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Un caldissimo gennaio
Un caldissimo gennaio
Aldo AVALLONE
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l’Editoriale del Direttore
Una serie di eventi, susseguitisi a ritmo frenetico, ha reso l’inizio di questo 2021 davvero caldissimo.
Dall’assalto a Capitol Hill, luogo simbolo della democrazia americana, all’insediamento di Joe Biden, avvenuto, per fortuna in maniera pacifica, in un’atmosfera assolutamente particolare: una Washington semideserta e blindata da migliaia di uomini della sicurezza dove le misure anti covid hanno imposto il distanziamento ai pochi e scelti partecipanti. L’immagine del buon vecchio Bernie Sanders, seduto su una sedia pieghevole che si riparava dal freddo con la sua giacca a vento e con i guanti in lana riciclata sulle scale del Campidoglio, resterà negli occhi e nel cuore dei democratici americani per sempre. Come quella del giuramento di Kamala Harris, primo vicepresidente donna di origini indo caraibiche. Appena dopo l’insediamento, Biden ha voluto rimarcare fortemente il cambio di rotta della nuova Amministrazione abolendo alcune delle misure più estreme volute dal suo successore, bloccando immediatamente il finanziamento per la costru-
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zione del muro tra Stati Uniti e Messico e dando nuovo slancio alla lotta al coronavirus che sta ancora mietendo una moltitudine di vittime in quella parte del mondo.
Naturalmente ce ne occuperemo in questo numero della testata in cui potrete conoscere anche qual è stata l’elezione presidenziale USA più contrastata di sempre. E non è quest’ultima.
Ancora negli Stati Uniti, nell’appena trascorso gennaio, si è celebrata il Martin Luther King’s Day, la festività nazionale in onore del pastore protestante paladino dei diritti civili, premio Nobel per la Pace, che si celebra il terzo lunedì di gennaio, un giorno idealmente vicino alla sua data di nascita, il 15 gennaio 1929.
L’anno appena trascorso è stato uno dei più funesti per la comunità afroamericana. L’uccisione di George Floyd da parte della polizia di Minneapolis è stato solo uno dei tanti omicidi razziali di cui si sono macchiati alcuni dei “rappresentanti della legge” nei diversi Stati americani. Eppure, nell’America di Trump e dei suprematisti bianchi, le immagini di quel povero ragazzo tenuto per venticinque minuti sotto il ginocchio del suo assassino mentre supplicava di lasciarlo respirare, hanno avuto una forza tale da generare una reazione forte e condivisa. Sono scesi in campo personalità della politica, della cultura, dello spettacolo, dello sport. Lebron James, il campione dei Los Angeles Lakers, il più forte giocatore di basket oggi al mondo, è andato in televisione ad annunciare il blocco del campionato professionistico americano, la National Basket Association. Il ricchissimo mondo della NBA, che giocava la sua fase finale nella bolla di Orlando, ha voluto far sentire forte la sua voce per dare ancora maggior rilievo a una protesta che ha coinvolto un numero rilevante di cittadini e che, credo, abbia contribuito non poco alla vittoria di Biden.
Ma torniamo da questa parte dell’oceano per augurare a tutti noi: “Buon centenario, compagni!”. Da quel 21 gennaio di cento anni fa a Livorno, quando uomini coraggiosi decisero di rompere gli indugi per proseguire in autonomia rispetto al partito socialista la loro marcia per la costruzione di un mondo migliore, ne è passata di storia. Questo lungo secolo lo raccontiamo in un pezzo di Raffale Flaminio che, puntualmente, ripercorre i tanti passaggi politici e le scelte, a volte tardive e anche dolorose, che hanno contrassegnato la storia del partito comunista italiano e del nostro Paese, mantenendo ferma la barra del timone sulla rotta del progresso, della difesa dei diritti dei lavoratori e della democrazia. Non dobbiamo avere paura a ri-
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cordare le bandiere rosse, il canto dell’Internazionale, le storie dei partigiani comunisti caduti per la nostra libertà odierna. Tanti, troppi esperti in falsi storici hanno fatto di tutto per farci perdere la memoria, stanno facendo di tutto per far passare una revisione storica in cui tutto il passato diventi un melmoso stagno di indifferenza. E invece no! Nonostante tutto noi saremo sempre pronti a commemorare i nostri morti, i fratelli Cervi, i braccianti di Avola e Battipaglia, Guido Rossa, barbaramente assassinato dalle BR, che di rosso avevano solamente il nome ma erano segnate dal nero del fascismo e dai legami con i servizi segreti di mezzo mondo. Ricorderemo per sempre piazza San Giovanni e tutti noi, con il pugno levato al cielo, per salutare per l’ultima volta il compagno Enrico. Festeggeremo sempre e con orgoglio i nostri 25 aprile, perché larga parte di quella liberazione dalla dittatura mussoliniana l’Italia la deve ai comunisti. Anche se il glorioso partito comunista italiano non esiste più.
Resta un ultimo, ma solo per ragioni temporali, tema bollente su questa pagina di calendario del caldissimo gennaio 2021. La crisi di governo. Era attesa, annunciata, poi rimandata. Infine, giunta. Il sicario vivaista ha portato a termine il suo compito di affossare, ma solo per il momento, l’esperienza governativa di una coalizione PD, M5S, LEU. Un’esperienza con luci ed ombre, naturalmente, ma l’unica possibile per provare ad arrestare le destre alle prossime elezioni e, soprattutto, provare a diventare un’alleanza strategica in un rinnovato percorso riformatore e progressista. I mandanti? Facili da individuare: tutti i poteri economici – finanziari cui non andava proprio giù che a gestire i 209 miliardi del recovery fund fosse un governo poco sensibile ai loro interessi. Arriverà Draghi, l’espressione delle banche e della finanza internazionale, con il chiaro mandato di indirizzare la spesa delle risorse europee nella “giusta direzione”. Da viale dell’Astronomia già si levano alte voci di pressanti richieste da parte dei nostri industriali. Richieste, e che dubbio c’era, che parlano di nuova libertà di licenziamento da parte delle imprese e ulteriori riduzioni dei diritti dei lavoratori. Ancora non sappiamo con quale maggioranza parlamentare nascerà e navigherà la barca Draghi. Probabilmente, in un modo o nell’altro, tutti saliranno a bordo ma ciò di cui siamo sicuri e che la navigazione non sarà scevra da tempeste. Troppe richieste dovranno essere accontentate. Oggi è certamente prematuro esprimere giudizi ragionevoli su un governo che non è ancora nato. Dovremo conoscerne la squadra, il programma, gli obiettivi concreti
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sui quali si concentrerà la sua azione nei primi cento giorni. Dicono che sarà un governo di competenti, ma competenti di che? Ricorda molto il governo dei tecnici, sì proprio quelli di Monti e della sua macelleria sociale. Auguriamoci che sia soltanto un passaggio temporaneo perché il primato della politica è sempre il valore più alto in democrazia.
Naturalmente ne riparleremo.
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