entrarci a breve. Ipotesi allargamento a 8 in Finanziaria TRENTO Ieri la giunta giunta provinciale, su proposta del presidente, Maurizio Fugatti, ha nominato i 7 componenti del Coordinamento provinciale olimpico. Si tratta di Tito Giovannini, già rappresentante della Provincia in seno alla Fondazione Milano-Cortina 2026, che coordinerà il gruppo, di Pietro De Godenz consigliere provinciale, di Maria Bosin, indicata dalla giunta provinciale sentiti i comuni interessati, di Paolo Bouquet dell’Università di Trento, di Cristian Sala del Coordinamento imprenditori e di Paola Mora e Massimo Bernardoni del Coni. Manca, dopo grande dibattito attorno al tema, il sindaco di Baselga di Pinè Alessandro Santuari o comunque un rappresentante di questo Comune.


La questione non è una semplice querelle sulla spartizione di poltrone. Ma cela dinamiche più complesse. Che Tesero e Predazzo siano location della kermesse a Cinque cerchi è una certezza. Qualche nuvola in più si addensa su Pinè, dove andranno risolte le criticità legate allo stadio del ghiaccio. È verosimile dunque che i rappresentati di Fiemme e Fassa abbiano potuto mostrare i muscoli e godere dunque di una rappresentatività maggiore in seno al coordinamento. Oltre a De Godenz, consigliere provinciale proveniente dalla zona, c’è anche Maria Bosin, sindaco di Predazzo e in qualche modo lo stesso Giovannini può essere collegato alla zona: tra le altre cose nel 1991 fu segretario generale dei Campionati mondiali di sci nordico disputati in Val di Fiemme. La questione però pare essere già risolta: la Provincia dovrebbe infatti dare ascolto alle istanze di Pinè e accogliere un ottavo membro, che dovrebbe essere a quel punto il sindaco di Baselga attraverso un articolo della legge Finanziaria nei prossimi mesi. Un’ipotesi che pare venir confermata dalla relativa serenità con cui Santuari ha accolto l’esclusione: «C’è stato un po’ di dibattito sulla rappresentanza — ammette il primo cittadino — Siamo stati tranquillizzati su questo e il mio auspicio è di vedere presto anche un rappresentante del nostro Comune nel coordinamento». La nomina del coordinamento è prevista dalla legge provinciale in materia di Olimpiadi. Sulla base delle linee metodologiche d’indirizzo dettate dal Comitato Olimpico internazionale e per interfacciarsi al meglio con tutti i soggetti attuatori dell’evento, fra cui, in particolar modo, la Fondazione Milano Cortina 2026, è nato in Trentino, in attuazione di una legge provinciale approvata lo scorso maggio, il Coordinamento provinciale per le olimpiadi invernali. Il Coordinamento opererà per sostenere ed agevolare le migliori condizioni istituzionali ed organizzative necessarie a rapportarsi al meglio con la Fondazione Milano Cortina 2026 nelle fasi attuative riguardanti la realizzazione dell’evento Olimpico del 2026. Ciò al fine di rendere dinamico, coeso e organico l’apporto che saprà porre in essere territorio del Trentino: in particolare per tutti quei servizi istituzionali e sociali che hanno sempre positivamente caratterizzato la provincia. Temporaneamente, le funzioni di supporto e di segreteria del Coordinamento saranno svolte dal Dipartimento provinciale in materia di sport.

L’ASSALTO ALLE DOLOMITI Corriere delle Alpi | 27 Ottobre 2021


p. 20 Dolomiti prese d'assalto, borghi riscoperti Estate da record per il turismo in provincia Alessia Forzin Belluno Voglia di montagna. L'estate 2021 ha segnato la ripresa del turismo in provincia dopo i mesi bui del lockdown. In agosto si sono registrate punte record, con i dati su arrivi e presenze tornati a livelli pre-Covid: i numeri sono addirittura migliori del 2019.I NUMERII dati, ancora provvisori, sono stati pubblicati dall'ufficio statistica della Regione Veneto, e hanno tutti il segno più. Cortina guida la classifica: l'estate 2021 parla di 383.653 presenze (nel 2019 erano state 423.071), il 30% in più rispetto all'estate 2020. Cortina è anche l'unica località della provincia a sfondare il muro dei centomila arrivi (106.604). Seguono Auronzo, che ha visto le presenze incrementate del 24,43% rispetto ai mesi estivi del 2020, Livinallongo (+35,28), Falcade e Val di Zoldo, con una ripartenza più contenuta (+15,38 e +8,51%). Sorridono anche Belluno, che torna ai livelli del 2019, e Feltre, che sfiora le ventimila presenze con un'estate piena di eventi di richiamo.IL BOOM DI AGOSTOTutta la montagna può dirsi soddisfatta, ma il caso più eclatante è quello di Arsié: il ritorno dei turisti stranieri ha portato a superare le 25 mila presenze (erano state 7.810 nel 2020), con un incremento rispetto all'estate scorsa del 224,23%.I primi segnali che sarebbe stata un'estate di successo si erano avuti in giugno, quando il dato provinciale raccontava di centomila presenze in più rispetto al periodo giugno - agosto 2020. Luglio ha determinato un'impennata della curva, agosto un boom: quasi un milione di presenze e 422 mila arrivi, oltre centomila in più rispetto alla prima estate Covid. CORTINA«Il bel tempo ha sicuramente giocato a nostro favore, ci aspettavamo dati incoraggianti», commenta il sindaco di Cortina, Gianpietro Ghedina. «Rispetto all'estate scorsa ci sono stati più turisti stranieri, che hanno riportato i nostri numeri molto vicini all'estate del 2019». L'amministrazione, insieme alle tante realtà che gravitano nella Conca, ha lavorato per offrire un calendario di eventi ricco e sicuro, e anche questo ha pagato.E l'anno non è ancora finito. Anche i numeri dell'autunno fanno tirare un sospiro di sollievo, dopo tante difficoltà legate alla pandemia: «In ottobre sono arrivati più turisti che in giugno», conclude il sindaco. «Il vento soffia a nostro favore, siamo ottimisti per il futuro».LIVINALLONGOQuasi trentamila arrivi e 123.271 presenze: se il turismo era ripartito in sordina nel 2020 a Livinallongo, quest'estate ha finalmente ingranato la marcia giusta. «È merito di tanti fattori, prima di tutto direi della spensieratezza che si respirava quest'anno, rispetto alla scorsa estate», spiega il sindaco, Leandro Grones. «I nuovi clienti che erano venuti a trovarci nel 2020 sono tornati quest'estate, e anche questo è un dato importante. Inoltre è stato possibile tornare ad organizzare le competizioni ciclistiche, che danno sempre buoni risultati in termini di turisti. Sono numeri incoraggianti, e che ci fanno guardare con fiducia ed entusiasmo al futuro, a partire dall'invenro».IL CASO DI ARSIèPresenze e arrivi più che triplicati rispetto all'estate 2020: è eclatante il dato di Arsiè. «L'anno scorso non abbiamo avuto turisti stranieri, quest'anno sono tornati», analizza il sindaco, Luca Strappazzon. E hanno affollato i campeggi, i bed and breakfast, l'albergo a Rocca, attirati dal lago del Corlo, dalle splendide escursioni che si possono fare nel territorio, dal parco acquatico. «Siamo molto soddisfatti perché crediamo nel turismo e ci stiamo investendo molto», conclude Strappazzon.IL CAPOLUOGO«Questi dati sono la conferma di tutto il lavoro che è stato fatto in questi anni per rilanciare l'immagine


della città», commenta l'assessore al turismo del Comune di Belluno, Yuki d'Emilia. «Un po' ce li aspettavamo, perché i segnali c'erano. Abbiamo fidelizzato i nostri mercati di riferimento e gli arrivi dall'arco alpino sono in aumento. La città è diventata punto di riferimento per tutta la provincia: non siamo solo la porta delle Dolomiti, ma anche della Valbelluna, del Feltrino e dell'alto Trevigiano». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

DOLOMITI SHOW 2021: ACCESSIBILITA’ E PARALIMPIADI Corriere dell’Alto Adige | 5 Ottobre 2021 p. 21 Dolomiti show e il turismo accessibile «La montagna sarà alla portata di tutti» la rassegna Marcella Corrà Torna Dolomiti Show, la fiera della montagna che vuole valorizzare l'offerta turistica del Bellunese. Ospitata come sempre al palafiere di Longarone, torna ancora in versione "Covid", quindi senza gli espositori, ma concentrandosi sulla sua mission, l'incontro tra la domanda e l'offerta turistica. Ci saranno, infatti, trenta buyer internazionali che incontreranno i rappresentanti delle strutture ricettive, gli operatori del territorio, i consorzi turistici, le agenzie di viaggio specializzate e le agenzie immobiliari che vorranno proporre e commercializzare la propria offerta ai mercati internazionali.Tutto questo avverrà nel pomeriggio di lunedì 11 ottobre, dalle 14 alle 18. Ma l'appuntamento dell'11 inizia al mattino, con l'inaugurazione di Dolomiti Show alle 10, seguita da un convegno che si svolge in due fasi. Nella prima si parla di "Accessibilità e inclusività: azioni concrete" nel corso della quale verranno presentate le esperienze di Assi Onlus (l'associazione sportiva invalidi guidata da Oscar De Pellegrin), Cortina Senza Confini e della Fondazione Dolomiti Unesco. «Questa fiera», spiega Mauro Topinelli, che di Dolomiti Show è il direttore, «è un contenitore per tutti coloro che hanno qualcosa da dire. Mentre stavamo ragionando su quali contenuti dare alla edizione di quest'anno, siamo stati contattati prima di tutto da Assi e da Oscar De Pellegrin, in vista delle Paralimpiadi di Cortina 2026. Poi da "Cortina senza Confini", associazione costituita da tre donne, Claudia Gottardo, Roberta Alverà e Elena Galli, impegnate in azioni di sensibilizzazione per la pratica sportiva e l'abbattimento delle barriere, in vista delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi di Cortina. Infine, dalla Fondazione Unesco, che da tempo lavora sul tema delle Dolomiti accessibili, con la realizzazione di sentieri e punti panoramici facilmente raggiungibili dalle persone disabili, dagli anziani e dalle famiglie. Dolomiti Show è dunque il contenitore che mette assieme queste tre realtà che per prime hanno sollevato il tema e hanno messo in campo iniziative concrete».La fiera della montagna è organizzata da "I Buoni motivi", agenzia di comunicazione di Ponte nelle Alpi, creata dai soci Topinelli e Galantin, di cui è responsabile marketing Laura Bof. «Dolomiti Show è anche un momento per far capire che le Olimpiadi non sono solo a Cortina, ma riguardano tutta la provincia. E la fiera è uno stimolo per invitare tutte le realtà a muoversi e attrezzarsi in vista di questo importante appuntamento. È assolutamente indispensabile fare rete e Dolomiti Show diventa il luogo dove aprire un dibattito, che sia di confronto e di condivisione. Dobbiamo iniziare a prendere posizione per arrivare al 2026 pronti, ciascuno con la propria parte», spiega Bof.Dopo la presentazione delle esperienze positive e delle azioni concrete che già sono in atto, la mattinata dell'11 ottobre a Longarone proseguirà con il dibattito sul tema "Olimpiadi e Paralimpiadi, turismo accessibile, cultura dell'inclusività: cosa fare per prepararci al 2026?". «Occorre ricordare», aggiunge Topinelli, «che i progetti a favore di persone disabili riguardano anche anziani e famiglie con bambini piccoli, quindi una parte importante della società civile e anche del movimento turistico. C'è uno studio dell'associazione Assi che spiega quanto incide dal punto di vista economico il turismo accessibile: si tratta di volumi decisamente importanti».A conclusione della giornata, alle 17.30 la realtà del turismo accessibile sulle Dolomiti verrà presentata ai buyer internazionali.L'appuntamento dell'11 ottobre sarà preceduto da una iniziativa che sarà ospitata il 7 ottobre alle 18 alla Birreria Pedavena. È la seconda edizione di "Piave d'Argento", un premio, a cura dell'associazione Casa d'Europa Dolomiti, che è rivolto alle guide turistiche che abbiano saputo trasmettere al meglio, a livello nazionale e internazionale, le peculiarità del territorio della provincia di Belluno, il fiume Piave e le Dolomiti Bellunesi. «La speranza di Dolomiti Show», conclude Topinelli, «è di poter tornare il prossimo anno ad avere una fiera vera e propria, con la presenza degli espositori. Abbiamo tenuto duro nel 2020 e anche quest'anno, continuando a mantenere l'appuntamento pur con tutte le limitazioni che ci vengono chieste». --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 12 Ottobre 2021 p. 17 Il tema accessibilità cruciale per i Giochi I fondi ci sono servono progetti


