Lungarno n. 81 - febbraio 2020

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Conservare il cibo senza pellicola di plastica

La soluzione è il panno cerato di Marianna Piccini

L

a pellicola di plastica avvolge tutto il nostro cibo, è ovunque, e ci abbiamo talmente tanto fatto l’abitudine che non ce ne accorgiamo neanche più! Sembra così innocua, fine, leggera e trasparente, eppure è uno dei materiali più pericolosi per il nostro ecosistema. Proprio perché è così fine si trasforma molto più velocemente in microplastica invadendo ogni più piccolo spazio del nostro pianeta e, se finisce in acqua, tartarughe e pesci la mangiano pensando sia una medusa. Insomma... sarebbe meglio farne a meno. Eccovi quindi una semplicissima alternativa: i panni cerati. Il panno cerato non è altro che un pezzo di tessuto reso impermeabile perché imbevuto in cera naturale, solitamente cera d’api, che prende e rimane nella forma che desideriamo in base a come lo modelliamo. Può avvolgere un frutto lasciato a metà da conservare in frigo, coprire una ciotola con gli avanzi o incartare un panino da

portare a scuola... insomma le possibilità sono infinite. È talmente semplice che si può fare benissimo anche in casa con pochi materiali. Tagliate un pezzo di tessuto di cotone della grandezza e della forma che desiderate, appoggiatelo sopra a un foglio di carta da forno, cospargetelo di cera d’api o cera vegetale in scaglie (che potete trovare anche in erboristeria), richiudete il tutto con un altro strato di carta da forno e stirate. Attraverso il calore del ferro da stiro la cera si scioglie e viene assorbita dal tessuto. Quando tutto il tessuto sarà ricoperto di cera va lasciato raffreddare, poi staccato lentamente dalla carta da forno e a quel punto il vostro panno cerato sarà pronto per essere utilizzato! È sconsigliato usarlo su carne e pesce, e anche su cibi caldi. Dopo ogni utilizzo è buon uso lavarlo con acqua tiepida (non calda altrimenti la cera si scioglie) e sapone neutro per evitare che sostanze chimiche entrino a contatto con il cibo. Questa alternativa alla pellicola è 100% ecologica e non tossica e vi durerà fino a 12 mesi.

UNA VITA IN UN ASTUCCIO: IL FINTOCOLTO A FONTE LUCENTE di Walter Tripi

S

e qualcuno vi chiedesse di sintetizzare l'intera vostra vita in un oggetto o in un'opera d'ingegno, cosa scegliereste? La fintocoltaggine potrebbe davvero dare il meglio di sé: non si tratta di un tatuaggio, che spesso cova un'occasione, un amore, un pilastro. Si tratta di ridurre a singolo, l'interezza delle proprie occasioni, amori, pilastri e pure di paure, errori, perdite. Un Fintocolto contemporaneo potrebbe decidere di indicare il proprio profilo Instagram: seguimi e vedrai, tra alte saturazioni e trip da Wikiquote, chi sono stato, ciò che ogni giorno divento e soprattutto quanto plastiche riescano a essere le mie posizioni tra feste e monumenti. Un Fintocolto Beat potrebbe invece affidarsi a un poemetto dai molti spazi bianchi, lasciando all'altrui interpretazione (e sbadiglio) tutto ciò che mai è riuscito a interpretare di sé. Uno romantico, invece, passerebbe ore tra le offerte di Amazon per scovare un oggetto che possa essere simbolo totale: un carillon, un mappamondo piumato, un giradischi di forma vintage in plastica eterna. Se invece doveste ereditare proprietà gigantesche al declivio delle colline di Fiesole, potreste sempre riversare lì tutto il vostro esistere, come ha fatto Paolo Peyron nel Bosco di Fonte Lucente. Il Bosco, oggi visitabile grazie alla Fondazione proprietaria, è un giardino in continua evoluzione, costruito su terrazzamenti progressivi, volti verso Firenze come punto di fuga e nobile fondale; ricco di statue venete, disseminate tra bosco e giardino all'italiana. Soprattutto - da qui il nome - ricco di fontane, tutte diverse, e un laghetto, nutriti da un'unica fonte cinquecentesca. Tra scalinate, pietra, oggetti d'arte e musica - esiste uno spazio dedicato a Riccardo Muti - stiamo parlando di un vero astuccio di meraviglia, a cui una persona ha dedicato la propria vita e ve l'ha riversata. Se però non avete un padre che vi lasci a disposizione ettari di verde, beh, l'idea del mappamondo piumato resta comunque un'alternativa originale.

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