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Sulle ali dell’avventura

Il giorno seguente Fabienne chiede a Luc, che intanto l’ha perdonata ed è tornato in servizio presso di lei, se può richiamare il giornalista al quale non aveva dato la risposta della domanda dell’Actor Studio, ossia cosa vorrebbe sentirsi dire alle porte del paradiso.

C“Cosa rende una famiglia una famiglia? La verità o le bugie? E cosa scegliere tra una crudele verità e una dolce bugia? Sono le domande che non ho mai smesso di pormi facendo questo film. Spero che chiunque lo veda colga l’opportunità per trovare la propria risposta”.

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Kore’eda Hirokazu conclude così le sue note di regia a Le verità, film che lo vede per la prima volta calcare un set cinematografico europeo, con troupe francese e cast internazionale. Le verità nasce da una pièce teatrale scritta nel 2003 e ambientata nel camerino di un’attrice che si avvia verso la conclusione della sua carriera. L’impianto è decisamente mutato e in maniera vorticosa se pensiamo che, a un certo punto, ci ritroviamo nel bel mezzo di un film di fantascienza. Eppure del teatro rimane traccia sottile la casa, palcoscenico immutato dei conflitti per antonomasia e, nello specifico, quella di Fabienne, una luccicante Catherine Deneuve, è il luogo in cui gli sguardi trovano alte espressioni verbali. A differenza delle strade, dei cafè, del set, dove i discorsi sanno meglio sottrarsi alle verità, chiusi, come sono, nel rigore del contegno che mistifica, cela, devia, in casa il loro fragore non incontra barriera.

La figlia di Fabienne, Lumir, una Juliette Binoche di perfetta e raffinata sciatteria, tenta d’intrappolare la madre nei suoi ricordi, nella verità unica e incontrovertibile del dolore di bambina che l’ha trascinata oltreoceano. La madre si ribella al recinto mnemonico di Lumir senza ammissioni o deviazioni, bensì integrando a esse le sue ragioni. Da sanguinosa tenzone, il conflitto diventa una corposa partita a scacchi le cui mosse dialettiche dell’attrice rivendicano la libertà e il potere di decidere lo stato dei ricordi e quindi delle verità. Non ciò che è stato, ma ciò che di quanto è stato si dice.

In questo senso il problema dell’attrice che si scontra con chi attrice non è riuscita a diventare, e che ha optato per un più engagé lavoro di sceneggiatura, passa in secondo in piano, come una fenomenologia, una guaina di cui c’interessa soltanto la struttura. Allo stesso tempo però è vero (anche nella visione del film, il plurale affatto unisono dell’inutile maestà di un’unica verità nutre la coesistenza di un piano di molteplici verità accumulantesi di continuo) che vi sono dei momenti topici, indimenticabili, di questa lotta madre/ figlia. La dimensione azione/scrittura in cui essa è inserita, la fa transitare lontano da ancestralità coatte che fanno capolino qui e là anche a causa del set fantascientifico in cui, la madre è di età più giovane della figlia. C’è un momento nel film, infatti, in cui Lumir, stanca delle ciniche rimostranze della madre, abbandona la scena e l’attrice confessa ad Hank, marito della figlia e attore a sua volta: “Sai cosa penso? Penso che quando le attrici si dedicano alla beneficenza o alla politica è perché hanno perso nel loro mestiere. È chi ha perso la battaglia sullo schermo che si lancia così nella realtà e che fa finta di battersi contro la realtà. Capisci? Non è il contrario. Io l’ho sempre vinta quella battaglia, per questo sopporto la solitudine”.

La stessa Fabienne, dunque, rivendica la sua libertà e il suo coraggio proprio intrappolando a sua volta l’altra nell’unica verità che riesce ad applicare: la propria. Alle domande di regia iniziali non sembra darsi, dunque, né una riposta univoca, né un aut aut. Le verità oltre che plurime sono prismatiche. In esse trapassa la luce della storia per dividersi potenzialmente all’infinito. Se di quell’infinito cogliamo soltanto uno o due bagliori è per via dell’assorbire e rimandare scontroso delle cose che la luce incontra.

Carmen Zinno

L’ L’ornitologo Christian Moullec ha in mente un grande ed ambizioso progetto per salvare una specie di oche selvatiche (oche lombardelle minori) in via di estinzione. Si reca dal direttore del museo di storia naturale di Parigi, Ménard, per ottenere dei fondi ma il responsabile non glielo accorda. Christian riesce a distrarre la segretaria di Ménard per qualche minuto, riuscendo così a falsificare la firma mancante. Nella sala d’attesa dell’ufficio c’è Diane, una giornalista, che è riuscita ad ascoltare il dialogo tra Moullec e Ménard; appena Christian esce dalla stanza, la donna gli manifesta il suo entusiasmo e i due si presentano. Christian torna

di Nicolas Vanier

Origine: Francia, 2020 Produzione: David Giordano, Radar Films, SND Groupe M6 Regia: Nicolas Vanier Soggetto e Sceneggiatura: Lilou Fogli, Christian Moullec, Matthieu Petit, Nicolas Vanier Interpreti: Jean-Paul Rouve (Christian), Mélanie Doutey (Paola), Louis Vazquez (Thomas), Lilou Fogli (Diane), Grégori Baquet (Julien) Durata: 113’ Distribuzione: Lucky Red Uscita: 9 gennaio 2020