Marcella Corrà LONGARONE Una volta tanto non si può dire che mancano i soldi. Nel Bellunese sta arrivando una valanga di finanziamenti dall'Europa, dalla Regione, dai fondi di confine che dovrebbero, tutti assieme, mettere questo territorio nelle condizioni di bloccare lo spopolamento, riprendere a crescere, attirare turisti e interessi da oltre i confini provinciali. Però bisogna cominciare davvero a fare squadra, occorre iniziare a correre, per presentare progetti e iniziative. È questo il succo del lungo confronto a Longarone Fiere, moderato dal vice direttore del Corriere delle Alpi, Luca Traini, in occasione dell'unica giornata di apertura di Dolomiti Show. Se il pomeriggio di ieri è stato dedicato all'incontro tra domanda e offerta turistica, con la presenza di 30 buyer e 70 operatori bellunesi, la mattinata ha avuto come filo conduttore il tema dell'accessibilità in vista delle Olimpiadi e Paralimpiadi del 2026 a Cortina. Parlamentari, rappresentati della Regione, della Provincia, delle categorie economiche, associazioni, sportivi disabili e non: ne è uscito un dibattito ricco di dati e di idee, senza tuttavia nascondere qualche timore. I FONDI Partiamo dai soldi. Il ministro Federico D'Incà ha messo sul piatto i miliardi, 253, del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che vanno spesi entro il 2026, accompagnati da 63 riforme, tra cui una riguarda la disabilità. Ma i progetti al riguardo vanno presentati entro il 31 dicembre in Parlamento, per iniziare a spendere i 500 milioni di euro destinati allo scopo. Poi ci sono i fondi per le Olimpiadi e le Paralimpiadi che riguardano il Bellunese ma anche le altre sedi scelte per le gare (Milano e la Lombardia, Verona, il Trentino e l'Alto Adige): i soldi del Cio, quelli per le infrastrutture, poi 145 milioni aggiuntivi e altre risorse da trovare. Sul fronte regionale, l'assessore al turismo Federico Caner è stato altrettanto chiaro: «L'unico problema che non abbiamo sono i soldi. Il nuovo Por Fesr 2021-2027 ha il doppio dei fondi delle annualità precedenti, oltre un miliardo, e per il turismo arriveranno 90 milioni di euro». Per non parlare dei Fondi di confine: il Comitato ha approvato il nuovo regolamento e ha deciso il piano di riparto, e questo significa 150 milioni fino al 2024 per il Bellunese. Una montagna di soldi, dunque, non solo per il turismo ovviamente, ma per molti altri settori della vita sociale. La responsabilità di spenderli e di farlo bene coinvolge politici e amministratori ma anche i privati, le imprese turistiche e quelle del commercio, solo per citarne alcune. L'ACCESSIBILITà Le Paralimpiadi di Tokyo hanno acceso dei potenti riflettori sul mondo della disabilità: non sono state raccontate solo medaglie ma soprattutto storie di chi non si è arreso di fronte a incidenti o malattie ma ha saputo convogliare nell'attività sportiva la propria voglia di ricominciare e di mettersi alla prova. Tutto questo si scontra spesso con difficoltà oggettive di muoversi, con barriere architettoniche in ogni dove nelle nostre città, con edifici poco accessibili. Per non parlare degli alberghi e di molte strutture turistiche. Eppure questo settore ha un rilievo economico enorme, muove milioni di persone, non solo disabili ma anche anziani e famiglie. Per arrivare preparati all'appuntamento del 2026, è il momento di fare progetti e muovere investimenti, sfruttando le notevoli risorse economiche a disposizione. L'obiettivo è rendere il Bellunese una provincia accessibile. Lo hanno detto tutti gli interlocutori del dibattito, dal presidente della Provincia Padrin, ai direttori di Confindustria, Ascom e Dmo, Ferrazzi, Dal Poz e Basso, al presidente di Federalberghi De Cassan, ai rappresentanti del mondo sportivo provinciale.«Non si tratta di realizzare una camera d'albergo che possa ospitare un disabile, ma dotare la struttura di servizi che sono a beneficio di tutti. Se entrando in una stanza posso accendere la luce battendo le mani - è l'esempio portato da Caner - questo servirà non solo per il disabile o l'anziano ma per tutti i clienti». I TIMORI«Quello che mi preoccupa sono i ritardi, le lungaggini burocratiche. Abbiamo perso due anni», sottolinea il sindaco di Cortina, Gianpietro Ghedina. «E non dobbiamo essere pronti nel 2026 con le infrastrutture per lo sport e la mobilità, i lavori vanno completati un anno prima, nel 2025». A Cortina c'è un grande fermento, anche tra i privati. C'erano 6-8 alberghi chiusi da anni, sono arrivati capitali stranieri attirati dalla grande cassa di risonanza che è Cortina in questo momento. Il problema dei ritardi e degli ostacoli è stato sottolineato dal parlamentare Roger De Menech, presente anche come consulente dei Fondi di confine (il presidente attuale è Dario Bond). «Ci sono purtroppo delle norme che non sono aderenti alla progettazioni di grandi eventi. Il coraggio della politica deve essere quello di fare norme che consentano di perseguire delle priorità». «L'emergenza ora è di mettere a terra i progetti e le idee, renderli operativi»: è l'auspicio di tutti gli interlocutori. --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 12 Ottobre 2021 p. 17 Turismo accessibile, platea ampia: coinvolti cento milioni di europei i numeri C'è chi di turismo accessibile si occupa da tempo, con idee, progetti e iniziative concrete. Tre esempi sono stati presentati a Dolomiti Show, la manifestazione organizzata da Longarone Fiere e dall'agenzia I Buoni motivi. Oscar De Pellegrin e Stefano Perale hanno raccontato il lavoro dell'associazione Assi, Claudia Gottardo ha parlato di "Cortina senza confini" e la direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, Mara Nemela, ha illustrato quanto fatto dalla sua organizzazione. Esce uno spaccato di questa provincia e delle Dolomiti in generale dove si sperimentano buone pratiche e si ragiona su un cambiamento culturale che è in atto ma che deve essere potenziato e ampliato. Nella storia recente di Assi c'è "Articolo 3.343" firmato in cima alla Marmolada due anni fa, un documento di intenti per un turismo accessibile e inclusivo verso ogni forma di disabilità. Ci sono barriere architettoniche da abbattere, ma anche barriere culturali; c'è un grande lavoro da fare nelle scuole, non solo nell'ambito dello sport. "La diversità è la ricchezza della comunità", ha detto De Pellegrin. Ci sono anche, ha aggiunto, migliaia di volontari che saranno impegnati nel periodo delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi di Milano e Cortina che vanno formati e non solo nelle tante lingue che devono saper parlare ma anche per conoscere meglio il mondo della disabilità. E' toccato a Stefano Perale, vice presidente di Assi, mettere a fuoco il tema del business che ruota attorno al turismo accessibile: tra gli 80 e i 120 milioni di europei ne sono interessati e nel 2050 la percentuale sarà del 31.5 per cento


degli europei. "Cortina senza confini" è una recente iniziativa partita da tre donne cortinesi che hanno avviato un percorso di sensibilizzazione sul tema della inclusione in vari settori, dallo sport, al turismo, dalla cultura, al credito alla digitalizzazione. Già nella prossima edizione di Fashion week "Cortina senza confini" sarà protagonista di eventi, mentre si lavora per i prossimi anni da qui alle Paralimpiadi e Olimpiadi. "Strutture accessibili e personale qualificato" sono due dei capisaldi indicati dalla Gottardo per Cortina. In tutta questa partita c'è la Fondazione Dolomiti Unesco che, in collaborazione anche con l'Assi, ha individuato e mappato 36 percorsi e 13 punti di osservazione che sono accessibili: "Senza fare particolari lavori abbiamo creato un progetto solido che potrà avere uno sviluppo ulteriore, coinvolgendo impiantisti e rifugisti" ha spiegato la direttrice Nemela. Nel corso del dibattito a Dolomiti Show sono intervenuti con un video messaggio anche il presidente del Coni Malagò, il presidente del comitato paralimpico Pancalli, l'atleta paralimpico Antonio Fantin, medaglia d'oro a Tokyo. C'erano anche tra gli altri gli atleti Kristian Ghedina, Renè De Silvestro e Moreno Pesce. -- MA.CO.© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 13 Ottobre 2021 p. 21 Le Dolomiti accessibili stregano i tour operator: un volano per il turismo Marcella Corrà LONGARONE Trenta tour operator e rappresentanti di agenzie di viaggio arrivati da tutta l'Europa e dagli Usa hanno incontrato lunedì pomeriggio al Dolomiti Show di Longarone Fiere 53 operatori turistici bellunesi, albergatori, gestori di B&B e di altri servizi. Nei prossimi mesi si saprà se le bellezze delle Dolomiti avranno convinto gli operatori stranieri a convogliare migliaia di turisti nel Bellunese. È questo lo scopo del workshop che si è concluso lunedì sera con la presentazione agli buyer stranieri del progetto di Dolomiti accessibili che era stato discusso durante la mattinata da amministratori e politici provinciali. È un giudizio positivo quello di Mauro Topinelli, direttore di Dolomiti Show, sull'intera giornata in fiera, anche se, precisa, solo in futuro sapremo se le tante idee che sono state presentate si trasformeranno in azioni concrete, in servizi adeguati, in strutture adatte a persone con handicap ma anche ad anziani e famiglie, appunto la montagna accessibile a tutti.Per quanto riguarda i tour operator, i loro giudizi sono stati molto positivi. Hanno passato tre giorni splendidi a Cortina, hanno girato le Dolomiti in e-bike e perfino in elicottero per ammirare le Tre Cime, hanno provato varie esperienze turistiche, comprese quelle dietro i fornelli, a cucinare prodotti tipici bellunesi. Non si tratta di trovare degli alberghi di loro gradimento da proporre ai propri clienti, ma di costruire delle esperienze di vario tipo, dallo sport, alla cultura, alla cucina, all'escursionismo, veri e propri pacchetti da vendere ai turisti stranieri. E questo è stato fatto nei tre giorni di permanenza in provincia, con la speranza che ora tutta la meraviglia ammirata si concretizzi in contratti di vacanze sulle Dolomiti. I buyer sono poi partiti alla volta di Rimini, dove è in corso una importante fiera del turismo, mentre a Longarone si tirano le fila della giornata. «Dal dibattito della mattina di lunedì sulle Dolomiti accessibili, è emerso che politici, amministratori, società civile, sono ben consapevoli dell'importanza dell'inclusività, di mettere a disposizione di tutti coloro che arrivano in provincia servizi adeguati e accessibili. Ora si tratta di concretizzare questi buoni propositi. Tutti hanno detto che non è una questione di soldi, ne stanno arrivando tanti. Occorre passare dalle idee ai progetti», spiega ancora Topinelli. Durante il dibattito, sono intervenute tre realtà importanti nel Bellunese: l'Assi di Oscar De Pellegrin, "Cortina senza confini" e Fondazione Unesco, che hanno portato le loro esperienze già fatte e quelle che stanno organizzando. «Credo che la regia delle Dolomiti accessibili possa essere affidata a loro, hanno all'interno esperienze e professionalità in grado di intervenire, penso ad esempio ai bandi che verranno fatti per l'adeguamento delle strutture ricettive», aggiunge Topinelli. Dolomiti Show si propone come raccordo, come segreteria alle idee che verranno concretizzate. «Nella prossima edizione di Dolomiti Show faremo una prima rendicondazione perché dalle parole di lunedì si riesca a passare ai fatti». -- © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’OMAGGIO ALLA PALEOBOTANICA EVELYN KUSTATSCHER Corriere del Trentino | 5 Ottobre 2021 p. 11 Un mollusco col suo nome Evelyn Kustatscher e la sfida delle donne paleontologhe Porterà il nome della paleobotanica altoatesina Evelyn Kustatscher il mollusco a guscio Acutitomaria kustatscherae , ritrovato in forma di fossile nella zona del lago di Braies dove era diffuso oltre 200 milioni di anni fa. La motivazione della dedica dei colleghi dell’Università di Monaco di Baviera, riportata nel paper scientifico che ufficializza la scoperta, si fonda sul supporto prestato da Kustatscher nelle campagne di ricerca sulle Dolomiti degli accademici germanici, ma anche sull’importanza del suo lavoro in Alto Adige.


