CRESCE IN ITALIA LA BIODIVERSITÀ MA CHI LA PAGA? Nei frutteti e negli orti di tutta Italia cresce l’attenzione per la biodiversità, che fa rima con sostenibilità e salvaguardia del pianeta. è l’ora di mettere in discussione le politiche commerciali finalizzate al solo profitto? IDEE TENDENZE MERCATI BUSINESS
ELNATHEDITORE
N.36 l LUGLIO 2021 l TRIMESTRALE
Editoriale
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Eugenio Felice
Tra gorilla, sughi e soliti nodi Stiamo vivendo un periodo di grandi cambiamenti. La pandemia ha accelerato alcuni processi, come la digitalizzazione degli acquisti. Ordiniamo con lo smartphone e riceviamo comodamente a casa o nel punto di ritiro scelto ciò che abbiamo acquistato. Una maglietta, un libro, i giocattoli per i nostri figli o semplicemente la spesa che arriva dal supermercato. Esselunga è stata pioniere con il suo servizio di consegna a domicilio con i suoi furgoni gialli a temperatura controllata. L’ultimo ad arrivare in Italia, tra gli specializzati della spesa online consegnata in tempi rapidissimi, addirittura 10 minuti (ma solo in alcune zone delle città e dell’interland) è Gorillas, una startup di Berlino che si serve di dark store (negozi / magazzini non aperti al pubblico) e di rider assunti che si muovono veloci con biciclette elettriche. è già operativa a Milano, arriverà presto anche in altre città italiane come Roma. Tra i manager che guideranno la cre-
scita di Gorillas c’è anche Giovanni Panzeri, professionista noto e apprezzato dalle aziende del settore ortofrutta. Ma quanto vale Gorillas? Oltre 1 miliardo di dollari e per questo viene definita “unicorno”. Se la distribuzione ha a che fare con modelli radicalmente nuovi, la produzione agricola non è da meno. I Gorillas in questo caso sono le aziende specializzate nel vertical farl N.36 l LUGLIO 2021
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ming, come Planet Farms, Agricola Moderna, LocalGreen e Zero Farms, con cui Barilla ha appena stretto un accordo per produrre il basilico da usare nei suoi sughi pronti. Anche qui sono richiesti capitali ingenti. La sfida non è consegnare la spesa in 10 minuti, ma produrre insalatine ed erbe aromatiche oggi, anche mirtilli e altri piccoli frutti un domani, in modo industriale e controllato, con una qualità omogenea e per 12 mesi l’anno, in modo del tutto indipendente da quelle condizioni atmosferiche che ad esempio da due anni stanno falcidiando la frutta estiva italiana. I pesticidi? Un ricordo del passato. E le aziende normali? Beh, quelle, per ora, rimangono alle prese con i soliti nodi. Come se non bastassero i cambiamenti climatici e la frammentazione del tessuto produttivo italiano, la mancanza di programmazione e le richieste sempre più esigenti del mercato in termini di sostenibilità, etica, trasparenza e salubrità, rimane l’incapacità di spuntare con la distribuzione moderna un prezzo che consenta di remunerare in modo adeguato ogni anello della filiera. Dovrebbe essere in vigore la Legge contro le pratiche commerciali sleali lungo la filiera agroalimentare, che tra le altre cose vieta il sottocosto? Mah, a vedere i volantini dei supermercati parrebbe proprio di no...
FRUITBOOKMAGAZINE
controeditoriale
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Eugenio Felice
Frutta e ortaggi esteticamente perfetti: regole da ripensare? 10
Il cambiamento climatico in corso, con eventi estremi sempre più frequenti, cozza con la prassi consolidata di portare sui banchi di vendita frutta e ortaggi esteticamente perfetti o quasi. Emblematico il caso della frutta estiva prodotta in Emilia-Romagna che per il secondo anno di fila è stata falcidiata dal maltempo. Bisogna dire che anche la normativa non aiuta, fino al 2008 non potevano essere messi in vendita, ad esempio, cetrioli o carote con una curvatura oltre un certo grado. Ancora oggi la normativa impedisce ai prodotti di andare sul mercato se non hanno una certa colorazione della buccia e un determinato calibro. Ma ha ancora senso tutto ciò? Se lo sono chiesti Fabio Ciconte e Stefano Liberti, che dopo numerose interviste agli operatori della filiera, hanno pubblicato lo scorso giugno il rapporto “Siamo alla frutta. Perché un cibo bello non è sempre buono per l’ambiente e l’agricoltura”, per conto dell’associazione ambientalista Terra! Il rapporto indaga nel dettaglio l’impatto di regole di commercializzazione e sistemi di mercato sull’agricoltura, costretta a produrre frutta sempre esteticamente perfetta per riuscire a venderla ai supermercati. Gli autori si sono soffermati su quattro frutti: le mele, le pere, i kiwi e le arance. Con questo rapporto Terra! rivolge alle istituzioni e alla grande distribuzione organizzata la richiesta di intervenire con modifiche urgenti in quanto, come scrivono gli autori, la GDO, l’Unione Europea e la miopia delle istituzioni nazionali influenzano le abitudini alimentari attraverso FRUITBOOKMAGAZINE
scelte di mercato e rigide norme che causano di fatto la perdita di migliaia di ettari di terre coltivate, già affaticate dai cambiamenti climatici. Frutta e ortaggi imperfetti si traducono in minore spreco alimentare, un tema rilevante, ancor più nel 2021 che è stato dichiarato dall’Assemblea generale dell’Onu l’anno internazionale della frutta e della verdura, con il duplice obiettivo di aumentare la consapevolezza dei consumatori sui benefici del consumo di frutta e verdura e, appunto, di indirizzare la politica a favorire azioni per ridurre le perdite e gli sprechi. In questi anni, in Italia e in altri Paesi, la frutta “brutta ma buona” è stata oggetto di campagne di valorizzazione creative e spesso riuscite. Tuttavia, l’inchiesta di Terra! vuole spostare l’attenzione dalle singole iniziative a un’azione di sistema di cui le istituzioni e la GDO devono farsi carico: “A livello europeo è in corso la revisione delle norme sulla commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli, un’opportunità per mettere fine all’eccesso di regolamentazione che impedisce margini di manovra ai produttori, esposti alla crescente variabilità del clima. Ma anche la politica nazionale può adoperarsi per incentivare la commercializzazione di una quota maggiore di prodotti imperfetti. Infine, la grande distribuzione dovrebbe cambiare le sue politiche di acquisto: acquistando frutta fresca con lievi imperfezioni, senza abbattere i prezzi, potrebbe tamponare la crisi economica del comparto, offrire prodotti comunque di qualità ai consumatori e fare una vera operazione culturale”.
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PAG. EDITORIALE È CAMBIATA LA NARRAZIONE?
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CONTROEDITORIALE FRUTTA E ORTAGGI ESTETICAMENTE PERFETTI: REGOLE DA RIPENSARE?
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IMMAGINI
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BUONE NOTIZIE CAMBIA LA NARRATIVA? ALDI ITALIA AI VALORI, NON AL PREZZO MARKETING BALZO DELLA OMNICANALITÀ TRA IMPULSO E RAZIONALITÀ FIERE MACFRUT 2021: FOCUS ANCHE SU PICCOLI FRUTTI E ASPARAGI LA NOTIZIA REGIONE EMILIA-ROMAGNA: UNA NUOVA AOP PER SALVARE LA PERA PERSONE STEFANO PEZZO CONFERMATO ALLA GUIDA DI FRUITIMPRESE VENETO ESTERI SVIZZERA, VIETARE I PESTICIDI? AL REFERENDUM VINCE IL NO! IL LIBRO LA DIETA? DEVE ESSERE UNO STILE DI VITA, NON UN MENÙ FORZATO SPECIALISTI OP RIMFRUIT, DALL’ABRUZZO UNA PRODUZIONE DI KIWI ECCELLENTE NEURONEWS PER ESSERE COMPETITIVI CI VUOLE SOSTENIBILITÀ E TERRITORIALITÀ TERRITORI UVA DA TAVOLA E FICODINDIA BARBERA: I “REALI DEL GISTO” SEGMENTI DRUPACEE, AOP LUCE VALORIZZA ALCUNE VARIETÀ DI NICCHIA MENS SANA ALIMENTAZIONE SANA IN ESTATE: COME COMBATTERE IL CALDO?
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78 / ORTOFRUTTA 72 / ASTE AL RIBASSO? GIUSTA? IL RESPONSABILE NO GRAZIE,
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PANORAMA
Foto di copertina: nei meleti della Val Venosta cresce la biodiversità, grazie alle misure messe in campo dai frutticoltori. I frutteti così diventano habitat importante per diverse specie di piante e animali.
CONTENUTI
82 / L’ANANAS SI FA 86 / GAVINA, PER I 15 SOSTENIBILE CON L’AIUTO ANNI, LINEA COOP ITALIA E DELLA TECNOLOGIA
DEBUTTO SU RAIUNO
90 / CPR SYSTEM, ANNO 96 / PLANET FARMS, RECORD PER IL L’AGRICOLTURA 4.0 PACKAGING SOSTENIBILE
È ORA IN DISTRIBUZIONE FRUITBOOKMAGAZINE
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ELNATHEDITORE Direttore responsabile Eugenio Felice Hanno collaborato: Carlotta Benini, Valentina Bonazza, Salvo Garipoli, Irene Forte, Alice Gelmetti, Massimiliano Lollis, Giancarlo Sbressa, Matteo Sgaravato, Marco Zanardi
100 / INNOVANDO LA 106 / SOLUZIONI POST QUARTA GAMMA RACCOLTA A PORTATA
TORNA A CRESCERE
DI SMARTPHONE
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Redazione e Pubblicità Via Poiano 53 37029 - San Pietro in Cariano (Vr) Tel. 045.6837296 redazione@fruitbookmagazine.it adver@fruitbookmagazine.it Abbonamenti Spedizione in abbonamento postale Abbonamento Italia: 50,00 euro abbonamenti@fruitbookmagazine.it Graphic designer Marco Fogliatti Fotolito CianoMagenta Stampa Color Art Spa - Via Industriale 24/26 25050 - Rodengo Saiano (Bs) Carta Magno Volume 115 gr - Sappi 100% biodegradabile e riciclabile Tiratura numero luglio 2021: 8.000 copie
110 / FUTURO SEMPRE 114 / L’UVA FRAGOLA PIÙ SOSTENIBILE SI FA GRANDE: FINESTRA PER VERONAMERCATO
DI (QUASI) DUE MESI
Registrazione Tribunale di Verona n. 1962 del 6 novembre 2012
Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
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Riqualificazione Vienna (Austria) 26 maggio 2021 Sorge nel cuore di Vienna, nell’edificio che fu sede dell’Associazione delle Banche Viennesi, il nuovo Interspar di Spar Austria che può vantare il più grande assortimento di prodotti vegani e vegetariani, un’ampia scelta di food-togo, prodotti locali nonché il primo ristorante à la carte con servizio al tavolo.
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Il rilancio? Milano (MI), 14 giugno 2021 Alexandre Bompard (al centro con il braccio alzato), il presidente e direttore generale del Gruppo Carrefour, ha visitato alcuni punti vendita in Lombardia. È stata un'importante occasione di confronto sul piano di rilancio di Carrefour Italia e un'opportunità per osservare la realizzazione dei progetti strategici.
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Gorillas a Milano Milano, 31 maggio 2021 La start-up berlinese ideata dal 32enne turco Kagan Sümer, grande appassionato di bici, ha debuttato a Milano a fine maggio, con la consegna a domicilio di 1.500 prodotti, tra cui ortofrutta, in 10 minuti da parte di personale assunto. Si classifica come “unicorno” perché ha una valutazione superiore al miliardo.
buone notizie |
Eugenio Felice
Cambia la narrativa? Aldi Italia punta ai valori, non al prezzo 22
Nel volantino di Aldi del 7-13 giugno in copertina non sono andati sottocosti o sconti come per la stragrande maggioranza delle altre insegne operanti in Italia, ma il territorio e il gusto. Le parole in evidenza sono tre: assaporiamo, le specialità regionali, al prezzo Aldi. All’interno del volantino e protagoniste della newsletter, le ciliegie di Verona, in offerta con sconto del 25% nel bicchiere da 500 grammi a 2,75 euro il pezzo, equivalenti a 5,50 euro/kg In attesa di scoprire quando il decreto legge che vieta le pratiche commerciali sleali nelle filiere agroalimentari entrerà in vigore, è interessante vedere come si stanno muovendo le diverse insegne sul sottocosto che, a livello teorico almeno, sarà vietato. Un esempio virtuoso e al tempo stesso coraggioso è a nostro avviso quello di Aldi Italia, che nel volantino valido dal 7 al 13 giugno 2021 non promette sconti o sottoprezzi mirabolanti, come fanno la maggioranza delle altre insegne, da Esselunga a Eurospin, ma punta dritta già dalla copertina del volantino ad aspetti valoriali che vanno ben oltre al “solito” prezzo. Nella copertina del volantino sono infatti in evidenza il territorio, con una foto di campagne coltivate e la dicitura “le specialità regionali”, cui si aggiunge il logo della private label “Regione che vai”. Si punta poi a quello che chiede oggi di più il consumatore finale, cioè il gusto e la soddisfazione del palato, con in evidenza la scritta “Assaporiamo”. Ancora, c'è la
PERSONA CHIAVE Simone Pikovic Responsabile Aquisti Ortofrutta Aldi Italia Spa FRUITBOOKMAGAZINE
bandiera italiana con un cuore, oltre a una striscia tricolore che evidenzia la parola “Assaporiamo” a sottolineare un altro valore apprezzato dal consumatore, il made in Italy. Infine, ben in evidenza, la promessa di convenienza, imprescindibile per un’insegna discount, con la scritta a fondo giallo “al prezzo Aldi”. Nel volantino, così come nella newsletter, in primo piano c’erano le ciliegie di Verona. Nei negozi si trovavano in testa al reparto ortofrutta, sotto al totem rosso con la dicitura “Freschezza al prezzo Aldi”, vendute in accattivanti secchielli di plastica da 500 grammi con manico, quindi non nelle classiche e ormai banali vaschette con coperchio rigido. L’etichetta era quella della private label “Regione che vai”, con il Veneto ben evidenziato nella mappa del Nord Italia. Tra i dati variabili erano indicati la categoria I (prima) e il calibro 22+. Piccole? No, in realtà quelle che abbiamo acquistato erano calibro tra 24 e 26 mm. La varietà? Come altre insegne, Aldi Italia, non indicava una varietà specifica in etichetta. Anche se per caratteristiche morfologiche e organolettiche possiamo presumere fosse la Mora di Verona. Il prezzo? A pezzo 2,75 euro(5,50 euro/kg), con sconto del 25%. Un prezzo non esasperato per essere un’offerta a volantino. Infine, la newsletter inviata il 6 giugno (sopra uno screenshot) metteva in evidenza le proprietà salutistiche delle ciliegie. Chapeau. l N.36 l LUGLIO 2021
marketing |
Salvo Garipoli*
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Nel ritorno alla normalità gli italiani manifestano la volontà di ritornare sul punto vendita, una frequentazione che nel corso dell’anno e mezzo di pandemia si è ridotta del 13% nel numero di visite medie, a fronte di un incremento del basket di spesa medio per carrello pari a 11 prodotti (+ 50% medio) Un atteso cambio di atteggiamento nei confronti dello shopping che sottende a una più strutturale tendenza volta a premiare esperienze di spesa “omnicanali”, in grado cioè di permettere al consumatore la ricerca, la selezione e l’acquisto del prodotto migliore per sé e per i suoi cari mixando l’online con il negozio fisico, senza soluzione di continuità. In tale direzione vanno i dati presentati nel report UPS Smarteconomy 2021 che individuano nel 47% la parte di italiani che si approccia all’acquisto combinando digitale e tradizionale, con un balzo del +34% rispetto al periodo prepandemico. In un contesto sempre più votato al phygital, dunque, le aziende della produzione e distribuzione devono riuscire a capitalizzare il valore e il potenziale offerto da una molteplicità di strumenti diretti a promuovere e valorizzare l’esperienza offerta da un prodotto o da un brand, intercettando efficacemente il proprio target elettivo. Sono tanti gli esempi in tale direzione, tra tutti vi propongo FRUITBOOKMAGAZINE
quello offerto da Coop che in occasione degli Europei di calcio, struttura un programma promozionale dal titolo evocativo “Coop in campo” declinandolo fuori e dentro il punto vendita grazie a colorate bandiere europee e materiali promozionali ad hoc. Alla base dell’attività c’è un concorso a cui partecipare grazie ai QR code posizionati sui cartelli dentro il punto vendita e online sui social. Attraverso l’uso dello smartphone, qualunque consumatore, previa registrazione alla piattaforma promozionale a cui rilasciare il proprio numero di telefono, ha l’opportunità di vincere, in maniera casuale, uno tra i prodotti aderenti all’iniziativa. Una dinamica in grado di generare in tal modo coinvolgimento emotivo significativo all’insegna del gaming e della gratuità. Sul fronte dei valori, l’attività concorsuale di Coop vede la realizzazione di un ricettario distribuito gratuitamente all’interno della rete vendita che, attraverso il racconto delle modalità di preparazione e consumo, propone un viaggio alla scoperta delle “specialità” dei principali Paesi in gara agli Europei e al contempo ispira il cliente di Coop nella spesa, evidenziando alcuni dei prodotti a marchio d’insegna. Due modalità che ingaggiano lo shopper stimolando emozioni all’insegna del gaming e dell’approfondimento svincolato dall’obbligatorietà della spesa. Due strumenti che fanno della contemporaneità una chiave di ingaggio esperienziale essenziale e funzionale per coinvolgere trasversalmente i consumatori, sia i più tradizionali che quelli più innovativi. l N.36 l LUGLIO 2021
*direttore SGMarketing
Balzo della omnicanalità tra impulso e razionalità
cronaca |
Eugenio Felice
5.000 camion di fanghi tossici nei terreni agricoli del Nord 26
150 mila tonnellate di fanghi contaminati da metalli pesanti, idrocarburi e altre sostanze inquinanti, spacciati per fertilizzanti, sono stati sversati tra gennaio 2018 e agosto 2019 su circa 3 mila ettari di terreni agricoli del Nord Italia. Il fulcro delle attività illecite è la società bresciana WTE Srl. Agli agricoltori i fertilizzanti tossici venivano forniti gratis così come l’aratura del terreno. Un agricoltore: “Difficile non sentire puzza di illecito”. Intercettazioni shock Un sistema criminale diffuso in tutta Italia, in sfregio all’ambiente e alla salute pubblica. L’ennesimo scandalo che si abbatte sull’agricoltura italiana. Fanghi tossici che vengono “vestiti” da fertilizzanti e regalati agli agricoltori (quanto ignari?) per rendere più fertili e produttivi i propri terreni. Ne ha parlato anche la trasmissione televisiva Report in un ampio servizio andato in onda su RaiTre il 17 maggio, dal titolo “Terra Felix”: compost tossico sversato nelle campagne del foggiano e dell’area tra Napoli e Caserta, tristemente nota come Terra dei Fuochi. Sistema criminale ampiamente diffuso anche nel Nord Italia, come hanno evidenziato le indagini svolte dai carabinieri forestali di Brescia coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica Mauro Tenaglia. FRUITBOOKMAGAZINE
Una società bresciana, operante nel settore del recupero di rifiuti dotata di tre stabilimenti industriali nei comuni di Calcinato, Calvisano e Quinzano d’Oglio, sottoposti a sequestro dai Forestali, la WTE Srl, a fronte di ricchi corrispettivi in denaro, ritirava i fanghi prodotti da numerosi impianti pubblici e privati di depurazione delle acque reflue urbane e industriali, da trattare con un procedimento che ne garantisse l’igienizzazione e la trasformazione in sostanze fertilizzanti. Invece, per massimizzare i profitti, la ditta non sottoponeva i fanghi al trattamento previsto e anzi aggiungeva ulteriori inquinanti come l’acido solforico delle batterie esauste. Una vera bomba biologica destinata ad avvelenare terreni e le derrate alimentari ivi prodotte. Per disfarsi dei rifiuti, infatti, e poter continuare il ciclo produttivo fraudolento, la WTE Srl li classificava come “gessi di defecazione” e li smaltiva su terreni destinati a coltivazioni agricole situati in diverse province del Nord Italia, tra cui Brescia, Mantova, Cremona, Milano, Pavia, Lodi, Como, Varese, Verona, Novara, Vercelli e Piacenza, retribuendo a questo scopo sei compiacenti aziende di lavorazioni rurali conto terzi (cinque bresciane ed una cremonese). I proprietari dei fondi come venivano convinti ad accettare lo spandimento dei “gessi di defecazione” sui propri terreni? Grazie alla gratuità della fornitura di questi finti “ammendanti”. Il gruppo si faceva carico anche della successiva aratura dei campi. “Quando mai qualcuno ti regala oggi qualcosa? Difficile non sentire puzza di illecito”, ci ha riferito un agricoltore che ha rifiutato l’offerta della WTE. Dettagli inquietanti sono emerse dalle intercettazioni: “Io ogni tanto ci penso: chissà quel bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi”. l N.36 l LUGLIO 2021
fiere |
Giovanni Turrino
Macfrut 2021: focus anche su piccoli frutti e asparagi 28
Macfrut 2021 si avvicina: la fiera sarà in presenza dal 7 al 9 settembre a Rimini. Tra le novità assolute c’è l’Italian Berry Day l’8 settembre promosso da NCX Drahorad. Oltre a un convegno di respiro internazionale ci sarà un’area espositiva tematica nell’ingresso centrale della kermesse (Hall sud). Inoltre Macfrut ospiterà la quarta edizione di International Asparagus Days coordinata da Luciano Trentini, con il supporto tecnico scientifico di Christian Befve L’universo dei piccoli frutti fa tappa a Macfrut, fiera confermata in presenza dal 7 al 9 settembre a Rimini, con l’appuntamento Italian Berry Day: è la grande novità dell’edizione 2021 della fiera, in programma mercoledì 8 settembre. Promosso da Ncx Drahorad e in collaborazione con Cesena Fiera, Italian Berry Day propone un convegno di respiro internaziona-
le alla presenza dei principali opinion leader del settore, a cui si aggiunge un’area espositiva tematica nell’ingresso centrale della kermesse (Hall sud). Il convegno sarà aperto alle esperienze dell’intera filiera, con contributi dalle principali aree mondiali di produzione e commercializzazione, una piattaforFRUITBOOKMAGAZINE
ma di incontro tra vivaisti, produttori, packer e grande distribuzione. Un mercato, quello dei piccoli frutti, in crescita esponenziale in Europa, tanto da aver raddoppiato il giro d’affari in un decennio, arrivando a circa 2 miliardi di euro. In Italia la crescita in volume nell’ultimo anno è stimata tra il 15-20%. “Macfrut ancora una volta si conferma fiera di contenuti, con focus specifici sulle principali tendenze del settore ortofrutticolo”, ha spiegato Renzo Piraccini, presidente di Macfrut. “I piccoli frutti da tempo sono al centro di un rinnovato interesse dei consumatori grazie ai notevoli benefici per la salute a cui si unisce la facilità nel consumo. Ampi sono i margini di crescita, così come diverse sono le criticità, tutti aspetti che saranno affrontati in questo importante appuntamento in programma l’8 settembre”. Tra le altre novità di Macfrut 2021 ci sono gli International Asparagus Days, evento giusto alla quarta edizione e che per la prima volta di svolgerà a Macfrut. Convegni, prove dimostrative in campo, visite tecniche in azienda sono gli ingredienti di questa che si preannuncia come una fiera nella fiera, coordinata da Luciano Trentini con il supporto tecnico scientifico di Christian Befve, uno dei massimi esperti mondiali della filiera. L’asparago è una coltura dalla lunga storia, presente in tutti i Continenti con 250 mila ettari coltivati nel mondo, 9.500 dei quali nel nostro Paese. Convegni e tavole rotonde si svolgeranno il 7 e l’8 settembre, mentre il 9 settembre sarà dedicato alle visite tecniche in campo. l N.36 l LUGLIO 2021
progetti |
Giovanni Turrino
“Produttori di felicità”: dalla Sicilia la nuova linea Ioppì 30