nella sua casa a Camargue, dove viveva con la famiglia prima di separarsi dalla moglie Paola. È in questa oasi di pace che l’ornitologo vorrebbe far crescere le uova di oche selvatiche fino alla schiusa. A procuragliele è stato il suo amico e collega Bjorn, che abita a qualche miglio di distanza. Appena arrivate, le uova vengono spostate in una teca, riscaldate come fossero covate naturalmente. Un giorno fanno visita a Christian l’ex moglie Paola, il compagno Julien e il figlio Thomas. Thomas ha 14 anni, è svogliato, amante della tecnologia, in particolare dei videogiochi. Christian spiega il suo progetto a tutti e tre: una volta schiuse le uova, dovrà insegnare alle oche a volare. Nello specifico l’ornitologo vorrebbe portare questa specie di oca nana in via d’estinzione a seguire un percorso migratorio alternativo. Christian si è reso conto in tempo dell’impossibilità per i volatili di attraversare il cielo ormai fitto di costruzioni artificiali umane e sa che si dovrà spingere in Norvegia, quasi fino al Circolo Polare Articolo perché sarà il luogo del primo volo a rimanere impresso nella memoria delle giovani oche. Una delle prime notti trascorse nella casa paterna, Thomas non riesce a prendere sonno e l’indomani racconta che pensa ci sia un criceto nella soffitta. Il padre chiama subito il rappresentante delle autorità locali Pichon e gli dice che non possono costruire nella zona circostante la sua abitazione perché nel circondario è presente una specie di roditore in estinzione. I primi giorni per Thomas sono noiosi. Un pomeriggio si accorge di un piccolo movimento nella teca di vetro. Inavvertitamente provoca l’apertura del primo uovo. Thomas in particolare si affeziona a un piccolo di oca diverso dagli altri che nomina “Acca”. Da quel momento in poi il giovane scopre una vera e propria passione per quelle piccole oche. Inoltre al ragazzo piacerebbe molto imparare a guidare il deltaplano e il papà lo accontenta. La diversità genetica tra Acca e gli altri giovani volatili è sempre più netta man mano che i giorni passano e il papà prova a dire al figlio che in realtà dovrebbero allontanare il suo preferito dai propri simili per evitare la commistione tra le due specie ma il ragazzo non ne vuole sapere. Quando vengono a trovarli Paola e Julien per cena, Thomas coglie l’occasione per comunicare il suo desiderio di compiere il viaggio fino in Norvegia con il papà. Dopo qualche ritrosia materna, alla fine il ragazzo ottiene il permesso ad andare. Qualche giorno dopo Christian e Thomas partono insieme a Bjorn. I tre raggiungono presto le autorità norvegesi: i documenti forniti dal team richiedono una lunga verifica; le forze dell’ordine chiedono di tenere i volatili nel lago dentro la gabbia e di non farli volare. I tre acconsentono e si accampano presso un piccolo specchio d’acqua nelle vicinanze. Christian però non ce la fa a vedere rinchiuse le piccole oche e così consente loro di uscire per far volare basse alcune di loro sul laghetto. Thomas si mette alla guida del deltaplano quand’ecco arrivare le autorità. Le guardie sono furiose perché non solo i due non hanno rispettato i patti ma in più le autorizzazioni da loro fornite per il progetto risultano falsificate. Bjorn è deluso, l’amico Christian gli ha mentito. Thomas è distante, si trova sul deltaplano in volo e scappa con le sue amiche oche da solo verso l’Artico. Il viaggio sarà complicato, in più Acca rimane sempre indietro, è più lenta delle altre perché è di un’altra specie, non abituata a coprire lunghe distanze in volo. Durante il percorso di Thomas qualcuno riesce a riprenderlo in volo e a caricare il filmato su Youtube. La giornalista Diane vede per caso il video, chiama Christian e gli comunica il suo entusiasmo per la buona riuscita del progetto. Christian al momento della chiamata è in commissariato, in stato di fermo, è stato raggiunto dalla ex moglie Paola. Per la coppia il figlio è scomparso, Paola è furiosa con Christian perché non ha saputo badare a Thomas. Diane, segnalando il video, ridona speranza ai due genitori. Il ragazzo deve attraversare il Mare del Nord e affrontare una terribile bufera con il suo leggerissimo deltaplano. Così Christian, Paola e Bjorn vanno alla ricerca del giovane ma Thomas, dopo giorni, riesce a dar loro appuntamento a casa di Bjorn. Così i due genitori riabbracciano loro figlio che sviene di lì a poco. Thomas è fortemente disidratato e viene portato in ospedale. Il ragazzo dopo poco si riprende ma i genitori gli comunicano che le autorità saranno costrette, vista la mancanza di autorizzazioni, a tagliare le penne alle oche. Thomas si rimette in viaggio a bordo del deltaplano, e, arrivati in Norvegia insieme alla famiglia, lasciano le oche. Julien intanto è andato via di casa, avendo intuito in precedenza che la compagna è impegnata con la sua famiglia. In effetti la vicenda delle oche fa riallacciare il rapporto sentimentale tra Christian e Paola. Così in paese fanno una grande festa organizzata da Pichon. Sei mesi dopo la famiglia al completo e Bjorn tornano esattamente nel posto dove le oche hanno appreso la loro rotta di migrazione e con grande sorpresa le ritrovano là. L’esperimento è riuscito, l’idea di Christian ha fun-

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