Le collane Libertà di sapere Libertà di scegliere
TUMORE AL SENO
Tumore del pancreas. Il presente e il futuro
INDICE
Diritto di parola
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Effetti collaterali delle terapie
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Come gestire la malattia
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Tumore al pancreas: una corretta informazione, prima di tutto
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Il pancreas: cos'è e come funziona
Uno sguardo al futuro: le prospettive della ricerca
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I fattori di rischio
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Le risposte scientifiche alle domande di tutti
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Prevenzione primaria e secondaria: è possibile per il tumore del pancreas?
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La diagnosi del tumore al pancreas
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Trattamento e terapia nel tumore del pancreas
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Informarsi, approfondire, leggere 33 Fondazione Umberto Veronesi 34
COMITATO SCIENTIFICO CHE HA PARTECIPATO AL PROGETTO Gianpaolo Balzano Responsabile Unità Funzionale di Chirurgia pancreatica, IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano Stefano Cascinu Primario Unità di Medicina Oncologica, IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano Chiara Tonelli Professore Ordinario di Genetica, Università degli Studi di Milano Paolo Veronesi Presidente Fondazione Umberto Veronesi
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Libertà di sapere. Libertà di scegliere
Cara amica, caro amico, questo quaderno vuole essere una guida per tutte quelle persone che nella loro vita si stanno ritrovando ad affrontare un tumore come quello del pancreas. Tra tutte le forme tumorali, quella a questa importante ghiandola endocrina rappresenta la sfida principale per la ricerca in campo oncologico. Sino a qualche anno fa non disponevamo di nulla da un punto di vista terapeutico. Oggi, grazie al progresso della ricerca, qualcosa comincia a muoversi ma c'è ancora molto da fare. Anche sul fronte prevenzione sappiamo qualcosa in più. Non potendo ancora oggi arrivare a una diagnosi precoce -perché spesso i sintomi sono vaghi-, ma sperando che la ricerca possa individuare possibili spie d'allarme grazie all'utilizzo di test diagnostici, tutto ciò che possiamo fare è ridurre il rischio.
Quando la malattia si presenta lo stesso, è di fondamentale importanza rivolgersi a centri specializzati, soprattutto per quanto riguarda la chirurgia. Con questo volume vogliamo accompagnare in maniera chiara e semplice tutte le persone che desiderano saperne di più su questo tumore che ogni anno, in Italia, conta 14 mila nuovi casi.
Paolo Veronesi
Presidente Fondazione Umberto Veronesi
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Diritto di parola Alle persone cui viene riscontrata una lesione al pancreas, la prima cosa che vogliamo dire è di rivolgersi a un centro specializzato nella diagnosi e nel trattamento delle malattie pancreatiche. Il pancreas è un organo poco conosciuto, non solo dai pazienti, ma talvolta anche dai medici, perché le malattie al pancreas non si incontrano frequentemente al di fuori dei centri di riferimento. Non sempre la diagnosi di un tumore pancreatico è semplice, ma una volta acquisita, la scelta del trattamento migliore dovrà essere vagliata da specialisti esperti in un team multidisciplinare; e infine, se nel percorso terapeutico sarà previsto un intervento chirurgico, dobbiamo sapere che la chirurgia pancreatica è la più complessa di tutta la chirurgia addominale, motivo per cui è bene rivolgersi a un ospedale con la sufficiente esperienza.
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Una precisazione necessaria: quando in rete, o sui mezzi di informazione, si parla di tumore del pancreas, ci si riferisce a una specifica forma di tumore maligno: l’adenocarcinoma duttale, di cui ci occuperemo in questo quaderno. Pochi sanno però, che il pancreas presenta una grande varietà di lesioni tumorali, in gran parte benigne, di cui le più frequenti sono le lesioni cistiche. Per questo motivo il riscontro di una lesione pancreatica non deve gettare nello sconforto, soprattutto quando viene evidenziata nel corso di esami eseguiti per altri motivi. In questi casi, rimane quanto mai valido il consiglio
di rivolgersi a un centro specializzato, per poter diagnosticare correttamente la lesione, definire eventuali approfondimenti, o consigliare un programma di controlli periodici. Ma veniamo al tumore maligno più frequente e più temuto: l’adenocarcinoma del pancreas. Si tratta di un tumore che colpisce oltre 14.000 italiani ogni anno, tristemente noto perché difficile da curare. Nonostante i miglioramenti terapeutici introdotti nell’ultimo decennio, le guarigioni sono ancora troppo poche: secondo i più recenti dati epidemiologici, solo il 10% dei pazienti che hanno ricevuto questa diagnosi prima del 2015 è vivo dopo 5 anni. La ragione più importante è che il tumore del pancreas, più frequentemente e più precocemente rispetto ad altri tumori, dà metastasi in altri organi. Al momento della diagnosi, gli esami diagnostici evidenziano metastasi in più del 50% dei casi; i pazienti restanti - senza metastasi evidenti - hanno purtroppo un rischio elevato di svilupparle nel tempo. La diffusione del tumore in altri organi e tessuti è anche la ragione per cui la chirurgia, da sola, può non essere sufficiente. Spesso viene quindi utilizzata la chemioterapia per arrivare in tutti gli organi dove potrebbero essere annidate le cellule tumorali. Ma anche così, purtroppo, non si può essere certi di eliminare ogni cellula cancerosa. Questo avviene perché i farmaci antitumorali faticano a raggiungere il tumore: l'adenocarcinoma del pancre-
Libertà di sapere. Libertà di scegliere as si difende con una barriera di tessuto fibroso, che limita la penetrazione dei chemioterapici. Inoltre più di altri tumori, l’adenocarcinoma pancreatico costituito da tante “famiglie” di cellule diverse. Più popolazioni cellulari sono presenti in un tumore, e più difficile sar per la chemioterapia eliminarle tutte, aumentando il rischio di recidiva. Negli ultimi anni sono stati introdotti protocolli chemioterapici a più farmaci, che risultano più efficaci quando il tumore è composto da tipi cellulari diversi, ma è ancora raro che tutte le cellule tumorali del tumore pancreatico possano essere eliminate. Per quanto riguarda la chirurgia, solo il 20% dei pazienti in genere è idoneo per essere operato, in parte per la presenza di metastasi, e in parte per la presenza di “ramificazioni” del tumore nei tessuti circostanti, che impediscono la sua asportazione completa. Anche nella migliore delle ipotesi, quando gli esami indicano la possibilità di un intervento radicale, correre in sala operatoria potrebbe non essere la scelta migliore, poiché esiste sempre la possibilità che le cellule tumorali siano già arrivate, non rilevate, in altri organi. Il trattamento di queste cellule sarà la chemioterapia, non la chirurgia, ma occorre tenere presente che la chirurgia può complicare e rallentare il ricorso alla chemioterapia dopo l’intervento. Somministrare la chemioterapia prima della chirurgia (chemioterapia neoadiuvante) appare quindi la soluzione più logica, e la maggior parte dei centri di riferimento offre attualmente questa sequenza di trattamento.
