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settimanale n. 14-15 18/3/2021 Marzo 2021
Ricostruiamo il futuro
21 influenti personalità italiane e internazionali uniscono le loro voci per trovare nuove prospettive Giorgio Armani, Federica Tremolada, Sheryl Sandberg, Pierfrancesco Favino, Bill Gates, Gianmario Verona, Paolo Veronesi, Ilaria Capua, Piero Lissoni, Elisa Maino, Bebe Vio, Federica Pellegrini, Lucrezia Reichlin, Stefano Domenicali, Cecilia Alemani, Massimo Bottura, Teresa Ciabatti, Roberto Bolle, Laura Pausini, Massimo Bray, Silvia Grilli
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G R A Z I A 1 4 - 1 5 SOMMARIO
20 LA POSTA di GRAZIA 26 GLI INDISPENSABILI DELLA SETTIMANA
AT T UA L I TÀ
31 G21 - RICOSTRUIAMO IL FUTURO 33 L’EDITORIALE di Silvia Grilli «La responsabilità di agire»
37 LA SUPER MANAGER Sheryl Sandberg: «Il web rilancerà le donne»
41 IL VISIONARIO Bill Gates:
«Per salvare il Pianeta servono tre rivoluzioni»
46 LA STELLA DEL NUOTO
Federica Pellegrini: «Donne e uomini in gara insieme: la grande sfida»
53 LA SCIENZIATA Ilaria Capua: «Curiamo il Pianeta per curare l’umanità»
58 IL MATTATORE Pierfrancesco Favino: «Sarà tutto un altro film»
66 IL DIRETTORE DI ATENEO Gianmario Verona:
«La lezione che cambierà la scuola»
71 L’ECONOMISTA Lucrezia
Reichlin: «Il benessere dipenderà da ognuno di noi»
76 LO STILISTA Giorgio Armani:
«La moda ha bisogno di cuore»
80 LO CHEF Massimo Bottura:
«Il gusto di non sprecare più nulla»
85 LA CAMPIONESSA Bebe
Vio:«Gli atleti disabili non saranno più una categoria a parte»
90 LA STAR DELLA DANZA
Roberto Bolle: «Un applauso ci guarirà»
97 LA SCRITTRICE Teresa
Ciabatti: «Per i ragazzi tutto sarà ancora come la prima volta»
101 LA MANAGER MUSICALE: Foto PAUL MOREL
Federica Tremolada: «Che suono ha la felicità?»
107 L’INTELLETTUALE Massimo
Bray: «Insieme faremo un’altra Italia»
110 LA VOCE Laura Pausini:
«Canteremo come un solo coro»
138
UN SOGNO TRA LE DUNE Parka impermeabile (Loewe). Stivaletti LV Beaubourg in tela Monogram (Louis Vuitton).
15
G R A Z I A 1 4 - 1 5 SOMMARIO 115 IL DESIGNER Piero Lissoni: «Riprendiamoci le nostre città»
121 LA WEBSTAR Elisa Maino: «Noi, uniti dai social»
125 IL MANAGER Stefano Domenicali: «Il domani corre in Formula Uno»
129 LA CURATRICE D’ARTE
Cecilia Alemani: «Ogni opera ci parlerà di noi»
133 IL MEDICO Paolo Veronesi:
«La ricerca ci guarirà sempre»
M O DA
138 UN SOGNO TRA LE DUNE 158 TUTTO IL MIO MONDO 171 SHOPPING Sempre un passo avanti 179 LOVE Sfumature di primavera 181 LOVE Stile impeccabile 183 LOVE Un cuore per brillare 185 TENDENZE Il futuro è adesso 193 IN PASSERELLA Spazi di libertà 195 L’EVENTO Le ragazze di Parigi 196 VOTA IL LOOK 198 IL DEBUTTO Siamo i talenti digitali di Grazia
201 FASHION NEWS 204 STREET STYLE
B E AU T Y
208 IL BELLO VIENE ORA 213 BELLEZZA DA SCOPRIRE Un profumo solo per te
219 IRRINUNCIABILI DELLA SETTIMANA 220 BELLEZZA DA PROVARE
TUTTO IL MIO MONDO Giacca in drill di cotone ricamato su canottiera e bermuda; orecchini e spilla (tutto Chanel).
16
222 LOVE Uno sguardo al futuro
LIFESTYLE
224 CULTURA •Måneskin •Lana
Del Rey •Televisione •Web •Libri
231 GNAM Inventa un’altra pizza 234 SAPORI Sulla tavola di Pasqua 236 INFINE 238 INDIRIZZI 241 OROSCOPO di Melissa P. 242 UN POSTO NEL CUORE di Alessia Marcuzzi
Foto DEAN ISIDRO
158
Operazione liscio perfetto
G R A Z I A 1 4 - 1 5 SOMMARIO Il 2021 è un anno di sfide per l’Italia e il mondo. Con questo numero straordinario, che si chiama G21, Grazia ha riunito 21 protagonisti del nostro tempo e ha raccolto le loro idee per ricostruire il futuro. Qui ve li presentiamo.
58 Giorgio Armani, stilista, è il simbolo della moda e dell’eccellenza italiana nel mondo.
101
Federica Tremolada, managing director del Spotify ed esperta dei servizi audio digitali di ultima generazione.
129
L’attore e regista Pierfrancesco Favino è uno degli interpreti più amati e premiati del nostro cinema.
121
53
Ilaria Capua, scienziata di fama mondiale pioniera della lotta ai virus.
Sheryl Sandberg è direttrice operativa di Facebook e attivista per l’empowerment delle donne.
115
L’architetto Piero Lissoni progetta edifici in tutto il mondo dai suoi studi di Milano e New York.
La creatrice digitale Elisa Maino ha cinque milioni e 600 mila follower su TikTok.
133
41
37
76
66 Bill Gates, fondatore di Microsoft e filantropo, è in prima linea per la difesa dell’ambiente.
L’economista Gianmario Verona è il rettore dell’università Bocconi di Milano.
46
85
Bebe Vio, campionessa mondiale ed europea di fioretto individuale paralimpico.
Federica Pellegrini, è campionessa olimpica di nuoto e detiene il record mondiale sui 200 metri stile libero.
Paolo Veronesi presiede la Fondazione Umberto Veronesi e dirige la Divisione Senologia Chirurgica dello IEO di Milano.
125
71
L’economista Lucrezia Reichlin insegna alla London Business School.
Stefano Domenicali è presidente e amministratore delegato della Formula 1.
107 Cecilia Alemani sarà la prima donna italiana a dirigere la Biennale d’Arte di Venezia nel 2022.
110
97
80
Massimo Bottura, chef dell’Osteria Francescana di Modena con tre stelle Michelin.
Teresa Ciabatti, scrittrice e sceneggiatrice. Il suo ultimo libro è Sembrava bellezza (Mondadori).
90
Roberto Bolle è Étoile del Teatro alla Scala di Milano e con i suoi spettacoli avvicina alla danza il grande pubblico.
La cantante Laura Pausini ha vinto il Golden Globe con la canzone Io sì ed è candidata agli Oscar.
NEL PROSSIMO NUMERO
18
Grazia vi aspetta in edicola il primo aprile con
33
Silvia Grilli è la direttrice del settimanale Grazia. Massimo Bray, editore ed ex ministro, dirige l’enciclopedia Treccani.
SPECIALE BELLEZZA
G R A Z I A POSTA
Scrivi alla direttrice di Grazia, Silvia Grilli, all’indirizzo grazia.direttrice@mondadori.it
LETTERE ALLA DIRETTRICE Email di Luisa Caverzasi
Cara direttrice, chi le scrive è una donna di 72 anni. Diplomata, lavoratrice prima full time, poi part time avendo una casa e due bimbe da accudire. Trovo bellissima l’email di Samuela Caminiti su Grazia numero13, come pure quella di Oriella Mingozzi. Ma arrivando a leggere la risposta che lei dà a Oriella, io mi innervosisco con lei e sa perché? Perché lei scrive: “E lei si dedica alle mansioni familiari”, come se queste fossero attività di categoria infima. Mansioni che a farle ci si denigra, ci si svuota. Senza alcun rispetto. E se andiamo avanti così, Silvia, non si combina più nulla. La mansione familiare dove si mettono una capacità organizzativa, economica, educativa, di mediazione e diplomazia, è un lavoro qualificato e qualif icante, purtroppo mal retribuito e denigrato, come lei dimostra. In altre nazioni può essere fatto egregiamente anche dal partner, dall’uomo. Ho f igli di amici che vivono all’estero, laureati, che fanno in casa “il domestico” e la moglie è impiegata a lavorare con altissime competenze. Silvia, non denigri le mansioni familiari, ma faccia lottare perché esse siano riconosciute come vero lavoro, retribuito e con pensioni, con orari def initi e semmai aiutate in alcuni momenti come la gravidanza, il puerperio eccetera, da aiuti esterni statali. Lo Stato, invece, ha miliardi solo per altro. «Cara Luisa, nella mia risposta a Oriella Mingozzi pubblicata sul numero 13 di Grazia ho scritto che la coppia ideale camminerà insieme senza rinunciare a una parte di sé. In molte famiglie italiane e internazionali, la moglie e/o la madre fanno (consapevolmente o inconsapevolmente) un passo indietro nel raggiungimento delle proprie ambizioni professionali per conformarsi alla tradizione secondo la quale le mansioni domestiche e la gestione della famiglia debbano essere di esclusiva competenza della donna. Nella mia coppia ideale, invece, moglie e marito condividono onori e oneri di genitorialità e cura della casa, senza rinunciare a una parte di sé. Se una donna si realizza totalmente nella vita domestica fa una scelta libera che rispetta i suoi desideri. Ma non rispetta se stessa se si tratta di una decisione imposta dall’educazione. Aggiungo
che nulla esclude che anche un uomo possa realizzarsi nella gestione di figli e lavori domestici, mentre, magari per convenzione sociale, è costretto a lavorare fuori casa rinunciando al vero se stesso. La saluto con stima e affetto». Email di Carla Manfredi
Carissime, leggo oggi nella posta di Grazia l’email di Ileana Colombo, docente, che pone la questione del prolungamento della frequenza scolastica proposta dal presidente del Consiglio Mario Draghi. Condivido alcune riflessioni: in quest’anno di pandemia la scuola ha dimostrato una resilienza che pochi altri settori dell’economia hanno avuto. Gli insegnanti hanno obbedito a tutte le chiusure e aperture fatte - permettetemi di dire - assolutamente a caso. Nel mese di gennaio 2021 il mio dirigente ha emanato qualcosa come una decina fra circolari di apertura/chiusura/apertura e decreti di orario, modalità di lavoro eccetera così come credo abbiano fatto tutte le scuole in tutta Italia e non solo in Lombardia. Però io sul prolungamento della scuola sono d’accordo, a patto che il tempo di allungamento sia un tempo riparativo, come dicono gli psicologi. Un tempo scolastico dove i ragazzi, divisi anche in piccoli gruppi, possano vivere tutte le esperienze che in quest’anno non hanno avuto: il giornale scolastico, il corso di teatro, il cineforum, l’organizzazione di una mostra, fare merenda in giardino, assistere a uno spettacolo teatrale. Nella mia scuola ho organizzato per molti anni attività extrascolastiche nel periodo di sospensione didattica e ho sempre avuto grande risposta sia dai ragazzi sia dai genitori e anche gli insegnanti, che avevano una retribuzione aggiuntiva, hanno svolto con entusiasmo queste attività. Se però il prolungamento dell’apertura dovrà essere organizzato come è ora la scuola, dico no. Email di Nicoletta
Gentile direttrice, leggevo l’email della signora Colombo sul numero 11 di Grazia e stavo pensando che la signora ha ragione: il presidente Draghi ha detto che vuole prolungare la scuola per recuperare il tempo perso durante la didattica a distanza. Ma di quale tempo perso sta parlando? Crede che i ragazzi durante la Dad si siano girati i pollici? Mio figlio è impazzito in quel periodo, era pieno di verifiche e interrogazioni, studiava anche il triplo del solito.
Scrivi a GRAZIA: palazzo Mondadori, 20090 Segrate (MI) - EMAIL: lapostadigrazia@mondadori.it SOCIAL: facebook.com/grazia - twitter.com/grazia - instagram.com/grazia_it - WEB: grazia.it 20
G R A Z I A POSTA
Ma poi perché mandare a scuola i ragazzi in un’aula senza aria condizionata con più di 30 gradi fuori? In Italia, soprattutto al Sud dove è più caldo, è impossibile. E che cosa ne pensa delle strutture estive (hotel, ristoranti, spiagge) che lavoreranno di meno per mancanza di famiglie? Noi genitori, insegnanti e alunni ci sentiamo presi in giro. «Care Carla e Nicoletta, la scuola si è nuovamente interrotta in presenza in molte zone d’Italia dove il tasso di positività al virus è ritornato elevato e 7 milioni di studenti, cioè l’81 per cento, sono ritornati in didattica a distanza. La chiusura o riapertura degli istituti non è un capriccio, ma viene associata all’andamento della curva del contagio. Personalmente sarei favorevole all’ipotesi di prolungare la durata dell’anno scolastico, anche se concordo pienamente con voi che studenti e professori non si siano girati i pollici durante la didattica a distanza. Però io penso che un anno a singhiozzo di scuola in presenza comporti non solo perdita di apprendimento, ma allarghi le disparità sociali e crei problemi psicologici. Il governo di Mario Draghi continua a tenere in piedi l’ipotesi di un eventuale prolungamento dell’anno scolastico, anche se al momento non ha confermato alcuna decisione». Email di Gloria Lenatti
Buongiorno cara Silvia, sono una ragazza di 23 anni e volevo ringraziarla per la f iducia che lei ripone nella nostra generazione, vorrei molte più persone in giro con il suo pensiero. Purtroppo non è così, per noi giovani ci sono ancora tante porte in faccia, in qualsiasi ambito (lavorativo, familiare, sociale). Mi auguro che a breve riusciremo a prendere in mano questo mondo così danneggiato. «Buon lavoro, cara Gloria: a lei e alla sua generazione rivoluzionaria». Email di Patrizia Morandi
Rileggendo il numero 34 di Grazia di Agosto 2020 sarei curiosa di sapere il punto sul vaccino anti-Covid 19 della direttrice scientif ica Stefania Di Marco a Pomezia e se le due gemelle olandesi date in adozione nate da un flirt estivo siano riuscite a rintracciare il padre biologico italiano. È possibile? Risponde Annalia Venezia autrice del primo articolo: «Cara Patrizia, il vaccino Irbm-Oxford-
AstraZeneca è divenuto un farmaco. In gennaio è stato inoculato in Italia al personale docente e alle forze dell’ordine. Nei giorni scorsi, però, Francia, Germania, Italia e altri Paesi ne hanno sospeso la 22
distribuzione in via precauzionale e temporanea a causa di problemi circolatori riscontrati in alcune persone da poco vaccinate». Risponde Letizia Magnani autrice del secondo articolo:
«Cara Patrizia, anche noi facciamo il tifo per Hella e Sanny, le gemelle olandesi che cercano il loro padre biologico italiano. Le due hanno avviato anche una ricerca ricorrendo al test del Dna, ma per ora hanno trovato solo dei lontani cugini. Sembra la trama di un film di Hollywood, per questo Hella e Sanny hanno anche deciso di partecipare a una trasmissione televisiva olandese, una sorta di reality show legato alla propria storia familiare e sono certe di riuscire ad avere nel giro di un paio di mesi più notizie sulle loro origini. Noi continuiamo a fare il tifo per loro». CARE LETTRICI, dalle vostre lettere può nascere l’idea di un’inchiesta o di nuove storie da raccontare. Firmate con nome e cognome: sarà più facile contattarvi. E… scriveteci! Con l’invio del vostro contributo dichiarate di accettare le condizioni del servizio consultabili nelle ultime pagine della rivista.
A cura di Lucia Valerio
Con Grazia c’è Ilary Ilary Blasi Fanpage @ilary_blasi_fanpage Bellissime foto e l’intervista di Ilary sul nuovo numero di@grazia_it in edicola I Look Di Susy @ilookdisusy Io leggo Grazia: protagonista di questo numero è la fantastica Ilary Blasi. Davide @davidefandiilary Splendide foto di @ilaryblasi per @grazia_it Closet Italy @closet_italy I look di Ilary Blasi in copertina su @grazia_it
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SFRANGIATO Il blazer doppiopetto in tweed di cotone e lurex ha i bottoni metallizzati e i bordi sfrangiati (iBlues, € 229).
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SENZA TEMPO I sandali a rete hanno la punta affusolata (Dior).
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RÉTRO Il bolero in cotone e lana bouclé è impreziosito dai bottoni con Pegaso, simbolo della maison (Etro, € 995).
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RAFFINATA La Baguette in tela ha il motivo FF ricamato a giorno ed è rifinita con dettagli in pelle color caramello (Fendi, € 2.600).
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PREZIOSI Gli orecchini della linea Liaison, in oro rosa con pavé di diamanti, fanno parte della collezione Vie Privée (Giorgio Visconti).
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A SIRENA La gonna lunga ha un’arricciatura e un profondo spacco (Genny, € 416).
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SENSUALI I sandali in pelle con tacco alto hanno il cinturino alla caviglia (Dsquared2, € 590).
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Ricostruiamo il futuro La pandemia ha provocato una rivoluzione globale e ha cambiato i nostri stili di vita. Quali opportunità si aprono davanti a noi? Come riprogettare il domani? Per Grazia 21 influenti personalità italiane e internazionali uniscono le loro voci per trovare nuove prospettive
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SODINIBIJOUX.IT
L’ EDITORIALE
La responsabilità di agire Quando avremo sconfitto il virus dovremo ricostruire il nostro futuro. Su questo numero straordinario di Grazia abbiamo invitato 20 grandi personalità a esprimere nuove prospettive. Noi, con Grazia, siamo la 21esima protagonista e vi facciamo due promesse: qui troverete sempre la migliore informazione possibile e cambieremo gli stereotipi che frenano la realizzazione delle donne in Italia d i S I LV I A G R I L L I
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S
Foto IVAN GENASI
LA DIRETTRICE DI GRAZIA, SILVIA GRILLI.
iamo all’ultima fase della guerra al virus. Sappiamo che la vinceremo e guadagneremo l’immunità in un modo sorprendentemente più veloce di quanto sia accaduto con le altre più recenti pandemie. Siamo addolorati dalle perdite dei caduti in questa guerra, ma siamo anche un Paese che ha scoperto risorse di adattamento e creatività che non immaginava di avere. Abbiamo sofferto chiusure, cambiato stile di vita. Ci siamo spaventati, arrabbiati, rassegnati. Abbiamo pianto, ci siamo ripresi e non vediamo l’ora di ripartire con nuove idee e aprire inedite prospettive. Abbiamo fretta di riabbracciarci e ricostruire il futuro. Ma non sarà come riaccendere un interruttore che è stato spento e, come per incanto, come nella favola della Bella Addormentata, tutto ritornerà com’era. Prima di uscire definitivamente dal rischio pandemico passeranno più di due anni dal giorno in cui a Wuhan, in Cina, nel dicembre 2019 si diffuse il nuovo ceppo di coronavirus. Dire «torneremo alla normalità» non ha più senso, perché non c’è più “quella normalità”. Da un lato abbiamo accelerato la transizione digitale, con le nostre vite dai 6 anni in su attaccate a uno schermo di cellulare, tablet o computer. Dall’altro assaporiamo i momenti fisici dello stare insieme come privilegi. La nostra vita è stata digitalmente modificata per sempre, ma accoglieremo le occasioni di contatto fisico con gli altri, con gli spazi, la natura come il grande lusso della nuova era post lockdown. Questo numero straordinario di Grazia è nato per dare voce alle idee e aprire alle proposte per il futuro. Questa edizione si chiama G21 per più motivi. Il primo è reinterpretare a nostro modo l’acronimo di G20, il gruppo dei 20 leader dei Paesi più industrializzati. Qui la G sta per Grazia; 21 sta per l’anno in corso 2021, ma anche per le 21 edizioni internazionali del nostro settimanale che dall’Italia alla Gran Bretagna, dagli Emirati alla Russia, dalla Cina all’Australia, dall’India, al Messico, agli Stati Uniti, ha conquistato il mondo. Venti sono le personalità chiamate qui a esprimere insieme unità, creatività, coraggio, futuro. La ventunesima sono io, che ho la grande opportunità di dirigere questo settimanale unico che si approfondisce ogni settimana di nuovi temi e iniziative grazie alla squadra straordinaria che lo compone e grazie soprattutto a voi, lettrici e lettori, che con la vostra passione ci sostenete. I traguardi raggiunti dalle personalità presenti in questo numero, il loro lavoro
G R A Z I A SILVIA GRILLI
PALAZZO MONDADORI SI TINGE DI MAGENTA PER IL G21 DI GRAZIA
in campi diversi, la loro perseveranza e forza sono esempi per il nostro Paese e per il mondo. Sono orgogliosa di ospitare le idee di questi protagonisti (qui elencati in ordine alfabetico perché nessuno di loro è primo o ultimo di lista, ma sono tutti ugualmente grandi): Cecilia Alemani, Giorgio Armani, Roberto Bolle, Massimo Bottura, Massimo Bray, Ilaria Capua, Teresa Ciabatti, Stefano Domenicali, Pierfrancesco Favino, Bill Gates, Piero Lissoni, Elisa Maino, Laura Pausini, Federica Pellegrini, Lucrezia Reichlin, Sheryl Sandberg, Federica Tremolada, Gianmario Verona, Paolo Veronesi, Bebe Vio. Alcuni di loro sono così famosi da essere noti a tutti, altri svolgono una professione meno sotto i riflettori, ma sono eminenze nel loro campo. Per loro credere nelle idee significa lottare per difenderle e realizzare, rendere visibile l’invisibile. Bisogna cambiare anche il modo in cui consideriamo le donne. Mentre usciamo nelle edicole e su app con questa edizione straordinaria, è in corso la Commissione delle Nazioni Unite sull’uguaglianza di genere. L’Italia vi partecipa con la ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti. Grazia non considera mai le donne come vittime, il nostro messaggio è l’affermazione di sé. Le donne non sono un soggetto svantaggiato da difendere, sono un patrimonio di conoscenze, talenti, capacità, passione che serve al Paese e al mondo. Ed è questa la strada da percorrere, cominciando dall’educazione quotidiana nelle case delle bambine e dei bambini, che devono assistere alla condivisione dei ruoli familiari, perché nessuna donna e neppure nessun uomo debba più limitare consapevolmente o inconsapevolmente le proprie ambizioni. E qui desidero scrivere anche del futuro di quella che è la mia passione travolgente: i giornali. Siamo stati protagonisti, come scrivevo all’inizio, di un’accelerazione della rivoluzione digitale e Grazia ha intensificato l’informazione di qualità su tutte le piattaforme online: dai social al sito. Ma solo i contenuti di spessore dell’edizione cartacea, la correttezza e serietà di questo settimanale in edicola possono permetterci di essere garanzia anche per tutto il resto. Per questo moltiplicheremo approfondimenti e contenuti speciali necessari per affrontare le nuove sfide. Ora più che mai abbiamo la responsabilità di agire. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Foto MARTA CARENZI/MONDADORI PORTFOLIO
PALAZZO NIEMEYER S’ILLUMINA DI MAGENTA PER GRAZIA. LA SEDE DEL GRUPPO MONDADORI, A SEGRATE (MILANO), HA COLORATO I SUOI ARCHI DI LUCE PER CELEBRARE IL G21, QUESTO NUMERO STRAORDINARIO DI GRAZIA DEDICATO ALLA RICOSTRUZIONE DEL FUTURO. IL COLORE SCELTO È IL MAGENTA CHE TROVATE SULLA COPERTINA DI QUESTA EDIZIONE DA COLLEZIONE.
LA SUPER MANAGER DEI SOC IAL
ACCANTO, IL PRESIDENTE DI FACEBOOK, MARK ZUCKERBERG, 36 ANNI, E LA DIRETTRICE OPERATIVA DEL SOCIAL MEDIA, SHERYL SANDBERG, 51.
Il web rilancerà le donne In tutto il mondo le lavoratrici hanno pagato il prezzo maggiore durante la pandemia, ma molte hanno avviato una nuova carriera grazie alle possibilità offerte dal mondo digitale. «Sognate in grande», scrive qui la direttrice operativa di Facebook, Sheryl Sandberg. «A partire da oggi ognuno di voi può avviare un’attività se ha una buona idea e impara a usare le potenzialità di uno smartphone» d i S H E R Y L S A N D B E R G d a M E N L O PA R K ( S TAT I U N I T I )
Q
uando la pandemia ha investito Milano, Esther Burton si è dovuta reinventare. Era una designer e organizzatrice di eventi ma il lockdown l’ha colpita duramente, togliendole di netto la possibilità di lavorare. Invece di disperare, Esther ha fatto qualcosa di coraggioso: nel bel mezzo di una pandemia globale ha avviato una nuova attività. Esther ha sette conigli domestici che adora. Proprio da loro è partita l’idea di fondare 515 grammi, un negozio online di prodotti di design dedicati ai conigli e ai loro proprietari: dalle ciotole per il cibo fatte a mano, ai cuscini e alle cucce personalizzabili. Un’idea originale e dei bei prodotti, però, non sono sufficienti. Esther doveva trovare un modo per raggiungere altri clienti
amanti dei conigli. Rivolgendosi ai social media è riuscita a stabilire una relazione con loro e a dare vita a una community virtuale. Organizza dirette e talkshow con veterinari e altri esperti per offrire consigli ai proprietari di conigli. In meno di un anno, Esther è passata da una situazione di difficoltà all’avvio di una nuova attività di successo. La sua storia mette in evidenza due tendenze opposte emerse nell’ultimo anno, che hanno riguardato principalmente le donne. Il primo aspetto è che le donne hanno subìto l’impatto economico e sociale del Covid-19 più degli uomini. Come Esther, è più probabile che abbiano perso il lavoro o avuto una diminuzione del reddito; inoltre sono loro, di norma, a doversi prendere cura di altri membri della famiglia, ac37
G R A Z I A SHERYL SANDBERG
cumulando stress e ansia. Prima della un sito web e avviare un servizio di pandemia, molte donne avevano già e-commerce può essere complicaun secondo lavoro al rientro dall’ufto e costoso. Senza la possibilità di ficio: occuparsi dei bambini e della pubblicizzare la propria attività e cocasa. Con l’emergenza Covid-19, la municare rapidamente e facilmente situazione è precipitata: oltre a tutto il con i follower sui social media sarebresto, hanno dovuto seguire i bambini be molto più complesso creare una alle prese con la didattica a distanza community di clienti fedeli. E senza e magari prendersi cura di parenti inserzioni personalizzate efficaci e malati o di persone anziane. a basso costo, la spesa in attività di Anche le imprenditrici sono state marketing sarebbe potenzialmente colpite duramente. In Italia e nel SHERYL SANDBERG DI FACEBOOK: proibitiva. Le aziende di grandi dimondo, durante la pandemia, le mensioni possono permettersi camÈ RITENUTA UNA DELLE DONNE aziende gestite da donne sono state pagne pubblicitarie in TV, ma per PIÙ INFLUENTI DEL MONDO. a rischio chiusura più di quelle gestite le piccole imprese è tutta un’altra da uomini, anche perché più spesso storia. Qualcuno nei panni di Esther operanti in settori profondamente influenzati dalle avrebbe potuto probabilmente stampare volantini e restrizioni del lockdown, come gli eventi, nel caso fare piccoli annunci sui giornali locali, dovendosi di Esther. limitare alla propria area geografica, spendendo più Il secondo aspetto, invece, è positivo. Durante la soldi e impiegando più tempo e facendo più sforzi pandemia, il numero di imprese che sono nate o per raggiungere un numero comunque ristretto di hanno spostato la propria attività online è aumentato persone. Per le donne imprenditrici come Esther, enormemente, creando nuove opportunità per le creare un business online è un’opportunità per reindonne in Italia e nel resto del mondo. Anche prima ventarsi e inseguire i propri sogni. Non è quindi una della pandemia, sempre più persone iniziavano a coincidenza che le donne siano in vantaggio in questo investire tempo e denaro online, e le aziende si stasenso. La ricerca Global State of Small Business di vano adeguando alla digitalizzazione. Il Covid-19 ha Facebook dimostra che le aziende gestite da donne reso questa trasformazione una necessità immediata. hanno maggiori probabilità di realizzare più di un Quasi da un giorno all’altro, le aziende hanno dovuto quarto delle proprie vendite online rispetto a quelle creare vetrine digitali, capire come gestire gli ordini guidate da uomini. online e trovare nuovi modi per raggiungere i clienti Dopo un anno di difficoltà e di sofferenza per molti, e costruire la propria community. siamo tutti alla ricerca di motivi per essere ottimisti Ora questi processi si sono semplificati, aprendo sul futuro. Credo che questa trasformazione digitale un mondo di nuove opportunità per le donne impossa essere positiva per tutti noi. Gli strumenti prenditrici come Esther. Con la diminuzione degli digitali aiuteranno le imprese di ogni dimensione a ostacoli, non serve il permesso di nessuno per insesopravvivere e prosperare negli anni a venire e, così guire i propri sogni. Nel 2021, chiunque può avviare facendo, ci aiuteranno a ricostruire l’economia, creare un’attività. Tutto ciò che serve sono una buona idea posti di lavoro e rivitalizzare le nostre comunità. In e uno smartphone. questa nuova economia digitale, le donne hanno più Se la pandemia avesse colpito solo qualche anno fa, potere che mai. Quindi, sognate in grande! Non c’è imprenditrici come Esther avrebbero trovato molte mai stato momento migliore per trasformare l’idea più difficoltà a far decollare le proprie idee. Creare che avete nel cassetto in un business di successo. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Le aziende gestite da donne hanno maggiori possibilità di realizzare più vendite online rispetto a quelle guidate da uomini» 38
IL VISIONARIO
IL FONDATORE DI MICROSOFT BILL GATES, 65 ANNI. CON LA MOGLIE MELINDA GUIDA LA FONDAZIONE BILL & MELINDA GATES.
