Showcase n. 171

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S H O W C A S E

FAIRS Changes of plans

Showcase n. 171 - La Spola

INTERVIEWS Igor Bonnet Roberto Cozzi SUSTAINABILITY The waste issue Environmental protection is in fashion CITIES Winter food





Foto: Milano Unica

S H O W C A S E

171

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IGOR BONNET

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Environmental protection is in fashion L'attenzione all'ambiente è di moda

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Fairs / Fiere Changes of plans Calendario e gomma per cancellare

53

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Districts / Distretti Seri.co, growth through change Seri.Co, cambiare per crescere

42

Redazionali / Focus Ready, steady… Re-start Biancalani. Pronti, attenti... ripresa

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Privacy and recognitions Fil-3, tra ricerca di privacy e riconoscimenti

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Tradition and innovation Rifinizione Vignali, tradizione e innovazione

The new man L'uomo nuovo

Sustainability / Sostenibilità The waste issue Il nodo rifiuti

16

8

Interviews / Interviste

Racing in tandem A Zeta e Mister Joe, una corsa a due Problem or opportunity? Gruppo Colle. Rincari, problema o opportunità? The jewel in the crown Filatura Alma. Fiori all'occhiello

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Following the market Officine Gorgeri e il mercato che cambia Cities / Città

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Winter food Calde bontà. Dove gustare la carne alla griglia

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registrati al portale per ricevere ogni giorno le notizie dal mondo del tessile abbigliamento

Editor in Chief Matteo Parigi Bini | Fashion EditorTeresa Favi, Marta Innocenti Ciulli | Economic Editor Matteo Grazzini Editorial Staff Francesca Lombardi, Virginia Mammoli, Elisa Signorini | Layout Martina Alessi, Melania Branca Translation Tessa Conticelli | Commercial Director Alex Vittorio Lana | Advertising Gianni Consorti Publisher Alex Vittorio Lana, Matteo Parigi Bini | via Piero della Francesca, 2 - 59100 Prato - Italy redazione@laspola.com

Baroni&Gori (Italy) Printing Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana



EDITORIAL

Never trust appearances MAI FIDARSI DELLE APPARENZE by Matteo Grazzini When we started working on this La Spola - Showcase issue, the health emergency seemed to have subsided and everyone’s attention was on very different issues, such as environmental protection and a healthier life for ourselves, in workplaces as well as in everyday life. Which is why we decided to focus on a delicate but very topical issue such as textile waste: the production and, above all, the disposal of textile waste has become an increasingly talked-about topic these days by entrepreneurs, associations and civil service authorities, at all levels. And all this at a time when the attention of those “ who love the world” was on Glasgow and the COP26 global summit, during which the textile industry played a leading role, as it was the subject of many agreements and negotiations. And so we planned for this issue of the magazine to revolve around how to reduce the production of waste materials, how the fashion industry can set an example for other industries and how the birth, death and rebirth of an item of clothing can be described to the world. And what is more, we share two interviews with you: on one side the new face of Première Vision, sales manager Igor Bonnet, and on the other Roberto Cozzi, who told us about how the textile district of Seri.co and Como is adapting to market changes and to the requests of an industry which is being increasingly called to evolve and innovate. But just as we were completing the magazine, the Covid pandemic broke out again and we were forced to do an about-turn in the magazine’s section on trade shows and in our traditional column on the cities worth visiting, because Frankfurt, Munich and London have gone off the radar and trade show calendars, leaving the spotlight to shine on Florence, Milan and Paris, which enjoy the advantage of being scheduled for a later date as compared to Heimetxtil, The London Textile Fair and Munich Fabric Start.

Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo numero de La Spola - Showcase l’emergenza sanitaria sembrava scongiurata ed, anzi, l’attenzione era concentrata su temi ben diversi, come ad esempio il rispetto dell’ambiente ed una maggiore salubrità per tutti, negli ambienti di lavoro come nella vita di tutti giorni. Per questo ci siamo concentrati su un tema delicato ma di piena attualità come quello dei rifiuti tessili: la loro produzione e, soprattutto, il loro smaltimento sono al centro di discussioni sempre più frequenti ed attente da parte di imprenditori, associazioni e autorità della pubblica amministrazione, a più livelli. Il tutto in giorni in cui l’attenzione di chi “vuol bene al mondo” era concentrata su Glasgow e sulla Cop26: un summit globale durante il quale il tessile ha avuto un ruolo primario, finendo come protagonista in molti accordi ed altrettanti talk di discussione. E così abbiamo impostato una rivista che parlasse di come si può ridurre il numero di rifiuti, di come la moda può essere un esempio virtuoso per altre industrie e di come si può raccontare al mondo la vita, la morte e la rinascita di un capo di abbigliamento. In più abbiamo aperto due finestre con altrettante interviste: da una parte il volto nuovo di Première Vision, il responsabile commerciale Igor Bonnet, e dall’altra Roberto Cozzi, che ci racconta come un’eccellenza di un distretto, in questo caso Seri.co e Como, si adatta al cambiamento dei mercati e alle richieste di un’industria che sempre più deve essere pronta a reinventarsi e ad evolversi. A rivista quasi ultimata si è però riaffacciato in modo prepotente il Covid, che ci ha imposto un piccolo dietrofront, là dove si parla di fiere e saloni e nella consueta rubrica sulle città da visitare, perché Francoforte, Monaco di Baviera e Londra sono sparite dal radar e dai calendari, lasciando la ribalta a Firenze, Milano e Parigi, favorite da una programmazione più spostata in avanti rispetto a Heimetxtil, The London Textile Fair e Munich Fabric Start.

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The new man L’UOMO NUOVO. IGOR BONNET AL TIMONE DI PREMIÈRE VISION by Matteo Grazzini


INTERVIEW

Igor Bonnet finally went back to France after having travelled the world and after a long stop in Italy. He landed in Paris, at Première Vision, at a time of great changes, some expected, others forced upon by the pandemic: out went Guglielmo Olearo and Pascaline Wilhelm and in came Bonnet and Desolina Suter, just like replacements at the Champions League final or actors alternating on the Opera’s stage. Igor Bonnet, after 18 years working in Italy for Arena, was hired as Première Vision’s development and operations manager, a position that involves many different hats, from Gilles Lasbordes’s right-hand man to the trade show’s helmsman. “I’m basically the sales manager of all the events planned by Première Vision”, Bonnet says in perfect Italian, explaining his role, quite unlike that of other figures within the French company. “It is a broader position as compared with Olearo’s, who mainly dealt with the international trade shows, and the idea is that of getting PV through the textile and fashion industry’s return to pre-pandemic levels with an international eye on the operations performed in the various markets, which are currently getting back to normal but fragmentarily, in ways varying from country to country, from sector to sector, from company to company”. In September 2021 you have just made your debut. Is it still too early to take stock of the situation? I arrived a few days before the September show, so I was barely involved in the event’s planning. Instead, I have taken part in the planning of the February show, but after four months I still feel “young” and busy exploring the world of Première Vision. But there are no exams to pass and the company and I have a good relationship and we get along well together. After 17 years working at Arena, you changed your job and company at a time when people all over the world were suddenly forced to change habits. Has this made the transition easier or more traumatic? It was not traumatic because I myself pursued the change. I was very happy at Arena, but I thought

Igor Bonnet è arrivato a Parigi tornando nella sua Francia dopo un lungo giro del mondo e una sosta, anche questa assai duratura, in Italia; è arrivato a Première Vision in un momento di grandi cambiamenti, alcuni previsti, altri imposti dalla pandemia: sono usciti Guglielmo Olearo e Pascaline Wilhelm e sono entrati Bonnet e Desolina Suter, come le sostituzioni in una finale di Champions League o gli avvicendamenti sul palcoscenico dell’Opera. Igor Bonnet, dopo 18 anni in Italia a lavorare per Arena, è diventato il capo della divisione sviluppo e operazioni di Première Vision, un ruolo che si può leggere in tanti modi, da braccio destro di Gilles Lasbordes a timoniere del salone. “Di fatto sono il responsabile commerciale di tutti gli eventi organizzati da Première Vision”, dice Bonnet in un italiano perfetto spiegando il suo ruolo, non del tutto analogo a quello di altre figure all’interno della società francese “E’ un ruolo più esteso rispetto a quello di Olearo, che si occupava principalmente dei saloni internazionali, e l’idea è di accompagnare PV durante la ripartenza del tessile e della filiera della moda con un occhio internazionale e trasversale sulle operazioni che facciamo nei vari mercati, che in questo periodo stanno ripartendo ma in modo frammentario, diverso da nazione a nazione, da settore a settore, da aziende ad azienda”. Settembre 2021 stato il suo debutto nella struttura di PV. E’ ancora presto per fare i primi bilanci? Sono arrivato pochi giorni prima del salone di settembre e quindi non ho partecipato molto a quel progetto. Per l’edizione di febbraio invece ho preso parte all’organizzazione in prima persona ma dopo quattro mesi mi sento ancora giovane e alla scoperta del mondo di Première Vision. Ma non ci sono test da superare, con la società ci siamo incontrati e trovati bene insieme. Dopo 17 anni in Arena ha cambiato ruolo e azienda in un momento in cui tutto il mondo stava forzatamente cambiando abitudini. Questo ha reso il passaggio più facile o più traumatico? Non è stato un trauma perché sono stato io a cercare un cambiamento. Stavo benissimo ad Arena ma ho pensato

"I thought about the future and that it was time to put myself out there again. I felt the need for new challenges"

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INTERVIEW

Igor Bonnet 11 La Spola


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EVOLUZIONE & RIVOLUZIONE FLESSIBILITA’ & CREATIVITA’

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FOCACCIATRICE - ROCCATRICE SINCRO PLUS COMPACT

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INTERVIEW

Première Vision Paris 2021

about the future and that it was time to put myself out there again. In both my personal and professional life, I felt the need for some changes, for new challenges. The pandemic period was a difficult time in everyone’s life, but now is the time when companies are adapting to the fast-changing markets and there are many opportunities to be seized. It is never easy to change one’s career path, but changes within staff ranks bring also new and different visions. It is good for Première Vision to welcome new international profiles. Even Première Vision is changing. 2022 is the year of the first July show and closeness of dates with Milano Unica. Is the rivalry that seemed dormant beginning to flare up again? We are constantly in touch with Milano and I do not believe there is any rivalry because each of us is performing our part of the task. The reason for setting an early date in July is because the market was asking for it, long before the pandemic. The study conducted with the Institut Francais de la Mode highlighted the need to push the dates ahead, and then we carried out a survey with our industrial partners who all expressed themselves in favor. It had been all planned for 2020, but the pandemic forced us to postpone the show. We are working closely with Italy. The arrival of Desolina Suter as fashion director, as well as my arrival, a Frenchman with a long professional experience in Italy, provide further evidence of Première Vision’s close bond with Italy.

al futuro e a rimettermi in gioco. Sia dal punto di vista della mia vita privata che da quello della vita professionale erano necessari dei cambiamenti per ripartire, trovare nuove sfide. Quello della pandemia è stato un periodo difficile per tutti, ma anche un momento in cui le aziende si stanno adeguando ai mercati che cambiano e in cui si creano tante opportunità. Non è mai facile cambiare azienda e settore ma in questo periodo gli spostamenti ed i cambi di organico portano visioni diverse. Anche per Première Vision è positivo accogliere nuovi profili internazionali. Anche Première Vision cambia. Nel 2022 ci sarà la prima edizione a luglio e una nuova vicinanza nelle date con Milano Unica. Riparte un dualismo che sembrava ormai sopito? Con Milano ci sentiamo regolarmente, non credo ci sia dualismo perchè ognuno fa la sua parte. Lo spostamento a luglio è nato dall’esigenza del mercato che lo ha chiesto, già prima della pandemia. Lo studio fatto con l’Institut francais de la mode aveva evidenziato la necessità di anticipare le date, poi abbiamo fatto un sondaggio con i partner industriali ed anche loro si sono dimostrati favorevoli. Era stato tutto programmato per il 2020 ma la pandemia ha causato il rinvio. Con l’Italia siamo a stretto contatto; anche l’arrivo di Desolina Suter come responsabile moda, così come il mio, francese ma con una lunga esperienza italiana, dimostrano questo legame di Première Vision con l’Italia.

