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M ARINA N O T I Z I A R I O d el l a
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di Antonio Cosentino In questo numero vi raccontiamo la ripresa delle attività del secondo Gruppo Navale Standing NATO Maritime Group 2 che, dopo la sosta invernale, riprende il largo con nave Carabiniere impegnata nel ruolo di flagship di una formazione costituita dalla fregata tedesca Hamburg, dalla turca Orucreis e dall'unità greca Limnos. Il dispositivo opera sotto il comando della Componente Marittima Alleata (Marcom) ed è una forza navale di reazione rapida volta a garantire la sicurezza marittima e gli interessi nazionali degli stati membri. Prosegue, sempre nel Mediterraneo per assicurare una libera e sicura navigazione, la costante attività nell‘ambito dell‘Operazione Mare Sicuro. Tra le diverse attività condotte dalla Forza armata, e raccontate in questo numero, anche l‘addestramento a favore dei marinai libanesi. Nell‘ambito della missione bilaterale italiana in Libano, l‘equipaggio di nave Magnaghi, insieme a due Mobile Training Team - composti dal personale del Centro di Addestramento Aeronavale della Marina militare e del Centro Addestramento Guerra di Mine - insieme al personale della Brigata Marina San Marco, hanno formato il personale della LAF, le Forze di Sicurezza Libanese, in campo di sicurezza navale. La Marina oggi, è sempre più impegnata lontano dai confini nazionali, lì dove gli interessi del Paese richiedono una presenza talvolta costante per una attività operativa, in altri casi di ricerca scientifica. E‘ questo il caso della campagna High North, che permette ai ricercatori scientifici di enti nazionali e internazionali e all‘Istituto Idrografico di portare avanti degli studi sui cambiamenti climatici in Artico, sperimentando nuove tecnologie che possano farci comprendere meglio questo fenomeno e i suoi impatti sull‘ambiente e sull‘economia globale. Nella cornice della biblioteca storica di Palazzo Marina, sono stati presentati durante una conferenza stampa i risultati del primo triennio 2017-2019 e le prospettive per il periodo 2020-2022 in cui l‘Istituto Idrografico svolgerà un ruolo determinante in questo programma. A Riva Trigoso si chiude un cerchio con il varo dell‘ultima Fregata Europea Multi Missione Emilio Bianchi. L‘Unità proseguirà l‘allestimento presso gli stabilimenti di Muggiano, a La Spezia per essere successivamente consegnata nel 2021. Immancabile il richiamo al profilo della medaglia d‘Oro al Valore Militare in un articolo dedicato all‘eroe di Alessandria, che ha fatto suoi i valori ancora oggi fondamentali per il personale della Marina. Corsi e ricorsi storici e valori che abbiamo ricordato con un articolo dedicato al 223° anniversario della nostra Bandiera e al Sacrario delle Bandiere, luogo suggestivo in cui si respira la storia delle Forze armate e della Nazione. Ma da un altro luogo dove, per citare le parole del capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone “[…] si respira un‘aria pregna di tradizioni e di magia […]” vi facciamo vivere le emozioni della consegna del basco verde a undici nuovi incursori. Proprio al Raggruppamento Subacquei e Incursori è dedicato lo speciale che vi offre un quadro completo di questa componente specialistica, unica nel suo genere. Per non dimenticare, infine, riviviamo insieme una pagina importante della nostra Forza armata con l‘impegno, dieci anni fa, verso la popolazione di Haiti dopo quel terremoto che rase al suolo la piccola isola. Dieci anni dall‘Operazione White Crane testimonianza di una propensione alla solidarietà tutta italiana. Un numero ricco, come sempre, che vi porta in un contesto, quello della Marina militare diviso tra presente e passato ma con uno sguardo al futuro, fondato su valori imprescindibili che eroi indimenticabili hanno saputo impersonare. Buona lettura.
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SOMMARIO
Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954
febbraio 2020
Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985
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DIRETTORE RESPONSABILE Antonio COSENTINO
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REDAZIONE Luciano REGINA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO D IREZIONE E R EDAZIONE Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 - 00196 Roma - tel. 06.3680.5556 mail: notiziario.marina@gmail.com segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003 N ORME
PER LA COLLABORAZIONE
La collaborazione è aperta a tutti, gli elaborati, inediti ed esenti da vincoli editoriali, esprimono le opinioni personali dell’autore, che ne assume la responsabilità. La Direzione si riserva il diritto di dare agli articoli il taglio editoriale ritenuto più opportuno. Gli articoli, concordati con il Direttore, dovranno essere corredati di foto (formato .tif o .jpg, di dimensioni minime 18 x 13 cm, con risoluzione a 300 dpi) e didascalie esplicative; gli elaborati dovranno essere redatti evitando l’uso di acronimi, che eventualmente vanno esplicitati. L’accoglimento degli articoli o proposte di collaborazione non impegnano la Direzione alla pubblicazione nè alla retribuzione.
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Nave Carabiniere: inizia l’addestramento in mare con le unità della Nato di Luciano Regina
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Mare Sicuro: avvicendamento al Comando tattico di Pasquale Prinzivalli
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Magnaghi: missione Libano di Marco Danieletto e Annamaria Stucci
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High North: la nuova rotta polare della seta di Maria Enrica Rubino
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Emilio Bianchi, l’ultima fregata del programma Fremm di Luciano Regina
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Giù il berretto di Pasquale Prinzivalli
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Il Raggruppamento Subacquei ed Incursori della Marina Militare di Giampolo Trucco
© Tutti i diritti sono riservati.Testi e foto non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione del Direttore.
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Haiti 10 anni dopo di Emanuele Scigliuzzo
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L’editoriale di Antonio Cosentino
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Nave Lupo, la fregata dei due mondi di Osvaldo Marchese
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Il 223° anniversario della nostra Bandiera di Emanuele Scigliuzzo
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Sacrario delle Bandiere delle Forze armate di Desirèe Tommaselli
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Emilio Bianchi eroe di Alessandria di Desirèe Tommaselli
46 Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli chiuso in redazione il 5 febbraio 2020
Curiosità e tradizioni di nave Vespucci di Fabio Vespucci
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The Mediterranean Sea we need for the future we want di Emanuele Scigliuzzo
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Nave Carabiniere: inizia l'addestramento in mare con le unità della NATO di Luciano Regina
La FREMM per i prossimi sei mesi guiderà la forza navale di reazione rapida nel Mediterraneo Standing NATO Maritime Group 2 iprende il mare, dopo la sosta invernale, il secondo Gruppo Navale dello Standing NATO Maritime Group, costituito da quattro unità navali, avente come flagship la FREMM della Marina militare Carabiniere che sta effettuando attività di pattugliamento, presenza e sorveglianza nel Mar Mediterraneo consolidando la presenza militare della NATO nell'area. Nel corso dell’attività in mare le navi sono state impegnate in un programma addestrativo a difficoltà crescente, volto ad accrescere le capacità professionali del personale imbarcato, favorendo l’integrazione tra gli equipaggi delle navi
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del dispositivo. La formazione, costituita da nave Carabiniere, dalla fregata tedesca Hamburg, dalla turca Orucreis e dall'unità greca Limnos ha condotto diverse esercitazioni. L'attività addestrativa è stata svolta nel contesto delle operazioni di pattugliamento e di Maritime Situational Awareness (la consapevolezza di una chiara situazione marittima attraverso la fusione completa di dati di ogni agenzia e di ogni nazione volte a migliorare la conoscenza del dominio marittimo) svolte quotidianamente dalle unità. Il dispositivo SNMG2, che opera sotto il comando della Componente Marittima Alleata (MARCOM), assicurando una
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presenza continua e visibile della solidità e della coesione dell’Alleanza Atlantica, costituisce una Forza navale di reazione rapida volta a garantire la sicurezza marittima e gli interessi vitali degli Stati membri. "L'addestramento con le Marine nazionali e alleate dell'intero Mediterraneo costituisce uno degli elementi chiave per il mantenimento della prontezza operativa del Task Group, permettendo all'Alleanza di assicurare una presenza credibile nell'area, una Forza navale in grado di intervenire nell'intero spettro delle operazioni militari, ovunque e in qualunque momento questo si renda necessario, è
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Standing Nato Maritime Group 2 - SNMG2 Il Secondo Gruppo Navale Permanente della Nato è un gruppo navale multinazionale integrato che fa parte della Forza di Reazione Rapida della Nato (Nato Response Force), opera sotto il Comando della Componente Marittima Alleata (MARCOM Northwood) e costituisce una presenza continua e visibile della solidità e coesione dell’Alleanza. Le navi della SNMG2 partecipano periodicamente all’operazione Nato Sea Guardian di contrasto al terrorismo marittimo e prendono parte a esercitazioni aeronavali organizzate dalla Nato e svolte sia nel Mediterraneo che nel Mar del Nord. Le visite nei porti stranieri sono parte del programma Partnership for Peace, Dialogo Mediterraneo e simili programmi di cooperazione internazionale. Come dimostrazione di flessibilità di impiego, i Gruppi Standing della NATO partecipano alternativamente (con turnazione semestrale tra i due Gruppi) all’operazione Nato Ocean Shield per il contrasto alla pirateria marittima in golfo di Aden. uno strumento di vitale importanza per la diplomazia e le operazioni di presenza militare" - queste le parole del Comandante della SNMG2, contrammiraglio Paolo Fantoni. La SNMG2 costituisce una forza marittima a disposizione multinazionale, composta al momento da unità navali italiane, tedesche, turche e greche che si addestrano, operano insieme e sono permanentemente disponibili per portare a termine missioni NATO, garantire una capacità marittima e di deterrenza continua e di assicurare una prima e immediata risposta dal mare in caso di crisi.
Nelle immagini le unità dello Standing NATO Maritime Group 2 in attività, Flagship la FREMM Carabiniere.