L’annuncio è stato dato dagli stessi autori, il professor Alexander Nützel e il suo studente Baran Karapunar, nella 92esima Giornata annuale della Società paleontologica della Germania. «La sorpresa è stata davvero grande: è un nuovo segnale di fiducia e ottimismo per le donne nella scienza» riferisce Kustatscher. Di solito, spiega, le dediche si scambiano fra esperti dello stesso campo. «Non avrei escluso che, magari fra 10 anni, un mio studente (Kustatscher insegna Paleobotanica all’Università di Innsbruck, n.d.r. ) mi dedicasse una nuova pianta preistorica. Ma non immaginavo che colleghi paleontologi avrebbero pensato a me» spiega. D’altro canto il prezioso aiuto nello studio di zone «uniche al mondo, come la cosiddetta Formazione litostratigrafica di San Cassiano dove è stato scoperto il gasteropode a me dedicato» hanno reso possibile un riconoscimento «che altrimenti agli scienziati spetta da molto vecchi o, più spesso, dopo la morte». Il tutto in un contesto «fortemente dominato da uomini, anche per l’impegno fisico che richiede fare campagne di studio in quota, magari in zone montuose molto esposte e pericolose. Ma, soprattutto in paleobotanica, la presenza femminile è sempre maggiore. Forse perché richiede pazienza certosina e l’indole a farsi molte domande» sottolinea Kustatscher. Kustatscher ha 45 anni, vive a Vipiteno e da 10 mesi è madre della sua prima figlia. Vincitrice nel 2014 del Premio per la ricerca scientifica dell’Alto Adige, per la paleobotanica altoatesina il ruolo delle donne nella scienza è fondamentale. Due delle sue scoperte più importanti sono dedicate «a due donne che nella paleontologia hanno avuto un ruolo fondamentale: la mia docente dell’Università di Ferrara e Maria Mathilda Gordon, geologa e paleontologa scozzese vissuta tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, prima donna a ricevere un dottorato all’Università di Londra nonché un PhD all’Università di Monaco». Dal 2005 Kustatscher lavora al Museo di Scienze Naturali di Bolzano dove è curatrice della collezione paleontologica, ma si occupa anche di divulgazione: fra i suoi lavori, un volume sulla Gola del Bletterbach di Aldino. «Le piante fossili sono un mondo da scoprire. Essendo molto resistenti alle estinzioni di massa e agli eventi climatici estremi, possono anche offrirci una speranza per il futuro: se riusciamo a contenere il cambiamento climatico e a non distruggere completamente la Terra, saranno probabilmente proprio le piante a fare in modo che la vita continui ad esistere».

ORME DEI DINOSAURI: SISTEMAZIONE DEL SENTIERO Corriere delle Alpi | 9 Ottobre 2021 p. 28 Orme dei dinosauri sul Pelmo il sentiero verrà valorizzato Enrico De Col VAL DI ZOLDO Al via l'operazione di sistemazione del celebre sentiero che porta alle "orme dei dinosauri" sul Pelmo.In questi giorni sono partiti i cantieri, che si concluderanno all'incirca entroa un mese, per un'operazione che interessa sia la sistemazione del percorso sia la realizzazione dell'area di accoglienza e di parcheggio a valle. L'intervento ha un costo di circa 140 mila euro ottenuti tramite fondi europei gestiti dal Gal con una piccola quota di cofinanziamento del Comune di Val di Zoldo.Le aree interessate sono passo Staulanza, da dove partono gli escursionisti, fino al ghiaione dove si possono ammirare le orme, che si trova sul sentiero che porta verso il rifugio Venezia.«L'intervento è composto da varie azioni», spiega il sindaco Camillo De Pellegrin. «La prima è quella di cercare di risolvere il nodo critico dei parcheggi sul passo. Nei mesi estivi c'è tanto traffico con le auto sistemate nel ciglio della strada in posti pericolosi. La questione è complessa perché le competenze sono varie, non solo del Comune. C'è infatti anche Veneto Strade, una parte del Comune di Selva e le Regole di Borca con cui abbiamo fatto un accordo per sistemare l'area parcheggio. Sicuramente questo è un primo passo perché andrebbe fatto un ragionamento più ampio sulla gestione della mobilità nelle Dolomiti».Poi c'è la sistemazione del sentiero fino alla zona delle orme. «Uno dei grossi problemi», continua De Pellegrin, «è la forte presenza di acquitrini in caso di piogge persistenti. Quindi i lavori si concentreranno sul drenaggio e sulla creazione di alcuni ponticelli nell'ottica di una maggiore sicurezza generale. Il principio base, discusso con il Cai che gestisce il sentiero, è però quello del rispetto della naturalità del tracciato classico che a volte presenta tratti più aspri, per esempio con presenza di radici, ma che devono essere conservati per mantenere l'identità che ha reso unica la val di Zoldo senza "spianare tutto". È stata unanimemente condivisa la necessità di non alterare le caratteristiche del sentiero, uno dei più belli e caratteristici di tutte le Dolomiti. Questo non vuol dire non pensare all'accessibilità: ci saranno comunque altre vie in altri luoghi per garantire la percorribilità della montagna anche per le persone disabili». Infine ci saranno alcuni ritocchi nella zona delle orme in cui sarà installata una piattaforma con un cannocchiale per i camminatori che non se la sentono di salire più vicino. Per completare l'opera il Comune ha poi dato incarico alla cooperativa Cadore di effettuare la pulizia della rimanente parte del tragitto che porta al rifugio Venezia, in tempo per la partenza della stagione turistica 2022. --© RIPRODUZIONE RISERVATA


PUNTA DEI ROSS SUL MARCORA: IL CROLLO Corriere delle Alpi | 10 Ottobre 2021 p. 30 Si sbriciola la Punta dei Ross sul Marcora maxi nube di polvere arriva su San Vito Stefano De Barba SAN VITO Il crollo di un grande diedro di roccia nel Vallon dei Ross sul monte Marcora, sopra San Vito, ha fatto scendere migliaia di metri cubi di materiale verso valle, sprigionando una grande nuvola di polvere arrivata fino in paese.Il crollo della Punta dei Ross è avvenuto attorno alle 18,30 e ieri sera non risultavano danni né a persone né all'abitato di Chiapuzza, la borgata sottostante: il materiale, sceso verso la cava, si è fermato in quota.Vigili del fuoco di Cortina e volontari di San Vito, protezione civile, volontari del Soccorso alpino e carabinieri si sono mobilitati subito per le prime verifiche, assieme al sindaco Emanuele Caruzzo che era in zona, di ritorno assieme al collega di Cibiana dalle commemorazioni a Longarone.«Non risultano né infrastrutture né persone coinvolte», ha spiega in serata l'assessore regionale alla protezione civile, Gianpaolo Bottacin.La zona in quota - nota per la fragilità della roccia rossa che la caratterizza, tanto che in passato sono avvenuti distacchi anche importanti e la protezione civile aveva "attenzionato" l'area - è collegata da un sentiero, in questo periodo comunque poco frequentato.Il crollo è stato visto e ripreso da moltissime persone che, complice la bella giornata, si trovavano all'aperto ed hanno assistito alla caduta del materiale in quota e al formarsi dell'imponente nube.Una decina di giorni fa, riferiscono in paese, c'era stato un cedimento di roccia, comunque limitato. Un altro si era verificato nel 2016, sempre nella stessa zona del Marcora. E proprio in seguito a quel cedimento la Provincia, su sollecitazione del Comune, aveva realizzato un canale di contenimento delle colate detritiche a difesa dell'abitato di Chiapuzza. Ieri a cedere è stata la punta di destra del Vallon dei Ross. I sassi hanno iniziato a scaricarsi verso valle, quindi è crollato di colpo il diedro di roccia alto circa duecento metri.«Ero per strada per tornare a casa, stavo guardando il meraviglioso tramonto sull'Antelao quando ho visto alzarsi un grande nuvolone», racconta da Col di Cortina Lorena Alberti, della Malga Peziè de Parù, che ha postato sui social uno dei video della frana. «Lancio un appello alla gente perché non vada in zona, le scariche continueranno per giorni, è estremamente pericoloso», spiega Alex Barattin, responsabile bellunese del Soccorso alpino. «Non ci risultano segnalazioni di persone in zona al momento del crollo ma con una frana del genere è difficile verificare: parliamo di migliaia e migliaia di metri cubi di roccia. Noi comunque torneremo a controllare appena farà giorno».Torneranno sul posto anche i vigili del fuoco con l'elicottero Drago 81 che porterà a bordo personale tecnico. Verranno anche realizzati video dettagliati con i droni del nucleo regionale dei vigili del fuoco. «Sono già in contatto con il comandante dei vigili del fuoco Antonio Del Gallo per mandare anche i nostri tecnici ed eseguire alcuni controlli durante il sorvolo», annuncia dalla Provincia il consigliere delegato Massimo Bortoluzzi. --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 11 Ottobre 2021 p. 16 Scariche di sassi e detriti dalla Croda Marcora In bilico un'altra guglia Gigi Sosso SAN VITO La frana di San Vito è ferma. Migliaia di metri cubi di Punta dei Ross, sul Marcora, si sono depositati in quota e, almeno per il momento, non interessano i canaloni di sicurezza realizzati a suo tempo dalla Provincia. Nessun pericolo imminente per i paesani della frazione di Chiapuzza e per la viabilità sulla statale 51 di Alemagna. Ma per tutta la giornata di ieri sono proseguite le scariche di sassi e detriti, un fenomeno per niente sorprendente, soprattutto per le rocce dolomitiche. Quello che preoccupa adesso è la profonda fessura, all'altezza di un pinnacolo accanto a quello già caduto, che è stato individuato durante la ricognizione di ieri pomeriggio con l'elicottero della Regione dai geologi Mariani e Stefania Bassani. Quest'ultima in forza alla Provincia.Prima o poi verrà giù anche quello, ma naturalmente non è possibile stabilire quando e come. La massa è senz'altro più piccola, in confronto a quella già crollata: «Premesso che la situazione è sotto controllo e continuamente monitorata, ci sono due questioni da capire», osserva l'assessore regionale Gianpaolo Bottacin, «cosa succederà, nel momento in cui ci sarà il secondo cedimento, perché non è detto che possa bastare la zona di contenimento, nella quale si è bloccata la prima e il rischio è che almeno una parte scivoli a valle. Secondo punto: capire bene le possibili conseguenze di eventuali piogge abbondanti, che potrebbero fare da innesco all'intera massa franosa. Allo stato dei fatti, non ci sono pericoli, rimane inteso che il monitoraggio deve proseguire e in giornata ci sarà un confronto tecnico tra Regione e Provincia, per cercare di approfondire con la necessaria cura la situazione».Non sono previste ordinanze o divieti, dal momento che la frana non ha interessato zone abitate o caratterizzate dalla presenza di casere o fienili. Nessuno stava passeggiando in zona, anche perché il