Si chiama “Produttori di felicità”, la nuova linea di prodotti ortofrutticoli che guarda ai valori etici e al rispetto delle scelte di vita e dell’ambiente. Nata dall’organizzazione di produttori ortofrutticoli Ioppì, con oltre 120 aziende agricole, tutte siciliane, “Produttori di felicità” è caratterizzata da etichette ad hoc dedicate all’amore, alle famiglie, alla vita, alla pace, al rispetto e alla libertà. In programma la progettazione di packaging sempre più eco friendly Ioppì, l’organizzazione di produttori ortofrutticoli composta da oltre 120 aziende agricole tutte siciliane, ha lanciato “Produttori di felicità”: la nuova linea di prodotti ortofrutticoli che guarda ai valori etici e al rispetto delle scelte di vita e dell’ambiente. Da Acate a Pachino, da Mazzarrone a Scoglitti, attraverso la fascia trasformata ipparina, migliaia di ettari di terra sana, buona e fertile vengono lavorati quotidianamente dalle mani esperte dei produttori di Ioppì. La terra di Sicilia è buona per tutto: dagli ortaggi, come pomodori, zucchine, melanzane e peperoni, alla frutta, come uva, meloni, angurie. Vanta anche prodotti IGP, come il pomodoro di Pachino e l’uva di Mazzarrone: tutte referenze prodotte da Ioppì. E per dare forza e voce a questi FRUITBOOKMAGAZINE
produttori siciliani, donne, uomini, adulti, anziani, giovani, tradizionali e innovativi, a tutta questa spettacolare diversità, Ioppì ha realizzato qualcosa che mette assieme tutte le energie, le forze, le capacità, le esperienze e la voglia di scommettersi di questi produttori. è nata così “Produttori di Felicità”: una linea di prodotti ortofrutticoli che assomma tutti i valori etici che contraddistinguono una società libera e positiva. “Sono diversi i valori etici di cui siamo fermamente convinti di portare avanti nella nostra OP - riferiscono i responsabili marketing dell’azienda -. Una parola chiave è respect: l’assoluto rispetto per le scelte di vita sociale e di comunità. La libertà è il bene più prezioso che abbiamo e questo si configura in tutte le scelte quotidiane, siano di natura politica, religiosa, sessuale o di nazionalità. Il rispetto sta alla base di un vivere civile, sostenendo l’idea che un mondo sano è fatto di gente perbene, che vive secondo natura e questa è la cosa più straordinariamente diversa ed eterogenea che esista. Ed è proprio per la sua diversità che è meravigliosa”. Sono così state realizzate ad hoc delle etichette per le confezioni della linea “Produttori di felicità”: sono dedicate all’amore, alle famiglie, alla vita, alla pace, al rispetto, ma soprattutto alla libertà: a tutti, senza distinzione. La nuova linea non vede solo nuove etichette e immagini, ma anche packaging innovativi, eco-friendly, compostabili o riutilizzabili, sui quali l’OP sta lavorando. Le altre parole chiave sono environment, solidarity ed enjoy. l N.36 l LUGLIO 2021
la notizia |
Giancarlo Sbressa
Regione Emilia-Romagna: una nuova AOP per salvare la pera 32
La Regione Emilia-Romagna stanzia un primo finanziamento di 2,3 milioni di euro per il biennio 2021-2022 per la costituzione di una nuova AOP, la prima in Italia aperta anche a non OP e quindi ai privati. Una realtà che sarà costituita ufficialmente nei prossimi mesi, a cui hanno aderito da subito 19 imprese, di cui sei non OP, che oggi rappresentano oltre il 60% della produzione di pere regionale. Tra queste ci sono anche Opera e Origine Pera italiana, ultima chiamata. La Regione EmiliaRomagna ha deciso di promuovere la costituzione di una AOP - Associazione di Organizzazioni di Produttori, la prima in Italia nel settore ortofrutta aperta anche a non OP e quindi a privati, come previsto dal Regolamento Omnibus dell’UE, al fine di risollevare le sorti della pericoltura della regione, che rappresenta oltre il 70% della produzione italiana di pere e quasi il 100% della produzione europea della pregiata varietà Abate Fètel. Il tentativo di organizzare la produzione e centralizzare la commercializzazione attraverso le due OP Opera e Origine non ha dato i risultati sperati. Inoltre gli ultimi anni hanno visto abbattersi sulla coltura maltempo, cimice asiatica e maculatura bruna, con perdite economiche stimate FRUITBOOKMAGAZINE
per i soli primi 6 mesi del 2021 in oltre 430 milioni di euro. Il piano di rilancio della pera è stato presentato il 14 giugno dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, insieme all’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi. La Regione Emilia-Romagna ha deciso di investire oltre 2,3 milioni di euro, tra il 2021 e il 2022, per sostenere la nuova AOP, che sarà costituita nei prossimi mesi, oltre a contributi per la certificazione IGP e per la promozione sui mercati nazionali ed esteri. La Regione si è già impegnata a stanziare altri fondi anche per il 2023 e il 2024 oltre a sostenere la ricerca dei Consorzi Fitosanitari di Modena e di Reggio Emilia per difendere le pere dalla maculatura bruna, avversità che ha colpito pesantemente negli ultimi due anni. La nascita di una AOP, aperta a tutte le imprese del comparto che vorranno aderirvi, è il cuore pulsante del progetto e si occuperà prioritariamente di aumentare sensibilmente il prodotto certificato IGP, dello sviluppo e del controllo della qualità della pera su base collettiva insieme al governo della immissione sui mercati del prodotto. Sono 19 per ora le imprese che per ora vi hanno aderito, tra cui OP Opera e Origine. La fatturazione rimarrà comunque in capo alle singole imprese. Ecco l’elenco delle altre 17 aziende aderenti alla AOP: AFE/Salvi, Apo Conerpo, Apofruit Italia, Bergonzoni, BIOP, Cico/Mazzoni, Cipof, Consorzio Il Frutteto, CEOR, Europfruit Gobbi Dino, Granfrutta Zani, La Buona Frutta, Minguzzi, OP Costea/Coferasta, OP Kiwi Sole/ Spreafico, OP Opera, Origine Group e Orogel. Da sole queste 19 imprese rappresentano oggi fra il 60 ed il 70% della produzione di pere gestita a livello regionale. l N.36 l LUGLIO 2021
mercati |
Giancarlo Sbressa
Via libera all’export di kiwi e arance italiane in Indonesia 34
I kiwi italiani potranno tornare in Indonesia dal prossimo autunno dopo lo stop avvenuto a ottobre 2020. Per le arance si tratta invece di una novità assoluta. L’Indonesia con 270 milioni di abitanti è il 4° Paese più popoloso al mondo Lo scorso 8 giugno l’ambasciata d’Italia a Jakarta ha informato gli organismi italiani coinvolti, tra i quali CSO Italy, che il ministero dell’Agricoltura dell’Indonesia ha provveduto, con apposito decreto, ad aggiornare e integrare l’elenco dei prodotti italiani ammessi in Indonesia, inserendo kiwi e arance. L’elenco completo dei prodotti esportabili in Indonesia è dunque il seguente: uva, mele, pere, kiwi, arance, oltre a chicchi di caffè, grano e farina di mais. L’export è vincolato al rispetto di alcune condizioni, la principale delle quali è l’ottenimento del certificato di analisi rilasciato dal laboratorio autorizzato, nel quale deve risultare che i limiti di residui e/o contaminanti non siano superiori ai limiti
indicati, distintamente per singolo prodotto, in un decreto emesso dalle autorità indonesiane competenti lo scorso 17 maggio. “La possibilità di esportare arance in Indonesia commenta Simona Rubbi, responsabile delle relazioni FRUITBOOKMAGAZINE
internazionali di CSO Italy - è una novità per il nostro Paese. Per il kiwi, invece, il decreto sblocca una situazione complicata e permette la ripresa delle esportazioni, che erano state impedite, di fatto, dal 1° ottobre 2020 e che fino a quel mese erano state ammesse in via transitoria. Quanto accaduto lo scorso ottobre aveva creato un danno alle nostre esportazioni di kiwi, al punto che il blocco aveva riguardato anche i container già spediti e fatto annullare tutti gli accordi commerciali già presi. Da quel momento sono partite le nostre richieste per la riapertura del mercato. Si sono mossi con estrema sollecitudine il ministero della Salute italiano, la nostra ambasciata a Jakarta, ai quali va un particolare riconoscimento, ed è stata coinvolta la Commissione Europea. Fino a martedì temevamo che potesse andare perduta anche la prossima campagna commerciale del kiwi. Fortunatamente non è così e potremo dare tutta l’assistenza necessaria alle aziende associate che ne facciano richiesta”. A causa del blocco di ottobre 2020 l’Italia non ha praticamente esportato kiwi nella campagna 202021, contro le 563 tonnellate della campagna precedente, comunque lontane dalle 728 della campagna 2015-16. Soddisfazione è stata espressa dal presidente Paolo Bruni per lo sblocco di questa situazione e ha sottolineato il ruolo attivo svolto da CSO Italy nella vicenda. l N.36 l LUGLIO 2021
persone |
Irene Forte
Stefano Pezzo confermato alla guida di Fruitimprese Veneto 36
Stefano Pezzo, classe 1975, titolare della Cherry Passion Srl e contitolare della Bragantini Marco e Figli Srl di San Martino Buon Albergo (Vr), è stato rieletto per acclamazione presidente di Fruitimprese Veneto nel corso della assemblea che si è svolta lo scorso 10 giugno. È stato confermato anche il consiglio, con l’inserimento di due nuove e giovani figure: Ilenia Nordera di Bio Trading (Erbè, Vr) e Federico Poli di Bovolino (Bovolone, Vr) Stefano Pezzo, classe 1975, titolare della Cherry Passion Srl e contitolare della Bragantini Marco e Figli Srl di San Martino Buon Albergo (VR), è stato rieletto per acclamazione presidente di Fruitimprese Veneto nel corso dell’assemblea che si è svolta lo scorso 10 giugno. è quindi l’imprenditore veronese a guidare per un altro triennio l’associazione degli esportatori e importatori veneti di ortofrutta. Stefano Pezzo ricopre questa carica, che già ricoprì sua madre Danila Bragantini, dal 2014. Le prossime elezioni si svolgeranno nella primavera del 2024. Fruitimprese Veneto è la rappresentanza regionale di Fruitimprese nazionale (ex Aneioa), associazione costituita nel 1935 per favorire lo sviluppo delle imprese ortofrutticole. FRUITBOOKMAGAZINE
Nel corso dell’assemblea di Fruitimprese Veneto è stato rinnovato anche il consiglio con l’inserimento di due nuove e giovani figure: Ilenia Nordera di Bio Trading (Erbè, VR) e Federico Poli di Bovolino (Bovolone, VR). Confermati gli altri otto consiglieri: Cristiana Furiani di Geofur (Legnago, VR), Stefano Bighelli di Perusi (Sona, VR), Domenico Citterio dell’omonimo gruppo (San Martino Buon Albergo, VR), Roberto Pavan di PEF (Chioggia, VE), Lucio Duoccio di Duoccio Srl (Gavello, RO), Leonardo Odorizzi di Odorizzi Srl (Bussolengo, VR), Fabrizio Giraldini di Le Motte (Palù, VR) e Matteo Falzi di Villafrut (Oppeano, VR). Fruitimprese è al fianco delle aziende del settore ortofrutticolo in questa fase di continua evoluzione per sostenere e agevolare la loro crescita, cercando di fungere da guida per tutti gli associati. Il grande spirito di collaborazione e solidarietà sono alla base della filosofia della associazione, condividendo le informazioni, le problematiche e anche gli aiuti. Stefano Pezzo ha incarichi di rilievo anche in Fruitimprese nazionale, essendo consigliere e membro di giunta, oltre a far parte di due commissioni tecniche, quella della frutta fresca Nord Italia e quella della promozione e marketing, infine presiede il consorzio di acquisto energia. l N.36 l LUGLIO 2021
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Giancarlo Sbressa
Il mondo scientifico si scaglia contro l’agricoltura biodinamica 38
Biologico non è sinonimo di biodinamico: a sottolinearlo non sono solo vari scienziati e divulgatori, ma anche l’Accademia Nazionale di Agricoltura - ANA che si distanzia dall’equiparazione del biologico al biodinamico, come invece riporta il decreto legge 998 passato al Senato a fine maggio, e appoggia la senatrice Cattaneo, che ha definito il biodinamico una pratica “esoterica”, in quanto priva di reali fondamenti scientifici, misurabili e verificabili La produzione biologica è come quella biodinamica? è un tema di cui i media si sono occupati abbondantemente a fine maggio, a seguito dell’approvazione in via definitiva dal Senato della legge italiana sull’agricoltura biologica nella quale, tra le varie norme, era presente anche l’equiparazione del biologico al biodinamico, cosa che può far pensare che si tratti più o meno della stessa cosa. Non è così: se proprio sarebbe più corretto dire che il biodinamico ha in sé le stesse regole del biologico, più altre. L’agricoltura biologica, volendo semplificare, è una tipologia di agricoltura che si propone di sfruttare la naturale fertilità del suolo, favorendola con interventi limitati, escludendo l’utilizzo di prodotti di sintesi - ma non di prodotti naturali come il rame, metallo pesante ugualmente FRUITBOOKMAGAZINE
dannoso per ambiente e comunità - e gli Ogm. L’agricoltura biodinamica, di fatto altro non è che un’agricoltura biologica più estrema, con l’aggiunta - obbligatoria se si vuole ottenere la certificazione rilasciata da Demeter - di alcune preparazioni e pratiche definite da alcuni scienziati “esoteriche”, inclusa la possibilità di seguire un calendario astrologico, non obbligatorio ai fini della certificazione biodinamica. Nella stampa si è parlato molto del cornoletame (nella foto), il “preparato 500” per gli addetti ai lavori, costituito da letame di vacca infilato nel cavo di un corno proveniente da una vacca che abbia partorito almeno una volta. Se da un lato gli agricoltori che producono biodinamico sono convinti dei risultati, dall’altro la comunità scientifica, che non entra nel merito del sapore o della qualità dei prodotti biodinamici, sostiene che non ci siano studi scientifici rigorosi che dimostrino una reale utilità di molte delle pratiche adottate. Per questo motivo, l’Accademia Nazionale di Agricoltura - ANA, attraverso il suo presidente Giorgio Cantelli Forti, ha preso posizione esprimendo solidarietà e pieno sostegno alla professoressa e senatrice a vita Elena Cattaneo “che sta conducendo una fondamentale battaglia di onestà intellettuale verso le nefaste forze antiscientifiche”. L’ANA si era già espressa sull’agricoltura biodinamica definendola scientificamente inaccettabile, in quanto del tutto avulsa dai principi di verifica sperimentale e di ripetibilità del dato come rigorosamente richiesto dalla scienza. In più è un possibile danno all’etico svolgimento dell’agricoltura tradizionale e biologica, costituendo una possibile frode per il consumatore, una fonte di danno economico per il comparto produttivo e un rischio per la salute dei consumatori”. l N.36 l LUGLIO 2021
green |
Giancarlo Sbressa
Il primato Garden Frutta con le confezioni in Social Plastic 40
Garden Frutta, specializzata in fragole, piccoli frutti e frutta esotica, è stata la prima azienda italiana, nel 2020, ad aderire al progetto Social Plastic promosso da Carton Pack e Plastic Bank. Ora un numero crescente di referenze di fragole e piccoli frutti viene confezionato con questi imballaggi 100% rPET derivati dalla plastica raccolta dall’ambiente in alcune delle zone più povere del mondo e destinata a inquinare i corsi d’acqua e i mari Garden Frutta Srl si occupa da oltre trent’anni di produzione e commercializzazione di fragole e frutti di bosco, oltre a offrire un’ampia varietà di frutta esotica proveniente da tutto il mondo, grazie alla progressiva e capillare estensione della propria rete commerciale a livello internazionale. L’azienda pone la CSR - Responsabilità Sociale d’Impresa tra le priorità a livello corporate, operando alla costante ricerca di novità tecnologiche nel campo della sostenibilità ambientale e sociale, soprattutto per ciò che concerne gli imballaggi, sempre di più uno dei punti controversi in questo settore. Ogni anno enormi quantità di plastiche vengono abbandonate nei mari con effetti terrificanti sulla fauna marina; in particolare il fenomeno si intensifica in Paesi emergenti del sud-est asiatico, dove non sono ancora state implementate sufficienti filiere della raccolta differenziata e dello smaltimento dei rifiuti. Per questi motivi Garden Frutta è stata la prima azienda italiana ad aderire al progetto Social Plastic promosso da Carton Pack Spa e Plastic Bank Corp. a livello internazionale. Il progressivo cambiamento di Garden Frutta verso un utilizzo più consapevole dei materiali è iniziato poco più di un anno fa con i cestini dei formati standard da 250 e 500 grammi, coinvolgendo dapprima alcuni produttori di fragole in Trentino, per arrivare FRUITBOOKMAGAZINE
in Calabria con la selezione Mon Amour. Oggi il progetto è esteso anche a quasi tutti i produttori di Verona. Dato il successo dell’iniziativa, dopo aver superato tutte le complessità organizzative, Social Plastic sta venendo gradualmente inserita in tutte le produzioni di fragole e ciliegie in Trentino, mentre per la produzione di frutti di bosco attualmente si sono convertiti soltanto gli imballaggi dai formati più particolari (170, 250 e 300 grammi). L’obiettivo di Garden Frutta, una volta concluso lo sviluppo nazionale, sarà quello di fornire anche ai partner produttori esteri gli imballaggi in Social Plastic, grazie all’appoggio di Carton Pack Spa, la cui rete commerciale si espande in tutta Europa e Africa mediterranea. Social Plastic è una scelta virtuosa che guarda all’ambiente e alle comunità dei Paesi emergenti, limitando la produzione di plastiche vergini e riducendo l’inquinamento del nostro pianeta. Plastic Bank è l’unica organizzazione al mondo ad aver organizzato la raccolta dei rifiuti plastici trasformandola in un valore a vantaggio delle popolazioni più disagiate. La società canadese immagazzina la plastica raccolta dalla popolazione locale in oltre 600 centri di raccolta sparsi nel mondo, occupandosi di ripulire l’ambiente dall’inquinamento plastico e prevenire l’inquinamento degli oceani secondo un modello di società rigenerativa. l N.36 l LUGLIO 2021
percorsi |
Giancarlo Sbressa
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Coop Alleanza 3.0, la più grande delle cooperative dell’universo Coop Italia, con rete vendita dal Friuli alla Sicilia, lungo la dorsale adriatica, ha registrato un 2020 con perdite per 138 milioni. In tre anni la perdita accumulata è di 591 milioni. In realtà i segnali positivi non mancano: la gestione caratteristica dell’attività commerciale è a un passo dall’equilibrio di bilancio, con l’Ebitda a -8 milioni nel 2020 e il fatturato è cresciuto di 52 milioni a 4,36 miliardi Coop Alleanza 3.0 ha chiuso il bilancio 2020 con una perdita di 138 milioni di euro su un fatturato della gestione caratteristica di 4,36 miliardi di euro (+52 milioni sul 2019). La perdita è pesante ma inferiore al dato 2019 (-164 milioni di euro) e al dato 2018 (-289 milioni di euro). In realtà il trend è in costante miglioramento e nel 2021 ci si dovrebbe avvicinare al pareggio (è prevista una perdita di 20 milioni di euro) per arrivare all’utile nel 2022. “Le bottiglie di spumante restano in frigo e verranno stappate quando il bilancio sarà in utile e saremo in grado di farlo dal 2022, avvicinandoci molto pero’ già da quest’anno”, ha dichiarato il presidente di Coop Alleanza 3.0, Mario Cifiello, che ha aggiunto: “Di fronte a una congiuntura sanitaria ed economica FRUITBOOKMAGAZINE
senza precedenti abbiamo sempre messo al centro i valori e l’identità cooperativa. Spirito che ci ha consentito di proseguire nel piano di risanamento e di rilancio cercando di adattarlo a questo scenario in continuo cambiamento. Il cambio di passo notevole della gestione commerciale è il cuore pulsante della cooperativa, una garanzia per il futuro”. A dare segnali positivi è stata infatti la gestione caratteristica, quindi le vendite nei negozi, complice anche il Covid-19 che lo scorso anno ha costretto la gente a non andare nei ristoranti: le vendite sono cresciute di 52 milioni rispetto al 2019 attestandosi a 4,36 miliardi, il 50% delle quali effettuate negli ipermercati, un format decisamente penalizzato durante la pandemia che ha invece favorito i negozi di vicinato. Bene l’e-commerce attivato in diverse aree (Roma, Emilia, Veneto): le vendite di EasyCoop sono state attorno ai 29 milioni di euro. L’Ebitda in due anni è passato da meno 120 milioni (2018) a meno 8 milioni (2020). Sul fronte Covid-19 Coop Alleanza 3.0 ha investito lo scorso anno oltre 18 milioni per rendere i negozi più sicuri e ha contribuito a raccogliere fondi a sostegno della ricerca scientifica sugli anticorpi monoclonali. Altre iniziative di solidarietà sono andate a beneficio di realtà impegnate contro la pandemia e la crisi che ne è nata: da Medici Senza Frontiere a Caritas, passando per numerose associazioni territoriali. Inoltre, la cooperativa si è impegnata per mantenere stabili i prezzi sui beni di prima necessità e ha consegnato oltre 20 mila spese a domicilio a persone fragili. l N.36 l LUGLIO 2021
In foto: Mario Cifiello, presidente di Alleanza 3.0
Coop Alleanza 3.0: ha perso quasi 600 milioni in tre anni
esteri |
Eugenio Felice
Svizzera, vietare i pesticidi? Al referendum vince il no! 44
Non passa la proposta di vietare i pesticidi sintetici in Svizzera che doveva essere votata durante il referendum del 13 giugno. Alle urne, il 60,5% dei votanti ha scelto il no con un’affluenza complessiva del 59,7%. A sostenere il no erano anche il Consiglio federale e il Parlamento, che sin dall’inizio si erano detti contrari a questa proposta. Qualora fosse passato il sì, entro dieci anni si sarebbe imposto un divieto nazionale sui pesticidi sintetici Si può delegare alla popolazione, che per la stragrande maggioranza non lavora nel settore primario, il futuro dell’agricoltura? In Svizzera è successo. Ma, quasi a sorpresa, i votanti hanno respinto la proposta di vietare i pesticidi sintetici nel referendum dello scorso 13 giugno. Qualora fosse passato il sì, entro 10 anni si sarebbe imposto un divieto nazionale sui pesticidi sintetici e anche l’import di generi alimentari prodotti utilizzando tali componenti sarebbe stato vietato. Votando no, gli elettori svizzeri hanno di fatto seguito le raccomandazioni del Consiglio federale e del Parlamento, che sin dall’inizio si erano detti contrari a tale proposta. Le motivazioni alla base del no erano tre: “Già ora i pesticidi possono essere utilizzati solo dopo essere passati al vaglio di seFRUITBOOKMAGAZINE
veri e numerosi test volti a escludere conseguenze negative sull’uomo, la natura circostante e sui prodotti coltivati”. Inoltre, l’eventuale vittoria dei sì avrebbe portato “difficoltà di approvvigionamento di derrate alimentari”, un rialzo dei prezzi al consumo e di fatto sarebbe andato a colpire soprattutto le fasce di reddito più basse. Ad urne aperte, i sì sono stati 1.279.895 (39,44%), mentre i no sono stati 1.965.036 (60,56%) per un totale di partecipanti del 59,73%. Gli svizzeri erano chiamati a esprimersi però non solo sul divieto o meno dell’utilizzo di pesticidi chimici, ma su cinque quesiti in totale presenti nel referendum. Per orientarsi, i cittadini hanno ricevuto il materiale per il voto per corrispondenza e un opuscolo di ben 150 pagine con le spiegazioni dei test in votazione e gli argomenti dei favorevoli e dei contrari. I cittadini elvetici hanno così votato a favore del quesito sul provvedimento del governo federale che costituisce la base legale delle ordinanze per far fronte alla pandemia. Via libera anche al rafforzamento degli interventi a titolo preventivo della polizia in chiave antiterrorismo. I cittadini hanno invece bocciato la consultazione “per acqua potabile pulita e cibo sano”, che voleva negare finanziamenti agli agricoltori che utilizzano pesticidi e antibiotici negli allevamenti, così come hanno votato no al rafforzamento della norma esistente sulla riduzione delle emissioni di Co2 entro il 2030. l N.36 l LUGLIO 2021
eccellenze |
Irene Forte
Fragolà di montagna compie dieci anni e guarda al futuro 46