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Mare Sicuro: avvicendamento al Comando tattico di Pasquale Prinzivalli
Il contrammiraglio Silvio Vratogna cede il comando al contrammiraglio Stefano Turchetto
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bordo del Cacciatorpediniere Andrea Doria, ormeggiata a Taranto presso la Stazione Navale Mar Grande, ha avuto luogo la cerimonia di avvicendamento del comando dell’Operazione Mare Sicuro tra il contrammiraglio Silvio Vratogna (cedente) e
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il contrammiraglio Stefano Turchetto (subentrante). Durante il suo discorso l’ammiraglio Vratogna, Comandante di Maricodrag (Comando delle Forze di Contromisure Mine), ha voluto ringraziare gli equipaggi delle unità , che durante i 96 giorni di missione, hanno
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L’Operazione Mare Sicuro L’Operazione Mare Sicuro, avviata il 12 marzo 2015 a seguito dell’evolversi della crisi libica, prevede il dispiegamento di un dispositivo aeronavale per garantire attività di presenza, sorveglianza e sicurezza marittima nel Mediterraneo centrale e nello Stretto di Sicilia, in applicazione della legislazione nazionale e degli accordi internazionali vigenti. Con la delibera del Consiglio dei Ministri del 28 dicembre 2017, dal 1 gennaio 2018, i compiti della missione sono stati ampliati a ricomprendere le attività di supporto e di sostegno alla Guardia Costiera e alla Marina Militare libica per il contrasto dell’immigrazione illegale e del traffico di esseri umani. Sono assegnati all’Operazione fino a 6 mezzi navali, (dal DM2018 “con l'impiego di 6 mezzi navali, di cui uno dedicato all’assistenza tecnica della Marina/ Guardia Costiera libica e di 5 mezzi aerei”) impiegati prevalentemente nelle attività di presenza e sorveglianza in Mediterraneo Centrale, ed un’Unità navale ausiliaria impiegata per il supporto alla Guardia Costiera e Marina Militare libica. Le unità d’altura incluse nel dispositivo aeronavale operano in un'area di mare di circa 160.000 km quadrati, situata nel Mediterraneo centrale, che si estende al di fuori dalle acque territoriali di stati terzi ed è delimitata a sud dal limite delle acque territoriali libiche, mentre l’unità ausiliaria opera prevalentemente rimanendo ormeggiata in porto a Tripoli. Solo in caso di esplicita richiesta della controparte libica, una o più unità d’altura del dispositivo aeronavale possono essere impiegate all’interno delle acque territoriali e interne libiche, per la protezione dei mezzi del Governo di Accordo Nazionale (GNA), impegnati nel controllo e contrasto dell’immigrazione illegale e del traffico di esseri umani o nella condotta di eventi di Ricerca e Soccorso (SAR).
operato in mare ed ha voluto sottolineare l’importanza del lavoro svolto negli interessi della Forza armata e del Paese. Il Comando dell’Operazione Mare Sicuro passa quindi all’ammiraglio Turchetto a bordo di nave Doria, unità che in passato ha comandato.
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Magnaghi: missione Libano di Marco Danieletto e Annamaria Stucci
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ave Ammiraglio Magnaghi, comandata dal capitano di fregata Roberto Rossini, è salpata da La Spezia lunedì 11 novembre facendo rotta verso Beirut (Libano) per prendere parte alla Missione Italiana Bilaterale (MIBIL 2019) per il secondo anno consecutivo. La missione si inquadra nell’ampio contesto delle iniziative dell’ International Support Group for Lebanon (ISG). L’impegno nazionale si concretizza nello schieramento di una Missione Militare Bilaterale Italiana in Libano (MIBIL), rivolta all’implementazione di programmi di formazione e addestramento in favore delle LAF/Forze di Sicurezza libanesi e la costituzione di un Centro di Addestramento nel sud del Libano. In tale perimetro si è articolata e sviluppata l’attività di addestramento svolta da nave Magnaghi e dal suo equipaggio durante la permanenza a
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Beirut. Durante il periodo trascorso nel porto libanese, l’equipaggio del Magnaghi, potenziato dai due Mobile Training Team di Maricentadd (Centro di Addestramento Aeronavale della Marina militare) e Maricendrag (Centro Addestramento Guerra di mine), e dalla presenza del personale della Brigata Marina San Marco, ha condotto una sessione di addestramento navale a favore dei marinai delle LAF. La partecipazione del Magnaghi in ambito MIBIL ha consentito ai nostri marinai di addestrare i corrispettivi delle LAF nei campi di Basic and Advanced Navigation, Breach and Fire Fighting, Search and Rescue, Damage Control e Hydrography: nove sono stati i corsi erogati in tre settimane, per un totale di 58 militari libanesi formati. L’addestramento è stato condotto in porto durante le lezioni teoriche e in navigazione nella fase pratica. Questo
approccio didattico ha permesso di testare i marinai libanesi sia nella messa in pratica delle nozioni teoriche apprese in aula sia nella routine di bordo, mentre per la parte Breach & Fire Fighting e Damage Control la navigazione ha permesso al personale di verificare le procedure e le tecniche di intervento con la piattaforma in movimento. L’entusiasmo e l’impegno dimostrati nell’intero periodo addestrativo hanno prodotto ottimi risultati dando vita ad un “unico equipaggio” animato sempre più dalla voglia di confrontarsi, imparare e raggiungere gli obiettivi prefissati. L’attività si è conclusa il 13 dicembre con la tradizionale, e sempre emozionante, cerimonia di consegna dei diplomi, svoltasi sul ponte di volo dell’Unità alla presenza delle massime autorità militari libanesi che hanno ringraziato l’equipaggio di nave Magnaghi e tutto il personale coinvolto nelle varie sessioni di addestramento per l’impegno profuso per tutta la durata dei corsi, riconoscendo sempre più l’importanza del proseguimento della collaborazione tra le due nazioni e le relative Forze armate. Al termine dell’attività, nave Magnaghi ha salutato il “Paese dei cedri” per il ritorno in Patria, consapevole di aver lasciato un pezzetto di cuore in Libano e portando dentro di sé il bagaglio di esperienze ed emozioni che questa terra ed il loro popolo hanno saputo offrire.
L’equipaggio di nave Magnaghi termina l’addestramento a favore dei marinai libanesi, nove corsi di formazione in tre settimane, addestrando 58 corsisti della Marina militare libanese
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High North: la nuova rotta polare della seta Studiare i cambiamenti climatici nell’Artico e gli impatti sul pianeta e sull’economia globale, sperimentando nuove tecnologie che possano far luce sui fenomeni legati al “climate change” di Maria Enrica Rubino questo l’obiettivo della campagna di ricerca in Artico High North che ha concluso nel 2019 il primo triennio di attività e che sta per ripartire con High North 2020-2022. Iniziativa che è stata resa possibile grazie al ruolo attivo svolto dalla Marina militare attraverso l’Istituto Idrografico della Marina quale National marine focal point for the Arctic research activities, con il coinvolgimento nelle tre
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campagne di Geofisica marina in Artico delle diverse Istituzioni ed Enti di ricerca nazionali ed internazionali, oltre ad Università e Società private operanti in settori quali l’Idrografia, la Geofisica, l’Oceanografia e la Geologia marina. Una “rotta polare della seta” l’ha definita il capo di Stato Maggiore della Marina Militare, l’ammiraglio di squadra, Giuseppe Cavo Dragone, intervenendo in apertura
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della conferenza stampa di presentazione del primo triennio di attività di ricerca pluriennale in Artico.“Attività che – ha ricordato il capo di Stato Maggiore - oggi impegna il nostro Paese dopo 90 anni dall’ultima missione nell’Oceano Artico con la Regia Nave Città di Milano, che dal 1929 al 1969 ha garantito attività di cartografia per le Isole e la Baia del Re”. Un’area che, come ha spiegato l’ammiraglio Cavo Dragone, potrebbe migliorare la connettività tra Europa, Asia e Americhe e potrebbe rivoluzionare anche tutti gli attuali equilibri economici e commerciali. Si stima, infatti, che ci sia più del 40% di risorse di petrolio e gas e più del 30% di rocce rare e, molto probabilmente, grossi giacimenti di uranio. Le aree al centro dell’attività di ricerca High North 2020 saranno quelle in prossimità dei ghiacci a nord delle isole Svalbard e prevedono l’impiego di tecnologia 3D-mapping, idrooceanografia, l’acustica nella caratterizzazione del seabed e del water column, l’ocean color e sperimentazione integrata di remote sensing e veicoli autonomi. Lo studio dell’ambiente, delle variazioni
climatiche e della dinamica delle masse d’acqua nel quadro del global warming sarà possibile con l’acquisizione di una serie temporale e spaziale sufficientemente lunga e significativa, ottenuta con il mantenimento dei mooring S1 e ID2 (ancoraggi verticali che monitorano la colonna d’acqua e i fondali marini dal 2014). Con il mantenimento di questi mooring, la Marina e l’Istituto Idrografico della Marina (IIM) forniscono il contributo italiano allo Svalbard Integrated Observing System (SIOS). In particolare, l’IIM conta di ricoprire un ruolo determinante nel programma High North 2020-22 con il progetto ARNACOSKY, per sviluppare sistemi di ultima generazione Nave Alliance, unità polivalente di ricerca (NATO Research Vessel - NRV) che svolge attività condotte dal Centro di Ricerca e Sperimentazione Marittima (Centre for Maritime Research and Experimentation – CMRE), dal 21 marzo 2016, dipende, per il tramite del Comando Squadriglia Unità Idrografiche ed Esperienze (COMSQUAIDRO) e il Comando delle Forze di Contromisure Mine (MARICODRAG), dal Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV).
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“ per la sicurezza della navigazione e la sostenibilità ambientale. Per il monitoraggio ambientale, verranno impiegate più piattaforme. Tra queste, la principale è il vettore radar satellitare nazionale COSMO-SkyMed: il sistema osservativo costituito da una costellazione di quattro satelliti con sensori radar in grado di operare in qualunque condizione meteorologica e, quindi, di visibilità. Per l’acquisizione di dati in mare saranno impiegati droni con ortofotocamera e camera infrarosso, strumenti come la sonda multiparametrica CTD. In alto il capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone durante l’ intervento in apertura della conferenza stampa di presentazione del primo triennio di attività di ricerca pluriennale in Artico. Nelle altre foto immagini delle attività condotte in mare e della conferenza.