Marcora è spesso interessato da fenomeni franosi: «Non è necessario prendere alcun tipo d'iniziativa di questo tipo», riprende Bottacin, «allo stesso tempo occorre continuare a osservare con attenzione l'intera zona, soprattutto per via della frattura di cui si parlava prima. Non si possono fare previsioni su quando cadrà. Potrebbe essere tra qualche giorno o più avanti nel tempo».I canaloni di scolo sono pronti a fare il loro mestiere, se dovessero esserci degli ulteriori cedimenti. Intanto, è stata annullata la missione dell'elicottero Drago dei vigili del fuoco di Venezia, un segnale che va nella stessa direzione. Prudenza sì, ma anche sano realismo: «La parete sta continuando a scaricare roccia, ma adesso come adesso non risultano rischi per le abitazioni e le strade», assicura il consigliere provinciale competente Massimo Bortoluzzi, «tutto il materiale franoso si è fermato in alto e in giornata valuteremo come procedere per i rilievi. Solo in seguito, si potrà capire se e come intervenire per rimuovere in materiale franato. Siamo in contatto con il Dipartimento Territorio e sistemi agroforestali di Padova per uno studio approfondito dell'evento». --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera | 11 Ottobre 2021 p. 25 Crollo sulle Dolomiti di Cortina «Sembrava la prima nevicata» È l’ultima parete Dolomitica che il sole illumina al tramonto nella Valle del Boite, infuocandola quando ormai le ombre hanno invaso il fondovalle. L’altra sera però, verso le 18,30 quella luce sulla Punta dei Ross, propaggine della Croda Marcora, nel gruppo montuoso del Sorapiss, sopra San Vito di Cadore nelle Dolomiti venete a dieci chilometri da Cortina, si è spenta all’improvviso. A offuscarla è stata un’enorme nuvola di polvere generata da una grande porzione di roccia che si è staccata dalla montagna e precipitando nel vallone sottostante si è sbriciolata in mille pezzi e polvere finissima. Una nuvola che via via si è gonfiata e, spostata dal vento, è scesa sopra le case di San Vito. «Stavo tornando in paese e sono rimasto impressionato — racconta il sindaco Emanuele Caruzzo —. Ho visto tutto bianco, i prati, le terrazze dei bar, le auto, come fosse la prima nevicata della stagione. Mi sono domandato cosa stesse accadendo, stava venendo buio e faceva paura». Solo dopo il primo sopralluogo dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Cortina e dei volontari di San Vito di Cadore, si è potuto tirare un sospiro di sollievo. È crollata una «fetta» della montagna, a 2.400 metri di altitudine, migliaia di metri cubi di materiale (i tecnici ne valuteranno l’entità), ma la frana si è fermata in alto, in una zona non frequentata, senza nessun danno alle persone o alle cose. Nonostante la sua spettacolarità, per le rocce rosse che le danno il nome, quella cresta Dolomitica tremendamente fratturata mette i brividi. Perché il destino di quella parete è solo quello di venire giù. Pezzo dopo pezzo. Da domandarsi c’è solo quando e in che proporzioni. Del resto è sempre stato così, le frane non si contano. L’attenzione è continua e negli anni sono state fatte diverse opere di protezione. «C’era gente spaventata, non si percepiva l’entità dello smottamento — continua il suo racconto il sindaco —. Dopo che sono andato sul posto ho cercato di tranquillizzare tutti. Nessun allarmismo». Durante la notte la zona è stata sorvegliata dai volontari della Protezione civile con le fotoelettriche. Ieri mattina, dopo una ricognizione con i droni dei Vigili del Fuoco, si è levato in volo anche l’elicottero delle Regione Veneto, con il consigliere delegato della provincia di Belluno Massimo Bortoluzzi e due geologi. Sopralluoghi che hanno evidenziato ulteriori smottamenti di minore entità. Il punto più sensibile, per quanto riguarda i rischi per le persone, è la strada statale 51 di Alemagna: non è stata interessata dalla frana, che si è fermata molto più in alto, ma lungo la direttrice per Cortina alcuni automobilisti sono stati presi dal panico. «È un versante particolarmente sensibile ai crolli — spiega Antonio Galgaro, geologo dell’Università di Padova — e il materiale che si accumula alla base delle pareti poi purtroppo dà origine alle colate di detriti che scendono più a valle specialmente con i temporali. Nei nostri studi abbiamo visto che le pareti come questa, esposte a Sud e quindi più sensibili alle variazioni di temperatura, in tutte le Dolomiti evidenziano un aumento dei crolli in quota. Alzandosi lo zero termico, in situazioni come questa, con rocce già molto fratturate, viene a mancare, per il riscaldamento, quella forma di collante dato dal ghiaccio». «Sono fenomeni di crollo velocissimi, che lasciano pochissimo preavviso, ma che ci sono sempre stati — aggiunge Luca Salti, geologo che da 25 anni opera sulle frane delle Dolomiti bellunesi — . Avvengono perché la forza di gravità fa il suo lavoro». Un distaccamento imponente, simile a quello avvenuto sulla Punta dei Ross, era accaduto nel 2007 sulla Cima Uno delle Dolomiti di Sesto. Tra le frane più recenti nell’area Dolomitica bellunese si ricordano il crollo della Torre Trephor alle Cinque Torri, nel 2004, la frana di Borca di Cadore che nel 2009 causò due morti e quella di San Vito di Cadore, nel 2015, in cui si registrano tre vittime. Corriere delle Alpi | 12 Ottobre 2021 p. 29 I crolli continuano ma meno intensi Per i rilievi a monte sarà usato il drone Gigi Sosso SAN VITO


La Croda Marcora si sta calmando. Ci sono state delle scariche di sassi e detriti anche ieri, successive al crollo della Punta dei Ross di sabato pomeriggio, ma meno numerosi e anche di minore quantità. Sopra San Vito, la zona più sorvegliata rimane il pinnacolo accanto, che è minato da una profonda frattura e sembra destinato a franare. Chissà quando. Dopo la missione domenicale dell'elicottero della Regione, con i geologi Mariani e Bassani, e quella annullata dei vigili del fuoco di Venezia potrebbe essere inviato lassù un drone, in modo da continuare il necessario monitoraggio di una massa rocciosa stimata in circa 20 mila metri cubi.Meno della metà di quella già crollata e ferma molto in alto, dunque non ci sono pericoli per gli abitanti della frazione di Chiapuzza, tanto meno per la statale 51 di Alemagna, in quanto i canali di sicurezza sono ancora puliti e pronti a fare il loro mestiere, se dovesse essere necessario. Era previsto per ieri un incontro tra Regione e Provincia, per fare il punto della situazione e cominciare a decidere la strategia da seguire. La struttura di Difesa del Suolo si è confrontata con il dipartimento Territorio e sistemi agro-forestali dell'università di Padova e si è convenuto di rinviare i rilievi a quando saranno finiti i crolli, in maniera da evitare possibili errori: «Sono in contatto con il sindaco sanvitese Emanuele Caruzzo e, al momento, la situazione è tranquilla e sotto controllo», spiega Massimo Bortoluzzi della Provincia, «è stata fatta una prima valutazione insieme al Tesaf e siamo d'accordo con il professor Gregoretti di spostare i rilievi a quando i piccoli distacchi saranno terminati».Il secondo passo è già previsto: «Una volta che avremo in mano i risultati dei rilievi, grazie al sistema Lidar che prevede l'utilizzo di un drone, si potrà procedere con la modellazione, cioè una simulazione tecnica delle precipitazioni meteo e di quanto materiale potrebbe mettersi in movimento, in caso di forti piogge. Solo con questo sistema, è possibile studiare il tipo d'intervento e le modalità con cui organizzarlo». Provincia e Regione sono d'accordo e lavorano insieme: «La prima frana si è fermata in alto e non possiamo prevedere se e quando crollerà l'altra guglia», osserva l'assessore Gianpaolo Bottacin, «potrebbero esserci dei problemi, se qualcosa dovesse scendere più a valle per via del maltempo».Ma per adesso non ci sono pericoli: «Non vediamo problemi», conferma Bortoluzzi, «né per le case né per gli abitanti. Resta da capire se ci sia il rischio di qualche colata di fango sull'Alemagna in caso di forti piogge, se almeno una parte del materiale franato venisse trascinato o spinto verso San Vito». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

SUMMER SCHOOL DOLOMITI UNESCO E LEGGIMONTAGNA Messaggero Veneto | 11 Ottobre 2021 p. 25, edizione Pordenone Tre giornate dedicate a Dolomiti Unesco La rassegna di Leggimontagna è arricchita dalla Summer School Dolomiti Unesco - "Paesaggi e vivibilità: percezione, progettazione, governance", tre giornate di formazione specialistica. Il percorso è aperto a professionisti, amministratori, studiosi o semplici interessati. Le giornate di formazione avranno luogo giovedì 14 e venerdì 15 a Forni di Sopra, e la mattina di sabato 16 a Tolmezzo. C'è tempo fino a mercoledì 13 ottobre per iscriversi. Per info e iscrizioni: Ufficio Cultura della Comunità di montagna della Carnia, telefono 0433 487726.

CORSO OPERATORI TURISTICI DEL BELLUNESE Corriere delle Alpi | 24 Ottobre 2021 p. 33 A scuola di turismo dolomitico nell'ex municipio di Trichiana borgo valbelluna Il turismo all'ombra delle Dolomiti Unesco riparte da Trichiana. Gestori di rifugi, alberghi, B&B, affittacamere, agriturismi con possibilità di pernottamento: sono gli operatori turistici bellunesi chiamati a raccolta dalla Fondazione Dolomiti Unesco, dalla Fondazione Giovanni Angelini e dalla Provincia, assieme al Gal Prealpi e Dolomiti, al Fondo comuni confinanti e a Europa Direct. Sul piatto c'è un corso di formazione di tre giornate che prenderà il via nell'ex municipio di Trichiana, dall'autunno scorso sede del Gal, per imparare a fare turismo in uno scenario unico e ben caratterizzato, quello appunto delle Dolomiti patrimonio dell'umanità. Non solo: l'obiettivo è anche spingere gli operatori bellunesi dell'ospitalità a conoscersi personalmente e a "fare rete" tra di loro. Oltre che imparare a fare promozione diventando presenze attive sul territorio e nel mondo immateriale dei social network. L'attività si svolgerà tra il mese di novembre e l'inizio di dicembre, cercando di non interferirecon i momenti di maggiore afflusso turistico. Proprio per dare modo agli


operatori turistici di conoscersi direttamente, la prima giornata è stata prevista in presenza nell'ex municipio di Trichiana, con un numero massimo di 30 partecipanti muniti di Green pass.Le altre due giornate sono previste online ma con una intensa attività di laboratorio, appunto per fare in modo che i partecipanti imparino a conoscersi e a fare rete tra di loro. Intenso e variegato il programma degli incontri e degli interventi. L'11 novembre con gli esperti della Dmo Dolomiti si parlerà ad esempio degli elementi cardine per la nuova destinazione turistica del territorio bellunese, con Etifor si discuterà invece del management delle destinazioni turistiche. Il 25 novembre si toccheranno i temi legati alla offerta turistica "esperienziale" nelle Dolomiti e del legame con il riconoscimento Unesco, si studierà l'esempio di San Vigilio di Marebbe come destinazione turistica sostenibile, oppure si ragionerà assieme a Michele Da Pozzo - direttore del Parco delle Dolomiti d'Ampezzo -di come le aree protette costituiscano un valore aggiunto per un turismo responsabile. Il 2 dicembre si entrerà quindi nel tema del turismo nell'epoca del coronavirus. Ad esempio con Umberto Martini, dell'università di Trento, che farà il punto sulla gestione dei flussi turistici e l'"assalto alla montagna" in tempo di pandemia, o si ascolterà il direttore dell'azienda turistica della Val di Fassa, Paolo Grigolli, per analizzare come nelle vallate vicine si sia stretto un patto tra imprenditori, territorio e comunità locale per favorire il turismo sostenibile. Migliorare l'attrattività turistica valorizzando il patrimonio mondiale Unesco è un obiettivo dichiarato dell'iniziativa, tanto che proprio su questo argomento è previsto l'intervento di Monica Basile, responsabile marketing di Federalberghi del Trentino. Una opportunità di formazioe e di confronto ampia, dunque, che punta a dare una nuova spinta al settore bellunese dell'ospitalità. Le iscrizioni sono aperte fino al 30 ottobre, sul sito della Fondazione Angelini. --stefano de barba© RIPRODUZIONE RISERVATA