Fragolà, la fragola dei Monti Lessini di Ceradini Group, compie 10 anni. Si distingue per l’elevata shelf life e la qualità organolettica superiore in termini di dolcezza, aroma e croccantezza. Inoltre è una fragola sostenibile, coltivata fuori suolo, nel rispetto dell’ambiente e con sistemi naturali di prevenzione e difesa. È disponibile per tutta l’estate e in futuro potrebbe anche venire coltivata in un impianto a ciclo chiuso Shelf life e gusto sono i punti di forza di Fragolà, un progetto iniziato 10 anni fa grazie a un’intuizione della famiglia Ceradini. A capo del progetto c’era Massimo Ceradini, oggi ceo di Kingfruit Srl. Alla base l’intuizione di coltivare fragole a 1.200 metri sul livello del mare, sui monti Lessini che lambiscono la città di Verona. Un progetto cresciuto anno dopo an-
no, con diversi ettari coltivati nel sito di Velo Veronese. Fragolà è una tipologia tardiva, coltivata fuori suolo, nel Parco Regionale della Lessinia, che vede tra le sue peculiarità la notevole escursione termica tra giorno e notte che permette a Ceradini Group di ottenere frutti succulenti e croccanti, coltivati nel FRUITBOOKMAGAZINE
rispetto della natura e utilizzando sistemi di prevenzione e difesa naturali. La coltivazione fuori suolo è stata una scelta dettata dalla convinzione dell’azienda per uno sviluppo sostenibile e dalla ferrea volontà di ridurre gli sprechi. Questa tecnica di produzione ha permesso di ridurre l’utilizzo del suolo e i volumi d’acqua, con un risparmio medio annuo del 20%. Il tutto senza alcuna ripercussione sulla produttività delle piante e sulle caratteristiche peculiari del frutto. Infatti la fragola di montagna ha un più alto grado zuccherino rispetto a quella di pianura. Inoltre negli anni, i riscontri si sono fatti sempre più positivi in merito alla sua prolungata shelf life. La scelta di produrre in altura permette a Kingfruit di offrire un prodotto per tutta l’estate e di qualità superiore, grazie anche alla varietà Murano, che anche quest’anno durante l’ultimo Simposio di maggio è stata riconosciuta come una delle migliori varietà rifiorenti. La ricerca delle migliori varietà è comunque costante: una serra è adibita infatti alla ricerca e sviluppo non solo per testate le nuove cultivar, ma anche i sistemi per il recupero delle acque piovane, di smaltimento delle soluzioni nutritive percolate non assorbite dalle piante, fino al mantenimento del microclima dentro le serre. L’obiettivo è migliorare ulteriormente la qualità, prolungando la sua stagionalità per avere una fragola più sana, nutriente e sostenibile. l N.36 l LUGLIO 2021
il libro |
Giancarlo Sbressa
La dieta? Deve essere uno stile di vita, non un menù forzato 48
Dobbiamo abituarci a mangiare bene, in modo semplice. Sara Olivieri: “Oggi non sappiamo più mangiare con naturalezza. Non siamo in grado di riconoscere quando siamo sazi. Confondiamo il senso di sazietà con quello di pienezza. Siamo circondati da talmente tante informazioni dettagliate, perlopiù corrette, anche se spesso non comunicate nel modo giusto, al punto che ci concentriamo su micro-dettagli nutrizionali e non sul generale mangiar sano” Mangiare sarebbe una cosa semplice. E allora perché fare la spesa e cercare di mettere assieme un pranzo o una cena sono diventate operazioni così complicate, roba da fisici quantistici o da cacciatori di tesori in cerca di alimenti bruciagrassi, smart, super? Non c'è giorno che passi in cui non ci venga propinata l’ultima formula rivoluzionaria per perdere peso e ritrovare la forma. La verità è soltanto una: ogni dieta che promette risultati veloci e sorprendenti è una dieta ipocalorica travestita da qualcos’altro. Il resto è marketing. Quello che la dietista Sara Olivieri ci invita a fare nel volume “Inizio lunedì”, così illuminante nella sua semplicità, è tornare a concepire la dieta nel suo significato più ampio e originario: come uno stile di vita “che deve innanzitutto garantirti a grandi linee il giusto apporto di nutrienti, la giusta varietà nelle scelte degli alimenti e lasciarti un minimo di libertà nei confronti del cibo, senza paranoie, perché mangiare è un momento da gustare e godere, e se diventa un’ossessione ciclicamente ci costringeremo a rinunce e privazioni”. Dobbiamo (ri)abituarci a mangiare bene, in modo semplice. “Al giorno d’oggi - spiega Sara Olivieri, non sappiamo più mangiare con naturalezza. Non siamo in grado di riconoscere quando siamo sazi. Confondiamo il senso di sazietà con quello di pienezza. FRUITBOOKMAGAZINE
Siamo circondati da talmente tante informazioni dettagliate, perlopiù corrette anche se spesso non sono comunicate nel modo giusto, al punto che ci concentriamo su micro-dettagli nutrizionali e non sul generale mangiar sano ed equilibrato che ci appartiene e che in tutta probabilità sapremmo fare in autonomia”. Infrangere alcune “Inizio lunedì”, Sara Olivieri, regole, in una die- Sperling & Kupfer, 183 pagine, prezzo consigliato di 16,90€, ta, non è un errore pubblicato il 20 aprile 2021 o una colpa da espiare, affamandoci il giorno successivo allo sgarro. “Se il lunedì non rispetti alla lettera una regola, il martedì non devi fustigarti nutrendoti di soli gambi di sedano”. è invece un errore molto grave decidere, sulla base del nulla, di non mangiare un determinato cibo. “Se nella tua dieta un alimento è vietato, non farai altro che desiderarlo e alla fine cederai alla tentazione nella maniera più sbagliata: abbuffandoti di quel cibo che è diventato un chiodo fisso. Se invece nella tua dieta tutti gli alimenti sono permessi in porzioni ragionevoli, desiderarli è un tuo diritto. E mangiarli pure! Sapere che sono accessibili non ne ingigantisce la loro presenza nella tua testa e sposta il tuo piano decisionale da “lo voglio a ogni costo” (perché mi è stato tolto) a “mi va davvero?” Una dieta, per funzionare in termini di perdita di peso, deve apportare meno calorie rispetto a quante ne consumiamo. “Con ogni probabilità, però, se ci concentriamo su come avere un’alimentazione tutto sommato equilibrata, alcuni dei problemi di peso potrebbero rientrare spontaneamente negli argini”. l N.36 l LUGLIO 2021
novità |
Giovanni Turrino
Gorillas, l’app di urban delivery arriva a Milano, poi a Roma e... 50
Dal 31 maggio Gorillas, la start-up da 1 miliardo di euro, è arrivata in alcuni quartieri di Milano per estendersi nelle settimane successive ad altre aree di Milano e in altre città d’Italia, tra cui Roma, Torino e Genova. Gorillas è la start-up berlinese dell’urban delivery fondata da Kagan Sümer e Jörg Kattner nata con l’obiettivo di ridefinire il concetto di supermercato recapitando la spesa a casa in soli 10 minuti grazie a riders a cavallo di biciclette elettriche Ideata per cambiare in meglio le abitudini di consumo di tutti, Gorillas punta su due obiettivi: sprecare meno cibo e avere sempre a disposizione prodotti freschi e buoni. “Gorillas - dichiara Kagan Sümer, fondatore e ceo di Gorillas vuole portare un cambiamento positivo al modo di vivere la spesa, dando a tutti il controllo di come e quando farla per compiere così scelte alimentari il più possibile sane e fresche”. La start-up, fondata solo un anno fa a Berlino, si basa su una rete di micro centri di distribuzione di quartiere in cui lavorano solo biker e commessi regolarmente assunti. Il servizio è disponibile dal 31 maggio in alcuni quartieri di Milano e sarà progressivamente esteso in altre città d’Italia, tra cui Roma, Torino e Genova. FRUITBOOKMAGAZINE
Come funziona Gorillas? Gli utenti italiani dell’app possono scegliere tra più di mille prodotti agli stessi prezzi del supermercato con consegna garantita in soli 10 minuti dall’ordine e costi di delivery di 1,80 euro. A consegnare la spesa ovunque l’utente desideri all’interno del quartiere coperto dal servizio ci pensano i biker di Gorillas a bordo delle loro bici elettriche. Gorillas è già attiva in 18 città tra Germania, Paesi Bassi, Francia e Regno Unito per un totale di 60 micro centri di distribuzione già attivi. Fondata a Berlino nel 2020, Gorillas è diventata in meno di un anno una delle start-up europee più veloci ad aver raggiunto il cosiddetto status di unicorno, cioè una valutazione di oltre un miliardo di dollari. Dopo aver concluso un round di finanziamento da 290 milioni di dollari, la start-up è entrata così anche nel mercato italiano. Il finanziamento sarà utilizzato per stimolare la crescita in nuovi mercati e sono previste espansioni in più di dieci Paesi per oltre cinquanta città. Gorillas consegna un migliaio di prodotti tra generi alimentari (freschi compresi) e di comune uso quotidiano allo stesso prezzo del dettaglio basandosi sul principio Need-Order-Get, ovvero consegnando su richiesta i prodotti di cui il consumatore ha realmente bisogno in quel momento. Essenziali per Gorillas sono le partnership con le aziende locali che aiutano la start-up a fornire i prodotti più freschi e a garantire catene di approvvigionamento brevi, sostenendo le comunità locali. Da aprile 2021 il responsabile commerciale Italia è Giovanni Panzeri. l N.36 l LUGLIO 2021
specialisti |
Eugenio Felice
OP Rimfruit, dall’Abruzzo una produzione di kiwi eccellente 52
Pesche, nettarine e susine che d’estate raggiungono gli esigenti retailer inglesi, mentre d’inverno le spedizioni oltremare di kiwi raggiungono Americhe ed Estremo Oriente. Non è l’attività di un grande player dell’Emilia-Romagna, del Piemonte o del Veneto, ma il core business di OP Rimfruit, una cooperativa con sede a San Vito Chietino che punta ora a valorizzare la produzione dei soci anche presso la distribuzione italiana. Catenaro: “Nel futuro c’è il kiwi rosso” L’Abruzzo, il Fucino in particolare, è noto per la sua produzione orticola di qualità: patate, carote, radicchi, finocchi in particolare. Pochi sanno però che la zona costiera è stata storicamente vocata per la produzione di frutta. Fino alla fine degli anni ’80, ad esempio, si caricavano in estate i vagoni ferroviari con la frutta e i blocchi di ghiaccio che andavano a rifornire i grandi mercati tedeschi, mentre in inverno era apprezzata in tutta Europa l’uva da tavola, dalla varietà Italia con i suoi acini grossi e rotondi a varietà ormai dimenticate come la Regina dei Vigneti. Poi la Puglia è diventata la potenza che è oggi e i produttori abruzzesi hanno trovato più convenienza a coltivare uva da vino. La frutticoltura però non è stata del tutto abbandonata, infatti c’è una realtà che ha saputo legFRUITBOOKMAGAZINE
gere l’evoluzione dei mercati: Catenaro Italo Srl, società fondata negli anni ’50, famosa in Germania per l’export di angurie e fragole negli anni ’60 e ’70, poi per l’export di uva da tavola negli anni ’80, fino all’evoluzione che ha portato alla coltivazione di kiwi, pesche e susine. Parliamo di una realtà consolidata, che oggi è la commerciale di OP Rimfruit, cooperativa che raccoglie circa 70 soci, tra abruzzesi, laziali e pugliesi, con un moderno magazzino per la lavorazione, il confezionamento e lo stoccaggio della frutta a San Vito Chietino, a pochi chilometri dalla costa dei Trabocchi. OP Rimfruit serve d’estate gli esigenti retailer inglesi con pesche, nettarine e susine, mentre d’inverno spedisce il kiwi in Asia e nelle Americhe. “Siamo pluricertificati - ci spiega Italo Catenaro, presidente di OP Rimfruit e nipote del fondatore della omonima azienda commerciale ora stiamo investendo per crescere nel kiwi, che in Abruzzo cresce vigoroso e sano, grazie a ottimali condizioni pedoclimatiche. Nei prossimi anni avremo anche la produzione di kiwi rosso”. l N.36 l LUGLIO 2021
neuronews |
Matteo Sgaravato*
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Sostenibilità e territorialità sono temi sempre più sensibili per i consumatori. Per le aziende rappresentano leve strategiche fondamentali su cui puntare dal punto di vista della comunicazione. Non sempre però le intenzioni si traducono in azioni concrete. Una spiegazione arriva dalle neuroscienze Prodotti biologici, filiera corta e prodotti a km zero. Concetti sempre più diffusi. Le persone stanno recuperando valori importanti come il legame con il proprio territorio e il consumo di prodotti stagionali e biologici. L’agricoltura sostenibile è quella che, oltre a produrre alimenti e prodotti agricoli, rispetta l’ambiente, è economicamente vantaggiosa e “socialmente giusta” e contribuisce a migliorare la qualità di vita degli agricoltori e della società nel suo complesso. Molti consumatori dichiarano di essere particolarmente inclini a queste tematiche, ma sul lato pratico le azioni non riflettono le intenzioni. Perché? La prima leva che frena l’acquisto di prodotti biologici e sostenibili è il prezzo: alcuni di questi costano fino a quattro volte di più rispetto a quelli normali. Infatti, secondo alcuni studi neuroscientifici, il prezzo attiva il centro del dolore del nostro cervello inibendo l’acquisto. Ci sono altri elementi che impattano negativamente sulla scelta di acquisto di prodotti biologici e più in generale, sostenibili: le abitudini, i valori personali e le associazioni mentali sono solo alcuni esempi in grado di influire sulle nostre scelte finali. Ancora, la presenza di incentivi, economici e non, intesi come ricompensa per lo sforzo di adottare questi comportamenti. Infine, la fiducia di poter incidere in modo considerevole sul futuro nostro e della società attraverso piccole azioni. FRUITBOOKMAGAZINE
Come ridurre quindi il gap tra intenzione e azione? Per esempio rafforzando le associazioni mentali positive collegate al comportamento virtuoso, attraverso meccanismi di storytelling dei prodotti dal campo alla tavola - come l’etichetta che contraddistingue i prodotti a km 0 per accrescere la percezione di qualità - e mostrando che anche altre persone stanno mettendo in atto quell’azione. Altre strategie per incrementare l’acquisto e il consumo di prodotti agroalimentari sostenibili consistono nel rendere “standard” il comportamento sostenibile e nell’utilizzo di incentivi. In questo le neuroscienze possono offrire un contributo importante per comprendere il processo di acquisto e per restringere il gap che da sempre esiste tra la componente razionale e quella istintiva, legata alle emozioni. Le aziende possono pertanto attuare una serie di tattiche per raggiungere questi obiettivi: agire sulle leve razionali e irrazionali come la speranza e l’orgo-
glio, formulare i messaggi in termini di possibili perdite e mostrare come è possibile contribuire alla sostenibilità attraverso i propri acquisti. In conclusione, si può alimentare un marketing più intelligente, migliorando la percezione del cibo, accrescendone il profilo valoriale ed esperienziale, contribuendo altresì alla creazione di buone e sane abitudini. l N.36 l LUGLIO 2021
*amm. delegato Sgaravato Srl
Sostenibilità e territorialità oggi irrinunciabili per la competitività
territori |
Giovanni Turrino
Uva da tavola e ficodindia Barbera: i “Reali del Gusto” 56
Barbera International Srl di Adrano (CT) nei mesi estivi propone ai gruppi della grande distribuzione europea uva di eccellente qualità. Il 2021 è un anno importante anche per il ficodindia L’uva da tavola rappresenta uno dei prodotti di punta della Barbera International che da oltre 15 anni produce e commercializza principalmente sui mercati esteri europei le varietà con semi degli areali di Mazzarrone, Canicattì, Palma di Montechiaro e Pachino, territori storicamente votati alla produzione di questa coltura. L’azienda mira a ottenere prodotti di alta qualità attraverso scelte produttive specifiche: le viti non vengono incise e si utilizzano trattamenti naturali per l’ingrossamento degli acini. Ciò consente di ottenere grappoli omogenei e ben areati con acini croccanti, dalla pelle sottile e dal gusto intenso. Negli ultimi anni l’azienda sta investendo sulle cultivar apirene, con il progetto di sviluppo delle uve ARRA, con la sottoscrizione di un accordo di licenza nel 2019 per 30 ettari. “Questo è il primo an-
no a frutto - dichiara il general manager Alessandro Barbera - e presentiamo sul mercato un prodotto straordinario: la dimensione dell’acino è medio grande e il grado brix è elevato, oscillando tra 16 e 24”. FRUITBOOKMAGAZINE
“La stagione dell’uva da tavola - continua Alessandro Barbera - inizia già a fine inverno con la programmazione dei volumi e delle specifiche di qualità concordati con i clienti. I nostri tecnici monitorano costantemente la maturazione del frutto in campo verificando che sia in linea con i capitolati stabiliti in fase di programmazione”. Iniziata con le varietà Vittoria e Black Magic, la campagna proseguirà con le varietà Italia e Red Globe oltre alle uve seedless. Barbera International punta sulla selezione e l’alta qualità e del prodotto con la linea Selection. Inoltre, l’azienda investe molto sulle produzioni bio. Particolare attenzione viene rivolta alla riduzione della plastica nel confezionamento. Il prodotto biologico viene presentato in paper bag kraft plastic free. Un altro dei prodotti di eccellenza nel paniere dell’azienda siciliana è il ficodindia, sul quale quest’anno è stato effettuato un importante investimento con l’ampliamento della linea di lavorazione e confezionamento e lo sviluppo di un packaging dedicato alla sicilianità che il frutto rappresenta. Nelle sue tre varietà, il ficodindia Barbera è un prodotto dagli elevati standard qualitativi e organolettici. Grazie alle colture sul fertile terreno vulcanico che rendono il frutto croccante - caratteristica che non si trova in altre zone della Sicilia - e alle tecniche di coltivazione che uniscono innovazione e tradizione si ottiene un frutto particolarmente gustoso. l N.36 l LUGLIO 2021
scenari |
Valentina Bonazza
Regno Unito, Amazon batterà Tesco tra i retailer nel 2025? 58
Nel 2020 le vendite totali di Amazon UK hanno raggiunto quota 36,3 miliardi di sterline, oltre la metà rispetto a quelle di Tesco, che ammontano a 64 miliardi di sterline. Nonostante questi numeri, nel 2025 Amazon raggiungerà quota 77,1 miliardi di sterline, superando del 3,5% quelle di Tesco (76,1 miliardi). A dirlo il report pubblicato da Edge by Ascential. Nei prodotti alimentari, punto debole di Amazon, sarà però solo al quindicesimo posto Amazon supererà Tesco come primo retailer nel Regno Unito entro i prossimi quattro anni. A dirlo il report redatto dal team di ricerca di Edge by Ascential, secondo il quale nel 2025 Amazon raggiungerà quota 77,1 miliardi di sterline, superando del 3,5% le vendite di Tesco (76,1 miliardi). Anche se le vendite attuali di Tesco sono oltre il doppio di quelle di Amazon (64 miliardi di sterline rispetto a 36,3 miliardi nel 2020), Amazon sta rapidamente guadagnando terreno sul suo concorrente. Parliamo di vendite al dettaglio in generale, non solo dei prodotti da supermercato, alimentari in primis, che sono il punto debole di Amazon. “Il Regno Unito è uno dei più grandi mercati per il commercio al dettaglio in Europa e un mercato chiaFRUITBOOKMAGAZINE
ve per molti brand in tutto il mondo - sottolinea Deren Baker, ceo di Edge by Ascential -. I nostri dati mostrano che l’e-commerce dovrebbe crescere nel Regno Unito nei prossimi anni, e questo sarà guidato da giganti del mercato digitale come Amazon e da giganti del mercato omnichannel come Tesco. Nell’ultimo anno, Amazon è cresciuto nella vendita al dettaglio online nel Regno Unito e contemporaneamente ha aperto anche tre negozi Amazon Fresh a Londra”. Da sottolineare però come Amazon nel settore dell’alimentare e dei freschi abbia ancora tanta strada da fare. Anche se ha visto una crescita del 17,6% nelle vendite di frutta, verdura e altri alimenti a causa della pandemia, per i consumatori non è ancora la prima scelta. Edge by Ascential si aspetta però un’ulteriore crescita che porterà Amazon al 15.esimo posto entro il 2025, scavalcando Shell, McColls, BP e Wilko. Nel 2025, Amazon vanterà il 15% delle vendite al dettaglio nel Regno Unito rispetto al 9,1% del 2020. Alla base del report l’idea che la propensione agli acquisti online non sparirà con l’affievolirsi della pandemia, anzi: il report prevede che circa un terzo di tutte le vendite avverrà online, e di base le vendite online cresceranno meglio rispetto altre opzioni di acquisto. Sempre secondo il report, l’online dovrebbe raggiungere 176,2 miliardi di sterline in cinque anni per una crescita di circa 70 miliardi di sterline. A godere del boom dell’e-commerce non solo Amazon, ma anche retailer come Tesco, Sainsbury’s e Asda. l N.36 l LUGLIO 2021
sostenibilità |
Giovanni Turrino
Celle ipogee protagoniste alla Green week di Parma 60
Anche quest’anno Melinda è stata protagonista della Green Week di Parma in calendario dal 6 all’11 luglio, uno dei più importanti appuntamenti dedicati alla sostenibilità. Il Consorzio della Val di Non è stato selezionato per partecipare alla sezione “Fabbriche della Sostenibilità”, che prevede un tour alla scoperta delle realtà d’eccellenza protagoniste dell’innovazione nel campo della sostenibilità. Le celle ipogee possono stoccare 30 mila tons di mele In occasione della manifestazione, i partecipanti hanno potuto visitare le celle ipogee, il progetto che è il fiore all’occhiello delle politiche di sostenibilità del Consorzio. Inoltre, la presenza di Melinda è stata valorizzata e comunicata attraverso un video in cui si raccontano le motivazioni per cui l’azienda è sostenibile e viene riconosciuta come una best practice di business rispettoso dell’ambiente. Le celle ipogee sono il primo e unico impianto al mondo per la frigoconservazione di frutta fresca in ambiente ipogeo (quindi sottoterra). Una vera e propria cantina naturale realizzata nella miniera di Rio Maggiore, nel cuore delle Dolomiti, a 300 metri di profondità, sotto le radici dei meli, che oggi consente di stivare ben 30 mila tonnellate di mele in maniera ecosostenibile. FRUITBOOKMAGAZINE
Questo metodo innovativo è in grado di generare un abbattimento delle emissioni di CO2, attraverso la riduzione dei consumi di energia elettrica di circa 1,9 GW/h rispetto alla normale conservazione in superficie, e una riduzione dello spreco d’acqua, dato che la quota utilizzata per il raffreddamento dei macchinari viene reimmessa in circolo. In aggiunta, questo impianto rappresenta un chiaro esempio di economia circolare poiché prevede il riutilizzo delle cavità sotterranee create dall’attività estrattiva ancora in corso ed evita la costruzione di nuovi magazzini in superficie, eliminando così l’impatto paesaggistico e acustico. Giunta alla decima edizione, la Green Week è diventata una manifestazione di riferimento per tutti gli attori della green economy. Nei primi tre giorni si sono tenute le visite alle “Fabbriche della Sostenibilità”, mentre dal 9 all’11 luglio si è svolto il Festival della Green Economy, un evento ricchissimo di appuntamenti, tra conferenze e workshop di approfondimento, che ha visto il coinvolgimento di importanti esponenti dell’economia, della finanza e delle istituzioni sensibili alla tematica della sostenibilità. “Melinda, che ha fatto della sostenibilità una vera e propria missione da compiere ogni giorno, tanto con le piccole scelte quanto con i grandi investimenti, non poteva certo mancare a uno degli appuntamenti più importanti per le aziende impegnate nell’innovazione e per le realtà che operano in una logica di sostenibilità - ha commentato Andrea Fedrizzi, direttore marketing del Consorzio -. Essere protagonisti di questa prestigiosa vetrina con il nostro progetto delle celle ipogee è per noi motivo di orgoglio e fonte di stimolo a continuare lungo la strada intrapresa per un business sempre più sostenibile”. l N.36 l LUGLIO 2021