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INTERVIEW

The role of digital technology. PV was among the first to believe in it, the pandemic made it necessary. What will happen to Marketplace, Zoom meetings and all that after the pandemic? Digital technology has become part of our life by now and PV had been going down that path long before the pandemic. All trade shows have become a mix of digital and physical events, in particular in our field, where it is very important to touch the products. As a matter of fact, one of the first things that Desolina and I did was to go to Italy to introduce in person the color palette and the February show’s planning. Digital technology, however, helps to plan for the visit of the show and keep in touch throughout the season, following the market’s evolution. How much of an Italian are you and how much of your Frenchness have you brought to your job in Italy? I landed in Italy after eight years working in about ten countries in the Middle East, Africa and America. So, I would describe myself as a Frenchman somewhat “softened” by my working experiences. I spent eighteen years of my adult life in Italy, so when I went back to France I faced the odd reality of feeling like a foreigner at home: on one side, I am at home, although I had never lived in Lyon ( the headquarters of the company which plans the show, editor’s note) before, but I feel like an Italian introducing himself to the French.

Il ruolo del digitale. PV è stata tra le prime a crederci, la pandemia l’ha di fatto imposto come assolutamente necessario. Dopo la fine della pandemia che succederà a Marketplace, riunioni su Zoom e tutto il resto? Il digitale ormai fa parte della nostra vita e PV aveva già iniziato il processo prima della pandemia. Adesso tutti i saloni sono ibridi ed il digitale non sostituisce il salone in forma fisica, soprattutto nel nostro settore dove c’è bisogno di toccare i prodotti. Infatti con Desolina una delle prime cose fatte è stata andare in Italia a presentare di persona la gamma colori e l’organizzazione del salone di febbraio. Però il digitale aiuta i clienti nella preparazione della visita al salone fisico e a restare in contatto per tutta la stagione, seguendo le evoluzioni del mercato. Cosa c’è di italiano nel Bonnet francese e cosa ha portato di francese nel suo lavoro in Italia? Sono arrivato in Italia dopo otto anni di un ampio percorso attraverso una decina di Paesi in Medioriente, Africa e America quindi ero sì francese ma già ‘ammorbidito’ da altre esperienze. In diciotto anni in Italia ho passato la mia vita adulta e sono cresciuto come italiano, quindi tornando in Francia ho avuto la strana sensazione di sentirmi straniero in patria; da un lato mi ritrovo a casa, pur scoprendo Lione (sede della società che organizza il salone, ndr) per la prima volta, ma mi sento come un italiano che fa la conoscenza del popolo transalpino.

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ph. Francois Le Nguyen


The waste issue IL NODO RIFIUTI. L’IMPATTO DELLA MODA SULL’AMBIENTE by redazione La Spola


SUSTAINABILITY

There is no doubt that one of the major issues of the textile-clothing industry in 2022 is going to be waste, meant as both production rejects and unneeded or unsold clothing. An issue that the whole textile chain is concerned about and that, despite united Europe, requires different solutions country by country. In Italy, the latest proposal was launched by the association Sistema Moda Italia which, in a document with ten key points on waste management, aims to create a collective EPR system gathering Italian producers. It is a way to unify the requests from the producers without touching a sensitive spot, that is, infrastructure, starting with the waste-to-energy plants often mentioned by Confindustria Toscana Nord when discussing the waste plan with Regione Toscana, or the “Textile Hubs” for which the Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ( National Recovery and Resilience Plan ) granted € 150 million and which require an EPR system to be used. The EPR (extended producer responsibility) is SMI’s strategy to give producers a significant responsibility for the management of the disposal of textile, clothing, footwear and leather goods. SMI and Fondazione del Tessile Italiano are the founding partners, promotors and guarantors of a Consortium that will operate within the Italian EPR framework to contribute to a higher level of sustainability for the industry and provide concrete support to the companies which have to face the challenge of a completely new legislation in the field. The ten key points set up an EPR system which should include finished textile products and, when it comes to products sold directly to end users, also semi-finished products; the definition of “producer”, which should include not only Italian companies, but also importers and those who, from abroad, sell textile products to end users; the regulation of distance selling, including web plat-

Uno dei temi principali del 2022 del tessile-abbigliamento sarà sicuramente quello dei rifiuti, sia intesi come scarti di produzione che come abbigliamento non più utilizzato o invenduto. Una questione che coinvolge a vario titolo tutta la filiera e che, nonostante l’Europa unita, ha e avrà soluzioni diverse da Paese a Paese. In Italia l’ultima proposta in ordine di tempo è arrivata da Sistema Moda Italia, che in un documento con dieci punti principali da seguire per gestire i rifiuti punta alla creazione di un sistema collettivo EPR, formato da produttori italiani. E’ stato un modo per uniformare le richieste della filiera senza toccare il tasto delicato delle infrastrutture, a iniziare dai termovalorizzatori più volte citati da Confindustria Toscana Nord nella concertazione del Piano Rifiuti con la Regione Toscana. O dei “Textile Hub”, per i quali il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha assegnato 150 milioni di euro e che necessitano proprio di un regime di EPR per essere utilizzati. La strategia di SMI passa dall’introduzione di un regime di responsabilità estesa del produttore (EPR – Extended producer responsibility) per prodotti tessili, dell’abbigliamento, calzature e pelletteria formato esclusivamente dai produttori, per gestire in modo efficiente gli obblighi normativi che ne deriveranno. Sistema Moda Italia e Fondazione del Tessile Italiano si pongono come soci fondatori, promotori e garanti di un Consorzio che possa operare nell’ambito dell’eventuale regime EPR italiano per dare un contributo per un maggiore livello di sostenibilità della filiera e un concreto supporto per le aziende che dovranno affrontare un quadro normativo completamente nuovo. Il “decalogo” prevede un perimetro del “regime EPR”, che dovrebbe comprendere i prodotti tessili finiti e, solo per la parte destinata direttamente alla vendita a utenti finali, i prodotti tessili semilavorati; la definizione di “produttore”, che dovrebbe comprendere non soltanto le imprese italiane, ma anche gli importatori e coloro che, dall’estero, vendono prodotti tessili agli utenti finali; la regolamentazione delle

The world textile industry in 2019, before Covid-19, produced about 480,000 tons of waste, 96% of which non-hazardous

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SUSTAINABILITY

forms and marketplaces; the rules and regulations governing the producers’ management systems, without necessarily requiring the presence of distributors or collectors for waste collecting and treatment; the planning of the separate collection of textile waste through a Coordination Center of the Producers’ Systems operating in urban areas or through voluntary selective collection performed side by side with the public service; the planned use of the PNRR resources; the reasonable and progressive achievement of the goals of waste collection, sorting and preparation for recycling and reutilization of waste; incentives to the prevention of waste production through reutilization; the imposition of an eco-contribution visible on the selling of new textile products; increase in the transparency and legality of the textile waste management chain. All this -as the “L’Italia del Riciclo” study ,carried out by Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile and Fise Unicircular and reported by Sustanaibility-Lab, shows- for a textile industry that, in 2019, produced about 480,000 tons of waste, 96% of which non-hazardous. About half of it is produced by the textile industry, while urban waste collection accounts for 30%. In about ten years’ time, the waste has increased by 39%, while its dangerousness has been cut down to half. In 2019, 46% of textile waste was recycled, whereas 11% was disposed of; the remaining 43%

vendite a distanza, comprese le piattaforme web ed i marketplace; la disciplina dei Sistemi di gestione dei produttori, senza imporre necessariamente la presenza dei distributori o degli operatori della raccolta e del trattamento dei rifiuti; l’organizzazione della raccolta differenziata della frazione tessile attraverso un Centro di coordinamento dei Sistemi dei produttori operante per l’ambito urbano e attraverso raccolte selettive volontarie svolte parallelamente al servizio pubblico; l’uso programmato delle risorse del PNRR; la progressione ragionevole degli obiettivi di raccolta, di preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti; l’incentivazione della prevenzione della produzione di rifiuti tramite riutilizzo; l’imposizione di un eco-contributo visibile sulle vendite di nuovi prodotti tessili; l’incremento di trasparenza e legalità della filiera di gestione dei rifiuti tessili. Il tutto, come si può leggere nello studio “L’Italia del Riciclo”, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Fise Unicircular e riportato da Sustanaibility-Lab, per un settore tessile che ha prodotto nel 2019 pre Covid circa 480.000 tonnellate di rifiuti, per il 96% di tipo non pericoloso. Circa la metà proviene dall’industria tessile, mentre la raccolta urbana incide per il 30%. In poco meno di dieci anni i rifiuti sono aumentati del 39%, mentre la pericolosità si è dimezzata. Nel 2019 il 46% dei rifiuti del settore tessile è stato avviato a recupero di materia, mentre l’11% è andato a smaltimento; il restante 43%è stato destinato

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SUSTAINABILITY

was used for intermediate activities, such as pretreatment and storage, after which it was identified by the same EER codes and given to companies specializing in the sorting, preparation for reutilization and processing into industrial skirtings of products which cannot be sold as second-hand, and which recycle them. The first destination is Campania ( where 50% of waste goes to), followed by foreign countries (14%) and Tuscany (13%). Textile waste is mostly exported to Tunisia and to a number of Eastern-European countries (40% per head of the 116,000 tons). There are, instead, emerging countries where, in order to safeguard their own industry, it is forbidden to export textile waste. Then there are the rags and clothing that cannot be reused and which are repurposed into skirtings and paddings and exported mostly to India, Pakistan and China. A sort of world tour which is well described in “Stracci”, the documentary by Tommaso Santi, a project supported by Toscana Film Commission, which deals with the fashion sustainability issue. A tour that starts in Prato to denounce the impact of the excessive consumption of clothing items on the planet. The documentary, which features interviews with many entrepreneurs and with Liz Ricketts, co-founder of The OR Foundation, will be shown at the Première Vision show.

ad attività di tipo intermedio, come pretrattamenti e stoccaggio, dopo il quale è stato smistato con gli stessi codici EER verso aziende specializzate in attività di cernita, preparazione per il riutilizzo e trasformazione in pezzame industriale dei prodotti non rivendibili come usato, che li sottopongono a recupero di materia. La prima destinazione è la Campania (dove arriva circa il 50% dei rifiuti), poi estero (14%) e Toscana (13%). L’export di rifiuti tessili ha come riferimenti principali (40% a testa delle 116.000 tonnellate) la Tunisia e un blocco di Paesi dell’Est Europa. Di contro ci sono nazioni emergenti in cui, per tutelare la propria industria, è vietato introdurre rifiuti tessili. Infine ci sono gli stracci e gli abiti non destinati al riutilizzo ma alla trasformazione in pezzame e imbottiture, esportati soprattutto verso India, Pakistan e Cina. Una sorta di giro del mondo che trova una sua narrazione anche in “Stracci”, il documentario di Tommaso Santi, progetto sostenuto da Toscana Film Commission, che affronta il tema della sostenibilità della Moda. Un viaggio che parte da Prato per denunciare l’impatto sul pianeta del consumo eccessivo di abbigliamento. Il documentario, racconto corale di esperienze con interviste a tanti imprenditori e con la testimonianza di Liz Ricketts, co-founder di The OR Foundation, avrà una sua ribalta anche a Première Vision, dove verrà proiettato nei giorni del salone.