TRE CIME DI LAVAREDO: NUOVI SERVIZI E PARCHEGGI Alto Adige | 19 Ottobre 2021 p. 34 Servizi e parcheggi nuovi per l'area delle Tre Cime L'idea è quella di realizzare un nuovo portale d'ingresso al parco naturale delle Tre Cime di Lavaredo, un luogo insieme simbolico e di servizio, capace di attirare l'attenzione sul territorio e di accogliere come un punto di riferimento. Il tutto a passo Monte Croce, dove il territorio di Sesto Pusteria confina con il Comelico bellunese. Il sindaco di Sesto Thomas Summerer ci crede e adesso è alle prese con la ricerca di finanziamenti, perché il Landmark, appunto il nuovo complesso di riferimento per il territorio e i visitatori, ha un edificio servizi quasi pronto, con chiosco, servizi igienici e uno spazio mostre, e prevede anche un parcheggio dal costo non inferiore ai 600 mila euro. L'appello a intervenire è indirizzato alla Provincia. "Troveremo i contributi - è convinto Summerer - anche se il pagamento che sarà previsto per le soste e le conseguenti entrate per il Comune limitano la disponibilità immediata di aiuti. Il parcheggio in ogni caso è necessario. Già ora i visitatori e gli escursionisti che salgono al passo non hanno molti spazi per posteggiare e capita che qualcuno lasci l'auto a bordo strada. Il nuovo parcheggio potrà avere 150-170 posti".La storia del Landmark a passo Monte Croce guarda al 2022 per ammirare l'opera completata con il parcheggio, ma dietro a sé ha già vissuto varie puntate. "L'idea del portale d'ingresso alla zona del parco - ricorda Summerer - è nata negli anni scorsi ispirandosi a quanto è stato progettato ed è poi stato fatto in Val di Landro, a Dobbiaco, dove è stata creata una sorta di finestra sulle Tre Cime. Si cominciò a parlare di un Landmark anche al passo Monte Croce quando era direttore dell'Ufficio Parchi naturali Artur Kammerer (scomparso nel 2015, ndr). Ne nacque un progetto e credo che per l'inizio della prossima stagione invernale l'edificio di servizio e accoglienza dei visitatori sarà pronto, con punto ristoro, bagni e spazio mostre con immagini e informazioni sul territorio, il parco, le Dolomiti patrimonio Unesco". Nei giorni scorsi, la giunta di Sesto Pusteria ha deliberato l'incarico alla falegnameria Alton d. Alton Egon & C. Sas di La Valle per fornitura e montaggio dell'arredamento per il chiosco, per un importo di 17.100 euro più iva, e ha approvato per la costruzione delle infrastrutture per l'allacciamento dello stesso chiosco una perizia suppletiva e di variante con accordo sui nuovi prezzi per una maggior spesa di 10.951,29 euro più iva (concedendo anche, in deroga al capitolato d'appalto, il termine di ultimazione dei lavori di 5 giorni). Ora, per il chiosco il Comune verificherà la disponibilità di un gestore e poi cercherà i fondi per completare il parcheggio: "Da subito si è capito che, con un centro del genere, in particolare durante le alte stagioni turistiche estive e invernali gli attuali posti auto non potranno bastare". ©RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 27 Ottobre 2021 p. 29 Chalet lago Antorno 52 anni con monito: Tre Cime da tutelare


AURONZO Cinquant'anni, anzi 52, e non sentirli. Per lo chalet lago Antorno è tempo di festeggiare un traguardo storico: sabato, in una giornata a porte aperte all'insegna del divertimento, della buona musica ma anche della promozione turistica, ci sarà l'occasione per festeggiare il mezzo secolo della struttura situata sulle rive dell'omonimo lago, costruita nel 1970 da Giuseppe Corte Metto, padre di Mario che col passare del tempo l'ha ereditata. La festa è stata rimandata di due anni causa Covid, ma sabato finalmente potrà essere celebrata, dalle 10 del mattino con cibo e bevande gratuite che faranno da contorno ad un "porte aperte" in cui gli attuali proprietari, oltre che gestori, mostreranno i lavori che hanno accompagnato i 52 anni di attività. Una profonda riqualificazione iniziata contestualmente all'aumento delle presenze attorno alle Tre Cime di Lavaredo di cui il lago Antorno, oltre che location turistica d'eccezione, riveste anche il ruolo di "porta d'accesso" .« Lo chalet è stato costruito insieme alla strada d'accesso alle Tre Cime», racconta Mario Corte Metto, che tutti ad Auronzo conoscono col soprannome di Bano (da Urbano, nome del nonno), «a quei tempi alle Tre Cime arrivavano pochi e selezionati turisti, nessuno ne aveva ancora colto l'elevato appeal economico a partire dalle stesse persone, auronzane, che lo costruirono. Poi, a cavallo tra gli anni Settanta ed Ottanta, le cose cambiarono, fino ai tempi moderni che raccontano un turismo molto diverso, con tante ombre e qualche luce».Non manca il senso critico nelle parole di Mario Corte Metto che ogni giorno, d'estate, apre la porta del suo chalet e si ritrova davanti una fila interminabile di auto che tentano di raggiungere il monumento naturale patrimonio Unesco simbolo delle Dolomiti nel mondo.«È stato superato il limite di guardia. Il campanello d'allarme è scattato da un pezzo ma nessuno pare preoccuparsene. Serve limitare gli accessi alle Tre Cime, introdurre il numero chiuso come già fatto in altri siti simili come il lago di Braies ad esempio, dove nel corso dell'estate appena trascorsa il flusso turistico è stato fortemente limitato nel segno del rispetto dell'ambiente. La stessa cosa dovrà essere fatta, molto presto, anche qui».Detto delle Tre Cime, lo chalet di Mario Corte Metto, insieme al lago, è stato spesso in questi anni set cinematografico o televisivo.«Il ricordo indelebile è legato alle riprese girate per Star Wars, in un ambiente surreale visto che per diversi giorni hanno chiuso tutto», racconta, «mi sono ritrovato in un mondo parallelo, fatto di tanti soldi tanto da renderlo quasi fantasioso. Un vortice in cui ci siamo ritrovati indirettamente, durato pochi giorni per poi svanire come una bolla di sapone». --dierre© RIPRODUZIONE RISERVATA

RIFUGI: RISTRUTTURAZIONI STRUTTURE Alto Adige | 1 Ottobre 2021 p. 22 Coronelle, a rischio l'estate 2022 davide pasquali BOLZANO «Se devo essere sincero, non so molto del progetto del nuovo Coronelle. Avrei bisogno di saperne di più, per poter programmare; ho chiesto, però in Provincia non mi hanno dato risposte». A parlare è il gestore del rifugio Aleardo Fronza alle Coronelle sul Catinaccio, il fassano Pierpaolo Trottner. Prima i nonni, poi i genitori, poi lui e dopo ancora il figlio. Quattro generazioni. Gestiscono con passione il rifugio ininterrottamente dal giugno del 1945. In famiglia chiamano il Fronza "la nostra casa in montagna".Trottner è persona assai pacata, nota da quattro decenni per la squisita cortesia del servizio. Non desidera innescare polemiche, ma parla chiaro e tondo: «Mi sono sempre detto che prima o poi sarebbe venuto il tempo di cambiare. Però al momento io so molto poco. Articoli di giornale, qualche chiacchiera». Dal 1945 al 2010 sotto la proprietà del Cai Verona, poi sotto la Provincia, con contratti tre più tre. L'attuale è in scadenza nel 2022, quindi sulla prossima stagione estiva Trottner e famiglia non hanno certezza alcuna. Banalmente: il rifugio sarà aperto? «Se devo essere sincero non lo so. Io leggo che si vuole fare questo intervento, però non so quando inizino. Devo dire che al riguardo ho avuto pochissime informazioni dalla Provincia. Ne ho bisogno, più volte ho già chiesto di sapere, anzi avrei avuto bisogno di saperlo prima». Al rifugio lavora l'intera famiglia, ma non è soltanto questo. «È una questione organizzativa: associazioni alpinistiche e scuole alpinistiche di Austria e Germania fanno adesso i programmi per l'estate 2022, mi chiedono se possono appoggiarsi da noi per dormire». E Trottner non sa cosa rispondere. «Vado avanti come se ci fosse un altro anno, non posso dire cambiate giro. Per il resto se decidono di costruire non potrò fare tanto altro».Trottner sa che il progetto di partenariato pubblico privato tra Provincia e Latemar Carezza srl prevede che sia il privato concessionario per 35 anni a gestire la nuova struttura. Se sarà quella la strada, non ci saranno grandi chance. «Non voglio fare polemiche di nessun tipo. Ho avuto la fortuna di gestire questo rifugio per più di 40 anni, mi spiacerebbe chiudere con delle polemiche». Dopodiché, «io farei dell'altro, non farei un intervento del genere. C'è da dire che il rifugio ha bisogno, va rimesso a posto, ormai ha più di cento anni. Io lo ristrutturerei, ma è solo la mia idea».Il Coronelle è un rifugio storico. Il Dav di Colonia, che lo costruì, quest'anno gli ha dedicato un bellissimo libro. Appese ai muri foto d'epoca del sentiero attrezzato del Santner e del rifugio, accanto un meraviglioso panorama ad acquerello di inizio Novecento. E le foto di famiglia: 76 anni di lavoro.«Chi viene qua è dispiaciuto. La gente che frequenta i rifugi è gente che vuole il rifugio, la sua camera senza servizi. È cambiato un po' il discorso delle camerate, non più gradite, ma la camera da quattro senza eccessivi comfort piace ancora molto. La gente che dorme qui fa il giro di altri rifugi dove non ci sono comodità. Qualcuno mi ha detto: be' se diventasse davvero un albergo... un certo tipo di clientela non lo frequenterà più, arriverà altra clientela. Penso che per l'inverno c'è una clientela che gradisce altro, ma in estate la gente che


sale con lo zaino si accontenta del rifugio. Chi dorme al Vajolet, al Vael, al Bolzano, all'Antermoja, poi arriverà qui: comfort, servizi in camera, ma ciò significa un altro prezzo». Difficile si pagherà come oggi, solo 55 euro per la mezza pensione, cena dormire colazione.Trottner chiosa così: «Negli archivi di Cai e Provincia, su di noi non c'è una sola lettera di lamentele, e questo qualcosa vorrà pur dire». Un grande motivo di orgoglio. «Il giorno che mi diranno "hai finito", auguro a chi sarà il nuovo proprietario di trovare una famiglia che lo gestisca con tanta passione, con tanta voglia come abbiamo fatto noi. C'è bisogno di questo, sui rifugi. C'è gente che arriva qui e si stupisce della cortesia; per noi è una cosa normalissima, ma ci dicono: "Guardi che in altri rifugi non è mica così"». Alto Adige | 1 Ottobre 2021 p. 22

Il perché del nuovo rifugio Santner Gestire rifugi in alta quota, ancor più se privi di impianti di risalita o strade di accesso, non è affatto una passeggiata. Vale per il Coronelle, come per altri rifugi di cui si sta molto discutendo in questo periodo, come il Santner, nell'occhio del ciclone per i lavori di demoricostruzione. Per capire facciamo un passo indietro: il nonno di Pierpaolo Trottner lavorava al Coronelle, poi aveva preso in gestione il Ciampedie. Ma aveva visto che tra le due guerre sul versante altoatesino c'era molto più turismo che non sul versante fassano. «Quando il Cai Verona finita la guerra cercava un gestore, lui scelse il Coronelle perché qui si lavorava meglio. Mio nonno aveva cinque figlie. Era arrivato qui e aveva chiesto loro di iniziare a rimboccarsi le maniche. Era tutto spaccato, tutto rotto, ma disse loro: "Se volete mettere qualcosa sotto i denti quest'inverno, questo è"». Da allora, i Trottner si sono sempre trovati molto bene, col Cai Verona prima, con la Provincia poi. Ma gestire un vecchio rifugio non è una passeggiata. Il Coronelle avrebbe bisogno di essere ristrutturato. Come ha bisogno di rinnovarsi il Santner. Spiega Trottner, salito nei giorni scorsi al passo a trovare il collega Michel Perathoner, figlio del gestore dell'Alpe di Tires. «I lavori sono iniziati. Probabilmente, neve permettendo, rimarranno su fino a tutto il mese di ottobre per proseguire col cantiere. Nei primi giorni di agosto 2022 si trasferiranno nella prima metà della parte nuova, poi abbatteranno la vecchia per creare una struttura unica. Sarà moderna, molto funzionale, ma rimarrà un rifugio: piccole camerette al primo piano, camerette un po' più grandi al secondo piano, tutte però senza servizi, che saranno comuni, al piano. Ci saranno una trentina di posti, qualcosa in più degli attuali dodici». Il Santner aveva tenuto chiuso per alcuni anni. «È una fortuna per tutto quanto l'indotto che qualcuno l'abbia preso. Mi hanno raccontato come lavorano loro e sinceramente per dei giovani che hanno voglia di darsi da fare... La coppia di gestori non può nemmeno prendersi qualcuno che li aiuti perché non sanno dove metterli a dormire. Per lavorare un po' decentemente un intervento era necessario». Trottner al posto loro non avrebbe fatto una struttura moderna, ma è questione di gusti. «Loro hanno preferito così». Corriere dell’Alto Adige | 12 Ottobre 2021 p. 5 Coronelle, esposto sul cantiere Rifugio, in arrivo il nuovo bando Mountain Wilderness in Procura. Bessone: affideremo la gestione per tre anni L. R. BOLZANO Con i riflettori ormai puntati sul futuro del Rifugio Coronelle, l’attenzione degli ambientalisti cade ora anche sui lavori dell’attigua stazione a monte della nuova cabinovia. Si tratta di un’opera che finora non era stata al centro di particolari proteste anche perché, essendo interrata, non offre le stesse criticità, almeno per quanto riguarda l’impatto visivo, registrate per la prevista, e contestatissima, «torre di cristallo». Questa volta a venire criticata è una presunta carenza delle misure di sicurezza del cantiere, almeno secondo quanto segnalato dall’associazione Mountain Wilderness, che ha perfino presentato un esposto in procura. «Durante una recente escursione presso il Rifugio Coronelle — scrive Mountain Wilderness — abbiamo rilevato che il cantiere per la costruzione della stazione a monte della cabinovia era sprovvisto di recinzione e di cartello di cantiere. In secondo luogo gli escursionisti avevano accesso all’area di cantiere in assenza di qualsiasi avvertimento dei pericoli presenti. Si è quindi ritenuto opportuno presentare un esposto alla Procura e una segnalazione all’Ispettorato del lavoro di Bolzano, affinché si verifichino eventuali violazioni di legge per quanto attiene la sicurezza nei cantieri». Mountain Wilderness ha anche allegato, all’esposto, una documentazione fotografica e saranno ora gli inquirenti a valutare la situazione. Nel frattempo la Provincia si appresta ad indire un nuovo bando per l’assegnazione della gestione del Rifugio Coronelle per il prossimo triennio, come spiega l’assessore al Patrimonio, Massimo Bessone: «Come noto è stata presentata alla Provincia, da parte della società privata Latemar Srl, una proposta di partenariato pubblico-privato (Ppp), per abbattere e ricostruire il Rifugio Fronza alle Coronelle. Una proposta che viene ora analizzata dalla Conferenza interdisciplinare di servizio, la quale comunicherà alla giunta le sue valutazioni sulla fattibilità e sulla convenienza, o meno, di quel progetto. Nel frattempo però scade il contratto di gestione e così, entro fine mese — spiega Bessone — pubblicheremo il bando per il rinnovo della gestione dell’attuale Rifugio, per il prossimo triennio, con l’opzione di rinnovare per altri tre anni».


