Lungarno n. 81 - febbraio 2020

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Le sinergie dell’Arno Sei storie in cerca di committente

ReCreo

di Virginia Landi foto: courtesy Fabbricanove

U

n Ponte d’Acqua come mezzo per instaurare un nuovo rapporto con il fiume Arno. Questo è il nome del progetto dello studio fiorentino di architettura FABBRICANOVE, presentato alla recente edizione della Biennale di Architettura di Pisa, dal tema Tempo d’Acqua. L’elemento fluido della città occupa ormai una posizione centrale, e non solo geografica, nei pensieri di una comunità che lo vorrebbe vivere da spazio pubblico. Il lavoro di Enzo Fontana e Giovanni Bartolozzi, esposto agli Arsenali Repubblicani di Pisa, riporta un programma unitario a scala territoriale di storie itineranti, che non si limita unicamente a proporre nuovi spunti ma una nuova visione complessiva fuori dai soliti schemi. Duecentoquaranta chilometri di fiume non possono limitarsi alle esigenze di singoli progetti locali, separando città, periferie e borghi per un elemento che in realtà le accomuna. Soprattutto dopo la recente decisione di riqualificare il tratto ciclopedonale - Ciclovia dell’Arno - che connette le città percorrendo l’intero fiume. Da una visione che unisce i due sentieri nascono così sei tipologie e sei microstorie in cerca di un committente, individuate da FABBRICANOVE come esempi di modelli replicabili lungo il corso del fiume, dalla provincia aretina a quella pisana passando per quella fiorentina. I frame, al momento immaginari, disegnano luoghi nei quali sia possibile pescare, sostare, lavorare o fare un picnic, suonare e ascoltare musica, usufruire di palestre all’aperto, prendere il sole come su una spiaggia, passeggiare e ammirare la natura da punti di osservazione rialzati, dalla sorgente alla foce. Questi sono solo alcuni degli scenari immaginati dai due autori, che vedono nei 68 ponti attraversati dall’Arno una dinamicità positiva che, come descritto nel loro video, “connette e separa, inonda e disegna forme, scava e segmenta”, ma che riesce sempre a ricucire le due sponde. Una realtà che merita nuove prospettive a cui dare una possibilità.

L’Arno connette e separa, inonda e disegna forme

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Rigenerazione Rurale di Erika Gherardotti

I

n Italia abbiamo circa 2 milioni di beni immobili in disuso in aree rurali; in controtendenza, c’è sempre più interesse verso l’ambiente e il riutilizzo di questi spazi abbandonati. Per far fronte a questo gap, quattro giovani Shirin Amini (architetto), Federico Mazzelli (ingegnere energetico), Leo Cusseau (relazioni internazionali) e Leonardo Porcelloni (geografo) hanno ideato due anni fa, tramite l’incubatore universitario fiorentino, ReCreo: una piattaforma che mette in comunicazione i proprietari di questi beni in disuso, con coloro che vorrebbero utilizzarli. Piattaforma che, grazie alla sua attenzione verso la società e all’ambiente, ha recentemente vinto un premio istituito da Legambiente in collaborazione con Open Fiber. “Abbiamo realizzato una mappa della rigenerazione open source (map.ReCreo.network) in cui ciascuno può segnalare un immobile in abbandono (mappandolo o automappandolo nel caso in cui la segnalazione parta dal proprietario dello stesso) dettagliandolo di alcune caratteristiche che ci possono permettere poi di organizzare un matching tra domanda e offerta” ci dice Cusseu. “Ci sono tante persone interessate a realizzare delle attività all’interno di questi casolari; noi vorremmo dar loro la possibilità di attuarle, aiutandoli ad abbattere il costo dell'acquisto dell’immobile” ci spiegano. Come? Chiedendo al proprietario dello stesso una concessione a canone agevolato, basata sul costo del recupero del suo bene. Tra le soluzioni proponibili, ci dicono, ci potrebbe essere l’eCo-Living: uno spazio in aree green in cui è possibile coabitare e fare coworking. In questo modo si attua un processo di rigenerazione architettonica e innovazione sociale che recupera in una chiave contemporanea questi spazi rurali. Il processo di rigenerazione delle risorse inutilizzate è già iniziato. Chissà se magari quel rudere che ci piace tanto, un giorno, non ci possa davvero ospitare.


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