Esiste, tuttavia, una buona notizia per il futuro: negli ultimi anni, gli investimenti nella ricerca scientifica su questo tumore sono aumentati in misura esponenziale, e alcune sperimentazioni cliniche di nuove strategie terapeutiche sono in fase avanzata. Nell’arco di pochi anni confidiamo di poter iniziare a cambiare il destino di questa malattia.
Gianpaolo Balzano Responsabile Unità Funzionale di Chirurgia pancreatica, IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano Stefano Cascinu Primario Unità di Medicina Oncologica, IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano
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Tumore al pancreas: una corretta informazione, prima di tutto
• Ho sentito dire che il fumo è un fattore di rischio per il tumore del pancreas. Mi sembra strano, come fa il fumo ad arrivare a un organo così interno? • Mia mamma è mancata per un tumore del pancreas: ho più probabilità di ammalarmi anch’io? Esistono esami per la diagnosi precoce? 8
• Gestisco una pompa di benzina da anni, e ho appreso che il mio lavoro mi espone a un maggior rischio di tumore del pancreas. Perché? Cosa posso fare per proteggermi? • Fin da quando ero giovane ho sofferto di disturbi all'apparato digerente, tra cui quelli alla cistifellea: rischio di
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più il tumore del pancreas? • Una mia cara amica ha un caso di tumore del pancreas avanzato in famiglia: vorrei indirizzarla verso cure palliative e verso un percorso di sostegno psicologico, cosa le posso suggerire?
più comuni, sempre attraverso la lente della corretta e rigorosa informazione scientifica.
• So che il tumore del pancreas è ancora uno di quelli più difficili da diagnosticare in fase iniziale: non esistono validi programmi di screening? • Ho letto che il tumore del pancreas è uno dei più difficili da curare: perché? • Quali nuove terapie sono allo studio per il trattamento del tumore del pancreas? • Come mai la ricerca ha fatto meno passi avanti sul tumore del pancreas rispetto ad altri?
Il tumore del pancreas, nel sentire comune, è uno dei tumori più aggressivi e temuti. Anche nella pratica clinica, nonostante l’aumento della sopravvivenza registrato negli ultimi anni, le possibilità di guarigione sono ancora limitate. Cercheremo di capire in questa pubblicazione cercheremo di capire perché il tumore del pancreas è tra i più difficili da trattare, sfatando i falsi miti, facendo il punto della situazione sulla ricerca, anticipando le paure e i dubbi 9
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Il pancreas: cos'è e come funziona Il pancreas [dal greco pan-, «tutto» e krèas, «carne»] è una voluminosa ghiandola allungata collocata nell’addome, dietro allo stomaco, nell’ansa del duodeno (la prima parte dell’intestino tenue). Viene suddiviso in tre parti: testa, corpo e coda. La testa è la parte più voluminosa del pancreas ed è quella che tocca il duodeno. Ha principalmente due funzioni: una esocrina e una endocrina. Che cosa si intende con questi termini? Esocrine sono quelle ghiandole che riversano la loro produzione o in organi interni o all’esterno del corpo, per esempio le ghiandole salivari e le ghiandole sudoripare. Endocrine sono invece quelle ghiandole che riversano i loro prodotti, in genere ormoni o molecole con funzione di segnalazione, direttamente nel sangue, come l’ipofisi e la tiroide. Nel pancreas la funzione principale è quella esocrina, che riguarda il 97-99% delle cellule dell'organo: produrre gli enzimi necessari alla digestione del cibo; questi vengono incanalati nel dotto pancreatico principale (o dotto di Wirsung) che, unendosi al dotto biliare proveniente dal fegato e dalla cistifellea, si apre nel duodeno. Questo succo pancreatico è un liquido limpido, incolore, composto principalmente da acqua, sali, bicarbonato di sodio e, appunto, enzimi, tra cui l’amilasi e la lipasi pancreatica, essenziali per la digestione. La funzione endocrina, invece, riguarda alcuni sparsi agglomerati di cellule 10
chiamati isole di Langerhans che producono diversi ormoni: il più noto è l’insulina, necessaria per il controllo degli zuccheri nel sangue, cioè la glicemia.
Il tumore del pancreas
La maggior parte delle lesioni che si riscontrano nel pancreas, soprattutto quando si fanno accertamenti per altri motivi, è rappresentata da tumori benigni. Infatti, con il miglioramento e la diffusione delle tecniche diagnostiche, ci si è accorti che le lesioni pancreatiche “innocenti” sono molto più frequenti di quanto si pensasse. In base a recenti studi epidemiologici, si ritiene che più di un milione di italiani portino con sé inconsapevolmente un tumore benigno del pancreas, di tipo cistico (più frequente) o di tipo “neuroendocrino” (NET). Questa è sicuramente una buona notizia, ed è importante saperlo proprio per evitare eccessive ansie qualora si dovessero riscontrare queste formazioni durante dei controlli. Esistono però anche i tumori maligni del pancreas, che nella maggior parte dei casi (circa il 90-95%) colpiscono le cellule esocrine. Il 90% dei tumori esocrini del pancreas è rappresentato dall’adenocarcinoma, un tumore maligno che origina dall’epitelio ghiandolare pancreatico. L’adenocarcinoma è definito duttale quando deriva dalle cellule che rivestono i dotti escretori che trasportano i succhi pancreatici, mentre solo una piccola parte
Libertà di sapere. Libertà di scegliere degli adenocarcinomi origina dalle cellule acinari del pancreas, coinvolte nella produzione degli enzimi digestivi. Vi sono poi tumori cistici maligni (per fortuna, una minoranza dei tumori cistici del pancreas) che rappresentano il restante 5-10% dei tumori esocrini pancreatici. Il tumore del pancreas è la quarta causa di morte per neoplasia nella popolazione generale. La sua incidenza è in aumento, soprattutto tra gli uomini. Nel 2019 sono stati circa 14.000 i nuovi casi di carcinoma del pancreas in Italia e si stima che nel 2030 esso costituirà la seconda causa di morte per cancro. Purtroppo, ancora oggi, rimane una delle neoplasie a prognosi più infausta: la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi per i pazienti diagnosticati fra il 2009 e il 2015 è pari al 10%. È però lecito aspettarsi un aumento di questa percentuale per i nuovi pazienti, dato il miglioramento delle cure registrato negli ultimi dieci anni.