Foto GETTY IMAGES, Testi GUARDIAN NEWS & MEDIA LIMITED
Per salvare il Pianeta servono tre rivoluzioni Ha finanziato con quasi due miliardi di dollari la ricerca sui vaccini contro il Covid. Ora l’imprenditore Bill Gates ha spostato la sua attenzione sul cambiamento climatico. E qui racconta quelle che considera le più ambiziose sfide per l’umanità: mezzi di trasporto che non inquinino, fabbriche che funzionino a idrogeno e città alimentate da batterie d i B I L L G AT E S c o n E M M A B R O C K E S
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ill Gates parla in videoconferenza - ovviamente tramite il programma Microsoft Teams, non Zoom - dal suo ufficio di Seattle, un grande ambiente con vetrate cielo-terra, che si affaccia sul lago Washington. Fuori il cielo è coperto e Gates, in maniera piuttosto insolita, si trova molto lontano dalla telecamera, dietro una grande scrivania a forma di fagiolo. Si è portati alla deferenza quando ci si rivolge a Gates, come lo si è con poche altre persone di pari fama. La celebrità è una cosa, ma la ricchezza, la vera ricchezza quest’uomo è stato il più ricco del mondo - è tutt’altra cosa. Bill Gates ha lasciato l’università di Harvard nel 1975 per fondare Microsoft. Per i successivi 20 anni si è concentrato esclusivamente sulla società, che nel 1996 aveva raggiunto una capitalizzazione di mercato pari a 100 miliardi di dollari. Nel frattempo, lui nel 1995 era diventato l’uomo più ricco del mondo, un primato che ha mantenuto, anche se non 41
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continuativamente, fino quando non è stato scalzato da Jeff Bezos nel 2018 (il fondatore di Amazon, ndr). Gates spiega di aver iniziato a pensare alla filantropia solo dopo aver compiuto 40 anni, anche se questi valori sono sempre stati presenti nella sua educazione. Il padre, Bill Gates Sr, era un avvocato e ha svolto un ruolo fondamentale nel costituire la Gates Foundation. La madre Mary, invece, ha lavorato in varie associazioni di volontariato, e durante il brindisi al matrimonio del figlio con Melinda disse: «Ci si aspetta molto da chi ha ricevuto molto». Dunque - conferma lui - «lentamente, ma in modo chiaro, si è fatta strada dentro di me l’idea che il successo di Microsoft si traduceva in una somma immensa per una sola persona, e che avrei potuto restituirla alla società in qualche modo costruttivo». Il suo ultimo libro, Clima, come evitare un disastro (La nave di Teseo), nasce da due semi: il suo interesse per le scienze e quella che per lui rappresenta una sfida a cui non sa resistere, ovvero il problema mostruosamente difficile di come promuovere lo sviluppo globale riducendo le emissioni. La sua ambizione era quella di “attirare l’attenzione” e offrire ai consumatori strumenti migliori per capire quali possono essere le soluzioni, un’ambizione raggiunta in modo ammirevole. Ma non è solo questo. La parte sconfortante del libro è la sua descrizione della sfida che dobbiamo affrontare, che Gates presenta come estremamente urgente ma anche, giusto per evitare il disfattismo, più o meno realizzabile. Indica un numero sopra tutti: 51 miliardi. Sono le tonnellate di gas serra emesse ogni anno in atmosfera a livello globale, che dobbiamo azzerare entro il 2050. Il primo passo è capire di che cosa si tratta. 42
Per esempio, il settore dei trasporti, a cui si riserva molta attenzione, rappresenta solo il 16 per cento delle emissioni globali; infatti con lo stop dei voli aerei le emissioni di gas serra sono diminuite solo del 5 per cento. Come Gates sottolinea, il futuro degli spostamenti in auto si basa sui veicoli elettrici; ma se l’elettricità è prodotta da centrali a carbone, la svolta ha una valenza limitata. Le automobili sono una minima parte del problema, in confronto alla valanga di emissioni generate dalle industrie globali del cemento e dell’acciaio. «Se si parlasse di una riduzione del 20 per cento, sarebbe abbastanza semplice: i Paesi ricchi potrebbero ridurre di questa percentuale il numero di veicoli, le dimensioni delle case e l’assurda quantità di carne consumata. Ciò che rende così difficile affrontare la questione climatica è che non si tratta di una riduzione del 20 per cento. Si tratta di raggiungere lo zero», dice Gates. L’unico modo per neutralizzare l’impatto del trasporto pubblico sul clima sarebbe alimentare tutti i veicoli con combustibile a impatto zero. Una soluzione citata da Gates è l’idrogeno pulito. Non ne esiste ancora una forma utilizzabile in maniera diffusa, ma se la tecnologia progredisse fino a creare «un idrogeno a costo davvero bassissimo e completamente pulito, questo aiuterebbe notevolmente i processi industriali. Lo si potrebbe utilizzare per produrre i fertilizzanti o l’acciaio in maniera pulita. Solo questo contribuirebbe a una diminuzione di circa il 30 per cento delle emissioni, che è un dato strabiliante: ridurre le emissioni del 30 per cento con un’unica soluzione». E che cosa pensa dell’ecoattivista Greta Thunberg? «In una certa misura è la risonanza della questione:
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BILL GATES CON ALCUNI ABITANTI DEL VILLAGGIO DI KICHEBA IN TANZANIA, DOVE HA DISTRIBUITO FARMACI.
se il cambiamento climatico non fosse importante, lei complicato, in cui la cosa più utile che le persone possano non sarebbe in prima pagina. Non voglio sminuirla in fare, secondo Gates, è informarsi per poter giudicare al nulla. Ogni movimento ha bisogno di leader che ne meglio l’impatto delle varie soluzioni. «Non funziona siano i portavoce, e questo è davvero positivo. Quindi semplicemente che ci si vaccina e l’incubo finisce. Si il mondo ha chiesto a lei di parlare in quel suo modo sta parlando di sostituire ogni cementificio e acciaiechiaro, quasi innocente, di una questione per la quale ria, tutto quello che si fa con l’elettricità e il trasporto, stiamo cercando di organizzare le nostre energie, e di compreso quanto riguarda il settore alimentare. È una dire: hey, possiamo portare avanti tutto questo e conquestione molto più ampia, un’impresa mastodontica vincere la gente a fare dei sacrifici? E quanto devono da realizzare in un tempo molto più lungo». essere grandi questi sacrifici? Mi sembra una ragazza Si presuppone, insinuo, che chiunque disponga di un molto intelligente». patrimonio simile a quello di Gates abbia un proprio Il tema delle pandemie, invece, ha ossessionato Gates piano di emergenza: una navicella spaziale segreta, per 20 anni, fin dalla prima donazione della fondazione un’isola fortificata o almeno un bunker ben rifornito. alla Gavi Vaccine Alliance, 750 milioni di dollari nel «Io no. Nel corso della mia vita il clima peggiorerà, 1999, per culminare nel 2014, quando tenne un Ted ma perlopiù all’equatore». La sua versione della lotta Talk sull’incapacità della comunità internazionale di per sopravvivere alle catastrofi è quella di finanziare prepararsi alla successiva grande epidemia. Gates ha le innovazioni. «Sto investendo nella cattura del cardonato 100 milioni di dollari alla ricerca sul Covid, bonio e nella fissione nucleare. La Fondazione Gates e parlando alla rete televisiva americasvolge quello che chiamiamo lavoro di na Cnn prima di Natale predisse che i «Sto investendo adattamento, ovvero migliorare i semi» successivi quattro o sei mesi avrebbero (in modo che le colture possano sonella cattura potuto essere i peggiori dell’epidemia. Ha pravvivere a siccità e inondazioni nelle del carbonio, aspettato il suo turno per il vaccino, come zone maggiormente colpite dalla crisi tutti gli altri? «Certamente. Sono un sesclimatica). Sta anche investendo nello nella fissione santacinquenne in buona salute, e lascio nucleare e nelle sviluppo di batterie che, per esempio, che se ne occupi lo Stato. Di sicuro mi potrebbero alimentare Tokyo per tre tecnologie che filmeranno mentre mi iniettano il vacgiorni se un ciclone mettesse fuori uso permettono alle cino». È importante che venga filmato. la rete elettrica (costerebbero 400 miSul web Gates è diventato il bersaglio di liardi di dollari). colture di teorie complottiste secondo cui avrebbe Se avesse 30 anni in meno, considesopravvivere “creato” il virus e ora starebbe usando il l’idea di non avere figli? «Il alla siccità e alle rerebbe vaccino per impiantare dei microchip. calo demografico preoccupa le nazioni inondazioni» Per mesi ha respinto queste teorie. ricche. Quindi no, non direi a nessuno Crede che il lancio del vaccino negli di non avere figli. Renderemo il mondo Stati Uniti, che è stato piuttosto caotico, avrebbe potuto un buon posto in cui vivere e in cui i nostri figli possano essere gestito meglio? «È una questione estremamente stare bene». complessa, in particolare su così vasta scala e al ritmo Riflette per un istante. «Nel 2050 avrò 95 anni; è strano richiesto. Per dare un contesto, la campagna indiana se ci penso. Vivrò abbastanza da vedere come si conper la somministrazione del vaccino contro la rosolia cluderà la cosa, in termini di ciò che può funzionare o a 400 milioni di bambini è durata oltre due anni, con meno? È per questo che bisogna coinvolgere i giovani». un intero anno di pianificazione. La leadership a livello C’è un singolo campo dell’innovazione che, se sviluppato nazionale è fondamentale». adeguatamente, potrebbe salvarci? «Di base la risposta è Al contempo, Gates sottolinea che l’esperienza della no». La minaccia è di portata così ampia e necessita di pandemia è “fortemente connessa” a ciò che accadrà cambiamenti così radicali nei trasporti, nell’edilizia, nel se non affrontiamo l’emergenza climatica. «Facciamo settore industriale, nell’uso del territorio e nella volontà affidamento sul governo per prenderci cura del futuro, in politica che «non esiste nessun intervento sensazionale modo che anche al verificarsi di un evento improbabile che possa risolvere tutto questo da solo». Nonostante la gente non muoia e l’economia non collassi. Venendo ci sia qualcosa di speciale in Gates e pur confidando a questa pandemia, nonostante molte persone dicessero nella capacità dei nostri miliardari e geni di tirarci fuori che dovevamo prepararci - tra queste c’ero anch’io: il magicamente da questa situazione, non è certo lui ad titolo della mia conferenza Ted era proprio Non siamo alimentare questa speranza. «Ma se mettiamo in atto pronti - il governo ci ha deluso. Lo stesso vale per il solo gli interventi principali», afferma con calma, «allora cambiamento climatico: vogliamo che il governo guardi siamo davvero, davvero nei guai». ■ avanti e faccia le cose giuste». È uno scenario molto più © RIPRODUZIONE RISERVATA 44
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G R A Z I A BILL GAT ES
LA ST ELLA DEL NUOTO
LA CAMPIONESSA DI NUOTO FEDERICA PELLEGRINI, 32 ANNI.
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Donne e uomini in gara insieme: la grande rivoluzione La sfida di partecipare alla sua quinta Olimpiade, ma anche il sogno di allenare le nuotatrici di domani. Federica Pellegrini racconta che cosa desidera per se stessa e per lo sport dopo l’ultimo anno. «A Tokyo in vasca per la prima volta vedremo una staffetta mista», dice. «È una novità che abbatte le barriere tra gli atleti» d i F E D E R I CA P E L L EG R I N I fo to d i RO S SA N O RO N C I
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a pandemia ci ha insegnato che un mondo senza sport non potrà mai esistere, anche se si sta chiusi in casa. Nel primo lockdown gli atleti hanno cercato di essere un esempio per gli altri, e i social sono stati la nostra vetrina, anche per gli esercizi da fare in salotto. Ma lo sport non è solo questione di movimento fisico: è la voglia di sentirsi vivi. L’ultimo anno è stato molto difficile anche per noi professionisti, che ci prepariamo ormai da tanti mesi alle Olimpiadi, perché è stato un periodo dominato dall’incertezza. Ho 32 anni, ad agosto ne avrò 33 e mi preparo per le gare di qualificazione per la quinta volta ai Giochi: perché vadano bene dovrò essere al 120 per cento. In altre parole non bisognerà sbagliare neppure una virgola. Posticipare di un anno le gare, non potere andare in piscina per sei settimane nel primo lockdown è stato complicato ed è stato destabilizzante non avere le competizioni che scadenzano normalmente la preparazione: l’aspetto psicologico è fondamentale per un atleta. Poi in ottobre è arrivata la notizia che ero positiva al Covid: quando ho annunciato la notizia su Instagram, ho pianto. Non avevo paura della malattia, ma temevo quel che avrebbe comportato fermarmi qualche settimana. I 200 stile libero sono una gara difficile, ogni anno ci sono ragazzine che fanno tempi stratosferici. Voglio arrivare lì preparandomi come dico io, per potermela giocare. E so già che davanti a quei blocchi di partenza vivrò le stesse emozioni di quando avevo 16 anni: la tensione che ti mangia dentro. Dopo mesi di incertezze, sappiamo che le Olimpiadi di Tokyo si faranno, anche se ci sono ancora tanti punti di domanda. L’ultima notizia positiva su Tokyo viene dalla presidente del comitato olimpico giapponese, Seiko Hashimoto: ha dichiarato che si faranno con il pubblico, anche se una decisione finale sarà presa verso fine marzo, con la consultazione del Comitato Olimpico Internazionale e le altre entità specializzate. In questi Giochi ci sarà anche il debutto olimpico della staffetta uomini-donne nel nuoto: un segnale che rompe le barriere tra i generi. In Giappone, comunque, gli atleti sono portati in palmo di mano, c’è molto rispetto e lì ho già molti fan. Sarà un evento indimenticabile. E dopo Tokyo, deciderò se dare l’addio alle gare. L’acqua mi ha insegnato a dominare e governare me stessa, in vasca ho preso le decisioni più importanti. In questi anni non ho avuto solo passaggi facili, ma ho tirato sempre dritto, senza preoccuparmi di quello che pensavano gli altri. Da adolescente ho combattuto contro i disturbi alimentari, poi ho avuto le crisi d’ansia e ho perso figure importanti nei momenti più sbagliati. Sono caduta e mi sono rialzata tante volte. La carriera del nuoto si è allungata per noi atleti, ma alla fine gareggi solo se senti di dare ancora qualcosa. Oggi non ho alcun rimpianto, ciò che dovevo fare l’ho fatto, per me e per il nuoto: queste Olimpiadi chiuderanno il cerchio di questa parte della mia vita. E non avrò paura di vivere quel giorno che stabilirà 47
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la fine della mia carriera agonistica. A me piace faticare, allenarmi per me è l’unica strada. Questi anni, dai miei primi Giochi ad Atene quando ho vinto l’argento a 16 anni fino a oggi, sono stati bellissimi, sofferti, ricchi di emozioni forti che vivrò con altre modalità. Non mi dispiace una certa tv. L’esperienza di Italia’s Got Talent mi ha permesso di sentirmi me stessa davanti alle telecamere e di conoscere bene Mara Maionchi, una donna tutta d’un pezzo, icona di parità, saggia e lottatrice. Questo programma mi ha aiutata anche a staccare la testa, a non pensare solo alla piscina. Ma la mia storia d’amore con il nuoto è più forte e non finisce qui. Forse farò l’allenatrice o fonderò un’Academy per trasmettere ciò che so alle ragazze che si avvicinano alla piscina. Oppure mi impegnerò a rivoluzionare la parte professionistica del mio sport che purtroppo per ora è considerato uno sport amatoriale, dando per esempio ancora più visibilità all’Isl in Italia, l’International Swimming League, una vera gara a squadre, un modo per creare spettacolo intorno al nuoto. Per dare più spazio e soldi al mio sport la strada è forse proprio questa: creare show internazionali, imitando anche l’NBA, la lega di basket americana. La verità è che oggi in Italia, a parte il calcio, l’unico modo che ha un atleta di sopravvivere con lo sport è cercare di avere delle sponsorizzazioni ma molto spesso le risorse delle Federazioni e le sponsorizzazioni bastano solo ai più performanti di noi. Una ricetta non ce l’ho, ma servono volontà e investimenti per mettere in piedi nuove idee. Mi terrò invece lontana dalla politica, perché voglio restare una sportiva, ma tuttavia credo che un atleta di alto livello abbia il diritto-dovere di impegnarsi socialmente, sfruttando la sua immagine per schierarsi, per esempio, contro il razzismo. O per lanciare una campagna di sensibilizzazione pubblica. L’ex premier Giuseppe Conte, per esempio, ha avuto un’idea giusta chiamando nel primo lockdown Fedez e Chiara Ferragni per lanciare un appello agli italiani per usare costantemente le mascherine per proteggersi dal Covid. Anche i social d’altra parte sono diventati uno strumento di comunicazione imprescindibile per gli atleti. A me piace mostrare la mia normalità fuori dalle vasche. Certo, sono stata presa di mira spesso dagli haters, ma ho deciso che continuerò a parlare di me, stando attenta a tenere alcune cose solo per me. Altri miei progetti futuri? Un libro e un docufilm sulla mia preparazione per Tokyo. E poi la maternità. Non so che mamma sarò. Ma di una cosa sono certa: mia madre è la più pronta. Ormai continua a chiedermi: “Allora? Dai, che sto aspettando” battendo sull’orologio. Sempre di tempo si parla ma d’altronde come poteva essere diversamente nella mia vita? (Testo raccolto da Marina Speich) ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Foto ROSSANO RONCI
IN QUESTA PAGINA, DUE RITRATTI DI FEDERICA PELLEGRINI E DUE MOMENTI DEL SUO ALLENAMENTO. LA CAMPIONESSA STA INSEGUENDO LA QUALIFICAZIONE ALLE OLIMPIADI DI TOKYO.
«Un atleta di alto livello ha il diritto-dovere di impegnarsi socialmente, sfruttando la sua immagine per schierarsi nelle cause in cui crede, per esempio contro il razzismo»
Milano - Roma - Firenze
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A DESTRA, UN PARCO DI SAN FRANCISCO, NEGLI STATI UNITI, PREDISPOSTO PER IL DISTANZIAMENTO SOCIALE. SOTTO, LA VIROLOGA ILARIA CAPUA, 54 ANNI, PROFESSORESSA E DIRETTRICE DEL ONE HEALTH CENTER OF EXCELLENCE ALL’UNIVERSITÀ DELLA CALIFORNIA. HA SCRITTO IL DOPO (MONDADORI).
Foto ISABELLA BALENA. Foto GETTY IMAGES
Curiamo il Pianeta per curare l’umanità Il vaccino ottenuto in pochi mesi, la collaborazione tra medici di ogni nazione, la condivisione delle scoperte. La virologa Ilaria Capua spiega che l’esperienza della pandemia ha fatto crescere una rete di sapere che sta già portando la scienza a fare progressi in tutti i campi. Perché ogni aspetto della vita è legato agli altri d i I L A R I A CA P UA
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emergenza sanitaria che ha sconvolto le nostre vite ci lascia due certezze: la prima è che le pandemie accadono. Perché ci sono sempre state, fanno parte dell’esistenza umana. Quindi un’altra pandemia arriverà. E la seconda certezza è che un’altra come questa non possiamo permettercela. Perché i prossimi mesi sconteremo i costi sociali di questa emergenza: avremo più povertà, tristezza, depressione e, nei ragazzi che non sono andati a scuola, temo ci sarà una regressione. Ecco perché, guardando al futuro, bisogna assolutamente mettere in atto dei sistemi per prevenirla. E per capire come, bisogna chiedersi per quale motivo questo virus ci ha presi in contropiede. Semplice: ci eravamo dimenticati di essere così vulnerabili, non solo individualmente, ma come specie. Facciamo un salto indietro. Nell’ultimo secolo ci sono state cinque pandemie influenzali e la più grave è stata la spagnola, che ha colpito duramente i giovani. Ma tra il 1918 e il 1920 eravamo alla fine di una guerra mondiale, non c’erano farmaci efficaci e l’igiene era basilare. Le pandemie influenzali successive hanno avuto un impatto meno forte perché sono arrivati gli antibiotici, poi i vaccini. Certo, ogni anno l’influenza cambia, perché si manifesta una nuova variante, che si genera in modo naturale a causa di errori durante la replicazione dei virus. Ma a quel punto, avendo già sviluppato il metodo per produrre il vaccino influenzale, non è complicato modificarlo per proteggere la popolazione dalla nuova variante.
dai pipistrelli agli zibetti (una specie di puzzola) e poi all’uomo, in un mercato di animali vivi. È scoppiata a Hong Kong e siamo riusciti a fermarla perché la risposta internazionale è stata quella di reagire proteggendosi subito con misure di polizia sanitaria. Poi nel 2012 è arrivata la Mers (Middle East Respiratory Syndrome): anche in questo caso non si è scatenata la pandemia. Ma nel 2020, quando il 31 gennaio l’Organizzazione mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme definendo il Covid un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale, nessuno ci ha creduto. Tutti pensavano fosse un problema della Cina. Quando è arrivato in Italia, i tedeschi pensavano potesse rimanere nei nostri confini; gli inglesi guardavano l’Europa come se questo fosse solo un problema del continente. Con il senno di poi, sembra tragicomico. La verità è che l’uomo si era illuso di essere forte, di non far parte del regno animale con le sue fragilità, ma quando c’è uno “spillover”, cioè il virus che fa il salto della specie, e quel virus ha il motore giusto per correre in una nuova specie - in questo caso l’uomo - il contagio “allaga” la nuova popolazione ospite come se si fosse aperta una diga. E noi l’abbiamo aiutato: dalla Cina lo abbiamo messo su migliaia di aerei e lo abbiamo diffuso tra i continenti. Oggi abbiamo finalmente la consapevolezza che le pandemie succedono: la prossima volta che un virus dalla Cina ci preoccuperà, lo prenderemo sul serio e magari riusciremo a fermarlo in tempo.
Ma c’è un altro motivo per cui questa pandemia segna un vero punto di rottura. Poco Il Sars CoV 2 invece è stato un virus che l’uopiù di un anno fa non avevamo nessuno strumo non aveva mai conosciuto. E mento per contrastarlo. Niente prima di arrivare al vaccino, non test diagnostici per capire dove avevamo anticorpi per difenderfosse annidato, niente vaccini «I frutti della ci. Fa parte dell’ampia famiglia per contrastarlo, tutto da codei Coronavirus, virus che si trostruire da zero e in una corsa terra con cui vano in alcune specie animali pazza contro il tempo. Siamo ci alimentiamo, (come i pipistrelli), ma in alcuni riusciti a reagire velocemente casi possono fare un salto di spela qualità dell’aria, solo perché la sequenza del virus cie e infettare l’uomo, diffonnumero uno è stata depositale malattie dendosi così nella popolazione. ta in un database accessibile a Si è iniziato a parlare di queste tutti. E la comunità scientifica degli animali: malattie di origine animale nel internazionale ha potuto lavora2002 quando è arrivata la Sars re su queste informazioni, come tutto incide (Severe Acute Respiratory Synse, usando una metafora presa sul nostro drome), trasmessa inizialmente dall’atletica, si partisse tutti dallo
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«La trasparenza dei dati e la loro condivisione velocizzerà la ricerca scientifica e la renderà fruibile per la salute pubblica»
stesso blocco di partenza e con le informazioni giuste. Risultato: abbiamo sviluppato vaccini a una velocità senza precedenti. Quindici anni fa non sarebbe stato possibile perché era diverso l’approccio dei ricercatori, c’era una visione più individualista. “Il virus l’ho isolato io, pubblico la sequenza in una rivista scientifica e arricchisco il mio curriculum”, avrebbe detto chi l’aveva scoperto. “Non lo condivido certo con tutti, nella scienza si arriva primi a pubblicare oppure sei ultimo”. Ma questa volta i ricercatori hanno dovuto accelerare perché c’era bisogno di un vaccino entro un anno. E l’unico modo per vincere la corsa è stato condividere le informazioni grazie a infrastrutture di database che raccolgono milioni di dati e permettono di studiare oggi 600 mila sequenze - ma presto milioni - di coronavirus insieme. Personalmente sono orgogliosa di aver lanciato l’appello internazionale che ha permesso di sviluppare banche dati “aperte” (cioè consultabili da tutti gli scienziati). La trasparenza dei dati e la loro condivisione velocizzano la ricerca e la rendono fruibile per la salute pubblica.
Questa pandemia ha anche rafforzato la consapevolezza dell’importanza della circolarità della salute. Perché non ci sono solo l’economia o l’agricoltura circolare. Anche la salute dell’uomo è collegata a quella del pianeta, al rispetto dell’ambiente e della biodiversità. Il virus poteva rimanere nella pancia di un pipistrello, siamo noi che lo abbiamo portato in un mercato di animali vivi dove ci sono state le condizioni ideali per fare il salto della specie. E siamo noi che l’abbiamo poi diffuso nel mondo con gli aerei. La salute circolare ci insegna a rispettare gli equilibri. Perché i frutti della terra con cui ci alimentiamo incidono sul nostro benessere, ma anche le malattie degli animali ci possono colpire e la qualità dell’aria o dell’acqua, magari piena di microplastica, può danneggiare la salute. Tutto è collegato: un’idea che risale all’antica filosofia greca e alle teorie degli umori, ripresa poi da Isidoro di Siviglia, vissuto circa 1.500 anni fa. Ho iniziato a occuparmene nel 2017, ma grazie alla pandemia, l’evento più misurato della storia,
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si può dare ulteriore consistenza scientifica alla salute circolare. Oggi stiamo misurando tutto: archiviamo per esempio i dati dell’aria e possiamo capire come l’inquinamento incide sulla salute, o raccogliamo i dati legati al cambiamento climatico, un’emergenza da affrontare. Con un gruppo di partner internazionali tra cui il Cern, l’Organizzazione europea per la Ricerca nucleare, abbiamo lanciato un grande progetto di salute circolare utilizzando la piattaforma open Zenodo che raccoglierà dati in modo strutturato, e metterà a disposizione degli scienziati il suo grandissimo potenziale di calcolo. Con un approccio interdisciplinare affrontiamo temi diversi collegati tra loro, dalla biomedicina allo studio dei comportamenti sociali nel lockdown fino alla ricerca dei biopesticidi che rispettano l’ambiente. Ma c’è un progetto che chiede aiuto ai cittadini, perché la salute circolare ha bisogno anche di loro: sono loro il vero motore del cambiamento. Si chiama weTree: l’idea è di realizzare aree verdi nelle città intitolate a donne “virtuose”, un’iniziativa che ho ideato insieme con Ilaria Borletti Buitoni, vicepresidente del Fondo ambiente italiano, e Maria Lodovica Gullino, docente universitaria ed esperta di Patologia vegetale. Lanceremo il progetto anche attraverso l’app AWorld (aworld.org), con cui collaboriamo per riuscire a coinvolgere i più giovani e per attivarli sui temi della sostenibilità. I sindaci di Torino, Milano, Palermo e Perugia si sono già impegnati in azioni concrete per rendere le loro città ancora più verdi. A Milano, per esempio, il vivaio Bicocca ospiterà il Bosco dedicato alle donne impegnate nelle Stem (scienze, tecnologie, ingegneria e matematica), a Palermo l’orto botanico verrà ampliato, a Torino nascerà un bosco davanti alla Mole Antonelliana e a Perugia si interverrà sui cipressi intorno al Tempietto di san Michele Arcangelo. Ma l’obiettivo è spingere altre città ad aderire al progetto e abbracciare la sostenibilità. Perché il rispetto della natura è uno dei pilastri dell’equilibrio urbano e garanzia della nostra salute. (Testo raccolto da Marina Speich) ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’AT TO RE PIERFRANCESCO FAVINO, 5 1 ANNI.
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IL MAT TATORE
Sarà tutto un altro film In questi mesi la tv ha sostituito la magia delle sale, ma per il grande attore Pierfrancesco Favino questo cambiamento non sarà definitivo. Quando riapriranno, i cinema dovranno però diventare più coinvolgenti, luoghi per innamorarsi delle storie e per incontrare registi e protagonisti. «Solo così», dice, «anche i ragazzi torneranno a sognare davanti al grande schermo»
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d i P I E R F R A N C E S C O FAV I N O f o t o d i G I A N M A R C O C H I E R E G AT O
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urante l’esperienza della pandemia la cosa che ci è mancata di più è la condivisione. Il senso di depressione e spaesamento che sta cogliendo tutti ha a che fare con questo. Ci siamo resi conto che, fortunatamente, non bastiamo a noi stessi. Io non ne ho la certezza, ma ho la speranza che il cinema, così come il teatro, i musei, i concerti, le fiere, le discoteche e tutti quei luoghi di possibile aggregazione, tornino a essere vitali. Perché non sono sostituibili. Se lo fossero, basterebbe vedere il cinema in televisione e io credo, invece, che non basti a nessuno, se non per pigrizia. E allora come saranno i teatri e i cinema del futuro? Una delle dimensioni del cinema che potrebbe tornare a esistere è quella un po’ antica, quella dei Pidocchietti. Erano le nostre sale di quartiere, se ne avessimo ancora una sotto casa e ci potessimo andare forse sarebbe il primo posto dove metteremmo il naso. Quei luoghi però devono essere ripensati. Il teatro del futuro dovrà essere immersivo, con una gestione diversa degli spazi e con lo spettatore al centro. E al cinema, devo vedere un film come non lo vedrei da nessun’altra parte, sentirlo meglio e avere una serie di esperienze che solo quel luogo mi può dare. Diventa un posto da frequentare perché attorno allo spettacolo crea altre situazioni. Ci si può mangiare, leggere, assistere a dibattiti e approfondimenti, vivere momenti di condivisione con una sensazione quasi di privato. Quando vivevo a Los Angeles, andavo spesso in cinema così, c’erano anche sale con decine di divani. Entravi e c’era un ragazzo che
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PIERFRANCESCO FAVINO TORNERÀ AL CINEMA CON IL FILM CORRO DA TE, DIRETTO DA RICCARDO MILANI.
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«Ridere in cinque dentro casa o in quattrocento dentro una sala è molto diverso. Al cinema hai la sensazione di esserti divertito di più»
ti accoglieva e ti leggeva il “menù” del film a cui avresti assistito: trama e genere, chi era il regista e quali lavori aveva fatto prima, che storia era e poi potevi anche sgranocchiare qualcosa sul divano. Vero, quella è la Mecca del cinema, ma non c’è bisogno di andare in America. Esperienze simili sono state fatte a Milano, al cinema Anteo e al Teatro Franco Parenti. Quella è la direzione: creare luoghi di aggregazione importanti che attirino le persone di ogni età. Oggi le tecnologie consentono di avere il meglio della qualità, però non posso più andare in una sala polverosa, fredda o troppo calda. E sicuramente il cinema oggi deve accettare la competizione con la televisione, che nel frattempo sta facendo grandi passi avanti e li sta facendo fare anche al pubblico. Le serie tv sono sempre più raffinate dal punto di vista qualitativo e stanno affinando il palato dello spettatore. Non esiste più quel divario che c’era prima tra fiction e cinema, dal punto di vista della struttura narrativa. E anche i nostri figli si stanno abituando a una complessità di racconto che noi non percepivamo alla loro età. Quindi il cinema deve essere all’altezza di una nuova struttura narrativa e deve creare evento, non può più vivacchiare. Sono contento che il mio ultimo film sui tre Moschettieri del re abbia avuto successo e sia stato visto da tante persone, ma ridere in cinque dentro casa o in quattrocento dentro una sala è molto diverso. Al cinema tu hai la sensazione di esserti divertito di più, perché il ridere, come la commozione, sono contagiosi. Ci sono contagi positivi: io faccio cinema per quel contagio lì. Quando un film esce al cinema tu lo senti, perché per un attimo cambia l’aria attorno a te. Le persone ne parlano e quelle emozioni diventano parte della loro vita. La fruizione in tv questo non lo fa. E poi c’è un’altra questione da considerare: la posizione del tuo naso. Al cinema tu sei a naso in su e se stai guardando qualcosa più grande di te, la tua anima è molto più ben disposta a essere conquistata. Se tu sei a naso in giù o a naso dritto davanti a un elettrodomestico che hai acquistato, hai la pretesa di potergli ordinare di vedere ciò che vuoi tu. La sala cinematografica non la possiedi, e non importa se in casa hai un megaschermo. Non è la stessa cosa. Al cinema c’è una ritualità, c’è l’aspettativa: è come un appuntamento d’amore. Vuoi assolutamente che ti catturi. Pensando al futuro, il cinema potrebbe dare anche un grande aiuto all’Italia nel settore delle politiche giovanili. Per questo credo sia una follia non inserirlo tra le materie scolastiche: il video oggi è la cosa con la quale i nostri figli hanno più familiarità. Eppure andare al cinema è considerato dai ragazzi un po’ sfigato. E c’è una ragione. Per quale motivo adesso i ragazzi cantano la canzone Bella ciao? A causa della Casa di carta, la serie spagnola che ha fatto conoscere un canto partigiano a tutto il mondo. Oggi se una cosa non sta in video non esiste. E allora perché non usare le tecniche cinematografiche e teatrali per insegnare loro anche altre materie? Se studiano l’8 settembre, fate vedere loro Tutti a casa. Abbiamo di fronte a noi una generazione di nativi digitali e il video sarà sempre più lo strumento di comunicazione. Già ai bambini mettiamo in mano un tablet, e va bene se diventa uno strumento di conoscenza di sé e del mondo. Al ragazzino, allora, insegniamo anche il montaggio e che cos’è una regia: così se gli arriva il video su TikTok sa che è finto. I ragazzi portano in tasca uno strumento straordinario, il cellulare, con il quale possono anche girare un film. Imparare la lingua del cinema probabilmente darebbe a loro un modo per esprimere se stessi e a noi nuovi talenti come registi. Il fine, poi, resta sempre la sala. (Testo raccolto da Alessia Ercolini) ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
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IL DIRET TORE DI AT ENEO
La lezione che cambierà la scuola Dalle difficoltà nella didattica a distanza è partita una rivoluzione dell’istruzione, dice il rettore dell’università Bocconi Gianmario Verona. E ai ragazzi porterà una formazione su misura per ciascuno, che unisce discipline diverse e dura per tutta la vita
I GIANMARIO VERONA, 50 ANNI, RETTORE DELL’UNIVERSITÀ BOCCONI. IN ALTO, STUDENTI IN UNA SALA DI LETTURA DELL’ATENEO MILANESE.