Il settore marino e lo sviluppo sostenibile in mare sono fattori imprescindibili su cui puntare per le prospettive future correlate alla blu economy
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I risultati della Campagna di Geofisica Marina High North 2017-2019 Nel 2017, la Marina ha avviato il Programma di ricerca pluriennale High North inviando la nave Alliance in Artico. Obiettivo della missione era condurre studi sulle dinamiche della copertura glaciale artica e le rotte di navigazione intorno alle Svalbard. I dettagli del Programma sono stati esposti dal Direttore dell’Istituto Idrografico della Marina, il contrammiraglio Luigi Sinapi, intervenuto in conferenza stampa. Le tre campagne di Geofisica Marina in Artico: High North 20172019, coordinate dall’Istituto Idrografico della Marina (IIM) sono state incentrate sulla conoscenza dell’ambiente marino studiando le dinamiche delle masse d’acqua, la mappatura dei fondali e la caratterizzazione di settori artici poco conosciuti o inesplorati grazie alla disponibilità e sperimentazione di nuove tecnologie e ai cambiamenti ambientali in atto. Nell’ambito della campagna High North 18 le ricerche si sono sviluppate fino al ciglio della banchisa artica a nord delle isole Svalbard, raggiungendo la latitudine 82 N. L’attività della campagna High North 2019 è stata caratterizzata dall’esplorazione per la mappatura dei fondali e del campionamento di dati ambientali in 70 stazioni totali di cui 22 per osservazioni integrate dell’ambiente marino, 20 per misure bio-ottiche, 4.227 km² di mappatura acustica, 11 per inquinamento marino, 4 per macro e micro-nano plastiche, 7 fisiche e bio-geochimiche della colonna d’acqua, lungo un percorso di 800 miglia nautiche sviluppate al largo delle isole Svalbard. Una particolare attenzione è stata rivolta al mantenimento di due siti osservativi, S1 e ID2, ancoraggi verticali (mooring) che monitorano la colonna d’acqua e i fondali marini dal 2014, grazie a CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e OGS (Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale) e, dal 2017 anche dall’IIM. Questi due mooring sono dotati di strumenti oceanografici come correntometri, misuratori di temperatura e salinità (CTD), trappole per sedimenti per la misura di dati ambientali. “189 stazioni di misura effettuate, 21 siti di campionamento di sedimenti, 234 campioni per la caratterizzazione della massa d’acqua, osservazioni del ghiaccio, del mare, della plastica, 12 missioni con mezzi autonomi aerei e 10 subacquei e 6427 km quadrati di fondali esplorati” sono i numeri delle tre campagne High North raccontati dalla professoressa Roberta Ivaldi, docente di Geologia Marina, ricercatrice in Antartide e in Artico con High North.“La Marina ha garantito il mantenimento dei sistemi osservativi presenti nel settore occidentale delle Isole Svalbard fornendo un contributo a tutta la comunità internazionale, con continuità” ha spiegato la professoressa. “Infatti – ha proseguito – nel settore occidentale delle Isole ci sono due ancoraggi posizionati a circa mille metri di profondità che raccolgono dati dal 2014 e necessitano annualmente di un ciclo di manutenzione. Questo è uno dei punti cardine del programma High North con monitoring e observation”. Si è detto “orgoglioso” il Comandante della nave Alliance, Andrea Crucitti, intervenuto durante la conferenza “per aver avuto l’opportunità di condurre dal punto di vista operativo l’attività nave in ambito di High North 19 sino ad oltre 79 gradi di latitudine Nord in prossimità delle Isole Svalbard. I dodici giorni di effettivo deployment in area hanno rappresentato un banco di prova non banale, dato dalle condizioni meteorologiche tipiche della stagione tardo autunnale ad alte latitudini, che l’unità ha incontrato e brillantemente sostenuto in tutte le attività svolte. Ma con l’attenta pianificazione e la condivisione costante delle informazioni operative e tecniche con il team scientifico di bordo coordinato dalla professoressa Ivaldi sia con il confronto con lo staff del Comando in capo della squadra navale è stato possibile porre a frutto ogni istante di una campagna così complessa e affrontare con serenità e in piena sicurezza operazioni oceanografiche di particolare difficoltà”.
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l’ultima fregata del programma Fremm di Luciano Regina
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Varata a Riva Trigoso l’unità del progetto italo-francese condotto in seno all’Occar (Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti)
hiuso il cerchio attorno alle Fremm, le fregate europee multi missione frutto del progetto di collaborazione italo-francese, condotto in seno all’Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti (Occar). Il 25 gennaio, nello stabilimento di Riva Trigoso, a Genova, è stato il giorno
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dell’ultima unità del programma, la Emilio Bianchi: 144 metri di lunghezza e 19,7 metri di larghezza con un dislocamento a pieno carico di 6700 tonnellate circa. A fare gli onori di casa il presidente di Fincantieri Giampiero Massolo che ha accolto il capo di Stato Maggiore della Marina militare Giuseppe Cavo Dragone e il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. La madrina del varo, avvenuto alla presenza del ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è stata Maria Elisabetta Bianchi, la figlia di Emilio Bianchi, capo palombaro di terza classe e medaglia d’oro al Valor Militare per i meriti conseguiti durante la Seconda guerra mondiale. «Oggi con il varo della nave Emilio Bianchi - ha spiegato Massolo - consegniamo al paese uno strumento innovativo, simbolo di sviluppo tecnologico, altissima competenza e versatilità operativa. Uno strumento che affidiamo alla Marina militare, alle sue donne e ai suoi uomini che sentitamente ringrazio perché, se oggi le nostre unità navali sono presenti nei contesti marittimi più diversificati e in una vasta gamma di missioni, non è soltanto merito della tecnologia: lo dobbiamo soprattutto alla loro competenza, alle Riva Trigoso, 25 gennaio 2020, nave Emilio Bianchi pronta per il varo.
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“ Frutto di una cooperazione internazionale con la Francia, l'unità, sesta nella versione "general purpose", è la decima fregata FREMM che rappresentano la "spina dorsale" della componente navale di superficie della Marina
” loro capacità, al loro spirito di sacrificio». Dopo il varo, la Emilio Bianchi proseguirà le attività di allestimento presso lo stabilimento di Muggiano, a La Spezia, e sarà consegnata nel 2021. Come le altre Fremm, l’Unità sarà caratterizzata da un’elevata flessibilità d'impiego, avrà la capacità di operare in tutte le situazioni tattiche e potrà raggiungere una velocità superiore ai 27 nodi con una capacità massima di personale trasportato pari a 200 persone. Il programma Fremm, come noto, nasce dall’esigenza di rinnovare la linea delle unità della Marina militare della classe Lupo (già radiate) e Maestrale (alcune già in disarmo e le rimanenti prossime al raggiungimento del limite di vita operativo), costruite da Fincantieri negli anni ’70. Il progetto italo-francese prevedeva in origine 17 unità per Parigi e 10 per Roma: i piani francesi, però, sono cambiati nel tempo e le navi sono scese a 8 di cui sei già consegnate e due da consegnare nel 2021 e 2022. Fincantieri ne ha completate 10 su 10: la Spartago Schergat (varata nel gennaio 2019) e la Emilio Bianchi saranno consegnate nel 2020 e nel 2021.
In alto a destra il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e il CSMM ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone durante la cerimonia del varo; In alto a sinistra, il momento del varo, con Maria Elisabetta Bianchi, la figlia di Emilio Bianchi, e il comandante dell’Unità. N OT I Z I A R I O
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Emilio Bianchi, medaglia d’Oro al Valore Militare milio Bianchi, palombaro della Marina Italiana, prestò servizio come operatore nella Xª Flottiglia MAS della Regia Marina durante la II^ guerra mondiale con il grado di C° 3cl palombaro. Arruolatosi come volontario nella Regia Marina nel 1932 entrò a fare parte del corpo dei palombari dopo aver frequentato il corso di specializzazione presso la scuola CREM di Varignano. Fu tra i protagonisti dell’impresa di Alessandria d’Egitto. Insieme al tenente di vascello Luigi Durand de la Penne, condusse il siluro a lenta corsa sotto la corazzata inglese HMS Valiant. Il 31 agosto 1944, per questa azione eroica, gli venne conferita per l'azione nel porto di Alessandria d'Egitto la medaglia d'oro Nella seconda parte di questo numero, un articolo interamente dedicato alla sua figura.
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Nella storica base del Varignano a La Spezia, sede del raggruppamento subacquei ed incursori “Teseo Tesei”, sono stati consegnati 11 baschi verdi che contraddistinguono gli appartenenti al G.O.S.
Giù il berretto di Pasquale Prinzivalli
anno raggiunto un ambito traguardo, ma per gli undici nuovi incursori, si tratta solo del primo passo di una vita fatta di sacrifici e missioni operative. Difficoltà compensate da un senso di appartenenza che, ha ricordato il capo di Stato Maggiore della Marina, ammi-
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raglio Giuseppe Cavo Dragone, entra in maniera prepotente nei cuori di chi fa parte di questa famiglia. Non a caso infatti, prima della cerimonia della consegna dei baschi verdi, che sostituisce il berretto da allievo, i nuovi incursori accompagnati dal 20° corso del 1969, hanno deposto una corona a
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Varignano (Sp), 24 gennaio 2020. Sopra: il capo di Stato Maggiore della Marina durante la consegna dell’attestato. Accanto: la lettura del Decalogo scritto dagli uomini dei Mezzi d’Assalto della Marina. Nella pagina a sinistra: uno dei momenti più significativi della cerimonia, la consegna del basco all’incursore.
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memoria di tutti i caduti del Raggruppamento Subacquei ed Incursori Teseo Tesei, (Comsubin). Il Raggruppamento, ha ricordato l’ammiraglio Cavo Dragone, è un luogo dove “si respira un’aria pregna di tradizioni e di magia, un mondo che non mi apparteneva ma che ho apprezzato in maniera veramente indescrivibile purtroppo nei soli tre anni di convivenza con tutti i ragazzi” - ha proseguito poi rivolgendosi agli undici giovani incursori - “un mondo nel quale entrate a pieno titolo dopo un percorso assolutamente faticoso e impegnativo ma che vi ha dato un traguardo che è riservato a pochissimi e che tantissimi vorrebbero conseguire, che vi fa entrare in un gruppo ristretto che vi assicuro, in tutto il mondo viene guardato con invidia e grandissima ammirazione”. L’ammiraglio Massimiliano Rossi, comandante del Raggruppamento Teseo Tesei, nel suo discorso si è voluto complimentare con gli allievi del 70°
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corso che coronano le loro aspirazioni conquistando il meritato basco verde, per voi oggi inizia un percorso di vita a Comsubin, una specialità della Marina militare che ha una tradizione importantissima di eroi che hanno tracciato un solco nel quale, fin dalla costituzione della specialità nel 1952, tutti gli operatori incursori si sono riconosciuti e hanno scritto con i fatti e i loro sacrifici, memorabili pagine di storia, cosi come hanno saputo fare i nostri antenati della X Flottiglia MAS della Regia Marina decorati al valore durante la seconda guerra mondiale”. La cerimonia, che si è svolta lo scorso 24 gennaio, è stata arricchita dalla presenza degli operatori del G.O.I. (Gruppo Operativo Incursori) feriti in Iraq lo scorso 10 novembre. L’ammiraglio Rossi ha sottolineato la loro partecipazione salutandoli come “uomini valorosi che hanno voluto essere presenti per testimoniare quei valori di fratellanza, cameratismo e onore che accomunano tutti noi incursori della Marina militare”. Dopo aver superato una prima duris-
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sima fase che ha fatto una selezione dagli iniziali quaranta aspiranti a entrare nel G.O.I., il percorso degli undici neo brevettati continuerà con una preparazione professionale attraverso la conoscenza delle procedure operative, delle tecniche e delle apparecchiature iperspecialistiche in dotazione al Reparto. Il periodo formativo terminerà con l’acquisizione, presso il Centro Addestramento Paracadutisti, del brevetto sia con la fune di vincolo che con la tecnica di caduta libera. Solo dopo aver superato tutte queste fasi, inizierà per questi undici uomini, la vita vera del Gruppo Operativo Incursori.
Varignano (La Spezia), 24 gennaio 2020. L’ammiraglio Massimiliano Rossi, Comandante del Comsubin, con il team addestamento e gli 11 neo brevettati.