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I fattori di rischio
Il rischio di sviluppare il tumore del pancreas aumenta con l’età: la maggior parte delle diagnosi avviene tra i 50 e gli 80 anni, mentre sono molto rare sotto i 40 anni. Il fumo è il principale fattore di rischio, ritenuto responsabile di circa il 25% dei casi. I fumatori hanno un rischio d’incidenza che è circa il triplo rispetto ai non fumatori. Altri fattori di rischio sono rappresentati principalmente da fattori dietetici e stili di vita, tra cui l’obesità, la ridotta attività fisica, l’alto consumo di carni e grassi animali, la scarsa assunzione di verdure e frutta fresca. 12
La pancreatite cronica (un’infiammazione persistente del pancreas spesso associata al fumo e a un alto consumo di bevande alcoliche), il diabete mellito e una pregressa gastrectomia (resezione parziale o totale dello stomaco) sono tutte condizioni che possono predisporre all’insorgenza di un tumore pancreatico. Infine, addetti ai distributori di benzina o lavoratori esposti a sostanze come benzidina e benziladenina rientrano nelle categorie professionali a rischio, anche se esistono dispositivi di protezione individuale che riducono il rischio individuale se opportunamente impiegati.
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Tumore al pancreas, familiarità ed ereditarietà
Spesso ci si domanda quanto pesi la "componente familiare" nello sviluppo di un tumore, e a volte termini come "ereditario" o "familiare" possono essere confusi. Nello specifico, con ereditarietà si intende un aumentato rischio di sviluppare un tumore collegato alla presenza di uno o più geni, che possono essere trasmessi alle generazioni successive. Con familiarità, invece, si indica la maggiore frequenza di un tumore associata soprattutto a fattori ambientali, stili di vita, oppure all'azione di geni non ancora noti.
Il cancro del pancreas presenta nel 10% dei casi caratteristiche di ereditarietà. I geni "responsabili" (al momento noti) sono BRCA1 e BRCA2, ATM, MSH2, MSH6 e CDKN2A. Quando in una famiglia sono presenti almeno due parenti sulla stessa linea “genealogica” affetti da tumore del pancreas, deve allora essere considerata una possibile familiarità. Sui geni BRCA1 e 2 è opportuno fare un piccolo approfondimento, anche perché la ricerca e le strategie preventive, hanno raggiunto ultimamente importanti risultati. Infine, sempre a proposito dei fattori di rischio il tumore del pancreas ha una frequenza maggiore nel contesto di alcune rare sindromi, tra le quali la sindrome di Peutz-Jeghers, la sindrome familiare con nevi atipici multipli e melanoma, la pancreatite ereditaria e la sindrome di Lynch.
BRCA1 e BRCA2, i “sensori” del danno al DNA La mutazione dei geni BRCA1 e 2 predispone allo sviluppo del tumore del pancreas così come di altri tumori, in primis della mammella e delle ovaie, ma anche del colon e della prostata. In un recente studio (ESMO Open) si è osservato che quasi un paziente su dieci con carcinoma pancreatico ha una mutazione patogenetica (cioè rilevante per lo sviluppo di malattia) di questi geni. Si è inoltre osservato che le mutazioni nei geni BRCA predispongono allo sviluppo dei tumori in età più giovane: sono presenti nel 17% dei pazienti con meno di 40
anni, ma appena nel 6,2% dei pazienti ultrasettantenni. Cosa fanno questi geni, e perché sono così “cruciali” nello sviluppo del cancro? In sintesi, BRCA1 e 2 sono "oncosoppressori": il loro compito è identificare i danni al DNA che si producono naturalmente o per l’esposizione sostanze cancerogene, e, avviare i meccanismi di riparazione della cellula. Quando c’è una mutazione, BRCA1 e BRCA2 funzionano meno bene e i meccanismi di protezione dai danni al DNA vengono meno, aumentando il rischio di insorgenza di tumori. 13
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Prevenzione primaria e secondaria: è possibile per il tumore del pancreas? La prevenzione primaria riguarda gli interventi e i comportamenti da adottare per ridurre la probabilità di insorgenza di una malattia, agendo sui fattori di rischio “modificabili”. La prevenzione secondaria, invece, ha l’obiettivo di individuare il tumore il più precocemente possibile, così da trattarlo tempestivamente; in questo modo si vuole migliorare la prognosi, diminuire le complicanze, limitare l'insorgenza di metastasi e ridurre la mortalità. La migliore prevenzione primaria per il tumore pancreatico consiste nell’adottare uno stile di vita sano, evitando il fumo di sigaretta (anche passivo), riducendo il consumo di grassi animali e favorendo quello di frutta e verdura fresca, limitando le bevande alcoliche e praticando regolare attività fisica. Al momento non esistono programmi di screening specifici per il tumore del pancreas. Nelle persone ad alto rischio, ovvero nelle forme familiari, è consigliabile rivolgersi a centri di riferimento per poter essere inseriti in programmi di sorveglianza specifici (con cadenza periodica e generalmente basati sulla risonanza magnetica).
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Attenzione ai sintomi
Generalmente il tumore del pancreas in fase iniziale non produce sintomi e, anche quando presenti, questi si manifestano in maniera molto vaga e aspecifica. Ad esempio possono comparire: • malessere addominale • disturbi digestivi • irregolarità nella funzione intestinale Non è infrequente, un’interpretazione errata dei sintomi iniziali, che può portare a un ritardo diagnostico. Quando la malattia inizia a farsi più estesa può comprimere o inglobare il dotto biliare limitrofo, ostruendo il passaggio della bile all’intestino e portando all’accumulo di bilirubina nel sangue. L’accumulo di questo pigmento (che deriva dalla distruzione dei globuli rossi, in particolare dall’emoglobina), può portare al cosiddetto ittero, che si manifesta con la colorazione gialla della pelle e delle sclere dell’occhio, spesso accompagnata dalla presenza di feci acoliche (ovvero chiare) e urine scure. Altri segni e sintomi sono perdita di peso, sensazione di stanchezza, dolore epigastrico addominale irradiato al dorso (il cosiddetto dolore “a cintura”), nausea e vomito. Infine, il 10-20% dei pazienti può sviluppare un diabete di nuova insorgenza.
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La diagnosi di tumore del pancreas
La diagnosi si basa essenzialmente sulle indagini radiologiche, sulla biopsia e su alcuni marcatori tumorali nel sangue. Quando sussiste il sospetto di un tumore pancreatico, generalmente viene eseguita una tomografia computerizzata (TC) come esame di riferimento per l’identificazione di masse pancreatiche. La risonanza magnetica (RM) viene impiegata quando il quadro non è chiaro e/o per meglio definire la presenza di possibili metastasi nel fegato. Un’altra indagine molto importante per studiare il pancreas è l’ecoendoscopia (o ecografia per via endoscopica), un esame simile alla gastroscopia: attra-
verso un endoscopio munito di una piccola sonda a ultrasuoni permette una valutazione più accurata della massa pancreatica e, soprattutto, consente di eseguire un prelievo di cellule (biopsia o agoaspirato) per la conferma della diagnosi. A questo proposito è importante sottolineare che non tutti gli ospedali offrono un adeguato servizio di ecoendoscopia pancreatica: il pancreas è piuttosto complesso da studiare, e l’affidabilità dei risultati dell’ecoendoscopia dipende in gran parte dall’esperienza dell’operatore. Ecco perché è estremamente importante rivolgersi a centri specializzati. Infine, nei casi di tumore pancreatico si 15
Le collane osserva spesso l’innalzamento ematico di un marcatore tumorale, una proteina chiamata CA 19.9 (o GICA). Il suo aumento non è necessariamente associato alla presenza di una neoplasia, ma il valore di CA19.9 può contribuire a interpretare la diagnosi o a monitorare l’evoluzione del tumore del pancreas. Un altro marcatore utilizzato prende il nome di CEA: quando elevato, può fornire informazioni utili soprattutto nel 10% dei casi in cui il CA 19.9 non mostra variazioni.