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mmaginate un’aula con gli studenti seduti ai loro banchi, senza rotelle, e un insegnante che si aggira tra di loro. Benvenuti nella scuola del futuro. Ma che cosa c’è di diverso, vi starete domandando? In aula ci sono due nuovi protagonisti: il digitale e il sapere interdisciplinare. In pochi prima della pandemia avevano avuto l’intuizione di come ripensare la didattica. La crisi sanitaria ha trasformato questa intuizione di pochi in lezioni universali. La prima lezione è che la tecnologia è un supporto straordinario che completa l’apprendimento tradizionale. Lo è, banalmente, perché consente la connessione in remoto e permette di fare lezione anche quando si è vincolati nello spostamento. Differentemente da quanto accaduto a chi ha vissuto le guerre mondiali, scuole e università durante questo lungo anno non si sono fermate (se non per il tempo tecnico necessario a riorganizzarsi a se-
Foto PAOLO BONA/ LUZ PHOTO
di GIANMARIO VERONA
guito di uno shock inaspettato). Certamente, la cosidquesti giorni, coniugando le competenze della logistica detta Dad (didattica a distanza), nonostante il nome militare con le competenze infermieristiche necessarie paterno (in inglese significa anche “papà”, ndr), è stata per l’inoculazione del vaccino. Questi esempi ci dimomal progettata (del resto la pandemia si è palesata senza strano l’importanza dell’interdisciplinarietà dei saperi, preavviso!) e a volte mal erogata (come si potevano doben rappresentata simbolicamente dalla morfologia deltare istantaneamente di ottimi pc, cellulari e connessiole lettere “T” e “A” rispetto alla lettera “I”. In passato ni, studenti e insegnanti recuperando un ritardo storico eravamo soliti coltivare l’apprendimento con la profonin pochi mesi di crisi?), ma il dato di fatto è che il futudità disciplinare ben rappresentata dalla gamba della “I”. ro, come è capitato nel recente passato, ci permetterà di Gli studi del liceo classico, che portano a una formazioconsegnare strumenti tecnologici sempre più potenti e ne umanistica; gli studi del liceo scientifico che portano sempre più a basso prezzo, il cui a una formazione STEM, di impiego renderà la didattica in scienze e tecnologia. Per produrpresenza più stimolante e comre e insegnare le competenze del STUDENTI pleta. E questo potrà succedere futuro occorre sempre di più daDI UN MASTER perché in questo anno, tutti, nesre la profondità, ma anche la traALL’UNIVERSITÀ BOCCONI. suno escluso, abbiamo sperimensversalità dei saperi - esattamentato la Dad. Il digitale ci consente come illustrano la gamba della te di ampliare a dismisura il nostro “T” e il tetto orizzontale che la apprendimento, perché permette raffigura. O magari acquisire prodi scaricare anche fuori dall’aula fondità in due campi scientifici la lezione che maestri delle scuodiversi - il medico che sa di ecole primarie, insegnanti di quelle nomia, il giurista che impara la secondarie e docenti accademici scienza dei computer. Proprio erano soliti erogare ai ragazzi socome la lettera “A”. lo in classe. Internet è un oceano Per riuscire a realizzare questo di informazione e conoscenza e salto di qualità occorre rivedere tutti potranno spostare fuori l’organizzazione della ricerca dall’aula parte della loro lezione scientifica e dell’insegnamento, e riservare il tempo in aula per evitando, salvo rari casi, specializconoscere meglio i propri alunni zazioni eccessive nei primi anni e personalizzare di più l’insegnadella scuola media superiore e mento. dell’università (i trienni) per perLa seconda lezione va alle radici mettere poi alle persone di spestesse del sapere. Difatti, la pancializzarsi in un secondo momendemia ci ha dimostrato definitito. Del resto andiamo verso un «Bisognerà acquisire vamente qualcosa che sapevamo mondo in cui l’apprendimento profondità in due campi già: ovvero che la complessità non non si concentrerà più nella prima scientifici diversi, come può essere banalizzata, cioè ridotfase della vita (si parla in propota a una singola scienza, ma risito di “life long learning”, l’apun medico che sa di chiede una difficile concertazione prendimento che dura per la vita) economia o un giurista tra più discipline. Lo sapevamo, ed è fondamentale seguirne le è vero, ma la realtà ci ha dimoopportunità. Seppur la vaccinache impara la scienza» strato quanto la riorganizzazione zione ci dà la speranza che presto del sapere sia cruciale per la nostra vedremo la luce fuori dal tunnel, stessa sopravvivenza. E che nessuna burocrazia o lobby sembra ancora non vicino il momento in cui ne saremo può più ritardare questo processo di modernizzazione. completamente fuori. Per questo è cruciale progettare il Per bloccare la diffusione del virus, abbiamo ridotto da nuovo normale facendo tesoro delle lezioni imparate e sei anni in media a dieci mesi i tempi di sviluppo dei assicurarci così che le generazioni dei nostri figli e nipovaccini. E ci siamo riusciti solo perché abbiamo messo ti avranno le competenze per vivere in un mondo miinsieme competenze scientifiche e forze politiche dei gliore. E allora tutti, osservando un’aula, in cui pur semgoverni (certo in alcuni casi con ritardo) con le forze dei pre i protagonisti saranno professori e studenti che laboratori medicali; abbiamo condiviso i dati dei pazieninteragiscono tra di loro, seppur a prima vista simile, non ti di ospedali milanesi e romani con i medici che curaavranno dubbi su quanto sia diversa dal passato. ■ vano a New York e a Londra e viceversa; stiamo, in © RIPRODUZIONE RISERVATA 68
Foto FOTOGRAMMA
G R A Z I A GIANMARIO VERONA
L’ ECONOMISTA
Il benessere dipenderà da ognuno di noi Emergenze globali e crisi finanziarie si potranno evitare solo grazie a una nuova collaborazione tra Stati e persone. Perché insieme governi e individui, dice la docente di Economia Lucrezia Reichlin, renderanno il mondo anche più sicuro d i L U C R E Z I A R E I C H L I N d a L O N D R A ( G R A N B R E TA G N A )
Foto REUTERS/CONTRASTO
UNA RAGAZZA IN UNA DISCARICA IN CAMBOGIA VICINO ALLA LOCALITÀ TURISTICA DI SIEM REAP. SOPRA, UN ALBERO IN UNA ZONA COLPITA DALLA SICCITÀ IN SUDAFRICA.
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G R A Z I A LUC RE ZIA REIC HLIN
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a ripartenza post-Covid deve partire dalla consapevolezza che, anche se questa pandemia sarà alla fine domata dalle vaccinazioni di massa, varianti e nuove ondate saranno molto probabili nel futuro. La ricerca scientifica suggerisce che cambiamenti climatici e declino della biodiversità producono un rischio endemico di pandemie con cui si deve imparare a convivere minimizzandone i costi umani ed economici. Le nostre società dovranno ripensare quindi a come meglio attrezzarsi per la prevenzione e la gestione di questo tipo di crisi. Questo significa ridefinire strumenti di intervento a livello nazionale e globale. La crisi pandemica è un campanello d’allarme sulla fragilità del mondo che abbiamo costruito. Oltre all’urgenza della questione climatica, essa ha innanzitutto messo in luce la debolezza dei sistemi nazionali di salute pubblica, anche quelli dei Paesi più ricchi, e ha mostrato che le pandemie viaggiano veloci tra diverse parti di un mondo iper-connesso. Ma il Covid-19 non è stato un fulmine a ciel sereno. Scienziati e filantropi come Bill Gates - e non solo - ci avevano allertato sulla possibilità di una pandemia globale e segnalato che il mondo non era preparato ad affrontarla. Per non ritrovarci impreparati a nuovi eventi catastrofici nel futuro dobbiamo ripensare tutto e costruire un’architettura istituzionale capace di definire strumenti, reti di collaborazione e di condivisione del rischio sia a livello regionale sia globale. Un progetto ambizioso ma necessario per garantire quella resilienza di cui tanto si parla. Rispondere con soluzioni di breve periodo è il rischio maggiore che le nostre società possono correre. Per prevenzione e preparazione al rischio pandemie dobbiamo costruire sistemi di raccolta sistematica dei dati e di monitoraggio, ma anche prepararci a dover rispondere in modo tempestivo con la vaccinazione nell’eventualità della crisi. Gli specialisti insegnano che questo richiede un’infrastruttura per produrre vaccini per patologie generiche che possano essere facilmente adattati a quelle specifiche che si manifesteranno nel futuro e le cui caratteristiche oggi non si conoscono. Gli incentivi economici per le società farmaceutiche per sviluppare questa infrastruttura sono deboli e quindi è necessario pensare a un parziale investimento dello Stato, a collaborazioni pubblico-privato e a schemi incentivanti. Ma questo non basta, dobbiamo anche darci migliori strumenti di gestione delle crisi. Il più importante è la capacità, nel caso
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in cui una pandemia si manifesti, di scalare la produzione di vaccini. Il problema è che costruire ex novo una fabbrica di vaccini può richiedere tempo: bisogna quindi prepararsi prima dell’emergenza. Per questo la capacità di produzione dovrà essere flessibile e fungibile. Anche qui il settore privato non ha incentivi a costruire capacità sufficiente a servire il fabbisogno in ogni scenario possibile perché l’incertezza sul futuro è grande. Incentivi appropriati sono tuttavia possibili. Inoltre, poiché la diffusione della malattia è globale, dobbiamo avere un migliore sistema di collaborazione tra Paesi per evitare che i più poveri subiscano quei ritardi nelle vaccinazioni che stiamo constatando oggi. Aiutare i Paesi più poveri non è solo un problema morale, ma risponde anche all’ interesse economico dei Paesi più ricchi poiché, come per l’emergenza climatica, nessuno può isolarsi dalle conseguenze delle pandemie anche se queste non sorgono a casa. Per l’ambiente dobbiamo fare qualcosa di simile. Anche qui dati e monitoraggio sono importanti. Questo significa creare standard sulla divulgazione dei dati da parte delle società private e pubbliche che devono riguardare l’impatto ambientale dell’attività di impresa e l’effetto che i rischi climatici hanno sul suo valore non solo nel breve periodo. Gli standard dovranno essere obbligatori e verificabili. Queste misure, così come nuove tasse (penso qui alla tassa sul carbonio), richiederanno scelte nazionali ma dovranno in qualche modo essere armonizzate a livello globale. Inoltre, a livello europeo dovremmo collaborare per trovare soluzioni tecnologiche che rendano meno costosa la transizione verso l’energia verde. In conclusione, i messaggi per la ripartenza sono: non pensiamo solo a domani, ma costruiamo soluzioni per il lungo periodo; pensiamo a nuovi rischi che il Covid ha rivelato e accresciamo la consapevolezza che politiche per mitigarli devono affrontare le connessioni tra di essi. Infine, capiamo che questi nuovi rischi si trasmettono da un Paese all’altro per cui abbiamo bisogno di soluzioni locali e globali. Non sarà un percorso facile. Le soluzioni non possono essere solo tecniche o istituzionali. Senza un coinvolgimento della società civile e un cambiamento dei comportamenti delle imprese, degli individui, delle famiglie, basato sulla consapevolezza che costruire resilienza significa cambiare il modo in cui pensiamo al valore dell’impresa e al benessere individuale e collettivo, questa rivoluzione silenziosa sarà destinata a fallire. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto ANTONIO SCATTOLON/CONTRASTO
L’ECONOMISTA LUCREZIA REICHLIN, 66 ANNI: INSEGNA ALLA LONDON BUSINESS SCHOOL.
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LO ST ILISTA
La moda ha bisogno di cuore La riscoperta di abiti e accessori che durino nel tempo. Il nuovo significato dell’idea di lusso. L’impegno di tutti verso l’ambiente. Per lo stilista Giorgio Armani, simbolo della creatività italiana nel mondo, è solo così che lo stile potrà rinascere dopo la pandemia di GIORGIO ARMANI
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Foto STEFANO GUINDANI, courtesy GIORGIO ARMANI
LO STILISTA GIORGIO ARMANI. A DESTRA, IL FINALE DELLA SFILATA DEL PROSSIMO AUTUNNO-INVERNO. AL CENTRO, C’È URI, IL GORILLA VERDE REALIZZATO DALL’ARTISTA MARCANTONIO RAIMONDI MALERBA, CHE IL DESIGNER HA VOLUTO COME RICHIAMO AL RISPETTO PER IL MONDO NATURALE.
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a tempo parlavo della necessità di rivedere i tempi di produzione e di stagionalità della moda. Trovare nelle boutique i cappotti in luglio non aveva senso, così come la continua produzione di collezioni e precollezioni, arrivate ormai al ritmo di una ogni tre mesi, se non meno. A lungo sono stato considerato un moralista. Quando il mondo si è fermato, nel marzo 2020, ho pensato che fosse giunta la resa dei conti, ma poi mi sono accorto che quella situazione poteva essere un’occasione di riflessione per migliorare quello che non andava. Sarò anche un moralista, ma mi è sempre stato chiaro che nella moda si facesse troppo e senza criterio: lo stallo attuale ne è la riprova. Il 14 aprile 2020 ho scritto una lettera aperta, in cui, tra le altre cose, affermavo che il lusso vero richiede tempo, sia per essere creato, sia per essere compreso. Il lusso non può e non deve essere veloce. Mi auguro che il nostro futuro sarà sotto il segno di una ritrovata lentezza, nella moda e non solo. La lentezza è certo una qualità da riscoprire. Per troppo tempo la modernità è stata associata alla velocità, ma mi chiedo spesso dove stiamo andando sempre di corsa? Perché? In questo rallentamento forzato abbiamo imparato che anche una passeggiata è un lusso appagante, e lo stesso vale per un pranzo tra amici. Penso sia una lezione molto importante. Ma sono realista, e ho paura che di questi insegnamenti faremo tesoro per poco. 77
Nella stessa lettera mi auguravo che la crisi prodotta dalla a getto continuo. È arrivato il momento di fare davvero le pandemia diventasse un’opportunità per ridare valore all’autencose in modo più responsabile e convincere i consumatori ad ticità. A più di un anno dall’inizio dell’infezione, sono ancora acquistare con maggiore consapevolezza. dello stesso avviso, ma vedo che la spinta individualista, sta L’artigianato vero, anche nella sua versione industriale, che è prendendo di nuovo il sopravvento. I buoni propositi dell’iquanto abbiamo messo a punto in Italia con il nostro sapere nizio sembrano essere svaniti e le collezioni ricominciano unico, è sostenibile in primo luogo per la filosofia che lo a uscire a ritmi serrati. Stiamo per ritornare al punto di guida: creare oggetti belli, che superano le mode passeggere partenza, con qualche piccola consapevolezza in più. e non invitano allo spreco. In un clima generale di attenzione L’impatto della pandemia sarà molto forte nel settore moda, collettiva all’ambiente, e non solo per questo motivo, la nostra e non solo in questo: è indubitabile. Lo sarà soprattutto per capacità artigianale va preservata con ogni mezzo. Bisogna i marchi più piccoli. Vedo il loro immediato futuro se non creare situazioni in cui questa ricchezza sia trasmessa alle difficile, certamente complesso: sono stati loro a soffrire di nuove generazioni. più dell’attuale situazione. Ma essere piccoli significa essere Sono convinto che l’attenzione di molte persone, soprattutto più flessibili e poter sperimentare soluzioni innovative, in giovani, all’impatto sull’ambiente sarà uno degli elementi formule non solo online, con maggiore facilità. Per proteggere determinanti nel successo della moda. Ma è un discorso più le piccole e medie aziende si potrebbero attuare delle poliampio che riguarda tutti: abbiamo un solo pianeta, e faremmo tiche di incentivo per il prodotto di qualità, ma si dovrebbe meglio a rispettarlo. Ci sono molte innovazioni che trovo intetrattare principalmente di un processo di rieducazione al ressanti, dall’uso di materiali riciclati, biologici e biodegradabili consumo responsabile, che di certo non è cosa veloce anche alla possibilità di riutilizzare l’energia. L’intera catena degli se la più efficace. L’incentivo statale per questi marchi e approvvigionamenti e il processo di produzione devono essere aziende nell’immediato potrebbe essere utile. messi in discussione. E poi dobbiamo considerare la gestione La sfida che attende i giovani stilisti consisterà nel conquistare delle nostre attività dal punto di vista della sostenibilità: i l’attenzione di un pubblico molto distratto, e al momento forse negozi, gli uffici, le reti di trasporto, persino il packaging. Da poco interessato alla moda. La soluzione per me rimane sempre tempo il mio gruppo ha imboccato questa strada. la stessa: osservare i bisogni, e nel caso anticiparli, con prodotti Per tutti questi motivi immagino il futuro, anche quello delle di buon design, che oggi non potranno essere realizzati se grandi città come Milano, che amo profondamente e che non con una mentalità responsabile. E poi inventare moha tanto sofferto, più lento, meno frenetico, ma entusiasta: delli adattabili, sfruttando al meglio la nostra natura di animali sociali un canale come quello digitale, che al momento è negata, ma quando se usato creativamente può essere di potremo tornare a uscire le città si grande aiuto. animeranno e torneranno a vivere. Il mio ottimismo mi spinge a creSarebbe bello che si ritrovasse un dere che, usciti da tutto, la voglia senso di comunità, una maggiore di oggetti belli e durevoli tornerà coesione sociale. Se posso dirlo, è la presto, e con quella il nostro sistema mia più grande speranza. si potrà sollevare, a patto di adottare Penso che il desiderio di non aver un approccio più etico al progetto e confini riemergerà presto, ma con alla distribuzione delle collezioni. una consapevolezza più locale. Non Per dare un futuro nuovo e migliosarà facile dimenticare il pericolo che re al mondo della moda, credo si abbiamo corso. Molti pensano che debba partire da una formula che gli esseri umani usciranno migliori ha guidato le mie scelte di business dall’esperienza della pandemia, altri anche negli ultimi anni: di meno, invece ritengono che il rischio del ma meglio. La moda può essere un diffondersi di nuovi egoismi sia reale. grande stimolo al rinnovamento se Io sono disincantato sulla natura saprà riallinearsi ai bisogni reali delle umana, ma non pessimista. L’egoipersone, nel rispetto di quelli che smo riemerge, ma ci sono molte perGIORGIO ARMANI CON IL GORILLA URI ALLA sempre più appaiono beni comuni sone che si sono messe, e continuano SFILATA DELL’AUTUNNO-INVERNO 2021/22. da tutelare: l’ambiente e un tessuto a farlo, al servizio del prossimo con LO STILISTE DICE:«L’ATTENZIONE DI MOLTE sociale sano. Meno spettacolo, forse, una generosità straordinaria. E allora PERSONE, SOPRATTUTTO GIOVANI, qualità e comunicazione oculata. Il guardo anche a loro, pensando a un ALL’IMPATTO SULL’AMBIENTE SARÀ UNO consumatore non ha mai preteso che futuro migliore. ■ DEGLI ELEMENTI DETERMINANTI DEL la moda di massa sfornasse prodotti © RIPRODUZIONE RISERVATA SUCCESSO DELLA MODA». 78
courtesy GIORGIO ARMANI
G R A Z I A GIORGIO ARMANI
G R A Z I A XXXXXXXXXXX LO C HEF LO CHEF MASSIMO BOTTURA, 58 ANNI. È TRA I PROTAGONISTI DELLO SHOW WAFFLES + MOCHI, CON MICHELLE OBAMA, SU NETFLIX. A DESTRA, IL REFETTORIO DI BOTTURA A PARIGI.
Il gusto di non sprecare più nulla Tornare al ristorante sarà come darsi un grande abbraccio, scrive qui il cuoco italiano più premiato nel mondo: Massimo Bottura. Ma le cucine del futuro dovranno vincere anche un’altra sfida: dimostrare che si può mangiare bene rispettando il Pianeta e le persone
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o vivo la vita come un sogno. Ho sempre creduto nelle mie idee e credere significa lottare per difenderle e realizzarle: per rendere visibile l’invisibile. Ma come? Con il lockdown il mondo della ristorazione è stato fermato e tanti imprenditori si sono sentiti impotenti di fronte alla sfida di far quadrare i conti tenendo le saracinesche abbassate. Conosco bene questa sensazione di difficoltà: quando ho aperto la mia Osteria Francescana per anni siamo stati incompresi, ignorati. Mi guardavo intorno e mi dicevo: “Ma io ho buone idee!”. E non capivo. Chi veniva da noi ordinava piatti come il croccantino di foie gras e sorrideva. Con il tempo ho imparato una lezione che è utile ancora oggi: essere contemporanei è fare cose che esprimono le sensazioni del momento, e occorre accettare di venire compresi con ritardo, fa parte del concetto di essere avanguardia. Quelli sono stati anni che mi hanno fatto soffrire, ma anche crescere, crescere lentamente come gli alberi, che affondano le radici nel suolo. Così quando l’anno scorso l’emergenza sanitaria ci ha costretti a chiudere, ho reso prezioso il tempo prezioso che ci siamo trovati a gestire per realizzare i miei sogni e finalizzare i tanti progetti avviati, preparandoci per il futuro.
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Foto MATTIA BALSAMINI / CONTRASTO, CHRISTOPHE ARIBERT
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QUI, LO CHEF MASSIMO BOTTURA: LA SUA OSTERIA FRANCESCANA HA TRE STELLE MICHELIN. SOPRA, IL REFETTORIO FELIX, A LONDRA: FA PARTE DEL PROGETTO FOOD FOR SOUL, CREATO DALLO CHEF CON LA MOGLIE LARA GILMORE.
Sento forte, fortissima la grande voglia di ritrovarsi delle persone. La gente è impaziente di uscire da questa brutta esperienza che ci ha allontanati e reso prudenti. Ha reso difficile, innaturale il contatto umano. Tornare al ristorante è celebrare quel contatto, farlo rivivere, con la famiglia o con gli amici come un grande abbraccio, quando abbracciarsi è diventato impossibile. Sono così fermamente sicuro di questo che, con la mia squadra, stiamo mettendo a punto il nuovo menù dell’Osteria Francescana, costruendolo come un grandioso omaggio ai piatti dei grandi chef italiani dagli Anni 50 a fine secolo. Lo ho intitolato With a little help from my friends come la celeberrima canzone dei Beatles, dove chi mi ha ispirato, la mia storia e il mio presente, diventano i miei amici. Dai primi mesi di lockdown abbiamo lavorato sul progetto del ristorante che apriremo con Ferrari. Proprio a Maranello, mi occuperò del Cavallino, il locale dove Enzo Ferrari passava le domeniche di Gran Premio e celebrava ogni ricorrenza. Allo stesso tempo abbiamo definito il progetto per la terza Osteria Gucci: a Ginza, Tokyo. E poi? Casa Maria Luigia. Quando dico di aver realizzato i miei sogni intendo che abbiamo finito il progetto di ristrutturazione di una vecchia azienda agricola mettendo a punto l’ospitalità diffusa, che credo sarà uno dei nuovi modi di fare impresa nel mondo del turismo. Non avevo mai compreso veramente la campagna, ora invece trovo la bellezza nei campi e vedo la poesia nella nebbia. È in campagna che ho riscoperto gesti come staccare una zucchina dall’orto, cuocerla in forno a legna a 450 gradi ed emozionarmi. E proprio qui, in piena campagna modenese, grazie all’aiuto di Maserati, Ferrari, Lamborghini, Ducati e Technogym abbiamo anche realizzato uno spazio multifunzionale dove raccontiamo il significato di “Slow Food and Fast Cars”, il sano stile di vita e condividiamo il nostro amore per l’arte contemporanea. In sintesi abbiamo creato una “Polisportiva contemporanea”. D’altronde che cos’è l’Emilia? Cibo lento, auto veloci e la gioia di condividere. Nel futuro in cui credo c’è poi l’impegno del mondo della ristorazione, dell’arte, del design e dell’architettura, energia rivolta verso gli altri. Con la nostra organizzazione culturale, Food For Soul, stiamo aprendo in tutto il mondo “Refettori” per le anime fragili. Noi crediamo nella lotta allo spreco alimentare e all’isolamento sociale attraverso la bellezza. «Con la bellezza non fai la rivoluzione, ma la rivoluzione un giorno avrà bisogno della bellezza» per ricostruire, sosteneva lo scrittore Albert Camus. Milano, Modena, Bologna, Napoli, Parigi, Londra, Mérida, Lima e poi apriremo a breve negli Stati Uniti, a San Francisco e a New York. In questi luoghi meravigliosi nell’ultimo anno abbiamo distribuito migliaia di pasti ogni giorno grazie ai veri eroi del nostro progetto ovvero le associazioni benefiche che si occupano della quotidianità. Lo spreco alimentare è l’altra piaga che dobbiamo combattere ogni giorno con i nostri comportamenti: produciamo cibo per 12 miliardi di persone e noi siamo appena sette sul pianeta. Usiamo energia, acqua e capitale umano per produrre e poi? E poi bruciamo l’eccesso ovvero il 33 per cento della produzione, che diventa la prima causa del cambiamento climatico. Dobbiamo migliorare. E oggi più che mai abbiamo a disposizione mezzi potentissimi per diffondere idee e generare cambiamento. Uno di questi mezzi è rappresentato dai social media, che dovremmo imparare a usare come dovrebbero essere sempre utilizzati: per condividere, comunicare con il mondo, senza filtri. È quello che mia figlia Alexa ha insegnato a me, dando vita alle dirette Instagram chiamate Kitchen Quarantine, in cui abbiamo aperto la nostra cucina di casa al mondo. Abbiamo non solo cucinato, ma anche riso e sensibilizzato le persone a ridurre gli sprechi, adottando semplici pratiche quotidiane e riscoprendo il modo di fare la spesa. La pandemia ci ha fatto un dono preziosissimo: il tempo. Ora più che mai abbiamo la possibilità e la responsabilità di agire. “No more excuses”, niente più scuse. E di un’ultima cosa sono certo: se ti fai forza e rimani lucido, guarderai al passato in chiave critica e mai nostalgica, troverai il modo di portare il meglio del passato nel futuro così da continuare a far evolvere le tradizioni. Perché nel mio futuro ci sarà sempre futuro. (Testo raccolto da Piero Macchioni) ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
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LA CAMPIONESSA
BEBE VIO, 24 ANNI, CAMPIONESSA MONDIALE DI SCHERMA E MEDAGLIA D’ORO ALLE PARALIMPIADI DI RIO 2016.
Gli atleti disabili non saranno più una categoria a parte La pandemia sarà davvero alle nostre spalle quando torneremo a fare sport senza limiti, dice la schermitrice Bebe Vio. E allora lei potrà concentrarsi sul suo sogno: combattere perché un giorno le Paralimpiadi siano popolari quanto le Olimpiadi d i B E B E V I O fo to d i AU G U STO B I Z Z I
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l Covid ha cambiato le nostre vite e influenzerà molti campi e molte attività, ma di certo non cambierà lo sport. Lo sport è energia, è condivisione, è vivere emozioni insieme con tante altre persone, è un modo per mettersi alla prova e per vedere fino a dove possono arrivare il nostro corpo e la nostra mente. Insomma, è un elemento molto importante, se non indispensabile, della vita delle persone che vogliono divertirsi e mantenersi in salute. La pandemia l’ha rallentato, mettendolo in grande difficoltà, e in molti casi purtroppo l’ha addirittura completamente bloccato. Ma non lo ha fermato per sempre e certamente non lo cambierà. Perché prima o poi si riuscirà a ripartire e sarà ancora più bello di prima! Durante il lockdown della scorsa primavera, tutti noi siamo stati catapultati in un nuovo modo di vivere, adattandoci a nuovi metodi per restare “attivi” e connessi l’uno con l’altro.
Sicuramente, per molti versi, siamo anche cambiati e si è modificato il nostro modo di lavorare e di praticare le attività più diverse. Chi di noi non ha partecipato a una sessione di allenamento online durante il lockdown? Io e la mia famiglia abbiamo preso parte a un sacco di lezioni su Zoom. Lo sport, però, al contrario di molte altre attività il cui svolgimento si è spostato su piattaforme digitali, non può funzionare a lungo online perché si basa sul contatto tra le persone e sul confronto diretto con l’avversario e quindi necessita della presenza fisica. Ma in questo periodo sappiamo che la maggior parte delle attività hanno dovuto essere sospese. Ormai da un anno, purtroppo, la pandemia ha messo in ginocchio tantissime società sportive, circoli, palestre e piscine e chissà quante di queste realtà non avranno più i mezzi o la forza per riaprire. E tutto ciò ha anche creato grandi difficoltà dal punto di vista fisico e psicologico alle persone
BEBE V I O ALLE PARAL I MP I ADI DI RIO NE L 2016, QUANDO A 19 ANNI HA VINTO L’O RO NEL FIO RE TTO.
