ENOGRASTRONOMIA di Rino Cacioppo
METAMORFOSI IN 50 ANNI
DELLA CUCINA DI PESCE
DA CUCINA DI TERRA A QUELLA DI PESCE. Mezzo secolo fa trovare nel menu di un ristorante o di una trattoria torinese, un piatto di pesce era impresa titanica come cercare di mangiare dopo le 21,30. La risposta era sempre la stessa: “ci spiace la cucina è già chiusa”. L’unico rifugio per chi faceva tardi era da “Vittorio Urbani”, frequentato agli inizi dai giocatori di Juve e Toro e dopo le 21,30 dai giornalisti di Stampa e Tuttosport. In mezzo secolo si è assistito ad una lenta ma continua mutazione dei menu non più di sola terra con i tradizionali primi a base di agnolotti ed i secondi a
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base di carne come gli arrosti e i brasati. Era facile trovare quasi sempre il tradizionale fritto misto piemontese, il bollito misto, la bagna cauda nei mesi invernali e perfino la finanziera. Poi pian piano la lenta mutazione verso l’apertura al pesce grazie all’avvento in città di una nutrita schiera di cuochi toscani di Altopascio e dintorni favorita dalla crescente immigrazioni di operai provenienti dal sud per lavorare alla Fiat. Cosi “Benito” in corso Siracusa è stato il primo ristorante di pesce della città.