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Environmental protection is in fashion L’ATTENZIONE ALL’AMBIENTE È DI MODA by redazione La Spola


SUSTAINABILITY

At a time when world economy has had to face the challenge of the pandemic, the world’s leading fashion brands have been involved in one of the events which was designed to protect the environment: the COP26 conference in Glasgow. In Scotland, among the many issues addressed by the representatives of the attending countries there was also the fashion industry’s impact on climate change and the effects that the production of yarns, fabrics and clothing have on the environment: the issue had been raised in 2018 too, when the major fashions brands signed the Charter of the Fashion Industry for Climate Action promoted by the United Nations, which aimed at reducing greenhouse gas emissions by 30% within 2030 and eliminate them completely within 2050. In three years’ time, however, the goal has been barely met, at least according to environmental organizations such as Stand.earth which, in August 2021, compared 47 luxury, fast fashion and sportswear companies. The research showed that not only so far there has been no progress at all, but that some companies, despite the lockdown, have used more fossil fuels than usual. So, on one side there is the socalled greenwashing strategy, and on the other companies have serious difficulty in improving things, probably because all the attention is on the downstream rather than upstream supply chain. Fashion businesses are, in fact, responsible only for 8% of global yearly emissions, while the side of the supply chain that sources the raw material is responsible for 90% of greenhouse gas emissions. So there is a problem of connecting brands and suppliers, who are either unknown or too geographically distant to have any control over them. Conversion of industrial facilities to the use of renewable energy, wastewater treatment and animal and environmental protection are some of the steps that need to be taken to start seriously down the path of sustainable fashion. Goals that clash, however, with the reality of a multitude of sup-

In un momento in cui l’economia mondiale ha dovuto fare i conti con la pandemia del Covid-19 i leader della moda sono stati coinvolti anche in uno degli eventi che dovrebbero, nelle intenzioni e nelle speranze, tutelare l’ambiente che ci circonda: il Cop26 di Glasgow. In Scozia, tra i tanti temi affrontati dai presidenti delle Nazioni e dai loro delegati, c’è stato anche l’impatto che ha la moda nel cambiamento climatico e gli effetti che la produzione di filato, tessuto e abbigliamento provoca sull’ambiente: un’attenzione alla questione che si era concretizzata già nel 2018 a Parigi, quando fu firmata dai maggiori brand del fashion system la Carta dell’industria della moda delle nazioni Unite per il clima, che si prefissava la riduzione delle emissioni di gas serra del 30% entro la fine del 2030 e di eliminarle definitivamente entro la fine del 2050. Ma in tre anni l’obiettivo temporale si è avvicinato più di quanto non abbia fatto quello materiale, almeno secondo quanto rilevato dagli osservatori, come ad esempio Stand. earth, che nello scorso agosto ha messo a confronto 47 aziende del lusso, del fast fashion e di quello sportivo. Dall’indagine è emerso che non solo non c’è stato nessun progresso ma che anzi qualcuno, tra Stati e aziende, nonostante il lockdown, ha utilizzato ancora più combustibili fossili che in passato. Quindi da una parte c’è la strategia del cosiddetto greenwashing e dall’altra una seria difficoltà a migliorare effettivamente le cose, forse perché per ora è stato deciso di puntare l’attenzione a valle invece che a monte della filiera. Le aziende della moda da sole sono infatti responsabili dell′8% delle emissioni annue globali e dalla catena di approvvigionamento delle materie prime proviene il 90% delle loro emissioni di gas serra. E qui nasce il problema di connettere i brand con i fornitori, in parte sconosciuti o troppo lontani geograficamente per essere controllati. Conversione delle strutture all’uso di energie rinnovabili, miglioramento del trattamento delle acque re-

The side of the supply chain that sources the raw material is responsible for 90% of greenhouse gas emissions

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SUSTAINABILITY

ph. Raoul Croes

Discussions were held to adapt the 2018 Charter and guidelines for the challenges of decarbonization Si è lavorato per adattare la Carta del 2018 e le linee guida su decarbonizzazione

pliers across the five continents which make traceability still very difficult and onerous. The COP26 conference has highlighted all these needs, with fashion designers and brands coming face to face with the world’s decision-makers, taking on a role laden with responsibility and difficult decisions, but also confident of their fame and influence. Among them was Stella McCartney, who was invited to the COP26 conference because of her role as a deeply committed environmentalist and as the latest brand to partner with the world’s largest luxury group, LVMH, providing further evidence that the top fashion brands are paying great attention lately to the environmental issue. The fashion designer introduced the conference attendees to the low- environmental impact and innovative materials that the brand is experimenting with and using such as Econyl nylon made out of recycled ocean plastic and viscose from sustainable wood that Lenzing also introduced at the latest Filo show. In Glasgow, discussions were held to adapt the 2018 Charter and its guidelines to address the challenges of decarbonization and of the fashion industry’s reduction of CO2 emissions, but also of deforestation (an agreement between Brazil and Russia was finally reached for a total value of over $ 19 billion), considering that over 150 million trees are estimated to be cut and processed into fabric

flue, tutela dell’ambiente e degli animali sono alcuni dei passi da compiere per svoltare decisamente verso una moda sostenibile. Obiettivi che si scontrano con la miriade di fornitori nei cinque continenti rendendo ancora assai difficile ed onerosa la tracciabilità. Per questo la COP26 ha fatto da collettore di queste necessità, con stilisti e marche che si sono presentate al cospetto dei decisori mondiali con un grande carico di responsabilità ed esperienza ma anche di notorietà ed influenza. Tra questi Stella McCartney, unica invitata alla Cop26 in quanto ambientalista assai battagliera e recente partner del primo gruppo del lusso al mondo, LVMH, a dimostrazione che la questione ambientale è entrata nelle attenzioni dei top brand. La stilista, figlia d'arte ma ormaimcon una propria carriera di designer ben più che luminosa, si è presentata con una esposizione sul tema dei materiali innovativi a minimo impatto ambientale che il brand sta testando e utilizzando come il nylon ricavato dalle plastiche oceaniche Econyl e la viscosa da legno sostenibile che Lenzing ha presentato anche all’ultima edizione di Filo. A Glasgow si è lavorato per adattare la Carta del 2018 e le sue linee guida su decarbonizzazione e riduzione delle emissioni Co2 dell'industria della moda, ma si è parlato anche di deforestazione (anche grazie ad un accordo stipulato finalmente anche dal Brasile e dalla Russia dal valore di oltre 19 miliardi

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SUSTAINABILITY

Stella MCCartney

every year. The world leaders promised to stop deforestation within 2030, which implies investments in fibers and skins that respect biodiversity, focus on low-environmental impact materials and safeguard the supplying sources. Many companies, at the Glasgow conference, have pledged to cut down the production of goods that cause deforestation and support the indigenous populations and local communities. But this is not enough: in less than ten years, the fashion industry will have to invest in recycling systems and prevent the transfer of pollutants, such as chemicals and pesticides, into the soil used to produce textiles. And we must not forget that, in addition to the luxury industry and the best-known brands, there is also fast fashion, a highly profitable business based on planned fashion obsolescence which causes increased pollution, and e-commerce which, though in other ways, causes pollution and consumption of environmental resources too. Let’s hope Greta Thunberg won’t have to reprimand world leaders again for their empty words and unfulfilled promises.

di dollari), visto che si stima in oltre 150 milioni la quantità di alberi tagliati e trasformati in tessuto ogni anno. L’impegno è di bloccare la deforestazione entro il 2030, il che comporterà investire su filiere delle fibre e del pellame che rispettino la biodiversità, puntare su materiali a basso impatto ambientale e tutelare le fonti di approvvigionamento. Molte aziende, proprio a Glasgow, si sono pubblicamente impegnate a limitare i prodotti che sono a rischio di deforestazione ed a sostenere le popolazioni indigene e le comunità locali dal punto di vista sociale. Ma non può bastare: in meno di dieci anni la moda dovrà anche investire su sistemi rigenerativi ed evitare di inquinare con sostanze chimiche e pesticidi i terreni destinati alla produzione di tessili. Il tutto senza dimenticare che oltre al lusso e ai brand più famosi esistono sia il fast fashion, che è fonte di numeri altissimi per vendite e conseguente (e spesso rapida) dismissione di abiti, che l’online, che per altri versi è causa di inquinamento e consumo di risorse dell’ambiente. Anche per evitare che il “bla bla bla” ormai noto di Greta Thunberg torni in futuro ad ammonire i decisori mondiali per decisioni non prese.

The world leaders promised to stop deforestation within 2030 with an agreement for a total value of over $ 19 billion

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Change of plans CALENDARIO E GOMMA PER CANCELLARE by Matteo Grazzini

Pitti Filati


FAIRS

2022 got off to a very surprising start for international trade shows. The pandemic had seemed to have subsided, the organizational wheels began turning, everyone was thrilled about how the latesummer shows went and everything was seemingly speeding towards full recovery. Instead, in November clouds began building up in the sky threatening a storm which, in December, swept across Germany and then England. The storm soon turned into a nightmare of delays, cancellations and postponements even of events that had been already postponed and which thousands of exhibitors were eagerly waiting for. The most emblematic case is that of Frankfurt, where everything had been carefully planned months in advance for the January Heimetxtil show for home and contract textiles. And instead, Messe Frankfurt delivered the difficult and painful news that the show was postponed again, probably to early summer, when the Covid cases are supposed to come down. Everything was ready to kick off, the anticipation building, the media hype in full swing, trends introduced, events planned and, instead, Frankfurt’s powerful organizational wheels had to stop spinning when the pandemic situation in Germany worsened dramatically, having to go back to lockdown restrictions again and football stadiums closed to fans to reduce Covid transmission. Like Frankfurt and right after Frankfurt: also Munich had to raise the white flag and surrender in the face of the Covid pandemic and the authorities’ decisions: View Premium Selection was the first show to be cancelled in late November, in the midst of the chaos caused by the sudden rise in cases, then even Munich Fabric Start, along with Bluezone, had to give up their late-January shows. Same organizational wheels and same restrictions imposed by the Bavarian government, one of the most scrupulous and rigorous among the various German Länders: the cancelled shows will not be rescheduled, because the market travels faster than the virus and collections come and go season by season careless of vaccines and Covid tests. The only exception being Bluezone, rescheduled for early May in a new location, Zenit, and with a new identity, provided that the pandemic situation permits it. The same conclusions were reached in the UK, where John Kelley and The London Textile Fair staff waited until Christmas to make the final decision: no show in January and postponement to March, on the 22nd and 23rd. The worsening of the health crisis and restrictions to travelling to the UK( a pre-departure Covid-19 test even for the fully vaccinated) convinced Kelley to push the Islington show’s date forward to March, hoping that in two months’ time things will have gone partially back to normal. In France and in Italy, at the time of print release, there are two different situations. In France, the fourth wave of coronavirus infections arrived steadily, smoothly, without reaching alarming levels that would lead to drastic decisions being made by the government, at least until mid-November when, instead, there was a staggering rise in cases which, around the end of the year, surged to early pandemic levels.