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Il Raggruppamento Subacquei ed Incursori della Marina militare di Giampolo Trucco
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Il Comando Subacquei ed Incursori (Comsubin)
Le Forze Speciali della Marina e l’interforze
’istituzione di Comsubin si deve all’Ammiraglio Gino Birindelli, Medaglia d’Oro al Valor Militare, che nel 1961 portò a compimento una lunga evoluzione che, attraverso le esperienze e le capacità operative acquisite nel tempo, aveva portato a realizzare un’organizzazione quasi perfetta, un unicum nel comparto della Difesa dell’epoca. Nella storica fortezza del Varignano le cui origini risalgono al 1724 quando la Repubblica Marinara di Genova realizzò un lazzaretto sul promontorio del Varignano. Sita nel comune di Porto Venere (La Spezia), in una superficie di 124.000 m2, venne così a concludersi una metamorfosi iniziata a Genova oltre 169 anni prima, che diede vita al Raggruppamento Subacquei ed Incursori intitolato alla Medaglia d’Oro al Valor Militare “Teseo Tesei”. Posto all’interno di infrastrutture realizzate 3 secoli fa, Comsubin oggi conta 3 fabbricati principali e 52 secondari oltre due aree addestrative poste, rispettivamente, nel forte del monte Muzzerone e nel forte di punta Castagna. Incentrato su due Gruppi Operativi, quello Incursori e quello Subacquei, il Comando è caratterizzato da una particolare struttura organizzativa che prevede al proprio interno tutti i principali elementi necessari ad assolvere le missioni assegnate dalla Forza armata e della Difesa. La formazione di base e specialistica, la ricerca e lo sviluppo delle nuove dotazioni, le Unità navali d’appoggio alle operazioni ed all’addestramento, un Quartier Generale di supporto a tutte le esigenze logistiche, nonché un dedicato servizio amministrativo fanno della struttura organizzativa di Comsubin un fiore all’occhiello della Marina, molto spesso invidiata dalle componenti analoghe delle altre Forze armate. Il Raggruppamento è retto da un ufficiale ammiraglio che dipende direttamente dal capo di Stato Maggiore della Marina per assolvere, essenzialmente, ai seguenti due compiti istituzionali: uno offensivo, svolto dal Gruppo Operativo Incursori e l’altro, assicurato dal Gruppo Operativo Subacquei, finalizzato ad interventi subacquei di qualsiasi natura anche in alto fondale.
Costituito nel 1952, il Gruppo Arditi Incursori, ribattezzato Gruppo Operativo Incursori (GOI) nel 1957, affonda le proprie radici nelle imprese eroiche compiute dagli uomini dei Mezzi di Assalto della Regia Marina durante le due guerre mondiali. Gesta che hanno ottenuto il plauso e il riconoscimento anche da parte dei nostri avversari, tanto che Winston Churchill, dopo la notte di Alessandria d’Egitto del dicembre 1941, ebbe a scrivere:“[..]sei Italiani equipaggiati con materiali di costo irrisorio hanno fatto vacillare l'equilibrio militare in Mediterraneo a vantaggio dell'Asse”. Il GOI è l’unico reparto di Forze Speciali (FS) della Marina militare il cui ambito d’impiego sono le operazioni militari non convenzionali ad effetto strategico: il contrasto di attività di matrice insurrezionale e terroristica, la liberazione di ostaggi, le incursioni contro obiettivi nemici, le ricognizioni speciali e l’addestramento delle forze di sicurezza di Paesi a deficit di stabilità. Si tratta di operazioni affidate a reparti di élite, elementi strategici e fondamentali per la sicurezza del Paese e quella internazionale, in possesso di elevatissime qualifiche tecniche e operative, addestrati a operare nei tre domini di riferimento (terrestre, marittimo e aereo) in ambiente ostile e a grande distanza dalle unità amiche. Dal 1 dicembre 2004, data d’istituzione del Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali (COFS), il GOI è entrato a far parte del Comparto
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delle Forze Speciali della Difesa avviando un percorso d’integrazione con le FS delle altre Forze armate (9° Reggimento Col. Moschin, 185° Rgt RAO, 4° Rgt “Ranger” dell’Esercito, il 17° Stormo Incursori dell'Aeronautica e il GIS Gruppo Intervento Speciale dei Carabinieri) ponendo l'Italia in linea con l'orientamento degli altri principali Paesi dell'Alleanza Atlantica. Da quel momento la condotta delle Operazioni Speciali è gestita dal COFS, mentre il mantenimento e aggiornamento delle dotazioni e l’addestramento delle singole FS è assicurato dalle rispettive Forze armate in qualità di Force Provider. Impressionante è la lista delle operazioni che gli Incursori sono stati chiamati a condurre dal COFS negli ultimi anni, anche se il maggior impegno operativo è rappresentato dalle missioni oltremare che hanno visto e vedono coinvolte le Forze armate italiane, come l’Afghanistan e l’Iraq. Di massima, i compiti assegnati dalla Difesa agli Incursori del GOI sono generalmente di pertinenza del livello strategico e comprendono le tre clas-
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siche tipologie di Operazioni Speciali previste dalla dottrina della NATO: - le Azioni Dirette (DA): operazioni offensive, provenienti dal mare o condotte sul mare, per l’attacco, l’assalto, la neutralizzazione, la cattura, il recupero, il danneggiamento di obiettivi di alto valore strategico; - le Ricognizioni Speciali (SR): le missioni effettuate per acquisire specifiche informazioni di livello strategico o operativo dove altri assetti non possono operare; - il Military Assistance (MA): una vasta gamma di attività e misure per supportare ed influenzare forze militari amiche attraverso il loro addestramento, fino ad arrivare a cooperare con loro durante le proprie attività d’istituto. Nell’ambito del controterrorismo, le Forze Speciali e quindi anche gli Incursori del GOI, possono essere impiegate dal COFS anche: - negli interventi su obiettivi navali, piattaforme e/o strutture fondate in acqua, per la liberazione di ostaggi o per riacquisirne il controllo; - sul territorio nazionale in favore del Ministero degli Interni per supportare, qualora necessario, i NOCS1 Nucleo Operativo Centrale di Sicurezza della Polizia di Stato e i GIS durante eventuali
operazioni di contrasto ad eventi terroristici o nell’ambito di attività di sicurezza pianificate per lo svolgimento di grandi eventi. Ovviamente per poter assolvere a questa vasta tipologia di missioni, il GOI pone particolare attenzione alla costante ricerca dei migliori equipaggiamenti e sistemi al fine di consentire ai propri uomini di operare nelle migliori condizioni possibili. Il parco equipaggiamenti, armi e mezzi in dotazione consiste in tutto ciò che è necessario alla condotta di operazioni speciali nelle tre dimensioni: mare, terra e cielo, con ovvia specializzazione nelle operazioni sul mare e dal mare. Molta attenzione è posta alla ricerca tecnologica e allo sviluppo di sistemi d’arma esclusivi, necessari a soddisfare precipue necessità operative del Reparto; alcuni di questi costituiscono peraltro un segreto gelosamente custodito, quali i mezzi speciali subacquei, attualissima evoluzione tecnologica dei famosi siluri a lenta corsa della II^ Guerra mondiale.
1 Nucleo Operativo Centrale di Sicurezza della Polizia di Stato.
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Il futuro delle operazioni subacquee Il Gruppo Operativo Subacquei (GOS) rappresenta l’eccellenza italiana nell’ambito delle immersioni militari effettuate attraverso qualsiasi modalità d’intervento. Operatori subacquei, apparecchiature presso-resistenti, sistemi robotici filoguidati e autonomi sono gli assetti attraverso i quali la Marina militare può condurre un’operazione subacquea. Oggi il GOS è in grado di raggiugere la quota operativa di 300 metri per l’immersione umana e 1.500 metri per quella effettuata con i veicoli filoguidati, competenze che consentono lo svolgimento delle seguenti missioni: - il soccorso ai sommergibili sinistrati posati sul fondo ed impossibilitati a riemergere, fornendo supporto di superficie immediato, mantenendo le condizioni vitali interne al battello e recuperando l’equipaggio con particolari apparecchiature; - l’Inutilizzazione 2 degli ordigni esplosivi rinvenuti in contesti marittimi e subacquei, ricercando, localizzando e intervenendo su manufatti esplosivi di qualsiasi natura che minaccino il libero movimento o possano costituire pericolo per cose e persone, Unità navali, opere fondate in acqua, infrastrutture militari:
- lo svolgimento di Lavori Subacquei di qualsiasi genere a favore della Difesa e dei diversi Dicasteri dello Stato, quali ad esempio: le ispezioni ed investigazioni subacquee, recuperi subacquei di oggetti d’interesse dal fondale, riparazioni su opere subacquee, concorso in operazioni a favore della collettività in caso di pubbliche calamità. In una più estesa interpretazione del concetto di salvaguardia della vita umana, le strutture ed il personale del GOS possono essere impiegate in operazioni SAR (Search And Rescue) a favore della Protezione Civile in occasione di eventi emergenziali, come per esempio il naufragio del Costa Concordia. Pensare di mantenere queste capacità operative senza pianificarne adeguatamente un loro potenziamento e sviluppo nel tempo rappresenterebbe un grave errore. Proprio per questo è in corso da alcuni anni un approfondito dibattito, interno della Forza armata, teso ad individuare quali dovranno essere le tematiche verso le quali orientare la ricerca e le tecnologie sulle quali investire, al fine di preservare e valorizzare gli attuali assetti subacquei di Comsubin. In un epoca in cui l’Europa propone una Politica marittima integrata
e l’Onu dichiara il 2021-2030 il decennio delle scienze oceaniche per lo sviluppo sostenibile, occorre predisporre le basi affinché la Marina Militare sia pronta a sostenere questa nuova sfida. E’ di questi giorni, infatti, la notizia che entro pochi anni sarà disponibile una nuova e performante Unità Navale, che sostituirà nave Anteo, per il supporto alle operazioni subacquee in alto fondale che sarà dotata di un moderno impianto per le immersioni in saturazione e di assetti per la ricerca, recupero e soccorso subacqueo di ultima generazione. Inoltre è stata valutata positivamente dal ministero della Difesa la realizzazione di un centro iperbarico, che permetterà di approfondire le tematiche della fisiologia umana validando così innovativi profili decompressivi, nonché aprirsi alla eventuale formazione del personale subacqueo del settore off shore e sperimentare nuove procedure o materiali ad uso subacqueo sia del comparto militare che di quello civile. Già da alcuni anni il GOS ha rivolto la propria attenzione verso sistemi robotici subacquei, quali i ROV (Remotely Operated Vehicle) e gli AUV (Autonomous Underwater Vehicle), con i quali ha già condotto
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numerose missioni con estrema efficacia. Nel prossimo futuro si assisterà certamente ad una sempre maggiore integrazione tra gli operatori e tali sistemi, consentendo così di sfruttare la realtà virtuale, offerta dallo sviluppo tecnologico, quale metodologia di pilotaggio e raggiungendo capacità d’intervento subacqueo fino ad ora impensabili.