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che lo praticavano. Soprattutto per i bambini che hanno sempre bisogno di muoversi o per le persone con qualche patologia particolare che necessitano di praticare attività motoria, sicuramente questo periodo non è stato e non è tutt’ora facile. Per la prima volta nella storia una pandemia ha addirittura costretto al posticipo degli eventi sportivi più importanti e seguiti in assoluto, le Olimpiadi e le Paralimpiadi, e ha fatto cancellare o spostare gare e tornei di moltissime discipline in tutto il mondo. Questa situazione sicuramente si sbloccherà e lo sport tornerà a essere quello che era in passato. Non sarà diverso da prima ma ci sarà semplicemente una ripartenza. Arriverà il momento in cui si potrà tornare in palestra e in piscina ma non solo, anche allo stadio o nei palazzetti sportivi, come tifosi, per assistere alle partite. Un cambiamento, però, sono certa avverrà, e sarà lo sport paralimpico a realizzarlo. Sono convinta infatti che questa particolare faccia dello sport continuerà la sua crescita esponenziale, iniziata con le Paralimpiadi di Londra 2012 e che culminerà nel 2028, in occasione dei Giochi Olimpici e Paralimpici di Los Angeles, quando sono sicura che lo sport paralimpico raggiungerà lo stesso livello dello sport olimpico. Certamente avverrà da un punto di vista tecnico e atletico ma mi sa che lo supererà in termini di spettatori e di interesse mediatico. Io infatti credo moltissimo nella forza e nel potere comunicativo degli atleti paralimpici e sono certa che molti di loro nei prossimi anni diventeranno grande fonte di ispirazione per le giovani generazioni in tutto il mondo. Insieme ad art4sport, l’associazione onlus fondata dai miei genitori nel 2009 con l’obiettivo di migliorare la vita di bambini e ragazzi amputati attraverso lo sport, vogliamo dare il nostro contributo a questo movimento. Da alcuni anni stiamo sviluppando molti progetti
che mirano a promuovere il mondo paralimpico e la conoscenza della disabilità. Uno dei nostri obiettivi è quello di far conoscere questo mondo e abbattere le barriere che molto spesso impediscono alle persone di avvicinarvisi e vogliamo farlo ovviamente attraverso lo sport. Le persone normali non conoscono la disabilità e ne sono naturalmente intimorite, se non addirittura spaventate. Il nostro compito è quindi quello di fare cultura, cambiando la percezione che la società ha delle persone con disabilità. Negli anni a venire vorremmo che tutti gli atleti, olimpici o paralimpici che siano, fossero considerati sempre di più a pari livello, inglobati indistintamente in un’unica realtà, come rappresentanti di categorie differenti dello stesso sport. Al contrario del mondo olimpico, contraddistinto da atleti con fisici scultorei e perfetti, il mondo paralimpico è caratterizzato da atleti che portano con sé storie forti e, molto spesso, i segni di un passato difficile. Nonostante questo, tutti loro sono stati in grado di affrontare gli ostacoli della vita e superarli. L’attenzione del pubblico si sta spostando e le persone si innamoreranno sempre di più di tutto questo e delle grandissime emozioni che il mondo paralimpico può regalare. È un percorso lungo e piuttosto difficile ma noi ci crediamo profondamente e abbiamo un grande sogno: arrivare alle Olimpiadi e Paralimpiadi unificate a Los Angeles 2028. Cioè, vorremmo che si tenessero questi due grandi eventi in contemporanea e negli stessi luoghi e non più a un mese di distanza, come succede da molti anni. Tutti lo considerano un sogno irrealizzabile, per diversi motivi: tecnici, logistici, di comunicazione e soprattutto economici. Ma noi ci crediamo e ci stiamo lavorando, perché come ho letto da qualche parte, “se sembra impossibile, allora si può fare”. ■
«Le persone sono spaventate e intimorite dalla disabilità perché non la conoscono. Il nostro compito è cambiare questa percezione»
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LA STAR DELLA DAN ZA
L’ ÉTOILE ROBERTO BOLLE, 45 ANNI. QUI È SUL TETTO DEL TEATRO DELL’OPÉRA DI PARIGI.
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Un applauso ci guarirà L’arte, i musei e i teatri devono riaprire. Per il grande ballerino Roberto Bolle la cultura continuerà a convivere tra realtà fisica e virtuale. Ma qui spiega la sua idea per rialzare i sipari e ridare a tutti lo spettacolo più bello d i RO B E RTO B O L L E
Foto JULIEN BENHAMOU
È
il nostro oro, il nostro petrolio, il meglio che abbiamo, ciò su cui dobbiamo puntare nei prossimi anni: dalla danza alla musica, dalla prosa all’opera, dai musei all’architettura fino alla bellezza del paesaggio, l’Italia dovrà valorizzare sempre di più in futuro questo patrimonio. È la carta su cui puntare per un nuovo Rinascimento italiano. Non dobbiamo lasciare indietro questi settori, perché sono quelli che possono trainare davvero questo Paese. L’Italia fonda la sua identità sulla bellezza, sull’arte e sulla cultura. Un’eccellenza che ci viene riconosciuta da tutti. Ci pone ai primi posti nel mondo, porta visitatori stranieri, fa muovere l’economia. La magia che ruota intorno allo spettacolo dal vivo fa parte del nostro Dna. Per questo è importante che si ritorni il prima possibile agli spet91
ROBERTO BOLLE NELLA VALLE DEI TEMPLI DI AGRIGENTO.
«Non dobbiamo dimenticare i vantaggi portati dal digitale. Una volta alla prima di uno spettacolo andavano solo pochi appassionati. Ora può esserci il mondo intero» 92
tacoli in presenza per far ripartire tutto il settore. Le ragioni non sono solo economiche, ma artistiche: abbiamo bisogno di tornare sul palcoscenico con il pubblico dal vivo perché questo rappresenta il nostro ossigeno. E come in altri luoghi dove si può entrare rispettando le norme anti-Covid, anche nei teatri si può stare in sicurezza, a distanza e con le mascherine. Per questo credo che riaprirli sarà una delle prossime iniziative del governo. Inutile negarlo: tutti noi abbiamo sentito la mancanza dell’arte in questo periodo sospeso in cui non abbiamo potuto andare a teatro e non ci siamo nutriti delle bellezze artistiche. Ci siamo sentiti vuoti, spenti, perché mancava quell’afflato che porta in alto, ispira, dà una diversa visione alla vita. Perché l’arte ci arricchisce in maniera profonda, sostanziale, fa sognare, viaggiare, vivere in altre realtà, regalando nuove dimensioni. Senza l’arte la vita sembra più piatta, grigia. Certo, il 2021 è un anno di transizione. Forse solo in autunno si tornerà alla normalità e questa prima parte sarà difficile per il mondo dello spettacolo. Il Teatro alla Scala, per esempio, ha deciso di andare avanti passo dopo passo, programmando uno spettacolo al mese, perché in qualche modo era importante ripartire. Se si riuscirà, gli spettacoli verranno presentati dal vivo con il pubblico, altrimenti verranno registrati e mandati in onda in streaming sulle diverse piattaforme. Ma una cosa è certa: reale e virtuale continueranno a convivere anche dopo questa pandemia. Questa è un’eredità positiva che ci porteremo dietro dall’emergenza sanitaria. E quando faremo gli spettacoli dal vivo il digitale offrirà un’opportunità
Foto LUCIANO ROMANO
G R A Z I A ROBERTO BOLLE
G R A Z I A ROBERTO BOLLE
in più per coinvolgere nel mondo del teatro più persone. L’idea è quella di ampliare il pubblico. Se prima, infatti, poteva assistere agli spettacoli solo un ristretto gruppo di spettatori privilegiati che accedevano al teatro, adesso sarà possibile vedere una Prima contemporaneamente da diverse parti del mondo. Succederà un po’ com’è già successo nella moda: una volta solo una nicchia di addetti ai lavori poteva accedere alle sfilate, oggi grazie al digitale tutti possono vedere le nuove tendenze sulle passerelle, partecipando da vicino al mondo fashion. Non a caso anche il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini ha lanciato la piattaforma digitale ItsArt (crasi di Italy is Art) che ha come obiettivo portare nelle case degli italiani gli spettacoli dal vivo e i musei, un progetto che promuoverà in futuro la cultura del nostro Paese in tutto il mondo. L’idea è infatti quella di mettere insieme tante realtà ed eccellenze per creare un portale artistico tutto italiano. Sappiamo che il digitale offre anche la possibilità di creare lezioni online. E noi ne abbiamo fatte durante il primo lockdown sulle piattaforme e sui social di Ondance, dal nome del grande festival che ho fondato. Da quell’esempio, nato per chi voleva condividere la passione della danza, TimVision ha lanciato OnDance - Le Masterclass, dedicato agli appassionati del ballo. Da quello classico alla street dance, dall’hip-hop al tango allo swing, sono stati creati 16 appuntamenti e in uno di questi, per la prima volta nella mia vita, indosso la veste di insegnante in una vera sala da ballo, con un pianista, mentre do lezioni a un gruppo di allievi. E come direttore artistico del progetto ho selezionato poi tutti i maestri per i diversi tipi di ballo.
Ma l’emergenza sanitaria ha anche messo in luce la fragilità del settore dello spettacolo perché in questi mesi tanti lavoratori, che non avevano un contratto fisso, sono rimasti a casa senza aiuti, senza certezze, senza nessuna idea di quando avrebbero potuto essere richiamati. Dalle sarte di scena ai tecnici delle luci, dai macchinisti ai ballerini, tutti sperano che dopo questa crisi economica, che ha evidenziato le falle del sistema, si intervenga in modo che questi lavoratori non siano più lasciati da soli. Conosco molti danzatori, soprattutto dei musical, che sono stati costretti a trovare un’altra occupazione, che non ha nulla a che fare con i loro talenti e le loro aspirazioni. Ma com’è possibile oggi riuscire a finanziare meglio il settore dell’arte? Credo che la chiave per il futuro sia quella di mescolare i fondi pubblici con quelli privati, una lezione che possiamo imparare dal mondo anglosassone. Basta andare a Londra, alla Royal Opera House. Lì gli investitori privati, chiamati “donors”, sono tanti e vengono coinvolti concretamente nella vita del teatro. Ci sono molte persone che donano fondi per realizzare la sala gym, quella di ballo o quella di pilates, o altre strutture e servizi, come le sedute di fisioterapia di cui i ballerini hanno bisogno. Questi benefattori vengono ringraziati dal teatro con targhe o in altri modi, per esempio organizzando cene in loro onore. Nel mondo anglosassone i teatri hanno molti meno aiuti dal Governo, cioè dalle finanze pubbliche, ma riescono a superarli proprio perché hanno più sostegni da parte dei privati. Per questo anche in Italia non bisogna avere paura di un’ integrazione tra pubblico e privato. (Testo raccolto da Marina Speich) ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
«L’Italia fonda la sua identità sulla bellezza. Questa porta nuovi visitatori stranieri e fa muovere l’economia. Per far ripartire la cultura bisogna unire i fondi pubblici a quelli privati, come accade nei Paesi anglosassoni» 94
LA NARRAT RIC E
Per i ragazzi tutto sarà ancora come la prima volta Con la pandemia gli adolescenti italiani hanno perso un pezzo della loro giovinezza. La scrittrice Teresa Ciabatti, attraverso le storie di quattro di loro, racconta come ritroveranno le emozioni che avevano dimenticato
LA SCRITTRICE TERESA CIABATTI, 45 ANNI. È IN LIBRERIA CON IL ROMANZO SEMBRAVA BELLEZZA (MONDADORI). SOTTO, UNA STUDENTESSA PROTESTA CONTRO LA DIDATTICA A DISTANZA.
Foto AGF
d i T E R E S A C I A B AT T I fo to d i C L AU D I O S F O R Z A
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G R A Z I A T ERESA C IABAT T I
«C’
è stato un momento preciso in cui ho capito che tutto era cambiato», dice Caterina, 16 anni. «Il giorno che è morta Stella». Bulldog, 7 anni, Stella è arrivata quando Caterina ne aveva 9. Come dimenticarla piccolissima, pochi mesi, palla di pelo. Come dimenticare le notti nelle quali Caterina la portava nel letto con sé, quelle notti che dormivano insieme. Stella è stato il primo essere di cui Caterina si sia presa cura. E i giorni di punizione, quando i genitori le proibivano di uscire, vedere gli amici, andare alle feste, Caterina provava rabbia, senso di perdere qualcosa del mondo fuori, eppure mai solitudine. Non si è sentita sola nei pomeriggi della sua infanzia/adolescenza. Davanti alla televisione, al computer, sul divano, sul letto, Stella con lei. Così con la pandemia che ha significato lezioni a distanza, distacco dagli amici, c’era comunque Stella, e lei era in qualche modo preparata. Certo, sono stati mesi difficili, noiosi, tuttavia Caterina non può dire di aver avuto paura. Non ha temuto di morire, né che morissero i suoi - genitori, nonni. Anzi, le sembrava quasi che, stando a casa, fossero tutti al sicuro. Riflettendo, aveva più paura prima, nella vita normale - se il padre tardava a rientrare dal lavoro, se non rispondeva al telefono. Oggi, a distanza di mesi, si sente un’egoista, una superficiale che capisce le cose solo se la riguardano da vicino. Perché a un certo punto la morte si è avvicinata. La morte è arrivata da lei, da loro. E quello non è stato solo il giorno che Caterina ha capito che tutto era cambiato, è stato anche il giorno della fine di qualcosa (che cosa?). Di quel momento ha ricordi confusi: lei che si sveglia, va in cucina, la mamma che, mettendosi sulla porta, dice di non entrare. Il padre che la prende per mano, la fa sedere. Il padre che dice: è successa una cosa. Quel che avviene nelle ore e nei giorni a seguire è straziante, quasi più doloroso della morte in sé. Durante il lockdown non è complicato solo per i morti di Covid essere seppelliti. Sebbene il padre si premuri di telefonare lontano dalla figlia per non farsi sentire, lei coglie parole: carcassa, animale, smaltire, causa morte sconosciuta (non sapranno mai la causa precisa della morte di Stella poiché non possono andare dal veterinario, né lui può andare da loro).
E infine, tra le immagini spezzate di quei giorni: il padre che esce di casa col saccone dell’immondizia pesante, e quel peso è Stella. Questo il giorno in cui Caterina, 16 anni, ha capito che cosa stava succedendo nel mondo, che qualcosa era cambiato. Per lei e per tanti ragazzi come lei, quelli che appena possono, appena torna il permesso di uscire e riaprono i bar, si precipitano ad aggregarsi. E noi adulti a giudicare. Quelli che, dopo un primo periodo di felicità per la chiusura delle scuole, hanno iniziato a protestare, a chiedere di tornare, riaprite le scuole. I ragazzi si sono accorti piano piano dello sconvolgimento. È stato un dettaglio, un’immagine che li ha risvegliati, segnando al contempo la fine della loro giovinezza (ecco la fine di che cosa): un sacco nero, la rete wifi saltata che interrompe il collegamento e sullo schermo la faccia dell’amico fissa in una smorfia, gli occhi semichiusi - è successo a Lorenzo (15 anni). Caterina come Lorenzo come Asia (18 anni) che dopo mesi di scuola a distanza, dove il confronto con gli altri è dalle spalle in su, il primo piano di Zoom e Skype, dopo mesi di corpo tagliato, censurato - che sollievo - prova disagio. Quando si tornerà a scuola, quando si riprenderà a vedere gli amici, e loro vedranno noi. A lei non va di essere vista. L’isolamento l’ha fatta sentire protetta, l’ha resa invisibile per metà. E adesso? Non che ci siano dati concreti di cambiamento, il peso è lo stesso di prima. Si tratta più di una sensazione, o forse di tempo. Asia ha avuto tanto tempo per guardarsi, per riflettere sul proprio corpo. Quanto si sente grassa dalla vita in giù. Sedere, cosce. Forse questi mesi di sedentarietà l’hanno gonfiata. O forse no, è una percezione distorta. Sia quel che sia, Asia dice alla madre di non voler uscire, di non essere pronta. La madre chiede che cosa la spaventi, lei elenca motivi alla rinfusa - stanchezza, pigrizia, gente che non si lava le mani, microbi, smog. Quindi la madre chiede: che cosa ti farebbe stare meglio? La liposuzione, risponde Asia. Caterina, Lorenzo, Asia. Antonella, 14 anni, che ha fatto l’amore per la prima volta a gennaio di un anno fa, poi mai più. E quando potrà rifarlo, quando potrà finalmente incontrare Marco, sarà come se fosse una nuova prima volta con tutti i timori e i dubbi. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
«L’isolamento e le videochiamate hanno reso i ragazzi visibili solo per metà. Tornare a essere guardati davvero cambierà il modo di confrontarsi»
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ANNALISA PER
LA MANAGER MUSICALE
Che suono ha la felicità? Con la pandemia e i lockdown è esplosa la voglia di canzoni, ma anche di podcast. Qui Federica Tremolada, responsabile dei contenuti di Spotify, racconta un nuovo modo di ascoltare che ci darà non solo emozioni, ma anche la forza di rinascere d i F E D E R I C A T R E M O L A D A f o t o d i S T E FA N O T R O VAT I
Foto SGP
SOPRA, FEDERICA TREMOLADA, 40 ANNI, MANAGING DIRECTOR SOUTHERN AND EASTERN EUROPE DI SPOTIFY. OGGI SULLA PIATTAFORMA SI POSSONO ASCOLTARE PIÙ DI 70 MILIONI DI BRANI.
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G R A Z I A F EDERICA T REMOLADA
«Stiamo studiando colonne sonore su misura per accompagnare ogni momento della nostra vita»
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Foto COURTESY SPOTIFY
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a musica che ascoltiamo ci dice come stiamo. Lo abbiamo imparato durante questi mesi di pandemia a tal punto che noi di Spotify avremmo potuto tracciare un grafico degli stati d’animo. La transizione al digitale ha fatto un grande balzo in avanti nel 2020 e ha portato ad accelerare tendenze già presenti tra cui proprio il piacere dell’ascolto, inteso come audio e non solo come musica. Un’abitudine che sta guadagnando sempre più spazio all’interno delle nostre vite. Era evidente ancor prima che stessimo tutti a casa durante i vari periodi di lockdown: il boom dei podcast racconta la necessità di leggerezza, di un’esperienza più intima, del calore di una voce in un momento complicato. Alcuni neuroscienziati hanno dimostrato che udito e olfatto producono effetti simili a tal punto che l’ascolto di alcune canzoni o storie può scatenare lo stesso effetto di un profumo che ti trascina dentro il ricordo di un momento felice. I podcast raccolgono contenuti creati da professionisti che già avevano la creatività al centro del proprio lavoro, li abbiamo lanciati nel 2017 e ora hanno già uno share del 25 per cento dell’audience di Spotify. Ci sono più di 2 milioni di titoli nei podcast della piattaforma, di cui il 68 per cento è stato caricato nel 2020. Non abbiamo mai ascoltato così tanto come in questo periodo, il consumo di audio è diventato importante quanto quello dei video. Possiamo ascoltare mentre cuciniamo, facciamo le pulizie, pratichiamo uno sport. Per ogni situazione c’è una colonna sonora. Quest’anno abbiamo trascorso tanto tempo da soli e abbiamo scelto playlist nostalgiche, con pezzi del passato, colonne sonore che ricordano momenti felici della nostra vita. Sentimenti che hanno portato i nostri team a suggerire le “colonne sonore” ideali per fare sport, stare con i bambini o cucinare. A poco a poco è emerso un desiderio di curarsi, un potere antico che la musica e le parole hanno da sempre, e che oggi diventa uno strumento per raggiungere obiettivi di miglioramento o anche semplicemente di approfondimento di certi temi. Pensiamo alle lezioni di storia di Alessandro Barbero, che, senza alcun sostegno del marketing, hanno raggiunto la vetta della classifica. Tra la generazione Zeta, i ragazzi dai 15 ai 24 anni, l’assenza di socialità dovuta alle restrizioni ha lasciato spazio a necessità che forse prima non erano bene a fuoco. Sono loro che vedono nell’audio una forma più umanizzante di tecnologia, perché significa ascoltare un’altra persona che sta parlando di qualcosa che mi interessa. Una conferma dell’importanza per questa generazione del mentoring, la formazione che si basa sull’ascolto. Se l’audio avvicina alla tecnologia più di ogni altra cosa, l’esperienza del digitale sarà sempre più interconnessa tra dispositivi che sono a loro volta collegati tra loro. Questo significa passare da una piattaforma all’altra in tempo reale, mentre avremo maggiore possibilità di scegliere come fruire musica secondo gli stati d’animo, con la nostra famiglia o con gli amici, mentre prepariamo una cena. La musica è il nostro grande amore insieme con il desiderio di mettere in contatto artisti e fan, dando ai primi gli strumenti per realizzare appieno la loro creatività e ai secondi la possibilità di lasciarsi ispirare da questa. Ci siamo ritrovati tutti in casa senza poter andare ai concerti o ad altri spettacoli, mentre su Spotify c’era tutta la musica che si potesse desiderare, oltre 70 milioni di brani. Ci consideriamo parte dello stesso mondo della musica dal vivo, che in questo momento è in grande sofferenza e che vogliamo sostenere. Molti artisti grazie a noi sono riusciti a rimanere connessi con il proprio pubblico. Li aiutiamo e continueremo ad aiutarli grazie a strumenti quali Spotify for Artists, che permette di farsi conoscere ai nostri editor ed entrare nelle playlist più seguite al mondo, o programmi come Radar, a sostegno degli emergenti. E a chi vorrà ascoltare podcast e musica in modo personalizzato, forniremo la strada creando playlist algoritmiche che daranno la migliore composizione di musica e podcast, ma sempre con grande attenzione ai propri gusti. Avremo contenuti originali ed esclusivi che stiamo già lanciando in Italia. Quello che non cambierà è la regola principale della nostra piattaforma: lasciare a chi ascolta il potere di scegliere. (testo raccolto da Lucia Valerio) ■
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L’ INT ELLET T UALE
Insieme faremo un’altra Italia Non possiamo permettere che la pandemia lasci sul campo sconfitti i settori simbolo del Made in Italy: cultura, arte e artigianato. Per questo dobbiamo sfruttare le potenzialità di ricerca scientifica e rivoluzione tecnologica, sostiene il direttore generale della Treccani Massimo Bray d i M A S S I M O B R AY
Foto GETTY IMAGES
DA SINISTRA: MASSIMO BRAY, 61 ANNI, EX MINISTRO E DIRETTORE GENERALE DELLA TRECCANI; PROCIDA, CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2022.
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l cammino verso il futuro è stato interrotto. Un domani che tutti immaginavamo e speravamo stesse iniziando a prendere forma grazie soprattutto alla volontà e alla spinta delle nuove generazioni – un futuro più verde, più inclusivo, sempre più fondato su un’economia della conoscenza, con più socialità, più cooperazione, più cultura – è stato bruscamente fermato da un evento di portata epocale e dalle conseguenze ancora non chiaramente immaginabili come è stato l’esplosione della pandemia da Covid-19. Abbiamo visto la lotta allo spreco e all’inquinamento, la promozione del riciclo e del consumo consapevole subire una battuta d’arresto di fronte alla pur imprescindibile 107
MASSIMO BRAY
necessità di produrre innumerevoli dispositivi usa e getta, mondo che ci circonda: con l’intento di utilizzare al mee quasi mai riciclabili, per la protezione dal contagio. glio anche le potenzialità offerte dalla ricerca scientifica Abbiamo visto arrestarsi bruscamente lo sviluppo dei e dall’evoluzione tecnologica. Dobbiamo riprogettare territori periferici grazie a un turismo consapevole, l’economia in senso circolare: riportare i servizi di base agli eventi culturali, alla costruzione di nuove reti di sui territori per trattenervi o farvi tornare le famiglie e prossimità e di nuovi spazi di partecipazione. Abbiamo le persone in età lavorativa; investire nel commercio di dovuto purtroppo toccare con mano quanto siano state prossimità e nelle dalle produzioni a chilometro zero, inaspettate e drammatiche le conseguenze dei tagli che sono solo alcune delle tante componenti di quel selvaggi operati negli ultimi decenni nel nostro Paese «capitale quotidiano» – come lo definisce lo studioso a settori essenziali del servizio pubblico quali la sanità di politica economica Karel Williams – grazie al quale e l’istruzione. è davvero possibile accrescere la qualità della vita e il Anche la scorsa estate, mentre il contagio frenava e si benessere psicologico degli individui. poteva riprendere a praticare elementari forme di sociaLa pandemia ci ha insegnato quanto siano importanti lità, turismo e animazione culturale, ci siamo resi conto i legami sociali, e quanto la solitudine e la disgregadegli effetti sulle nostre città d’arte dello sfruttamento zione siano dannose per il nostro tessuto economico e sempre più compulsivo della loro attrattiva turistica per il benessere comune. Possiamo quindi imparare a sul mercato internazionale. Mentre i borghi storici e le rinunciare ai non-luoghi (come li definisce l’antropologo zone tradizionalmente lasciate fuori dalle grandi rotte Marc Augé) tutti uguali e stereotipati, e caratterizzati turistiche hanno potuto respirare grazie al dalla massificazione e dalla compulsioturismo di prossimità, i centri cittadini si ne al consumo, e a rimettere invece al sono trovati di fronte alla desertificaziocentro i luoghi con le loro peculiarità, «Dobbiamo ne totale causata dal collasso della filiera la loro stratificazione storica, artistica e dell’ospitalità. archeologica, la loro profondità culturale. rimettere al L’autunno e l’inverno, con la seconda onLe amministrazioni e gli altri soggetti centro i luoghi data dell’epidemia e con il semi-lockdown, locali e nazionali devono porre un freno hanno abbattuto su tutto il settore della allo sfruttamento dei paesaggi e dei beni con la loro cultura e del turismo un ulteriore colpo culturali come fossero una sorta di nuovo stratificazione che rischia di essere quello definitivo; a “petrolio”, e iniziare invece a sostenere la poco sono serviti i tentativi di incentivare delle comunità attraverso il recustorica, artistica crescita almeno la tenuta dei consumi grazie a pero delle identità locali, la promozione meccanismi di premiazione come il Cadell’arte e della conoscenza, il confronto e archeologica, shback, che perseverano in un approccio, e il dialogo con le comunità migranti per e con la loro sempre più anacronistico, esclusivamente accrescere la sicurezza sociale e la fiducia basato sul consumismo per risollevare l’edei cittadini. profondità conomia del nostro Paese. Eppure è ormai Questa pandemia rischia di lasciare sul culturale» chiaro come la lezione impartitaci dal campo moltissimi sconfitti, e primi tra tutCovid debba spingerci verso un futuro ti proprio quei settori che sono il simbolo radicalmente diverso. del made in Italy – cultura, arti, artigianato, Tra tutti i possibili scenari del dopo pandemia, il meno comparto alimentare ed enogastronomico e così via. Il lungimirante è infatti, senza dubbio, proprio quello di settore culturale e creativo devono quindi imparare a ripristinare acriticamente il nostro stile di vita precedensviluppare rapidamente nuove sinergie con il mondo te. Dobbiamo invece capire che ci troviamo di fronte a dell’istruzione, grazie a una più efficace digitalizzazione; un’occasione irripetibile, quella di modificare finalmente con la costruzione di nuove e più equilibrate alleanze i nostri modelli di consumo per renderli più virtuosi, tra pubblico e privato, per una gestione del patrimonio più sostenibili e più solidali: è giunto il momento di orientata meno al profitto e più alla crescita sociale; con ascoltare davvero le richieste delle nuove generazioni, gli attori dei processi di rigenerazione urbana e l’industria di accogliere davvero le istanze che vengono da movi“green”, perché città più belle sono anche più vivibili e menti come i Fridays for future (le manifestazioni dei più inclusive. Riprogettare il futuro non è una scienza venerdì per l’ambiente) e dai molti altri movimenti e astratta da demandare a decisori lontani, ma è il compito associazioni che ogni giorno si impegnano per diffondere e l’opportunità che ognuno di noi ha proprio in questo una sensibilità diversa verso la nostra “casa comune”, momento, di non rinchiuderci in noi stessi e nei nostri come Papa Francesco chiama il nostro pianeta nella egoismi e interessi individuali, ma anzi di impegnarci sua enciclica Laudato si’. a contribuire a una ripresa economica e sociale che sia Un vero cambiamento non può che mettere al centro, più equa, sostenibile e condivisa, per tutti. ■ infatti, una rinnovata attenzione per la cura costante del © RIPRODUZIONE RISERVATA 108
LA VOC E
Canteremo come un solo coro
Abbiamo trascorso un anno senza concerti e i lavoratori dello spettacolo sono stati i grandi dimenticati. «Ma presto ripartiremo», scrive la popstar Laura Pausini, «e saremo più forti e uniti di prima» d i L A U R A PA U S I N I f o t o d i J U L I A N H A R G R E A V E S s t y l i s t A N D R E A M E N N E L L A e L I N DA T U C C I M E I
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hi lo avrebbe mai detto? Chi avrebbe mai immaginato? Nessun film di fantascienza si era mai spinto a immaginare questa realtà che ormai stiamo vivendo da mesi. E ancora ci siamo dentro e chissà quando ne usciremo per davvero, per sempre. Per certi versi i mesi passati ci hanno spinto a riconsiderare le priorità, ci hanno fatto vedere le cose sotto una luce diversa. Ma siamo pronti ad affrontare la nostra nuova realtà? Che cosa abbiamo imparato davvero? Il mondo è stato messo in ginocchio ma i primi a fermarsi e gli ultimi che riprenderanno le proprie attività nell’assoluta normalità sono le migliaia di persone che hanno trasformato la loro grande passione per la musica e per gli eventi dal vivo in un lavoro. Queste persone per cui insieme a molti altri colleghi ho voluto promuovere un appello in aprile, queste persone “invisibili” e non mappate dalle istituzioni, sono state abbandonate e come già abbiamo detto sulle pagine di questo giornale
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qualche mese fa (nel numero 47 di Grazia diretto da Laura Pausini uscito lo scorso 5 novembre, ndr), sono state di fatto abbandonate. A prescindere dall’attenzione che molti di noi hanno sentito di voler dimostrare loro privatamente con delle donazioni personali, nessuna istituzione ancora oggi ha dato risposte e soluzioni concrete ai lavoratori dello spettacolo. Ecco, penso a loro. Penso a quelle persone grazie alle quali in questi miei primi ventotto anni di carriera, ho potuto trasformare le mie canzoni in un concerto e per molti in una serata memorabile. Molti di loro, dopo un fermo obbligato di più di un anno, hanno dovuto cambiare lavoro. Molti di loro non avevano ancora potuto risparmiare abbastanza per affrontare con serenità i giorni più bui. A loro, che cosa avrà mai portato di buono questo anno nefasto? A volte, quando si affrontano i momenti più tristi, si è portati a fare una distinzione tra i buoni e i cattivi, tra gli amici o i parenti che ti sono veramente stati vicini e
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LA CANTANTE LAURA PAUSINI, 46 ANNI, QUI IN TOTAL LOOK ALBERTA FERRETTI. COLLANA CA&LOU.
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G R A Z I A LAURA PAUSINI LAURA PAUSINI IN TOTAL LOOK N°21 BY ALESSANDRO DELL’ACQUA. TRUCCO: SARA MASTROPIETRO; CAPELLI: LUCIA CIRINO. UFFICIO STAMPA: GOIGEST.