Il 2022 delle fiere internazionali è iniziato come in pochi si aspettavano. La pandemia sembrava aver mollato la presa, la macchina organizzativa si era messa in moto in modo massiccio e entusiasta dopo la buona tornata di fine estate e tutto sembrava indirizzato verso la ripresa più totale. Invece verso novembre sono tornate ad addensarsi nubi che minacciavano temporali, che puntualmente sono arrivati a dicembre, prima sulla Germania e poi sull’Inghilterra. Temporali che hanno assunto la forma di rinvii, annullamenti e disdette, anche di eventi già rinviati in precedenza e attesi da migliaia di espositori. Il caso emblematico è quello di Francoforte, dove per Heimetxtil di gennaio si attendeva solo di sapere il programma dettagliato del salone del tessile per la casa ed il contract per dare il via al conto alla rovescia. Ed invece da Messe Frankfurt è arrivata la difficile e sofferta comunicazione del rinvio, probabilmente a inizio estate, quando i numeri del Covid dovrebbero essere tornati bassi. Tutto era pronto, il battage promozionale ampiamente iniziato, le tendenze presentate, i talk organizzati ed invece la poderosa organizzazione di Francoforte ha dovuto fare i conti con il precipitare della situazione in Germania, ricorsa anche al lockdown ed agli stadi chiusi per ridurre i contagi. Se ne riparla tra quasi cinque mesi, quando a Francoforte saranno di scena Techtextil e Texprocess e sarà recuperata Heimtextil. Come Francoforte e dopo Francoforte: anche Monaco di Baviera ha dovuto alzare bandiera bianca di fronte al Covid e alle decisioni delle autorità: prima è saltata View Premium Selection a fine novembre, nel pieno caos derivante dall’aumento improvviso dei contagi, poi anche Munich Fabric Start, insieme a Bluezone, ha dovuto rinunciare al salone di fine gennaio. Stessi organizzatori e stessi limiti imposti dal governo bavarese, ad inizio emergenza tra i più attenti e rigidi tra i vari Länder tedeschi: edizioni annullate che non verranno recuperate, perché il mercato viaggia più veloce del virus e le collezioni saltano di stagione in stagione senza curarsi di vaccini e tamponi. Unica eccezione dovrebbe essere, ed il condizionale rimane d’obbligo finché questa situazione epidemica non si stabilizza, Bluezone, riprogrammata ad inizio maggio in una nuova location, lo Zenit, e con una nuova formula. Poi sono arrivate decisioni simili anche dall’Inghilterra, dove John Kelley e lo staff di The London Textile Fair hanno aspettato l’avvicinarsi del Natale per trarre la conclusione finale: niente fiera a gennaio e spostamento a marzo, il 22 e 23. L’aggravarsi della situazione sanitaria e la stretta sulle modalità di accesso all’Inghilterra (tamponi prima della partenza anche per i vaccinati) ha convinto Kelley a spostare il salone di Islington di un paio di mesi, ritenuti sufficienti per tornare ad una normalità, seppur non totale. Rimangono Francia e Italia dove, al momento di andare in stampa, si vivono situazioni diverse. Nel primo caso la quarta ondata di contagi è arrivata in modo costante, fluido, senza causare picchi e conseguenti decisioni del governo, almeno fino a metà novembre, quando invece i numeri hanno iniziato a salire vertiginosamente per arrivare a picchi molto alti a fine anno, battendo ogni record da inizio pandemia. In Italia invece la soddisfazione di essere tra i Paesi europei più virtuosi e

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FAIRS

Première Vision Paris

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FAIRS

Milano Unica

Pitti Filati

Texworld

In Italy, the period of satisfaction for being one of the bestperforming and safest European countries lasted longer, only to disappear again in December because of a sharp surge in cases, with all the attention being directed to the Super Green Pass, vaccinations and other containment measures. On one side Première Vision and Texworld Evolution Paris, on the other Milano Unica, Pitti Filati and Filo: five trade shows keeping an eye on the pandemic’s path, but also used to managing such emergencies. In this already unusual February, the textile-clothing industry has to face another unusual event, the Milano Unica and Pitti Filati shows being held basically at the same time: the former scheduled for February 1 and 2 in Rho, and the latter from February 2 to 4 at Florence’s Stazione Leopolda. A partially overlapping schedule, for one day only actually, but indicative of the congested trade show calendar due to the Covid pandemic. So, for once, Milano Unica will be opening the Italian trade show season with its welloiled machine and spread over two days: more streamlined and manageable, at least at this moment in history. Pitti Filati, instead, is still a three-day show, perhaps a bit too much the last time, also because of the restrictions to travelling and accessing public events. Texworld (February 7-9) goes back to its physical format following the positive experience of Le Showroom downtown Paris and with selected exhibitors and visitors in a safe environment. The show, or better the shows, of Messe Frankfurt France go back to Le Bourget for one last time before the final transfer to Paris’s Porte de Versailles exhibition center in July. So Apparel Sourcing, Avantex, Leatherworld and Texworld will be doing trials runs before definitely going back to their physical version. Première Vision Paris (February 8-10) is all about new developments this time, in terms of both organizational structure ( see our interview with Igor Bonnet) and content, in step with the Parisian

sicuri è durata più a lungo, sparendo però a dicembre inoltrato in concomitanza con la ripresa dei contagi e deviando l’attenzione su Super Green Pass, vaccinazioni ed altre misure di contenimento. Da un lato Première Vision e Texworld Evolution Paris, dall’altro Milano Unica, Pitti Filati e Filo: quattro saloni che guardano all’evoluzione della pandemia con occhio ovviamente interessato ma anche abituato a gestire queste emergenze. In questo febbraio già abbastanza sui generis la filiera del tessile-abbigliamento italiana deve anche fare i conti con una insolita concomitanza, quella tra Milano Unica e Pitti Filati: la prima è in programma l’1 e 2 febbraio a Rho, la seconda dal 2 al 4 febbraio nella confermata sede della Stazione Leopolda di Firenze. Una sovrapposizione certamente parziale, di un solo giorno, che dovrebbe influire in modo limitato su entrambi i saloni ma anche indicativa di una congestione di date causata dal Covid e dal calendario internazionale sempre più affollato e concentrato. Per una volta quindi è Milano Unica ad aprire il sipario sui saloni italiani con la sua formula ormai rodata e spalmata su due soli giorni: più snella e gestibile, almeno in questo periodo storico. Pitti Filati invece sceglie ancora i tre giorni, che nell’ultima edizione sono apparsi forse eccessivi, anche in virtù delle difficoltà negli spostamenti e nei vincoli di accesso ai pubblici spettacoli. Texworld (7-9 febbraio) torna in presenza dopo la positiva esperienza di Le Showroom nel centro cittadino e con espositori e visitatori selezionati ed in sicurezza. Il salone, o meglio i saloni, di Messe Frankfurt France si sono riappropriati di Le Bourget per l’ultima edizione prima del trasferimento al centro espositivo di Parigi Porte de Versailles a luglio. Apparel Sourcing, Avantex, Leatherworld e Texworld fanno quindi le prove generali per un rilancio definitivo delle versioni in forma fisica. Première Vision Paris (8-10 febbraio) sarà all’insegna delle novità, sia per la struttura organizzativa (vedi intervista a Igor Bonnet) che per i contenu-

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The fruit of innovation Fibre Blending Plants

Sixty years of experience, business and technology have allowed us to make innovative machinery and systems, working closely together with the textile and other industries. Our goal is to respond to the demands of new products (especially nonwoven fabric) with focused and innovative projects and using high technology.

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FAIRS

Paolo Monfermoso

show’s tradition but also with the market. The show in Villepinte is an excellent test before the July event when, for the first time, Première Vision will be held at the height of summer and before Milano Unica, thus, setting a precedent which the whole textile industry is looking at with interest. Filo (23-24 February at MiCo in Milan) has wider margins of movement and will be able to close the exhibition series with (probably) greater peace of mind: last October's edition was one of the most positive and appreciated ever and the hope is that this growth trend will not be interrupted. "Registrations went very well," says Paolo Monfermoso, head of the show, a few days before going to press, "even though we obviously had some colder responses from abroad for reasons linked to international travel. This confirms the desire to be there, just like in October, when we had a very positive edition. Precisely on the basis of this experience, we have confirmed the space dedicated to knitwear, which was non-invasive compared to weaving and demonstrated the dual use of yarns, and that for fibres, a theme on which we will continue to develop further". The 57th edition will also be the first after the launch of e-Filo: 365 Days of Yarns, the digital platform: "We have received a good response in this case too," continues Monfermoso, "both from those who see us as a showcase to support the display of products at the fair and from those who use it to better prepare their visit to the fair. The search engine works well and has proved to be interesting". Finally, the dates. Filo 58 will arrive in mid-September, paradoxically earlier than usual but two months away from Milano Unica and Première Vision: "Obviously we could not follow the choices of these two fairs - concludes Monfermoso - so we have chosen a date that satisfies all our exhibitors, who will not be forced to work with the stress of summer holidays close to the fair".

ti, legati alla tradizione del salone parigino ma adeguati al mercato. Quello del Parc des Expositions di Villepinte sarà un ottimo test in vista di luglio, quando per la prima volta Première Vision si svolgerà in piena estate e prima di Milano Unica, creando un precedente che incuriosisce tutta la filiera. Filo (23-24 febbraio al MiCo di Milano) ha margini di movimento più ampi e potrà chiudere la rassegna di fiere con una (probabile) maggiore tranquillità: l’edizione dello scorso ottobre è stata tra le più positive ed apprezzate di sempre e la speranza è che questo trend di crescita non si interrompa. “Le adesioni sono andate molto bene – dice Paolo Monfermoso, responsabile del salone, pochi giorni prima di andare in stampa – anche se ovviamente abbiamo avuto qualche risposta più fredda dall’estero per i motivi legati agli spostamenti internazionali. Questo conferma la voglia di esserci, proprio come a ottobre, quando abbiamo vissuto un’edizione assai positiva. Proprio sulla scorta di questa esperienza abbiamo confermato lo spazio dedicato alla maglieria, che non è stato invasivo rispetto alla tessitura e ha dimostrato il doppio uso dei filati, e quello per le fibre, un tema sul quale continueremo gli approfondimenti”. L’edizione numero 57 sarà anche la prima dopo il lancio di e-Filo: 365 Days of Yarns, la piattaforma digitale: “Abbiamo ricevuto una buona risposta anche in questo caso – continua Monfermoso – sia da chi ci vede una vetrina di supporto all’esposizione dei prodotti in fiera che da chi la usa per preparare al meglio la visita in fiera. Il motore di ricerca funziona bene e si è rivelato interessante”. Infine le date. Filo 58 arriverà a metà settembre, per paradosso anticipata rispetto al solito ma a due mesi di distanza da Milano Unica e Première Vision: “Ovviamente non potevamo seguire le scelte di queste due fiere – conclude Monfermoso – così abbiamo scelto una data che accontenta tutti i nostri espositori, che non saranno obbligati a lavorare con l’assillo delle ferie estive a ridosso del salone”.