Centro di eccellenza, la sfida della formazione inziale A Comsubin è custodita un’esperienza formativa unica nel suo genere: nell’ambito della subacquea la prima scuola palombari nasce a Genova nel 1849, risale invece al 1897 la prima normativa medica necessaria alla certificazione dell'idoneità fisica all'immersione e, durante i due conflitti mondiali, con i Mezzi di Assalto della Regia Marina sono nate le prime Forze Speciali “marittime” al mondo. Queste primogeniture, così lontane nel tempo, hanno permesso un corposo sviluppo delle competenze subacquee, incursionistiche e della medicina su-
bacquea ed iperbarica, oggi insegnate allo stato dell’arte presso il Gruppo Scuole del Raggruppamento. Per tale ragione, con il Decreto del Ministero della Difesa del 25 giugno 1984 Comsubin è stato individuato quale unico Ente dove possano essere formati ed abilitati gli operatori subacquei di tutte le Forze Armate e dei Corpi Armati dello Stato. Tale peculiarità è confermata, inoltre, dalle numerose collaborazioni internazionali tese a formare personale subacqueo militare richieste da diverse Marine che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Un elemento critico è invece rappresentato dalla differenza tra il rateo degli arruolamenti nei Gruppi Operativi e quello dei pensionamenti. Benché queste professionalità siano riconosciute e molto apprezzate dall’opinione pubblica, con l’abrogazione della leva obbligatoria prima e, successivamente, con la rimodulazione del modello della Difesa, che ha visto contrarre la dimensione numerica della Marina, ha iniziato ad innalzarsi pericolosamente la media dell’età degli operatori di Comsubin. Tale fenomeno è iniziato un decennio fa quando il bacino di reclutamento, tratto dal personale in servizio permanente e da quello VFP 4 (Volontari in Ferma Prefissata di 4 anni), non permetteva di alimentare adeguatamente GOI e GOS. Per mitigare tale aspetto, nell’ultimo triennio è stata introdotta un’ulteriore
modalità d’avvio ai corsi ordinari da incursore e da palombaro, consentendo un accesso diretto al personale VFP 1 che nell’ambito dell’iter concorsuale fosse stato giudicato idoneo agli accertamenti psicofisici. Tuttavia questo strumento, che dovrà essere affinato, non ha ancora dato i frutti sperati. Oltre ad avviare i corsi con un numero di idonei inferiori a quello dei posti messi a concorso, rispettivamente il 90% per gli incursori ed il 60% per i palombari, è evidente sia un sensibile abbattimento di coloro che si sono effettivamente presentati al Centro di Selezione della Marina Militare di Ancona rispetto alle domande online effettuate (- 69% ÷ - 67%), sia una forte riduzione percentuale di quelli ritenuti idonei agli accertamenti (- 85% ÷ - 81%). Infine, è bene ricordare che coloro che inizieranno la formazione a Comsubin nelle rispettive specialità saranno sottoposti all’ulteriore selezione naturale insita nei corsi stessi, che in genere si attesta tra il 60% e il 70%. Necessariamente, oltre a questa modalità di reclutamento, che interessa tra l’altro solo il personale
2 Inutilizzazione: termine che indica tutte le attività necessarie a rendere permanentemente inoffensivo un ordigno esplosivo. In relazione alla situazione operativa si procede alla distruzione, neutralizzazione o disattivazione.
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di truppa, sarà indispensabile intervenire per rendere più appetibile divenire un incursore od un palombaro della Marina, attuando provvedimenti incentivanti che consentano di incrementare il numero di operatori annui brevettati. Da non tralasciare, inoltre, la necessità di riconoscere ed approvare il “trascinamento” delle attuali indennità, che sono attribuite alle specialità peculiari di Palombari ed Incursori.Tale iniziativa, fortemente “caldeggiata” da Comsubin e dal comparto, è già in corso a livello politico attraverso un Disegno di Legge dedicato, attualmente presentato in Senato e per il quale se ne auspica, al più presto, l’approvazione.
Centro di eccellenza nella medicina subacquea ed iperbarica Le prime indicazioni fornite dalla Marina italiana relative ad una valutazione sanitaria necessaria per l’attività da Palombaro, furono quelle indicate nella circolare 1701 del 13 febbraio 1875.
Da quell’epoca la Medicina italiana ha fatto passi da gigante anche grazie all’invenzione della Camera di Decompressione, per merito del palombaro Alberto Gianni nel 1916, e all’introduzione dell’elio quale diluente respiratorio per le immersioni a quote profonde, studiato dal dott. Mario Moschini Brevetto n°329501 depositato presso il Ministero delle Corporazioni nel 1933. Questa branca della scienza medica, nata e sviluppatasi nell’alveo delle capacità sperimentali di Comsubin, prende oggi il nome di Medicina Subacquea ed Iperbarica e rappresenta per la Marina Militare uno dei settori d’esclusività nell’ambito della Sanità del Paese. Quest’eccellenza vedrà il suo apice nei prossimi anni, quando verrà realizzato un nuovo Simulatore Abissale attraverso il quale la Marina militare si candiderà quale fulcro della ricerca e dello sviluppo di tutto ciò che concerne l’attività subacquea nel suo complesso. Università,
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scuole professionali, enti di ricerca nazionali e aziende di settore entreranno a far parte con Comsubin, di una rete d’interscambio di competenze professionali, che fungeranno da volano scientifico-economico utile a far ripartire la ricerca e l’economia del territorio
Il segreto di Comsubin: competenze trasversali, innovazione tecnologia e investimenti Oggi per qualsiasi organizzazione è impensabile garantire alti standard qualitativi senza che il personale abbia competenze di elevato livello. Per “competenze” si intende un sistema di capacità, conoscenze, esperienze e motivazioni finalizzate al raggiungimento di un particolare obbiettivo. Gli uomini di Comsubin sono caratterizzati dal possedere competenze trasversali, un vasto insieme di abilità che consentono di affrontare le situazioni
più diverse. In altre parole, il personale del GOI e del GOS è formato e addestrato per conseguire capacità operative ad ampio spettro, che gli consentono di adattarsi ad ogni eventualità, grazie all’esperienza acquisita nel tempo, perseguendo sempre il fine ultimo di adempiere alla missione assegnata grazie ad una forte spinta motivazionale. Ma un operatore di tali caratteristiche senza un adeguato supporto di apparecchiature, mezzi ed armamenti ad alto contenuto tecnologico non può nulla. Sia per quanto riguarda gli incursori che per i palombari sono in corso importanti programmi di rinnovamento rivolti al futuro seguiti direttamente dall’Ufficio Studi di Comsubin. Le diverse sezioni di questo ufficio conducono ricerca nel campo della fisiologia subacquea, individuano e conducono sperimentazioni sui materiali più innovativi e seguono lo sviluppo dei nuovi sistemi d’arma ed apparecchiature che verranno introdotte in linea operativa nel prossimo futuro. Il raggiungimento dell’obbiettivo dell’innovazione tecnologica è perseguibile, tuttavia, soltanto con adeguati investi-
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menti che consentono di assicurare il mantenimento dello stato dell’arte degli assetti esprimibili dai Gruppi Operativi. Sarà pertanto fondamentale avviare lo sviluppo: - di innovativi sistemi di propulsione, che permettano di migliorare i profili di missione dei sistemi subacquei, incrementando i carichi utili trasportabili (payload), - degli apparati di comunicazione che permettano la perfetta integrazione degli assetti di Comsubin con i sistemi di comando, controllo, telecomunicazioni ed informatica (C4) della Difesa, - di nuovi e più performanti AUV (Autonomous Underwater Vehicle) e ROV (Remotely Operated Vehicle),
- di moderni sistemi di navigazione subacquea, - di dispositivi per l’acquisizione dei parametri medici della performance subacquea degli operatori di Comsubin, allo scopo di ottimizzarne l’addestramento e la conseguente resa operativa.
Rilevanza sul territorio e nel sociale Il Raggruppamento Subacquei e Incursori è sempre stato per il territorio un sicuro punto di riferimento, sia per quanto riguarda la sicurezza nazionale, sia per il coinvolgimento fattivo con le realtà locali. Questa predisposizione a
calarsi nel sociale nasce dalla caratteristica intrinseca ai compiti istituzionali assegnati al Comando: il salvataggio, la liberazione, la salvaguardia della pubblica incolumità e il soccorso, sono alcuni dei termini usati nell’ambito delle attività quotidiane svolte dagli operatori di Comsubin. Sposando questa filosofia di vita non si può fare a meno che rendersi disponibili nei confronti della collettività intervenendo quando occorre, con la massima celerità e disponendosi verso gli altri aprendosi nei confronti della società. Con questo criterio sono nate molte importanti attività, come ad esempio la manifestazione “Insieme in immersione a Porto Venere”, giunta alla sua 12ª edizione, durante la quale i su-
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bacquei del Varignano, si immergono con i subacquei disabili provenienti da tutta l’Italia. Questa propensione degli uomini di Comsubin, a operare in favore degli altri, è riconosciuta oggi più che mai. Ogni intervento di bonifica, ogni operazione subacquea condotta negli ultimi anni, è stata svolta soltanto con questo criterio. Non ultimo il recente intervento su di una bomba d’aereo rinvenuta sul lungomare di Fano, durante il quale gli operatori del GOS hanno condotto un’operazione molto delicata. Il frutto meraviglioso di quell’operazione non è stato il successo dell’intervento o l’applicazione perfetta di quanto appreso in addestramento, ma sono state le parole del primo cittadino della città,
dottor Massimo Seri, che rappresentando i sentimenti di tutti ha dichiarato: “la mia città non si scorderà mai di questo esempio di impagabile impegno e spirito di sacrificio”.
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L’Operazione “White Crane” prese il via il 19 gennaio con la partenza di nave Cavour alla volta di Haiti, dove prestò soccorso fino al 14 aprile. Due mesi intensi di lavoro e solidarietà.
Haiti dieci anni dopo di Emanuele Scigliuzzo
Nave Cavour in soccorso alla popolazione di Haiti. Nelle pagine a seguire alcune delle immagini, pubblicate nell’allegato al Notiziario della Marina, del mese di Aprile Maggio 2013 dal titolo “Operazione White Crane”.