Ittero ostruttivo: una complicanza nel tumore pancreatico Una delle possibili complicanze di una massa tumorale del pancreas è la comparsa di ittero ostruttivo: il transito della bile dal fegato al tratto gastroenterico è ostacolato e occorre ripristinarlo mediante la colangiopancreatografia retrograda endoscopica (endoscopic retrograde cholangiopancreatography, ERCP). L’ERCP consiste nel passaggio di un endoscopio attraverso la bocca del paziente, sino al duodeno, per poi risalire in senso “retrogrado” i dotti biliari. 16
Questa manovra consente di eliminare l’ostruzione, ripristinando il regolare deflusso biliare verso l’intestino, grazie al posizionamento di uno stent metallico che dilata la parete dei dotti biliari. Quando l’ERCP non ha successo, si può ricorrere alla colangiografia transepatica percutanea (percutaneous transhepatic cholangiography, PTC) che prevede il posizionamento di uno stent biliare "pungendo" direttamente le vie biliari intraepatiche sotto guida ecografica.
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Trattamento e terapia nel tumore del pancreas I trattamenti utilizzati per curare il tumore pancreatico sono tre: la chemioterapia, la chirurgia e la radioterapia, in questo ordine di frequenza di applicazione. I chemioterapici sono farmaci che attraverso il circolo sanguigno raggiungono tutto il corpo e agiscono su cellule che si dividono rapidamente, come appunto quelle tumorali. La chirurgia ha l’obiettivo di asportare il tumore in modo radicale, ma purtroppo nel caso del tumore del pancreas questo è possibile solo in una piccola parte dei pazienti. La radioterapia, infine, è un trattamento che sfrutta le radiazioni ionizzanti, come i raggi X, per danneggiare e provocare la morte delle cellule neoplastiche. La scelta del trattamento migliore dovrebbe sempre essere discussa da un team medico multidisciplinare comprendente diversi professionisti, tra i quali l’oncologo, il chirurgo, il radioterapista, il radiologo e l’endoscopista.
L'importanza della chemioterapia
Nel tumore del pancreas, a differenza di quanto si ritiene comunemente, il trattamento che la maggior parte dei pazienti riceve è la chemioterapia, e non la chirurgia. Tutti i pazienti, anche quelli che saranno poi operati, dovranno ricevere chemioterapia, mentre solo una minoranza dei pazienti (all’incirca il 20%) potrà essere sottoposta all’asportazione del tumore. Per comprendere le ragioni di questo approccio te-
rapeutico dobbiamo sempre ricordare che, rispetto ad altri tumori, le cellule dell’adenocarcinoma del pancreas si diffondono in organi e tessuti circostanti originando metastasi più precocemente e più frequentemente. Questa caratteristica rende complesso il trattamento del tumore pancreatico. Alla diagnosi, infatti, più del 50% dei pazienti presenta già metastasi a distanza; anche quando le metastasi non sono evidenti durante i primi esami, rimane comunque elevata la probabilità di comparsa col passare dei mesi o degli anni. È quello che purtroppo succede nella maggior parte dei pazienti sottoposti all’intervento chirurgico di asportazione del tumore: gli esami diagnostici, gli occhi e le mani del chirurgo non riescono a intercettare la presenza di metastasi, ma con il tempo questi “nidi” di cellule tumorali invisibili (micrometastasi) possono crescere e rendersi evidenti, danneggiando gli organi colpiti. Quando viene diagnosticato il tumore del pancreas, anche se gli esami non mostrano metastasi, bisogna considerare probabile la loro presenza: ecco spiegato perché prima cura dovrà essere la chemioterapia, che attraverso il circolo sanguigno potrà raggiungere le cellule tumorali, sia quelle nel pancreas che quelle “scappate” dall’organo. Per i trattamenti si utilizzano preferibilmente schemi di “polichemioterapia”, cioè combinazioni di farmaci diversi, che hanno dimostrato una maggiore efficacia rispetto agli schemi “mono17
Le collane farmaco”. Questi sono gli schemi più utilizzati: • gemcitabina + nab-paclitaxel; • mFOLFIRINOX (fluorouracile, irinotecan, oxaliplatino); • PAXG (cisplatino + nab-paclitaxel + capecitabina + gemcitabina). Quando l’età o le condizioni generali del paziente non consentono l’utilizzo di una combinazione di farmaci, si possono utilizzare la gemcitabina o la capecitabina in monoterapia.
La chirurgia: dove, per chi e quando?
La chirurgia del pancreas è considerata la più complessa dell’intera chirurgia addominale. È gravata da un alto tasso di complicanze, e da una mortalità che può crescere fino al 10%, quando l’ospedale non ha un’esperienza sufficiente in chirurgia pancreatica. Per questo motivo, tutte le linee guida suggeriscono di rivolgersi a centri con grande esperienza in chirurgia del pancreas. Obiettivo della chirurgia è l’asportazione del tumore in modo radicale, ma la sua applicazione dipende dalla diffusione dell’adenocarcinoma. Uno dei limiti è la tendenza alla metastatizzazione precoce, ma c’è un altro problema che limita le possibilità della chirurgia: la diffusione delle cellule nei tessuti circostanti, attorno ad arterie e vene in stretta prossimità del pancreas. La presenza di queste “ramificazioni” tumorali deve essere attentamente valutata prima di decidere in merito 18
all’intervento, perché può impedire la sua asportazione radicale. In base al grado di invasione dei vasi, il tumore del pancreas viene classificato in resecabile, resecabile borderline e non resecabile. Metastasi e infiltrazione dei vasi sono i motivi per cui solo il 20% dei pazienti può essere sottoposto a chirurgia. Il tipo di intervento dipende dalla localizzazione anatomica del tumore. I tumori della testa del pancreas vengono sottoposti a un intervento di resezione chiamato duodenocefalopancreasectomia (o procedura di Whipple) che prevede la rimozione della testa pancreatica, del duodeno, della cistifellea e della via biliare principale. Diversamente, i tumori del corpo o della coda pancreatica vengono sottoposti a splenopancreasectomia distale, ovvero l’asportazione del corpo e della coda del pancreas, così come della milza. In alcuni casi, quando il tumore è multifocale (cioè diffuso in più parti dell'organo) o si estende in tutto il pancreas, può essere necessaria la rimozione dell’intera ghiandola pancreatica (pancreasectomia totale). In passato, quando gli esami suggerivano la possibilità di un intervento radicale, si preferiva eseguire prima l’intervento e poi la chemioterapia. Oggi, invece, anche nei tumori che sembrano confinati al pancreas (resecabili), la maggior parte dei centri di riferimento preferisce somministrare prima la chemioterapia (chemioterapia neoadiuvante). Questa scelta ha diversi motivi: l’alta probabilità di micrometastasi, le possibili complicanze della chirurgia che impediscono a circa un terzo dei pazienti operati di ricevere la chemioterapia postoperatoria, e infine perché
Libertà di sapere. Libertà di scegliere la chemioterapia preoperatoria migliora anche la possibilità di asportazione completa del tumore.