trend |
Valentina Bonazza
Milano, le insalate LocalGreen debuttano come test da Coop 62
Il vertical farming arriva anche in Coop. Da maggio sono in via sperimentale nel punto vendita di via Arona a Milano, con tre referenze di insalate della startup LocalGreen, che produce “a 18 km dal Duomo”, come si legge sulle confezioni. Le fasi di produzione avvengono in un unico luogo in cui aria, temperatura, umidità, luce artificiale e nutrienti vengono sempre monitorati per avere un prodotto fresco e croccante, nickel e pesticide free, dalla long shelf life Le insalate da vertical farming sono arrivate in Coop Lombardia nel mese di maggio, con alcune settimane di anticipo rispetto a Esselunga. Sarpi, Brera e Moscova: non sono solo alcune delle più note fermate della metro di Milano ma anche i nomi dei mix di insalate che troviamo nel punto vendita di via Arona come progetto sperimentale. Le insalate, proposte in confezioni da 80 grammi al costo di 1,49 euro, vengono promosse con una cartellonistica che ne sottolinea le caratteristiche fondamentali. Non possono essere definite IV gamma ma semmai prima gamma evoluta, visto che non necessitano del procedimento di lavaggio, in quanto crescono in assenza di terra in un ambiente artificiale completamente controllato: fattori che influenzaFRUITBOOKMAGAZINE
no positivamente anche la loro shelf life. A produrle è LocalGreen, una start up a 18 km dal Duomo, che coltiva in vertical farming aero-idroponico insalate particolari vendute confezionate in tre mix: melange Sarpi, la più piccante, melange Brera, il mix dolce, e melange Moscova, che racchiude baby leaf dai sapori nuovi. I tre fondatori, Lorenzo Beccari, Paolo Forattini e Marco Maggioni, puntano a produrre insalate dai mix innovativi e particolari, partendo dal seme, il tutto all’interno dello stesso edificio a pochi passi dal centro di Milano. Questo consente di portare sulla tavola del consumatore un prodotto di fatto nuovo, saporito ma anche sano e locale. Nello specifico, coltivando in vertical farming con tecnologie aero-idroponiche, LocalGreen riesce non solo a ridurre del 95% il consumo di acqua, ma riesce anche a produrre insalate nickel free e senza pesticidi, come ben evidenziato sulla confezione (“zero pesticidi”), proprio in virtù del fatto che sono coltivate in un ambiente protetto e controllato, senza consumo di suolo: basti pensare che in media ad un metro quadrato in vertical farming ne equivalgono circa 350 di un sistema di coltivazione tradizionale. Anche l’utilizzo di fertilizzanti è ridotto drasticamente: fino al 70% in meno. Quello di Milano è un progetto scalare e replicabile in grado di adattarsi ai diversi tipi di edifici, mercati ed esigenze dei consumatori. Il tutto grazie a un connubio ben calibrato tra modularità, automazione e ingegneria logistica dell’impianto, in modo tale da essere meno costosa e più produttiva. l N.36 l LUGLIO 2021
prodotti |
Giancarlo Sbressa
Donnalia Mini: dalla Sicilia la frutta piccola dal grande gusto 64
Cresce il peso della Sicilia come produttore di frutta estiva di qualità. Non solo uva da tavola e fichidindia, ma anche albicocche, pesche e nettarine. Tra le aziende che negli ultimi anni si sono distinte maggiormente per l’impegno nella valorizzazione delle eccellenze ortofrutticole siciliane c’è la Di Pasquale Srl. La novità di questa estate è il brand Donnalia Mini, pensato per i calibri piccoli di pesche e nettarine, che assicurano comunque un grande gusto “Abbiamo iniziato la commercializzazione delle albicocche già nella seconda decade di maggio. A distanza di due mesi, possiamo fare il primo bilancio di una campagna molto costante sui prezzi eccetto qualche settimana nel mese di giugno, a causa di una quantità eccessiva di merce sul mercato”, ci spiegano i fratelli Angelo e Vincenzo Di Pasquale, rispettivamente responsabile qualità e marketing e responsabile commerciale della Di Pasquale Srl che ha sede a Delia, comune della provincia di Caltanissetta. Con il brand Donnalia, l’azienda si è distinta per il suo impegno nella valorizzazione delle eccellenze ortofrutticole siciliane, come appunto la Pesca di Delia che proprio nel 2021 ha ottenuto l’IGP. “Le previsioni di un decremento del prodotto rispetto al 2020 non sono state FRUITBOOKMAGAZINE
azzeccate, anzi noi incrementeremo di un 20/30% le quantità delle albicocche rispetto all’anno scorso”, sottolineano Angelo e Vincenzo Di Pasquale. “Abbiamo notato - aggiungono - che, a 5 anni dalla nascita del brand Donnalia, c’è un forte interesse verso i prodotti che commercializziamo: i clienti sono disposti a pagare un premium price per un prodotto curato nei dettagli, con un gusto eccellente. In merito alle pesche e nettarine, va detto che il caldo torrido ha penalizzato i calibri nella prima parte della campagna, ma contiamo di recuperare già nelle varietà medie e tardive. Ma calibro piccolo non significa scarso gusto. E per farlo capire abbiamo dato vita al brand “Donnalia Mini, la frutta piccola dal grande gusto” per valorizzare i calibri piccoli con un packaging ad hoc per grossisti e GDO, una confezione monostrato 24x40 da vendere a collo o a peso. Donnalia è un’esclusiva made in Sicily - concludono - che ci aiuta molto per dare credibilità a ciò che produciamo e, rispetto a qualche anno fa, l’attenzione a ciò che produciamo nella nostra terra è sempre crescente”. l N.36 l LUGLIO 2021
frontiere |
Massimiliano Lollis
Rewe, basilico e acquaponica nel supermercato del futuro 66
Come sarà il supermercato del futuro? Una risposta arriva dal gruppo tedesco Rewe con il primo Green Farming di Wiesbaden-Erbenheim, a qualche chilometro da Francoforte sul Meno, aperto lo scorso 27 maggio. Il negozio pilota più sostenibile della nuova generazione Rewe Green Building è il primo supermercato in Europa con serra di basilico e annesso impianto acquaponico per l’allevamento di pesci Rewe apre le porte al supermercato del futuro: sostenibile e accogliente. Il Green Farming di Wiesbaden -Erbenheim - in Assia, nella zona sud-occidentale della Germania - che sorge in Berliner Strasse 277, si estende su circa 1.500 metri quadri di superficie. La struttura del nuovo store colpisce immediatamente per la sua originalità architettonica e per l’u-
tilizzo massiccio del legno, dalle colonne alla struttura portante della serra in vetro sul tetto. Il concept - sviluppato in collaborazione con lo studio londinese di architettura Acme - punta a sfruttare il più possibile la luce naturale, dando così al cliente l’impressione di trovarsi in un mercato tradizionale. FRUITBOOKMAGAZINE
Questo negozio, un Green Building di ultima generazione, rappresenta una prima assoluta in Germania e in Europa, poiché riunisce sotto un unico tetto in vetro l’area supermercato, la serra di basilico e un allevamento di pesci. Nella farm sul tetto, che è gestita dal partner di Rewe ECF Farmsystems, 800 mila piante di basilico verranno coltivate ogni anno attraverso la tecnologia acquaponica, che converte gli escrementi dei pesci allevati in loco in fertilizzante naturale. Un processo che permette di abbattere del 100% l’utilizzo di chimica. “La nostra visione è quella di fornire alle persone cibo prodotto in modo sostenibile. Ecco perché sono felice di poter contribuire a realizzare il sogno di un supermercato autosufficiente qui a Wiesbaden”, ha affermato Nicolas Leschke, amministratore delegato di ECF Farmsystems. Per quanto riguarda la serra, sono circa 14 mila le piante di basilico in vaso coltivate e confezionate nello store ogni settimana in imballaggio sostenibile plastic-free. Il basilico sarà disponibile anche in 480 negozi Rewe in Assia e in parte della Renania-Palatinato. Allo stesso tempo, circa 20 mila ciclidi sono allevati in vasche che coprono un’area di circa 230 metri quadrati in condizioni sostenibili e lavorati in loco. La catena prevede che il pesce allevato nello store permetterà - una volta a regime, entro la fine del 2021 - di garantire una produzione di circa una tonnellata di pesce al mese. l N.36 l LUGLIO 2021
segmenti |
Carlotta Benini
Drupacee, Aop Luce valorizza alcune varietà di nicchia 68
È partita sottotono la campagna estiva di Aop Luce, penalizzata da temperature sfavorevoli a inizio giugno, che non hanno incentivato i consumi, e dalle gelate primaverili che hanno compromesso i calibri e causato una perdita produttiva del 30% per pesche e nettarine e del 50% per le albicocche. Ora si confida in una ripresa, complice anche l’arrivo sul mercato di alcune varietà di nicchia come l’albicocca Pellecchiella del Vesuvio e la susina Zucchella Calo produttivo per le gelate primaverili, che a livello nazionale hanno compromesso in maniera importante la produzione di drupacee, e calibri mediopiccoli, difficilmente assorbibili dalla Gdo italiana. A fronte di un mercato interno inizialmente tentennante, quello estero partiva con due settimane di ritardo, mentre in generale le temperature più basse della media stagionale non favorivano i consumi. Con queste premesse la campagna estiva di Aop Luce si è aperta con qualche incertezza. La società agricola consortile con sede tra Fondi (Latina) e Sessa Aurunca (Caserta) produce e commercializza pesche, nettarine, percoche, albicocche e susine, presenti in alcune delle principali insegne della Gdo itaFRUITBOOKMAGAZINE
liana e anche in alcuni mercati generali, mentre all’estero le destinazioni principali sono Europa dell’Est e Germania. “A seguito delle gelate che hanno colpito i nostri impianti ad aprile, avevamo stimato, e per ora confermiamo queste stime, un calo dei volumi di circa il 30% per pesche e nettarine e del 50% per le albicocche”, esordisce Giacomo Galdiero, amministratore delegato di Aop Luce. La campagna ha preso il via l’ultima decade di maggio con la raccolta delle prime albicocche con faccetta rossa, varietà francesi che si distinguono per la polpa soda e compatta e per la caratteristica striatura purpurea della buccia; dopo qualche giorno si è avviata anche la commercializzazione delle pesche e nettarine. “Nonostante i danni causati dal freddo, il prodotto raccolto si è rivelato subito di buona qualità - spiega Galdiero -. A essere carenti sono stati i calibri, che nella prima parte della campagna sono stati medio-piccoli”. Anche i prezzi delle drupacee, nella prima fase della campagna, sono stati purtroppo deludenti, mediamente inferiori del 30% rispetto allo stesso periodo del 2020. Ora che la campagna entra nel vivo si confida in una ripre sa, complice anche l’arrivo sul mercato di alcune varietà di nicchia, tipiche del territorio, introdotte negli ultimi anni da Aop Luce. È il caso dell’albicocca Pellechiella, una varietà particolarmente dolce coltivata alle pendici del Vesuvio, o della susina Zucchella, un’antica cultivar caratterizzata da piccoli frutti a forma di fiaschetto rinominata susina Zuccherina per il suo elevato grado brix. l N.36 l LUGLIO 2021
mens sana |
Alice Gelmetti (dietista)
Alimentazione sana in estate: come combattere il caldo? 70
Ormai lo sappiamo, la dieta può venirci in aiuto in davvero tante situazioni! Abbiamo parlato del suo potenziale nella prevenzione e cura di molte patologie e dell’aiuto che può dare nella terapia farmacologica in altrettante. Ma oltre al benessere personale e alla prevenzione generale, l’alimentazione può aiutarci anche contro il caldo estivo? Cosa è meglio evitare e cosa è meglio ridurre? Alcolici e gelato: come ci dovremmo comportare? Scopriamolo insieme La prima cosa da evitare in estate è di sicuro la disidratazione. Con il caldo infatti si suda parecchio e diventa fondamentale evitare carenze di liquidi corporei, soprattutto negli anziani. La disidratazione porta con sé diversi effetti collaterali, tra cui una ridotta funzionalità renale, un ridotto assorbimento dei nutrienti, un rallentamento del metabolismo e della funzionalità cerebrale. Diventa quindi necessario bere almeno 2 litri di acqua al giorno! Oltre all’acqua da bere, la corretta idratazione può essere garantita anche dall’assunzione di frutta e verdura di stagione. Se ci si pensa infatti la stagione ci fornisce naturalmente con la dieta più acqua del periodo invernale. Se pensiamo a un’anguria, per esempio, essa presenta molta più acqua di una mela! Parliamo di un 90FRUITBOOKMAGAZINE
95% di acqua nella prima contro l’80-85% della seconda. Anche un cetriolo presenta molta più acqua di una zucca. Ecco perché la prima regola aurea (oltre a bere a sufficienza) per affrontare l’estate è sicuramente nutrirsi con la frutta e la verdura del periodo. Angurie, meloni, pesche, albicocche, prugne, cetrioli, insalate, pomodori non devono quindi mai mancare sulle nostre tavole. Oltre all’acqua questi prodotti ci danno anche tutte le vitamine e i sali minerali persi nella sudorazione. Magnesio e potassio in primis, spesso carenti in chi fa sport, con conseguente rischio di crampi e calo delle performance. C’è qualcosa che invece bisogna evitare? Ebbene qualcosina sì. In primis (e non saranno contenti i più), le bevande alcoliche. L’alcol infatti aumenta la sensazione di calore e la sudorazione, in quanto viene in parte naturalmente eliminato con l’evaporazione oltre che nel fegato. Ricordiamoci poi che l’alcol contiene calorie (7 kcal per grammo)! Una birra media può fornire fino a 250kcal a bicchiere, l’equivalente di 80 grammi di pasta. Un’altra cosa da evitare è bere bibite o consumare prodotti troppo freddi. Ultimo e non meno importante è cercare di mangiare poco e spesso, piuttosto che fare pasti abbondanti sovraccaricando il sistema gastro-intestinale. E il gelato? Come bisogna comportarsi? Ricordiamoci che il famoso dolce italiano è un prodotto ottimo per il palato, ma non bisogna esagerare! Alla base infatti ci sono zuccheri e grassi. Anch’esso quindi contiene molte calorie ma poche sostanze nutritive come minerali e vitamine. Il consiglio quindi è di utilizzarlo come valido sostituto in uno spuntino (niente frutta e frutta secca ma una bella pallina di gelato) e di evitare di usarlo come pasto. Rischieremmo di assumere solo dei “non-nutrienti”! l N.36 l LUGLIO 2021
Aste al ribasso? No grazie, siamo società benefit L’esempio di Euro Company di Godo (RA), certificata B Corp Eugenio Felice
Esiste un modo diverso di fare impresa? In cui il profitto non sia l’unico fine? Una risposta arriva da Euro Company, tra le aziende leader in Italia nella frutta secca. Mario Zani: “Remunerare in modo equo la filiera è la sola via per garantire al consumatore il miglior prodotto possibile. Per questo siamo contro le aste al ribasso, cui non partecipiamo da almeno quattro anni, e scegliamo solo clienti che condividano i nostri valori. Una cultura in cui conta solo il prezzo non è vera cultura” Gli agricoltori sono strangolati dalla grande distribuzione con prezzi che non coprono i costi di produzione? È un ritornello che sentiamo ormai da tanti anni. Ci sono le aste elettroniche al ribasso, sì, che fa ad esempio Eurospin per la frutta secca e le insalate di quarta gamma, ma ci sono una miriade di gruppi distributivi che hanno ancora tra le loro fila buyer che ogni mattina alzano la cornetta per trattare il prezzo più basso. E se al fornitore non va bene, c’è la fila fuori dalla porta, di altri fornitori, pronti a dargli la merce a meno. Come uscire dalla logica del prezzo più basso? Una strada che pare funzionare piuttosto bene è quella delle società benefit, che stanno prendendo piede anche nel settore agroalimentare. Cosa significa? Una società benefit è una società tradizionale il cui fine unico non è più il solo profitto, avendo per sta-
tuto degli obblighi modificati che impegnano gli azionisti e il management a standard più elevati di scopo, responsabilità e trasparenza. “Per seguire la nostra missione spiega Mario Zani, direttore generale di Euro Company Srl, società benefit dal 2018 con fatturato di oltre 110 milioni di euro, tra i maggiori attori italiani nel settore frutta secca - negli ultimi anni abbiamo compiuto scelte apparentemente controverse decidendo di rinunciare a quote significative di fatturato e di interrompere i rapporti con clienti e fornitori troppo distanti dal nostro mondo valoriale, interessati solo alla logica del prezzo più basso, a discapito della qualità del prodotto da portare sulle tavole dei consumatori. Remunerare in modo equo la filiera agroalimentare è l’unica via per garantire al consumatore il miglior prodotto possi-
Un produttore dell’antica noce di Sorrento, un frutto prezioso e ricercato da oltre 2000 anni, dal sapore forte e deciso. Il colore è talmente intenso che i vecchi del luogo la definivano “mantello del monaco”. Fa parte del progetto di valorizzazione delle filiere produttive portato avanti da Euro Company. La noce di Sorrento viene proposta sgusciata col marchio Caruso.
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Per seguire la nostra missione, negli ultimi anni “abbiamo deciso di rinunciare a quote significative di
fatturato e di interrompere i rapporti con clienti e fornitori troppo distanti dal nostro mondo valoriale, interessati solo alla logica del prezzo più basso ” Mario Zani (direttore generale Euro Company Srl)
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illycaffè è stata la prima azienda italiana del caffè ad aver ottenuto la certificazione B Corp, assegnata alle organizzazioni che si impegnano a rispettare i più alti standard di performance sociale e ambientale, trasparenza e responsabilità e che operano in modo tale da ottimizzare il loro impatto positivo verso i dipendenti le comunità di riferimento e l’ambiente. Il concetto di usare l’impresa come forza positiva al fine di rigenerare la società e l’ambiente sta emergendo come una priorità per tutte le aziende del nostro tempo e le B Corp sono realtà leader nel tradurre questo concetto in pratica, attraverso la rigorosa misurazione integrale del valore che creano e l’impegno per il continuo miglioramento.
bile. È per questo motivo che siamo contro le aste al ribasso - sono oltre quattro anni che non vi partecipiamo - e scegliamo solo clienti che condividano i nostri stessi valori: perché una cultura in cui conta solo il prezzo non è una vera cultura. Di questo sono sicuro, i consumatori sono pienamente consci”. Euro Company, sede a Godo (Ravenna), è forse l’unica azienda del settore ortofrutta ad essere diventata benefit company. Nel 2019 ha ottenuto anche la certificazione etica internazionale B Corp. Cos’è? Lo leggiamo nelle pubblicità che FRUITBOOKMAGAZINE
illycaffè sta facendo da questa primavera nei maggiori quotidiani nazionali. “La continua attenzione all’ambiente e alle comunità con cui ci rapportiamo nel nostro Paese e nel mondo - si legge nella pubblicità - ci ha portato a diventare la prima azienda italiana del caffè a ricevere la certificazione B Corp, entrando così a far parte della selezione delle imprese mondiali che operano secondo i più alti standard
di performance sociale e ambientale”. Altri esempi in Italia non mancano, anche in altri settori come l’abbigliamento. Di società benefit avevamo sentito parlare per la prima volta a un convegno di Retail Institute Italy, alcuni anni fa. Il relatore era Elena Riva di Panino Giusto che con un grafico mostrava come la crescita delle società benefit fosse stato negli anni superiore rispetto alle società a scopo di lucro. Panino Giusto si è trasformata in società benefit nel settembre 2019 ed è stata la prima B Corp italiana della ristorazione, avendo ottenuto la certificazione nel gennaio 2020. La mission è ben evidenziata già nella homepage: “Proporre il panino italiano come un modo giusto di nutrirsi rispettando le persone e l’ambiente”. Torniamo ad Euro Company e al suo impegno a sostenere filiere etiche e sostenibili. “Sosteniamo il mercato italiano e il nostro territorio, prediligendo fornitori locali ogni volta che ciò è possibile. Grazie al supporto ai fornitori locali spiega il direttore generale Mario Zani - nell’ultimo anno abbiamo potenziato e amplificato l’impatto sulla comunità in cui operiamo, generando un indotto economico pari a oltre 26,8 milioni di euro in Emilia-Romagna e oltre 42,3 milioni di euro in Italia”. Per portare sulle tavole dei consumatori prodotti che rappresentino concretamente l’impegno nei confronti della filiera produttiva, Euro Company ha recentemente lanciato quattro nuol N.36 l LUGLIO 2021
16 4.000 150 70 100 2016 Certificazione B Corp in cifre aziende certificate nel mondo
anni fa nasce il concetto
e oltre Paesi coinvolti
aziende certificate in Italia
e oltre settori nasce la forma giuridica società benefit
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vi marchi, in linea con il protocollo aziendale di qualità etica: Etrusca, la prima nocciola della Tuscia tostata e pelata a regola d’arte; Dolcina, la mandorla 100% italiana, naturalmente dolce; Caruso, l’antica noce di Sorrento; Biancanoce, la noce italiana dal gheriglio bianco. Etrusca è l’autentica nocciola della Tuscia viterbese, nel Lazio. Area che, patria degli antichi Etruschi, grazie alle sue caratteristiche territoriali e climatiche, è particolarmente vocata alla coltivazione di nocciole. Pelate, tostate, straordinariamente croccanti, sono commercializzate in busta a cuscino da 200 grammi. Dolcina è la mandorla naturalmente dolce, croccante, 100% italiana, coltivata nelle aree più vocate del nostro Paese. È disponibile in busta a cuscino da 300 grammi. In merito a Caruso, Euro Company ha recuperato una raffinata eccellenza campana, la noce di Sorrento, per offrire il gul N.36 l LUGLIO 2021
sto autentico della tradizione, unico e intenso come il suo colore bruno e distintivo, “il mantello del monaco” come lo definivano gli antichi. Selezionata e già sgusciata, è disponibile in busta a cuscino da 200 grammi. Infine Biancanoce, che racchiude solo le migliori noci varietà Chandler raccolte a mano dagli agricoltori. Il gheriglio bianco-dorato e il rivestimento elegante, custodiscono un sapore unico e delicato. A differenza di altre noci, il guscio si presenta sottile e fragile, facile da aprire. Disponibile in busta a cuscino da 400 grammi. Il protocollo della qualità etica di Euro Company prevede diversi punti. Rapporti diretti con i fornitori, misurati e responsabilizzati sulla base dei valori di etica e sostenibilità, senza passare attra-
verso intermediari, assicurando così una filiera trasparente, che sia realmente tracciabile. Accordi con i coltivatori sul prezzo di acquisto per garantire la copertura dei costi di produzione e un giusto profitto, indipendentemente dalle oscillazioni di mercato. Relazioni solide con accordi di almeno tre anni che permettano ai coltivatori di investire, di lavorare con tranquillità, in una prospettiva di più ampio respiro. Sviluppo per gli agricoltori di programmi di miglioramento della produttività, mettendo loro a disposizione attrezzature, sapere aziendale e sostegno finanziario. Un modo diverso insomma di fare impresa, di rapportarsi con i lavoratori, i fornitori, i clienti, il pianeta, che siamo sicuri prenderà piede anche nel settore dell’ortofrutta fresca e, lo auspichiamo, della distribuzione moderna.
