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Nei prezzi alle stelle dei carburanti pesano le accise Le tasse imposte dallo Stato hanno un peso non indifferente e sono tra le più alte in Europa sia per quanto riguarda la benzina che il diesel ■ Prezzi dei carburanti alle stelle? Ormai da settimane l’argomento è sulla bocca di tutti, ma soprattutto tocca in maniera importante le tasche degli italiani. È vero che proprio di recente é stato approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri il decreto, entrato in vigore martedì 22 marzo e valido per un mese dalla pubblicazione dello stesso, che prevede un taglio delle accise sui carburanti di 25 centesimi più l’Iva del 22%, il che porta il ribasso a 30,5 centesimi. In media, il risparmio su un pieno di 50 litri è quantificato in 15 euro. Come sancisce il decreto, fino al prossimo 31 dicembre le aliquote dei tributi saranno rideterminabili nei prossimi mesi soltanto attra6
GuidACI | aprile 2022
verso un provvedimento ministeriale. La sottosegretaria al ministero dell’Economia e delle Finanze, Maria Cecilia Guerra, ha commentato: “Una forma più agile che si può azionare in tutti i casi in cui i prezzi dei carburanti aumentando portano su il gettito Iva che può essere utilizzato per ridurre le accise”. Ma cosa sono queste accise di cui si parla tanto? Le accise, la cui etimologia deriva dal francese “accise” e dal latino medievale “accisia” (imposta), sono un tributo indiretto, una tassa che lo Stato pone sulla fabbricazione o sulla vendita di prodotti di consumo. Le accise sull’acquisto dei carburanti, in Italia, sono state incre-
mentate nel tempo allo scopo di fronteggiare finanziariamente alcune emergenze, dagli eventi naturali alle guerre. Ma, anche quando poi sono venute meno le ragioni che avevano determinato il prelievo in questione, gli incrementi sono rimasti per essere utilizzati e far fronte ad altre voci del bilancio pubblico. E si va anche a ritroso nel tempo! E’ il caso, per fare qualche esempio, dell’accise di 0,00723 euro per il finanziamento della crisi di Suez del 1956 o quella dello 0,00516 euro per la ricostruzione dopo il disastro della diga del Vajont nel 1963 o, ancora, quella dello 0,00516 euro per la ricostruzione di Firenze dopo l’alluvione del 1966 per non parlare poi dall’accise voluta nel