ono trascorsi dieci anni da quel tragico 12 gennaio 2010, quando un terribile terremoto devastò l’isola di Haiti. L’Italia fu tra i paesi che parteciparono al soccorso con una risposta immediata attraverso la mobilitazione di nave
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Cavour che in quattro giorni riceveva l’ordine di approntamento e il 19 gennaio, salpava alla volta di Haiti. Iniziava così l’Operazione “White Crane” che terminò il 14 aprile dello stesso anno. Un ricordo di questa Operazione, che ha
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segnato il battesimo del mare per la nuova portaerei della Marina, è stato tracciato in occasione del 20° anniversario della Fondazione Francesca Rava, con cui la Forza armata ha iniziato proprio in quell’occasione una collaborazione che non si è mai interrotta che ha portato questo binomio fuori dai confini nazionali fino in Africa. Presenti al Circolo ufficiali di Roma la presidente della Fondazione Rava, Maria Vittoria Rava, il contrammiraglio Gianluigi Reversi, ex comandante di nave Cavour, Martina Colombari, testimonial della fondazione che si è spesa in prima persona anche ad Haiti, Roseline Paul, cresciuta nella Casa NPH in Haiti, e il capitano di vascello Martino Baldari, ex comandante di Nave Etna. Quando nave Cavour arrivò a Port au Prince iniziarono giorni di lavoro intenso che hanno visto coinvolti quasi mille italiani tra personale civile e militare in una collaborazione interforze e interagenzie. Polizia, Vigili del Fuoco, Carabinieri e volontari, tutti insieme proiettati verso un unico obiettivo, rispondere alle esigenze di una popolazione già provata e portata allo stremo da un terremoto che con forza devastante rase al suolo la piccola isola. Affianco al personale italiano anche 27 medici e infermieri tra militari e civili brasiliani, imbarcati a Fortaleza durante una sosta tecnica. Riprendiamo il ricordo del comandante Michele Carosella, che dieci anni fa svolse il ruolo di portavoce dell’Operazione per la Marina, riportate nell’allegato al numero di aprile - maggio 2013: “Raccontare dell'operazione White Crane significa narrare del supporto umanitario prestato alla popolazione haitiana in due mesi di permanenza, del lavoro svolto dai nostri militari ma soprattutto del cuore e lo spirito con cui tutto questo è stato fatto. E' la storia di uno spirito di solidarietà italiano, caratteristica inconfondibile del nostro popolo, della partecipazione emotiva al dolore e al dramma di tanta povera gente mostrato dai nostri militari, omesso dalle cronache dei tanti reporter, presenti ad Haiti solo nei primi giorni dopo la tragedia. White Crane è anche l'esempio di come coniugare insieme intervento civile e militare, fondere insieme competenze e professionalità diverse e permettere che queste possano esprimere risultati concreti, efficienti, rapidi ed efficaci.” La portaerei Cavour ha dimostrato in quella situazione la sua efficienza in un ambito diverso da quello strettamente operativo di nave da guerra. Una missione
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umanitaria possibile proprio grazie alla versatilità con cui è stata progettata la nave che ha a bordo due sale operatorie, due ambulatori, una sala rianimazione, otto posti letto per terapia intensiva, una sala radiologica-TAC, una sala trattamento ustionati, un laboratorio di analisi ed un laboratorio odontoiatrico oltre la possibilità di imbarcare una camera iperbarica. Nave Cavour può ospitare fino a 1.210 uomini, equipaggio incluso, e dispone di un’ampia autonomia logistica, capacità di comunicazione, coordinamento, controllo e supporto, in modo continuativo, ad ampio spettro e diretto sull’area di crisi; le connessioni satellitari possibili dall’Unità permettono di sfruttare al meglio i sistemi di sorveglianza, di telecomunicazione e telemedicina in ogni parte del mondo. Ad Haiti non occorreva ricostruire solo le macerie fisiche provocate dal terremoto, ma è stato necessario lavorare anche e soprattutto dal punto di vista psicologico sui bambini, già abituati a una realtà difficile che li obbligava a crescere in fretta. Dopo la scossa di terremoto la situazione dei più piccoli, già vittime della povertà che caratterizza Haiti, si è aggravata con la perdita di riferimenti come la casa, la scuola e la famiglia. Dall’allegato al numero di aprile - maggio 2013 del Notiziario della Marina, riproponiamo il ricordo di Chiara Borgini, psicologa della Marina all’epoca imbarcata su nave Cavour: “[...]Il lavoro prevedeva anche dei momenti di disegno. Il primo passo è stato quello di fare un disegno di un luogo che li facesse sentire al sicuro. La maggior parte ha disegnato la propria casa, qualcuno un elicottero, un mezzo che ha svolto un fondamentale lavoro nei soccorsi. Il secondo disegno doveva rappresentare ciò che aveva fatto paura durante il terremoto. Qui c'è stata una totale omogeneità nel disegnare corpi di persone in mezzo alla strada, sepolti nelle case, volti e corpi sanguinanti, amputati. [...]. Il terzo disegno, alla fine, era a tema libero. La quasi totalità dei bambini ha disegnato le navi, ognuno con la bandiera che ricordava[...]. Tanta è stata la mia emozione nel veder nascere dalle manine di molti di loro il nostro tricolore”. Una tragedia umana indimenticabile colpì Haiti dieci anni fa, oggi diventato ricordo indelebile in quanti soccorsero una popolazione fortemente provata, grazie alla solidarietà di un Paese, l’Italia, sempre pronto a rispondere presente in situazioni come questa.
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Nave Lupo, la fregata dei due mondi Dopo quarant’anni il vecchio equipaggio si riunisce a Lima in ricordo della missione attorno al globo di Osvaldo Marchese
’occasione è più unica che rara, di quelle che non tutti gli ex equipaggi possono vantare al termine del loro servizio in Marina militare: tornare a solcare le acque del Callao, in Perù, a bordo della stessa nave con la quale intrapresero la circumnavigazione del globo nel 1979. E' il sogno realizzato da alcuni membri dell’equipaggio di nave Lupo, meglio nota con il nome di BAP Palacios (FM-
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56), attualmente al servizio della Marina de Guerra del Perù (MGP). Il gruppo si è riunito il 19 dicembre a Lima per celebrare l’anniversario di quella straordinaria avventura a quaranta anni esatti dal passaggio dell’unità italiana nel porto del Callao di Lima. L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla passione e alla volontà di un gruppo di ufficiali e marinai ora a riposo, Luigi Mario Di Cesare, Giuliano Chiavellin, Pietro Antonio Cimino e Walter Emiliani, fondatori del Comitato Promotore, tutti ex-componenti dell’equipaggio di una delle fregate più importanti nella storia recente della Marina Militare Italiana. A cavallo dell’estate 1979, fino a
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febbraio dell’anno successivo, l’unità effettuò una crociera intorno al mondo toccando i principali porti internazionali tra cui Lima, in Perù.“Durante la missione - ha spiegato il Comitato Promotore Nave Lupo recò il prestigio, le capacità e le tradizioni della Marina militare italiana per mezzo del suo equipaggio e fornì all’industria nazionale una straordinaria opportunità di crescita ed avanzamento nei mercati stranieri, facendo conoscere ed apprezzare alle autorità militari e civili delle marine estere le capacità operative della piattaforma e di tutti i mezzi ed apparecchiature di cui l'unità era dotata”. Nave Lupo è stata la prima unità della
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omonima classe costruita dalla Fincantieri negli anni 70, rivelandosi fin da subito uno dei prodotti di maggior successo della cantieristica militare italiana dal dopoguerra. Un’eccellenza tutta italiana, riconosciuta anche a distanza di decenni, quando nave Lupo, giunta al disarmo nel 2003, fu poi acquistata e ammodernata (sempre negli stabilimenti della Fincantieri) dal Perù nell'ambito di un programma di potenziamento della propria marina. “Durante la circumnavigazione del globo - hanno sottolineato i membri del Comitato - nave Lupo venne magistralmente comandata dall'allora capitano di fregata Umberto Guarnieri, successivamente divenuto capo di Stato Maggiore della Marina militare. Inoltre, l'Ufficiale Addetto alle Informazioni Operative di Combattimento ed alla Guerra Elettronica di quella meravigliosa nave era il sottotenente di vascello Valter Girardelli”. La degna celebrazione del quarantennale è stata possibile grazie all’organizzazione in loco da parte dell’Ambasciata d’Italia a Lima, attraverso l’Addetto per la Difesa in Perù, capitano di vascello Massimo Pitarra e alla partecipazione entusiasta della MGP, con i vertici dei co-
mandi navali, tra cui il Vicecomandante delle Operazioni del Pacifico, vicealmirante Polar Figari e il Comandante delle Forze di Superficie, contrammiraglio Bohorquez, e in particolare degli ufficiali che, in questi ultimi anni, si sono alternati al comando del BAP Palacios (ricordiamo che il primo comandante del BAP Palacios fu il capitano di vascello Gonzalo Rios Polastri, divenuto poi Comandante Generale della MGP, arrivato a coprire fino allo scorso febbraio, l’incarico di viceministro della Difesa). L’evento centrale del programma è stato il tanto atteso ritorno a bordo. L’unità ha solcato le acque del Callao, nel Distretto di Lima, esattamente come fece il 19 dicembre del 1979. Nel corso della navigazione è stata celebrata una semplice ma toccante cerimonia con il lancio di una corona in mare, per ricordare i caduti di entrambe le Marine. Successivamente, i membri dell’equipaggio di nave Lupo hanno visitato l’unità, ricordando quell’avventura attraverso un video composto soprattutto da immagini storiche riguardanti la costruzione, il varo e gli anni di servizio dell’unità navale sotto le insegne del Tricolore. All’evento ha partecipato
Distretto di Lima, 19 Dicembre 2019, alcuni membri dell’allora equipaggio di nave Lupo (oggi nota come Bap Palacios - FM-56) ricordano i 40 anni della missione attorno al globo. Durante la cerimonia il lancio di una corona in mare, per ricordare i caduti di entrambe le Marine.
anche l’ambasciatore d’Italia a Lima S.E. Giancarlo Maria Curcio. Le celebrazioni sono poi proseguite nei giorni successivi con incontri e visite ad alcune installazioni della MGP, come il “Museo Naval” e la “Escuela Naval” (l’Accademia Navale locale), dove il comitato promotore dell’evento, ha potuto apprezzare il legame storico e le radici dell’amicizia che caratterizza la Marina de Guerra del Perù e la Marina militare Italiana.
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Le parole del Presidente della Repubblica Ricorre oggi il 223° anniversario della nostra Bandiera. Era il 1797 quando da Reggio nell’Emilia ha avuto inizio il percorso durante il quale il Tricolore si è radicato lungo tutta l’Italia come simbolo dello Stato unitario e poi della Repubblica, affermando i valori di libertà e democrazia che hanno ispirato tante generazioni di italiani. L’Articolo 12 della Costituzione identifica
nel Tricolore il Vessillo ufficiale della Repubblica. Esso raffigura l’emblema dei valori della Carta Fondamentale quali democrazia, rispetto dei diritti dell’uomo, solidarietà e giustizia sociale. Divenuto simbolo dell’Italia, del suo popolo e dell’italianità nel mondo, è elemento che ci contraddistingue in ogni luogo e in ogni ambito, dalle missioni di pace delle nostre Forze Armate alle sedi diplomatiche al-
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Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “ll Tricolore emblema di democrazia, solidarietà e giustizia”
Il 223° anniversario della Bandiera di Emenuele Scigliuzzo
l’estero, dalle competizioni sportive alle espressioni artistiche. Esso racchiude i sentimenti di unità e di coesione, rappresenta i nostri valori e l’identità nazionale e costituisce ideale legame tra le diverse generazioni e tra tutti gli italiani o figli di italiani residenti all’estero. È un imprescindibile patrimonio che ci stimola ed esorta a proseguire, con rinnovato impegno e sulla base di radici comuni, il nostro cammino caratterizzato da innovazione, progresso, rispetto e benessere. Viva il Tricolore, viva la Repubblica».
ra il 7 gennaio del 1797 quando, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, il parlamento della repubblica Cispadana a Reggio Emilia, decretava: "si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco, e Rosso, e che questi tre Colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti". Nel 1796 l’Italia venne attraversata da numerose vittorie delle armate napoleoniche, fu in questo periodo che tutte le nuove repubbliche, adottarono bandiere con tre fasce di uguali dimensioni, ispirate al modello francese, seppur con varianti di colore. Tra i reparti militari che affiancarono le truppe di Napoleone, ci fu anche la Legione Lombarda che adottò vessilli reggimentali che ispirarono prima la Legione Italiana e successivamente, la nostra bandiera. Il verde, il bianco e il rosso sono colori da sempre radicati in questa regione: gli ultimi due sono quelli dell’antichissimo stemma della città di Milano, croce rossa su campo bianco; verdi invece erano le uniformi della guardia civica. Al centro della banda bianca, appariva inizialmente lo stemma della Repubblica Cispadana: un turcasso contenente quattro frecce, circondato da un serto di alloro e ornato da un trofeo di armi. Dal 1848 la bandiera riportò al centro lo stemma dinastico dei Savoia, bordato di azzurro, per evitare che la croce e il campo dello scudo si confondessero con il bianco e il rosso. Solo dopo la nascita della Repubblica, con un decreto legislativo del 19 giugno 1946, venne stabilita la foggia provvisoria del tricolore come lo conosciamo oggi, successivamente confermato dall’Assemblea costituente. Da allora, la bandiera nazionale è definita dall’articolo 12 della nostra costituzione che recita: "La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a bande verticali e di eguali dimensioni". Da quel 7 maggio del 1797, sono passati 223 anni.