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Cresce la biodiversità della Val Venosta grazie ai frutticoltori Giancarlo Sbressa
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Proteggere e promuovere questo ecosistema e la sua biodiversità è in linea con una frutticoltura naturale e sostenibile, come VIP la intende da sempre. Negli ultimi anni, è stato così elaborato il “questionario habitat frutteto”, grazie alla collaborazione tra il Centro di consulenza per la fruttiviticoltura dell’Alto Adige e i produttori biologici di VIP e Biosüdtirol. Il questionario rappresenta lo strumento pratico per aiutare i produttori a rilevare e confrontare le misure ecologiche per la promozione della biodiversità nelle loro aziende agricole. Il questionario comprende 53 misure specifiche, riassunte in nove categorie che aumentano la biodiversità. I dati raccolti nel 2020 permettono ai produttori venostani di ottenere una panoramica sulle misure di biodiversità adottate e di confrontarle con altre aziende del territorio. Ciò costituisce, per le aziende, un incentivo per attuare ulteriori misure ecologiche. Sono circa 250 le aziende, in gran parte biologiche, con una superficie coltivata di circa 1.000 ettari, che in Val Venosta hanno partecipato all’indagine. Ciò corrisponde a quasi un quinto della superficie totale coltivata della Valle. I risultati dell’indagine sono positivi, perché dimostrano che la maggioranza delle aziende intervistate da VIP sta attuando misure ecologiche nei frutteti. Ecco in breve alcune delle misure attuate. Siepi e arbusti come habitat ricchi di specie: il 71% delle FRUITBOOKMAGAZINE
VIP da sempre si impegna nella produzione naturale e sostenibile. Con il rilevamento professionale delle misure per la promozione della biodiversità nella zona di produzione, inserito nella strategia di sostenibilità per la melicoltura dell’Alto Adige sustainapple, l’associazione delle cooperative ortofrutticole della Val Venosta ha raggiunto un nuovo traguardo. I frutteti non servono solo a produrre alimenti sani, ma sono anche habitat importante per diverse specie di piante e animali
aziende agricole intervistate in Val Venosta ha piantato siepi nei meleti con una superficie totale di siepi pari a circa dieci campi da calcio. Ancora: strisce fiorite e semine nei meleti, nelle carreggiate o ai margini delle stesse, aumentano la complessità dell’ecosistema dei meleti. Un terzo delle aziende agricole intervistate ha già attuato questa misura.
Infine c’è il tema della fauna, in particolare uccelli e insetti. Molti uccelli canori utili nidificano in cavità. Il 67% delle aziende agricole intervistate in Val Venosta offre agli uccelli cassette nido idonee per allevare la nidiata, mentre il 47% delle aziende agricole ha costruito cassette per api come ausili di nidificazione per insetti volanti. l N.36 l LUGLIO 2021
Ortofrutta giusta? «Il responsabile è chi compra» Una riflessione attenta che non può lasciare indifferenti Eugenio Felice
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Pubblichiamo la riflessione di Ciro Bruno, amministratore di Bruno Elio Srl, azienda specializzata in import -export con sede a Veronamercato, impegnata nella valorizzazione del made in Italy e delle filiere sostenibili. Viviamo in un’epoca in cui vogliamo tutto e subito al minor prezzo possibile. Tutto è a portata di smartphone. Ma quale futuro ha l’agricoltura italiana? Quali le conseguenze delle nostre scelte d’acquisto, in Italia e dall’altra parte del mondo? Qual è il ruolo della GDO? Pubblichiamo a seguire, così come ci è arrivata, lo scorso maggio, la riflessione di Ciro Bruno, amministratore di Bruno Elio Srl, azienda specializzata in import-export con sede a Veronamercato, impegnata nella valorizzazione del made in Italy e delle filiere sostenibili. “Più volte nell’arco della giornata esordisce Ciro Bruno - estraiamo i nostri telefoni cellulari, digitiamo qualcosa, alleghiamo una foto o un video ed inviamo il tutto. In tempo zero questo pacchetto dati raggiunge anche l’altra parte del mondo, riproducendo con estrema fedeltà il contenuto sullo schermo di uno smartphone, di un tablet o di un computer. Chiediamo di vedere come saranno i prodotti che stanno confezionando per noi tanto come la moltitudine di frutta tropicale che ogni giorno importiamo. Allo stesso modo inviamo foto e listini prezzi della merce che vorremmo vendere o che abbiamo venduto. Il descrivere a voce o per iscritto com’è non basta più da tempo oramai. Tutto viaggia per immagini”. “La pandemia da coronavirus - continua Ciro Bruno - ci ha costretti a FRUITBOOKMAGAZINE
limitare i contatti fisici, a concentrare la nostra vita attraverso il web. Con disinvoltura diamo per scontata l’immediatezza, tutto è in tempo reale, eppure credo che nessuno si sia mai soffermato a pensare con quale rapidità una nostra azione possa cambiare, troppo spesso, in peggio, il mondo nel quale viviamo. Molte cose sono lontane da noi e tali vogliamo che restino o non pensiamo possano arrivare ad esserci così vicine, a colpirci. Un lavoratore sfruttato lo è tanto vicino quanto lontano, un sopruso resta sempre un sopruso”. “Chi mai avrebbe pensato - osserva l’amministratore di Bruno Elio Srl - che un virus nella lontana Cina ci avrebbe messo così in ginocchio? Privati delle libertà e dell’aria che respiriamo? Purtroppo credo che nel fare la spesa quasi nessuno pensi a come andrà ripartito il prezzo, a chi andranno quei soldi che spende, per l’alimento, per il capo di vestiario e per il detersivo che mettiamo nel carrello, materiale o virtuale. Comperiamo con la logica del prezzo, se spendo meno posso comperare di più. Mas-
Nella foto un impianto di peschi tagliati a Bussolengo, comune confinante con Pescantina, territori storicamente vocati per la produzione di pesche e nettarine. Siamo in provincia di Verona, la più importante zona di produzione in Veneto per la produzione di frutta e ortaggi. Secondo i dati della locale Camera di Commercio, dal 2000 al 2018 le superfici investite a pesche e nettarine si è ridotta di oltre il 70% in provincia di Verona, nonostante dal 2010 la coltura abbia ottenuto il riconoscimento IGP.
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simizzare i profitti. Non facciamo attenzione e così cancelliamo il guadagno di chi lavora o peggio prendiamo qualcosa sottocosto”. “Non m’importa - aggiunge Ciro Bruno - se il fattorino che mi ha portato la pizza è in regola, se viaggia su un mezzo idoneo e se le sue ore vengono pagate… il giusto. Non è importante se il piccolo negozio sotto casa chiude, perché il colosso vende lo stesso prodotto in internet, l’importante è averlo coml N.36 l LUGLIO 2021
perato a meno. Nel frattempo quel piccolo ridurrà i suoi servizi, magari ridurrà i suoi lavoratori e inevitabilmente i profitti, dovuti ai nostri acquisti, andranno altrove, in qualche Stato estero con la tassazione agevolata se non in qualche paradiso fiscale. In modo indiretto anche noi presto o tardi avremo meno”. Il conto - sottolinea Ciro Bruno prima o poi però sono dell’idea che arrivi, la nostra vita noi la viviamo qui, abbiamo dei costi da sostenere parametrati al nostro stile di vita, e alla qualità alla quale ci siamo abituati, comperare signifiFRUITBOOKMAGAZINE
In nome di un prezzo sempre più basso, acqui“stiamo altrove e nel frattempo produciamo sempre
meno ma produrre meno si traduce anche in aver minor impiego e minor rendita, essere un Paese meno ricco di risorse. Comprare significa scegliere ” Ciro Bruno (amministratore Bruno Elio Srl)
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Un fruttivendolo chiuso da oltre 10 anni a Balconi di Pecantina (Vr), lungo la statale del Brennero.
ca scegliere. Non produciamo più in Italia perché costa troppo, ma lo compriamo già fatto altrove e nel frattempo la nostra filiera sparisce. Sfruttiamo i più deboli ma è sempre colpa di qualcun altro, se il mercato lo offre allora è anche giusto. A forza di tirare la corda ci troveremo sempre di più nelle condizioni di avere perso il potere di acquisto per comperare quello che vogliamo vendere”. “In prima persona - afferma Ciro Bruno - ho iniziato a riflettere sul prezzo o costo della frutta quando ho visto le piantagioni di banane. Arrivano da così lontano, vengono maturate qui vicino a noi e costano davvero sempre poco. Ho visto che esiste un mercato equo e solidale per alcuni prodotti che, a fronte di un prezzo ben più alto di quello “di mercato”, ci vuole garantire un pagamento atto a copriFRUITBOOKMAGAZINE
re i costi di produzione, il non utilizzo di lavoro minorile, salvaguardando le condizioni di vita dei lavoratori e della popolazione locale, dell’ambiente. Le immagini di chi non ha abbastanza cibo ci spaventano ma la logica del prezzo ahimè prevale nel momento di fare la spesa”. “Il mio pensiero è dunque andato oltre - osserva l’amministratore di Bruno Elio Srl - alcune colture sono sparite nelle nostre zone perché i costi di produzione risultano essere più alti rispetto ad altri Paesi comunitari, alcuni nostri contadini si sono dovuti reinventare, altri hanno cambiato lavoro. In nome di un prezzo più basso comperiamo altrove e nel frattempo producia-
mo sempre meno ma produrre meno significa anche aver meno impiego e meno rendita, essere un Paese meno ricco di risorse. L’alimentare è il primo bene, l’Italia è sempre stata famosa in tutto il mondo per il suo gusto inimitabile, ma se in nome di un prezzo più basso produciamo altrove cosa possiamo chiedere al futuro?” “Fin da piccolo ho sempre sentito dire che siamo quello che mangiamo. Spendere energie per trasportare la merce - sottolinea Ciro Bruno - significa anche inquinare. Dunque non è forse meglio concentrarsi sul capire quali siano i costi della nostra terra, mangiare il frutto di prossimità e rivolgersi a quello lontano solo quando i nostri frutti sono finiti? Puntare sulla nostra qualità, il nostro gusto, le nostre radici e difenderli? L’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo sono un tesoro inestimabile”. “Soprattutto con il Covid - conclude Ciro Bruno - vorrei aver imparato che l’acqua che spreco oggi qui la sto portando via a qualcun altro dall’altra parte del pianeta, l’aria che ho fatto inquinare altrove per produrre a “costi più contenuti” la giacca che ho addosso o il frutto che mangerò, sicuramente un domani non così lontano la respirerò anche io. Vorrei prendere il meglio della globalizzazione ovvero capire che è nella diversità che sta la ricchezza e che tutelare i diritti altrui significa tutelare i nostri diritti e creare un futuro migliore”.
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Nicofrutta, l’ananas si fa sempre più sostenibile con l’aiuto della tecnologia L’impegno di Nicofrutta Srl per rendere sempre più sostenibile la filiera dell’ananas Giancarlo Sbressa
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Questo oggi chiede l’opinione pubblica e quindi il mercato: produzioni sostenibili, che sfruttino le risorse del pianeta il minimo indispensabile e che lo danneggino il meno possibile. Produzioni salubri che contribuiscano al benessere delle persone, meglio se prive di residui chimici. Con questi obiettivi bene in testa, l’azienda veronese Nicofrutta Srl in partnership con il programma governativo tedesco GIZ ha messo in campo tutta una serie di misure che stanno dando degli ottimi frutti In televisione capita di vedere, periodicamente, servizi di inchiesta su quello che succede nelle zone povere del mondo. Aree in cui si producono alimenti o manufatti, che vengono poi consumati nei Paesi economicamente avanzati. Spesso si parla di sfruttamento dei lavoratori e dell’ecosistema. Le cose però stanno cambiando, anche per una maggiore attenzione da parte del consumatore finale. E non mancano gli esempi virtuosi di organizzazioni governative o aziende private che prendono impegni precisi per migliorare la situazione. Tra questi spicca certamente quello dell’azienda veronese Nicofrutta Srl, guidata da Luciano Nicolis e dal figlio Alessandro, che da anni ha intrapreso un percorso per valorizzare una filiera solidale e sostenibile dell’ananas, attraverso l’azienda controllata Nicoverde Sa attiva in Costa Rica e, da pochi mesi, anche in Repubblica Dominicana grazie all’accordo con Asopropimopla, l’Associazione dei Produttori di Ananas di Monte Plata. L’impegno di Nicofrutta Srl in Centro America è avvallato e sostenuFRUITBOOKMAGAZINE
to da GIZ, il programma tedesco per la cooperazione e lo sviluppo From Field to Plate, commissionato dal Ministero Federale Tedesco per l’Ambiente (BMU). Questa alleanza pubblico-privata, stretta nel 2018, ha permesso lo sviluppo di un modello replicabile per rafforzare la catena del valore della produzione di ananas certificata nelle mani dei piccoli produttori, attraverso un piano di azioni
Nicofrutta è un’azienda italiana che dal 2003 opera nell’import-export di ananas dal Costa Rica. Nel Paese, l’impresa possiede la controllata Nicoverde, proprietaria di un impianto di confezionamento e di produzioni proprie nella regione di Pital di San Carlos, nella provincia di Alajuela. La filiera di Nicofrutta è supportata da circa 120 piccoli produttori organizzati in cooperative e associazioni.
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nell’ambito della responsabilità e della biodiversità. Di che azioni si tratta? Innanzitutto c’è una drastica riduzione dei prodotti chimici utilizzati nelle piantagioni che sono stati sostituiti da prodotti naturali, che vengono sviluppati direttamente all’interno del laboratorio di biotecnologia di Nicoverde Sa. Nel laboratorio vengono replicati i microorganismi benefici che vengono applicati nei campi: si tratta di batteri e funghi che vivono nel terreno e aiutano in maniera naturale alla nutrizione e crescita delle piante, oltre a migliorare il suolo, controllare le piaghe e le malattie. Questi bioprodotti promuovono inoltre la cura e la rigenerazione dei suoli e delle risorse naturali e hanno permesso a Nicoverde Sa di ottenere la certificazione “zero pesticidas”. Anche la somministrazione dei prodotti chimici o naturali sta andando nella direzione di un’agricoltura 4.0: i trattori stanno venendo l N.36 l LUGLIO 2021
sostituiti dai droni che sono estremamente più efficaci ed efficienti, basti pensare che per trattare un ettaro un trattore impiega un’ora e utilizza 3.500 litri d’acqua, un drone richiede solo 5 minuti e 16 litri d’acqua. Anche in questo caso, a beneficiarne è l’ambiente. Altro aspetto importante è l’intervento che è stato fatto sul disegno e la morfologia degli appezzamenti: le piantagioni sono state disegnate in modo da non dare interruzione alle foreste, preservando i corridoi biologici, importanti per la tutela della fauna, della flora e dell’intera biodiversità. Strettamente legato al tema delle tecniche agronomiche è quello della formazione riservata ai produttori della filiera Nicoverde Sa, in merito all’importanza della biodiversità, alla gestione della qualità
e all’adempimento degli standard internazionali. In quest’ambito si inserisce PineApp, un’app sviluppata da Nicoverde Sa e dedicata ai piccoli e medi produttori di ananas. È gratuita e al momento è disponibile in Costa Rica anche se si prevede di svilupparla per altri Paesi e per altri frutti. PineApp si propone di far conoscere ai produttori di ananas, soprattutto quelli che esportano verso Europa e Stati Uniti, da un lato i diversi prodotti e molecole chimiche utilizzate nelle coltivazioni di ananas, quelle vietate e quelle da limitare, dall’altro promuovere pratiche alternative più green o biologiche, stimolando la biodiversità. Anche questo strumento è stato sviluppato con il supporto del programma tedesco GIZ. Tutte misure di sostenibilità che alla fine si traducono anche in ananas più sani per i consumatori europei, cui si rivolge Nicofrutta Srl.
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Sinclair e il bollino home compostable. Obbligatorio in Francia dal 2022 Irene Forte
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“La sostenibilità è entrata nella nostra vita quotidiana ed è un fatto positivo. Sinclair - afferma il senior marketing manager Duncan Jones - come altre aziende, è concentrata sul miglioramento continuo per ridurre il nostro impatto sull’ambiente. Il nostro obiettivo è rendere prodotti, servizi e processi quotidiani di Sinclair sempre più sostenibili”. Nel 2019 il lancio di Sinclair EcoLabel, con certificazione indipendente OK Compost Industrial e Seedling per l’intera costruzione, è stato un passo significativo per l’azienda e per il settore. “Rappresenta il risultato di dieci anni di sviluppo e ha comportato, per la prima volta, la proposta di un bollino per la frutta completamente compostabile con una struttura certificata OK Compost Industrial e Seedling. Ma non si tratta solo di una storia di successo nostra: non avremmo potuto raggiungere questo obiettivo senza una stretta collaborazione con i nostri clienti e i nostri partner della catena di approvvigionamento. Insieme possiamo contribuire a costruire un futuro sostenibile, aggiunge Jones. Il cambiamento delle normative in un mercato può avere, e avrà, un impatto sugli altri mercati. “L’esempio più attuale a riguardo spiega Jones - è rappresentato dalla normativa francese che vieta i bollini su frutta e verdura a meno che non siano home compostable e completamente, o almeno parzialmente, a base biologica. Questa normativa entrerà in vigore il 1 gennaio 2022. Riguarderà la bolliFRUITBOOKMAGAZINE
È una ricetta complessa quella per il bollino “home compostable”, idoneo al compostaggio domestico, che Sinclair sta sviluppando. E i tempi sono molto stretti, dato in Francia saranno obbligatori per Legge su frutta e verdura a partire già dal primo gennaio 2022. La prima Sinclair EcoLabel è nata nel 2008, ma è nel 2014 che il prodotto è stato lanciato sul mercato in quanto bollino con materiale compostabile certificato. Jones: “La sostenibilità è entrata nella quotidianità”
natura dei prodotti francesi e di frutta e verdura importata per essere venduta in Francia”. Sinclair disporrà di un bollino certificato home compostable nel corso dell’estate e prevede due fasi. La “fase uno” dello sviluppo fornirà un bollino idoneo allo smaltimento domestico per soddisfare la normativa francese in vigore dal 2022. In parallelo sta lavorando alla “fase due”, per fare in modo che le prestazioni dei bollini compostabili
siano simili a quelle della attuale gamma. Questa è la vera sfida dei bollini home compostable: avere prestazioni paragonabili ai bollini oggi in uso. Duncan Jones conclude: “La nostra aspettativa sarà sempre quella di fornire ai clienti un bollino e un sistema di bollinatura di alta qualità, con prestazioni che siano le più vicine possibile alla nostra attuale gamma di bollini e sistemi di bollinatura”. l N.36 l LUGLIO 2021
Gavina, per i 15 anni linea Coop e debutto su Rai1 Tra le regine delle mini angurie senza semi Eugenio Felice
La mini anguria Gavina compie 15 anni: è stata tra le prime angurie di piccolo formato a essere introdotta sul mercato italiano, grazie a OP Agricola Campidanese, la maggiore organizzazione di produttori della Sardegna. Tanti i punti di forza che la rendono anguria premium. Il 2021 porta con sè tre novità: l’accordo con Coop Italia per inserire Gavina nella linea a marchio Origine; l’accordo con Codma OP per produrla anche in Centro Italia; il debutto su Rai1 con spot e telepromozioni La storia di Gavina inizia nel 2005: fu una delle prime mini angurie in un periodo in cui la loro coltivazione e distribuzione in Italia era limitata a poche e poco diffuse varietà. Da allora OP Agricola Campidanese, la maggiore organizzazione di produttori della Sardegna, ha creduto fortemente sulle grandi potenzialità di questa piccola anguria investendo sulla sua coltivazione in aree dell’isola particolarmente vocate per la produzione di frutta e ortaggi, creando un nome e un’identità forte legata al brand “L’Orto di Eleonora” e supportando questo grande lavoro con campagne di marketing innovative utilizzando sia i nuovi media sia i mezzi tradizionali come stampa, radio e tv. Le qualità alla base del successo di Gavina risiedono nella combinazione tra eccellenti caratteristiche organolettiche e moderna pratici-
tà: avendo un peso medio di 1,8 chili e massimo di 2,5 chili, è il formato ideale sia in termini di trasportabilità che per un consumo familiare. La sua polpa è naturalmente povera di semi, priva di quelli grossi e neri delle angurie tradizionali, se presenti sono pochi, piccoli, bianchi e morbidi. Il gusto è dolce, grazie a un grado brix che tende a superare il valore di 13, la croccantezza è elevata così come la conservabilità. L’aspetto è altamente distintivo: Gavina è immediatamente riconoscibile sullo scaffale del supermercato o del fruttivendolo per il suo colore verde chiaro con leggere striature più scure. La buccia è sottile, incide per circa il 15% del peso rispetto al 30% di altre angurie, quindi presenta un’elevata percentuale di parte edibile. In oltre 15 anni la varietà, che è un’esclusiva per l’Italia di OP Agri-
La mini anguria Gavina, peso medio di 1,8 chili, polpa dolce e croccante, senza semi, è una esclusiva di OP Agricola Campidanese, la maggiore organizzazione di produttori della Sardegna. Da quest’anno sarà prodotta anche nelle Marche e in Umbria, grazie alla collaborazione con Codma OP. È disponibile sul mercato da metà giugno a metà settembre, clima permettendo.
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La qualità di Gavina deriva dalla grande attenzione per l’ambiente e la sostenibilità delle coltivazioni, grazie all’impegno di OP Agricola Campidanese per la salute di territori e persone. Le api sono al centro di un ambizioso progetto di salvaguardia in collaborazione con “Terrantiga, apicoltori sardi”.
