Lungarno n. 81 - febbraio 2020

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Raccontando l’assurdo col cinema

Incontro con Maria Chiara Venturini di Caterina Liverani

I

È nata prima la passione per il cinema o per l’animazione? “Un giorno ho capito che dovevo guardare quanti più film possibili e così ho fatto, vedendo letteralmente di tutto ed è lì che ho scoperto l’animazione. Sono rimasta folgorata dal lavoro del regista ceco Jan Švankmajer, la sua oscurità mi ha ispirata”.

ciano parte della normalità. Un film recente che mi ha molto colpito è Midsommar. Era ora che si facessero film horror così! Non si capisce che cosa sia a terrorizzare, ma è sicuro che l’inquietudine ti rimane appiccicata addosso. È l’ipotesi che l’assurdo possa realizzarsi. Il successo di film come questo mi spinge a coltivare la mia visione”.

Chi è Maria Chiara? “Una che è arrivata al cinema per caso, perché aveva esaurito tutti gli strumenti che aveva per esprimersi. Ho iniziato con la fotografia e, benché sia rimasta una delle mie passioni, ho capito che non sarebbe stata il mio lavoro. Sentivo che c’era altro da esplorare, allora ho iniziato a disegnare e ho proseguito la mia ricerca. Sono andata in Australia dove ho lavorato per un fotografo, studiato l’inglese e il cinema prima di approdare a Los Angeles”.

Nel tuo lavoro c’è un’evidente ricerca letteraria oltre che cinematografica. Quali sono i tuoi scrittori e registi di riferimento? “Sono una lettrice accidentale e un po’ smemorata, per questo ho sempre annotato su una delle mie agende qualsiasi cosa abbia visto o letto. Disegno personaggi, annoto osservazioni di questo mondo che mi piace definire grottesco. Tra i registi uno dei miei riferimenti è sicuramente Fellini che prendeva nota dei suoi sogni. Credo che il vero lavoro di un regista stia nell’osservare il quotidiano e rielaborarlo. A me piace notare in tutto l’assurdo, ed è una cosa che mi capita spesso sia quando da Los Angeles torno ad Arezzo che viceversa. Vedo cose che fatico a convincermi che fac-

Il 2019 è stato un anno molto importante che ha visto presentato, durante la Settimana della Critica alla Mostra di Venezia, il tuo ultimo cortometraggio Fosca. Progetti per il futuro? “Mi sto rendendo conto solo ora a mesi di distanza cosa ha significato il passaggio a Venezia di Fosca. Lo avevo pensato come un “biglietto da visita” da presentare ai produttori a Los Angeles durante i meeting, ma non che potesse arrivare a tanto. Adesso sto per tornare negli Stati Uniti. Ho una manager molto brava e ho scritto due film, uno dei quali particolarmente complesso tanto che temo di spaventare i produttori! (ride). Ma la verità è che non vedo l’ora”.

HOLLYWOOD A FIRENZE EDITION

up&down

l lavoro di Maria Chiara Venturini, classe 1992, nata ad Arezzo ma di casa a Los Angeles, è insolito, accattivante, deliziosamente dark e irriverente. Un fantastico e grottesco mix fra elementi felliniani e burtoniani, con delle incursioni in una autorialità più contemporanea come quella di Jennifer Kent (Babadook). Per entrare nell’universo di Maria Chiara è consigliato iniziare dal suo curatissimo sito mariachiaraventurini.com dove sono raccolti i suoi principali progetti (videoclip musicali e cortometraggi) presentati al visitatore con lo stile gotico che caratterizza anche la sua regia.

Annoto osservazioni di questo mondo che mi piace definire grottesco

L’orizzonte di gloria

Il viale del tramonto

HANNIBAL Quanta soddisfazione ancora oggi nel vedere il Dottor Hannibal Lecter spassarsela tra monumenti e chiese nella sua amata Firenze dopo aver messo nel sacco l’FBI e versato fiumi di sangue. Nessuno a Hollywood è più riuscito a rendere la città così divertente in un film, come Ridley Scott con Hannibal. Si racconta di una comparsa che sul set chiese sfacciatamente a Sir Anthony Hopkins se invece dell’autografo potesse darle un piccolo morso sul braccio. I selfie ancora non esistevano: altri tempi, altre tempre. Gran film.

6 UNDERGROUND Chiariamo subito: nessun monumento è stato maltrattato per realizzare 6 Underground, la super-produzione Netflix che il regista Michael Bay ha voluto ambientare in parte a Firenze. La trama del film è trascurabile, si può però supporre che la scelta di mettere in scena uno scatenato inseguimento automobilistico nelle anguste vie del centro storico, sia una sorta di giocosa dissacrazione. In parte l’obiettivo è centrato ma, più di tutto, la sequenza fiorentina di Bay sembra la parodia di una lezione di guida fatta da un istruttore sbruffone a un principiante pazzoide. 25


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