Notiziario della Marina maggio 2021

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di Antonio Cosentino

Editoriale In pieno Oceano Atlantico, le forze Alleate si sono impegnate in uno scenario realistico animato da 15 unità navali: l’esercitazione At Sea Dimonstration/Formidable Shield ‘21, incentrata sulla difesa integrata dai missili balistici. In queste acque per quindici giorni gli equipaggi di dieci nazioni diverse hanno messo alla prova un’innovativa rete di condivisione dati in tempo reale, sistemi di combattimento e difesa allo stato dell’arte e la preparazione di uomini e donne. Al termine di questa impegnativa prova, sono state anche fatte valutazioni su come valorizzare al massimo gli investimenti in un settore strategico importante. La Marina punta a dotare le prossime unità navali di sensori, attuatori e sistemi di comando e controllo ancor più all’avanguardia. L’obiettivo è quello di dotarsi di sistemi sempre più efficaci contro ogni tipo di minaccia missilistica esistente. In questo ambito nave Marceglia ha effettuato con successo il lancio di un missile superficie-aria “Aster 30”. Il complesso sistema di difesa missilistico, integrato con il Combat Management System, rappresenta il successo del rapporto instaurato tra le professionalità della Marina Militare e quella delle industrie nazionali. Continua così un processo di innovazione nel campo missilistico che ha visto da sempre la nostra Forza Armata rivestire un ruolo da protagonista. Prosegue l’attività di nave Rizzo nell’Operazione Gabinia. Non solo nel contrasto alla pirateria ma anche in diverse occasioni per verificare la sinergia con le marine dei paesi partner che insieme alla nostra Forza Armata vigilano sulla Sicurezza Marittima di un’area ancora troppo pericolosa. Il Golfo di Guinea è un tratto di mare in cui i pirati agiscono ancora con una frequenza troppo alta, per questo è importante accrescere anche l’intesa con le marine dei paesi rivieraschi, come la marina del Togo con la quale nave Rizzo ha svolto attività addestrativa. Il mar Mediterraneo è stato invece il teatro dell’esercitazione a carattere anfibio PHIBEX 21-1, che ha visto protagonista la Brigata Marina San Marco. Cinque nazioni dell’Alleanza Atlantica hanno messo alla prova le capacità anfibie per incrementare la sinergia di operare dal mare, per proiettare sulla terra ferma truppe da sbarco. Nel campo dell’idrografia prosegue l’intesa italo-libica. Il contrammiraglio Massimiliano Nannini, direttore del prestigioso Istituto Idrografico della Marina, si è recato nella Terra dei Cedri dove è stato siglato l’annesso tecnico per la co-produzione cartografica delle carte nautiche del Libano. Proprio l’Ammiraglio, in un’appassionante intervista, ci racconta i 150 anni dell’Istituto Idrografico che ricorreranno nel 2022. E mentre la Marina continua a essere la Forza Armata più amata dagli Italiani, facciamo un focus sull’importanza del mare quale risorsa economica da tutelare e rispettare dal punto di vista ambientalistico. Si conclude in questo numero l’affascinante viaggio nel mondo dei fari con l’approdo al molo San Vincenzo a Napoli, ma continua la rubrica di avvicinamento alle prossime olimpiadi di Tokyo, con gli specialisti dei tuffi. Tra i protagonisti degli Europei di nuoto anche il nostro Furlan che ha conquistato un prezioso argento. Tante le curiosità e i temi trattati anche in questo numero, per questo non resta che augurarvi, buona lettura!

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Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954

SOMMARIO

Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985

maggio 2021

Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione

DIRETTORE RESPONSABILE Antonio COSENTINO

REDAZIONE

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Luciano REGINA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO

L’editoriale di Antonio Cosentino

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La Marina Militare sempre più “Formidable” di Francesco Laghezza e Luigi Vitale

D IREZIONE E R EDAZIONE Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 - 00196 Roma - tel. 06.3680.5556 mail: notiziario.marina@gmail.com segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003 N ORME

PER LA COLLABORAZIONE

La collaborazione è aperta a tutti, gli elaborati, inediti ed esenti da vincoli editoriali, esprimono le opinioni personali dell’autore, che ne assume la responsabilità. La Direzione si riserva il diritto di dare agli articoli il taglio editoriale ritenuto più opportuno. Gli articoli, concordati con il Direttore, dovranno essere corredati di foto (formato .tif o .jpg, di dimensioni minime 18 x 13 cm, con risoluzione a 300 dpi) e didascalie esplicative; gli elaborati dovranno essere redatti evitando l’uso di acronimi, che eventualmente vanno esplicitati. L’accoglimento degli articoli o proposte di collaborazione non impegnano la Direzione alla pubblicazione nè alla retribuzione. © Tutti i diritti sono riservati.Testi e foto non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione del Direttore.