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SU RAI1 CON SPOT GAVINA DEBUTTA
E TELEPROMOZIONI GUARDA LO SPOT!
cola Campidanese, è stata costantemente migliorata per affinarne le già importanti caratteristiche organolettiche e aumentarne la croccantezza e la shelf life così che oggi Gavina rappresenta un prodotto unico nel suo genere, apprezzato anche in Europa, dove ha suscitato grande interesse, soprattutto in Gran Bretagna e Austria. Dopo tutta questa strada, il percorso di Gavina guarda al futuro attraverso nuovi progetti e collaborazioni. In questa prospettiva si inserisce la partnership con Coop Italia che nel 2021 accoglie Gavina nella linea Origine, una selezione di prodotti di qualità provenienti da filiere controllate e completamente tracciabili in ogni singolo passaggio dall’origine alla tavola. Una partnership che riveste una notevole rilevanza consiFRUITBOOKMAGAZINE
derando che Coop Italia è stata la prima, già all’inizio degli anni 2000 a certificare la tracciabilità degli alimenti e nel corso degli anni ha continuato a credere fortemente nell’importanza della trasparenza e delle origini controllate e certificate, valori in cui anche OP Agricola Campidanese si riconosce da sempre con l’esempio virtuoso di Gavina e di tutta la sua produzione all’insegna della qualità. All’interno del progetto si inserisce la collaborazione con Codma OP, un’organizzazione di produttori nata nelle Marche oltre sessant’anni fa, con una grandissima esperienza di attività nel settore ortofrutticolo. Codma OP, che cu-
rerà la produzione nel centro Italia ha aderito con entusiasmo a questa iniziativa riconoscendo come strategica la scelta di Gavina per la sua identità e per le sue qualità organolettiche di livello superiore, in un mercato come quello delle mini angurie caratterizzato spesso da proposte discontinue e di qualità non sufficiente. Le produzioni si divideranno per il 90% in Sardegna e il 10 % tra le Marche e l’Umbria. Questa impostazione permetterà di gestire differenti cicli di produzione e avere una continuità garantita in considerazione anche delle condizioni climatiche imprevedibili degli ultimi anni con lo scopo di migliorare la logistica, la distribuzione e la tempestività delle consegne su un’area più allargata. Durante l’estate Gavina sarà promossa attraverso una nuova e capillare campagna di comunicazione a livello nazionale che vedrà il debutto televisivo su Rai1. Sarà infatti protagonista nelle teleprol N.36 l LUGLIO 2021
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MINI ANGURIA GAVINA COMPIE 15 ANNI anni fa l’esordio
chili di peso medio
semi
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La qualità di Gavina è stata riconosciuta e premiata a livello internazionale. La mini anguria si è aggiudicata la stella del “Bellavita Awards 2015” come prodotto d’eccellenza del made in Italy all’interno del mercato britannico e la medaglia del “Macfrut Innovation Award 2016”, per la novità su sostenibilità ambientale ed economica e miglioramento della qualità delle produzioni. Finora Gavina è stata legata a doppio filo con la Sardegna e OP Agricola Campidanese che ne detiene l’esclusiva. Dal 2021 sarà prodotta anche da Codma OP in Centro Italia. Nella foto Claudio Insinna nella telepromozione su Rai1.
mozioni del nuovo programma condotto da Flavio Insinna “Il pranzo è servito”, la nuova edizione dello storico quiz ideato da Corrado e andato in onda per ben 11 stagioni, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. “Il pranzo è servito” andrà in onda dalle 14 alle 15, subito dopo l’edizione pomeridiana del Tg. La campagna sulle reti Rai sarà supportata anche dallo spot “I Love Gavina”, un contenuto emozionale, fresco e giovanile, in linea con le qualità della mini anguria. I pregi di Gavina derivano da una grande attenzione per l’ambiente e la sostenibilità delle coltivazioni. OP Agricola Campidanese si impegna da sempre per la salute della sua terra e della sua gente, per l N.36 l LUGLIO 2021
questo considera di fondamentale importanza un’agricoltura sostenibile sia dal punto di vista ambientale, lavorando nel rispetto delle risorse naturali e della biodiversità, che da quello sociale, attraverso una filiera controllata con l’obiettivo di garantire la salute e la sicurezza del consumatore, favorire le migliori condizioni di lavoro degli operatori e promuovere lo sviluppo economico del territorio. Il sempre minor utilizzo di fitofarmaci, l’esclusione di alcune molecole dai piani di difesa, l’utilizzo di
microrganismi e insetti utili permettono di avere dei prodotti con un minor impatto ambientale, inoltre le aziende dell’OP si stanno strutturando per utilizzare fonti energetiche alternative come il fotovoltaico. Particolare attenzione viene posta alla salute delle api, partner imprescindibili per garantire l’impollinazione dei fiori di numerose varietà di prodotti, tra i quali le angurie come Gavina. L’azienda ha stretto una partnership con “Terrantiga, apicoltori sardi” e dai campi sono banditi tutti i prodotti che possono creare problematiche a questi insetti, fondamentali per l’ecosistema.
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CPR, anno record per il packaging sostenibile Nel 2020 il fatturato ha superato i 60 milioni di euro Giancarlo Sbressa
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Il 2020 è stato un anno record per il leader italiano nel settore degli imballaggi in plastica a sponde abbattibili e riutilizzabili, con 165 milioni di movimentazioni totali. Forte crescita per i pallet. Monica Artosi: “Il 2021 sarà un anno di svolta per CPR System: arriverà infatti una cassa completamente nuova, di cui sono già in corso i primi test. Sarà una grande innovazione capace di aggiungere efficienza al nostro modello ma anche design, tecnologia e sostenibilità” CPR System, cooperativa con sede a Gallo (FE), associa 1.047 aziende della filiera ortofrutta, dalla produzione alla distribuzione, con l’obiettivo comune di ottimizzare la logistica distributiva dell’ortofrutta con un corretto rapporto tra costi e qualità del servizio. Proprio la natura cooperativa è la carta vincente di CPR perché consente di affrontare i temi logistici con tutti gli attori principali della filiera in un’ottica di condivisione di obiettivi e finalità comuni. E i risultati si vedono anche nell’anno della pandemia, che ha spinto i consumi di ortofrutta in GDO e ha messo in evidenza l’efficienza del modello CPR in risposta alla domanda di prodotto e alla richiesta di sostenibilità. “I numeri sono da record - afferma il presidente Paolo Gerevini (che è anche direttore generale di Melinda) - abbiamo superato il tetto dei 60 milioni di euro di fatturato, aumentato la base sociale con 1.047 soci e abbiamo raggiunto un patrimonio netto di 37,5 milioni di euro. Un risultato straordinario in un anno difficilissimo per le aziende FRUITBOOKMAGAZINE
di produzione e distribuzione. Un elemento su cui desidero puntare l’attenzione - conclude Gerevini - è la crescita della base sociale, proprio nel 2020. Abbiamo raggiunto 1.047 soci rappresentanti dell’intera filiera che comprende i produttori ortofrutticoli con oltre 900 aziende di ortofrutta di ogni dimensione, circa 50 distributori tra cui Coop, Conad, Pam, Bennet, Il Gigante, Selex, Despar, Sigma, Végé e altri, gli stampatori degli imballaggi e alcune aziende di servizio. Una filiera compatta ed efficiente che ha saputo dare sicurezza e servizi ai consumatori”. I risultati eccezionali del 2020 di CPR System si leggono anche dal numero di movimentazioni di casse, pallet e mini bins registrati. Sono 164,8 milioni di movimentazioni totali pari ad un + 6,93% rispetto al 2019. In crescita tutte le tipologie di cassa CPR, da quelle standard per ortofrutta a quelle per le carni e per il pesce. I pallet sono
CPR System nasce nel 1998 come cooperativa ed è leader in Italia nel settore degli imballaggi in plastica a sponde abbattibili e riutilizzabili. Associa oltre 1.000 imprese che comprendono l’intera filiera di produzione, trasporto e distribuzione di frutta e verdura. È attiva anche nei settori del pesce e della carne.
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cresciuti esponenzialmente raggiungendo 7,5 milioni di movimentazioni pari ad un +9,7% rispetto al 2019 e per i minibins la crescita è stata del +4% sempre rispetto al 2019. I dati sono molto positivi anche per il primo semestre 2021 e lasciano ben sperare per l’anno in corso. Monica Artosi, direttore generale di CPR System, guarda avanti e sottolinea le prospettive dell’azienda leader per il packaging riutilizl N.36 l LUGLIO 2021
zabile. “Sicuramente - dichiara la manager - il 2021 sarà un anno di svolta per CPR, arriverà la nuova cassa di cui sono già in corso i primi test. Sarà una grande innovazione capace di aggiungere efficienza al nostro modello ma anche design, tecnologia, sostenibilità. Il lancio ufficiale sarà il 2 settembre con un evento dedicato a tutti i nostri soci. CPR System è nata proprio per dare risposte efficienti e sostenibili alla filiera ortofrutticola e per evitare l’immissione di rifiuti nell’ambiente”. “Gli imballaggi CPR System - aggiunge Monica Artosi - non si diFRUITBOOKMAGAZINE
L’obiettivo primario è la riduzione dei rifiuti, indi“pendentemente dal materiale con cui sono realizzati. È comodo dire plastic free e sentirsi di aver contribuito al problema dei rifiuti. Molto più complesso è ripensare il nostro modello di consumo ” Monica Artosi (direttore generale di CPR System)
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sperdono mai nell’ambiente ma, grazie a una logistica sempre più efficace, una volta utilizzati dai produttori e dai distributori, tornano ai centri di lavaggio e si rimettono in circolo all’infinito o meglio, fino a quando la cassa non si rompe. A quel punto, viene rigranulata e ritorna a costituire una cassa nuova formata da materiale vergine e riutilizzato. Un percorso di vita all’infinito, modello chiave per rispondere al dibattuto tema della plastica nei mari”. Questo approccio di CPR System non riguarda solo le casse ma anche i pallet, elemento chiave per l’efficienza logistica del settore. “Già oggi nei nostri pallet - dichiara Monica Artosi - usiamo il legno riciclato proveniente dai pallet dismessi dal circuito perché rotti e non più riparabili. Per quanto riguarda i pallet in legno siamo FRUITBOOKMAGAZINE
già operativi quindi ma non ci fermiamo qui. Stiamo lavorando alla realizzazione di un progetto sui pallet di plastica ottenuti da rifiuti di materiale proveniente da altri settori. È un progetto estremamente innovativo e importante per noi e vedremo i primi pallet ottenuti con plastica riutilizzata già verso la fine del 2022. Contiamo che questo progetto sia espandibile su tutto il mercato dei pallet con evidenti ricadute positive sull’ambiente”. Oggi il settore packaging è investito da una ondata di rincari delle materie prime molto preoccupante, una recente indagine Prometeia / Il Sole 24 Ore evidenzia un aumento dei costi per le imprese a
causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime. “È evidente - dichiara Monica Artosi - che il tema del riuso delle materie prime e il sostegno a modelli circolari di utilizzo nel packaging siano oggi quanto mai in primo piano. La sensibilità su questi temi è altissima ma è poco comunicato il tema chiave del riutilizzo. La plastica riutilizzata senza immissione di rifiuti nell’ambiente è certamente una soluzione da valorizzare sull’opinione pubblica”. Monica Artosi mette l’accento su alcuni punti chiave per comprendere l’evoluzione del settore: “È importante sensibilizzare il sistema chiarendo la differenza tra le “R” dell’economia circolare. L’obiettivo primario è la riduzione dei rifiuti, indipendentemente dal materiale con i quali sono realizzati, quindi riparazione e riuso… poi ci sono le altre “R”. Certo che si potrebbe fare di più ma forse è comodo dire plastic free e sentirsi di aver contribuito al problema rifiuti. Molto più complesso ripensare il nostro modello di consumo. È importante rilevare - conclude Monica Artosi che i consumatori stanno già pagando un costo ambientale, perché il recupero e il riciclo dei rifiuti ha un costo. Nelle nostre analisi l’economia circolare è più conveniente anche economicamente, come dimostra la nostra esperienza nel circuito ortofrutta, applicabile anche in altri settori, come stiamo già facendo con carni e pesce”.
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iSuccosi: le arance da spremuta dalla succosità garantita di Agricola Lusia Il packaging utilizza il 30% in meno di plastica rispetto a una rete tradizionale Giancarlo Sbressa
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iSuccosi è il nuovo progetto di Agricola Lusia, tra i più qualificati fornitori italiani di agrumi. Alla base, una tecnologia innovativa che permette di selezionare ogni singola arancia per “succosità” attraverso un sistema di intelligenza artificiale, sviluppata in collaborazione con l’università Ca’ Foscari di Venezia. Lo scopo? Proporre le arance più succose per aumentare il consumo di spremute, influendo sulla redditività del reparto. Le arance “iSuccosi” sono disponibili tutto l’anno “Lo scopo per il quale nasce il progetto iSuccosi - spiega Fabio Ferrari, responsabile nuovi progetti di Agricola Lusia - è aumentare il consumo giornaliero di arance incentivando la spremuta, connotazione d’uso che moltiplica i frutti acquistati, influendo sulla redditività del reparto. Ci siamo quindi concentrati per prima cosa sulla reason why della scelta dei consumatori: la succosità”. Infatti, secondo una approfondita ricerca fatta da Coltura e Cultura e confermata da vari focus group svolti da Agricola Lusia con l’università Ca’Foscari, in Italia la succosità è di gran lunga il primo driver nella scelta delle arance, ancor più importante di provenienza o dolcezza, sia quando le vogliamo spremere che mangiare. “L’esperienza ci insegna - continua Ferrari - che ci sono varietà più succose di altre e che all’interno delle singole varietà è la natura a farla da padrone e la sua imprevedibilità rendeva l’esperienza di consumo delle arance talvolta accompagnata da qualche delusione. Ad oggi non esisteva un indice affidaFRUITBOOKMAGAZINE
bile e verificabile per misurare la succosità di ogni arancia senza prima doverla tagliare. La sfida dunque era dare al consumatore una selezione di frutti che soddisfi sempre al meglio questo criterio e per farlo in modo incontrovertibile dovevamo creare un metodo nuovo per poterlo misurare. Con le stesse caratteristiche, tutto l’anno”.
iSuccosi è il risultato di un percorso lungo e impegnativo che ha richiesto 6 anni di ricerca con l’analisi di oltre 5 mila arance delle varie origini, in maniera da definire un parametro oggettivo, verificabile ed economicamente sostenibile che potesse essere utilizzato con efficacia e velocità su grandi numeri. Alla fine si è arrivati a un vero e proprio sistema di intelligenza artificiale per cui Agricola Lusia ha depositato un brevetto.
Quali di questi attributi ti guidano nell’acquisto delle arance che consumi? Succosità Zona di provenienza Profumo Colore Assenza di semi Poca acidità/dolcezza Buccia sottile Buccia rugosa Nome della varietà Buccia liscia Altro
Totale 58,3% 48,7% 46,7% 42,0% 24,3% 23,0% 14,2% 13,8% 13,4% 12,7% 2,7%
Uomo 56,3% 52,4% 43,3% 41,1% 22,1% 18,7% 11,9% 15,1% 14,9% 15,5% 2,3%
Donna 60,4% 44,8% 50,2% 43,0% 26,6% 27,6% 16,6% 12,4% 11,7% 9,8% 3,0%
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“Abbiamo accettato la sfida - commenta Nicola Modica, direttore generale di Agricola Lusia - e affiancati da un team dell’università Ca’ Foscari di Venezia, coordinato dal professor Carlo Gaetan (Scienze Ambientali, Informatica e Statistica) e dal professor Pietro Riello (Scienze Molecolari e Nanosistemi), abbiamo avviato un progetto per creare il metodo mancante capace di discriminare le arance in base alla loro succosità. Il percorso è stato lungo e impegnativo e ha richiesto 6 anni di ricerca con l’analisi di oltre 5.000 arance delle varie origini, in maniera da definire un parametro oggettivo, verificabile ed economicamente sostenibile che potesse essere utilizzato con efficacia e velocità su grandi numeri. Il progetto di ricerca ci ha portato all’invenzione di un metodo, di un software e di un dispositivo per la sua implementazione, un vero e proprio sistema di intelligenza artificiale per il quale abbiamo depositato un brevetto. Ecco la base scientifica sulla quale l N.36 l LUGLIO 2021
poggia la promessa di “succosità garantita” delle arance iSuccosi”. La grafica del prodotto si sviluppa intorno a un visual sobrio e accattivante che comunica in modo immediato sul fronte i plus del prodotto: succosità garantita e ridotto impatto ambientale, sul retro i criteri per scegliere le arance e i valori che da sempre guidano Agricola Lusia. “La sostenibilità, concetto per noi portante che parte già dal processo di confezionamento alimentato con energia da fonti rinnovabili; la confezione con una riduzione di plastica del 30% rispetto a retine simili l’utilizzo di carta proveniente esclusivamente da foreste gestite in maniera ecosostenibile. Per quanto riguarda l’impegno sociale, grazie alla collaborazione con Treedom, Agricola Lusia si impegna nella sua missione di piantare più alberi possibili per salvare il pianeta. Infine, all’inter-
no del pack abbiamo previsto la possibilità per i bambini di interagire e giocare con il prodotto”. “Sono molto soddisfatto del progetto iSuccosi - afferma Fabio Ferrari - un prodotto pensato per un consumatore evoluto e sempre più consapevole, attento a qualità e sostenibilità di quello che compra, alla ricerca di prodotti con una vera base innovativa e una rinnovata attenzione all’ambiente. Un prodotto che ha dato risultati confortanti in tutti i test e che a breve vedrà uno sviluppo interessante”. “Infatti - chiude Nicola Modica grazie al know how acquisito dalla collaborazione con l’Università Ca’ Foscari, sarà lanciato a breve un nuovo prodotto, sempre nella categoria agrumi, basato sulla stessa metodologia scientifica de iSuccosi che, puntando su un altro driver di consumo, consentirà di garantire alti e costanti standard qualitativi, con una grande attenzione alla sostenibilità ambientale”.
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Planet Farms, l’agricoltura 4.0 va in distribuzione Tra le innovazioni di prodotto c’è la busta di basilico Eugenio Felice
Una confezione di basilico lavato e pronto al consumo? Non si era mai visto in distribuzione. Tanto meno in busta di carta FSC. È una delle cinque referenze con cui Planet Farms debutta nella distribuzione lombarda. Basilico e insalate, “incontaminate”, arrivano dallo stabilimento di Cavenago, alle porte di Milano, la più grande e avanzata vertical farm d’Europa, che a regime produrrà circa 30 mila confezioni al giorno. Nei piani c’è l’apertura di almeno altre cinque vertical farm Dopo l’annuncio nel maggio 2019 alla Triennale di Milano, la più grande e avanzata vertical farm d’Europa firmata Planet Farms ha iniziato a rifornire diverse insegne della distribuzione moderna lombarda con le sue buste riciclabili nella carta con basilico e insalate, piene di gusto, profumi e salute. è partita con cinque referenze, tra cui la monoreferenza di basilico, ovviamente tutte 100% senza pesticidi. O meglio, la scelta di Planet Farms è stata di comunicare sulle confezioni la dicitura “incontaminato”. Oltre naturalmente alla dicitura “pronto al consumo”, esattamente come succede per le insalate di quarta gamma “tradizionali”. “I nostri prodotti sono buoni e sani, di altissima qualità organolettica, sono disponibili tutto l’anno e alla portata di tutti, hanno un gusto sorprendente e sono ricchi di pro-
prietà nutritive, vengono coltivati in assenza totale di pesticidi, in un ambiente incontaminato, con il massimo rispetto del Pianeta e delle sue risorse. Il loro gusto viene valorizzato fin dalla scelta delle semenze, varietà in purezza, di altissima qualità, non trattate, e che oggi non riuscirebbero più a crescere all’aperto, restituendo il giusto spazio alla biodiversità. Inoltre siamo i primi, nel mondo delle insalate pronte al consumo, a utilizzare un packaging riciclabile nella carta”, ci spiegano Luca Travaglini e Daniele Benatoff, fondatori e co-ceo di Planet Farms. I prodotti non devono essere lavati e vengono direttamente confezionati dopo la fase di taglio: tutto questo fa sì che gli ortaggi si conservino freschi più a lungo. Altro aspetto importante è quello della trasparenza e tracciabilità dei prodotti, grazie alla filiera completa-
Nella foto, basilico prodotto da Planet Farms a Cavenago (MB), nella più grande e avanzata vertical farm d’Europa. È una delle cinque referenze di lancio con cui Planet Farms è andata a scaffale. Una monoreferenza inedita, in busta riciclabile nella carta, chiamata “Basilicooh”, un prodotto pronto al consumo, dal gusto rotondo e deciso, presentato come “incontaminato”.
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10.000 5 30 2021 0 600/800
Planet Farms: la vertical farm di Cavenago (MB) in cifre mq di superficie
referenze di partenza
mila confezioni al giorno a regime tonnellate l’anno
avvio della produzione
pesticidi
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mente integrata e alle tecnologie messe a punto. Planet Farms ha sviluppato un sistema di coltivazione completamente automatizzato, una filiera interamente integrata, dove entra un seme ed esce un prodotto finito, escludendo ogni tipo di contaminazione e garanFRUITBOOKMAGAZINE
tendo sicurezza e alta qualità: il consumatore è il primo a toccare il prodotto. “Le nostre piante - continuano Travaglini e Benatoff - ricevono una ricetta ideale di luce, grazie a speciali lampade a led ad alta efficienza e risparmio energetico; un
sofisticato sistema di climatizzazione fornisce calore e umidità ottimali alla pianta; acqua di irrigazione e sali minerali vengono riciclati; la tecnologia delle camere bianche, progettata da Planet Farms, permette il trattamento dell’aria bloccando l’ingresso di parassiti, muffe e microorganismi, rendendo inutile l’utilizzo di pesticidi. Per questo i nostri prodotti sono privi di residui, a vantaggio della salute del consumatore e dell’ambiente. Inoltre l’acqua necessaria alla crescita della pianta viene assorbita dalle radici, lasciando asciutte le foglie”. La superficie di coltivazione dello stabilimento di Cavenago si sviluppa su più livelli e occupa complessivamente 10 mila metri quadrati. Utilizza un sistema di irrigazione idroponica e a ciclo chiuso, che permette di risparmiare oltre il 95% di acqua e il 90% di suolo rispetto ad altri prodotti analoghi provenienti da agricoltura tradizionale in pieno campo. L’obiettivo immediato è quello di produrre 30 mila confezioni al giorno, 600/800 tonnellate all’anno. Tra raccolto e imbustamento passano circa 60 secondi: il prodotto viene consegnato in giornata alla GDO e in quella successiva è a scaffale. Come catturare l’attenzione del consumatore finale e fargli capire le caratteristiche di un prodotto così innovativo? “Partiremo con una campagna di lancio inconsueta dichiarano Travaglini e Benatoff che racconta il nostro brand e i nostri prodotti attraverso contenuti l N.36 l LUGLIO 2021
La sostenibilità è iscritta nel dna di Planet Farms: “andremo a produrre dove i nostri ortaggi verranno
consumati, per limitare il più possibile il trasporto su ruote e minimizzare così l’impatto ambientale. Cavenago serve la distribuzione della Lombardia ” Luca Travaglini e Daniele Benatoff (Planet Farms)
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Da sinistra, Luca Travaglini e Daniele Benatoff, co-founder e co-ceo di Planet Farms. Nella foto della pagina a lato la vertical farm di Cavenago (MB) alle porte di Milano. Si estende su 10.000 mq ed è in grado di produrre fino a 30 mila confezioni al giorno di erbe aromatiche e insalate. Si tratta della più avanzata vertical farm d’Europa. Nei piani di Planet Farms c’è la costruzione di almeno altri cinque nuovi stabilimenti in Italia e in Europa. La farm di Cavenago è stata progettata dal prestigioso Studio Dordoni Architetti.
accattivanti e divertenti veicolati su digital e social network, che invoglieranno il consumatore a scoprire il nuovo mondo della coltivazione verticale. Anche il packaging dei nostri ortaggi rompe con le regole tradizionali: coloratissimo e riciclabile nella carta, racconta le proprietà qualitative del prodotto e si sofferma sulla sua provenienza e sul metodo agricolo, innovativo e sostenibile”. Nella fase di lancio sono cinque le referenze andate a scaffale: una monoreferenza di basilico, una di lattughino biondo, poi tre mix, quello orientale, quello delicato e quello piccante. Sulle confezioni è ben evidenziata la dicitura “coltivato in Lombardia”. “La sostenibilità è l N.36 l LUGLIO 2021
inscritta nel dna di Planet Farms sottolineano Travaglini e Benatoff - per questo andremo a produrre dove i nostri ortaggi verranno consumati, in modo da limitare il più possibile il trasporto su gomma e mantenere al minimo l’impatto ambientale. L’impianto di Cavenago per il momento servirà le principali catene dei supermercati lombardi. Nel nostro piano di espansione - concludono - sono comunque previsti almeno altri cinque nuovi stabilimenti tra Italia ed Europa”. Come dire, l’avventura di Planet Farms è solo all’inizio.