NOTIZIE DAI RIFUGI Corriere delle Alpi | 19 Ottobre 2021 p. 18 Autunno record e rifugi aperti Agrav: «Ma serve una strategia» Gianluca De Rosa BELLUNO Destagionalizzare sì ma senza correre il rischio di delocalizzare. L'autunno caldo dei rifugisti bellunesi ruota attorno a due tematiche ben distinte che corrono parallele su altrettanti binari cercando però di non deragliare. Una disamina "fuori stagione" che porta la firma di Agrav, l'associazione che accoglie tra le proprie fila i gestori dei rifugi alpini del Veneto. Alcuni dei quali nel Bellunese, dal Dal Piaz al Carestiato, dallo Scarpa al Chiggiato passando per Città di Fiume e Padova tanto per citarne qualcuno, restii a chiudere i battenti nonostante l'avvicinarsi a grandi passi dell'inverno. Merito del clima clemente, una sorta di rovescio della medaglia dopo una primavera tutt'altro che rigogliosa ma soprattutto dopo le chiusure dettate dal Covid. Ed allora ben vengano sole e clima mite anche ad alta quota anche se non è tutto oro quello che luccica. il fattore meteo«L'apertura dei rifugi nel periodo autunnale è determinata nel 90% dei casi dal meteo, per questo motivo è impossibile delineare una scaletta a priori di chi resta aperto e di chi chiude», avverte il presidente di Agrav Mario Fiorentini, «sarebbe più corretto dire che oggi ci sono dei rifugi chiusi ed altri potenzialmente aperti. Come fare a sapere se poi questi ultimi sono effettivamente aperti? Contattandoli prima di mettersi in cammino per una escursione ad alta quota. Perché basta un minimo dettaglio per limitarne la fruibilità anche se la struttura ha precedentemente fatto sapere di essere aperta».comunicare è essenzialeAgrav assicura che da qui al ponte dei Morti aggiornerà periodicamente il proprio sito invitando gli escursionisti a consultarlo prima di mettersi in cammino. Nel frattempo l'obiettivo del settore è quello di puntare ad una sempre più consistente destagionalizzazione delle presenze turistiche in montagna. bisogna fare sistema«A patto che questo venga fatto a mò di sistema e non singolarmente perché solo così potremo garantirci nuove frontiere turistiche», incalza Fiorentini richiamando l'attenzione delle istituzioni, «un rifugio aperto in questo periodo è fine a se stesso. Se invece tutti o la gran parte dei rifugi bellunesi decidono di rimanere aperti durante l'autunno il discorso cambia. Serve una regìa in grado di definire una linea, proprio come avviene già da diversi anni sia in Trentino che in Alto Adige dove la gran parte dei rifugi d'alta quota resta aperto anche in autunno con numeri invidiabili sul fronte delle presenze turistiche. Da noi di presenze turistiche d'autunno non se ne contano ma probabilmente perché non è stata mai pensata una strategia promozionale turistica ad hoc per flussi, soprattutto internazionali, che in questo specifico periodo hanno sempre guardato altrove. È facile promuovere la montagna d'estate, ad agosto non servono incentivi perché la gente verrebbe comunque. Il "bello", o il difficile se vogliamo, è fare turismo fuori stagione. La vera scommessa sta nella destagionalizzazione. Ben vengano i rifugi che decidono di rimanere aperti tutta la settimana, qualcuno in giro lungo i sentieri c'è sempre di questi tempi. Nei fine settimana il discorso è diverso perché se c'è bel tempo i rifugi si riempiono come successo anche nel fine settimana appena messo alle spalle ma non tutti i rifugi sono in grado di sostenersi economicamente restando aperti solo nei weekend».superare l'ingorgo estivoDestagionalizzare dunque, come detto senza correre però il rischio di delocalizzare. «La montagna veneta sta iniziando a subire a mio avviso quello che da tempo attanaglia Venezia dove, a fronte di milioni di visitatori, sono tanti quelli che decidono di tenersene alla larga. La situazione infatti è diventata ingestibile perché nessuno si è adeguatamente preoccupato di gestirne i flussi quando era il momento di farlo», sottolinea Fiorentini.destagionalizzare«La destagionalizzazione potrebbe rappresentare un'ancora di salvezza per la montagna a patto che si scelga di promuovere posti ai più oggi sconosciuti. Durante l'estate assistiamo all'assalto delle Tre Cime oppure dei rifugi situati nella conca ampezzana, da sempre meta di grande richiamo turistico. Incentivare le presenze in altri luoghi, soprattutto fuori stagione, aiuterebbe ad evitare il collasso di posti dove la gente va a prescindere perché molto conosciuti. Anche in questo caso serve una regìa, mi verrebbe da dire mossa dalla Provincia di Belluno in primis». --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 19 Ottobre 2021 p. 18 Canzan e l'attività prolungata «Scelta vincente da cinque anni» L'intervista Tra i rifugi del Bellunese "abituati" a restare aperti nel periodo autunnale figura il Chiggiato sulle Marmarole, gestito da Omar Canzan che è anche il vicepresidente di Agrav (associazione che riunisce i gestori dei rifugi alpini del Veneto).«Resteremo aperti fino al primo novembre se le temperature ce lo permetteranno», ha confermato Canzan, «il meteo in questo periodo dell'anno risulta determinante per decidere se mantenere aperto o se chiudere un rifugio. Con l'abbassamento delle temperature, infatti, andremmo incontro al


congelamento delle condutture dell'acqua, questo significherebbe niente più acqua in rifugio. A quel punto non ci resterebbe che chiudere. Discorso simile vale per l'utilizzo della teleferica. In condizioni meteo ottimali resta possibile trasportare in quota i materiali necessari per garantire un giusto servizio al cliente, in caso contrario anche questo aspetto verrebbe meno».Cosa spinge un rifugista a tenere aperta la struttura anche in autunno inoltrato?«Sicuramente le dimensioni della struttura inducono a fare valutazioni. Se una struttura non è molto grande ed è gestita a livello familiare, proprio come il rifugio Chiggiato, è più semplice garantirne l'apertura. I costi si presentano più contenuti e anche una minore fruibilità rispetto all'estate, inevitabile, è ammortizzabile. I rifugi più grandi sono costretti a chiudere prima per costi di gestione e costi del personale».Poi c'è anche un discorso legato alla scarsa "concorrenza"... «Cerchiamo di approfittare in questo periodo del fatto che la gran parte dei rifugi a noi vicini sono già chiusi. Restando aperti, pur facendo sacrifici, riusciamo a garantirci quella clientela che solitamente si muove in maniera equilibrata su più strutture presenti in un raggio d'azione circoscritto. La nostra è una scelta, che da cinque anni a questa parte ci premia perché di gente in giro per sentieri ancora oggi ce n'è tanta».A proposito di turismo, chi sono gli avventori di un rifugio d'alta quota in questo periodo specifico dell'anno? Il turismo di massa si concentra nel mese di agosto, in questo momento chi viene a trovarci è gente del luogo durante la settimana, mentre nei fine settimana chi viene su arriva principalmente dalla pianura veneta. Turismo di prossimità, insomma, che da qualche tempo premia la montagna nel segno del processo di destagionalizzazione di cui noi del Chiggiato siamo grandi sostenitori. Garantire l'apertura del rifugio significa indirettamente, invitare la gente a muoversi lungo i sentieri anche fuori stagione. Fino al primo novembre resteremo aperti tutti i giorni, poi ci concentreremo nei weekend ma sempre meteo permettendo». --Dierre© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 20 Ottobre 2021 p. 19 Il Cai: «Rifugi aperti anche in autunno? Ok, ma l'altitudine fa la differenza» Gianluca De Rosa BELLUNO Il Cai Veneto sposa la causa dei rifugisti, sempre più propensi ad allungare il periodo di apertura nel nome della destagionalizzazione del turismo d'alta quota. Parole di condivisione quelle del presidente Renato Frigo che tuttavia non nasconde insidie e difficoltà. «Il Cai è d'accordo nell'allungare l'apertura dei rifugi di proprietà nel mese di ottobre, almeno fino al quindici del mese», ha fatto sapere Frigo, «di base la stagione turistica estiva ad alta quota si conclude fisiologicamente tra il terzo ed il quarto weekend di settembre, quelli che anticipano la riapertura delle scuole ed il ritorno dei più al lavoro dopo le ferie. Allungare la stagione almeno fino alla metà di ottobre rappresenterebbe già un passo in avanti per tutto il comparto».Detto dei progetti futuri, che poi così futuri non sono visto che sono tanti, ancora oggi, i rifugi aperti nel Bellunese, dal presidente del Cai regionale arriva una disamina che "smonta" la possibilità di assumere decisioni per tutti. «Il mondo dei rifugisti è uno dei più variegati», sottolinea Frigo, «ci sono troppe varianti che si differenziano da struttura a struttura. Per questo motivo è difficile se non addirittura impossibile assumere una posizione valida per tutti. Uno degli esempi più calzanti chiama in causa la quota della struttura. Basta poco per costringere il rifugista a chiudere i battenti, ad esempio il freddo che gela le condutture dell'acqua bloccando di fatto la vita del rifugio. Un rifugio situato ad oltre duemila metri d'altezza non può essere paragonato al rifugio situati a mille metri e magari servito da una strada d'accesso percorribile anche dai veicoli. Ci sono scelte coraggiose, come quelle assunte dai gestori che decidono volontariamente di mantenere la propria struttura aperta tutto l'anno, ma si tratta di una decisione di cui se ne assumono tutte le responsabilità».C'è poi la variante meteo, capace di cambiare gli scenari dall'oggi al domani. «Se il tempo tiene, ottobre è un mese eccezionale per effettuare escursioni. Basti vedere cosa sta succedendo in quest'ultimo periodo con sentieri e rifugi, almeno quelli che hanno deciso di mantenersi aperti, pieni. Il rifugio Carducci ha chiuso domenica con una grande festa peraltro, ma questo è stato possibile solo per merito del meteo che ha permesso di tirare dritti fino a metà ottobre. Sarebbe bastata una nevicata a cambiare integralmente lo scenario. Il meteo in montagna è una variabile quotidiana».C'è infine la tematica della sicurezza, forse la più importante tra le varianti prese in esame. «Un rifugista deve preservare l'incolumità dei propri fruitori. Tenendo il proprio rifugio aperto espone infatti la gente a possibili rischi. In questa direzione va effettuata una valutazione ad ampio raggio. Penso al rifugio Galassi tanto per fare un altro esempio, situato in una posizione geografica particolare. Se un escursionista viene bloccato lì dal maltempo diventa difficile, e di conseguenza pericoloso, rientrare. Nevicate improvvise ad alta quota in questo periodo non sono impossibili, bisogna prendere in considerazione anche questi aspetti prima di decidere se mantenere o meno un rifugio alpino aperto». --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 26 Ottobre 2021 p. 28 Rifugi, alle viste un inverno super «Dove si dorme già tante richieste» CORTINA


