NO. 23 I'GIORNALINO

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L’ARTE E LA GUERRA di Marianna Ciafardini Il patrimonio culturale e artistico rappresentano l'identità di un popolo, la sua tradizione e la sua storia. Ci permette di scoprire le nostre origini e complessità culturali. Il primo documento di diritto internazionale che si occupò di tutela dei beni culturali in caso di conflitto venne integrato nel 1907 in seguito alle conferenze di pace dell'Aia del 1899 e del 1907. I provvedimenti del documento furono quasi del tutto ignorati nella prima guerra mondiale, a causa della "clausola si omnes", che prevedeva che le disposizioni fossero applicabili solo se tutti gli stati in guerra fossero stati parte della Convenzione. Con l'arrivo della seconda guerra mondiale però, alcuni eventi hanno portato l'umanità a una maggiore consapevolezza dell'importanza della tutela del nostro patrimonio. 5 Giugno 1940 ,Firenze L'allora soprintendente delle gallerie fiorentine Giovanni Poggi, riceveva le prime indicazioni sulla messa in atto di provvedimenti per tutelare il patrimonio artistico in caso di conflitto armato. Il progetto prevedeva l' assunzione di architetti, storici dell'arte, disegnatori e professori, come funzionari addetti alla tutela dei beni culturali e artistici. Le opere di maggior rilevanza, o di importanza civile o religiosa, le opere inamovibili David, Michelangelo ( già "tutelate" dal trattato di Washington del 1935) 1501-1503, Galleria dell’Accademia furono le prime ad esser state individuate come opere da tutelare. Tra queste, vi era il "David" di Michelangelo, simbolo della Repubblica fiorentina del Rinascimento Maturo, e anche della Firenze dei secoli successivi. La Galleria dell' Accademia, che ospita la scultura di Michelangelo dal 1873, divenne un luogo surreale: le opere vennero incapsulate dentro a delle ogive in muratura in mattoni e cemento. Per le opere mobili furono attuati altri provvedimenti ancora: esse, avrebbero dovuto essere trasportate in ville e castelli fuori dal centro della città. I funzionari addetti alla tutela delle opere d'arte, oltre alla poca disponibilità di fondi destinati al trasferimento e alla tutela delle opere, dovevano affrontare anche i grandi gerarchi tedeschi che cercavano di appropriarsi delle opere d'arte illegittimamente. Il Führer stava progettando il “führermuseum”, a Linz. All’interno avrebbe esposto la migliore selezione di opere d’arte trafugate e raccolte dall'Europa grazie ai suoi soldati. Fu il caso della "Danae" di Tiziano Vecellio (iniziata nel 1544 a Venezia e terminata nel 1545-46 a Roma), che, insieme ad altre opere, venne trafugata dal deposito nell’Abbazia di Montecassino nel 1943. L’opera venne prima regalata a Goering nel 1944, poi recuperata dallo Stato Italiano grazie all’agente segreto e storico dell’arte Rodolfo Siviero, nel 1947. L’opera, un importante esempio della pittura tonale Veneta, rappresenta la figura mitologica di Danae, alla quale era stata negata la sua natura (la maternità) dal padre che, in preda a una superstizione riguardante un ipotetico 30


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