Chiaramente non sono solo supermercati e ipermercati a mettere in assortimento insalate ed erbe aromatiche da vertical farm. A poter offrire ai propri clienti questi prodotti dal gusto wow, sostenibili e 100% sani, può anche essere il canale ho.re.ca. E in proposito Planet Farms ha stretto una partnership con il ristorante tristellato Da Vittorio che prevede la costruzione di una piccola vertical farm a Brusaporto (BG) che andrà a rifornire lo stesso ristorante. Inoltre sono già in corso da tempo prove per produrre nelle vertical farm anche altri tipi di ortaggi e i piccoli frutti. Insomma, ne vedremo delle belle.
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La quarta gamma torna a crescere con l’innovazione A Cibus (Parma, 31 agosto - 3 settembre) novità in arrivo Giancarlo Sbressa
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Come si sta muovendo il mercato dei prodotti freschi al consumo nel 2021? Quali sono le tendenze in atto? Che sembianze sta assumendo la nuova normalità post pandemia? Si può ancora innovare nel settore della quarta gamma? Come cambia, se cambia, il rapporto con le fiere? Sono alcune delle domande che abbiamo posto a Valérie Hoff, direttore marketing di La Linea Verde Spa, azienda leader in Italia nella quarta gamma e nei piatti freschi a base vegetale Il 2020 è stato un anno complicato per il settore delle insalate di quarta gamma e dei piatti pronti freschi. Gli italiani si sono chiusi in casa per due mesi durante il lockdown, hanno rarefatto la frequenza di acquisto, e anche nei mesi successivi una fetta significativa della popolazione ha lavorato in smartworking. E nel 2021? “In generale siamo ottimisti - ci riferisce Valérie Hoff - perché sembra proprio che il mercato dei prodotti freschi sia in piena controcifra rispetto alle difficoltà dimostrate durante l’emergenza sanitaria. Negli ultimi mesi abbiamo visto un’inversione di trend sia per la quarta gamma che cresce del 6,6% a valore (YTD Gen-Mag 2021, fonte Nielsen IT FOOD Italia) sia per il mercato dei primi e contorni pronti freschi in ripresa del 15% a valore (YTD Gen-Mag 2021, fonte Nielsen IT FOOD Italia) dopo un 2020 molto difficile. Nel new normal pensiamo che il consumatore continuerà a essere attento alla genuinità e alla sicurezza dei prodotti alimentari e particolarmente sensibile alle tematiche legate alla FRUITBOOKMAGAZINE
sostenibilità. Riteniamo che la frequenza di acquisto tornerà ai livelli pre-pandemici”. Poke Bowl. “I primi segnali sono ottimi - dichiara Valérie Hoff - a conferma delle nostre aspettative. Quello delle Poke Bowl è un progetto frutto di un grande lavoro congiunto multifunzionale. Il risultato è un prodotto che intercetta una tendenza importante, quello dei poké che spopola nel delivery e che ha portato alla creazione di catene di ristorazione dedicate nelle maggiori città italiane. Siamo stati i primi a portare questo tipo di referenza in GDO ed evidentemente abbiamo colto nel segno: abbiamo subito avuto un ottimo riscontro sia da parte dei buyer che dei consumatori. Merito delle ricette fresche, esotiche, originali con riso, frutta, verdure e ingredienti proteici. Una proposta decisamente trendy che abbina fast e healthy e che risponde appieno agli stili di
La Linea Verde di Manerbio (Brescia) è leader in Italia nella quarta gamma e nei piatti pronti freschi a base vegetale. Il gruppo è presente con otto stabilimenti in Europa, tra Italia, Spagna, Serbia e Francia. Il fatturato stimato per il 2020 è di 322 milioni di euro. L’azienda è stata fondata nel 1991 dai fratelli Giuseppe e Domenico Battagliola. Nel 2006 è nato il brand DimmidiSì.
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vita delle nuove generazioni. Anche la confezione è stata studiata per valorizzare al meglio il prodotto: la ciotola riproduce fedelmente la forma delle bowl in cui sono normalmente serviti i poké. E la grafica è realizzata per uscire dallo scaffale con l’effetto wow della scritta simil neon e la texture optical colorata e molto impattante. Un packaging system che rispecchia il concept di prodotto cool e divertente che interpreta i gusti l N.36 l LUGLIO 2021
dei giovani urban. La referenza che sta riscuotendo più successo è quella che ha il salmone come componente proteica, ma abbiamo ottimi feedback anche per le altre, con ceci e con pollo. Per quanto riguarda le vendite sul territorio, possiamo dire che rispecchiano i nostri obiettivi e ravvisiamo un interesse più spinto nel nord Italia”. Mocktail. “Sono un’evoluzione dei nostri juicing - precisa Valérie Hoff - nel senso che arrivano puntualmente come limited edition destinata alla GDO in risposta alla riscoperta del rito dell’aperitivo doFRUITBOOKMAGAZINE
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LA LINEA VERDE in numeri milioni di fatturato stima 2020 tonnellate lavorate al giorno
stabilimenti in Italia, 8 in Europa marchi
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Paesi serviti
milioni di pezzi prodotti al giorno
tà i cardini dell’offerta DimmidiSì. Anche questo Piatto Unico va nella direzione della modernità: la combinazione di ingredienti è decisamente nuova e l’effetto è wow. Il riscontro del mercato è positivo e ci conferma che aumentare la profondità della gamma “golosa” delle insalatone arricchite DimmidiSì stimola i consumi di questo segmento”.
Valérie Hoff, direttore marketing La Linea Verde Spa. Pagina a lato: Mocktail e Piatto Unico Goloso.
mestico che si è registrato nell’ultimo anno. Due sono i loro elementi distintivi: la versatilità - possono infatti essere gustati così come sono o essere la base per la versione alcolica - e l’affinità ai cocktail cui sono ispirati. Il mercato delle bevande fresche negli ultimi anni ha subìto rallentamenti, soprattutto nel 2020, durante la cui estate il nostro Juicing White Tonic è stato il più venduto (periodo GiuSet, fonte Nielsen, totale DM Italia). Il 2021 sembra avere un buon recupero rispetto al 2020 con un +4% a valore (YTD Gen-Apr 2021, fonte Nielsen, totale DM Italia) e con un +10% per la gamma DimmidiSì (YTD Gen-Apr 2021, fonte Nielsen, totale DM Italia)”. Piatti pronti. “Leggiamo numeri molto positivi per la categoria delFRUITBOOKMAGAZINE
le insalatone arricchite - spiega Valérie Hoff - che durante la pandemia è stata fortemente penalizzata a causa dell’arresto del consumo del fuori casa. Le performance dall’inizio dell’anno registrano un +28% e maggio chiude con un +72% a valore (YTD Gen-Mag 2021, fonte Nielsen IT FOOD Italia). Il Piatto Unico Goloso con mele, nocciole e cioccolato è una delle novità che abbiamo presentato nella nuova stagione e che rispecchia il nostro spirito innovativo: sperimentare combinazioni di gusti inediti è l’avvincente sfida che conduciamo ogni giorno, restando fedeli alle nostre linee guida che hanno nella freschezza, genuinità e bon-
Gardaland. “Da anni rinnoviamo questa partnership - dichiara Valérie Hoff - con cui DimmidiSì condivide i valori della positività e dell’allegria dei quali si fa esperienza in una giornata passata al parco tematico in famiglia o in compagnia di amici. è un’operazione di marketing emozionale che performa bene presso il nostro target che invitiamo a vivere un’esperienza appagante. Naturalmente quest’anno, come già nel 2020, l’apertura è stata ritardata ma i visitatori sono stati fin da subito ai massimi livelli consentiti. Abbiamo lanciato per l’occasione l’Insalata Ortobruco DimmidiSì ispirata all’attrazione più amata dai bambini, che è interamente tematizzata DimmidiSì e “amata” dal piccolo Leone e dalla sua mamma Chiara Ferragni. Su venti referenze, DimmidiSì regala un coupon ritagliabile: 1 ingresso omaggio su 2 acquistati in biglietteria. Inoltre vicino all’ingresso dell’attrazione, è presente un nuovo punto foto Dimmidisì, dove i visitatori possono divertirsi a scattare selfie e condividerli anche sui social”. l N.36 l LUGLIO 2021
DimmidiSì è stato fra i protagonisti della XXV edizione di Mediastars - il premio tecnico della pubblicità. Il brand bresciano, infatti, ha ricevuto il 30 giugno la Special Star Copy Strategy per il progetto “Stare a casa is the new uscire”, concept della campagna digital 2019 per il lancio delle zuppe Gusto d’Oriente. Mediastars è un premio indipendente che si pone l’obiettivo di riconoscere il valore della professionalità di chi contribuisce alla riuscita di una comunicazione pubblicitaria. L’edizione 2021 ha visto la partecipazione di 500 progetti.
Family Salad. “Durante la pandemia - spiega Valérie Hoff - il nuovo stile di vita casalingo ha imposto un’inversione di tendenza nei consumi che da singoli e spesso out of home, si sono trasformati in familiari e domestici. Noi abbiamo fatto fronte con tempestività a questa nuova tendenza proponendo le Family Salad DimmidiSì, insalate con arricchitori in formato famiglia. Una proposta nata sulla base di un contesto specifico ma pensata come offerta continuativa. Questo secondo noi è innovare: osservare il mercato e i suoi cambiamenti, comprendere i nuovi focus di attenzione dei consumatori e mettere a disposizione la propria expertise per rendere la gamma sempre attuale e coerente con gli
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stili di vita e di consumo. In questo modo l’innovazione è democratica: i big player fanno da apripista per un’evoluzione di cui si giova tutto il mercato”. Cibus. “Cibus è sempre un appuntamento importante per il food in Italia - dichiara Valérie Hoff - ma quest’anno parteciparvi avrà un sapore nuovo. Quello della ripresa. Si parla tanto di new normal: anche le fiere in presenza sono un segno importante per noi operatori del settore e non mancheremo di arrivare con entusiasmo e naturalmente tanti prodotti nuovi per la
stagione che si aprirà. Gli incontri virtuali degli scorsi mesi hanno cercato di assolvere alla funzione di scambio e di aggiornamento che competono alle fiere. Tuttavia, per chi come noi opera nel settore food niente come l’incontro vis à vis e la possibilità di far provare il prodotto è funzionale a intercettare il gusto e la sensibilità degli operatori del settore: clienti, stakeholder e giornalisti. Credo che ci sarà una ripresa graduale della modalità in presenza delle fiere, che nel breve periodo probabilmente si concentreranno su un bacino di business meno esteso mantenendo la possibilità di fare matching con clienti più lontani in forma virtuale”.
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Peviani, l’uva è premium per dodici mesi l’anno ed è sempre più segmentata A Ginosa, in provincia di Taranto, si trova il magazzino dedicato all’uva da tavola (foto sotto) Giancarlo Sbressa
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Il legame di Peviani Spa con l’uva da tavola ha inizio negli anni ’60 con l’acquisizione delle prime aziende agricole in Puglia. Oggi il gruppo, grazie all’attività di importazione, è in grado di offrire uve di diverse qualità per 365 giorni all’anno. Andrea Peviani: “La specializzazione oggi sta facendo da padrona nel mercato moderno, finalmente si sta cominciando a distinguere l’uva senza semi non solo per colore ma anche per varietà. Tra i trend più interessanti c’è quello delle uve Crisp” “Peviani Spa ha un legame storico
con l’uva da tavola, sin dagli anni ’60 in Puglia, quando sono state acquisite le prime aziende agricole dalla mia famiglia”, spiega il direttore commerciale Andrea Peviani, classe 1986. “Per la verità - ricorda - già il mio bisnonno Gino si occupava di uva negli anni ’40, commercializzando uve in Lombardia, vecchie varietà ormai scomparse che si coltivavano nell’areale lombardo. In Puglia dal ’60 al ’90 si sono sviluppate le uve con seme, in seguito la nostra propensione ai mercati internazionali ci ha convinto nel corso degli anni Novanta a convertire le produzioni in uve seedless. Le prime soddisfazioni le abbiamo avute sul mercato inglese, poi via via si sono sviluppati altri Paesi meno conservatori e negli ultimi anni tutti hanno abbracciato il mondo delle uve apirene. L’attività di importazione sottolinea Andrea Peviani - è stata una diretta conseguenza per creare continuità nel mercato italiano, in cui crediamo moltissimo. Abbiamo l’ambizione di offrire uva di qualità, per 365 giorni l’anno”. FRUITBOOKMAGAZINE
“La specializzazione - aggiunge Andrea Peviani - sta facendo da padrona nel mercato moderno: finalmente si sta cominciando a distinguere l’uva senza semi per varietà e non solo per colore. Dopo anni di sperimentazione e anche di profonde delusioni, abbiamo a disposizione una bella collezione. Stiamo facendo un importante lavoro di posizionamento varietale in collaborazione con le migliori catene della GDO nazionale e internazionale.
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Nei campi sperimentali ogni anno introduciamo nuove varietà test perché siamo continuamente alla ricerca di varietà valide che si dimostrino sostenibili. Questo ci consente di dividere l’offerta in varietà standard e varietà premium, dove le caratteristiche delle singole varietà vengono esaltate, per il loro gusto o per la loro consistenza, come nel caso delle “Crisp” o delle “Moscate”. “La produzione italiana - precisa Andrea Peviani - inizia ai primi di luglio e si protrae in base al clima fino alla fine di novembre, non ci spingiamo oltre, a tutela della qualità. Per questo preferiamo offrire a clienti e consumatori finali uva seedless di importazione di alta qualità - Sud Africa e Perù sono oggi le origini più interessanti - piuttosto che trascinare il prodotto nazionale oltre i suoi limiti. Per noi è strategico importare le stesse varietà che produciamo in Italia, perché vogliamo offrire al consumatore finale solo il meglio e con continuità. Produciamo principalmente in Puglia, la culla dell’uva europea, l N.36 l LUGLIO 2021
ma anche in Sicilia abbiamo identificato qualche zona interessante e avviato partnership per ampliare la campagna dell’uva italiana, con varietà interessanti per il consumatore. Quali sono? Quelle che non tradiscono le aspettative: l’uva deve essere dolce ma allo stesso tempo rinfrescante e la croccantezza si sta rivelando una caratteristica molto gradita perché induce a ripetere l’assaggio. Se crescono le varietà seedless, c’è ancora molto spazio per le uve con i semi, a patto che siano di alta qualità: ci sono molti consumatori che le apprezzano, soprattutto quelli di età più avanzata e legati alla tradizione. Guardando al lungo periodo, penso che si ridurranno a una nicchia e che acquisiranno più valore, poche quantità e alta qualità”. “Fortunatamente - sottolinea Andrea Peviani - nonostante il clima bizzarro, le fasi fenologiche cruciali per l’uva si stanno svolgendo re-
golarmente, ci aspettiamo quindi un’annata buona in termini di qualità e quantità se il clima continua così asciutto, anche se per tante varietà è ancora troppo presto per sbilanciarsi”. “Un altro aspetto richiesto dalla distribuzione e dai consumatori conclude Andrea Peviani - cui noi prestiamo molta attenzione, è quello della sostenibilità, che va di pari passo con la salubrità. Le nostre aziende agricole sono dotate di sistemi avanzati per cui ogni lotto viene gestito in forma autonoma tenendo conto del fabbisogno reale della pianta in base alla varietà e alle caratteristiche del terreno permettendoci di razionalizzare la distribuzione dell’acqua e dei fertilizzanti, con una notevole riduzione degli stessi. Altra tecnica introdotta è quella dell’inerbimento, dove in base al fabbisogno della pianta, stabiliamo un mix di essenze che seminiamo nel periodo autunnale. Insomma, anche dal punto di vista agrotecnico, l’evoluzione continua”.
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Retarder, il post raccolta a portata di smartphone L’azienda piemontese festeggia nel 2021 i 20 anni di attività Eugenio Felice
Volete ordinare degli imballaggi direttamente dal vostro smartphone? Con il listino sotto gli occhi, decidendo la data e l’indirizzo di consegna? Questo, e molto di più, si può fare oggi grazie alla app sviluppata e messa a disposizione dei propri clienti dalla Retarder Srl di Verzuolo (CN), azienda leader in Italia nelle soluzioni tecnologiche per tutto ciò che riguarda il post raccolta della frutta, dalla conservazione alla protezione, dai sistemi di confezionamento a quelli di misurazione
SOLUZIONI PER IL
POST RACCOLTA CON RETARDER
“Da quando un frutto viene staccato dalla pianta non può fare altro che peggiorare”, sottolineava qualche anno fa Claudio Mazzini, oggi responsabile commerciale settore freschissimi di Coop Italia. E, in effetti, se escludiamo qualche rara eccezione di varietà di mele o pere che, come il vino, si affinano con qualche mese in cella di conservazione, in generale una delle sfide più grandi che si trovano davanti gli operatori della filiera è quella di portare frutta e verdura nel miglior stato possibile sui banchi di vendita. La maggior tenuta di questi alimenti, in negozio come a casa del consumatore finale, si traduce anche in una riduzione degli sprechi o, come lo chiamano nel mondo anglosassone, del food waste. Una missione particolarmente rilevante in questa epoca in cui si fa un gran parlare di sostenibilità. L’azienda che più di ogni altra è in
VISITA IL SITO WEB! grado, oggi come ieri, di fornire un ampio ventaglio di soluzioni per il post raccolta è la Retarder Srl di Verzuolo, provincia di Cuneo, che proprio nel 2021 festeggia i 20 anni di attività al servizio delle imprese della filiera ortofrutticola, nel campo della conservazione, del packaging, degli accessori e dei data logger / registratori di temperatura.
La app è stata sviluppata da Retarder sia per smartphone che per computer. Oltre alla sezione “news” con le ultime novità dal mondo della conservazione e del packaging, c’è la sezione “conservazione” legata a Fysium, la tecnologia per generare 1-MCP, molecola che ha rivoluzionato la conservazione delle mele. C’è poi le sezione “packaging” ed è in arrivo quella “data logger”.
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Gli assorbitori di etilene Retarder sono un mix di argille e agenti ossidanti (come il permanganato di potassio) non riutilizzabili. Si presentano sotto forma di granuli o pellet da collocare nelle apposite apparecchiature, filtri da trasporto e bustine. L’uso di assorbitori garantisce l’igiene dell’aria trattata, depurandola da microorganismi e sostanze volatili come l’etilene, l’acetaldeide, l’etanolo, il metanolo, che si accumulano negli ambienti di movimentazione e stoccaggio di prodotti ortofrutticoli. Nella foto sotto mele con rivestimento protettivo naturale.
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Nel 2021 Retarder Srl festeggia i venti anni di attività nel capo delle soluzioni per il post raccolta di frutta, dalla conservazione al packaging, dai data logger agli accessori. La sede dal 2013 si trova nel moderno magazzino di via Falicetto 92 a Verzuolo (CN). Nella foto della pagina affianco: Aldo con Luca Rivoira.
“Retarder ha iniziato la sua attività in Italia con lo sviluppo di soluzioni per il post raccolta, con l’obiettivo di allungare la shelf life dei prodotti ortofrutticoli. Nel corso degli anni ha investito sia in soluzioni per la conservazione che in soluzioni per il packaging e in macchinari e tecnologie per l’automazione dei processi di confezionamento e prodotti per il monitoraggio delle temperature dei prodotti ortofrutticoli durante la fase del trasporto”, spiegano Aldo e Luca Rivoira. “Se pensiamo agli ultimi 20 anni ricordano - una delle tappe più significative del nostro processo di crescita è stato, nel 2013, il trasferimento della sede in via Falicetto 92 a Verzuolo, in un magazzino moderno con dimensioni tali da poter servire al meglio i nostri cliFRUITBOOKMAGAZINE
enti, anche grazie alla flotta di camion di proprietà e ai partner della logistica che ci permettono di fare un servizio tempestivo, just in time. Nelle ultime due decadi abbiamo assistito allo sviluppo e affermazione della GDO, che ha comportato una segmentazione spinta del packaging. Noi ci siamo organizzati di conseguenza. Alla fine il nostro obiettivo è quello di seguire i clienti, con prodotti, tecnologie e personale specializzato, nel delicato impegno della conservazione e della lavorazione dell’ortofrutta”. Definire Retarder un’azienda commerciale sarebbe riduttivo, essendo alla continua ricerca, in ogni parte del mondo, di soluzioni, tec-
nologie e prodotti in grado di coprire tutte le esigenze, siano queste comuni o specifiche per un singolo cliente. “Negli ultimi anni - dichiarano Aldo e Luca Rivoira - ci siamo strutturati per seguire a 360 gradi le centrali ortofrutticole del comparto mele. L’obiettivo per noi è offrire soluzioni da quando la mela viene staccata dalla pianta a quando viene inserita in cella con appropriati trattamenti post raccolta come Fysium, alla fase successiva di confezionamento per cui possiamo fornire ogni tipo di imballaggio, sia di plastica riciclata 100% rPET sia di carta, cartone o cellulosa, sia di altri materiali di tipo compostabile. Oltre al confezionamento, Retarder è specializzata in rivestimenti protettivi naturali, come le cere a base alcolica che oltre a garantire un effetto estetico, allungano la shelf life ed evitano la disidratazione. Stiamo sperimentando anche nuove cere protettive naturali, a base di esteri di saccarosio, l N.36 l LUGLIO 2021
La novità più rilevante dell’ultimo anno è stata lo “sviluppo della nostra app, disponibile sia per lo
smartphone che per computer, finalizzata a digitalizzare e rendere più semplice ed efficiente tutta una serie di informazioni e di rapporti con i clienti ” Aldo e Luca Rivoira (Retarder)
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che consentono di ridurre i danni meccanici in fase di confezionamento e allungare la vita a scaffale della frutta trattata. A seguire offriamo strumenti per il monitoraggio del prodotto con nuovi dispositivi satellitari che consentono il monitoraggio in tempo reale di diversi parametri tra cui temperatura, luce, umidità e geolocalizzazione del carico, per finire con soluzioni per migliorare la conservazione in transito tra cui filtri assorbitori di etilene, sacchetti ad atmosfera modificata e pad specifici per la conservazione. La ricerca di nuove soluzioni è continua. In questo momento, ad esempio, stiamo sperimentando, con una importante realtà del settore, il sistema per l N.36 l LUGLIO 2021
ridurre i composti volatili organici che, nelle spedizioni oltremare che possono arrivare a 60 giorni, possono provocare all’interno delle confezioni odori sgradevoli e una alterazione del gusto dei frutti”. “La novità più rilevante dell’ultimo anno - spiega Luca Rivoira - è stata lo sviluppo della nostra app per smartphone e computer finalizzata a digitalizzare e rendere più semplice ed efficiente tutta una serie di informazioni e di rapporti con i nostri clienti. Siamo partiti nel 2020 con la parte sulla conservazione, legata in particolare alla
gestione dei trattamenti di Fysium nelle celle di conservazione delle mele. Lo scorso inverno abbiamo aggiunto la sezione sul packaging che permette al cliente di vedere tutta la sua situazione in termini di acquisti, ordini, giacenze, con una scheda prodotto per ogni imballaggio che può velocemente condividere a sua volta con i suoi clienti. Può naturalmente fare gli ordini, decidere quando e dove fare la consegna. L’app è direttamente collegata e integrata con il nostro sistema gestionale. Infine, entro la fine dell’anno sarà pronta anche la sezione data logger per la tracciabilità completa del trasporto”.