«Ho una voglia di cantare e di suonare che mi viene voglia di esibirmi anche quando arriva il postino a casa»
quelli che lo hanno fatto in forma strumentale, ipocrita, finta. Penso alle personali classifiche di queste persone, penso a quello che penseranno quando torneranno a montare un palco, a settare un impianto audio. Come si sentiranno? È chiaro, per me è stato un grande sacrificio e ho una voglia di cantare e di suonare che mi verrebbe voglia di esibirmi anche quando arriva il postino a casa. Ma sono una persona fortunata mentre ci sono decine di migliaia di persone che ancora oggi a un anno di distanza non vedono la luce. Migliaia di lavoratori che ancora oggi non sanno che cosa sarà di loro. Migliaia di lavoratori, penso al settore del turismo, della ristorazione, della cultura, che hanno dovuto chiudere le proprie attività. Ecco, mi auguro che con lo stesso spirito di unione che ogni giorno sentiamo di desiderare, riparta forte una spinta per un nuovo futuro. Voglio pensare che un giorno ci ritroveremo di nuovo tutti, più o meno bastonati da questo anno sconvolgente ma molto più forti. 112
Voglio pensare che saranno tutti più consapevoli di chi sono le persone vere e quelle finte. Che tutti noi si sia riusciti a mettere nella giusta priorità l’ordine delle cose. Che sia diventato importante agire nel massimo della chiarezza. Che l’abbraccio non sia più solo un fatto fisico, ma che la cura e il rispetto dell’altro siano il vero insegnamento che questo minuscolo e orrendo esserino ci abbia mai lasciato. Perché l’abbraccio non sia più un fatto isolato ma la vera condivisone dei momenti che decidiamo di vivere per noi stessi e per coloro per i quali vale la pena di vivere. Sogno a occhi aperti e penso a quel clima meraviglioso che ho respirato tante volte ai concerti, ai miei dietro al palco, ma anche a quelli degli altri sotto al palco a cantare. Sogno che non sia affatto tutto finito e che anzi, questo anno ci abbia insegnato ad amare quelle emozioni ancora di più. Con la consapevolezza di non essere tanti esseri umani soli, e con la gioia di aver ritrovato il piacere di una individualità condivisa. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
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IL DESIGNER
Foto VERONICA GAIDO
Riprendiamoci le nostre città
L’architetto Piero Lissoni è abituato a creare spazi e oggetti che durino nel tempo. Dopo la pandemia, dice, la sfida sarà reimmaginare ciò che per noi è più prezioso: le nostre case, il nostro tempo e i luoghi in cui viviamo di PIERO LISSONI
IL DESIGNER PIERO LISSONI, 65 ANNI.
G R A Z I A PIERO LISSONI
IL DESIGNER PIERO LISSONI. LO STUDIO LISSONI & PARTNERS HA SEDE A MILANO E A NEW YORK.
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Foto VERONICA GAIDO
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iamo vivi, un po’ pesti ma ci siamo. Questo dona senso al nostro futuro. La pandemia ci sta insegnando a vivere diversamente, a partire dalle case che abitiamo. Le città stanno già cambiando: è un processo cominciato da qualche anno, ma adesso dovranno trasformarsi ancora di più e per farlo ci sarà bisogno di tenere i piedi ben radicati a terra. Questi lunghi mesi di emergenza sanitaria, al di là della drammaticità, ci hanno ricordato l’importanza dei gesti semplici e delle cose che davamo per scontate, come andare a prendere un caffè al bar, camminare per strada, andare in bici, incontrare degli amici, pochi, per mangiare insieme un piatto di pasta. Questa necessità vitale delle relazioni umane è straordinaria. Ma c’è un’altra cosa che come architetto e designer mi piace. Prima pensavamo che avere vestiti, auto e scarpe bellissime fosse più importante che abitare in case confortevoli, adesso abbiamo capito che le nostre abitazioni sono i luoghi dove passiamo la maggior parte della nostra vita e che, forse, meritano più rispetto. La casa è diventata un nuovo punto di partenza perché in questi mesi tutto si è concentrato nel nostro paesaggio domestico. Allo stesso tempo, però, temo che, come scimmie molto evolute, appena ritorneremo alla normalità dimenticheremo tutto. C’è una bellissima fiaba thailandese che racconta di tre scimmiette che tutte le sere, quando arrivano le piogge monsoniche, piangono e si ripromettono di farsi abiti di foglie per proteggersi. Ma poi il giorno dopo c’è il sole e tornano a giocare, dimenticandosi che la sera arriverà la pioggia. Non siamo così anche noi? Eppure penso che le città cambieranno in meglio. La sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ha parlato di realizzare la “città a 15 minuti”, per favorire la quotidianità di chi sa di poter contare su servizi nelle immediate vicinanze. Ecco le nostre città devono potersi trasformare pensando a ciò che è possibile. Progettando il presente con in testa il futuro dei prossimi dieci anni. Penso ad Amsterdam che, dal 2030, vieterà la circolazione di tutti i veicoli a benzina e diesel come parte del programma di bonifica dell’aria urbana. Milano sta aumentando le piste ciclabili e mi auguro che utilizzerà al meglio superfici e spazi delle nuove aree urbane, accettando la sfida di diventare una città con grandi campus universitari per puntare sempre di più su ricerca e alta formazione. A chi chiede più alberi, immaginando un’imminente svolta ecologica, dico di fare attenzione: sono creature che non sempre possono vivere nei viali delle nostre città, semplicemente perché sotto quei viali passano le metropolitane e un’infi-
G R A Z I A PIERO LISSONI QUI, LA SEDE DELL’AZIENDA NAUTICA SANLORENZO, A LA SPEZIA. A DESTRA, IL SOFÀ EDA-MAME DISEGNATO DA LISSONI PER B&B ITALIA; IL PROGETTO DELLO STUDIO LISSONI PER LO SHANGRI-LA SHOUGANG PARK A PECHINO, IN CINA.
nità di altre cose. Anche passare all’auto elettrica non è così semplice: chi produrrà tutta l’energia che serve? Dovremo ragionare su una transizione più graduale che contempli convivenza e integrazione di più fonti energetiche. Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a una “moltiplicazione dei pani e dei pesci” fuori controllo. Pensiamo ai palazzi per uffici che presto saranno semivuoti perché si lavorerà da casa in smart working. E adesso? Bisognerà rammendarle le città, soprattutto le periferie, come dice l’architetto e senatore a vita Renzo Piano. Riparare una cosa per farla tornare come nuova: un concetto sparito dall’attuale modello culturale ed economico basato sul ciclo breve delle cose. Rammendare è un termine un po’ desueto che non è roboante come il “nuovo umanesimo” di cui molti parlano quando pensano che ci sarà una sorta di rinascita dopo la pandemia. Ma nel mio mondo la sostenibilità sta nella durata delle cose e ricucire ha una funzione rivoluzionaria. Ai designer come me dico: facciamo prodotti che durino, oggetti dalla vita lunga, è questa la sostenibilità. Fare un prodotto destinato a essere riciclato è un controsenso, mentre è necessario progettare oggetti usando materiali nel rispetto della provenienza che non impoveriscano le nostre foreste e quelle di altri Paesi. Il compito di noi architetti sta nel costruire edifici che non costino troppo, che abbiano manutenzione minima e che possano essere smantellati quando non saranno più effi118
cienti. E basta con il virtuale e la realtà aumentata per vivere un nuovo tipo di esperienza, lo trovo folle e disumano. Rimettiamo al centro la fisicità. La tradizione è un libro aperto su quello che siamo stati capaci di fare in questi anni, per imparare a gestire meglio gli errori, ma anche a riflettere sulle esperienze che ci hanno migliorato. Nel 1500 Venezia disegnava gli ospedali fuori dalla città per proteggersi dalle pandemie. Milano ragionava su come gestire le vie d’acqua. Oggi chiedo di essere concreti e realisti e di piantarla di parlare dello smart working come della nuova panacea. Se sono in vacanza al mare, non voglio lavorare, non voglio essere iperconnesso per raggiungere il resto del mondo. Le città sono ancora luoghi che ci rendono liberi, non megalopoli. Però le piccole città italiane dovranno avere maggiore infrastrutture per essere collegate ai grandi centri. Alle periferie, anche se non sono impeccabili, va restituita dignità. Facciamo gesti concreti e misurati come ricostruire la medicina di territorio, gestire il ciclo dei rifiuti, organizzare e migliorare la scuola. Ricuciamo e non spariamola grossa. Pensiamo a un modello rivoluzionario di normalità. Quando si costruisce un tempio buddhista l’ultimo gesto è colorare gli occhi di Buddha. È un tocco semplice che serve per dare vita al tempio. Io vorrei rimanere in quel mondo lì. (Testo raccolto da Lucia Valerio) ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
ph: azzurra piccardi/starssystemagency
Catrinel Marlon per
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LA WEBSTAR
Noi, uniti dai social Instagram sarà il luogo dove fare sentire la propria voce. TikTok diventerà un grande palcoscenico per giovani talenti. Su YouTube andremo per imparare. La creatrice digitale Elisa Maino spiega la rivoluzione delle piattaforme. «Grazie a loro», dice, «ci sentiremo una grande famiglia» d i E L I S A M A I N O f o t o d i S T E FA N O T R O VAT I
Foto SGP
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on sarà facile ricostruire il futuro dopo lo tsunami della pandemia. Ma i social network faranno la loro parte. Quali che siano le sfide che ci attendono, avremo bisogno di essere una grande famiglia, di essere uniti, collegati, di non sentirci soli, per poter dare, così, il meglio di noi. Sono sicura che in questo le piattaforme, ognuna in modo diverso, potranno giocare una partita fondamentale. Partiamo da Instagram che, secondo me, è oggi il social più potente, almeno in Italia. Come avremmo fatto senza le sue dirette, le sue Storie, i suoi messaggi, durante il primo, terribile lockdown della scorsa primavera? Senza saremmo stati tutti ancora più distanti. In futuro penso poi che potenzierà la sua funzione sociale e politica, la sua capacità di far passare informazioni e soprattutto idee, come ha fatto con le rivendicazioni di Black Lives Matter, il movimento contro ogni forma di violenza basata sul colore della pelle. Moltissimi influencer e personaggi noti si sono schierati a favore del movimento. Penso all’americana Charli D’Amelio, che ha deciso di sostenere le battaglie di Black Lives Matter e ha scelto proprio Instagram per sensibilizzare i suoi milioni di follower sulle proteste. Per quanto riguarda l’intrattenimento, un grande ruolo lo avrà Tik Tok, cui toccherà ricostruire il futuro del divertimento online. Rimarrà un canale di divertimento, un social da frequentare per rilassarsi guardando performance e balletti, ma sarà sempre più una vetrina monitorata dalle aziende per stanare le persone con talenti arti-
LA STAR DI TIKTOK ELISA MAINO, 18 ANNI, QUI IN ALBERTA FERRETTI.
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ELISA MAINO
«TikTok diventerà un gigantesco set per le “prove generali” del mondo del lavoro. Ho degli amici che sono stati assunti proprio perché scoperti lì»
stici. Ho degli amici che sono stati assunti proprio perché “scoperti” sul palcoscenico di TikTok, che diventerà un gigantesco set per le “prove generali” del mondo del lavoro. Certo, in queste settimane è sotto accusa per fatti di cronaca che lo hanno messo al centro delle challenge estreme, le sfide pericolose fatte dagli adolescenti sulla base di inviti che vengono, appunto, dalla piattaforma. Cerco di vedere le cose in positivo: quello che è successo, e che ha portato dei ragazzi a commettere gesti fatali, deve spingere i genitori a vigilare di più sull’attività online dei loro figli, e gli educatori a formare i ragazzi a un utilizzo corretto della Rete. E non solo su Tik Tok. Fino a quando ho compiuto 18 anni i miei genitori hanno avuto gli accessi dei miei social network e dovevo chiedere l’approvazione per ogni cosa che volessi pubblicare, e anche su che cosa seguire. Ma non mi sono mai sentita sminuita per questo. Il futuro di YouTube è quello di diventare una seconda televisione. Una tendenza che si è già messa in moto: sempre più persone usano i suoi video lunghi, e le sue musiche, come sottofondo da ascoltare mentre stanno facendo altre cose. Io, per esempio, mentre pulisco casa. Per molti genitori YouTube è quella piattaforma davanti a cui mettere i bambini come fosse una baby sitter virtuale. Ma l’avvenire della piattaforma è doppio. Non solo seconda tv, ma anche luogo di tutorial. La piattaforma potrà sostituirsi a scuole e corsi in presenza: sarà bello seguire un tutorial che spiega tutto sulla poesia inglese, ma andare in biblioteca resta fondamentale per sfogliare libri e approfondire questo tema. A YouTube toccherà un avvenire da coach. Twitter potrà fare la sua parte nella costruzione di un futuro libero da “fake news”, le notizie false credute vere. Tanti lo usano quando vogliono sapere velocemente che cosa sta succedendo nel mondo. Si impegnerà a dare agli utenti gli strumenti per distinguere le notizie vere dalle bufale, facendosi carico di un ruolo importante, perché il futuro è fatto di informazione. Twitter ha le potenzialità per fare questo, è uno strumento comodo, veloce. Potrà sfruttare la sua potenzialità didattica. Anche se lo strumento più didattico di tutti non è un social, ma un prodotto: il podcast. Lo vedo come alleato, sempre più prezioso, della scuola. E durante la didattica a distanza lo si è osservato: molti insegnanti hanno realizzato podcast che i ragazzi ascoltavano per poter fare i compiti. I podcast saranno fondamentali nella scuola di domani. Infine, il futuro dei social sarà la nicchia: nasceranno sempre più influencer seguiti da persone che condividono un interesse specifico. In questo senso i social potranno davvero ricostruire il futuro delle relazioni personali. Che potranno così essere in parte digitali, in parte reali. I social potranno avere la loro parte nel ricostruire il futuro. Ma anche noi dobbiamo impegnarci per questo. Cercando di essere, grazie a loro, sempre meno strumenti e sempre più parte attiva. Faccio degli esempi. Grazie all’uso delle piattaforme Fedez e Chiara Ferragni hanno raccolto fondi per le terapie intensive ospedaliere durante la prima ondata di pandemia, Greta Thunberg ha diffuso in tutto il mondo i suoi messaggi di allarme per l’emergenza climatica, Lady Gaga quelli politici contro l’ex presidente americano Donald Trump, Charli D’Amelio quelli contro il razzismo. Ecco, i social potranno ricostruire un futuro di impegno sociale, fare da cassa di risonanza per cause buone, essere delle onlus digitali. D’altronde, i social siamo noi. (testo raccolto da Monica Bogliardi) ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Foto GETTY IMAGES, AP/LAPRESSE, IG
SOPRA, LA POPSTAR LADY GAGA, 34 ANNI, E IL PRESIDENTE AMERICANO JOE BIDEN, 78; L’ECOATTIVISTA SVEDESE GRETA THUNBERG, 18. A SINISTRA, LA WEBSTAR AMERICANA CHARLI D’AMELIO, 16.
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IL MANAGER
SOTTO, STEFANO DOMENICALI, PRESIDENTE E AMMINISTRATORE DELEGATO DELLA FORMULA UNO. DA SINISTRA, I PILOTI DELLA FORMULA UNO INGINOCCHIATI CONTRO IL RAZZISMO.
Il domani corre in Formula Uno Per Stefano Domenicali, presidente del più importante circuito automobilistico, il mondo dei motori guiderà l’innovazione. Perché le monoposto usano per prime le tecnologie pulite e le donne gareggeranno presto in pista alla pari contro i piloti maschi d i S T E FA N O D O M E N I C A L I
Foto STEFANO GUINDANI/SGP
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a mia casa adesso è a Londra, ma sono cresciuto a Imola e mi porto dentro tutta la ricchezza della vita di provincia. Professionalmente sono figlio della “Motor Valley” della mia regione, dove da sempre si coniugano tradizione e innovazione, passione e tecnologia. Il Made in Italy ha una forza enorme nel settore delle auto, delle moto e delle competizioni ed è un’industria che dovrà coinvolgere sempre di più il sistema tecnologico italiano. Che futuro ci aspetta? Il Covid ci ha posto davanti a un mondo che nessuno di noi si aspettava di vivere. Sperando di tornare presto alla normalità, ci stiamo finalmente preparando alla ripartenza. Ma dalla pandemia abbiamo tratto alcune lezioni importanti. La prima è che il virtuale non potrà mai sostituire il reale
perché abbiamo bisogno di vivere emozioni insieme. Partendo da questa consapevolezza, il successo del futuro in diversi campi, non solo nel nostro, ruoterà intorno a due temi cardine: la sostenibilità e i giovani. La Formula Uno potrebbe diventare un elemento trainante anche per altri settori. Rappresenta infatti un universo sportivo molto solido tra gli sport con una risonanza internazionale: nel 2020, con un programma di gare ridotto a 17 Gran Premi, abbiamo raggiunto oltre 87 milioni di spettatori live e un’audience televisiva complessiva di 1,5 miliardi. Il nostro obiettivo è quello di attrarre sempre di più un pubblico di giovani e questo è possibile solo entrando nelle loro teste, capendo il loro linguaggio, trovando nuove formule di intrattenimento, seguendo i loro temi: l’interattività, il multitasking, il gaming. Senza dimenticare 125
G R A Z I A ST EFANO DOMENICALI
«Si vedono sempre più ingegneri, meccanici o tecnici donne. E Maya Weug sarà la prima pilota della Ferrari a correre in Formula 4» LA PILOTA DELLA FERRARI, MAYA WEUG, 16 ANNI.
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puntato allo sviluppo di prodotti legati al “virtual gaming”, cioè alle simulazioni su computer o console, dedicate proprio al pubblico giovane. L’idea è di offrire la possibilità di correre su macchine virtuali di Formula Uno, sfidando altre persone collegate. Non basta: il nostro obiettivo non è creare un mondo virtuale a parte, ma qualcosa che ti faccia venire voglia di vivere le gare reali dei Gran Premi. Il virtuale non può infatti sostituire il reale, ma deve integrarsi con esso. Stiamo quindi sviluppando software in grado di permettere a ogni tifoso di correre contro i grandi piloti: i professionisti guideranno concretamente sull’asfalto, noi virtualmente a casa, dalla nostra postazione. Un altro tema diventato fondamentale per la Formula Uno è la diversity. Innanzitutto di genere: dal punto di vista regolamentare, a differenza di molti altri sport, l’automobilismo non ha barriere che impediscano alle donne di competere nella stessa categoria degli uomini. C’è stata Susie Wolff, ex pilota ed ex test driver della Williams. Ma oggi sono poche. Per questo si è introdotta per esempio la Formula W, che quest’anno conta otto eventi e si correrà nell’ambito della Formula Uno. Un altro esempio è la sfida raccolta dalla Ferrari Academy: pochi mesi fa è entrata nella squadra Maya Weug, prima pilota donna del Cavallino rampante che correrà in Formula 4. Anche a bordo pista si vedono sempre più ingegneri, meccanici e tecnici donne. Ma diversity vuol dire anche inclusione e nel 2020, nei cinque minuti che precedevano ogni gara, i piloti sono diventati portavoce contro il razzismo e spesso si sono inginocchiati: lo stesso accadrà quest’anno. Il nostro progetto chiamato We Race as One, noi corriamo come fossimo una sola cosa, è stato efficace per aumentare la consapevolezza sulle questioni socialmente importanti come la lotta all’emarginazione. E ne siamo orgogliosi. (Testo raccolto da Marina Speich) ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto ITALY PHOTO PRESS
l’intensità emotiva che si può provare attraverso i piloti, che diventano figure aspirazionali, un po’ come succede nel calcio con Cristiano Ronaldo. Al centro del nostro spettacolo ci sono loro, personaggi che hanno una storia unica e che alimentano attraverso le loro emozioni la passione del pubblico. Bisogna quindi conquistare sempre di più le nuove piattaforme che i ragazzi usano per comunicare. Nel 2020 sui social media abbiamo raggiunto 35 milioni di follower in tutto il mondo e siamo uno degli sport che sta crescendo di più su questi canali. Ma ovviamente continuano a essere fondamentali i media tradizionali, perché l’obiettivo è quello di far seguire i Gran Premi a più persone, trasmettendo emozioni e passione. La Formula Uno vuol dire anche sfida tecnologica e ricerca di innovazione. Come coniugarla con la sostenibilità? Abbiamo già un progetto per arrivare entro il 2030 al “carbon neutral”, l’impatto zero raggiunto compensando la quantità di anidride carbonica che viene emessa nell’atmosfera con le nostre attività. L’idea è di usare sempre di più carburanti sostenibili, che permettono di abbattere le emissioni nocive. D’altra parte in Formula Uno si usano da diversi anni i motori turbo ibridi. Infatti ci vorrà ancora del tempo prima che le vetture elettriche conquistino il mercato e abbiano una vera incidenza sulle nostre vite. Nel frattempo, però, useremo i motori ibridi, un mix equilibrato tra tecnologie tradizionali e innovazione amica dell’ambiente. Nelle competizioni sportive basate sulla velocità, le auto di Formula Uno di oggi sono le più efficienti sulla Terra, perché riescono a fare oltre 300 chilometri con 100 litri di benzina, nel minor tempo possibile. Innovazione vuol dire anche uso della realtà virtuale, in particolare della simulazione. Nella Formula Uno viene usata nella progettazione e nella preparazione delle gare con i piloti. Ma dall’anno scorso abbiamo
LA C URAT RIC E D’A RT E
Foto CONTRASTO, IPA
DALL’ALTO: L’ARTISTA CANADESE KAPWANI KIWANGA; L’AMERICANA SIMONE LEIGH. SONO DUE VOLTI DELLA INCLUSIONE NEL MONDO DELL’ARTE. IN BASSO, CECILIA ALEMANI, 44 ANNI, DIRETTRICE ARTISTICA DELLA 59ª BIENNALE DI VENEZIA DEL 2022.
Ogni opera ci parlerà di noi
Mostre di piazza, rassegne inclusive e la scoperta di nuove artiste afroamericane. Così rinasce la creatività secondo Cecilia Alemani, direttrice della Biennale di Venezia d i C E C I L I A A L E M A N I d a N E W YO R K
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G R A Z I A C EC ILIA ALEMANI
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ono la prima donna italiana a dirigere la Biennale d’arte di Venezia. Non lo dico con orgoglio, ma con senso di responsabilità. Lo considero un grande onore perché è l’appuntamento internazionale più importante al mondo, ma soprattutto mi auguro che questa nomina rappresenti una conquista per tutte le donne, tante, che verranno dopo di me. Non me l’aspettavo ma, in fondo, chi conosce il futuro? Forse lo conoscono le artiste e gli artisti, che hanno la capacità di proiettarsi con mente e istinto nel tempo, di correre davanti agli anni. Fino ad aprile 2022 avrò lunghi mesi per pensare e ideare una Biennale che desidero bellissima, una fortuna in un periodo sciagurato per il mondo, compreso quello dell’arte. Ma avere tempo è quasi sempre un dono, che va usato per trasformare l’energia negativa della pandemia in energia creativa positiva. Nei prossimi anni avremo mostre meno spettacolari, che favoriranno invece una fruizione più intima. Ma esposizioni ed eventi di arte contemporanea troppo sontuosi stavano per saturare qualsiasi canale creativo ed espositivo: che ci fosse un evento di risonanza mondiale ogni settimana era segno di un eccesso pantagruelico. La pandemia ha finito per destabilizzare tutto, anche questa sorta di gigantismo. L’arte funziona come un grande organismo: è un ecosistema con tante parti tutte connesse che ha bisogno di tempo, spazi e cura. E adesso deve riavviare i suoi ingranaggi. Non immagino un futuro senza fiere o grandi eventi, ma mi aspetto un ritmo meno vorticoso. Anche perché, nei prossimi cinque anni viaggeremo di meno, ci saranno eventi meno internazionali a favore di mostre ed esposizioni più locali. Di per sé non è un fatto negativo: che senso avrebbe viaggiare da un capo all’altro del mondo per andare alla Biennale di Sydney in Australia a vedere le stesse opere d’arte che si possono ammirare a New York? In questi mesi, inoltre, tutti abbiamo sperimentato che le distanze scompaiono grazie alle piattaforme digitali, che sono diventate il modo più semplice per stare in contatto con gli altri. Ma purtroppo per fruire di un’opera d’arte questo funziona molto meno: per emozionarti devi averla davanti a te, essere nello stesso posto. E sono fortunata perché a New York musei e gallerie, che sono stati chiusi solo pochi mesi l’anno scorso, a inizio pandemia, hanno riaperto d’estate, confermandosi luoghi poco frequentati a tal punto che a volte ti senti padrona solitaria, ma privilegiata di quegli spazi. Sono luoghi che garantiscono un senso di sicurezza, anche perché una volta entrata, non devi toccare nulla e interagire con nessuno. Come spesso accade nei momenti difficili, in questo momento l’arte è in pieno fermento. Trascorrendo molto tempo con artiste e artisti ho l’impressione che stiano vivendo una pausa di decantazione dovuta anche alla
mancata pressione del mercato, oltre che all’impossibilità di esporre le opere. Che cosa produrranno, però, non sono in grado di decifrarlo, e chi potrebbe farlo? Ho però registrato un’inclinazione più intimistica, un ritorno all’individuo e alla persona. E di sicuro nessuno pensa a produzioni costose. La pausa forzata consente di creare spazio mentale per riflettere, che è anche uno spazio di cura. La scienza, per esempio, per gli artisti è un ambito in cui ricercare il significato profondo di benessere spirituale: questo ha spinto molti a scoprire pratiche che provengono da altre culture. Gli artisti, si sa, per natura guardano ad altri mondi per espandere i propri e per fecondare le proprie idee si volgono ad altre discipline con voracità, perché fortissimo è il desiderio di contaminazione intellettuale. Tuttavia l’unione tra arte e scienza è una tendenza artistica iniziata ben prima della pandemia: penso al MIT di Boston per esempio, che da molti anni ha un programma di residenza per artisti poiché confida nella contaminazione tra arte e scienza come processo creativo. Anche l’arte pubblica, detta “open air”, potrebbe ricevere un impulso ulteriore proprio grazie al fatto di non essere confinata in luoghi chiusi. A New York è già ampiamente diffusa con tante iniziative e l’Italia, con le sue innumerevoli piazze, potrebbe seguire questa scia. Penso al duro lavoro che i miei colleghi stanno facendo all’interno di importanti istituzioni per trovare modi sicuri di accesso all’arte, il cui compito, ora più che mai, è quello di connettere, soprattutto le nuove generazioni. Il successo della poetessa Amanda Gorman durante la cerimonia inaugurale del presidente americano Joe Biden lo colloco in questa cornice: vedere una giovane donna nera sul palco più importante al mondo in quel momento, ha avuto la forza di sintonizzare le nuove generazioni sulla magia della poesia. La sua immagine è anche il segno di un’apertura alla voce di tante artiste e intellettuali afroamericane e l’inclusione sarà un tema cruciale per l’arte dei prossimi anni, perché riguarda le voci di artisti e artiste escluse ingiustamente. Ci renderemo sempre più conto che il mondo finora è stato molto sbilanciato per razza, etnia e genere. Infine c’è la questione aperta delle modalità di fruizione dell’arte. L’esperienza fisica nello spazio espositivo non è sostituibile, tuttavia i musei devono diventare luoghi più innovativi. Se si aprissero a una rete di “spin off ”, nel segno di “più musei ci sono e meglio è” non sarebbe bellissimo? In Italia ci sono un’infinità di luoghi che l’arte può occupare e le istituzioni dovranno iniziare a considerare l’audience digitale come parte del proprio pubblico. Perché la coesistenza di reale e virtuale è utile a espandere l’arte e la sua partecipazione. ■ (Testo raccolto da Lucia Valerio) © RIPRODUZIONE RISERVATA
«In questi mesi abbiamo sperimentato le piattaforme digitali, ma perché un’opera ti emozioni devi averla davanti» 130
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ILMEDICO
PAOLO VERONESI, 59 ANNI, È IL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE UMBERTO VERONESI ED È IL DIRETTORE DIVISIONE SENOLOGIA CHIRURGICA DELLO IEO DI MILANO. SOTTO, RICERCATORI IN LABORATORIO E LE ULTIME APPARECCHIATURE DIAGNOSTICHE.
Foto courtesy FONDAZIONE UMBERTO VERONESI, NERI ODDO, CONTRASTO, GETTY IMAGES
La ricerca ci guarirà L’emergenza ha accelerato le trasformazioni del mondo della sanità, scrive qui il senologo Paolo Veronesi. Dalla medicina digitale alle terapie personalizzate oggi possiamo immaginare un futuro in cui stare sempre meglio d i PA O L O V E R O N E S I
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tiamo vivendo momenti di grande difficoltà. Con il Covid-19 ci siamo trovati a lavorare in condizioni di grande incertezza, talvolta drammatiche, per fronteggiare un virus che un anno fa quasi neppure conoscevamo. Una malattia che sembra accanirsi con particolare durezza proprio contro le persone fragili, i più anziani, i malati, le persone colpite da un cancro. È ancora difficile tracciare bilanci definitivi, ma certamente i pazienti oncologici rischiano di pagare un prezzo alto all’infezione da Sars-CoV2. Pagano il rischio diretto legato a Covid-19 e al cancro, ma scontano anche le conseguenze della pandemia sull’assistenza sanitaria. Gli ospedali si sono organizzati al meglio in questi mesi, e l’intero Sistema Sanitario Nazionale ha retto l’urto molto meglio 133
PAOLO VERONESI
di quanto è accaduto in tante altre nazioni, anche meno colpite della nostra. Eppure la gestione di visite, esami diagnostici, attese e prestazioni è più complicata di prima. Nonostante gli sforzi, molti di loro sono soli. Che cosa fare ora? La risposta emergenziale non basta più, è il momento di programmare, ripensare e ricostruire. Alla pressione della pandemia si affiancano i problemi di prima, come l’invecchiamento della popolazione o la sostenibilità di terapie innovative, ma complesse e costose. Non si può aspettare che la tempesta sia passata ed è necessario interrogarsi sui grandi temi della ricerca scientifica e della formazione universitaria; sull’organizzazione degli ospedali, sottoposti a un severo stress-test, sulla medicina del territorio, i servizi, i modelli collaborativi che hanno funzionato più o meno bene lasciando un segno sul tessuto sociale; sulla tenuta della risposta in settori critici, come le aree di emergenza e la gestione dei pazienti fragili. I temi sono molti, ma vorrei qui concentrarmi su tre argomenti-chiave. L’A SSISTENZA AI MALATI È il cuore pulsante della medicina, che ha la missione, semplice e complicatissima, di curare le persone che ne hanno bisogno. In questo periodo le logiche emergenziali hanno prodotto anche risultati interessanti, che nelle loro parti migliori dovrebbero diventare strutturali: abbiamo capito che è possibile fare rete con un lavoro congiunto fra ospedali, università, medicina del territorio, terzo settore. L’esperienza delle reti oncologiche, già consolidata in diverse aree del Paese, ha dimostrato che laddove i servizi sono strutturati e capillari si migliorano le prestazioni, si semplifica la vita dei cittadini e si finisce anche con il ridurre i costi. Il sistema può funzionare solo se i cittadini hanno un equo accesso alle risorse. Ciò comporta una comunicazione istituzionale orientata al cittadino, punti di riferimento univoci e accessibili. Comporta investire in formazione e in personale. Quest’anno è l’anno che l’Organizzazione Mondiale della Sanità dedica agli infermieri: non ricordiamocene solo quando circolano le foto emozionanti sui social network, ma anche quando si decidono le voci di bilancio. Serve investire in tecnologie utili e in digitalizzazione, a partire dalle relazioni fra medici e pazienti per finire alla raccolta e alla gestione dei dati. Si parla molto di “digital health”, la salute digitale che grazie a dati e tecnologie permette di organizzare visite e monitoraggi a distanza, di attivare sistemi diagnostici e supporto psicologico. Le visite a distanza si sono moltiplicate e le aziende sanitarie hanno messo in piedi servizi di telemedicina per i pazienti oncologici, in pochi mesi si sono attuati i cambiamenti che si attendevano da anni. È un’evoluzione che ci ha permesso di continuare a occuparci dei nostri pazienti, che non è solo figlia dell’emergenza, ma è la logica risposta alle opportunità e ai bisogni della medicina di questo secolo. Ci vorranno ancora molti aggiustamenti, con un’attenzione speciale al tema del “digital divide”: laddove mancano risorse tecnologiche anche la 134
«Oggi grazie a test sempre più precisi e meno costosi possiamo identificare le persone esposte a malattie pericolose e scegliere le strategie migliori»
salute digitale diventa una vanga che scava disuguaglianze più profonde. LA PREVENZIONE I dati più recenti sui tumori in Italia mostrano una tendenza positiva per molti tipi di diagnosi, grazie al miglioramento delle terapie, agli esami che consentono una diagnosi precoce e anche grazie alla riduzione di alcuni dei fattori di rischio più pesanti. Fra le malattie croniche il cancro ha grandi margini di azione per diminuire il numero di nuove diagnosi e aumentare le chance di chi si ammala, perché i fattori modificabili (abitudini, dieta, fumo, sedentarietà, esposizione a sostanze tossiche) pesano molto sul totale del rischio. Un esempio concreto? Nell’ultimo rapporto Aiom-Registri tumori si stima che le donne italiane vittime del tumore al seno sarebbero il 27 per cento in meno se per magia scomparissero alcol, fumo, obesità, sedentarietà. Significa circa 3.000 persone vive in più. Bastano per decidere di agire? La bacchetta magica non c’è, ma ci sono servizi di cessazione dal fumo da potenziare, agevolazioni per lo sport da attuare, aree verdi e campagne educative da progettare. Perché mai come ora la tenuta del sistema salute va tutelata con una visione di lungo e medio periodo che vede proprio nella prevenzione, di solito trascurata, sottovalutata e priva di risorse, le sue più solide fondamenta. LA RICERCA Sulla nostra capacità di aumentare e di migliorare gli investimenti in ricerca biomedica si giocherà la partita sul futuro. Con la decodifica del genoma umano la ricerca ha subito un’accelerazione impressionante: ogni anno sono migliaia i nuovi farmaci e le possibilità di intervento su malattie legate a mutazioni genetiche. Oggi grazie a test sempre più precisi e meno costosi possiamo identificare le persone esposte a malattie pericolose e scegliere le strategie migliori perché abbiano l’opportunità di una vita sana, lunga e serena. Con i test genomici possiamo capire a quali pazienti una data chemioterapia porta benefici e quelle a cui invece non serve. C’è ancora tanta strada da fare, tanto da capire su mutazioni e livelli di rischio, su implicazioni psicologiche e sull’ottimizzazione dei costi, ma la medicina personalizzata sta finalmente diventando una realtà anche per il tumore della mammella. Concludo con un pensiero appreso tanto tempo fa da mio padre e portato avanti da Fondazione Umberto Veronesi che ho l’onore di presiedere: la ricerca, nella sua visione, deve sempre avere un fine, e questo fine è il benessere delle persone. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
yeszee.it
Body, bracciali e sella in pelle (tutto Hermès). 138
Un sogno tra le dune G R A Z I A MODA
Nel deserto degli Emirati vanno in scena i look che guardano al futuro f o t o d i PA U L M O R E L s t y l i n g d i M A R N E S C H W A R T Z
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Top a canottiera e gonna lunga in lino (tutto Salvatore Ferragamo). Il ser vizio è stato realizzato nella città fantasma di Al Madam, nell’Emirato di Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti.
