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LO SPORT PARALIMPICO

di Marianna Bezzenghi

Approfondiamo in cosa consiste lo sport di tipo paralimpico e che significato ha per coloro che lo praticano, ripercorrendo la nascita dei celebri giochi che si tengono in corrispondenza delle Olimpiadi e conoscendo gli eroi che si fanno portavoce della nostra nazione in questo ambito. Lo sport rappresenta una forma di piacere e di libertà per chiunque lo pratichi a qualsiasi livello. Dal momento che l'attività motoria consiste essenzialmente in lavoro fisico, per coloro che soffrono di una qualche carenza nel corpo, comunemente individuata come “disabilità”, purtroppo non è stato possibile praticarla fino ad un adeguato sviluppo dei mezzi necessari. Ad oggi infatti, grazie a elaborate protesi e macchinari come avanguardistiche carrozzine, la tecnologia ha dato a tutti la possibilità di praticare qualsiasi sport senza ostacoli. Per chi vive in una situazione di non totale benessere fisico, l'attività e la competizione sono una significativa opportunità per ribellarsi e per andare oltre a quelli comunemente considerati i loro limiti. Sebbene sia estremamente difficile imparare a convivere con certe condizioni, una finalità sportiva, o anche agonistica, contribuisce per cercare di trasformare il proprio punto debole, la condizione che non lascia vivere «a pieno» la vita, in uno strumento per valorizzarsi, emergere e trovare la libertà. Gli atleti paralimpici professionisti infatti sono un modello per tutti coloro che si trovano nella loro stessa situazione, proprio perché vivendo testimoniano che nonostante tutto, se non si perde la speranza, è possibile realizzare ogni sogno. Le discipline più praticate sia a livello amatoriale sia olimpico sono sicuramente l'atletica leggera, il nuoto, il ciclismo, il fioretto e il tennis, ma stanno trovando spazio anche il triathlon, il lancio del peso, il tiro con l'arco e l'equitazione. Poiché nessuna disabilità è uguale, gli atleti devono essere messi nella condizione di competere tra di sé disponendo di omologhe possibilità di vittoria. Ciascuna disciplina presenta caratteristiche diverse che la rende adatta ad essere praticata da atleti con certi tipi di disabilità. La prima divisione che viene effettuata dunque è proprio in base al genere di disfunzione, in modo che ciascuno competa con atleti che si trovano nella stessa situazione. Sono stati definiti tre gruppi: •Atleti con disabilità fisica: coloro che per esempio soffrono di paralisi cerebrale, hanno subito un'amputazione o si trovano in sedia a rotelle; •Atleti con disabilità sensoriale: coloro che soffrono di cecità o sordità; •Atleti con disabilità intellettiva e/o relazionale. All'interno di ciascun insieme vi è un'ulteriore divisione in categorie effettuata in base alla valutazione del grado di disabilità e alla valutazione delle funzionalità fisiche totali residue. Da queste infatti si stima il “profilo funzionale” dell'atleta, ovvero il livello delle sue capacità complessive, che all'interno di una medesima categoria deve essere lo stesso in modo che tutti godano di pari possibilità di mettersi in gioco e vincere. Dunque gli atleti di una categoria possono presentare diversi livelli di disabilità, bilanciati però dalle abilità tecnico-tattiche. I gruppi si individuano con una lettera accostata a un numero. (Es: Nuoto, categoria S13; oppure Ciclismo, categoria H2). I GIOCHI PARALIMPICI Ogni 4 anni, a breve distanza di tempo e nella stessa località dei classici giochi Olimpici, dal 1960 hanno luogo anche i cosiddetti «Giochi Paralimpici», ovvero le competizioni sportive per atleti con disabilità. L'idea ha avuto origine nel 1948, quando il medico polacco naturalizzato inglese Ludwig Guttmann propose di organizzare in Inghilterra un insieme di competizioni sportive per i soldati rimasti permanentemente feriti o mutilati durante la Seconda Guerra mondiale. Alle edizioni successive cominciarono a partecipare anche atleti provenienti da altri Paesi, fino a quando, nel 1960, venne proposto di tenere i Giochi Paralimpici ufficialmente in corrispondenza dei giochi Olimpici, che quell’anno avrebbero avuto luogo a Roma. Proprio da questo parallelismo con le Olimpiadi deriva la denominazione “Para-Olimpiadi”. Durante l'ultima edizione di queste competizioni, ovvero Tokyo 2020 (o 2021), la squadra Italiana Paralimpica ha riportato un numero di vittorie mai visto prima, che spazia in ben 11 discipline: 14 medaglie d’oro, 29 d’argento e 26 di bronzo, molte delle quali, inoltre, conseguite da atleti giovanissimi. L'Italia è sempre stata patria di grandi campioni in questo settore, a partire dal celebre ex pilota di Formula 1 Alex Zanardi, che dopo un tragico incidente non si è arreso e si è reinventato come ciclista; il nuotatore Federico Morlacchi o la spumeggiante spadaccina Bebe Vio. Questi eroi sono solo alcuni dei nomi più noti del panorama e hanno certamente contribuito ad aprire la strada e infondere coraggio a molti altri ragazzi desiderosi di ripartire attraverso lo sport. Tra le nuove e ormai affermate promesse citiamo, per esempio, Carlotta Gilli, Giulia Terzi e Simone Barlaam per il nuoto (tutti medaglie d'oro a Tokyo 2020); Monica Contraffatto e Ambra Sabatini per l'atletica; Sara Morganti per l'equitazione; Assunta Legnante per il lancio del peso; Antonino Bossolo per il taekwondo; ma potremmo fare menzione anche di molti altri. L'interesse mostrato nei confronti di questi coraggiosi atleti negli ultimi anni si è sensibilmente intensificato e per certo può ancora crescere; facendo ciò che più amano: essi non solo costruiscono la propria strada verso la libertà, ma ci insegnano cosa sia la forza di volontà e ad apprezzare ogni giorno ciò che abbiamo, come loro hanno imparato a fare.

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“Non volevo dimostrare niente a nessuno. La sfida era solo con me stesso, ma se il mio esempio è servito a dare fiducia a qualcun altro, allora tanto meglio.” -Alex Zanardi

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