Anche i rifugisti ampezzani strizzano l'occhio alla neve. La data del 27 novembre è stata cerchiata in rosso sullo speciale calendario di Cortina che, contestualmente alla riapertura degli impianti sciistici dopo un anno di stop, vedrà partire anche la stagione invernale dei rifugi. L'annuncio arriva dalla componente di Ascom che segue da vicino l'attività dei rifugi, presieduta da un rifugista doc di Cortina, Guido Lorenzi, la cui famiglia si adopera da generazioni nei locali del rifugio Scoiattoli alle 5 Torri.«Abbiamo già ricevuto numerose prenotazioni per l'inverno, non solo noi al rifugio Scoiattoli ma in tutti i rifugi di Cortina, almeno quelli che hanno posti letto», annuncia Lorenzi, «le prenotazioni riguardano principalmente persone, anche straniere, che avevano prenotato lo scorso anno ma che per via della pandemia non hanno potuto usufruire del servizio. In pochi avevano disdetto, la gran parte di loro ha tenuto congelata la prenotazione in attesa di tempi migliori che, ce lo auguriamo tutti vivamente, finalmente stanno tornando».Come anticipato, tra gli attesi ritorni a Cortina in vista dell'inverno ci sono anche gli stranieri.«Confermo anche per il settore rifugi quanto detto nei giorni scorsi dalla presidente dell'associazione albergatori di Cortina: ci sono mercati relativamente nuovi che insistono su Cortina e riguardano il nord Europa», prosegue Lorenzi, «francesi ma anche danesi, olandesi e norvegesi».Da referente di Ascom per conto dei rifugisti bellunesi, Lorenzi analizza da vicino le differenze tra i rifugi situati lungo le piste e quelli che invece si trovano più lontani dai caroselli sciistici.«Negli ultimi anni il gap si è ridotto perché nella vacanza invernale hanno preso il sopravvento altre tipologie di attività all'aria aperta. La gente non va più in montagna solo ed esclusivamente per sciare. Sono sempre di più coloro che scelgono le escursioni sulla neve o attività sportive alternative come lo scialpinismo. Tutto questo è un beneficio per quei rifugi collocati lontano dalle piste e che fino a qualche anno fa rimanevano chiusi d'inverno al pari di quelli troppo in alto».Cosa si aspetta il comparto dei rifugisti ampezzani sul fronte del protocollo sanitario in vista del ritorno sugli sci dei turisti?«Innanzitutto chiederemo il rispetto delle regole. Il green pass rappresenta il filo conduttore del comparto turistico invernale. Sarà obbligatorio sugli sci ed anche nei rifugi. D'inverno non è possibile, se non in casi specifici, sfruttare gli spazi esterni. In tal senso ci piacerebbe, complici il rispetto delle regole ed una situazione migliore dal punto di vista sanitario, poter usufruire negli spazi interni in misura maggiore rispetto al passato. Il riferimento è legato ai posti a tavola ed al distanziamento».E sul processo di destagionalizzazione richiesto dai rifugisti veneti, quelli di Cortina cosa ne pensano?«Siamo tutti d'accordo che la vita di un rifugio dev'essere più lunga possibile durante l'anno visto che stiamo parlando di un lavoro, anche difficile, e non di un passatempo. Una volta noi dello Scoiattoli aprivamo a metà luglio, oggi anticipiamo anche di mesi. La destagionalizzazione è strettamente legata ad altri comparti turistici: penso agli hotel di Cortina. Anche molti di essi oggi chiudono per poco tempo tra una stagione e l'altra, alcuni non chiudono proprio. C'è bisogno di garantire una presenza costante, non solo da parte di un comparto ma da parte di più comparti perché la vita dell'uno è strettamente collegata all'attività dell'altro. Noi dello Scoiattoli ad esempio siamo legati all'attività degli impianti, ecco perché in vista dell'inverno riapriremo quando gli impianti torneranno in moto». --Gianluca De Rosa© RIPRODUZIONE RISERVATA

NOTIZIE DAL CAI – CLUB ALPINO ITALIANO Corriere dell’Alto Adige | 1 Ottobre 2021 p. 4 Mobilità sostenibile, convegno di Cai e Avs Un convegno per promuovere la mobilità sostenibile sulle Dolomiti: lo organizzano Cai e Avs con l’obiettivo di discutere soluzioni per ridurre il traffico in un territorio particolarmente delicato. Tra i relatori che interverranno domani (8.30 - 13) alla Fiera ci sono l’albergatore Michil Costa, gli esperti di mobilità Ezio Facchin e Helmuth Moroder, l’ex sindaco Luigi Spagnolli e Oscar Del Barba che parlerà dell’impatto dei Giochi 2026. Ingresso libero con green pass.© RIPRODUZIONE RISERVATA Alto Adige | 3 Ottobre 2021 p. 20 Il Cai: «Basta funivie, soldi regalati agli albergatori» Come parcheggiare l'auto sulla spiaggia. Fare manovra e dare un ultimo colpo di gas a un metro dalla sabbia e dagli ombrelloni. Oggi qualcuno lo farebbe senza sentirsi un po' in colpa? Magari no. Ecco, è quello che "mutatis mutandis" accade in montagna. Tra i suoi luoghi più sensibili, i passi. Quelli dolomitici sono sotto assedio: in un giorno medio, d'estate, si affollano 17 mila veicoli. Almeno 237 mila auto nell'ultima stagione. Macchine, moto si fanno strada tra prati e (pochi) pedoni, come se pretendessero di farsi largo a un passo dal mare. Prospettive? Pessime. «Quest'anno abbiamo avuto più presenze che nel 2018-19», dice Carlo Alberto Zanella, presidente Cai Alto Adige. Paura per le Olimpiadi? «Macché - dice - quelle sono lontane. Paura per l'anno prossimo. Sarà un'invasione». Tanto che Michil Costa , albergatore eco, tira fuori un paio di numeri: «Attenti, perché tra 10 anni, forse meno ci sarà un aumento del flusso turistico del 50%...». La conclusione è che non c'è più tempo. Ma c'è forse tempo per cambiare le politiche.


Punti fermi per il Cai: 1) chiudere i passi dolomitici per tre giorni la settimana dalle 9 alle 17 d'estate; 2) basta funivie "si è capito che non servono a limitare l'uso dell'auto ma solo a regalare contributi per costruirle ad alcuni albergatori" sibila Zanella; 3) rivoluzione culturale: riscoprire la lentezza che è il vero valore aggiunto della vacanza in montagna perché altrimenti meglio la riviera; 4) stop agli investimenti nei portali e nella promozione turistica perche la quantità di persone che piove in Alto Adige ora già riempie ogni posto letto ed ogni angolo. Insomma è stato un manifesto per un uso corretto del nostro patrimonio naturale il convegno di ieri in fiera «Mobilità sostenibile nelle Dolomiti oggi e domani». Voluto dal Cai per capire come uscirne, tra iniziative provinciali tutte tese a finanziare nuovi impianti e rischi ambientali notevoli se si aspetterà semplicemente che la progressione geometrica degli arrivi si concretizzi. E non è servita a rassicurare, almeno osservando le reazioni in sala, in particolare dell'ex presidente Cai Claudio Sartori, l'elenco di iniziative istituzionali scandito da Daniele Santucci del dipartimento mobilità della Provincia. Che sono interessanti: progetti per la creazione di parcheggi di interscambio nelle località a ridosso dei passi per disincentivare l'arrivo in auto, strategie a favore della mobilità condivisa e collettiva contro quella individuale, corsie riservate alle bici, semafori digitali che indicano l'occupazione dei parcheggi. Il tutto a fronte delle cifre, sopra riportate, sul continuo afflusso di moto e di macchine in quota. Ma molti, nel Cai, hanno invece chiesto conto delle attuali politiche. Che, al contrario, incentivano arrivi e disincentivano le alternative. «Occorre riscoprire il senso della montagna - ha replicato Helmuth Moroder, esperto di mobilità - e scoprire che la bellezza non è velocità» . A sua volta l'ex sindaco Luigi Spagnolli, ora presidente del comitato scientifico Cai, ha parlato di forte impatto del traffico sulla flora e sulla fauna montana, altra presenza di forte sensibilità. E Zanella ha molto insistito sulla deviazione di risorse. Oggi impiegate nell'incentivazione della promozione turistica pur a fronte di previsioni che ne indicano comunque il raddoppio a breve. E poi i mezzi alternativi. Bici, elettrico. Ma non funivie. «Quelle non aiutano a lasciare ferma la macchina. Ma - insistendo su una sua recente battaglia - sono spinte solo dagli hotel non da reali esigenze, come a Tires». Dunque, basta impianti ma perfezionamento della gestione di quelli esistenti: «Se devo pagare 100 euro a coppia per salire su una funivia è naturale che si sia indotti a usare l'auto che mi costa 10». E quindi gli investimenti vanno fatti sulla riduzione dei costi, sull'aumento delle corse, in particolare serali e, al fondo, su scelte politiche coraggiose. Gazzettino | 10 Ottobre 2021 p. 10, edizione Belluno Piste a Settsass, il no del grande Cai Ipotesi di collegamento sciistico Cortina-Arabba: netta bocciatura del Cai di Feltre. La più grande sezione italiana interamente di montagna è vicina sia alla consorella di Livinallongo, la più piccola del Veneto, sia alle genti di quei territori. L'assemblea dei soci ha dato mandato al consiglio direttivo di attuare iniziative di appoggio alla comunità Fodom, «che dissente sui propositi di violazione del proprio ambiente montano». IL COMITATO Una posizione di contrarietà che affianca quelle del comitato popolare Ju le mán da nosta tiera e del sindaco Leandro Grones che sostiene che siamo di fronte a una supposizione progettuale oscena. Un ecomostro che andrebbe a distruggere un ambiente unico e incontaminato. Al contempo, Confcommercio e Federalberghi fanno sapere di non avere ancora assunto una posizione nei confronti di questa idea di carosello rispolverata di recente dalla Regione Veneto. NON AIUTA L'ECONOMIA Il no del Cai di Feltre a impianti di risalita e piste da sci in zona Settsass, tra Cherz e Castello, è emerso venerdì sera nel corso dell'assemblea su proposta del gruppo Tutela Ambiente Montano (Tam) che per il Club segue nello specifico gli aspetti legati alla difesa della natura. «Riteniamo - affermano il presidente del Cai Feltre Angelo Ennio De Simoi e la referente del Tam Marisa Dalla Corte - che la montagna sopra di tutto debba essere a beneficio di chi la vive quotidianamente. Parlare di carosello come valido aiuto all'economia dei territori di Livinallongo o Cortina, con il nobile intento di frenare il calo demografico e aiutare l'ambiente, significa non conoscere la realtà di quei territori». NON SERVONO «Già ora - sottolinea De Simoi - gli operatori turistici faticano a trovare collaboratori e come sciatore, che ben conosce quelle zone, ritengo non si intravvedano nuovi bisogni da soddisfare sul fronte impiantistico perché già sufficiente. Come uomo di montagna invito i decisori politici e i grandi funzionari pubblici a raggiungere quei luoghi, osservarli con attenzione, capire e conoscere i residenti, percorrere a piedi, con passo lento, quei posti incantati, intervistare gli stessi turisti. Sono certo che scopriranno come possano essere fuorvianti gli obiettivi e le finalità ipotizzate nel progetto». TERRITORIO DA PRESERVARE «Sempre più - conclude il presidente De Simoi - il turista cercherà luoghi meno antropizzati e chi sa comprendere quanto accade in province limitrofe sta già notando la silente ma crescente insoddisfazione di quei turisti che staccandosi dalla frenesia cittadina desiderano fuggire da valli di montagna iper frequentate. Il futuro del turismo premierà paesaggi e territori intatti e non ambiti che perpetuano luoghi non luoghi vissuti in città per undici mesi». Quindi, il messaggio dell'assemblea del Cai Feltre è «manteniamo intatto l'alto Veneto come chiede la maggioranza della popolazione residente». DEVASTAZIONI