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Miniborsa da sera in metallo e pelle (Chanel). Pagina accanto: abito in mussola di seta stampata; orecchini e bracciali (tutto Chanel).
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Stivaletti LV Beaubourg in tela Monogram verniciata (Louis Vuitton). Pagina accanto: abito Hybrid in viscosa e popeline di cotone con mantellina, stivaletti LV Beaubourg (tutto Louis Vuitton).
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Maxiabito con maniche a palloncino (Loewe). Mules vintage. Pagina accanto: parka in cotone imper meabile con cappuccio e applicazioni in pelle (Loewe).
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Foulard indossato come top e pantaloni; borsa in camoscio, cintura (tutto Zegna). L’idea bellezza: sulla pelle i riflessi dorati di Phyto-Touche Illusion d’Été (Sisley).
Secchiello The Curve in cuoio (Alexander McQueen).
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Gilet in pelle con dettagli metallici su camicia e gonna in nappa, bracciali (tutto Hermès). Pagina accanto: camicia Roues de Phaeton in t will di seta stampato con ricami su gonna (tutto Hermès).
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Camicia in georgette di seta con polsini-gioiello (Brunello Cucinelli@Bloomingdale’s). 153
Maglia traforata su gonna in popeline (tutto Prada).
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Pantaloni ampi (Louis Vuitton). Orecchini e cintura (tutto Givenchy).
Abito a una manica (Valentino).
Abito a camicia in popeline e cintura a bustino traforata (tutto Alaïa). Direttore creativo: Dané Stojanovic. La modella: Kristine Angeshi. Trucco: Manuel Losada.
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GRAZIA
Tutto il mio mondo
Con il lockdown abbiamo scoperto nuovi modi di vivere la casa. E ora anche la moda, con tessuti soffici e tinte soft, asseconda la voglia di sentirti sempre a tuo agio
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fo to d i D E A N I S I D RO s t y l i n g d i A L E K S A N D RA M A R KOV I C
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BLAZER IN DENIM SU T-SHIRT E PANTALONI A RIGHE, MULES (TUTTO DIOR). GIROCOLLO (SIMPLICITÉ).
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AMPIO ABITO-CAMICIA (BALENCIAGA). ANELLO (SIMPLICITÉ).
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GIACCA IN DRILL DI COTONE RICAMATO SU CANOTTIERA STAMPATA E BERMUDA; ORECCHINI E SPILLA-LOGO (TUTTO CHANEL). L’IDEA BELLEZZA: COLORITO FRESCO E LUMINOSO CON LES BEIGES EAU DE TEINT, FONDOTINTA A BASE D’ACQUA AL 75 PER CENTO
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(CHANEL).
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BLAZER E PANTALONI COORDINATI SU T-SHIRT, SCARPE SOCCER CON STRINGHE (TUTTO LOUIS VUITTON). ORECCHINI
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(SIMPLICITÉ).
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TRENCH RICAMATO SU CAMICIA IN LINO E PANTALONI, BORSA (TUTTO FENDI). GIROCOLLO E ANELLO (TUTTO SIMPLICITÉ).
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GIACCA E SHORTS COORDINATI SU CAMICIA (TUTTO VICOLO). GIROCOLLO (SIMPLICITÉ), SANDALI (ALEXANDRE BIRMAN).
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BLAZER DOPPIOPETTO CON BOTTONI DORATI SU MAGLIA GIROCOLLO E PANTALONI AMPI (TUTTO TOD’S). ORECCHINI (CHANEL).
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TRENCH (GEOX RESPIRA) SU CAMICIA (RRD ROBERTO RICCI DESIGNS) E (WEEKEND MAX MARA). SANDALI (ALEXANDRE BIRMAN). IL SERVIZIO È STATO REALIZZATO A NEW YORK, NEGLI STATI UNITI.
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PANTALONI AMPI
CABAN (HERNO) SU MINIABITO (RRD ROBERTO RICCI DESIGNS). ORECCHINI (CENDRÉ CO.), CALZE COLORATE (CALZEDONIA).
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ABITO CON MOTIVO A INCROCIO (GAËLLE PARIS) E GIACCA A VENTO (K-WAY). L’IDEA BELLEZZA: PER IL VISO, L’EFFETTO VELLUTATO DI IMPECCABILE CIPRIA COMPATTA NELLA SFUMATURA HONEY (COLLISTAR).
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GILET SU FELPA E GONNA (TUTTO YES ZEE). MOCASSINI IN CAMOSCIO CON FRANGE (TOD’S). HA COLLABORATO GIULIA ODASSO. CASTING: JEAN CABACUNGANJARVIS@AREA 2102. LA MODELLA: DARYA KOSTENICH@ Foto FOTOGRAFO FOTOGRAFO
ONE MANAGEMENT. PETTINATURE: MICHAEL THOMAS LOLLO. TRUCCO: CHICHI SAITO. PRODUZIONE: ELIZABETH RUNDLETT@ A+PRODUCTIONS.
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G R A Z I A SHOPPING
Sempre un passo
avanti Pezzi senza tempo o riedizioni di modelli di culto: adesso vincono gli accessori che hanno una storia da raccontare styling di D O N AT E L L A S G R O J
Borse iconiche A SINISTRA, DALL’ALTO: LA SATCHEL SOLFERINO MONOGRAM È ISPIRATA ALLE CARTELLE DEL PASSATO E HA LA CHIUSURA IN METALLO (SAINT LAURENT BY ANTHONY VACCARELLO, € 1.990); LA CONSTANCE BAG È NATA NEL 1959 E OGGI SI PROPONE IN PELLE CON DETTAGLI ORO E CHIUSURA A MAXILOGO (HERMÈS); LA BAGUETTE ESISTE DAL 1997, QUI È IN TESSUTO CON MOTIVO FF JACQUARD CON PROFILI RICAMATI (FENDI, € 2.500). AL CENTRO, LA WILLOW BEAUTY BAG RIPRENDE LE LAVORAZIONI TRADIZIONALI DEL MARCHIO, È IN TELA, PELLE E SALICE (RODO, € 580). A DESTRA, IL SECCHIELLO NOÉ TELA MONOGRAM, DISEGNATO NEL 1932 E OGGI VIENE RIVISITATO CON TRACOLLA E MANICI CORTI (LOUIS VUITTON, € 1.240).
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G R A Z I A SHOPPING
Scarpe rétro IN ALTO, DA SINISTRA: DÉCOLLETÉES CON DETTAGLI VINTAGE, COME IL MORSETTO D’ISPIRAZIONE EQUESTRE (GUCCI); CON PICCOLO TACCO IN VITELLO E GOMMA, IN EDIZIONE LIMITATA CHE RIVISITA UN DISEGNO D’ARCHIVIO (JIMMY CHOO X MARINE SERRE). AL CENTRO, DÉCOLLETÉES BICOLORI APERTE SUL TALLONE CON LOGO DORATO SUL TACCO (CHANEL). SOTTO: BELLE VIVIER MULTICOLOR, MODELLO IDEATO NEL 1965, CON MAXIFIBBIA GEOMETRICA (ROGER VIVIER, € 650); SABOT IN NAPPA, CON TACCO-SCULTURA ISPIRAT0 ALL’F-WEDGE DELLA MAISON (SALVATORE FERRAGAMO, € 630).
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Intrecci preziosissimi IN ALTO, BRACCIALE 30 MONTAIGNE IN METALLO CON FINITURA COLOR ORO E PENDENTE-LOGO (DIOR, € 520). QUI SOPRA, DA SINISTRA: MAXI BRACCIALE BUBBLE IN ARGENTO 925 E SMALTO (FRALEONI, € 325); GIROCOLLO A CATENA IN OTTONE DORATO (PACO RABANNE, € 420 CA.). SOTTO, DA SINISTRA: COLLANA CORTA A CATENA A SCALARE IN BRONZO DORATO CON CHIUSURA T-BAR (UNOAERRE, € 99); LA MEDUSA, SIMBOLO DELLA MAISON, È AL CENTRO DELLA COLLANA A CATENA DORATA (VERSACE, € 620 CA.); BRACCIALE GROUMETTE PLACCATO ORO CON MAGLIA DIAMANTATA (REBECCA, € 69).
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Sguardi da diva SOPRA: OCCHIALI LOU LOU AMPI A CUORE, CON LENTI IN NYLON (SAINT LAURENT, € 345). SOTTO, DA SINISTRA: CON MONTATURA IN ACETATO E LENTI SCURE (LONGCHAMP, € 149,90); STILE VINTAGE PER LA MONTATURA PIEGHEVOLE (TOD’S EYEWEAR, € 320). SOTTO, AL CENTRO, DA SINISTRA: MONTATURA ARROTONDATA IN ACETATO, CON ASTE GEOMETRICHE E LOGO (MARNI, € 275); A FARFALLA IN ACETATO EFFETTO TARTARUGA (M MISSONI, € 99). IN BASSO, DA SINISTRA: CON MONTATURA LEGGERA A FARFALLA E ASTE TORSADE IN METALLO (ELIE SAAB, € 300); ICON IN ACETATO E METALLO (MARC JACOBS, € 240).
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di
Carlotta Marioni
Sfumature di primavera L’OROLOGIO OYSTER PERPETUAL 36 PRESENTA UN’IRRESISTIBILE GAMMA DI NUOVI COLORI PER IL QUADRANTE. NELLA FOTO, LA VARIANTE TURCHESE, MA SONO DISPONIBILI ANCHE ROSA CANDY, VERDE, GIALLO E ROSSO CORALLO. IL MODELLO, UN CLASSICO DELLA MAISON OROLOGIERA, È IN ACCIAIO OYSTERSTEEL, CON MOVIMENTO MECCANICO A CARICA AUTOMATICA (ROLEX).
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di
Carlotta Marioni
Stile impeccabile LA BORSA DOUBLE C, ESSENZIALE NELLA FORMA, PREZIOSA NEI MATERIALI E NEI DETTAGLI, È UN ESEMPIO DELLA TRADIZIONE DELLA MAISON FRANCESE. PROTAGONISTA DEL MODELLO È LA CHIUSURA IN METALLO SMALTATO TONO SU TONO, CON IL MONOGRAMMA RIDISEGNATO IN CHIAVE CONTEMPORANEA. LA BORSA ESISTE IN DUE MISURE E IN QUATTRO VARIANTI DI COLORE (CARTIER).
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di
Carlotta Marioni
Un cuore per brillare IL TEMA PIÙ ROMANTICO, UN CLASSICO DELLE COLLEZIONI FIRMATE RECARLO, QUI VIENE INTERPRETATO IN UNA CREAZIONE DI GRANDE IMPATTO. L’ANELLO NELLA FOTO FA PARTE DELLA COLLEZIONE BLUE CARPET ED È CARATTERIZZATO DA UN DIAMANTE CENTRALE TAGLIO CUORE DA 2.06 CARATI SU UN’ELEGANTE MONTATURA IN ORO BIANCO (RECARLO).
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G R A Z I A T ENDEN ZE
Grazia ha scelto i quattro stili protagonisti della primavera styling di NIKE ANTIGNANI
A sinistra, dall’alto: giacca in misto lino con cintura (€ 199) e bermuda coordinati (€ 99, tutto iBlues). A destra, dall’alto: orecchini in acciaio placcato oro (Guess Jewellery, € 49); camicia maschile con ricamo e bottoni dorati (NaraCamicie, € 79); borsa in tessuto moiré con catena dorata (Amato Daniele, € 649). Qui sopra: ciabattine con fascia in pelle intrecciata e piccolo tacco (Camens, € 150).
CHANEL
Foto IMAXTREE
Lampi fluo
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G R A Z I A T ENDEN ZE
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A sinistra, dall’alto: blazer doppiopetto con bottoni gioiello (€ 89) e pantaloni affusolati con risvolto (€ 79, tutto Motivi). Al centro, dall’alto: trench in taffetà leggero (Manila Grace, € 379); sandali in pelle dorata con lacci alla caviglia (Aquazzura). A destra, dall’alto: giacca fluida (€ 289) e pantaloni ampi (€ 199, tutto Max&Co.)
Foto IMAXTREE
SPORTMAX
Nuovi volumi
G R A Z I A T ENDEN ZE
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A sinistra, dall’alto: maglia superleggera a collo alto in lana (Patrizia Pepe, € 178); borsa in pelle con dettagli in legno (Calicanto); parka in nylon opaco con cappuccio, polsi e fondo regolati da coulisse (Herno, € 520). A destra, dall’alto: trench doppiopetto in cotone antigoccia (Marella, € 299); parka in jersey tecnico con cappuccio rimovibile (K-Way, € 280); mules Viv’ In The City con tacchi sagomati (Roger Vivier, € 690).
Foto IMAXTREE
PRADA
Il giallo è tecnico
G R A Z I A T ENDEN ZE
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A sinistra, dall’alto: giacca in organza con tasche e cintura (Peserico, € 459); décolletées a punta sfilata con fiocco e cinturini (N°21 by Alessandro Dell’Acqua, € 520); camicia di taglio classico in lamé dorato (Oserée@Mytheresa.com, € 230). A destra, dall’alto: secchiello Tessa in pelle martellata (Orciani, € 500); cintura Saddle in pelle di vitello morbida (Dior); jeans a vita alta (Guess Jeans, € 109,90).
Foto IMAXTREE
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Un denim sensuale
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RISVEGLIO DELLA PELLE E DEI SENSI I chicchi del Caffè Verde e il cuore dell’Ananas si fondono nell’Olio Aromatico Detossinante Le Driadi Caffè Verde&Ananas. Tutta la piacevolezza di un rituale massaggio in un olio rinfrescante contro gli inestetismi della cellulite. Scopri da Tigotà tutti i fitocosmetici della linea Le Driadi Caffè Verde&Ananas e lasciati stimolare da una sinergia unica.
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G R A Z I A IN PASSERELLA
Spazi di LIBERTÀ Al museo del Louvre Louis Vuitton ha presentato una collezione realizzata usando le stampe dell’artista Piero Fornasetti. Miu Miu ha fatto sfilare le modelle sulle Dolomiti. Due luoghi scelti per mostrare una moda che vuole continuare a stupire d i L AU R A I N CA R D O N A
Foto courtesy LOUIS VUITTON, MIU MIU
L
a maestosa statua della Nike di Samotracia, sulla scalinata che accoglie i visitatori in visita alle gallerie dedicate all’arte greca e romana, sembra vegliare sulle modelle. Louis Vuitton torna a sfilare negli spazi del Louvre, uno dei musei più famosi del mondo. Anche Nicolas Ghesquière, il direttore creativo delle linee donna della maison, accoglie virtualmente gli spettatori con un messaggio, in cui esprime il ringraziamento per le persone che lavorano con lui e che chiude con la raccomandazione di rispettare le regole sanitarie. Fuori dalle vetrate splende sotto il sole la Piramide dell’architetto Ieoh Ming Pei, nelle gallerie Michelangelo e Daru si susseguono le modelle, che indossano look e accessori realizzati con stampe delle opere di Piero Fornasetti, artista e designer milanese famoso per le sue immagini spesso oniriche. Miu Miu invece esprime la voglia di abbandonare le atmosfere claustrofobiche delle città scosse dalla pandemia e porta i suoi look nella neve intonsa di Cortina d’Ampezzo, sulle Dolomiti. Miuccia Prada, fondatrice e direttrice creativa del marchio, ha immaginato il Miu Miu Mountain Club: le modelle marciano tra le vette protette da cuffie di lana lavorate all’uncinetto e dotate di una sorta di mascherina incorporata e di alti stivali di pelo. Sono forti e decise e non a caso la sfilata si intitola Brave Hearts, cuori impavidi. Affrontano un’impresa difficile, come può essere scalare una montagna. Invece è fare fronte ai giorni che viviamo. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA QUI SOTTO E A SINISTRA, DUE IMMAGINI DELLA SFILATA DEL PROSSIMO AUTUNNO-INVERNO DI MIU MIU, AMBIENTATA TRA LE MONTAGNE DI CORTINA D’AMPEZZO. A DESTRA, TRE LOOK DI LOUIS VUITTON AL MUSEO DEL LOUVRE DI PARIGI.
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G R A Z I A L’ EVENTO
Le ragazze di Parigi L’amicizia tra donne e il desiderio di stare di nuovo insieme hanno ispirato Chanel per la sua collezione autunno-inverno. Grazia ti porta dietro le quinte della sfilata d i L AU R A I N CA R D O N A
Foto courtesy CHANEL, INEZ & VINOODH, LEILA SMARA
U
na mostra, uno spettacolo a teatro, un viaggio, magari un fine settimana lontano da casa con le persone che amiamo. Quanto ci mancano queste cose che, fino a un anno fa, erano normali? Virginie Viard sembra essersi ispirata a questi desideri, ma senza malinconia. La direttrice creativa di Chanel ha presentato la collezione del prossimo autunnoinverno con un film diretto dal duo Inez Van Lamsweerde e Vinoodh Matadin, che ha anche realizzato dieci ritratti di ambasciatrici e ambasciatori della maison, tra cui la produttrice Caroline de Maigret, l’attrice Margaret Qualley, la musicista e modella Soo Joo Park, vestiti con i pezzi della collezione. Viard ha scelto di ambientare il video da Chez Castel, un club famosissimo dagli Anni 60, a due passi da Boulevard Saint-Germain. «Non so se è per il momento che stiamo vivendo, ma avevo voglia di qualche cosa pieno di calore e di vita», ha detto la stilista. «Ho immaginato le modelle come se stessero facendo una sfilata tra loro, mentre si spostano da una stanza all’altra, incrociandosi sulle scale, mentre ammucchiano i cappotti nel guardaroba del locale, mentre si cambiano di abito. Ho pensato anche a quando Karl Lagerfeld (lo stilista che ha diretto la maison fino alla morte, nel 2019, e di cui Viard è stata il braccio destro per 30 anni, ndr) mi raccontava delle sfilate di quel periodo, quando le modelle si truccavano e vestivano da sole». L’immagine finale del film, con le modelle che escono per strada come alla fine di una lunga notte di festa, ridendo e abbracciandosi, con al centro Viard, che sorride, dà energia e speranza. E mai come in questo periodo ne abbiamo bisogno. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
QUI A DESTRA E IN BASSO, TRE IMMAGINI DAL BACKSTAGE DELLA SFILATA DI CHANEL. SOPRA, UN LOOK. A DESTRA, LA PRODUTTRICE CAROLINE DE MAIGRET, AMBASCIATRICE DELLA MAISON, RITRATTA DA INEZ VAN LAMSWEERDE E VINOODH MATADIN. IN ALTO, LA SCENA FINALE DEL VIDEO: AL CENTRO C’È LA DIRETTRICE CREATIVA DI CHANEL, VIRGINIE VIARD.
SHIRA HAAS
BEATRICE BORROMEO
PHOEBE DYNEVOR
JULIA GARNER
ROMANTICA
BON TON
ROCK
POP
GIOVANNI
5/10
C’è qualcosa che non funziona nel look scelto dall’attrice: forse il colore non fa per il suo incarnato. SELIN
10/10
L’abito è davvero bello e le sta molto bene. ANGELO
9/10
Giorgio Armani è sempre Giorgio Armani. Il look è romantico e creativo.
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GIOVANNI
8/10
La giornalista è davvero elegante e gli accessori valorizzano l’abito. SELIN
7/10
È tutto perfetto, ma il look non mi sorprende. Avrei preferito una pettinatura più morbida. ANGELO
6/10
Niente da dire, ma non è un po’ noioso?
GIOVANNI
8/10
Il look dell’attrice della serie tv Bridgerton rivela maestria nella lavorazione della pelle. SELIN
8/10
L’insieme è severo: con un po’ di rossetto e i capelli sciolti il voto sarebbe stato più alto. ANGELO
8/10
La moda è fatta anche di piccoli dettagli. Qui ce ne sono alcuni. Bene.
GIOVANNI
5/10
No, qui l’attrice non mi piace: i colori sono acidi e le scarpe non sono adatte all’abito. SELIN
8/10
È un look audace che le sta molto bene. Mi piacciono anche il trucco, i capelli e gli accessori. ANGELO
VERA WANG
CHRISTOPHER JOHN ROGERS
DIOR
GIORGIO ARMANI
LOUIS VUITTON
LE PROTAGONISTE DEGLI EVENTI DELLA SETTIMANA AFFRONTANO IL GIUDIZIO DI TRE ESPERTI DI STILE
6/10
Si dice sia difficile indossare le righe orizzontali. E lo è.
CYNTHIA ERIVO PRINCIPESCA
GIOVANNI
5/10
La scelta dei tessuti dell’abito indossato dall’attrice rivela un grande lavoro, ma il risultato non mi entusiasma. SELIN
9/10
L’insieme le dà carattere: brava Cynthia. ANGELO
7/10
Della serie “eredi di Bridgerton”. Si poteva scegliere un’ispirazione più convincente. Unghie bocciate.
SELIN BURSALIOGLU
ANGELO BUCARELLI
designer di gioielli
stylist di Grazia
art director e creatore di eventi
ELENA PERMINOVA
ABITO DIOR, GIOIELLI BVLGARI
DIOR HAUTE COUTURE
GIOVANNI RASPINI
MINI
GIOVANNI
7/10
Il look dell’influencer è audace e di tendenza. SELIN
7/10
Bella la scelta del corto e anche gli accessori. ANGELO
9/10
GILLIAN ANDERSON
ANYA TAYLOR-JOY
RIGOROSA
PREZIOSA
GIOVANNI
5/10
Il look dell’attrice è severo, gli accessori sono perfetti, ma il grande collo la “schiaccia”. SELIN
7/10
Avrei preferito una pettinatura più naturale. ANGELO
8/10
Belli il collo e la vita segnata. Peccato per le scarpe.
GIOVANNI
7/10
Il look dell’attrice della Regina degli scacchi è composto in maniera ineccepibile ed è bello il colore a contrasto degli orecchini. SELIN
9/10
Niente di sbagliato: l’insieme è riuscito. ANGELO
7/10
Tutto bello, ma mi sembra di precipitare in un déjà vu o in un flashback. Quale dei due?
ZENDAYA RAFFINATA
GIOVANNI
8/10
Il volume dell’abito, apparentemente semplice, è meraviglioso. La popstar e attrice fa centro. SELIN
VALENTINO HAUTE COUTURE
DIOR
Evviva Dior: il look lascia il segno.
10/10
Mi piacciono molto il colore della gonna e la scelta di un top molto semplice. ANGELO
10/10
Il taglio classico non pregiudica l’attualità di questo abito.
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G R A Z I A IL DEBUT TO
Siamo i talenti digitali di GRAZIA
Si chiama Factory 21 ed è il nostro laboratorio di idee. Qui ti presentiamo i primi sette creativi del web che su Grazia.it mostrano le nuove frontiere di musica, arte e moda di ALESSIA ERCOLINI
T
A SINISTRA, DALL’ALTO IN BASSO: SUMI; FABIO PERSICO; WINTA BEYENE; ELASI. A DESTRA, DALL’ALTO IN BASSO: MASHA NOVA; ANDREA COLACICCO; GINEVRA SALUSTRI. SONO ALCUNI DIGITAL CREATOR DI FACTORY 21, LABORATORIO DI GRAZIA.IT.
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ra loro ci sono modelle e artisti, musicisti e narratori. Sono 21 nuovi talenti del digitale che ogni giorno con la loro creatività esplorano le infinite possibilità del web. E Grazia li ha voluti per lanciare il nuovo progetto della House Of Production di Grazia Digital: la Factory 21, un laboratorio in continua evoluzione all’interno di Grazia.it, con produzioni originali, servizi fotografici e progetti contemporanei. Qui vi presentiamo i primi sette digital creator che troverete già da oggi sul nostro sito. Sumi è una creativa digitale @coveredinlayers e ci racconterà i mille modi in cui si può essere italiani, la sua passione per il bello e la moda. Winta Beyene è una Visual Merchandiser, una professione che unisce due delle sue più grandi passioni, moda e creatività. Nella Factory 21 racconterà la sua vita e il suo lavoro attraverso post e reels su Instagram. L’eclettica modella Ginevra Salustri racconta ai suoi oltre 180 mila follower su TikTok il dietro le quinte della sua professione tra consigli, fashion tips, #ouftitinspo e dà pillole di empowerment. Fabio Persico lo-fi FilmMaker è tra i primi in Italia a trasformare le Storie di Instagram in una forma comunicativa in perenne evoluzione. Poi ci sono Andrea Colacicco (@blackelephant_ac) un artista digitale che si esprime attraverso la grafica, i video, animazioni in 2D e 3D, installazioni, videomapping, filtri e virtual reality e Masha Nova, wanderfeeds, artista del collage, attivista e narratrice di reels poetici e disincantati. Infine c’è Elasi, artista poliedrica, cantautrice, musicista, esploratrice di mondi reali e fantastici, che per questo evento speciale ha anche realizzato la colonna sonora di tutti i video per la promozione di G21. «Mentre componevo la musica per Grazia, immaginavo la giungla oro, azzurra e bianca di un pianeta digitale», spiega Elasi, il cui stile musicale è impregnato di viaggi in giro per i mondi, reali e immaginari. Gli altri digital creator della Factory 21 che conoscerete presto sono Andrea Galbusera, Elisabetta Pistoni, Federica Rossi D’Arrigo, Fjona Cakalli, Greta Tosoni, Henriqueta Mendes, Lahasna, Lucia Del Pasqua, Marika Le Italienne, Nneya Richards, Sarah Misciali, Silvia Osella, Thais Montessori Brandao, Tia Taylor. Sul nostro sito potrete conoscerli attraverso le loro interviste. Lasciatevi ispirare dalla creatività e dal cambiamento in tutte le sue forme più innovative. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Tornano i Levi’s Red. La collezione lanciata per la prima volta alla fine del 1990 viene rieditata in versione sostenibile. Realizzati in cotone biologico e canapa cotonizzata, giacche, felpe e pantaloni sono caratterizzati da vestibilità e proporzioni esagerate, come si vede nella foto di Anton Corbijn, e da una serie di dettagli creativi, come le cuciture irregolari a zig zag al posto dei classici rivetti. A distinguere la capsule collection dalle altre del mondo Levi’s sono le speciali etichette cucite all’interno del collo (levi.com).
di ELSA BONFIGLIO
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DENIM SOSTENIBILE
Blauer Usa lancia il suo primo denim eco sostenibile, un modello di jeans in cotone biologico con un lavaggio su capo per un effetto invecchiato naturale, con strappi, graffi e bordi che risultano consumati e grattati. La collezione di denim è in Bossa Re-Set 100 per cento environmental collection2, un tessuto con certificazione Oeko-tex standard 100, e cioè realizzato con metodi e prodotti che hanno un basso impatto sull’ambiente. La caratteristica immancabile è la bandiera americana Blauer cucita sul bordo della tasca destra (blauerusa.com).
ANNI 70
Per la collezione autunnoinverno 2021-22 di Flapper, la direttrice creativa del marchio Geneviève Xhaët si ispira allo sci agonistico degli Anni 70. E alla collezione di capi per la testa affianca una capsule di abbigliamento in maglieria, creata con i pregiati filati Loro Piana. Maglie, pantaloni, top e abiti di cashmere o filato tecnico indemagliabile sono completati da turbanti, berretti e cappelli di feltro a tesa larga (flapper.it).
Dettagli Liberty Cashmere in libertà Falconeri s’ispira allo stile degli Anni 70 e tinge i suoi capi con la tecnica Tie Dye, tipica dell’epoca. I maglioni in cashmere si colorano di nuove sfumature nei toni mogano, sangria e laguna. La tintura viene effettuata con una tecnica manuale a immersione per un effetto artigianale. Tra i capi disponibili in questa lavorazione ci sono le maglie morbide in cashmere Ultralight, ampie, con scollo a “V” e girocollo (falconeri.it).
Si chiama La Fleur la nuova capsule collection dedicata alla primaveraestate 2021 di Philippe Model Paris. Il modello PRSX è realizzato in pelle e tessuto Liberty, con una stampa floreale sui toni del bianco e del blu. Cucito sul lato della scarpa c’è lo scudetto che rappresenta lo stemma di Parigi (philippemodel.com).
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LA VITA DI TANTI GIOVANI RIPARTE DA SANPATRIGNANO grazie anche 00 al tuo 5x10
Non c’è emozione più grande di vedere una giovane vita che ritrova il sorriso e la voglia di ricominciare dopo il buio della dipendenza e della droga. San Patrignano da più di quarant’anni recupera e dà un futuro a migliaia di giovani gratuitamente, attraverso l’accoglienza, l’amicizia e il lavoro. Anche tu puoi aiutare un giovane a ripartire sostenendo San Patrignano con un semplice gesto: scrivere questo numero di codice fiscale nella tua dichiarazione dei redditi.