Il ruolo della radioterapia
La radioterapia è un trattamento “locale”, in cui le radiazioni vengono concentrate in un’area definita. Nell’ambito del tumore del pancreas, la radioterapia è riservata ai casi in cui un tumore, pur non avendo metastasi, non può essere asportato in maniera radicale a causa delle sue ramificazioni. La priorità va sempre data alla chemioterapia che, attraverso il circolo sanguigno, raggiunge le cellule tumorali in ogni organo, sia nel pancreas che al di fuori di esso. Se al termine della chemio il tumore non può essere asportato con la chirurgia radicale, il paziente può essere trattato con la radioterapia. Per aumentarne l’efficacia, in genere si associa comunque un farmaco chemioterapico, come la capecitabina. Infine, la radioterapia viene indicata anche nel caso di recidiva locale dopo l’asportazione chirurgica.
I principali centri di chirurgia del pancreas in Italia Policlinico G.B Rossi, Verona Istituto Scientifico Ospedale S. Raffaele, Milano Azienda Ospedaliera-Universitaria di Pisa
Ospedale Pederzoli, Peschiera del Garda (VR) IRCCS Humanitas, Rozzano (MI) Policlinico Gemelli, Roma
(Fonte: AGENAS- PNE 2020 – Programma Nazionale Esiti 2020 dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali)
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Le collane
Effetti collaterali delle terapie
Complicanze della chirurgia
La chirurgia del tumore pancreatico è un intervento importante che può richiedere fino a due settimane di ospedalizzazione. Quando il pancreas viene asportato parzialmente, gli enzimi coinvolti nella digestione e gli ormoni del controllo glicemico, vengono prodotti in quantità ridotta o, in caso di rimozione totale del pancreas, non vengono più prodotti. Quasi sempre è necessaria la supplementazione per via orale di enzimi 20
pancreatici, e talvolta è necessario l’avvio di una terapia insulinica personalizzata con uno specialista diabetologo.
Effetti collaterali della radioterapia
La radioterapia diretta sulla regione del pancreas può provocare nausea, vomito, disturbi della digestione e stanchezza. Perché anche la stanchezza? L’organismo è intento a riparare
Libertà di sapere. Libertà di scegliere le cellule colpite dalla radioterapia e questo processo richiede molta energia. Più raramente, la stanchezza può dipendere da un transitorio abbassamento dei globuli rossi (anemia). Altri possibili effetti della radioterapia sono reazioni cutanee transitorie a livello locale, come eritemi e arrossamenti. È importante mantenere una buona cura della pelle e attenersi scrupolosamente alle indicazioni proposte dal radioterapista oncologo. Infine, molte persone che si sottopongono alla radioterapia avvertono cambiamenti nel loro stato d’animo, tra cui ansia, tristezza e perdita di speranza. Non si tratta di emozioni provocate direttamente dal trattamento, bensì causate dal peso psicologico che le sedute radioterapiche possono trasmettere: in questi casi non bisogna avere timore o vergogna di chiedere supporto a uno psico-oncologo.
Effetti collaterali della chemioterapia
Gli effetti collaterali della chemioterapia sono purtroppo frequenti e dipendono dal farmaco o dalla combinazione di farmaci utilizzata, dalla dose e da fattori individuali. Sono riportati di seguito i principali effetti collaterali dei chemioterapici più utilizzati nel trattamento del tumore del pancreas. Va ricordato, tuttavia, che non è detto che una persona sperimenti tutti gli effetti elencati e che, certamente, l’oncologo provvederà a un’adeguata terapia di supporto per prevenire o lenire tali effetti secondari.
5-fluorouracile Diarrea, nausea, vomito, infiammazione della mucosa della bocca (stomatite), perdita di appetito, stanchezza, riduzione del numero di piastrine, globuli bianchi e globuli rossi nel sangue. Irinotecan Diarrea, perdita di capelli (alopecia), stanchezza, riduzione del numero di piastrine, globuli bianchi e globuli rossi nel sangue. Oxaliplatino Nausea, vomito, diarrea o stitichezza, perdita di appetito, stanchezza, riduzione del numero di piastrine, globuli bianchi e globuli rossi nel sangue, intorpidimento o formicolio a mani e piedi (neuropatia periferica), possibile sofferenza epatica con incremento degli enzimi epatici. Capecitabina Nausea, vomito, diarrea, riduzione del numero dei globuli rossi nel sangue, stanchezza, perdita di appetito, stomatite, sindrome mano-piede (arrossamento, irritazione e desquamazione della pelle dei palmi delle mani e delle piante dei piedi). Gemcitabina Nausea, vomito, riduzione del numero di piastrine, globuli bianchi e globuli rossi nel sangue, perdita di appetito, stanchezza, alopecia, sintomi simil-influenzali, rash cutaneo. Nab-paclitaxel Nausea, vomito, diarrea o stitichezza, perdita di appetito, stanchezza, riduzione del numero di piastrine, globuli bianchi e globuli rossi nel sangue, alo21
Le collane pecia, dolori alle articolazioni (artralgie) e ai muscoli (mialgie), stomatite, neuropatia periferica. Si tratta di effetti collaterali importanti, sicuramente faticosi da gestire e che possono spaventare il paziente: nella maggior parte dei casi sono transitori, e si attenuano o scompaiono una volta terminati i cicli di somministrazione della terapia. È inoltre bene sottolineare nuovamente che esistono trattamenti in grado di aiutare a tenere sotto controllo gli effetti collaterali, da concordare con l'oncologo che ha in carico il paziente.
Dopo aver terminato il trattamento
Dopo il completamento delle terapie, gli oncologi propongono ai pazienti un programma di follow-up, ovvero controlli medici a scadenze periodiche, con i seguenti obiettivi: • identificare il più precocemente possibile un’eventuale recidiva, ossia un ritorno del tumore; • valutare e trattare le possibili complicanze legate al trattamento effettuato; • assicurarsi che i pazienti stiano ricevendo il giusto supporto nutrizionale e psicologico. Le visite mediche con l’oncologo prevederanno una revisione della storia clinica del paziente (o anamnesi), un esame obiettivo e clinico, l’effettuazione di specifici esami del sangue (compresa la ricerca del marcatore CA 19.9, 22
il cui innalzamento può essere indice di una recidiva) e di esami strumentali (solitamente, una TC torace/addome).