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Bandiere di Combattimento e Cofani portabandiera della Marina Militare: pubblicato il libro che ne racconta il significato e ne svela le qualità artistiche
Sacrario delle Bandiere delle Forze armate di Desirèe Tommaselli l primo bene del patrimonio storico della Marina a penetrare nel “cuore” del Vittoriano fu il Mas 15, quello di Luigi Rizzo, il protagonista dell’Impresa di Premuda. Era il 16 giugno 1936 e da soli due anni era nato il Sacrario delle Bandiere delle Forze Armate, destinato ad accogliere i vessilli dei reparti disciolti dopo la Prima guerra mondiale, conservati fino ad allora a Castel Sant’Angelo. Costituito quale appendice del Museo Centrale del Risorgimento, il Sacrario, che al primo piano esponeva le Bandiere di Guerra del Regno d’Italia, riservava il piano terra alla Marina, ai suoi “ricordi” risalenti alla Battaglia di Lissa e, soprattutto, alla Prima guerra mondiale, selezionati tra quelli conservati nei Musei di Forza Armata di La Spezia e Venezia. La lecita e pluridecennale aspirazione della Marina di veder nascere, nella capitale di questo Paese a forte vocazione marittima, un museo dedicato alla storia d’Italia sul mare sembrava finalmente prendere corpo. L’idea si rafforzò nel 1947, dopo che era sfumato, per cause belliche, il progetto portato avanti dall’ammiraglio Giulio Valli di allestire un grandioso museo navale all’E42. Nel 1950 gli spazi al pian terreno dell’altare della Patria, con ingresso su Via dei Fori Imperiali, furono espressamente destinati al “Museo Storico Navale” e, in previsione dell’istituzione ufficiale, la Marina trasferì nel febbraio 1951 al Museo Centrale del Risorgimento i cofani delle bandiere di combattimento e gli stendardi navali delle unità radiate dal servizio, precedentemente accentrati presso il Museo Storico Navale di Venezia. Il 1° giugno 1961 fu costituito il MuseoSacrario della Marina, la cui gestione fu assunta dal Comando Marina di Roma e la cui direzione fu assegnata al Capo dell’Ufficio Storico. A similitudine, nel 1968 la gestione dei locali del primo piano – ove erano presenti le Bandiere dell’Esercito - fu affidata al Comando territoriale di questa Forza armata. Il pian terreno del Vittoriano custodisce alcuni oggetti-simbolo dell’attività della
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Marina durante i due conflitti mondiali nonché i cofani portabandiera delle unità navali dismesse. Oltre 300 bandiere di combattimento, circa novanta stendardi navali di unità radiate, bandiere di guerra di reparti disciolti oltre ad alcuni oggetti di particolare rilevanza storica e simbolica, quali un Siluro a lenta corsa, detto “maiale”, e un frammento dello scafo del sommergibile Scirè: questo, in numeri, il patrimonio culturale della Marina conservato al Sacrario delle Bandiere. Un patrimonio che dal 2012 è passato sotto la gestione
amministrativa del Raggruppamento Autonomo del Ministero della Difesa (RAMDIFE) che nel corso di questi anni ha intrapreso una campagna di restauro e un lavoro di riallestimento veramente encomiabili. “Non essendoci mai stato uno specifico finanziamento per il restauro i lavori sono stati fatti, come si suol dire,
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“in economia”, durante un lungo periodo di tempo proprio come ognuno di noi progetta e cura ogni dettaglio e con tanto amore la sistemazione della propria casa…già proprio così…perché ritengo che esso sia, per un militare, “la propria casa”, in quanto è il luogo della custodia delle Bandiere che sono il Simbolo della Patria, il luogo dell’Onore ai caduti di tutte le guerre, il luogo della memoria storica per le future generazioni e un luogo così merita una sistemazione adeguata. La cura con cui Esso è tenuto dice a tutti il nostro rispetto e il nostro amore per la Patria, quindi doveva essere messo al meglio”, ha affermato il Magg. Generale Gerardo Restaino, Comandante di RAMDIFE, nella prefazione del Sacrario delle Bandiere delle Forze armate. Bandiere di combattimento e Cofani portabandiera della Marina militare. Inventario, il volume fresco di stampa curato dal colonnello Giovanni Greco, direttore del Sacrario, e dal dott. Emanuele Martinez dell’Istituto Centrale del Risorgimento. La monografia rende conto degli interventi eseguiti, corredando i testi di immagini precedenti e successive ai lavori. I saggi degli autori si presentano come il frutto di una bella ricerca storica, anche dal punto di vista iconografico, relativamente all’antico rito della consegna della Bandiera di combattimento alle unità navali pubblicando immagini d’epoca che esaltano anche la qualità artistica dei cofani portabandiera. Scorrendo le schede dei cofani nella seconda parte del libro si leggono i nomi di artisti di grande rilievo tra ‘800 e ‘900 come Francesco Jerace, Enrico Tadolini, Aurelio Mistruzzi, Arturo Malerba, Man-
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Il pian terreno del Vittoriano custodisce alcuni oggetti-simbolo dell’attività della Marina durante i due conflitti mondiali nonché i Cofani portabandiera delle unità navali dismesse
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fredo Manfredi, Giuseppe Tonnini e Publio Morbiducci, autori di vere e proprie opere d’arte le quali rispecchiano, attraverso la bellezza, il pregio della fattura e la firma degli autori, il valore simbolico dei cofani portabandiera (destinati a custodire quanto di più prezioso abbia a bordo una nave da guerra, la Bandiera di combattimento) e l’importanza della committenza e dei destinatari (le unità della Marina militare). Un libro che a pieno merito rientra tra i titoli della casa editrice Gangemi, tra le più accreditate per le pubblicazioni d’arte, e che ha anche il pregio di considerare tutto il patrimonio della Marina conservato nel Sacrario delle bandiere, assoluta novità rispetto alle pubblicazioni precedenti. Dall’alto e da sinistra: Lo scultore Alfio Ortenzi mostra il Cofano portabandiera di nave Frassino in occasione della cerimonia di consegna della Bandiera di combattimento nel 1959 (foto dal libro); il Cofano portabandiera della corazzata veloce Italia (1886); il Cofano portabandiera del Calabria, opera di F. Jerace (1897); particolare del Cofano portabandiera della corazzata Leonardo da Vinci (1914); particolare del Cofano portabandiera della corazzata Roma di E. Luppi (1908); la nuova struttura di osservazione dall’alto del Mas 15 (foto dal libro)
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Emilio Bianchi artefice insieme a Durand de la Penne dell’affondamento della HMS inglese Valiant, decorato di Medaglia d’Oro al Valore Militare
Emilio Bianchi eroe di Alessandria di Desirée Tommaselli l nome di “Bianchi” rappresenta una novità rispetto alla tradizione della onomastica navale della Marina militare, al pari delle unità intitolate al Grande Ammiraglio Thaon di Revel, a Federico Martinengo, ad Antonio Marceglia e a Spartaco Schergat. Con questo varo e con questa dedica, la Forza armata va a completare il dovuto omaggio ai sei eroi dell’epica azione di guerra passata alla storia come “l’Impresa di Alessandria”. Durante questa operazione contro l’importante base britannica in Egitto, svoltasi la notte tra il 18 e il 19 dicembre 1941, Bianchi fu autore insieme a Luigi Durand de la Penne dell’affondamento della corazzata inglese Valiant, azione per la quale fu decorato di Medaglia d’Oro al Valore Militare. «Volete girare il mondo? Venite in Marina». Queste furono le parole che, scandite su un bel manifesto colorato, conquistarono il ventenne Emilio Bianchi, promettendogli concretamente quella vita avventurosa che egli fantasticava per sé, sin da ragazzo, leggendo gli appassionanti racconti di Salgari. La Marina riconobbe in lui le capacità fisiche e caratteriali e, attraverso un duro addestramento, trasformò quel giovane montanaro che non era mai uscito dalla Valtellina, che - come tanti altri - non aveva mai visto il mare, che nulla conosceva di navi e non sapeva nuotare, prima in un ottimo palombaro e poi in un leggendario incursore: uno
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Il sottocapo Emilio Bianchi, con lo scafandro da palombaro, in una foto del 1935 (foto Comsubin).
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degli uomini che fecero l’impresa di Alessandria. Arruolatosi volontario nel Corpo Reale Equipaggi Marittimi nel 1932, fu assegnato alla categoria Palombari. Frequentato il corso di specializzazione presso la Scuola C.R.E.M. del Varignano (La Spezia) dal marzo1932 al maggio 1933, fu imbarcato su nave Ammiraglio Magnaghi fino al settembre 1934, compiendo due crociere idrografiche: nell’Egeo e nel Mar Rosso. Tornato alla Scuola del Varignano per quasi due mesi, fu destinato a bordo dell’incrociatore Fiume, dove ottenne la promozione a Sottocapo. Sbarcato nel 1936 e ammesso alla ferma complementare biennale a premio, fu destinato al 1° Gruppo Sommergibili con base a La Spezia, prestando servizio sui battelli H6 (marzo 1936 – dicembre 1937), Millelire (dicembre 1937 -febbraio 1938), Malachite (febbraio 1938 - settembre 1938), Gondar (settembre 1938 – marzo 1939), Ametista (marzo 1939 – agosto 1939). Promosso sergente nell’ottobre 1938 e ammesso alla rafferma sessennale nel dicembre seguente, fu destinato alla 1^ Flottiglia Mas nell’agosto 1939. Avanzato nel grado di 2° Capo nell’ottobre 1939, quale operatore di SLC prese parte alle due missioni della 1^ Flottiglia Mas contro Gibilterra, note come operazioni “BG1” (29-30 settembre 1940) e “BG2” (30 ottobre 1940). Il mancato successo di queste incursioni, dovuto a circostanze avverse, non demoralizzò Bianchi e gli altri operatori SLC. A fortificare la
determinazione dei futuri “violatori” di Alessandria erano anche occorse, nei mesi precedenti alla missione, due azioni di guerra di segno opposto, ma fortemente motivanti: l’attacco a Malta e la quarta operazione contro Gibilterra (“BG 4”). Nella prima, del luglio 1941, avevano perso la vita, Teseo Tesei ( “talent scout” di Bianchi, colui che lo aveva “iniziato” al duro tirocinio a Bocca di Serchio, nonché operatore SLC nelle operazioni “BG1” e “BG2”), Vittorio Moccagatta, Comandante della 10^ Flottiglia Mas, e Bruno Falcomatà “il buon medico che tanto si prodigava per la salute di tutti” (E. Bianchi, Pagine di diario 1940-1945, a cura di F. Bravi, Viareggio 2010). Dopo questo evento, Bianchi, che per le sue qualità era stato destinato a formare i subacquei del Gruppo Gamma a Livorno, fu nuo-
vamente destinato a Bocca di Serchio nel luglio 1941: era necessario “colmare i dolorosi vuoti degli operatori scomparsi” i quali dovevano inoltre essere “non dico vendicati – la vendetta non è un nobile sentimento – ma onorati, finalmente, da un’azione vittoriosa” (Bianchi, op.cit.). Il settembre successivo, con l’operazione “BG4”, il reparto mezzi d’assalto
In alto: il sommergibile Scirè in navigazione nelle acque della Spezia nel 1941. In coperta si riconoscono i cilindri a tenuta stagna impiegati per il trasporto dei siluri a lenta corsa. L’avvicinamento ad Alessandria fu soltanto una delle 6 missioni di trasporto SLC effettuate dal battello (foto Ufficio Storico della Marina Militare). In basso: R. Claudus, Attacco dei mezzi d’assalto alle corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth nel porto di Alessandria d'Egitto, Roma, Palazzo Marina, Ufficio del capo di Stato Maggiore.