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SEMPRE IN FORMA
I nuovi leggings della linea Active di Calzedonia sono leggeri, performanti e versatili. Ci sono modelli sportivi, con dettagli grafici, declinati anche in versione ciclista, e modelli più urbani con stampe animalier. Le novità sono le versioni ultraleggere nei colori pastello, come il glicine e il verde; quelle più resistenti, in cotone Supima, un filato extramorbido realizzato con fibre lunghe, le avvolgenti in Modal e seta e una versione aderente e invisibile come un collant, con dettagli in rete (calzedonia.it).
IN TESTA
Jail Jam è il marchio di cappelli e accessori nato nel 2013, prodotto dal gruppo Mirage, che fonde suggestioni street con uno stile urbano. Dai classici berretti con visiera si passa a modelli ispirati allo stile pescatore con dettagli ricercati, fino a quelli in paglia ricamata. Irrinunciabile per la stagione estiva è il modello rétro con visiera ampia e dettagli in rete, nella foto (jailjam.it).
LA T-SHIRT PARLA
di ELSA BONFIGLIO
Izmee, marchio famoso per le bottiglie in acciaio sostenibili, lancia IZ QWEAR, una linea di T-shirt con QR code integrato per condividere messaggi. Prodotta in cotone da laboratori italiani, è in quattro diverse vestibilità e arricchita da maxistampe colorate e grafiche innovative realizzate in digitale. Inquadrando lo speciale QR code, presente su ogni T-shirt, con il proprio smartphone, è possibile creare un messaggio personalizzato (izmee.com).
Il lino di una volta
Anticipazioni di stile Nella collezione di borse per il prossimo autunno-inverno 2021-22 di Michele Chiocciolini sono protagoniste le borse a tracolla. A dare loro carattere sono i bottoni, che da elementi funzionali dell’abbigliamento si trasformano in oggetti decorativi e sostenibili. Come nella tracolla Limited Edition Gold Duomo Bag, nella foto, dedicata a Milano (michelechiocciolini.com).
Il Linificio e Canapificio Nazionale, del Gruppo Marzotto, insieme con il produttore di lino di Normandia Terre de Lin e Lanerossi, lancia un progetto benefico per i più piccoli. Si chiama LenzuoLino ed è una capsule collection di lenzuola in lino di altissima qualità. Il progetto raccoglie, con The Circle Italia Onlus, fondi a favore di Bambini Cardiopatici nel Mondo A.I.C.I. Onlus e Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia Onlus (lanerossi.it). 203
STREET STYLE
G R A Z I A MODA
Gitta Banko
Cathy Hummels
T-SHIRT L’influencer tedesca indossa un’ampia giacca doppiopetto con spalle imbottite di Boscana, una T-shirt con logo stampato, jeans a vita bassa taglio morbido in denim scolorito effetto usato e sandali in pelle con cristalli, tutto di Celine by Hedi Slimane. La grande borsa in pelle con stampa è di Smiley x Stuff Maker.
PASTELLO L’influencer e presentatrice tedesca ha un cardigan in cotone lavorato a nido d’ape con fasce a contrasto di Nuemph, una camicia in cotone di Reserved su shorts in denim dal taglio svasato di Catwalk Junkie. La piccola borsa è di Marc Cain, gli scarponi da neve in camoscio con suola in gomma sono di Inuikii.
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Tamu McPherson
Giada Albani
BANDANA L’influencer di origine giamaicana punta su un piumino in poliestere stampato a motivi bandana di Bapy X KHRISJOY su giacca in denim di Ganni, una camicia vintage e jeans a sigaretta di & Other Stories. La piccola borsa in pelle è di Danse Lente, gli stivali con punta squadrata sono di Bottega Veneta.
SCOLORITO L’influencer italiana opta per una camicia in denim effetto marmorizzato di Même Road, come la gonna midi dal taglio a trapezio con vita arricciata, ricami e spacco frontale. La clutch in pelle con chiusura a zip e le ballerine a punta sono di Prada.
POP L’influencer della Martinica sceglie una felpa in cotone dal taglio morbido con stampa di Gant x Luke Edward Hall e un paio di shorts a vita alta in denim di Asos. La piccola borsa a mano in pelle stampa coccodrillo è di By Far, gli stivali in pelle con suola carrarmato in gomma sono di Gia Couture.
Foto GETTY IMAGES, INSTAGRAM
Ellie Delphine
Il denim è il tessuto protagonista di primavera. In città dieci trendsetter internazionali lo abbinano a tonalità vivaci e ad accessori che spiccano D I R I C C A R D O S L AV I K
IL LOOK DELLA SETTIMANA
Mandy Bork VERDE L’influencer tedesca sceglie un cardigan a coste con abbottonatura diagonale e orlo asimmetrico di Storets su pantaloni dritti e a vita alta in denim effetto scolorito di Zara. La borsa in pelle con manici ricoperti in seta stampata è di Hermès, i sandali con suola squadrata sono di Bottega Veneta.
Lea Naumann VINTAGE La modella e influencer tedesca punta su un bomber vintage in denim ritinto con maniche a palloncino e pantaloni in jersey tecnico dal taglio aderente di Zara. La piccola borsa in nylon con logo in metallo è di Prada, gli stivali texani in pelle metallizzata sono vintage.
Emy Venturini GIALLO L’influencer di origine italiana indossa una giacca monopetto in lana con spalle imbottite di Sonia Rykiel, una T-shirt vintage in cotone e una minigonna in denim scolorito effetto usato con pannelli in denim chiaro ed orli a vivo di Redone. La borsa a tracolla in pelle è di Prada, i mocassini sono di Gucci.
Therese Hellström
Emilie Joseph
BALZE L’influencer e designer svedese punta su un top in jersey di lana con volant applicate sulle spalle di Custommade, come i jeans in denim scolorito effetto usato con orli a vivo e le décolletées a punta in raso con fiocco gioiello. La borsa a mano con fibbia in pelle è di Boyy.
MIDI L’influencer francese ha un’ampia giacca monopetto in poliestere di Zara Man su un top a fascia con scollo sagomato incrociato e una gonna longuette in denim effetto scolorito dal taglio a trapezio con spacco frontale, entrambi di Mango. Le décolletées a punta sono di Christian Louboutin.
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PER BIOTHERM
Con attivi di origine naturale, più sostenibili e potenti, Blue Therapy Red Algae Uplift è efficace contro i segni sulla pelle dovuti alla perdita di collagene
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G R A Z I A BEAUT Y
Il bello viene ora
Libere di osare, sicure di noi stesse e con un’attenzione maggiore rivolta al pianeta e alle nuove frontiere della ricerca. La pandemia ha cambiato anche il nostro rapporto con la routine di bellezza. Qui quattro esperte anticipano le nuove tendenze che nascono davanti allo specchio d i VA L E N T I N A D E B E R N A R D I f o t o d i L A R A J A D E
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UN MAKE UP CHE DIA BUONUMORE Con l’arrivo delle mascherine, il ruolo del make up nelle nostre vite è cambiato perché non include più solo l’estetica, ma anche l’autostima e la salute. «Come truccatrice e imprenditrice cerco sempre soluzioni ai problemi, so di che cosa hanno bisogno le persone. Spesso prima di loro», dice Charlotte Tilbury, superstar del make up internazionale e anchor-woman di show virtuali in 3D. «Stiamo vivendo in un tempo incredibile per innovare perché il trucco e la cura della pelle occuperanno un posto sempre più significativo nella routine quotidiana. Merito della psicologia: se hai un bell'aspetto e ti senti bene, il mondo ti risponderà in modo più potente e positivo. Per questo le persone desiderano prodotti e creme facili da scegliere e da usare, che le facciano sentire bene, al sicuro e responsabili. Donne e uomini non cercheranno più il trucco solo per la facciata o un’occasione: lo sperimenteranno e ci si divertiranno provando look e sfumature inediti. È un rinnovamento mentale istantaneo, uno stimolo per l’umore. È fiducia immediata». E come si evolveranno, per esempio, le sue boutique online? «Sono ossessionata dalla tecnologia e dalla creazione di esperienze impareggiabili. Per il Virtual Beauty Secrets Store volevo qualcosa di unico, con consulenze online che poi sono state il punto di svolta. E in futuro introdurremo “nuovi mondi”». 208
Foto TRUNK ARCHIVE
ome in tutte le cose, ci vuole tempo per accettare e poi sfruttare il cambiamento. Ma a volte quel tempo non c’è, tutto arriva in un attimo, e quel che ci salva è lo spirito di adattamento. In quest’ultimo anno ci è successo proprio questo: abbiamo imparato a ordinare online, a farci la tinta da sole prima di una call, a usare i filtri di Zoom e magari chiedere consigli su Instagram, in diretta, per capire che cosa stava succedendo alla nostra pelle. Ci siamo adattate e ci siamo evolute insieme, ci siamo sentite a volte più belle o più stanche, più sole o più capite. È successo davvero di tutto con la complicità di internet e della cosmetica. Ma che cosa succederà ancora nel mondo della bellezza? Per che cosa ci meraviglieremo? Che cosa sarà del concetto di “bello” in futuro? Lo abbiamo chiesto a quattro tra le personalità più influenti e visionarie nel mondo della cosmetica. Buona scoperta.
G R A Z I A BEAUT Y
DALL’ALTO: CHARLOTTE TILBURY, STAR DEL MAKE UP INTERNAZIONALE; CHRISTINE NAGEL, “NASO” DELLA MAISON HERMÈS; E ANNIE BLACK, DIRETTORE SCIENTIFICO DI LANCÔME INTERNATIONAL.
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TRATTAMENTI ANTIETÀ SEMPRE PIÙ NATURALI «Il regno di creme e sieri non finirà mai. La scienza è in continua evoluzione», dice Annie Black, Scientific director di Lancôme International. «Siamo sempre alla ricerca di ingredienti più efficienti e potenti provenienti da tutto il mondo, e con varie origini come da piante, microrganismi, minerali e persino sintetici». Qual è la sua visione sul futuro della cosmetica? «Penso che lo studio del microbioma ci stia portando a creare una nuova generazione di prodotti antietà. Una recente ricerca ha stabilito una correlazione tra i cambiamenti del microbioma cutaneo e l’insorgenza di segni di invecchiamento precoce, e un’altra mostra che il 25 per cento degli intervistati ha più brufoli e sfoghi da quando indossa le mascherine. Insomma, stiamo affrontando nuovi problemi e prestando maggiore attenzione alla pulizia profonda. Per questo l’industria cosmetica deve adattare le sue offerte alle esigenze delle persone e ai nuovi modelli di consumo». Ma anche i fattori “natura” e “sostenibilità” si interfacceranno sempre di più con le formule cosmetiche: «Le persone cercano sempre più naturalità, ma è importante che l’utilizzo di materie prime organiche non impoverisca la natura. Ecco perché le nostre pratiche agricole sono rigenerative e tutelano la biodiversità favorendo l’approvvigionamento sostenibile, la biotecnologia e la circolarità per gli imballaggi, che sono ricaricabili e riciclabili. L’obiettivo è produrre prodotti migliori e più sicuri per tutti. Anche per il Pianeta». ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
«IL BENESSERE CONTERÀ SEMPRE DI PIÙ»
Esistono menti interconnesse con realtà collettive capaci di leggere il presente e predire il futuro: sono i “cacciatori di trend”, tra cui c’è Lan Vu, amministratore delegato di Beautystreams (in alto, nella foto) agenzia internazionale specializzata proprio in estetica e cosmetica. «Sarà sempre più importante lenire corpo e anima per placare ansia e stress», spiega Vu. «Ecco perché futuro della bellezza sarà ridefinito su sicurezza, efficacia e cura di sé, con un approccio molto più scientifico al fine di generare fiducia. Ci sarà un’enfasi sul benessere, sia interiore che esteriore. Stiamo assistendo a un cambiamento di priorità su valori etici, produzioni pulite e sostenibili, e sulla trasparenza dei prezzi. È in pieno svolgimento la democratizzazione della bellezza che si estenderà a tutti i sessi, etnie e tonalità della pelle». Come contrastare l’oscurità degli ultimi 12 mesi? «Con colori irresistibili, modalità di applicazione innovative e attività altamente esperienziali».
Foto courtesy of CHARLOTTE TILBURY, HERMÈS@SYLVIE BECQUET, LANCÔME
CAMBIARE GRAZIE A UN PROFUMO Si può predire il profumo che indosseremo nel 2100? No. Ma per Christine Nagel, “naso” di Hermès (una tra le pochissime donne creatrici di fragranze internazionalmente riconosciuta) non saranno per forza le note pulite e antisettiche, che offre il mercato in questo momento, a vincere: «Il nostro sistema olfattivo è direttamente collegato al cervello emotivo che, oltre a identificare un odore, lo associa a un’emozione e lo memorizza in un contesto. Ognuno prova quindi qualcosa di diverso indossando lo stesso profumo. È una chimica misteriosa che dipende in gran parte dai nostri ricordi: saranno quindi sempre la nostra storia, le paure e le gioie a guidarci nella scelta». La sua visione del futuro include anche un sogno: «Vorrei vietare i test con panel di consumatori che hanno standardizzato e bloccato il mondo dei profumi. Vorrei libertà, la libertà unica di osare, di correre rischi». Quale certezza dovremmo auspicare? «Si terrà sempre più conto delle questioni ambientali e sociali, che vanno ben oltre lo scopo della creazione di profumi. Le formule saranno valutate per il loro impatto sul pianeta e le scelte per le materie prime terranno conto della loro impronta di carbonio». Che cosa intende per questione sociale nella profumeria? «È in corso la femminilizzazione della professione di profumiere, ma c’è ancora una grande difficoltà: il dover essere supermamme e brave mogli prima ancora di brave professioniste. Serve un’ingiunzione per il successo personale e professionale, non un mito sull’idea di donna».
PER DIOR
ROUGE DIOR È IN 4 FINISH DIVERSI: SATINATO, MAT E I NUOVI METALLIC E VELVET.
Alcune fedeli lettrici hanno provato Rouge Dior, la creazione che esalta la bellezza, ma anche il sentimento della felicità
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er diventare un’icona non basta la perfezione, bisogna smuovere i sentimenti. Dalla passione di Christian Dior nel 1953 è nato il rossetto che porta il suo nome e che dona splendore al sorriso delle donne. Il nuovo Rouge Dior è un vero e proprio trattamento per labbra, con estratti di peonia rossa e fiore di melograno di origine naturale. Spettacolari i 4 finish: satinato, mat o il nuovissimo metallic, per un risultato brillante e trasgressivo, e velvet, con effetto velluto extra
opaco. Una sorpresa? Il classico rosso 999 nel finish velvet che “veste” le labbra per 16 ore di comfort. Peter Philips, Direttore della creazione e dell'immagine del make-up Dior, declina la meraviglia in 75 nuance capaci di esaltare l’incarnato di ogni donna, anche con l’ampia range dedicata ai nude, raffinati e di facile portabilità. Rouge Dior si presenta in un nuovo astuccio couture dalla silhouette audace, da oggi ricaricabile. Per un sorriso che abbraccia anche l’ambiente.
LA PAROLA ALLE LETTRICI Ho trovato estremamente raffinata la nuance 100 Nude Look finish matte. Dà un’aria curata con uno stile naturale e rimane confortevole e perfetto per ore. Renata
Con gli anni e le rughe a “codice a barre” il colore rischia di espandersi, con questo prodotto non avviene, la tenuta è perfetta e il comfort ineccepibile. Cristiana
Senti le labbra avvolte da un velo impalpabile e suadente, come colore adoro 525 Cherie nel finish metallic, una nuance che abbina seduzione ed energia. Caterina
Red smile satin, questa La mia nuance preferita! Un bel rosso che sprizza vitalità e illumina il mio viso. Idrata le labbra e ha una profumazione leggerissima. Cinzia
G R A Z I A BELLEZZA DA SCOPRIRE
NELLA FOTO, JACQUES CAVALLIER- BELLETRUD, MAESTRO PROFUMIERE DI LOUIS VUITTON DAL 2012. A DESTRA, UNO STUDIO D’ISPIRAZIONE E DI MATERIE PRIME PER IL NUOVO SERVIZIO DI ALTA PROFUMERIA DELLA MAISON.
Un profumo solo per te Louis Vuitton inaugura un servizio esclusivo di fragranze personalizzate. A Grazia lo racconta Jacques Cavallier-Belletrud, Maestro profumiere della Maison che lo ha anche ideato d i VA L E N T I N A D E B E R N A R D I
Foto courtesy of LOUIS VUITTON
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a storia si ripete. Oltre 160 anni dopo l’idea di assemblare su richiesta bauli da viaggio per esploratori, Louis Vuitton ripresenta il servizio di personalizzazione. Ma questa volta lo dedica ai profumi. Merito di Jacques Cavallier-Belletrud, Maestro profumiere autore di centinaia di successi internazionali, che ha concepito il “Servizio di Alta Profumeria” per realizzare fragranze ad personam, uniche e su misura. Un lusso oneroso, comparabile al costo di un diamante puro da 5 carati. Tutto partirà con un workshop nel suo atelier creativo presso Les Fontaines Parfumées di Grasse, in cui il cliente sarà prima accompagnato nello studio di dieci famiglie olfattive, e poi guidato in un colloquio conoscitivo. Nonostante questo colloquio possa avvenire anche su Zoom, si tratterà di una chiacchierata intima, che sfiora le basi della psicologia cognitiva, attraversa la sfera emotiva e atterra sul confine tra botanica e arte. Perché alla fine del percorso, che può durare fino a quattro mesi visto che comprende il processo di maturazione delle materie prime stesse, si avrà la propria fragranza firmata Louis Vuitton, la cui formula segreta rimarrà per sempre custodita negli archivi 213
G R A Z I A BELLE Z ZA DA SCOPRIRE
della maison francese. «È come un abito d’alta moda: “cucito” su di te, sui tuoi gusti, esperienze, emozioni. E poi devi provarlo per capire se, effettivamente, la sensazione è quella giusta». Nella sua visione di futuro, il concetto di personalizzazione si era già fatto largo tra i desideri due anni fa, quando chiese al presidente della Maison di aprire un Atelier d’Art, ovvero uno spazio dedicato ai profumi su misura. «Ora che siamo reduci e ancora coinvolti da una pandemia, possiamo affermare che questa situazione ha rinforzato il piacere e il gusto di indossare un buon profumo. Non ci interessa più il falso lusso, stiamo tornando alla profumeria classica, ricca di senso e povera di espedienti di marketing. E poi tutto quello che purifica come il limone, il bergamotto italiano, il muschio e quindi le colonie vivrà un grande successo. Questa pandemia ha accelerato la presa di coscienza che non tutti dobbiamo indossare lo stesso profumo. Già con la mascherina siamo omologati. È bello invece che ciascuno faccia più attenzione a quello che indossa». È entusiasta mentre racconta di “carte d’identità” per identificare le materie prime, di libertà e naturalezza. Gli chiediamo quindi cosa ne pensa dell’intelligenza artificiale, che tenta di sostituirsi a tutto, anche ai percorsi di personalizzazione: «Sì, funziona. Ma non
rimpiazzerà mai un Leonardo Da Vinci. È fantastica per non perdere tempo, anzi guadagnarne, o per modelli predittivi su dati. Ma non dimentichiamo che la profumeria è come l’amore, qualcosa di talmente umano e unico che non può essere riprodotto». È il colpo di grazia alla riproduzione in serie. «Il profumo non è un oggetto, è lo specchio della personalità. Quando ci spogliamo rimane lui. È il lato nascosto che mostriamo in qualche modo a tutti». Per questo nel colloquio che precede la stesura della formula personalizzata, Cavallier-Belletrud chiede dove sei nato, come hai passato la tua infanzia, che odori te la ricordano, che piante c’erano nei tuoi giardini e quanto sole hai preso e visto. Si interessa del piatto preferito, del temperamento caratteriale, di libri letti o dei film amati. Tutto può essere utile a unire i puntini di quel disegno. «Abbiamo clienti in tutto il mondo che chiedono bauli, borse e accessori eccezionali su misura. La nostra firma si tramanda alle generazioni future, e ora lo si potrà fare anche con una fragranza. Quindi se la figlia o il figlio di qualcuno vorrà avere lo stesso profumo dei genitori, gli forniremo tutte le garanzie di qualità. Andrà oltre il concetto di lusso». Sarà un gioiello di famiglia. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
Come un accessorio che si tramanda tra generazioni, anche il profumo creato su misura diventa un gioiello di famiglia da custodire perché racchiude ricordi, personalità, gusti 214
Foto courtesy of LOUIS VUITTON
A SINISTRA, UNO SCORCIO DI LES FONTAINES PARFUMÈES A GRASSE, SEDE DELL’ATELIER CREATIVO DI JACQUES CAVALLIER-BELLETRUD: QUI SI SVOLGE IL WORKSHOP OLFATTIVO TRA IL MAESTRO PROFUMIERE E IL CLIENTE. QUI ACCANTO, IL BAULE LOUIS VUITTON CHE RACCHIUDE IL KIT OLFATTIVO SU MISURA.
SOSTIENE
NELLA LOTTA AL BULLISMO E AL CYBERBULLISMO.
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iorno dopo giorno, l’impatto di molteplici fattori, quali inquinamento e cambi di stagione, condiziona lo stato di salute dei nostri capelli. La caduta temporanea non va sottovalutata, anche se può essere del tutto naturale. In un periodo di forte stress e stanchezza, o dopo una gravidanza, è facile notare un maggior indebolimento dei capelli. Proprio in questi momenti, è importante intervenire con un trattamento specifico per ritrovare di nuovo la bellezza di capelli forti e resistenti. Dercos Aminexil Intensive 5 agisce sulla fibra capillare e sul cuoio capelluto, con attivi selezionati in una formula dall’efficacia ottimale. Frutto della ricerca Dercos, la molecola AMINEXIL ha dimostrato favorire un ancoraggio ancora più saldo del capello. Il risultato? La caduta temporanea ridotta dopo sole 3 settimane1. I capelli diventano più forti e più resistenti. Chiedi maggiori informazioni su Aminexil Intensive 5 in farmacia e parafarmacia. Test autovalutazione 102 soggetti, uso quotidiano.
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Paola Spezi
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G R A Z I A BELLE Z ZA DA PROVARE
Operazione liscio perfetto Due tecniche da salone promettono oggi una stiratura impeccabile dei capelli. Qui ti sveliamo come d i DA R I O N U Z Z O
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e i capelli ricci sono amati per il loro fascino ribelle, è quasi matematico per la regola del “si desidera ciò che non si ha” volerli lisci: soprattutto quando devi fare i conti ogni giorno con la natura indomabile del riccio. E poi il liscio ha dalla sua l’effetto brillante e luminoso che valorizza anche il colore più piatto. Ecco allora due dei trattamenti liscianti più efficaci oggi proposti in salone.
Progettata per conciliare il desiderio di un look superliscio con la protezione del capello, la nuova Babyliss Steam Lustre è una piastra in ceramica che sfrutta l’effetto “balsamo” del vapore. Con cinque temperature regolabili, fino a un massimo di 210° centigradi e pettinini districanti che lisciano già al primo passaggio. Indicata anche per capelli ricci e crespi (€ 149,90, su babyliss.it).
EFFETTO MORBIDO E NATURALE La stiratura alla cheratina, detta anche “brasiliana”, richiede invece tre ore di tempo circa e ha una durata media di tre mesi (costo: fino ai 300 euro). Alla base del trattamento c’è la cheratina idrolizzata, ovvero una proteina compatibile con la struttura cheratinica del capello che, oltre a lisciare, restituisce corpo e morbidezza ai capelli fragili e sciupati (l’importante è che sia priva di formaldeide, sostanza dannosa non solo per la salute della chioma). Al lavaggio con shampoo alcalino, segue applicazione con pennello del prodotto alla cheratina, per poi passare all’asciugatura con phon, stiratura con piastra, risciacquo, maschera nutriente, secondo risciacquo e messa in piega. L’effetto finale dipende dalla natura del capello: se molto riccio, il risultato non sarà mai dritto a piombo, ma un liscio morbido. Comunque più facile da gestire e da lisciare a casa con la piastra. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Foto SIMON BURSTALL/TRUNK ARCHIVE
PIEGA A VAPORE
LUCIDI E SETOSI Ideata negli Anni 90 dall’hair stylist Yuko Yamashita, la stiratura giapponese, nota anche come Yuko System o “ricondizionamento termico” , è una tecnica piuttosto laboriosa (e costosa: intorno ai 500 euro) che, a seconda della tipologia di capello, può richiedere dalle tre alle sei ore. Sulla chioma lavata e asciugata viene prima applicata, ciocca per ciocca, una soluzione chimica in grado di rompere i legami di zolfo che uniscono le molecole di cheratina: da tenere in posa per circa 40 minuti. Quindi si procede a un altro lavaggio, asciugatura a phon e stiratura con piastra, seguita dall’applicazione di un preparato neutralizzante che va a ricostruire i legami spezzati. Dopo di che i capelli sono di nuovo sciacquati e piastrati. Shampoo vietato nei tre giorni successivi per “fissare” il risultato. L’effetto superliscio, lucido e setoso dura sei mesi. Poi va ritoccato solo alle radici. Ma la piastra potete dimenticarla nel cassetto. Consigliato su capelli molto ricci, ma non afro. Né su chiome decolorate o fragilizzate.
Uno sguardo al futuro MAI COME ORA TUTTI GLI OCCHI SONO PUNTATI SULLE INNOVAZIONI SCIENTIFICHE. E LANCÔME, TRA LE PRIME CASE COSMETICHE A STUDIARE IL MICROBIOTA CUTANEO, L’INSIEME CIOÈ DI BATTERI “BUONI” DA CUI DIPENDE LA SALUTE E L’ASPETTO DELLA PELLE, RILANCIA OGGI CON UNA NUOVA VERSIONE DELLA CREMA ADVANCED GÉNIFIQUE YEUX. LA FORMULA, AD ALTA CONCENTRAZIONE DI PRE E PROBIOTICI CHE FAVORISCONO L’EQUILIBRIO DELL’ECOSISTEMA BATTERICO, SI PRENDE CURA DEL CONTORNO OCCHI CON UN’AZIONE PROTETTRICE, IDRATANTE, RIPARATRICE E RINFORZANTE. PER CONTRASTARE OCCHIAIE E LINEE SOTTILI, E REGALARE ALLO SGUARDO UN’INFUSIONE DI LUMINOSITÀ E FRESCHEZZA (78,83 EURO).
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Foto ENZO TRUOCCOLO
Paola Spezi
di
PER AVON
IL PROFUMO
dell'indipendenza HerStory - Love Inspires è la nuova fragranza Avon che rende omaggio a tutte le donne e ricorda loro di mettersi sempre al primo posto.
Condividi la tua storia di successo, farai un dono a tante donne
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ue persone su cinque non amano parlare di sé. Eppure è un gesto importante perché - rivela una ricerca Avon - più di due donne su tre dichiarano di trovare la propria forza nell’ascoltare le storie di altre donne che le ispirano. Così, in occasione dell'8 Marzo, giornata che celebra il mondo femminile, Avon ha lanciato la campagna #LaMiaStoriaConta, invitando le donne a donare la propria storia di successo, rivalsa, grinta e positività sulla piattaforma WatchMeNow.avon.com. Per farlo c'è tempo fino al 31 marzo 2021. Ogni racconto sarà d'ispirazione per altre persone, ma sarà anche un aiu-
to concreto. Infatti per ogni racconto, la Fondazione Avon per le Donne donerà un dollaro a sostegno di lotte importanti: tumore al seno, violenza sulle donne e violenza di genere. Come afferma Alessandro Mirandola, General Manager Avon Italia & Grecia “Avon è in continua evoluzione, scegliendo di investire nelle persone e nella ricerca per combattere importanti cause al femminile e allineandosi sempre di più al nuovo posizionamento, promosso dalla campagna di brand “Watch Me Now”, che ha l’obiettivo di rendere Avon un brand sempre più innovativo e inclusivo”.
L'ESEMPIO
MI CHIAMO VANESSA E HO REALIZZATO I MIEI SOGNI “HO 43 ANNI E GRAZIE ALLA MIA TENACIA E AL MIO IMPEGNO HO REALIZZATO PARECCHI SOGNI CHE AVEVO NEL CASSETTO: VIAGGIARE, COMPRARMI CASA, FINIRE GLI STUDI E CRESCERE MIA FIGLIA SENZA MAI FARLE MANCARE NULLA. IL MIO MOTTO? TACCHI ALTI E TESTA ALTA, SEMPRE. UN FILO DI TRUCCO, UN PO’ DI ROSSETTO E UN BEL VESTITO MI CONTRADDISTINGUONO SEMPRE!”
#LAMIASTORIACONTA
GRAZIA
I MÅNESKIN, VINCITORI AL FESTIVAL DI SANREMO CON IL BRANO ZITTI E BUONI.
MUSICA
C’È BISOGNO DI RIBELLI COME NOI Dopo la vittoria a Sanremo i Måneskin tornano con un album che invita a non accontentarsi mai. A Grazia la band fa una promessa: «In dicembre riporteremo sul palco l’energia del rock» di ANNALIA VENEZIA
TEATRO D’IRA - VOL. I DEI MÅNESKIN (SONY MUSIC).
© RIPRODUZIONE RISERVATA.