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Growth through change CAMBIARE PER CRESCERE. FOR TEXTILE, L’EVOLUZIONE DI SERI.CO by Matteo Grazzini


DISTRICT

“The most difficult task in life is changing yourself ”. These words were spoken by Nelson Mandela and the change that he brought to an area of the world has gone down in history, but there also people who, though within a far more limited field of action, decided that the time had come to change the course of events to keep up with the times. And they moved from words to action. Roberto Cozzi, president of the Management Committee of the former Seri.Co, put himself at the head of the associates and led the evolution towards For Textile, the new brand that certifies that the production is made in Como. And the ambition to go beyond the local boundaries is one of the main reasons that spurred the change in the first place. “One of the founders of Seri.co was the owner of the company I used to work for and he had been president of it for five years- Cozzi saysso I myself was quite doubtful about the change of name, considering the name’s connection with Como. The word’s association, however, with the district and the assonance with “silk” had become a limit when it came to raising the number of members”. New name but same logo. Why? Unfortunately, not only silk is made in Como anymore, although it was only a niche market but enough to sustain the district. So Giorgio Penati (President of Centro Tessile Serico, the owner of the Seri.co brand) and I chose a name, For Textile, which we were already familiar with and which is open to other districts and other production sectors as well. The logo is still the same, and it can be seen as both the stylized image of Lake Como and a fabric layer, according to the viewer, it doesn’t matter. Sectors which you call “Departments”. In addition to Seri.co there are Forniture for home furnishing, Chemicals and Technical for technical fabrics. As far as furnishing is concerned, the certification concept is still in its infancy, so the idea is to contact furniture makers for an estimate of the finished product, not only of the fabric. As for technical fabrics, our focus market is sportswear, but also military and medical clothing. As for chemicals producers, we aim to obtain a more specific and detailed certification than the current one, by getting all the companies involved and inviting them to operate with the utmost transparency, because chemicals are still a delicate issue within the textile industry. One of the advantages of having all four departments share the same procedures is that those who have already followed the standard procedure for Seri.co are more willing to try for other certifications in the textile field and it takes less time to obtain them. And all this due to Centro Tessile Serico’s experience and laboratories and to Seri.co’s Ethical Code as guiding light. My dream is that, in a few years’ time, the For Textile certification will be enough to guarantee a product’s ethicality and healthiness. Do you have the tools and structure to extend the range of certifiable sectors? The certification was based on 23 product sheets, one per each item.

“Il compito più difficile nella vita è quello di cambiare se stessi”. Le parole sono di Nelson Mandela ed il cambiamento che lui ha imposto ad una parte di mondo ha fatto sicuramente la storia ma c’è anche chi, in un ambito decisamente più circoscritto, ha pensato che era arrivato il momento di modificare il corso degli eventi per restare al passo coi tempi. Ed ha agito. Roberto Cozzi, presidente del Comitato di gestione dell’ormai ex Seri. Co, si è messo alla testa delle aziende socie ed ha guidato l’evoluzione verso For Textile, il nuovo marchio che caratterizza adesso la certificazione made in Como. E proprio il voler uscire dai confini territoriali è stato uno dei motivi della scelta. “Tra i fondatori di Seri.co c’era l’azienda per la quale lavoravo ed il mio titolare è stato cinque anni presidente – ammette Cozzi – e quindi anch’io ero titubante per il cambio del nome, vista l’attinenza diretta con Como. Ma questa vicinanza al distretto e l’assonanza con la seta erano diventati il limite per allargare la compagine”. Quindi avete pensato ad un nome nuovo mantenendo lo stesso logo. Sì. Purtroppo Como non fa solo e soprattutto seta come un tempo, anche se era solo una nicchia del mercato ma sufficiente a far girare il distretto. Così io e Giorgio Penati (AD del Centro Tessile Serico, proprietario del marchio Seri.co, ndr) abbiamo scelto un nome, For Textile, che per noi era già familiare essendo presente nella nostra mail e che è aperto anche ad altri distretti ed altri settori produttivi. Il logo è rimasto lo stesso, che sia visto come la stilizzazione del lago di Como o di una falda di tessuto, a seconda di chi lo guarda, non importa. Settori che avete chiamato Dipartimenti. Sono quattro. Accanto al principale Seri.co che raggruppa le aziende attuali ci sono il Forniture per l’arredamento, il Chemicals per la chimica ed il Technical per i tessuti tecnici. Per l’arredamento, dove il concetto di certificazione è ancora un po’ indietro, l’idea è di contattare i mobilieri per la valutazione del prodotto finito, non solo del tessuto. Sui tessuti tecnici ci rivolgiamo allo sportswear ma anche ai militari ed ai medicali, per i quali non tutta la filiera è seguita. Per i produttori di sostanza chimiche puntiamo ad una certificazione specifica e più dettagliata di quella attuale, coinvolgendo direttamente le aziende ed invitandole alla massima trasparenza, perché i prodotti chimici sono un argomento ancora un po’ delicato all’interno della filiera tessile. Uno dei vantaggi ad accomunare per i quattro dipartimenti una serie di procedimenti è che chi ha già fatto la trafila per Seri.co è più che predisposto per il conseguimento di altre certificazioni di settore ed impiega meno tempo ad ottenerle. Questo grazie all’esperienza ed ai laboratori del Centro Tessile Serico e a fare da guida c’è il Codice Etico di Seri.co. Il mio sogno è che tra qualche anno la certificazione For Textile sia sufficiente da sola a garantire l’eticità e la salubrità di un prodotto. Avete già gli strumenti e la struttura per ampliare i settori da certificare? Inizialmente la certificazione era basata su 23 schede prodotto, una

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DISTRICT

Roberto Cozzi

The 24th one was introduced in order to meet the brands’ further requests, including specifications each one different from the other, so this was actually a first attempt at a standardization of restrictions and procedures. We will change a few parameters in order to adapt them to the various sectors. At the same time as the change of name, we have also introduced the 27th product sheet regarding the Sustanaible Goverance Financial Reporting. Why a change right in the middle of a health emergency? In 2022, Centro Tessile Serico will change its name too into Centro Tecnologico Sostenibile. We plan to extend the field of action by including, for instance, Cantù for home furnishing, and it is precisely in the most difficult times that change becomes necessary. On the occasion of Seri.co’s twentieth anniversary, we took the leap, also because we believed that the worst was over and that the economic recovery was underway, even if not at the 2019 levels. Certifications have become, in the past few years, an integral part of companies’ planning process. Is there more collaboration or competition in your field? Sistema Moda Italia, which took both us and Centrocot into its hands, encouraged the dialogue among us, so it is quite impossible that companies under the same umbrella will communicate less than they did before, for we have always seen each other as cooperating partners. We collaborate with Icea, while we have tried to cooperate with others but unsuccessfully due to a certain proneness to self-adulation. We would rather have others tell us that we have done well, like TÜV Rheinland, a third-party organization which ensures transparency of business conduct.

scheda per ogni articolo. La 24 poi è nata per dare ulteriori risposte alle richieste dei brand, con capitolati l’uno diverso dall’altro e quindi una prima unificazione di vincoli e procedure c’è stata. Andremo a modificare alcuni parametri per adattarli alle altre tipologie di settore. In concomitanza col cambio del nome abbiamo avviato la compilazione della nuova scheda 27, relativa alla Rendicontazione Governance Sostenibile. Perché un cambiamento proprio adesso e proprio nel mezzo di un’emergenza sanitaria? Nel 2022 cambierà nome anche il Centro Tessile Serico che diventerà Centro Tecnologico Sostenibile. Vogliamo ampliare il raggio territoriale, abbiamo già pensato ad esempio a Cantù per l’arredamento, ed è nei momenti più difficili che diventa necessario cambiare. Ed in occasione del ventennale di Seri.co abbiamo fatto il grande passo, senza paura, anche perché pensavamo che il peggio fosse passato e che la ripresa fosse tornata definitivamente, anche se non ai livelli che avevamo nel 2019. Le certificazioni sono, da anni, al centro della programmazione delle aziende. Nel vostro settore c’è più collaborazione o concorrenza? Un aiuto per avviarsi ad un dialogo è arrivato da Sistema Moda Italia, che ha preso in mano sia noi che Centrocot e quindi sarà impossibile che due aziende sotto la stessa ala non parlino più di quanto non abbiano già fatto finora, perché in effetti ci siamo sempre visti come laboratori a confronto. Con Icea c’è una stretta collaborazione, mentre con altri abbiamo provato ad avviare un percorso comune senza successo a causa di un certo auto-incensamento. Noi da sempre abbiamo scelto che siano altri a dirci se lavoriamo bene ed in questi anni l’ente terzo è TÜV Rheinland, che assicura la trasparenza dell’operato.

"It is precisely in the most difficult times that change becomes necessary"

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FOCUS

Ready, steady… Re-start PRONTI, ATTENTI... RIPRESA Everyone has his own personal point of view about the current global economic re-start. The meaning of the word “re-start” is starting again after a period of – usually forced – standstill. Before that period, many companies may have been ready to deliver new solutions to the international market and Biancalani Textile Machinery is no exception. Also, Biancalani is a longtime mechano-textile company that has seen a lot and whose point of view can help understanding the above-mentioned re-start topic. How can a company figure out when an actual re-start is happening? The first hint is traveling abroad. With every imaginable precaution, people is recently booking flights and trains again, traveling for business. Biancalani is getting back to traveling to clients who need installation and maintenance service, second one also provided by the so-called safest parachute ever: Biancalani Service Centers. Another sign: if the latest turnover of a company is more consistent when compared to the previous three years and if it is so after and despite a period of global economic crisis, then we can definitely talk about re-start. A rich order backlog is the ultimate sign of re-start. It allows to identify market trends. Biancalani is starting new negotiations both in Italy and abroad, with clients visiting Biancalani headquarters for on-site textile testing, in complete safety. It totally recalls the positive, productive, pre-pandemic atmosphere. Finally, a re-start is picking up where we left off. Aquaria, the brand new textile machinery by Biancalani presented at Itma is currently already present in many Countries while other Aquaria machineries are on the go. This is actually a double re-start, because Aquaria marks the beginning of a new era for Biancalani, as the company makes its entry into the dynamic market of after digital/rotative printing washing processes. All of this is totally in line with the global economic recovery, as evidenced by textile exhibitions taking place again all over the world, starting past September with Première Vision and up to next events in the United States and Asia.