La recidiva di malattia
La ricomparsa del tumore pancreatico deve essere accuratamente valutata mediante l’esecuzione di indagini radiologiche ed esami del sangue. Purtroppo è possibile che il tumore pancreatico presenti recidive e ricadute dopo la chirurgia. Un rialzo del marcatore CA 19.9 nel sangue è uno dei campanelli d’allarme. In caso di recidiva, la condizione del singolo paziente deve essere discussa da un team multidisciplinare di esperti per decidere la strategia migliore da perseguire.
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Come gestire la malattia
Le cure palliative
Il tumore del pancreas è una malattia caratterizzata da sintomi complessi e spesso marcati, e necessita frequentemente di un’integrazione tra terapie oncologiche e cure rivolte al sollievo dalla sofferenza fisica e psicologica, chiamate cure palliative.
Supporto nutrizionale
Uno dei temi più importanti riguarda il supporto nutrizionale. Il pancreas produce enzimi necessari alla digestione del cibo: un’alterata funzionalità pancreatica porta a un difetto nell’assorbimento di grassi e proteine. Questa condizione, chiamata insufficienza pancreatica esocrina, può necessitare di supplementi enzimatici in com23
Le collane presse, di integratori nutrizionali, così come di una riorganizzazione giornaliera dei pasti in modo tale da assicurare un soddisfacente apporto calorico quotidiano. I tumori del pancreas possono infine alterare la produzione di insulina e, di conseguenza, il livello glicemico nel sangue, rendendo necessario l’avvio di iniezioni insuliniche sottocute o la somministrazione di antidiabetici orali. Naturalmente, sia il piano nutrizionale che eventuali terapie farmacologiche devono essere effettuate sotto stretto controllo di medici e nutrizionisti specializzati.
Gestione del dolore
Il dolore, che nel tumore del pancreas può essere associato sia ai sintomi che alle cure, è spesso causa di un drastico peggioramento della qualità della vita. La terapia del dolore, o terapia antalgica, è un altro grande argomento affrontato dalle cure palliative. Alcune opzioni terapeutiche vanno dai semplici analgesici orali (come paracetamolo e l’ibuprofene) agli oppioidi minori e maggiori (come la morfina), fino ad alcune procedure terapeutiche come, come il blocco del plesso celiaco che consiste nell’iniezione di un anestetico locale intorno a un gruppo di nervi del sistema gastroenterico (definito plesso celiaco), in grado di conferire sollievo dal dolore fino a un massimo di tre mesi. Possibili complicanze riguardano l’ostruzione dei dotti biliari o dell’intestino a causa della massa tumorale: in questi casi è utile la valutazione endoscopica con inserimento di uno stent duodenale (vedi approfondimento de24
dicato), oppure si procede a un vero e proprio intervento chirurgico palliativo.
La psico-oncologia
Garantire un supporto psicologico può aiutare a gestire le emozioni e gli stati d'animo e ad affrontare al meglio ogni singola tappa del percorso oncologico, dalla diagnosi di malattia al processo terapeutico. La psico-oncologia, è la branca della psicologia applicata all’oncologia. Di fronte a un evento stressante, come la comunicazione di un tumore da parte del medico, il nostro organismo può dare origine a una serie di reazioni psicofisiche. È importante distinguere una reazione psicologica acuta, normale e fisiologica, da una reazione anormale o patologica, spesso prolungata nel tempo. I colloqui psicologici con un terapeuta specializzato sono fondamentali e hanno molteplici benefici: • aiutano a gestire l’ansia, l’angoscia, la demoralizzazione, la depressione e la labilità emotiva, così come la rabbia e l’irritabilità; • indirizzano verso nuove strategie per affrontare la malattia, facendo percepire il futuro con nuove prospettive; • aiutano ad accettare la propria condizione fisica; • affrontano eventuali problematiche relazionali e sessuali; • danno sostegno non solo ai pazienti, ma anche all’intera rete familiare.
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Tumore del pancreas: le associazioni dei pazienti in Italia Associazione Codice Viola tumorepancreas.codiceviola.org www.codiceviola.org Associazione My Everest www.myeverest.it Fondazione Nadia Valsecchi www.fondazionevalsecchi.org/ Associazione Nastro Viola www.nastroviola.org/
Associazione Oltre la Ricerca www.oltrelaricerca.org/ Associazione Pierluigi Natalucci associazionepierluiginatalucci.wordpress. com/ Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) www.favo.it/
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Le collane
Uno sguardo al futuro: le prospettive della ricerca La sperimentazione clinica di nuovi protocolli di cura
Vale la pena di cominciare con una buona notizia: la ricerca di nuovi approcci e cure farmacologiche per migliorare il trattamento (e la prognosi) dei tumori del pancreas è in continua evoluzione. In cosa consiste, precisamente, uno studio di sperimentazione clinica? Si tratta di un tipo di ricerca medica con l’obiettivo di identificare nuove terapie o una migliore combinazione di farmaci già preesistenti, sia in termini di efficacia che di tollerabilità clinica. La partecipazione a uno studio clinico sperimentale è su base volontaria e il
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paziente deve essere sempre correttamente e adeguatamente informato sui dettagli, sugli obiettivi e sui potenziali rischi. L’arruolamento di un paziente deve sempre rispondere a determinate caratteristiche dello studio, definite criteri d’inclusione. Non tutti i pazienti, infatti, possono essere arruolati in tutti gli studi clinici, anche se ne esprimono la volontà. Generalmente sono i medici che, durante il percorso di cura, propongono ai pazienti di entrare in uno studio clinico, se reputano di offrire qualche beneficio, soprattutto dopo aver intrapreso le terapie standard o di prima linea.
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È bene comprendere i rischi e i benefici di questa opportunità: • prendere parte a uno studio clinico vuol dire avere accesso a trattamenti spesso innovativi e all’avanguardia, ottenere un’attenzione medica elevata e beneficiare di una cura potenzialmente più attiva, contribuendo al progresso della ricerca medica e alla salute non solo personale ma collettiva; • d’altra parte, non sempre la partecipazione a un trial clinico equivale a ottenere il vantaggio desiderato, soprattutto nel caso degli studi clinici randomizzati in cui i partecipanti non vengono tutti assegnati al nuovo trattamento. Una parte di essi, definita gruppo controllo, continua a ricevere il trattamento standard in modo tale da poterlo comparare con quello innovativo.
Questo aspetti sono comuni a tutti gli studi clinici, ma non devono necessariamente spaventare a priori: ogni paziente può decidere se partecipare o meno. In ogni caso, tutti gli studi devono rispettare delle procedure molto rigorose per massimizzare la tutela dei pazienti arruolati e poggiare su solide basi scientifiche pre-cliniche. Attraverso queste procedure, gli studi clinici, costituiscono uno strumento fondamentale per far progredire la medicina e rendere le malattie sempre più curabili.
• Inoltre, è probabile che nel corso dello studio vengano intraprese terapie nuove, non ampiamente studiate in precedenza, con il conseguente rischio di esposizione a effetti avversi sconosciuti.