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ottenne il suo primo successo: l’esplosione di tre navi nella rada di Gibilterra. Le esercitazioni a Bocca di Serchio si erano fatte più dure, compiute solo di notte, nel porto di La Spezia, duravano dalle 6 alle 7ore; erano sì più complesse, ma più rispondenti alla realtà. E giunse il tempo di pianificare una nuova azione, contro Alessandria.
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Agli operatori designati per l’impresa venne consigliato di riordinare ogni cosa e di non lasciare nulla in sospeso; ricorda Bianchi: “Comprendiamo al volo cosa ci attende, ma la prospettiva della vita appesa a un filo non intacca la nostra ferma determinazione. Ci sostiene la certezza d’essere ben preparati… Chi non riesce a comprendere il nostro stato d’animo ci attribuisce una buona dose di fanatismo; in realtà abbiamo conseguito quel necessario equilibrio interiore che ci fa considerare freddamente pericoli e incognite. Siamo nelle medesime condizioni di spirito degli alpinisti che sfidano la morte per scalare una vetta inviolata.” A interferire con l’equilibrio di Bianchi giunse solo l’imminente nascita della sua primogenita: “Non so come giustificare la mia prossima partenza che mi terrà lontano per un tempo indeterminato, senza certezza di un ritorno…Come marito dovrei parlare, come soldato non posso”. Prelevato dalla macchina di servizio durante il travaglio della moglie, Bianchi mancherà la nascita della figlia, sorte condivisa da molti uomini di mare. Raggiunta Rodi per via aerea, Bianchi
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Il siluro a lenta corsa (detto comunemente “maiale”) in fase di immersione (Foto Ufficio Storico della Marina militare).
e gli altri operatori designati per la missione furono condotti via mare a Porto Lago, punto d’incontro con il sommergibile “avvicinatore” Sciré, reso leggendario da tutte le numerose missioni compiute e dal successo della “BG4”: “A bordo accoglienza fraterna e cordiale ammirazione: quasi tutti siamo un po’ di casa nello Sciré, avendo già condiviso con l’equipaggio ore esaltanti, e talvolta anche drammatiche, in altre missioni”. La sera del 18 dicembre 1941 lo Sciré giunse al punto prestabilito di rilascio dei “maiali”; la manovra avvenne regolarmente e i tre apparecchi, con a bordo rispettivamente il tenente di vascello Durand de la Penne con il capo palombaro Bianchi, il capitano GN Marceglia con il sottocapo palombaro Schergat ed il capitano AN Martellotta con il palombaro Marino, scostarono dal sommergibile in perfetta efficienza. Alle 21 lo Sciré scomparve dalla vista degli operatori, che non rividero mai più…Solo Bianchi, 1’8 dicembre 2004,
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ebbe poi la soddisfazione di assistere al varo del nuovo Scirè, in occasione del sessantatreesimo anniversario dell’impresa di Alessandria; significativamente, come madrina del nuovo battello fu scelta la figlia Elisabetta, che proprio “sotto l’astro” di quell’azione era nata. Con l’affondamento delle corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth, l’Italia ottenne una vittoria decisiva per il controllo del Mediterraneo. Ma per i 6 operatori SLC iniziò la prigionia. Bianchi fu trasferito nei campi di concentramento degli Alleati prima in Palestina e poi in Sudafrica. Liberato e rimpatriato nel settembre 1945, fu destinato al Centro Subacqueo di La Spezia, dal quale fu impiegato, dal 1946 al 1949, nella bonifica dei porti liguri dagli ordigni bellici e dai relitti, dando così, insieme agli altri subacquei della Marina, il suo fondamentale contributo alla ripresa del Paese uscito dalla guerra; per questa attività venne insignito di Medaglia di Bronzo al Valore Civile nel 1950. Istruttore subacqueo all’Accademia Navale di Livorno dal 1949 al 1950, fu trasferito a Marisub La Spezia, dove
rimase fino al 1951. Promosso Sottotenente C.E.M.M. in Spe nel ruolo dei Servizi Tecnici nel 1951, ricoprì l’incarico di Capo nucleo S.D.A.I. presso Maridife di La Spezia fino al 1955. Avanzato nel grado di Tenente del C.E.M.M. nel 1952, fu Aiutante Maggiore presso Maricensub Spezia dal 1955 al 1959. Capitano nel 1959, prestò servizio quale istruttore della Scuola Sommozzatori presso il Centro Incursori “Teseo Tesei” del Varignano fino al 1961. In aspettativa dal 1961 al 1963 e nella riserva dal 1963 col grado di Capitano di Corvetta, nel 1995 ebbe la concessione, a titolo onorifico, del grado di Capitano di Fregata dei Corpi Speciali.Emilio Bianchi si è spento, a quasi 103 anni, il 15 agosto 2015 a Torre del Lago Puccini, dove aveva fissato la sua dimora, “vicino a quelle Bocche del Serchio che lo videro giovane ed entusiasta volontario” (Ferruccio Bravi). Manifesto italiano del film “The Valiant” girato dal regista inglese Roy Ward Baker per una coproduzione italo-britannica (1962). In basso: Il sommergibile Gondar, su cui Bianchi prestò servizio dal 1938 al 1939.
La foto mostra i cilindri per il trasporto dei siluri a lenta corsa, che vennero installati a bordo, come sullo Scirè, dopo i primi mesi del secondo conflitto mondiale. (Foto Ufficio Storico della Marina Militare).
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curiosita’ e tradizioni
Nave Vespucci Siamo giunti al settimo e ultimo appuntamento dedicato alle curiosità e alle tradizioni legate a nave Vespucci. In questo articolo parliamo di: Roma 1960 e la fiaccola olimpica, il motto adeguato nel tempo e del trinchetto, motore a energia elettrica di Fabio Vespucci
Roma 1960: protagonisti assoluti La fiaccola olimpica, altro cimelio storico appartenente alla nave scuola, è quella che venne utilizzata per “traghettare” il fuoco olimpico proveniente dal tempio ellenico di Giove (Olimpia) e destinato al braciere dei Giochi Olimpici di Roma 1960; fu proprio nave Vespucci a custodire e a portare in patria la fiaccola olimpica, partendo da Zèas (Pireo) e giungendo a Siracusa, prima tappa italiana della staffetta. . Il motto: adeguato nel corso del tempo L’attuale motto della nave scuola è “Non chi comincia, ma quel che persevera” (Leonardo Da Vinci), che ben rappresenta il fine della stessa:“forgiare” con la costanza gli allievi, insegnando loro ad essere tenaci nel tempo per raggiungere il proprio obiettivo. Il motto originario era “Per la Patria e per il Re”
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sostituito poi, a seguito dell’epilogo della monarchia (1946), in “Saldi nella furia dei venti e degli eventi”. L’attuale motto risale al 1978. Il trinchetto: motore ad energia eolica L’albero di trinchetto (52 m a livello del mare) è l’albero portante della nave, poiché il baricentro velico di nave Vespucci è situato a centro prora della stessa. Il trinchetto è composto da 5 vele e si divide in 3 parti (fuso maggiore, tronco di gabbia ed alberetto), costruito con parti in ferro e in legno. L’albero di trinchetto è il vero cuore pulsante della nave e fornisce la maggior quantità di propulsione generata dalla forza del vento. In caso di necessità (come ad esempio il transito al di sotto di un ponte di modeste dimensioni) può essere smontato in più parti, per ridurre l’ingombro e facilitare la navigazione.
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The Mediterranean sea we need for the future we want Un workshop di tre giorni che guarda al futuro per un mare sicuro e sostenibile
di Emanuele Scigliuzzo
el cuore di una Venezia minacciata dai cambiamenti climatici si è svolto un incontro, organizzato dalla Commissione Oceanografica Italiana del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dall'UNESCO e dalla Commissione Europea, intitolato Regional Workshop for the United Nations Decade of Ocean Science for Sustainable Developement 2021-2030. Il decennio delle Nazioni Unite sulla scienza oceanica per lo sviluppo sostenibile 2021-2030 rappresenta un’occasione unica di sensibilizzazione, di unione di intenti, di partenariati tra
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governi, di linee guida che portino il pianeta ad avere il mare di cui abbiamo bisogno per il futuro. Il seminario, dedicato in modo particolare al Mediterraneo, proseguirà con sei gruppi di lavoro che hanno come obiettivo di perseguire obiettivi sociali concreti per un ambiente marino pulito, sano e resistente, sicuro, accessibile e produttivo. Al workshop, The Mediterranean Sea we need for the future we want durato tre giorni e ospitato a palazzo Zorzi, ha partecipato anche l’Istituto Idrografico della Marina e sono state trattate tematiche utili per l’attuazione del progetto “UN Decade” per perseguire finalità quali sviluppo sostenibile, tutela ambientale e degli spazi marini e cam-
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biamenti climatici. Tra i relatori anche l’ammiraglio Andrea Romani, comandante dell’Istituto di Studi Militari Marittimi e del Presidio di Venezia che ha sottolineato come la cultura del mare è un impegno quotidiano della Forza armata, insieme alla tutela dell’ambiente e alla sicurezza della navigazione. Al termine del suo intervento, l’ammiraglio Romani ha riferito che la Marina rende disponibile nave Vespucci quale ambasciatrice per l’Unesco per il progetto “UN Decade of Ocean Science for Sustainable Developement 2021-2030", durante la campagna di circumnavigazione del globo che l'unità effettuerà nel periodo marzo 2020 ottobre 2021.
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