Ognuno, persona o azienda che sia, ha la propria interpretazione riguardo all’attuale ripresa economica globale. “Ripresa” significa letteralmente ricominciare in seguito a un periodo di parziale stasi, solitamente forzata e prima della pandemia molte aziende erano probabilmente pronte a offrire al mercato internazionale nuove soluzioni di settore e Biancalani Textile Machinery non fa eccezione. E come azienda meccanotessile di lungo corso ha l’esperienza per comprendere l’argomento ripresa. Come capire quando una ripresa è in corso? Il primo indizio riguarda i viaggi all’estero: con ogni precauzione le persone stanno ricominciando a prenotare voli e treni, a viaggiare per lavoro. Anche Biancalani sta tornando dai clienti che chiedono un servizio di installazione e manutenzione, assicurato dal “paracadute di sicurezza” per eccellenza: i Centri di Assistenza Biancalani. Altro segno di ripresa è quello legato al fatturato. Se quello dell’ultimo anno fiscale è stato più consistente rispetto ai tre precedenti, nonostante un periodo di crisi economica globale, si deve parlare di ripresa, e di conseguenza di nuove assunzioni. Esattamente ciò che sta accadendo da Biancalani, con più di un reparto coinvolto nel processo. Un portafoglio ordini nutrito è il segnale definitivo di ripresa e consente una previsione degli andamenti di mercato. Biancalani sta portando avanti nuove trattative sia in Italia sia all’estero, mentre i clienti visitano la sede per eseguire prove su tessuto, in completa sicurezza e nel rispetto delle norme sanitarie. Un piacevole ritorno a quell’atmosfera che si respirava prima dell’avvento del Covid. Infine, ripresa significa riprendere da dove tutto si era fermato. Aquaria, l’innovativa macchina di Biancalani presentata ad Itma, è oggi attiva in molti Paesi ed altri esemplari sono in viaggio per nuove consegne. In questo caso la ripresa è doppia, poiché Aquaria sancisce l’inizio di una nuova era per Biancalani, mentre l’azienda fa il suo ingresso nel mercato dinamico e fiorente del lavaggio dopo stampa digitale o rotativa. Tutto ciò in linea con la ripresa economica globale, sottolineata dalle fiere tessili pian piano sempre più frequentate, come ha dimostrato lo scorso settembre Première Vision e come previsto per i prossimi eventi in Asia e negli Stati Uniti.

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FOCUS

FILATI FANTASIA PER TESSITURA

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FOCUS

Tradition and innovation RIFINIZIONE VIGNALI: TRADIZIONE E INNOVAZIONE

For many years, Rifinizione Vignali has been a name associated with quality and innovation in the field of textile finishing, because of the wide range of state-of-the-art treatments it offers. Quality service has been the company’s strength for 72 years, along with the Vignali family’s uninterrupted ownership of the company. Rifinizione Vignali, in fact, began operating back in 1947, when Silvio Vignali took his first steps as entrepreneur by teaselling blankets. The years 1954-55, with Silvio’s son Ivo joining the company, marked a great turning point in the business. Rifinizione Vignali changed and expanded its production range and processing methods with a view to further industrial development. Ivo is the current president of the board of directors and the third-generation members of the family, Barbara and Silvia, have joined the company too. Over the years, in addition to new finishing treatments of fine and innovative fabrics, in par-ticular, upholstery fabrics which had not been produced in the Prato area until then, the company became highly specialized in the finishing of acrylic carpets and faux fur coats. In more recent times, Rifinizione Vignali also specialized in the finishing of velvets and fur-nishing fabrics. In the sixties, the company believed it was time to upgrade the entire machinery fleet and, in 1973, a new dyeing mill, Ma-Vi, was started, adding to the one operating within Rifinizione Vignali. Then the company further expanded its activity, soon becoming well-known not only in the Prato area, but also across the country and abroad. Today, the company can count on a base of regular customers who continue to trust Vignali’s experience and rely on its inno-vative solutions. At present, Rifinizione Vignali, together with Tintoria MA-VI, employs about 100 people and is increasingly committed to research on new technologies and improve-ment of processing and service quality, with an eye to sustainability of production processes.

La Rifinizione Vignali è un nome che da anni rappresenta una garanzia nell’universo del finissaggio, garanzia di qualità, ma anche di modernità, dato che le lavorazioni che l’azienda pratese oggi offre sono ormai numerose e all’avanguardia. Proprio la qualità del servizio è il fil rouge dei 73 anni di attività. Un altro punto fermo è la proprietà, sempre della famiglia Vignali. L'attività della Rifinizione Vignali infatti è iniziata nel 1947 quando Silvio Vignali inizia la sua attività di imprenditore artigiano occupandosi della garzatura di coperte. Negli anni ’54/’55, lo affianca il figlio Ivo che porta un vero e proprio giro di boa nell’attività imprenditoriale. Innanzitutto un ampliamento della tipologia di tessuti lavorati, in seconda battuta l’allargamento del giro di affari in un’ottica sempre più industriale. Ivo Vignali è oggi presidente del Consiglio di amministrazione, ma è affiancato dalla terza generazione, le figlie Barbara e Silvia. Le novità nelle tipologie di lavorazioni fatte e di tessuti trattati sono soprattutto il finissaggio di tessuti pregiati e innovativi, tessuti anche rivolti al settore dell’arredamento e in questo caso si tratta di una novità per il settore pratese. Ulteriore passaggio sono le lavorazioni di finissaggio di tappeti di acrilico e pellicce ecologiche. Più recentemente la Rifinizione Vignali si è specializzata nei velluti e tessuti da arredamento. L’ampliamento delle lavorazioni offerte dalla Rifinizione porta ben presto, già negli anni ’60, la necessità di un imponente rinnovamento del parco macchine, nel 1973 viene addirittura fondata una nuova tintoria, la MaVi, che affianca quella interna della Rifinizione Vignali. Parallelamente all’allargamento dei servizi offerti si allarga anche il mercato, i cui confini non sono più quelli del distretto, ma quelli nazionali prima e internazionali dopo. Oggi l’azienda conta un portafoglio di clienti consolidati che si fidano dell’esperienza e contano sulle innovazioni che Vignali garantisce. Attualmente la Rifinizione Vignali e la Tintoria MA-VI contano complessivamente circa 100 dipendenti. Forte è l’impegno nella ricerca di nuove tecnologie e nuovi trattamenti, nel miglioramento della qualità dei processi e dei servizi e nella sostenibilità delle lavorazioni, la Rifinizione Vignali infatti ormai da molti anni utilizza, in produzione, esclusivamente acqua proveniente dal depuratore appositamente trattata e resa idonea.

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FOCUS

Privacy and recognitions FIL-3, TRA RICERCA DI PRIVACY E RICONOSCIMENTI In a year of economic turmoil for the whole world, Fil-3 has nonetheless a number of reasons to be pleased, including major recognitions and the gaining of new certifications. Fil-3, in fact, was granted the Cribis Prime Company certificate, that is, the status of maximum commercial reliability. Every year, the recognition is awarded to only 5% of the over 6 million Italian companies by Cribis, a member of CRIF, a group which specializes in business information, credit scoring and solutions for business decisions by providing banks, financial firms, insurance and telecommunication companies, utilities and businesses with qualified support. As for wool certifications, the procedure for the granting of RWS, which adds to the previous GRS, GOTS and Oeko-Tex Standard 100 certifications, was completed. Fil-3 is fervently committed to sustainability despite the costs involved in the granting of certifications and the hard work required to provide all necessary information. And all this to the detriment of the company’s privacy: “ Our end customers, that is, the brands- MD Giacinto Gelli says with disappointment- insist on being informed as to how and where I buy the raw material and how and where I weave, dye and process it, despite the certifications and the best processing practices. Nobody protests against such a privacy violation and excessive control”. On top of that, the rise in the cost of consumption of energy, which has forced Fil-3 to undertake a review of pricing with a price rise from one to three euros per kilo: “We used to have- as Gelli explains, although the company’s performance in 2021 was in line with the pre-pandemic 2019- one price list only, but the rise in the cost of electricity and gas, for us, dyeing and spinning mills, and the increase in prices of raw materials, with linen nearly impossible to find, and of transportation, make long-term planning impossible, even when it comes to the customer price list”.

In un anno di nuovo difficile per l’economia di tutto il mondo Fil3 è riuscita comunque a trovare motivi di grande soddisfazione, con riconoscimenti importanti e l’arrivo di nuove certificazioni. Nel primo caso Fil-3 ha ricevuto l’attestato Cribis Prime Company, ovvero lo status di azienda a cui viene riconosciuto il massimo livello di affidabilità dal punto di vista delle relazioni commerciali. Il riconoscimento ogni anno viene assegnato solo al 5% degli oltre 6 milioni di imprese italiane da Cribis, una società di CRIF, un gruppo specializzato in sistemi di informazioni creditizie, business information e soluzioni per la gestione del credito, che offre a banche, società finanziarie, confidi, assicurazioni, società di telecomunicazioni, utilities e imprese un supporto qualificato. Dal punto di vista delle certificazioni per la lana si è chiuso l’iter per l’ottenimento della RWS, che si aggiunge alle già presenti da tempo GRS, GOTS e Oeko-Tex Standard 100. Un percorso verso la sostenibilità che Fil-3 ha scelto di percorrere con convinzione nonostante le spese necessarie per ottenere una certificazione e l’impegno richiesto per fornire tutti i dati. Questo anche a discapito della privacy: “I clienti finali, cioè i brand – dice amareggiato l’ad Giacinto Gelli – pretendono di sapere come e dove compro la materia prima, la filo, la tingo o la lavoro; nonostante le certificazioni ottenute e le buone pratiche di lavorazione. Nessuno si ribella a questa carenza di privacy o a questa esagerazione nei controlli”. A questo si aggiungono gli aumenti per i consumi energetici, che hanno obbligato Fil-3 a mettere mano ai listini, con rincari da uno a tre euro al chilo: “Solitamente – spiega Gelli, che esce comunque da un 2021 in linea col 2019 pre pandemia – avevamo un unico listino ma i rincari di energia elettrica e gas, per noi, le tintorie e le filature, quelli delle materie prime, col lino quasi introvabile, e per i trasporti rendono impossibile fare una programmazione annuale, anche nei prezzi al cliente”.

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MILANO UNICA

34^ EDIZIONE

1-2 Febbraio 2022 a Rho Fiera Milano Collezioni tessili e accessori per abbigliamento Primavera/Estate 2023

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FOCUS

Racing in tandem A ZETA E MISTER JOE, UNA CORSA A DUE One brand keeps growing and growing, another one is quickly going back to its former figures and quality: for both A Zeta Filati and Mister Joe, 2021 was a successful year, beyond all expectations, more than they thought would be the case because of the pandemic, with a double-figure growth that shows that the companies’ growth strategies are working. By comparing the sales generated in 2020 with those of 2021, it is clear that both brands were able to adapt to the market’s increasingly diverse needs, imposed by public health restrictions and travelling difficulties. The two companies, in fact, were ready to face the challenge of the market’s sudden growth in demand, meeting the requests in terms of quantity and delivery time by working hard in every department and performing a real tour de force, and with the help of new machinery installed in April 2021. In September, the first Research and Development laboratory was established, with qualified staff working for both brands. The Azeta Home collection was also well-received, being designed for the home furnishings market which was one of the least affected by the pandemic. Gianluca Lastrucci recently joined Mister Joe’s staff as chief technical officer of the company, which will be showing its new collection at the Pitti Filati show, while A Zeta will be attending Filo at Milan’s MiCo. All this while the two companies keep going down the path of traceability and sustainability which led to the granting of the GRS (Global Recycled Standard), GOTS (Global Organic Textile Standard), RAF (Responsible Animal Fiber), FSC (Forest Stewardship Council) and BCI (Better Cotton Iniative) certifications, with others already appearing on the horizon.