Gli studi clinici in oncologia attivi in Italia Sul sito dell'AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica)è possibile consultare il database di tutti gli studi clinici attualmente disponibili in Italia (anche quelli dedicati al tumore del pancreas), permettendo un
rapido accesso alle informazioni sulle sperimentazioni, tra cui i centri partecipanti e le caratteristiche degli studi: https://studiclinici.aiom.it/studi-clinici/home/1,509,1, 27
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L’immunoterapia
Alcuni farmaci in sperimentazione rientrano nella categoria dell’immunoterapia. Gli immunoterapici sono farmaci innovativi che potenziano le difese immunitarie dell’organismo per contrastare la crescita e la diffusione dei tumori. A differenza dei chemioterapici, quindi, non hanno come bersaglio diretto le cellule tumorali, bensì rinforzano il sistema immunitario che agisce contro il tumore. Purtroppo, a differenza di altre neoplasie, gli immunoterapici non hanno finora dato risultati positivi nei carcinomi del pancreas. La spiegazione risiede nel microambiente tumorale, la zona dove il tumore risiede e si sviluppa, che inattiva le capacità di difesa del sistema immunitario. Anche i farmaci più recenti, come gli immunoterapici, non riescono ad aggirare la protezione offerta dal microambiente al tumore. L'obiettivo della ricerca futura è cambiare il microambiente tumorale per far sì che l’immunoterapia possa essere efficace.
Le terapie biologiche
Un’altra importante categoria di molecole è quella rappresentata dai farmaci biologici, ovvero terapie che agiscono in maniera selettiva su alcune anomalie molecolari delle cellule tumorali. Sono terapie “intelligenti” che rientrano nella realtà innovativa della medicina personalizzata. A differenza della chemioterapia, infatti, interferiscono con alcuni processi specifici delle cellule tumorali risparmiando le cellule sane del nostro organismo e riducendo così gli effetti collaterali. 28
Ne è un esempio il farmaco olaparib (poli-inibitore della polimerasi [PARP]) indicato nel trattamento del tumore pancreatico metastatico nei pazienti con mutazione dei geni BRCA1 e 2.
Su cosa lavora la ricerca
Il tumore del pancreas è un tumore con caratteristiche biologiche peculiari, che lo rendono difficilmente aggredibile dai farmaci. Una parte della ricerca è impegnata nel comprendere questo fenomeno, dovuto principalmente a un microambiente tumorale particolarmente ostile: • le cellule immediatamente intorno al tumore, dette cellule stromali, vengono “corrotte” e reclutate diventando cellule difensive del tumore stesso, producendo proteine infiammatorie; • molto spesso il tumore pancreatico si circonda di una componente fibrosa-cicatriziale che “blinda” il tumore dalle possibili aggressioni esterne. Alcuni obiettivi della ricerca: • capire la patogenesi del tumore, ovvero la successione delle mutazioni che portano allo sviluppo e alla progressione del tumore del pancreas, sia nelle forme familiari che in quelle non ereditarie, dette sporadiche; • individuare le possibili alterazioni molecolari responsabili della sensibilità o resistenza ai farmaci biologici e agli immunoterapici.
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Le risposte scientifiche alle domande di tutti
Ho sentito dire che il fumo è un fattore di rischio per il tumore del pancreas. Mi sembra strano, come fa il fumo ad arrivare a un organo così interno?
Ogni volta che fumiamo una sigaretta introduciamo nel nostro corpo più di 8000 sostanze chimiche, un’ottantina delle quali considerate cancerogene (tra cui l’1,3-butadiene, l'arsenico, il benzene e il cadmio) cioè capaci di indurre lo sviluppo di diversi tumori. Dal polmone, queste sostanze inalate entrano nel circolo sanguigno e si propagano per tutto il corpo, raggiungendo
diversi organi, tra cui il pancreas. Queste molecole danneggiano le cellule e il loro DNA, inducendo alterazioni e mutazioni cellulari potenzialmente in grado di interferire con i normali meccanismi di riparazione, crescita e proliferazione. I danni del fumo, pertanto, non sono certo limitati alle vie aeree e ai polmoni, ma riguardano tutto l’organismo. Si ipotizza che almeno il 20-30% dei tumori del pancreas sia riconducibile al fumo. Tra l’altro, questi tumori sono i più aggressivi e hanno come caratteristica quella di avere una mutazione del gene c-MYC. 29
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Mia mamma è mancata per un tumore del pancreas: ho più probabilità di ammalarmi anch’io? Esistono esami per la diagnosi precoce?
Il tumore del pancreas presenta fattori genetici predisponenti in almeno il 10% dei casi. Non è quindi detto che un caso di tumore pancreatico in famiglia possa essere trasmesso alla discendenza. Purtroppo, non si conoscono gran parte dei geni coinvolti nel tumore pancreatico familiare. Tra quelli noti, spiccano i geni BRCA1 e 2, che sono associati anche a un aumentato rischio di altri tumori, come seno, ovaio e prostata. Per i soggetti portatori di queste mutazioni sono previsti programmi di prevenzione specifici quali la risonanza magnetica dell’addome. In generale, nelle persone ad alto rischio di sviluppare un tumore del pancreas a causa della propria storia familiare, è consigliabile rivolgersi a centri specializzati per sottoporsi a controlli periodici della funzionalità pancreatica ed epatica, solitamente a partire dai 50 anni di età.
Gestisco una pompa di benzina da anni, e ho appreso che il mio lavoro mi espone a un maggior rischio di tumore del pancreas. Perché? Cosa posso fare per proteggermi?
Addetti ai distributori di benzina esposti al benzene, così come garagisti e chimici esposti a benzidina e benziladenina, rientrano nelle categorie professionali più a rischio per lo sviluppo di tumore del pancreas. Non significa 30
ovviamente la certezza di ammalarsi, perché lo sviluppo di un tumore è un processo lungo e multifattoriale, ma è bene esserne consapevoli e conoscere quali accorgimenti e quali comportamenti adottare nell’ambito della prevenzione e della medicina del lavoro, al fine di minimizzare il più possibile i rischi professionali. Vale la pena di ricordare, infatti, che oggi le normative di tutela dei lavoratori sono molto dettagliate: seguendole accuratamente (con le tutele professionali previste e gli opportuni dispositivi di protezione individuale) il rischio si riduce molto. In ogni caso, per il tumore del pancreas il maggiore rischio legato a sostanze chimiche "pericolose" rimane quello del fumo di sigaretta - responsabile di circa il 25% delle nuove diagnosi.
Fin da quando ero giovane, ho sofferto di disturbi all'apparato digerente, tra cui quelli alla cistifellea: rischio di più il tumore del pancreas?
La colelitiasi o calcolosi biliare (la presenza di calcoli nei dotti biliari o nella cistifellea) non ha alcuna relazione con l’insorgenza del tumore del pancreas. In ogni caso, se si soffre di questa patologia è bene chiedere un consulto con uno specialista per valutare l'asportazione chirurgica della cistifellea e la rimozione dei calcoli per non incorrere in complicanze che danneggiano la salute, come la colecistite acuta, l’ostruzione delle vie biliari, la colangite e la pancreatite acuta.