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Veronamercato, il futuro è sempre più sostenibile I Mercati italiani fanno squadra per diventare più competitivi Giancarlo Sbressa
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Sono allo studio numerosi interventi per rendere ancora più efficiente, attrattivo e sostenibile il Centro agroalimentare di Verona. Il neo presidente Michele Gruppo e il direttore generale Paolo Merci stanno lavorando al miglioramento della catena del freddo, al risparmio energetico e al potenziamento delle funzioni logistiche di concerto con Italmercati e il vicino interporto Quadrante Europa, mantenendo sempre alto l’impegno sul fronte etico e della lotta agli sprechi alimentari “Il Mercato all’ingrosso rappresenta la forza trainante per cambiare il settore agroalimentare: è la pietra miliare anche per consegnare alle popolazioni un’alimentazione sana e nutriente”. Così Qu Dongyu, direttore generale della FAO, il 25 giugno a Firenze alla 37.esima Conferenza Mondiale del WUWM, World Union of Wholesale Markets, l’Unione Mondiale dei Mercati all’Ingrosso, organizzata da Mercafir, in collaborazione con Italmercati. Al convegno sono intervenuti 40 esperti mondiali dal vivo e da remoto sul “futuro del cibo nel mondo post Covid-19”. “è dal vostro settore - ha spiegato Dongyu - che passa la distribuzione equa degli alimenti. è importante aiutare e coinvolgere le piccole aziende alimentari, allo stesso modo bisogna valorizzare le produzioni ortofrutticole con infrastrutture, digitalizzazione, nuove tecnologie. Sfruttando anche i nuovi canali di marketing, per esempio il commercio elettronico. Se il Mercato all’ingrosso si ammoderna per primo può offrire un servizio migliore anche ai consumatori. La FRUITBOOKMAGAZINE
pandemia ha messo a nudo la necessità di rafforzare l’intero sistema”. “Italmercati rappresenta circa 10 miliardi di fatturato nella distribuzione e nel commercio dei prodotti freschi. Si stima che più della metà dell’ortofrutta passi dai Mercati. Abbiamo un ruolo fondamentale in certe filiere, dobbiamo esercitare sempre meglio questo ruolo, per essere il motore dello sviluppo. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario continuare a investire nelle infrastrutture per mantenere il ruolo di guida dentro la filiera, nel rapporto sia con la produzione che con il dettaglio”, ha dichiarato nell’occasione Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati. Tra i Centro agroalimentari che fanno parte della rete c’è Veronamercato, che è tra le più importanti strutture mercatali in Italia nella movimentazione di ortofrutta, grazie anche alla posizione logistica ottimale, all’interno del Qua-
Veronamercato Spa è una società consortile per azioni costituita nel 1989 a maggioranza pubblica con la partecipazione di componenti private. Ha realizzato il Centro agroalimentare di Verona, ne è proprietaria e lo gestisce direttamente. In foto: Michele Gruppo e Paolo Merci, rispettivamente presidente e direttore generale di Veronamercato Spa.
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Foto: NextVideoProduction.com
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drante Europa, nel punto in cui si incrociano il corridoio 1 (Palermo Berlino) e il corridoio 5 (Lisbona Kiev). Il direttore generale di Veronamercato, Paolo Merci, è anche il vicepresidente vicario di Italmercati, mentre alla presidenza del Mercato scaligero è stato chiamato lo scorso febbraio Michele Gruppo, che si è posto fin da subito l’obiettivo, di concerto con il consiglio di amministrazione, di portare avanti lo sviluppo di Veronamercato, l N.36 l LUGLIO 2021
con nuovi investimenti strutturali e cogliendo le nuove opportunità offerte dal digitale, al fine di migliorare l’attività e le condizioni di lavoro di tutti gli operatori che gravitano attorno al Mercato scaligero. Temi, quelli della logistica e del digitale, che sono stati oggetto peraltro del protocollo d’intesa siglato da Veronamercato e Foody Mercato agroalimentare di Milano, in primavera, con l’obiettivo comune di creare un sistema interconnesso distributivo e mercatale, per competere con le grandi realtà europee come Parigi in Francia, Madrid e Barcellona in Spagna. FRUITBOOKMAGAZINE
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Veronamercato - i numeri del Centro agroalimentare di Verona mila mq di superficie mila tons movimentate all’anno
milioni di euro fatturato
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mila mq mercato ortofrutta
Nell’occasione, il presidente Michele Gruppo ha dichiarato: “Veronamercato opera in sinergia con l’interporto Quadrante Europa di Verona che, grazie all’intermodalità, agevola lo sviluppo dell’attività del Centro agroalimentare sia per gli approvvigionamenti che per l’internazionalizzazione. Il protocollo di intesa con Sogemi, ente gestore di Foody Milano, anche in forza dell’appartenenza dei due enti gestori alla rete Italmercati, proietta i Mercati di Milano e Verona nella nuova era di modernità e di sviluppo attesa una volta superata la pandemia”. L’impegno di Veronamercato per migliorare la sua funzione logistica e quella di tutta la rete Italmercati, ha portato infatti a un’intesa con l’interporto Quadrante Europa che sarà replicato a livello nazionaFRUITBOOKMAGAZINE
le con la sottoscrizione di un protocollo d’intesa strategico tra l’Italmercati presieduta da Fabio Massimo Pallottini e l’UIR - Unione degli Interporti Riuniti, presieduta dal veronese Matteo Gasparato che è anche presidente dell’interporto Quadrante Europa. Per migliorare l’efficienza della struttura mercatale, dal punto di vista della logistica e della sostenibilità, e per dare nuovo impulso alle attività che si svolgono al suo interno, Veronamercato ha allo studio una serie di interventi, che comprendono la realizzazione di ambienti a temperatura controllata nelle testate nord e sud del Mercato Ortofrutticolo, la realiz-
concessionari mercato ortofrutticolo
inizio attività
zazione di oltre 600 posti auto coperti con contestuale realizzazione di impianto fotovoltaico che andrebbe a soddisfare il fabbisogno energetico richiesto dai nuovi ambienti a temperatura controllata, la protezione delle banchine di carico che corrono lungo i due fianchi del Mercato Ortofrutticolo, per finire con la realizzazione di una piattaforma logistica a temperatura controllata da 30 mila metri quadrati nell’area definita comparto “O”, adiacente al Mercato. Continua infine l’impegno di Veronamercato sul fronte etico e della lotta agli sprechi alimentari. Sul primo punto, Veronamercato ha visto rinnovato nel luglio scorso il rating più alto per “legalità” emesso dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Sul secondo punto, già dal 2008 è attivo nel Mercato Ortofrutticolo il progetto finalizzato alla riduzione degli sprechi, avviato con Last Minute Market e ora interamente gestito da Acli Provinciali di Verona con il nome di Rebus (Recupero Eccedenze Beni Utilizzabili Solidalmente). “Un programma - spiega Gruppo che permette di rimettere in gioco prodotto perfettamente sano, ma fuori standard rispetto alle richieste degli operatori commerciali, e consente di garantire prodotto fresco a tantissime realtà del volontariato scaligero. Nel primo trimestre del 2021 il programma ha consentito di recuperare e distribuire già 88 tonnellate di prodotto”.
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L’uva fragola si fa grande: finestra di (quasi) due mesi è disponibile anche bio Lady Froly è il brand di Fratelli Castellino che identifica l’uva fragola piemontese Giancarlo Sbressa
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L’uva fragola, conosciuta anche come uva americana o uva Isabella, è una specie di uva (Vitis Labrusca) che si distingue per il suo caratteristico aroma. Ha una buccia acidula che racchiude una polpa dolce dal sapore che ricorda la fragola matura. In Piemonte è stato avviato un progetto di valorizzazione con la costituzione di un Consorzio finalizzato alla ricerca e promozione. Tra i fondatori c’è la Fratelli Castellino di Villanova Mondovì, impegnata in produzione e commercializzazione Il Piemonte è tra le regioni italiane più importanti per la produzione di ortofrutta. Nella provincia di Cuneo, detta anche “la Granda” per la sua estensione, si concentra la parte più rilevante delle superfici investite. Una terra che esprime produzioni di eccellenza, esportate e apprezzate in tutto il mondo. Non solo frutti che costituiscono l’ossatura del commercio mondiale, come mele, kiwi, pesche e nettarine, susine, ciliegie e frutti di bosco, ma anche produzioni di nicchia, come la susina “Dalmassina”, il fagiolo rosso rampicante, la pera “Madernassa”, l’aglio storico di Caraglio, che peraltro è anche presidio Slow Food, e la castagna raccolta ai piedi delle Alpi Marittime. La new entry forse più interessante della frutticoltura piemontese è l’uva fragola per il consumo fresco, un frutto coltivato solitamente in modo hobbistico ma che in questa regione da alcuni anni viene prodotta in modo professionale da un gruppo di aziende agricole che hanno deciso di riunirsi in un Consorzio di tutela e valorizzazione, per condividere esperienze e criticità, FRUITBOOKMAGAZINE
fare sperimentazione e divulgazione. Perché i luoghi comuni sull’uva fragola non mancano. C’è chi crede ancora che l’uva fragola non possa essere commercializzata, ma in realtà il divieto in Italia riguarda solo la vinificazione. O ancora, tra gli stessi addetti ai lavori della distribuzione, si pensa che la campagna duri solo due settimane, quando invece può raggiungere i due mesi, clima permettendo.
Lady Froly è il nuovo brand di Fratelli Castellino che accompagnerà la campagna di commercializzazione dell’uva fragola a partire dalla metà di agosto. La storica azienda di Mondovì (CN), attiva da oltre 30 anni nel comparto ortofrutticolo, è fornitore consolidato di diverse insegne della GDO.
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In Piemonte è stato costituito un Consorzio per la tutela e la valorizzazione dell’uva fragola, con il fine di fare ricerca e divulgazione. Fratelli Castellino di Villanova Mondovì (CN) ha creato il marchio commerciale ad hoc Lady Froly. Il raccolto inizia a metà agosto per terminare ad inizio ottobre.
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La raccolta inizia infatti a cavallo di Ferragosto e termina a inizio ottobre. Parliamo quindi di una finestra che è paragonabile in termini di durata a quelle delle ciliegie. Inoltre arriva in un periodo particolarmente interessante, a metà agosto, quando, in distribuzione, non ci sono particolari novità. Il Consorzio raccoglie oggi alcuni produttori della provincia di Cuneo, con una trentina di ettari investiti. Tra questi c’è la Fratelli Castellino, azienda con sede a Villanova Mondovì (CN) che da oltre 30 anni fornisce primarie catene della distribuzione italiana ed estera. Fin da subito l’azienda, guidata da Eugenio e Valter Castellino, ha focalizzato il business del pel N.36 l LUGLIO 2021
riodo autunnale sulle castagne, sia fresche che sotto forma di semilavorati, con esportazioni in Europa e oltremare. Nel periodo estivo i prodotti principali sono frutti di bosco e fragole, oltre ad alcuni articoli di nicchia come il fagiolo borlotto e la susina “Dalmassina”. L’uva fragola, grazie alla rusticità delle piante e alle caratteristiche pedoclimatiche delle aree di produzione, tra cui spicca la buona escursione termica tra il giorno e la notte, è una coltura a basso impatto ambientale non avendo necessità di particolari trattamenti
chimici. I produttori del Consorzio hanno provveduto ad ottenere le certificazioni richieste dalla moderna distribuzione, oltre ad aver convertito parte significativa degli appezzamenti al biologico, per cui questo frutto rappresenta una ghiotta - è il caso di dirlo - opportunità di presentare qualcosa di nuovo e interessante al consumatore finale, rendendo al tempo stesso meno standardizzata l’offerta sul punto vendita. Intanto procede la ricerca, per selezionare varietà che permettano sia di allungare ulteriormente la stagione che di differenziare il gusto, rafforzando così l’appeal del prodotto.
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PE D O N, “ I L E G U M I F A T T I A S N A C K ” D I V E N T A N O G R A N D I: A L V I A I L F OR M A T O D A 9 0 G R A M M I
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“I Legumi fatti a snack“ di Pedon diventano grandi: dal mese di luglio sono disponibili anche nel formato da 90 grammi, ideale per essere condiviso e soddisfare nuove occasioni di consumo. L’idea è frutto di un progetto su cui Pedon sta investendo molto in termini di innovazione, per poter andare incontro a un consumatore sempre più orientato a una alimentazione che coniughi gusto e benessere. Buoni da consumare così come sono, per una pausa leggera e sana, oggi sono perfetti anche per arricchire di gusto insalate e yogurt. “I Legumi fatti a snack” conservano totalmente la forma e le proprietà nutrizionali dei legumi e sono ricchi di fibre e proteine vegetali. Con questa linea Pedon ha fatto evolvere la percezione dei legumi e il modo di essere consumati favorendone l’inserimento nella dieta di tutti i giorni, anche come snack. A base di legumi selezionati nei campi migliori, tostati lentamente al forno e non fritti, uniscono la leggerezza al gusto, per soddisfare il palato senza sensi di colpa. Senza glutine né conservanti, fragranti e sfiziosi, sono disponibili in cinque referenze: due sono legumi monoprodotto (Ceci e
V A L V E NO S T A , 4 00 T O N NE L L A T E D I F R A G O L E PE R I MI R T I L L I V A S S O I O 1 0 0% C A R T O NE F S C È partita a fine giugno la campagna di raccolta delle fragole della Val Venosta: confermate le quantità previste e la disponibilità commerciale fino a fine agosto, con volumi in linea con quelli dello scorso anno, intorno alle 400 tonnellate. Buona la qualità nel vassoio in formato da 250 grammi, con o senza microfilm a seconda del canale di vendita.
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Edamame), ideali per chi ama i sapori autentici, genuini e pensati per una pausa leggera o per arricchire l’insalata; le altre tre referenze (Piselli, quinoa & ceci con cipolla, Edamame & zenzero con semi di girasole, Lenticchie e ceci con mirtilli & semi di zucca) sono legumi combinati con ingredienti ‘super’ come semi, frutta o verdura, che soddisfano bisogni specifici, come la concentrazione o la vitalità. Il pack 100% riciclabile è dotato di una pratica zip apri e chiudi salva freschezza, che mantiene il prodotto croccante e gustoso. Sul fronte, una finestra mette in evidenza il contenuto e un claim fornisce alcuni consigli di utilizzo.
“Le fragole sono coltivate in campo aperto in Val Martello come si faceva una volta, a una altezza compresa tra i 900 e i 1.800 metri sul livello del mare”, spiega Christian Pohl, responsabile vendite fragole e piccoli frutti di VIP. “È proprio l’altitudine - precisa Pohl - il segreto per una lenta maturazione dei frutti affinché siano ancora più dolci. Alla coltivazione a terra, invece, si devono tutte le proprietà organolettiche, che ricordano i profumi della montagna e conferiscono un aroma unico”. Due le referenze disponibili, entrambe premium a testimonianza dell’alto livello qualitativo: l’extra e la prima categoria, rispettivamente con un calibro di almeno 30 e 25 millimetri. Buone notizie anche per la categoria dei mirtilli: “La raccolta partirà verso il 10 luglio e le quantità previste sono in crescita”, dichiara in proposito Pohl. I mirtilli della Val Venosta vengono coltivati tra 700 e 1.200 metri, in pieno campo con copertura e a lotta integrata con reti antinsetto. A scaffale arrivano con un packaging nuovo e accattivante, e ancora più sostenibile: si tratta di vassoi in cartone certificati al 100% FSC con coperchio, in formato da 125 grammi. Così, anche per fragole e piccoli frutti, in estate, VIP si conferma per la distribuzione come First Class Service partner. l N.36 l LUGLIO 2021
S I C H IA M A “ B E N E S S E R E R E G A L A B E NE S S E R E ” IL C O N C O R S O A P R E M I D E G L I E S T R A T T I O R T O R O MI
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Si chiama “Benessere regala benessere” il nuovo concorso a premio certo sugli estratti di frutta e verdura da 250 ml di Insal’Arte OrtoRomi. Player di riferimento italiano nel mercato ortofrutticolo, OrtoRomi promuove il ricco assortimento di estratti, con un’iniziativa sul punto vendita che invita i consumatori all’assaggio e li premia con diverse opportunità di esperienze di self-care. Il concorso ha visto il lancio il 28 giugno e sarà valido fino al 3 ottobre, presso tutti i supermercati e gli ipermercati d’Italia in cui sono presenti gli estratti Insal’Arte di OrtoRomi. Partecipare è semplice: con l’acquisto di 2 estratti di frutta e verdura nel formato da 250 ml, i consumatori avranno diritto ad un premio certo, a tema salute, benessere, sana alimentazione e sport. Una volta registrato lo scontrino (entro 15 giorni dall’acquisto) sulla piattaforma dedicata, potranno richiedere il premio, scegliendo a piacere tra un ampio ventaglio di proposte quali ad esempio: trattamenti wellness, consulenza con un nutrizionista, attività sportive in palestra o all’aperto, sessioni di yoga, ingresso a parchi tematici. I
D O L E E A L Ì : A L V IA IL P R IM O A L L E S T I ME N T O PE R MA N E NT E I N G D O P E R L E B A NA N E R F A È stato avviato in primavera, in 30 store localizzati tra Padova e Bologna, il progetto innovativo realizzato da Dole Italia che consiste in un allestimento permanente dedicato alle Banane Rain Forest Alliance - RFA di Dole e che troverà presto applicazione in ulteriori punti vendita della rete del Gruppo Alì Spa. Un progetto unico e mai realizzato nell’area dell’ortofrut-
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partecipanti potranno vivere comodamente la propria esperienza di benessere entro 6 mesi, presso un ampio numero di strutture diffuse capillarmente sul territorio nazionale. Il tutto sarà supportato da un’intensa campagna online e offline che prevede anche materiali in store per garantire la massima visibilità dell’operazione. Quest’iniziativa OrtoRomi risponde ad un trend sociale ed al contempo è perfettamente in linea con la filosofia della cooperativa agricola, avvicinando il consumatore con la chiave emozionale dell’esperienza di benessere da vivere in libertà, secondo i gusti personali. Disponibili nei formati da 250 ml e 500 ml, gli estratti spiccano nel banco frigo grazie ad un pack attuale e trasparente, che valorizza gli ingredienti contenuti, esaltandone l’appetibilità. L’assortimento si divide nelle linee Green, Smile, Love ed Estratti Monogusto.
ta e nato grazie a una stretta collaborazione tra il noto player di frutta fresca premium quality e il retailer veneto. Le installazioni, di grande impatto visivo e frutto di una gestione degli spazi inedita, hanno l’obiettivo di raccontare ai clienti dei punti vendita il significato e tutto il mondo valoriale racchiuso nelle banane Dole di origine sostenibile certificate Rainforest Alliance (RFA) e prodotte per il brand WeLoveNature di Alì. “Da 50 anni ci impegniamo a migliorare la vita delle persone offrendo al territorio che ci ospita concrete azioni di sostenibilità economica, sociale e ambientale”, dichiara il responsabile commerciale freschi di Alì Spa, Giuliano Canella. “La cura delle persone, l’attenzione alla loro salute e alla loro sicurezza alimentare sono sempre state al centro del nostro fare impresa. È dai piccoli gesti condivisi che si possono perseguire grandi obiettivi, come quello di partire dalla valorizzazione della categoria delle banane, sia a livello espositivo sia assortimentale per riuscire a fare cultura, trasmettendo storie che parlano di diritti umani e di agricoltura sostenibile. Siamo contenti di poter dare voce al progetto attraverso i nostri punti vendita e di attribuirgli il marchio WeLoveNature che esprime la nostra attenzione per l’ambiente che ci ospita”. l N.36 l LUGLIO 2021
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Carlotta Benini
Con Macai la nuova frontiera si chiama quick commerce 120
Da e-commerce di prodotti alimentari e freschi Macai diventa quick commerce ovvero un servizio di spesa a domicilio in soli 15 minuti. Si parte da Milano, dove il 20 maggio ha aperto il primo dark store: un negozio fisico ma chiuso al pubblico, dove viene stoccata la merce, consegnata in un quarto d’ora da rider in diverse zone della città. L’obiettivo 2021 è di aprire 40 nuovi dark store, di cui un terzo in Europa Nasce ad aprile 2020, in pieno lockdown, ad opera di tre giovani imprenditori che hanno colto le sfide poste dai mutati scenari di mercato per creare un nuovo supermercato online capace di differenziarsi dai competitor per la struttura snella e l’offerta consumatore-centrica. Oggi, dopo poco più di un anno, con oltre 100 province italiane servite e un fatturato di diverse centinaia di migliaia di euro, Macai è al giro di boa, pronto a scommettere su nuovi orizzonti. L’e-commerce fondato da Giovanni Cavallo, Lorenzo Lelli ed Edoardo Tribuzio (già attivi nel settore del food delivery di alta gamma con la app Mymenu), si evolve in un nuovo modello di spesa, che vede al centro non più lo store digitale, ma il dark store, un vero e proprio supermercato fisico, ma chiuso al pubblico. Il primo dark store di Macai ha aperto il 20 maggio a Milano: si tratta di un magazzino nel centro della città da cui vengono organizzate le consegne della spesa a domicilio nell’arco di soli 15 minuti. Il servizio di base resta lo stesso - ovvero vendere online prodotti alimentari di fornitori globali e prodotti freschi locali di alta qualità - ma cambia la modalità con cui si raggiunge il consumatore e soprattutto cambiano le tempistiche di consegna, che diventano express. Con la spesa a casa entro un quarto d’ora, infatti, l’e-commerce si evolve in “quick commerce”. Nello store è stoccato un po’ di tutto, dai prodotti freFRUITBOOKMAGAZINE
schi, ortofrutta compresa, a quelli confezionati e in scatola, dalla pasta artigianale ai vini pregiati, passando per il non food, per un assortimento variegato che conta migliaia di prodotti. Il servizio è attivo solo tramite app e bastano pochi tocchi per ordinare la spesa che verrà recapitata presso il domicilio indicato entro 15 minuti. Il pagamento avviene con carta di credito o debito o con account PayPal e non è necessario fare un ordine minimo, mentre il costo di spedizione di 1,90 euro. Il servizio è attivo 7 giorni su 7 e la consegna è garantita fino alle 22. Il nuovo servizio express offerto da Macai parte appunto a Milano, coprendo le seguenti zone metropolitane: Stazione Centrale, Repubblica, Turati, Moscova, Quadrilatero della Moda, Isola, Loreto, Corso Buenos Aires, Zara, Città Studi, Cassina de Pomm, Casoretto, Maggiolina, Lazzaretto, Varesine. I corrieri di Macai sono rider muniti di mezzi a due ruote, che progressivamente saranno esclusivamente elettrici. Il progetto ambizioso dei tre startupper milanesi punta anche all’estero. Entro la fine del 2021, infatti, l’obiettivo è di aprire 40 nuovi dark store, di cui un terzo in Europa. In Italia si parte da Milano per poi arrivare a breve nelle altre città del Nord. Per accelerare e concretizzare il piano di sviluppo, e raggiungere a fine 2021 una base di utenti attivi mensili superiore alle 100 mila unità, l’azienda sta lavorando a un primo aumento di capitale con investitori istituzionali italiani, statunitensi e inglesi. l N.36 l LUGLIO 2021