Un marchio che prosegue la sua crescita, un altro che sta ritrovando numeri e qualità all’altezza del suo prestigio: per A Zeta Filati e Mister Joe il 2021 è stato un anno di risposte positive, forse oltre ogni previsione dopo le difficoltà legate alla pandemia, con una crescita a doppia cifra che conferma la bontà delle politiche di sviluppo intraprese negli anni scorsi. Un confronto, quello tra i fatturati del 2020 e del 2021, che mostra come entrambi i brand siano riusciti a ottimizzare i nuovi tempi dei mercati, imposti da disposizioni in materia di sanità e difficoltà negli spostamenti. Le due aziende infatti si sono fatte trovare preparate all’improvvisa crescita della domanda da parte del mercato, facendo fronte a tempistiche e quantità con un duro lavoro in ogni reparto e con un “tour de force” tanto inatteso quanto gratificante, con l’aiuto di due nuovi macchinari montati nell’aprile scorso. A settembre è arrivato anche il primo laboratorio di Ricerca e Sviluppo, con personale specifico che lavora per entrambi i brand. Conferme positive anche dalla collezione Azeta Home, fortunata intuizione destinata al mercato dell’arredamento, uno di quelli che ha sofferto meno gli effetti della pandemia. In casa Mister Joe intanto è arrivato Gianluca Lastrucci, che ha assunto il ruolo di direttore tecnico del brand, che sarà presente con il suo rinnovato campionario a Pitti Filati, mentre A Zeta ha confermato la presenza al MiCo di Milano per Filo. Il tutto proseguendo nel cammino di tracciabilità e sostenibilità che è iniziato da tempo e che ha portato alle certificazioni GRS (Global Recycled Standard), GOTS (Global Organic Textile Standard), RAF (Responsible Animal Fiber), FSC (Forest Stewardship Council), e BCI (Better Cotton Iniative) con altre già all’orizzonte.

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Problem or opportunity? RINCARI, PROBLEMA O OPPORTUNITÀ?

2022 got off to an unpleasant start for Italian companies because of the substantial rise in the prices of energy, which was already looming over the industry in late 2021, but now is evident in all its negative effects in terms of impact on bills. Gas and, in general, electric energy and water (complete with sewer disposal) are the “raw materials” which will have the greatest repercussions on the budget of, in particular, dyeing and finishing mills and the general impression is that the price rise is not temporary but here to stay. This is also Gruppo Colle’s impression: “The growth associated with the economic and political situation- the Tuscan company explains- is very clear by now and the rise in prices is a structural problem; suffice is to mention the Stock Exchange’s futures to realize that gas and electric energy prices have reached a minimum below which they cannot go anymore, with an inevitable ripple effect on all the other products, from chemicals to mechanicals, causing prices to rise up to 50%. If there is no reversal of the trend after the Chinese New Year, we will be seeing even a 70% increase”. The crisis, however, can be a chance to do things differently, better even: “As far as energy sources are concerned, Italy and Europe can do very little- Gruppo Colle says- because they are dependent on Russia for gas and they cannot influence the price. The national government announced further measures to help families that this year will incur significantly higher expenses than in the past, but no such measures will be introduced for companies. So it is time for policymakers to rethink labour law and industrial policy. They can influence other costs and pursue other types of energy efficiency, in order to save Italy’s manufacturing industry, one of the country’s best economic sectors and main driving forces”.

Il 2022 delle aziende italiane è iniziato con lo spettro dei rincari delle bollette per i consumi energetici, che si era in realtà materializzato già sul finire del 2021 ma che adesso si mostra nella sua interezza e con cifre che hanno già impatto sui conti in modo evidente ed improvviso. Gas ed energia elettrica in generale e acqua (con annesso smaltimento in fogna) nello specifico delle tintorie e delle rifinizioni sono le “materie prime” che più andranno ad incidere sui bilanci e l’impressione è che da momentaneo il rincaro debba essere considerato fisso. Questa è l’impressione anche al Gruppo Colle: “La crescita legata alla congiuntura e alla situazione politica - spiegano all’azienda toscana - è ormai definita ed i rincari hanno assunto una connotazione strutturale; basta guardare i futures in Borsa per capire che il costo per gas ed energia elettrica ha già raggiunto un nuovo minimo sotto il quale non si scenderà. Ed ovviamente c’è l’effetto a cascata su tutto il resto dei prodotti, dalla chimica alla meccanica, con aumenti anche del 50%. Se dopo il Capodanno cinese il trend non si fermerà arriveremo anche al 70%”. Ma la crisi può essere il momento per dare una svolta positiva: “Sulle energie Italia ed Europa possono fare poco - continuano al Gruppo Colle – perché il gas ce l’hanno i russi e non possiamo influire sui costi. Il Governo ha previsto misure che vanno ad aiutare le famiglie, che quest’anno dovranno sostenere spese molto maggiori rispetto al passato, ma per le aziende questo aiuto non esiste. Quindi può essere il momento per pensare ad una nuova normativa del lavoro e ad una nuova politica industriale. Possiamo intervenire su altri costi e valutare altri tipi di efficientamento, per salvare la manifattura, che è uno dei settori in cui l’Italia eccelle e che deve essere mantenuto in vita perché è uno dei volani del Paese”.

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FOCUS

The jewel in the crown FIORI ALL’OCCHIELLO Filatura Alma has been producing and selling fancy yarns since 1983. The company’s strengths lie in its teamwork and in ongoing research focused on growth of the business and further increase in the clientele base. Every season, in fact, the company renews the sample collection, both the spring/summer and fall/winter collections, with the addition of a wide range of yarns mostly designed for weaving, which is the field in which the company traditionally specializes, while it also produces home furnishing and upholstery yarns and knitwear yarns. Filatura Alma is also committed to enlarging its stock service facility and purchasing increasingly advanced machinery, which allow the company to meet the market’s many and varied requests. The sustainability issue, however, has always been one of the company’s main concerns by being actively committed into purchasing certified, organic and recycled raw materials and ensuring complete traceability of the supply chain. Which is the reason why the work done with ICEA, the Ethical and Environmental Certification Institute, for the granting of the GRS certification, renewed for another year, as well as the RWS and GOTS certifications, the result of attentive and accurate analysis of raw materials and processing, is of great importance for the Tuscan company.

La Filatura Alma produce e vende filati fantasia dal 1983. Ha i punti di forza nel lavoro di squadra e nella continua ricerca finalizzata alla crescita dell’attività e all’ampliamento maggiore possibile della clientela. Perciò ad ogni stagione viene rinnovato il campionario con la collezione sia primavera/estate che autunno/inverno, con la fornitura di una vasta gamma di articoli principalmente per la tessitura, che è ormai da anni la specialità dell’azienda, che punta anche molta attenzione sui filati prettamente da Arredamento, avvicinandosi sempre di più ai prodotti indicati e adatti al mondo della maglieria. Tutto questo continuando ad ampliare anche il magazzino stock service e cercando di acquistare macchinari sempre più all’ avanguardia, che permettono ad Alma di soddisfare le molteplici e svariate richieste del mercato. In tutti i campi resta comunque centrale il tema della sostenibilità, con l’impegno finalizzato alla ricerca di materie prime certificate organiche e riciclate, puntando sulla tracciabilità di tutta la filiera. Per questo motivo è stato ed è essenziale per l’azienda toscana il lavoro fatto con Icea, l’Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale per ottenere, oltre alla certificazione GRS, rinnovata anche per il secondo anno, anche le certificazioni RWS e GOTS, frutto di un’analisi attenta ed accurata sulle materie prime e sulla lavorazione.

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FOCUS

Following the market OFFICINE GORGERI E IL MERCATO CHE CAMBIA

Un’impresa familiare che ha fatto del suo legame col territorio un ottimo trampolino di lancio verso il mercato mondiale. Si tratta delle Officine Gorgeri, fondate nel 1953 da Aldo Gorgeri e da allora attive nel settore meccanotessile. Per non smentire il Dna pratese, le prime macchine prodotte sono state quelle destinate alla lavorazione del cardato, successivamente l’azienda si è specializzata nella costruzione di macchine e impianti per la preparazione e mescolatura delle fibre. Nel 1994 Aldo Gorgeri, ormai affiancato dai figli, ha trasformato la ditta in Officine Gorgeri Srl e sempre più forte è diventata la vocazione all’internazionalizzazione. Tecnologie affidabili, ma soprattutto la capacità di trovare soluzioni alle problematiche più complesse sono le caratteristiche di questa impresa che ha fidelizzato i suoi clienti, nazionali e internazionali, in particolare tedeschi, francesi e belgi. Per spiegare in modo semplice cosa fanno i macchinari che le Officine Gorgeri producono, ci affidiamo al titolare Riccardo Gorgeri: “Produciamo macchine e impianti che aprono le balle di fibra, le puliscono, che aggiungono i prodotti chimici necessari per le lavorazioni successive e che eseguono la miscelazione di questi componenti. Tutto questo adattabile alle specifiche esigenze del cliente”. I differenti modelli di apriballe, per esempio, sono disponibili in varie larghezze di lavoro. Gli apritori in fino sono in grado di aprire qualsiasi tipo di fibra, sia sintetica che naturale, addirittura Gorgeri produce un apritore cardante per fibra bicomponente. Gorgeri produce anche sistemi di oliatura, diversi a seconda della quantità di ensimaggio che le fibre necessitano. Tra gli impianti di preparazione mischia ci sono quelli dedicati ad apertura, pulitura, miscelazione, bagnatura e stoccaggio di piccoli e grandi lotti; altri impianti sono destinati invece alla produzione di feltri, fibre naturali e tessuto-nontessuto. E proprio quello della lavorazione del tessuto-non tessuto è un comparto in cui Gorgeri è specializzata dato che l’80% della clientela di Officine Gorgeri lavora proprio nel settore geotessile. “Abbiamo realizzato macchine in grado di lavorare i materiali più disparati: dalla fibra di legno a quella di cocco – conclude Gorgeri – i cambiamenti del mercato ci impongono di fare continuamente ricerca, un impegno che ormai rappresenta il 15-20% della nostra attività e che viene svolto da nostro personale interno dedicato”.

A family-owned and operated company which used the deeply-rooted bond with its homeland as a springboard to the global market. Officine Gorgeri was established in 1953 by Aldo Gorgeri and has been operating in the textile machinery field since then. Remaining true to his Pratese genes, the first machinery that the company founder produced was designed for carded fabrics, then the company specialized in the production of machinery and systems for fiber preparation and blending. In 1994, Aldo Gorgeri, with his children working by side, transformed the company into Officine Gorgeri Srl and took an increasing stance toward internationalization. Reliable technology and, above all, being able to find the solutions for the most complex problems are the key features of this company which retains its customers, both national and international, in particular German, French and Belgian customers. The owner Riccardo Gorgeri explains in a simple way how the machinery produced by Officine Gorgeri works: “We produce machines and systems which open the bales of fiber, clean them, add the chemicals required for the following processing stages and perform the blending of these components. And everything can be customized to the customer’s specific needs”. There are various balebreaker models, available in different working-widths, which enable the opening of any fiber, both synthetic and natural. Gorgeri produces also a carding willow for bi-component fibers and different oiling systems according to the quantity of lubricating grease required by the fiber material to be processed. Among the fiber preparation and blending systems are those designed for opening, cleaning, blending, wetting and storage of small and big batches and those for the production of felt, natural fibers and non-wovens. The processing of non-wovens is a field in which Gorgeri specializes, as 80% of Officine Gorgeri’s customers work in the geotextile sector. “We produce machinery designed to process the most varied materials: from wood to coconut fiber- Gorgeri concludes- the fast-changing market force us to commit to ongoing research, which accounts for 15-20% of our activity and is performed by specific in-house staff ”.

