Grazia: #unanuovanormalità

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G R A Z I A CONTAMINAZIONE

L’UNIVERSITÀ ADESSO GUARDERÀ PIÙ AVANTI LE LEZIONI IN DIGITALE HANNO RAGGIUNTO GLI STUDENTI OVUNQUE SI TROVASSERO. MA LA NUOVA MISSIONE DEGLI ATENEI, DICE IL RETTORE DEL POLITECNICO DI MILANO, È DARE LORO NUOVE ESPERIENZE DI VITA di FERRUCCIO RESTA foto di GIOVANNI GASTEL

foto: MONDADORI PORTFOLIO

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Dall'alto: Ferruccio Resta, 52 anni, rettore del Politecnico di Milano; la facoltà di Ingegneria Industriale, sede di Milano Bovisa.

ontaminazione, ibridazione, interdisciplinarietà, mobilità sono termini che, negli ultimi anni, hanno dipinto la città di Milano, porta d’accesso all’Europa, luogo di scambio e di confronto. Una città vivace, che ha attratto talenti da tutto il mondo; che è stata capace di svestire abiti fuori moda e di rifarsi il look. Che ha ridato vita alle periferie, anche grazie agli interventi edilizi legati all’università e alla ricerca: da Bocconi alla IULM, dalla Bicocca a MIND, dal Politecnico in Bovisa al recupero degli scali ferroviari per la nuova Accademia di Brera. Milano ha messo a segno grandi interventi di riqualificazione che hanno coinvolto l’architettura, le arti e il design, e che hanno guardato alla tradizione in modo innovativo. Improvvisamente nel vocabolario di questa città iperattiva e dinamica, e del mondo intero purtroppo, da qualche mese a questa parte tra i lemmi più consultati troviamo: limitazioni, emergenza, distanza. La pandemia ci ha colpiti come un uragano, in modo violento. Qualcuno ha resistito. Altri non si sono rialzati. L’università fortunatamente ha retto. Il Politecnico è rimasto in piedi e, nonostante la difficoltà, continua a guardare avanti, convinto che il Covid-19 sia una grande occasione per accelerare i cambiamenti in atto. Sarebbe drammatico se così non fosse. Se non riuscissimo a rispondere a questo terribile nemico con termini che hanno un’accezione positiva e che guardano al futuro. Non possiamo infatti pensare che, una volta superata questa prova, tutto magicamente tornerà come prima. Possiamo però fare in modo che la città ritorni a essere viva e pulsante. Che i giovani riempiano di nuovo le aule e affollino le piazze. Ma perché questo accada l’università deve cambiare modello e Milano con lei. Per riuscirci dobbiamo poter rimettere la persona al centro e dare un nuovo valore al concetto stesso di presenza. Là dove tutto, o quasi, può essere portato a distanza, dobbiamo creare una nuova consapevolezza dell’“esserci”, dell’esperienza del vivere. Mettiamoci così nei panni di uno studente, internazionale o italiano che sia, che fino a ieri era disposto a venire a Milano per conseguire la laurea. Che aveva come unica alternativa l’università

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