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Una mia cara amica ha un caso di tumore del pancreas avanzato in famiglia: vorrei indirizzarla verso cure palliative e verso un percorso di sostegno psicologico, cosa le posso suggerire?
Il tumore del pancreas è una patologia caratterizzata da un’intensa sintomatologia che necessita spesso di un’integrazione tra terapie oncologiche attive, come la chemioterapia, e cure rivolte al sollievo dalla sofferenza fisica e psicologica. L’attivazione di cure palliative domiciliari e l’accesso al sostegno psicologico sono generalmente due prestazioni che vengono offerte tempestivamente a ciascun paziente con tumore del pancreas. Inoltre, esistono a livello nazionale, associazioni dedicate ai malati di tumore del pancreas e siti internet di informazione e supporto offerti dai principali centri di riferimento e ospedali specializzati.
So che il tumore del pancreas è ancora uno di quelli più difficili da diagnosticare in fase iniziale: non esistono validi programmi di screening?
Una diagnosi precoce del tumore del pancreas sarebbe fondamentale per migliorare l’efficacia delle terapie e la prognosi del paziente. Tuttavia, uno screening di popolazione al momento risulta non praticabile per diversi motivi: nella maggior parte dei casi il tumore del pancreas in stadio precoce si sviluppa silenziosamente senza sintomi e gli esami per diagnosticarlo non sono semplici test di routine. Non solo, gli esami utilizzati per un ipotetico screening darebbero origine a molti falsi positivi che, per essere confermati o smentiti, richiederebbero esami molti invasivi, come delle procedure chirurgiche, non prive di rischi. La ricerca scientifica sta lavorando per identificare eventuali marcatori precoci (ad esempio molecole presentinel sangue) e specifici per il tumore del pancreas, senza dover ricorrere a esami invasivi.
Ho letto che il tumore del pancreas è uno dei più difficili da curare. Perché?
Il tumore del pancreas è un tumore difficilmente aggredibile dai farmaci. Questo fenomeno è dovuto principalmente a un microambiente tumorale particolarmente ostile. Le cellule immediatamente intorno al tumore (chiamate stromali) vengono “corrotte” e reclutate da quelle maligne diventando cellule difensive del tumore stesso. Inoltre, intorno al tu-
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Le collane more pancreatico si forma spesso una componente fibrosa-cicatriziale che lo circonda rendendolo meno sensibile alle "aggressioni esterne" da parte dei farmaci. Alle caratteristiche "sfavorevoli" legate alla biologia del tumore pancreatico si sommano poi la diagnosi il più delle volte tardiva, e la spiccata tendenza a invadere i tessuti circostanti e a dare origine a metastasi molto velocemente.
Quali nuove terapie sono allo studio per il trattamento del tumore del pancreas?
Sono molti i fronti della ricerca per sviluppare metodi di diagnosi precoce e trattamento efficace per il tumore del pancreas, per esempio l'immunoterapia e i farmaci biologici. L’importanza della medicina personalizzata e la necessità di terapie mirate spinge a sviluppare farmaci che possano corrispondere alle caratteristiche biologiche del singolo individuo, riducendo gli effetti collaterali, migliorando la qualità della vita e aumentando, in certi casi, la sopravvivenza.
Come mai la ricerca ha fatto meno passi avanti sul tumore del pancreas rispetto ad altri?
Il tumore del pancreas, per le sue peculiarità biologiche e anatomiche, presenta delle sfide più complesse per la medicina e la scienza rispetto ad altre tipologie di tumori: 1 - l’inesistenza di un efficace programma di screening; 2 - una sintomatologia silente o spesso vaga che impedisce la diagnosi precoce; 3 - una metastatizzazione precoce e frequente; 4 - una biologia "sfavorevole", che rende il tumore del pancreas relativamente poco aggredibile dai trattamenti chemioterapici; 5 - una chirurgia particolarmente complessa e associata a complicanze post-operatorie sia nel breve che nel lungo termine; 6 - la mancata, o almeno insufficiente, conoscenza della patogenesi del tumore, ovvero della successione degli eventi molecolari che portano allo sviluppo e progressione del tumore pancreatico. Per queste ragioni, è importante continuare a investigare: solo così la ricerca potrà fornire alla medicina e alla clinica nuovi strumenti per cambiare le sorti di questa malattia nel prossimo futuro.
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Informarsi, approfondire, leggere fondazioneveronesi.it Portale di Fondazione Umberto Veronesi IRCCS Humanitas, Rozzano (MI) https://www.humanitas.it/malattie/ tumore-del-pancreas/ Policlinico G.B Rossi, Verona http://www.chirurgiapancreasverona. it/?page_id=753
European Society for Medical Oncology https://www.esmo.org/content/ download/102598/1812535/file/ITCancro-del-Pancreas-una-Guida-per-ilPaziente.pdf American Cancer Society https://www.cancer.org/cancer/pancreatic-cancer/about/what-is-pancreatic-cancer.html
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Fondazione Umberto Veronesi Nata nel 2003 su iniziativa del Professor Umberto Veronesi, Fondazione Umberto Veronesi si occupa di sostenere la ricerca scientifica di eccellenza attraverso l’erogazione di finanziamenti a medici e ricercatori qualificati e meritevoli, negli ambiti dell’oncologia, della cardiologia e delle neuroscienze.
Modalità di donazione
Al contempo, si impegna a promuovere campagne di prevenzione, di educazione alla salute e all’adozione di corretti stili di vita, affinché i risultati e le scoperte della scienza diventino patrimonio di tutti.
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Le attività di Fondazione rinnovano ogni giorno la visione del suo fondatore Umberto Veronesi, un medico che ha dedicato la propria vita a sviluppare conoscenze scientifiche innovative per metterle al servizio del benessere dei propri pazienti e della società in cui viviamo.
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I contenuti pubblicati sugli opuscoli della collana “Libertà di sapere. Libertà di scegliere”, dove non diversamente ed esplicitamente indicato, sono protetti dalla normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore, legge n. 633/1941 e successive modifiche ed integrazioni, e non possono essere replicati su altri siti web, mailing list, newsletter, riviste cartacee e cd rom o altri supporti non indicati, senza la preventiva autorizzazione di Fondazione Umberto Veronesi, qualsiasi sia la finalità di utilizzo. L’autorizzazione va chiesta per iscritto via posta elettronica e si intende accettata soltanto a seguito di un esplicito assenso scritto. L’eventuale mancanza di risposta da parte di Fondazione Umberto Veronesi non va in nessun caso interpretata come tacita autorizzazione. TESTI A CURA DI Tiziano Cornegliani e Marco Meazza Prina, Chiara Segré, Responsabile Supervisore Scientifico Fondazione Umberto Veronesi, Alessandro Vitale, Supervisore Scientifico Fondazione Umberto Veronesi PROGETTO GRAFICO E ART DIRECTION Gloria Pedotti • Anno di stampa 2021
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