«Quello paventato da Venezia - afferma il sindaco Grones - è un tracciato che solamente dei devastatori ambientali potevano dare alla luce: ogni tanto riemergono dei vecchi sogni irrealizzabili di qualche illuminato impiantista. Sono ipotesi irresponsabili per sperpero di un'enorme quantità di denaro pubblico. Ma anche insostenibili ambientalmente, finanziariamente e gestionalmente. Idee peraltro irrealizzabili perché interessano aree archeologiche e soprattutto vaste superfici soggette a importanti fenomeni di dissesto idrogeologico. IL TRAFFICO NON CAMBIA Infine, non è corretto sostenere che realizzando questi impianti si riduce il traffico veicolare sui passi perché così non è». A stare alla finestra prima di dire sì o no al progetto, in attesa di poterlo studiare nel dettaglio, sono Confcommercio e Federalberghi. «Prima di dare il nostro parere - afferma Walter De Cassan, presidente Federalberghi Belluno - aspettiamo di poter approfondire la questione». Raffaella Gabrielli Alto Adige | 22 Ottobre 2021 p. 34 Il Cai Alto Adige invita alla marcia per le Dolomiti Bolzano «Non nel mio nome!», appuntamento a Cortina d'Ampezzo, domenica, 24 ottobre. Si tratta di una marcia per denunciare l'assalto alla montagna, cui parteciperanno anche il Cai Alto Adige e l'Alpenverein. «Un assalto che nelle Dolomiti viene giustificato con la scusa dei prossimi giochi olimpici 2026 che si stanno trasformando in modo sempre più eclatante in un'occasione per nuove devastazioni ambientali e spreco di risorse». Nuove piste da sci e relative infrastrutture, nuovi collegamenti sciistici intervallivi? Nuova pista da bob a Cortina? Consumo di suolo anche in alta quota e nuovi villaggi turistici? Rifugi trasformati in centri ristoro e alberghi di lusso: passo Santner, Coronelle, passo Giau? Ancora eliski ed elitaxi in Dolomiti? Più strade, più traffico, più Tir? «Non nel mio nome!»I partecipanti ribadiscono la loro netta presa di distanza da questo modo di operare e il loro impegno a opporre la massima resistenza e controproposta, in difesa delle Dolomiti patrimonio di tutti.Programma: ritrovo ore 10 in Piazza Venezia/Corso Italia, presso la "conchiglia". Interventi dei promotori e delle associazioni. Ore 11,30 partenza della marcia e risalita della vecchia pista da bob fino a Colfiere. Il ritorno a Cortina è previsto per le ore 15.00. Possibilità di navetta per il rientro in centro. Accompagneranno la manifestazione alcuni musicisti e attori di Insilva. Corriere delle Alpi | 22 Ottobre 2021 p. 32 "Non nel mio nome" Il Cai Veneto aderisce alla marcia ambientalista CORTINA «Come Cai pensiamo che il futuro del turismo in montagna debba cambiare strada, rendendo efficienti gli impianti esistenti e diversificando l'offerta turistica. Bisogna che anche noi soci del Cai dimostriamo sensibilità verso quei luoghi che da sempre frequentiamo e che ci regalano emozioni ineguagliabili ma che stanno correndo il rischio di essere snaturati da progetti insensati. Quindi, mai come in questo momento, è importante partecipare a questa manifestazione facendo sentire la nostra voce di dissenso».Con queste parole il presidente del Cai regionale, Renato Frigo, annuncia l'adesione alla manifestazione "Non nel mio nome" promossa dalle più importanti associazioni ambientaliste in difesa delle Dolomiti e in programma domenica a Cortina (partenza della marcia alle 10 in piazza Venezia) con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica su quanto sta accadendo sulle montagne venete, trentine, altoatesine e friulane. Il Cai Veneto ha da tempo manifestato la propria perplessità e in alcuni casi la netta contrarietà ai progetti di nuovi impianti e piste per collegare l'Ampezzano con Arabba. Questo perché si tratterebbe di un intervento massiccio, imponente e irreversibile, e che verrebbe realizzato su un'area protetta dal delicato equilibrio ambientale. Inoltre la costruzione di edifici fortemente impattanti in alcune località quali passo Giau sarebbe un danno sia sul profilo paesaggistico e sia ambientale. Questi progetti econdo il Cai non tengono conto dei principi di precauzione, cautela e rispetto dei beni comuni materiali e immateriali in luoghi patrimonio Unesco. -Corriere del Veneto | 22 Ottobre 2021 p. 13, edizione Treviso – Belluno «Dolomiti, stop scempio per le Olimpiadi» Domenica la protesta degli ambientalisti


Camilla Bertoni cortina d’ampezzo Arriva per domenica, alle 10, nella piazza Fratelli Pittori Ghedina a Cortina, l’appello a mettersi in «Marcia per denunciare l’assalto alla montagna. Non nel mio nome», firmato da comitati e associazioni, tra cui Italia Nostra, Wwf, Mountain Wilderness, Cai Veneto, Peraltrestrade Dolomiti, Eco Istituto Veneto «Alex Langer». Al Tennis Country Club il centro logistico della manifestazione nata dall’indignazione verso i progetti previsti per Cortina 2026: trasformazione di rifugi in alberghi di lusso in alta quota (a Passo Giau, Santner e Coronelle), nuovi collegamenti funiviari e piste da sci con infrastrutture, villaggi, strade e la nuova pista da bob che minaccia proprio il circolo. Progetti rientranti nel piano delle opere per le Olimpiadi (la cui presentazione scade il 31 ottobre) per il quale i presidenti nazionali di otto associazioni hanno da mesi chiesto al ministro Cingolani una Vas (Valutazione ambientale strategica) su scala nazionale. «Prevista dalla normativa europea e dal Codice dell’Ambiente, è l’unico strumento valido per definire una strategia d’insieme» spiega Giovanna Ceiner di Italia Nostra Belluno. Nessuna risposta, così come per la richiesta di chiarimenti, sempre a Cingolani, sul progetto per la nuova pista da bob: è irrecuperabile la vecchia struttura in rovina, ma il Cio stesso, le cui raccomandazioni sulla sostenibilità sono state sottoscritte dall’Italia, scoraggia la costruzione di un nuovo impianto. «Sarebbe molto più responsabile utilizzarne una già esistente in Austria o in Baviera — conclude Carmine Abate, presidente di Italia Nostra Veneto — Il territorio di Cortina e` già stato pesantemente alterato, da ultimo per i Mondiali di sci alpino 2021: più di 40 ettari ricoperti di ghiaia e migliaia di piante abbattute. Il tributo pagato allo sport e agli interessi economici ci pare più che sufficiente».

NOTIZIE DAI PARCHI Alto Adige | 7 Ottobre 2021 p. 22 Parchi naturali, adeguati i criteri per incentivare i punti informativi Nella sua ultima riunione la giunta provinciale, su iniziativa dell'assessora Maria Hochgruber Kuenzer, ha definito i criteri per stabilire un limite minimo e un limite massimo alla percentuale dell'agevolazione prevista per la gestione di Centri visite nonché di Punti informativi dei Parchi naturali e del Parco nazionale dello Stelvio. Inoltre, ha ritenuto opportuno integrare le modalità di rendicontazione anche al fine di adeguarle alla rendicontazione digitale. Infine, ha provveduto a sostituire i riferimenti espliciti a disposizioni di legge, nel frattempo abrogate. "Le modifiche introdotte contribuiscono a rafforzare la collaborazione fra i Comuni e la Provincia. Abbiamo creato i presupposti, affinché non si debba discutere tutto di nuovo in sede di ogni singola assegnazione di contributi", afferma Hochgruber Kuenzer. La Provincia promuove la sensibilizzazione alla tutela del paesaggio e della natura e la divulgazione delle relative norme su paesaggio e sviluppo del territorio (in base alla legge territorio e paesaggio) e sulla tutela della natura (in base alla legge per la tutela della natura). L’Adige | 28 Ottobre 2021 p. 28 Al Parco si discute del collegamento PRIMIERO Il progetto dell'atteso collegamento impiantistico tra San Martino e Passo Rolle sarà il principale punto all'ordine del giorno del comitato di gestione del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, che si riunisce questo pomeriggio alle 15 nella sala consiliare della Comunità di Primiero, a Tonadico. L'opera ha già ottenuto la valutazione ambientale positiva da parte della Provincia e ora, per proseguire il lungo e complesso iter, necessita del via libera da parte del Parco, chiamato all'esame e all'approvazione del progetto di «Mobilità complessiva tra San Martino di Castrozza e Passo Rolle. Nuove cabinovie "Bellaria-Nasse-Fosse di sopra" e "Fosse di sopra-Passo Rolle" e nuova pista da sci "Panoramica", ai sensi dell'art. 37, comma 2 delle Norme di Attuazione del Piano del Parco». Il progetto prevede la realizzazione di un collegamento funiviario tra l'abitato di San Martino e Passo Rolle, tramite una cabinovia da dieci posti, e la realizzazione di una nuova pista da sci di rientro. In questo modo le ski aree Tognola, Ces, Colverde e Passo Rolle potranno essere viste come un unico comprensorio, con diverse porte di accesso facilmente raggiungibili dal centro abitato.La sala consiliare della Comunità di Primiero questo pomeriggio sarà accessibile in presenza solamente ai 21 membri del Comitato, ma chiunque potrà assistere ai lavori in streaming attraverso la diretta sulla pagina Facebook del Parco. Nella sede di Villa Welsperg, nel frattempo, oggi e domani sono gli ultimi giorni disponibili per visitare la mostra "Germogliare - Semi per un nuovo modello di salute",


aperta dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 17. Filo conduttore della mostra sono i principi della Salutogenesi, teoria mirata alla ricerca dei fattori che promuovono la salute, grazie alla scoperta e all'utilizzo delle fonti dello star bene che ognuno di noi ha dentro di sé. A.O.

INTERVISTE ED EDTIORIALI Corriere delle Alpi | 29 Ottobre 2021 p. 23 Lo sviluppo sostenibile è un obbligo Intervento del Presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin La tempesta Vaia è un evento troppo vicino per consentire uno sguardo distaccato e un'analisi limpida di cosa è stato. Tre anni fa, proprio in queste ore, eravamo tutti concentrati a seguire le tabelle meteo per cercare le contromisure possibili. Poi abbiamo dovuto contare i danni e procedere rapidamente alla ricognizione e al ripristino. Un ripristino che a distanza di tre anni va avanti senza sosta. Non abbiamo avuto tempo per ragionare su quel che succedeva. Ma ce l'abbiamo ora.Vaia ha provocato danni immensi. Solo negli ultimi due anni la Provincia è intervenuta per oltre 9 milioni, solo per opere di ripristino o messa in sicurezza. Il Governo ha messo a disposizione cifre importanti e la gestione commissariale regionale ha saputo spenderle bene, grazie ai soggetti attuatori come Veneto Strade e i Comuni. In ogni caso, le ferite sono ancora aperte e tutt'altro che finite: ancora oggi, ogni minimo evento meteo crea criticità, perché Vaia ha squassato gli equilibri della montagna.Ma se allarghiamo lo sguardo, Vaia ha anche smosso l'immenso mondo della solidarietà, in campo fin dai primi giorni con uomini e donne della Protezione civile. Il sistema dei soccorsi si è dimostrato di nuovo all'altezza e i disagi alle comunità locali sono stati contenuti grazie alla generosità di chi ha speso tempo ed energie per dare una mano. Vaia poi ci ha anche messi di fronte al fatto che la montagna è fragile e ci ha fatto toccare con mano gli effetti del cambiamento climatico. Ha lasciato ferite non solo sul territorio, ma dentro le persone, che dopo quel vento hanno paura quando soffia più forte del normale. Ci ha quindi dato l'occasione di ripensare al nostro territorio e ai modelli di sviluppo. Un esempio: la caduta degli alberi. I boschi non sono tutti uguali: nelle grandi foreste di pregio, i danni sono ben visibili ed economicamente importanti; ma dove il bosco era frutto di abbandono, Vaia ha aperto squarci che possiamo riempire di rinnovamento, per il ripristino di pascoli e alpeggio, o nuove attività compatibili. Non dimenticheremo quel che è stato. Ma abbiamo l'obbligo di far sì che la montagna e le comunità che la abitano possano trarre da Vaia uno stimolo in più per continuare ad abitare, coltivare e amare la nostra terra.


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