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Foto FRANCIS DELACROIX, GETTY IMAGES
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a prima volta che ho capito che poteva funzionare è stata quando abbiamo provato a scrivere i nostri primi brani inediti. Avevo 16 anni, abbiamo iniziato a suonare insieme e all’inizio non ero mai pienamente convinta di che cosa stessimo facendo. Poi, con il tempo, qualcosa si è sbloccato, si è creato uno spirito di gruppo. Siamo cresciuti insieme e ho iniziato a crederci». Lo racconta a Grazia Victoria De Angelis, 20 anni, bassista dei Måneskin, di rientro dal Festival di Sanremo. Lo hanno vinto con Zitti e buoni, primo in tutte le classifiche e scaricato già 12 milioni di volte. A tratti sono ancora increduli lei, Victoria, e gli altri membri del gruppo: Damiano David, Ethan Torchio e Thomas Raggi. «Non pensavamo di farcela, noi volevamo solo divertirci dopo un anno in cui non si fa musica dal vivo», dicono. E, invece, c’era tanta voglia di rock, che li ha premiati. Ora la sfida è il secondo album, Teatro d’ira - Vol. I, in uscita il 19 marzo. È un disco in presa diretta, che sente la responsabilità del primo album di successo, Il ballo della vita, uscito due anni e mezzo fa totalizzando 15 dischi di platino e cinque dischi d’oro, e che è stato coronato da un tour di concerti tutti esauriti. «In questo caso, la parola “ira” dell’album non è una collera contro un bersaglio, ma un’energia creativa che si ribella contro gli stereotipi», spiegano i quattro artisti. Una carica che ha ricevuto consensi immediati visto che in poche ore è andata esaurita la prima data del concerto al Mediolanum Forum di Milano, il 18 dicembre, tanto che ne è stata prevista un’altra, il 19, al Forum di Assago. A Roma saranno al Palazzo dello Sport martedì 14 dicembre. Chiedo ai ragazzi quele sia la loro canzone del cuore.«La prima che abbiamo scritto e che non è mai uscita», risponde Victoria. «S’intitolava Let me fly away». Le fa eco ridendo Damiano: «Mi sa che abbiamo un problema con i titoli. Questo non è tanto originale». Rimarrà inedita? «Per ora sì, in futuro chissà».■
PERSONAGGI
L’ALTRA FACCIA DELL’AMORE Alla vigilia del matrimonio, la cantante Lana De Rey racconta nelle nuove canzoni come si è liberata delle relazioni sbagliate d i D I EG O P E RU G I N I
C
LA CANTANTE LANA DEL REY, 35 ANNI.
i siamo. Sta finalmente per uscire Chemtrails over the Country Club, il nuovo album di Lana Del Rey, previsto per lo scorso settembre e poi rinviato a causa della pandemia. Un ritardo che non ha demoralizzato l’artista newyorkese che ha venduto circa 20 milioni di dischi e si è guadagnata l’apprezzamento di grandi nomi come il rocker Bruce Springsteen. Il suo look, ispirato agli Anni 50 e 60, ha fatto scuola, così come il fascino languido delle sue canzoni, che raccontano l’altra faccia dell’amore, fatto di relazioni turbolente. Il nuovo disco, che ha descritto come il più difficile della sua carriera, parla di ricerca della libertà, con uno sguardo più sereno, anche grazie all’amore del fidanzato (e futuro marito) Clayton Johnson, musicista e modello. Tra i brani è da non perdere il singolo White Dress, in cui Del Rey ricorda i suoi 19 anni e il lavoro come cameriera. «Mi divertivo un sacco a sognare in grande. Mi piaceva servire gli altri», ha detto. Oggi, però, Lana è una star. «Essere famosi ti espone. E ci sono tanti avvoltoi pronti a colpirti». Ma lei va avanti per la sua strada e per il futuro ha già in programma due dischi di musica country e folk. CHEMTRAILS OVER THE COUNTRY CLUB DI LANA DEL REY (VIRGIN RECORDS) DAL 19 MARZO. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Se il papà è Fabio Volo ZAPPING
Paolo (interpretato da Fabio Volo) è un professore di filosofia che ha cresciuto da solo la figlia (Ginevra Francesconi) cercando di insegnarle l’amore per i libri e la cultura. Arrivata all’adolescenza, la ragazza gli annuncia invece di voler diventare una star del web come la sua influencer preferita (lei è Giulia De Lellis, nella foto con Volo) la quale, chiamata in causa a sostenere le ragioni della figlia contro quelle del padre, scatena sui social una sorta di “guerra” virale che cambierà la vita dei tre protagonisti. Genitori vs Influencer è la commedia Sky original diretta da Michela Andreozzi, in arrivo su Cinema Uno il giorno di Pasqua. «Volevo raccontare», spiega la regista, «i conflitti di un genitore che deve aiutare la figlia a diventare adulta. In quest’anno di pandemia i social hanno svolto un ruolo fondamentale e le difficoltà di Paolo sono dei genitori di tutto il mondo». (E.C.) GENITORI VS INFLUENCER SU SKY CINEMA UNO IL 4 APRILE.
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GRAZIA NEL WEB
RACCONTAMI UN ARTISTA Nasce una piattaforma di documentari dedicati ai grandi dell’architettura, del cinema e della fotografia d i F R A N C O C A PA C C H I O N E
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ltre 300 documentari dedicati a protagonisti della cultura italiana sono la proposta di Audiovisiva (audiovisiva.org), una nuova piattaforma di streaming on demand. Basta registrarsi per avere a disposizione filmati dedicati ad arte, architettura, design, fotografia e ai maestri del grande schermo. Tra i titoli già disponibili, Gianni Berengo Gardin. My life in a click (nella foto) e Gli angeli nascosti di Luchino Visconti che racconta l’uomo e il regista attraverso i suoi più stretti collaboratori e le immagini di Mario Tursi. A un’altra grande fotografa è dedicato
il ritratto di Daniele Segre: Lisetta Carmi, un’anima in cammino. Propone un’incursione nelle abitazioni private di otto protagonisti dell’architettura mondiale il film Dove vivono gli architetti: tra gli altri, Massimiliano Fuksas e David Chipperfield. Infine Il toro di Wall Street ricorda l’impresa dello scultore siciliano Francesco Di Modica, scomparso in febbraio: senza permesso, in una notte del dicembre 1989 posizionò davanti alla Borsa di New York la scultura di bronzo diventata un simbolo della città. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA SERIE
Leonardo è thriller
LA SAGA
ARRIVANO I SUPEREROI La “lega” dei supereroi DC Comics, formata da Batman (Ben Affleck), Wonder Woman (Gal Gadot), Aquaman (Jason Momoa), Flash (Ezra Miller), Cyborg (Ray Fisher) e Superman (Henry Cavill) si riunisce ancora per un’epica battaglia contro il male in Zack Snyder’s Justice League, che arriva il 18 marzo su Amazon Prime Video e Timvision. Il regista Zack Snyder aveva abbandonato il film durante la lavorazione per una tragedia, il suicidio della figlia. Oggi Snyder lo ripropone con scene inedite, una colonna sonora di Junkie XL e Jared Leto nei panni del Joker. (E.C.)
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Foto ITALY PHOTO PRESS
È una storia che vede al centro un mistero quella raccontata dalla monumentale serie Leonardo, su Raiuno il 23 marzo per otto episodi. La dirige Frank Spotnitz e inizia con un omicidio a Milano, nei primi anni del Cinquecento. Conosceremo un Leonardo giovane (l’attore irlandese Aidan Turner, nella foto), la sua musa Caterina da Cremona (Matilda De Angelis) e l’investigatore Stefano Giraldi (Freddie Highmore). La serie mescola storia e fantasia, per ripercorrere le tappe di un genio artistico autore di capolavori come l’Adorazione dei magi, la Gioconda, l’Ultima cena e la Battaglia di Anghiari. (E.C.)
GRAZIA LIBRI
OLTRE L’IMMAGINAZIONE
Le sceneggiature di Leonardo Sciascia, le case parlanti di Andrea Bajani, l’America di Antonio Monda, la donne dimenticate di Natalie Haynes e l’esordio di Alice Zanotti. Ecco cinque titoli per scoprire nuovi mondi d i VA L E R I A PA R R E L L A Poetico
Cinematografico
Domestico
Femminista
Prezioso
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Come sono brave le donne a immergersi nella vita delle loro maestre, di altre donne che le hanno precedute e ispirate. È quello che accade ad Alice Zanotti con questo romanzo d’esordio che non è altro che un ritratto immaginario della poetessa Amelia Rosselli. Perfetto, precisissimo dal punto di vista filologico, e vibrante come se fosse lei stessa a parlare.
Il “principe del mondo” è il nome che Cristo dà del diavolo, e come sempre, nei romanzi di Monda, il mondo è New York. Una grande mela colta in un momento difficile e meraviglioso, quello tra le due guerre, quello cioè in cui tutto è ancora possibile. È l’ottobre del 1927 e seguiamo Sam Warner, della casa di produzione Warner Bros, nel suo intento di aggiungere il sonoro alle pellicole dei film muti: è un uomo ambizioso e come tale sa che qualcuno in futuro lo ringrazierà.
Su uno dei sette colli della città di Roma c’è la casa del sottosuolo. Dentro ci vivono Papà, Mamma, Nonna, Io (che è un io narrante staccato dalla prima persona) e una tartaruga. La tartaruga porta con sé la sua casa ergo Io ci si confronta. Io cresce, si sposa, avrà Moglie e Bambina e per loro ci sarà un’altra casa. Poi c’è la casa dove Io scrive, quella dell’adulterio, del gasometro, dell’amicizia: pur lontane nel tempo e nello spazio non sono separate.
Nella bella traduzione di Monica Capuani, un libro che si dà un imperativo attraversato già dai tragediografi classici (per esempio ne Le troiane di Euripide) e poi sia da Christa Wolf sia da Marguerite Yourcenar. Natalie Haynes si propone di restituire voce e identità a tutte le donne della storia della classicità che sono rimaste senza un racconto, dimostrando per esempio che la guerra di Troia è un fatto di donne, “con passione, intelligenza e fiero femminismo”.
«Per me il cinema era allora tutto. TUTTO», confessa Leonardo Sciascia parlando della sua giovinezza nel piccolissimo paese di Racalmuto. Da questa passione originano delle sceneggiature, tre, che scrive con la speranza di diventare sceneggiatore o regista e che sono rimaste inedite fin qui. Per Carlo Lizzani, per Lina Wertmüller e per Sergio Leone. Nella prima il personaggio principale è Serafina Battaglia, testimone di giustizia nella Palermo degli Anni 60, una sorta di Medea.
TUTTI GLI APPUNTAMENTI MANCATI Alice Zanotti, Bompiani, pag. 352, € 18
IL PRINCIPE DEL MONDO Antonio Monda, Mondadori, pag. 300, € 19
IL LIBRO DELLE CASE Andrea Bajani, Feltrinelli, pag. 256, € 17
IL CANTO DI CALLIOPE Natalie Haynes, Sonzogno, pag. 320, € 18
«QUESTO NON È UN RACCONTO» Leonardo Sciascia, Adelphi, pag. 170, € 13
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Dokita Onlus opera da trent’anni in Camerun, Congo R.D., Kenya, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Bolivia, Brasile, Honduras, Perù, India, Filippine, Albania e Italia. Nata per sostenere le opere dei missionari della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione, porta avanti progetti a favore dei soggetti più fragili e vulnerabili, a cominciare dai bambini. Ogni anno Dokita assiste nel mondo 20.000 persone, di cui 7.000 con disabilità, alle quali assicura assistenza sanitaria, istruzione e cibo tramite le proprie strutture fisioterapiche, le scuole speciali e i centri di accoglienza.
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PIZZA
Bianca o integrale, con pesce, verdure o spezie. Basta stendere l’impasto e liberare la fantasia per una ricetta ricca di gusto d i A L E S S A N D R A A VA L L O N E f o t o E N Z O T R U O C C O L O
ALLE PUNTARELLE Per 4 persone. Per la pasta integrale: 150 grammi di farina integrale, 100 grammi di farina manitoba, 200 grammi di acqua, 3 grammi di lievito di birra fresco, 5 grammi di sale. Mescolate le due farine, al centro versate l’acqua a temperatura ambiente, scioglietevi il lievito, aggiungete un cucchiaio di olio, mescolate e fate riposare per 30 minuti. Lavorate la pasta, copritela e lasciate lievitare per 6 ore. Riprendete l’impasto lavoratelo e stendetelo su un piano infarinato. Date due pieghe a portafoglio, poi altre due pieghe e fate riposare. Per guarnire: 10 ciliegini, 8-10 puntarelle, uno spicchio di aglio, un cucchiaio di pinoli, 4 bocconcini di mozzarella di bufala, 8 acciughe sott’olio, bottarga in polvere, olio e sale. Tagliate a metà i ciliegini, conditeli con olio e sale, infornateli a 140° per 30 minuti. Tagliate le puntarelle a julienne, saltatele in padella con aglio, olio e i pinoli. Stendete la pasta, trasferitela sulla placca oliata, lasciatela riposare per 15 minuti. Conditela con olio e infornate a 220° per 12 minuti. Guarnite la base della pizza con i bocconcini a fette, le puntarelle e i pomodorini. Rimettete nel forno ben caldo per 3-4 minuti. Unite poi le acciughe, un filo di olio e spolverate di bottarga.
Cime di rapa
Curcuma
Alternativa
Anacardi
Origano
CON CURCUMA E VERDURE Per 4 persone. PREPARAZIONE: fate l’impasto come nella ricetta sopra e stendetelo in una sfoglia unica. Preparate un mix con 2 cucchiaini di origano, un cucchiaino di cumino in polvere, 1/4 di peperoncino, mezzo di curcuma. Condite la pasta con un filo di olio, spolveratela con un cucchiaino di mix di spezie. Infornate a 200° per 10 minuti. Guarnite con 150 grammi di fiocchi di ricotta e 150 grammi di mozzarella a dadini. Aggiungete 200 grammi di cime di rapa lessate e 4 barbabietole a fette e arrostite con un filo di olio. Aggiungete una decina di anacardi, cospargete con le spezie e infornate per 5 minuti. Aggiungete un giro di olio e servite. 231
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CON LE CAPESANTE Per 4 persone. Per la pasta: 150 grammi di farina 0, 100 grammi di farina manitoba, 200 grammi di acqua, 3 grammi di lievito di birra fresco, 5 grammi di sale. Mescolate le due farine in una ciotola, al centro versate l’acqua a temperatura ambiente, scioglietevi il lievito, aggiungete un cucchiaio di olio, mescolate e fate riposare per 30 minuti. Lavorate la pasta, copritela e lasciate lievitare per 6 ore. Riprendete l’impasto, lavoratelo ancora e trasferitelo sul piano di lavoro. Spolverate di farina, date due pieghe a portafoglio, poi altre due pieghe, formate 4 panetti, fate riposare. Per la crema di pomodori e porri: un porro, 300 grammi di passata di ciliegini gialli freschi, olio extravergine di oliva, sale pepe. Fate stufare il porro affettato in 2 cucchiai di olio, aggiungete la passata di ciliegini gialli, sale, pepe e timo fresco, cuocete per 10 minuti e frullate. Per la guarnizione e cottura: 200 grammi di ricotta, 12 capesante, un mazzetto si asparagi, 20 ciliegini gialli, mezzo limone, timo fresco. Stendete l’impasto in 4 sfoglie ovali, distribuite sopra la crema di pomodori e porri. Cuocete a 220° per 10 minuti. Nel frattempo tagliate a nastro gli asparagi, conditeli con sale e succo di limone. Saltate le capesante in padella con un filo di olio e sale. Fuori dal forno guarnite le pizze con i ciliegini tagliati a metà, fiocchi di ricotta, gli asparagi e le capesante. Condite con timo e un giro di olio, infornate per 3-4 minuti e servite.
Lievito
Carciofi
Alternativa
Code di gambero
Pistacchi
C O N C A R C I O F I , S T R A C C I AT E L L A E G A M B E R I Per 4 persone. PREPARAZIONE: preparate l’impasto come nella ricetta sopra e stendetelo in 4 pizze individuali ovali. Condite con 2 cucchiai di passata di pomodoro, fettine sottili di limone, 4 carciofi tagliati a spicchi e saltati in padella con olio, aglio e sale. Cuocete per 10 minuti in forno a 220°. Nel frattempo condite 16 code di gambero con sale e pepe. Distribuitele sulle pizze e cuocete ancora per 5 minuti. Fuori dal forno completate ogni pizza con un cucchiaio abbondante di stracciatella e un trito preparato con un po’ di prezzemolo, 2 fettine di aglio, un cucchiaio colmo di pistacchi e la scorza grattugiata di mezzo limone. 232
di
Clelia Torelli
Sulla tavola di Pasqua Al centro: champagne Vintage 2010, floreale, con note fruttate (Dom Perignon). A sinistra, dall’alto: nei coniglietti in cartoncino ci sono gli ovetti di cioccolato al latte (Zàini, da € 4,50); La 168ème Édition di Krug Grande Cuvée è frutto di 198 vini di 11 annate diverse (Krug, € 200 circa); si chiama Sebastian lo Chardonnay alsaziano dal gusto fruttato (Sandro Salis, sandrosalis.it, € 13,40); sono firmate dallo chef stellato Carlo Cracco la colomba classica al lievito madre e quella con il cioccolato all’interno e all’esterno (Carlo Cracco, a partire da € 43, shop.carlocracco.it/collections/pasqua). A destra, dall’alto: Pasqua d’Oro è l’uovo di cioccolato con nocciole, al latte o fondente, con quattro praline Rocher all’interno (Ferrero, € 9,99); in occasione del trentennale Admo (Associazione Donatori di Midollo Osseo) torna con la vendita di Una colomba per la vita (admo.it/pasqua/, offerta minima € 12); bollicine italiane dalla Franciacorta, bianco perlage persistente, quasi cremoso e profumato alla frutta matura, per la bottiglia di Brut Satèn (franciacorta.net, da € 20).
INFINE... Gisele Bündchen
Pharrell Williams
Caterina Balivo
STAR DAL CUORE VERDE
Kristin Davis
Cynthia Nixon
C’è un nuovo progetto ambientalista tutto al femminile per Angelina Jolie, 45 anni: l’attrice è la testimonial di Women for Bees, “donne per le api”, il programma di Guerlain e Unesco che formerà 50 apicoltrici impegnate nell’avvio di una loro attività nelle riserve della biosfera. Attenzione all’ambiente e ai cambiamenti climatici sono una priorità per i famosi. Così, mentre Caterina Balivo, 41, lancia i progetti Unesco sul salvataggio degli oceani in veste di madrina del decennio del mare, la top Gisele Bündchen, 40, prepara una nuova campagna per la riforestazione dell’Amazzonia. Tra le star green c’è Pharrell Williams, 47: con il suo marchio, ha realizzato posate monouso prodotte con scarti di cd, mentre per la sua linea di beauty, Kora Organics, Miranda Kerr, 37, vuole solo ingredienti ecosostenibili.
I REMAKE DELLE RAGAZZE Jordan Alexander
Emily Alyn Lind Sarah Jessica Parker 236
Kim Cattrall
Zión Moreno
Savannah Smith
La moda dei remake delle serie tv è inarrestabile. Il più atteso è quello di Sex & the City: Sarah Jessica Parker, 55 anni, e le altre stanno già provando i copioni, a New York, ma devono fare i conti con qualche defezione. Dopo il no di Kim Cattrall, 64, l’attore Chris Noth, 66, che interpretava Mr. Big, ha annunciato che non ci sarà. È già aperto il nuovo set di Gossip Girl, con Zión Moreno e Jordan Alexander, ma la voce narrante è sempre quella di Kristen Bell, 40. Torna anche Zorro, ma tutto al femminile: la Nbc punta su Sofia Vergara, 48, per rivoluzionare l’immagine del giustiziere mascherato. Sono in fibrillazione i fan del Trono di Spade: dopo Houseof the Dragon, in uscita nel 2022, è annunciato un altro prequel, Il cavaliere dei sette regni.
Foto GETTY IMAGES, INSTAGRAM
Miranda Kerr
Angelina Jolie
Il lato oscuro di NICOLE
Dopo il successo di The Undoing, con cui ha sfiorato il Golden Globe, Nicole Kidman, 53 anni, si prepara a sbancare con un’altra serie. L’attrice sarà tra le protagoniste di Roar, una commedia dark tutta al femminile in onda su Apple Tv+, tratta dal libro di racconti di Cecelia Ahern. Nel cast stellare ci sono anche Alison Brie, 38, Cynthia Erivo, 34, e Merritt Wever, 40.
Nicole Kidman
Emily Ratajkowski
Emily è mamma Emily Ratajkowski, 29 anni, è diventata mamma. Pochi giorni fa è nato Sylvester Apollo Bear, «nel mattino più surreale, bello e pieno d’amore della mia vita», come ha scritto la modella, che fino all’ultimo non ha voluto conoscere il sesso del nascituro. La scelta del nome? Un omaggio all’antica divinità del sole e al cognome materno del marito, Sebastian Bear-McClard, 33, l’attore e produttore che ha sposato in segreto nel 2018.
SU e GIÙ
I LOOK ITALIANI DI LADY GAGA Più camaleontica di Lady Gaga, 34 anni, non c’è nessuna. Ogni look che filtra dal set di House of Gucci, il film di Ridley Scott, 83, sulla storia dell’omicidio di Maurizio Gucci, è iconico. Sulle montagne di Gressoney l’attrice incarna Patrizia Reggiani, 72, con un copricapo in pelliccia e gioielli sontuosi, abbracciata ad Adam Driver, 37. Sul set milanese, all’università Statale, punta invece su un trench quadrettato e rilancia la moda del foulard in testa, poi sfoggia un abito a pois della collezione primaveraestate 2021 di Max Mara Studio. Ogni dettaglio è perfetto.
SHARON SI RACCONTA
Ultimo Diletta Leotta Dopo un anno da single, Ultimo, 25 anni, ha una fidanzata: il cantante sta con Jacqueline Di Giacomo, 21, secondogenita della ballerina Heather Parisi, 61. Belli, sorridenti, innamorati: i fan già fanno il tifo per loro.
Adam Driver Lady Gaga
Diletta Leotta, 29 anni, e Can Yaman, 31, stanno insieme da pochi mesi, ma già si parla di nozze. Il cavallo in dono, la casa a Roma dove la conduttrice e l’attore andranno a vivere, le foto sui social: tutto così perfetto da sembrare il copione di una soap.
Sharon Stone ha appena compiuto 63 anni e si è regalata un libro in cui si racconta senza filtri. In The Beauty of Living Twice, il bello di vivere due volte, l’attrice parla di tutto, dall’infanzia vissuta in difficoltà economiche all’emorragia cerebrale del 2001 che le ha cambiato la vita all’adozione dei tre figli. In Italia esce con Rizzoli il 30 marzo. La prima presentazione ufficiale con un’intervista tv da Oprah Winfrey, 67.
Sharon Stone
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GRAZIA Alaïa: +331/42723069 Alexander McQueen: 800/987434 Alexandre Birman: 02/36537328 Amato Daniele: 02/58310448 Aquazzura: 055/219258 Balenciaga: 02/760841 Blauer Usa: 0444/635146 Calicanto: 388/7788484 Calzedonia: 045/8604111 Carmens: 049/9133400
Cartier: 02/30261 Chanel: 840/000210 Dior: 02/38595959 Dsquared2: 02/976951 Elie Saab: 049/6985111 Etro: 02/57931 Falconeri: 045/8604111 Fendi: 02/77807604 Flapper: 02/35945442 Fraleoni: 06/96045649 Gaëlle Paris: 02/87166773 Genny: 045/6719811 Geox Respira: 0423/2822 Giorgio Visconti:
0131/955988 Givenchy: +331/44315000 Givenchy Eyewear by Safilo: 049/6985111 Gucci: 055/75923333 Guess Jeans: 055/30551 Guess Jewellery: 02/76390807 Hermès: 02/76398517 Herno: 0322/77091 iBlues: 0522/927411 Jailjam: 051/8651711 Jimmy Choo: 02/36599800 K-way: 011/26171 Levi’s: +800/53847501
Loewe: +442/074991284 Longchamp: 0437/476311 Louis Vuitton: 800/308980 Manila Grace: 051/861108 Marc Jacobs: 049/6985111 Marella: 0522/927411 Marni: 0437/476311 Max&Co.: 0522/537711 Michele Chiocciolini: 392/2190241 M Missoni: 049/6985111
Motivi: 02/5458169 NaraCamicie: 02/86461806 N°21 by Alessandro Dell’Acqua: 0541/959111 Orciani: 0721/814011 Oserée@Mytheresa. com: 800/177508 Paco Rabanne: +331/40886724 Patrizia Pepe: 055/874441 Peserico: 0445/450200 Philippe Model Paris: 800/140050 Prada: 02/546701 Rebecca: 0571/980811
Recarlo: 0131/941303 Rodo: 02/84961950 Roger Vivier: 02/76025614 Rolex: 02/8800001 RRD Roberto Ricci Designs: 0564/462269 Saint Laurent: 02/76000573 Saint Laurent (occhiali): +331/45646100 Salvatore Ferragamo: 02/7711141 Simone Rocha x H&M: 06/45554111
Sportmax: 0522/3991 Tod’s: 02/772251 Tod’s Eyewear: 0437/777111 Unoaerre: 0575/9251 Valentino: 02/624921 Versace: 02/760931 Vicolo: 0429/773632 Yes Zee: 0346/640111 Weekend Max Mara: 0522/3991 Zegna: 02/76006437
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Grazia 18 marzo 2021
G R A Z I A OROSCOPO DAL 22 MAR ZO AL 4 APRILE 23 LUGLIO • 23 AGOSTO
siete in grande ripresa ora che Sole e Venere sono positivi. Potrete nutrire sogni romantici su qualcuno che ha lasciato la porta socchiusa. Ritroverete persone care che vivono lontane. Eros: la vita è molto frizzante anche dentro le lenzuola, piena di giochi. Esploratrici. Amore:
24 AGOSTO • 22 SETTEMBRE
una persona che credevate persa nei meandri del passato torna a farsi sentire e potrebbe risollevarvi l’umore dopo alcune settimane molto concitate. Con Marte antagonista bisogna stare in guardia dalle discussioni che nascono per banalità. Eros: avete poca voglia di lasciarvi andare. Ribelli. Amore:
d i M E L I S S A P.
23 SETTEMBRE • 22 OTTOBRE
non arriverete per fortuna ai ferri corti con il partner, ma ci sono momenti in cui perdere la pazienza non sarà difficile. Le opposizioni planetarie indicano la possibilità di fare un passo importantissimo. Eros: c’è grande voglia di esplorare quello che vi è ignoto. Temerarie. Amore:
23 OTTOBRE • 22 NOVEMBRE
una passione segreta e nuova vi tiene con tutti i sensi accesi, non vorrete parlarne con nessuno, forse neanche con le amiche. Certe relazioni sono più affascinanti se vissute nell’ombra. In coppia si trovano nuove strategie di convivenza. Eros: fate qualcosa di molto provocatorio. Misteriose. Amore:
21 MARZO • 20 APRILE
Sole e Venere con voi vi risvegliano dal torpore invernale e vi fanno entrare di diritto in una spumeggiante primavera. I sentimenti sbocciano come fiori, chi non ha qualcuno accanto non deve attendere e chi lo ha si sente piena di vita. Eros: vi piace farlo in luoghi non convenzionali. Spiritose. Amore:
21 APRILE • 20 MAGGIO
è una settimana interessante per conoscere qualcuno, certo sempre facendo attenzione alle disposizioni e regolandosi in base alle restrizioni. In tutta questa solitudine stringerete nuove amicizie. Direte addio a persone che vi succhiano l’energia. Eros: attiva ma con poco entusiasmo. Timide. Amore:
21 MAGGIO • 21 GIUGNO
con Marte nel segno non perdete un colpo e se avete intenzione di far sapere a chi vi piace del vostro interesse, il momento è propizio. Farete incetta di complimenti, ma di concedere il vostro cuore a qualcuno ancora non se ne parla. Eros: a letto siete aggressive e molto sexy. Amazzoni. Amore:
22 GIUGNO • 22 LUGLIO
coloro che si sono innamorate di recente vogliono dare un nome più preciso alla relazione, ma il partner è reticente e per adesso vorrebbe vivere alla giornata. In altri casi, però, si raggiunge un traguardo importante con la persona amata. Eros: vi interessa poco. Pragmatiche. Amore:
23 NOVEMBRE • 21 DICEMBRE
si torna a far pace e poi di nuovo a litigare e poi di nuovo a far pace. Un’altalena che forse a molte di voi piace perché vi elettrizza, ma a tirare troppo la corda si rischia di spezzarla. Vivrete innamoramenti fulminei ma spesso inconcludenti. Eros: siete altalenanti anche a letto. Ondeggianti. Amore:
22 DICEMBRE • 20 GENNAIO
il lavoro può tenervi lontani da casa e far raffreddare il rapporto con la persona amata, che si sente esclusa e poco valorizzata. Quando avete la possibilità di fare qualcosa di grandioso rischiate di calpestare i sentimenti altrui. Eros: alcuni piccoli acciacchi non aiutano il sesso. Ambiziose. Amore:
21 GENNAIO • 19 FEBBRAIO
intraprendenti come voi ce ne sono poche e non vi lascerete sfuggire l’occasione di fare colpo su qualcuno che vi piace. Sarà così sorpreso e grato del vostro interesse che quasi sicuramente andrete a segno. In coppia si osa di più. Eros: tanti giochi e voglia di sorprendervi e di sorprendere. Curiose. Amore:
2O FEBBRAIO • 20 MARZO
il disordine in casa potrebbe non aiutare. Le emozioni, però, da qualche settimana a questa parte sono belle e non vale la pena rovinarle. Le coppie strutturate si azzuffano, ma quelle recenti trovano modi creativi per fare pace. Eros: non avete voglia, però per amor della pace dite di sì. Malconce. Amore:
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G R A Z I A UN POSTO NEL C UORE di ALESSIA MARCUZZI U N P O STO N E L C U O R E @ M O N DA D O R I . IT
CONFIDATEVI CON ME
Dal prossimo numero la conduttrice Alessia Marcuzzi risponderà ai lettori di Grazia. E fa una promessa: «Proverò ad alleggerire il vostro cuore» are lettrici e lettori di Grazia, oggi mi presento in una nuova veste, quella di confidente. Non è poi così nuova per me, poiché fra le amiche io sono sempre quella che dà i consigli, soprattutto in amore. Vi chiederete come sia possibile, in fondo io non ho una storia sentimentale tradizionale, ho sempre inseguito la passione non dando troppa importanza alle convenzioni. Ed è stato proprio questo il primo dubbio che ho avuto quando la direttrice, Silvia Grilli, mi ha chiesto di tenere questa rubrica su Grazia. Pazza di gioia certo, ma davvero proprio io? Io che ho scelto di essere una donna libera, io che l’amore lo inseguo da sempre in una forma che sia sinonimo di felicità. Eppure tante donne mi scrivono e mi fermano per strada per dirmi: «Alessia, ti ammiro, sei riuscita a costruire qualcosa di bello nella tua vita. Ecco, ci vuole cuore». E io rispondo: «Sempre».
Proverò in tutti i modi ad aprire anche il vostro di cuore, anche senza mezzi termini quando servirà. Sono cambiata, sono maturata e forse, quando si diventa più grandi, si ritorna un po’ bambini, si dicono le cose come ci vengono in mente. In fondo che cosa importa, nessuno può veramente giudicarci, tutti desideriamo una sola cosa: essere felici. 242
Così ho accettato questa proposta. Con entusiasmo, con passione e voglia di trasmettervi autenticità. Non sono qui per dare la soluzione ai vostri problemi, ma sono qui con tutto l’amore possibile, per ascoltarvi e confrontarmi, mettendo al centro di tutto l’obiettivo che dovrebbe muovere le vite di ognuno: realizzarsi, essere il più possibile felici e liberi, senza invadere la libertà degli altri. In America il diritto alla felicità è inserito nella Costituzione e, mentre io debutto con questa rubrica, il 20 marzo si celebra nel mondo la giornata mondiale della felicità, istituita dalle Nazioni Unite. Essere felici non può essere, lo sappiamo, una condizione permanente, ma ognuno ha il diritto di aspirare a realizzare se stesso. Quindi mi ripresento: ciao, sono Alessia e sono una persona come voi, piena di difetti, fragilità e insicurezze. Ma sono anche una persona che ha imparato pian piano a trasformare queste caratteristiche in punti di forza. Se riuscirò ad alleggerire il vostro cuore, io sarò felice. E un posto nel mio cuore sarà solo per voi. Aspetto le vostre lettere. ■
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Foto di DANIELE SCHIAVELLO
C
innovazione
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I L N U O V O F O N D O T I N TA N AT U R A L N U D E
P E R F E Z I O N E N AT U R A L E T E N U TA 2 4 H 1 9 6 % D I I N G R E D I E N T I D I O R I G I N E N AT U R A L E 2
T E S T S T R U M E N TA L E S U 2 0 S O G G E T T I . Q UA N T I T À C A L C O L ATA I N B A S E AG L I S TA N DA R D I S O 1 6 1 2 8 - 1 E I S O 1 6 1 2 8 - 2 . P E R C E N T UA L E D I AC Q UA I N C L U S A . G L I I N G R E D I E N T I R I M A N E N T I C O N T R I B U I S C O N O A OT T I M I Z Z A R E I L P I AC E R E S E N S O R I A L E E L’ I N T E G R I T À D E L L A F O R M U L A N E L T E M P O.
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