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CITIES

Le Flamboire - Paris

Winter food. A guide to grilled meat CALDE BONTÀ. DOVE GUSTARE LA CARNE ALLA GRIGLIA by Matteo Grazzini In snowy and cold February, there’s nothing quite like enjoying a restorative stop by a crackling fireplace. But considering that exhibitors and visitors of the trade shows in Florence, Milan and Paris have very few chances to stay in a place where they can cozy up to a warm fire, we suggest they go find some delicious cold-weather comfort foods. Which is why our traditional column on food-and-wine tips this time focuses on grilled food, in particular, meat. In Florence, when you say grill, you mean steak. There are other grilled options, from poussin to chicken, from pork chops to vegetables, but any gourmand who comes to Florence is out hunting for the best meat in town, the so-called Fiorentina, that is, T-bone steak. Buca Lapi (1r Via del Trebbio) is one of the city’s oldest and bestknown “buche”. An open kitchen, the quintessential rustic Tuscan atmosphere. Also located in the heart of downtown Florence is Trattoria dei 13 Gobbi (9R Via del Porcellana), housed in a historic building: the restaurant offers the most genuine traditional Tuscan cuisine. Trattoria da Sostanza better known as il Troia (on the same street, at number 25) is probably the most typical of Florentine trattorias. In addition to the classic Florentine-style steak, the restaurant’s cult dishes include artichoke frittata and butter chicken. Buca Mario (16R Piazza degli Ottaviani) is housed on the underground floor of the 16th-century Palazzo Niccolini and, over the years, many are the celebrities who dined there to taste the restaurant’s famous Fiorentina, including Anthony Hopkins, Justin Bieber, Kirsten Dunst and Andrea Bocelli. In the San Frediano neighborhood, All'antico Ristoro di Cambi (1R Via Sant’Onofrio) is a trattoria which keeps the tradition of typical Tuscan cuisine alive and whose strength is professional yet friendly service that makes all customers feel at home. You can smell the aroma of T-bone steak cooked by Buca dell'Orafo (28R Via dei Girolami) from the

In un febbraio che si presume freddo poche cose sono più adatte di una sosta ristoratrice vicino ad un caminetto con un bel fuoco acceso. Ma visto che chi partecipa alle fiere di Firenze, Milano e Parigi ha poche probabilità di trovare un alloggio che consenta questa calda pausa il fuoco ed il calore vanno ricercati vicino ad una tavola imbandita. Ecco perché dedichiamo le consuete pagine di consigli enogastronomici alla griglia e di conseguenza in gran parte alla carne che può essere cucinata sopra di essa. A Firenze dire griglia equivale indiscutibilmente a dire bistecca. E’ vero che ci sono altre specialità, dal galletto al pollo, dalla rosticciana alle verdure ma ogni buongustaio che fa tappa in riva all’Arno va in cerca della migliore bistecca, la Fiorentina, carne di bovino con l’osso. Tappa storica in città è Buca Lapi (via del Trebbio 1r), una delle buche più famose della città. Cucina a vista, atmosfera rustica rappresentativa della massima espressione toscana. Sempre nel cuore del centro storico c’è la Trattoria dei 13 Gobbi (via del Porcellana 9R), in un edificio d’epoca: il ristorante propone una cucina che interpreta con rigore le antiche ricette della tradizione toscana più genuina. La Trattoria da Sostanza detto il Troia (stessa via, al numero 25) è forse la più tipica delle trattorie fiorentine. Oltre alla classica bistecca alla fiorentina, tra i piatti cult c’è il tortino di carciofi e il petto di pollo al burro. La Buca Mario (piazza degli Ottaviani 16R) occupa i sotterranei del cinquecentesco palazzo Niccolini e negli anni, tra i tanti che hanno apprezzato la Fiorentina, ci sono stati anche personaggi come Anthony Hopkins, Justin Bieber, Kirsten Dunst e Andrea Bocelli. In San Frediano c’è All'antico Ristoro di Cambi (via Sant’Onofrio 1R), una trattoria che mantiene viva la sua tradizione di cucina tipica toscana dove professionalità e simpatia del servizio sono veri punti forza e il cliente si sente come a casa propria. Il profumo della Fiorentina di Buca dell'Orafo (via dei Girolami 28R) arriva

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El carnicero -Milan

Buca Lapi- Florence

Robert et Louise - Paris

nearby Ponte Vecchio: as an alternative to steak, artichoke frittata and roast pork loin and potatoes. And, last but not least, for those staying just outside of the city’s center, Trattoria da Burde (154 Via Pistoiese), which offers not only T-bone steak, but the whole range of traditional Tuscan cuisine just steps away from the airport. The range of grilled meat that you can find in Milan is much more international than in Florence, in particular, it features a strong South-American influence. So the city offers a variety of different solutions in terms of types of meat and spices used. La Griglia di Varrone (7 Via Alessio de Tocqueville, in the Porta Garibaldi area) is a restaurant but also a brand with three branches (Lucca and Pietrasanta in addition to Milan) whose strength lies in an oak wood-burning grill and meat cuts which are the best in the world, from Cinta Senese to the Japanese Kobe, in addition to the uncommon Rubia Gallega. Also El Carnicero has three branches, at 108 Corso Garibaldi and 31 Via Spartaco, and a summer location in Ibiza: it uses the so-called Parrilla, the traditional Argentinian method for grilling food: cheese and vegetables as much as meat, from veal ribs to 1,3 kg-fillet steak. And speaking of Argentina, Javier Zanetti, the former professional footballer and Inter club player, is the owner of El patio del Gaucho, the Sheraton Hotel’s restaurant (3 Via Caldera, in the San Siro area): he invested in this restaurant where grilled meat is the main attraction in an elegant and formal atmosphere. There is quite a different atmosphere at Taverna degli amici (4 Via Spartaco), with lots of informal seating at long wooden tables, perfect for sharing convivial meals with many people, and a grill that can be seen by the diners. The fixed-price menu includes Angus steak with side dish and dessert. The wine list, including about 500 labels, will delight connoisseurs. Bove’s (1 Via Cesare da Sesto) is, instead, a mix of good food and wine, including

anche sul vicinissimo Ponte Vecchio: l’alternativa alla bistecca sono il tortino di carciofi e l’arista di maiale con le patate. Ed infine, per chi si trova fuori dal centro, Trattoria da Burde (via Pistoiese 154), non solo Fiorentina ma anche tutta la cucina toscana più tipica a due passi dall’aeroporto. Del tutto diversa l’offerta di carne alla brace che arriva da Milano, dove per questo particolare piatto la contaminazione di culture è ben più marcata, con una forte influenza sudamericana. Quindi la città offre soluzioni diverse anche dal punto di vista della speziatura o del tipo di carne. La Griglia di Varrone (via Alessio de Tocqueville 7, zona Porta Garibaldi) è un ristorante ma anche un brand con tre sedi (Lucca e Pietrasanta oltra a Milano) che basa la propria forza su una griglia alimentata a legno di quercia e sui tagli di carne che rappresentano il meglio al mondo, dalla Cinta Senese alla giapponese Kobe, oltre all’insolita Rubia Gallega. Più di una sede anche per El Carnicero, che si divide tra Corso Garibaldi 108 e via Spartaco 31, oltre ad una più estiva Ibiza: in questo caso il riferimento è la Parrilla, il metodo tradizionale della griglia argentina. E sulla griglia finiscono tanto i formaggi e le verdure quanto la carne, dalle costine di vitello al filetto da 1 chilo e 300 grammi. E sempre in tema di Argentina c’è la firma di una istituzione milanese (sponda nerazzurra) come Javier Zanetti nel più periferico El patio del Gaucho, il ristorante dell’hotel Sheraton (via caldera 3, zona, per l’appunto, San Siro): il calciatore ha infatti investito in questo locale dove la carne grigliata la fa da padrona in un ambiente elegante e ricercato. Atmosfera opposta alla Taverna degli amici (via Spartaco 4) dopo si mangia con brace a vista su tavoloni di legno, adatti ad una cena conviviale di molte persone. Nel menù a prezzo può rientrare anche una tagliata di Angus con contorno e dessert. Per gli appassionati di vino ampia scelta tra circa 500 etichette. Bove’s

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CITIES

La griglia di Varrone - Milan

El Patio del Gaucho- Milan

Piedmontese meat (served raw in some dishes), vitello tonnato, chops and creative and delicious drinks. Our “menu” ends in Paris, probably the city with the widest choice of cuisines on the planet. Therefore, you will have a variety of options when it comes to grilled meat. If you rule out street grills scattered across the most touristy areas, opulent as much as they are cheap, and budget for a bill that is proportionate to the quality offered, there are plenty of good restaurants and brasseries worth trying. It goes without saying that any French meat-based menu includes two nongrilled dishes, that is, tartare and Boeuf Bourguignon, beef stew braised in red Burgundy wine. At Robert et Louise (64 Rue Vieille du Temple), the meat is cooked on a wood-burning fireplace, which adds to the restaurant’s countrystyle atmosphere: côte de boeuf and entrecôte have also the advantage of being reasonably priced. From the Marais to Champs-Élysées for La Maison de L’Aubrac (37 Rue Marbeuf), where exclusivity should be factored in: the owner, Christian Valette, comes from a family that has been raising Aubrac cattle for three generations and the meat is extremely juicy. Don’t worry about opening hours: on the days of the Première Vision show, the restaurant closes at 7 am. At 54 Rue Blanche, not far from the Moulin Rouge, is Le Flamboire where, in addition to grilled meat, the menu includes a few fish dishes, these too cooked on the grill of the large wood-burning fireplace: we recommend the Chateaubriand beef filet and Aveyron lamb chops.

La Maison de L'Aubrac - Paris

(via Cesare da Sesto 1) è invece un mix tra gastronomia ed enologia, tra carne piemontese (in alcuni piatti servita anche cruda), vitello tonnato, costata e drink tanto creativi quanto gustosi. A chiudere il “menu” è Parigi, il crogiolo di sapori ed odori forse più ampio e caratteristico al mondo. Non può quindi mancare una scelta vastissima di luoghi dove gustare la carne alla griglia. Lasciati da parte i grill in mostra a bordo strada nelle vie più turistiche, tanto opulenti quanto dozzinali, e messo in preventivo un conto all’altezza della qualità del locale e dell’offerta si può ipotizzare una cernita di ristoranti e brasserie da provare. Il tutto senza considerare che nei menu di carne francesi non si può prescindere da due piatti non alla griglia, ovvero la tartare e il Boeuf bourguignon, lo stufato di manzo aromatizzato al vino della Borgogna. Da Robert et Louise (64 Rue Vieille du Temple) la carne è cotta a legna in un camino, che contribuisce allo stile da locanda di campagna: la côte de boeuf e l'entrecôte hanno anche il pregio di un prezzo non esagerato. Si passa dal Marais agli Champs-Élysées per La Maison de L’Aubrac (37 Rue Marbeuf), dove l’esclusività diventa un fattore: il proprietario, Christian Valette, viene da una famiglia che da tre generazioni alleva vacche Aubrac, che danno una carne particolarmente succosa. Non c’è da preoccuparsi per l’orario, perché nei giorni di Première Vision chiude alle 7 del mattino. Meglio prenotare per le ore di punta. Al 54 di rue Blanche, non distante dal Moulin Rouge, c’è Le Flamboire, dove accanto alla grigliate di carne si può trovare anche qualche piatto di pesce, anche questo passato sulla brace del grande camino a legna: consigliato il filetto di manzo alla Chateaubriand e le costolette d'agnello dell'Aveyron.

Any French meat-based menu includes two non-grilled dishes, that is, tartare and Boeuf Bourguignon

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