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Operazione Gabinia, continua l’attività di nave Rizzo di Emanuele Scigliuzzo

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PHIBEX 21-1: l’esercitazione anfibia della Marina italiana con unità NATO di Stefano Febbraro

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Coproduzione del primo piano cartografico libanese di Marta Pratellesi e Stefano Febbraro

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Nave Magnaghi e la campagna idrografica 2021 di Stefano Febbraro

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Istituto idrografico della Marina Militare: 150 anni trascorsi tra i mari di tutto il mondo di Mariarosaria Lumiero

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Settimana Velica Internazionale Accademia Navale e città di Livorno di Marina Pompeo

COME ABBONARSI Le modalità di sottoscrizione sono: - versamento di € 20,00 con bollettino postale CCP 001028881603 oppure - bonifico bancario - codice IBAN IT26G0760103200001028881603 intestati a Difesa Servizi s.p.a. con la causale: abbonamento al Notiziario della Marina. Effettuato il pagamento è necessario inviare copia via mail a: notiziario.marina@gmail.com con i dati completi (nome, cognome, indirizzo, telefono, codice fiscale ed email).

Esercitazione di difesa aerea integrata di Emanuele Scigliuzzo

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La Marina, la Forza Armata più amata dagli italiani di Antonio Cosentino

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Full immersion nel mare della comunicazione di Alessandro Busonero

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Il mare, inestimabile risorsa per una crescita sostenibile e inclusiva Napoli, molo S.Vincenzo, faro di atterraggio di Fabio Dal Cin

Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli

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Concessionaria di pubblicità: N&C Media srl tel 03311783010 amministrazione@necmedia.eu

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Un pass per l’Olimpo di Pasquale Prinzivalli

Argento europeo! di Emanuele Scigliuzzo

chiuso in redazione il 26 maggio 2021

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La Marina Militare all’esercitazione “at Sea Demonstration/ Formidable Shield ‘21” (ASD/FS21)

La Marina Militare sempre più “FORMIDABLE” di Francesco Laghezza

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maggio 2021, al largo del poligono Scozzese delle Ebridi, in pieno Oceano Atlantico, si è svolta la più importante esercitazione navale Alleata degli ultimi anni nel campo della difesa integrata antiaerea e antimissile. In uno scenario estremamente realistico, equipaggi di 10 nazioni, a bordo di 15 unità navali, sono stati messi a dura prova per due settimane da decine di attacchi missilistici multipli, combinati e con profili d’ingaggio estremamente sfidanti. Qui si è fatto sul serio: sensori, reti di scambio dati, sistemi di combattimento e di difesa devono interagire come in

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una perfetta orchestra in cui, in tempi brevissimi, la minaccia è localizzata e neutralizzata, proteggendo in profondità il dispositivo aeronavale senza soluzione di continuità. Al termine, dall’analisi dell’enorme mole di dati raccolti, i partecipanti hanno avuto un chiaro punto di situazione non solo sull’efficacia dei propri sistemi, ma anche indicazioni precise per l’industria nazionale su dove dirigere i propri sviluppi tecnologici per ottimizzare le prestazioni di ogni singolo apparato, permettendo di valorizzare al massimo gli investimenti in questo settore strategico. Tra le unità navali NATO, sotto il Co-


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mando della Task Force 64 della US Navy, c’è la Fregata Europea Multi Missione (FREMM) italiana Marceglia. L’unità è equipaggiata con sistemi di scoperta, tracciamento, riporto ed ingaggio antimissile allo stato dell’arte. Il Multi Function Radar Active (MFRA) di bordo, nella sua versione enhanced (c.d. MFRA+) consente la scoperta ed il tracciamento di Short e Medium Range Ballistic Missile, minacce capaci di colpire obiettivi, anche terrestri, a centinaia o addirittura migliaia di chilometri di distanza. Dotata di missili ASTER e munizionamento guidato DART (Driven Ammunition Reduced Time of Flight), l’unità è in grado di contrastare le minacce simulate nell’ambito dell’attività addestrativa. La situazione tattica della Forza Navale

è stata costantemente aggiornata mediante l’impiego della più recente versione del sistema Multi Data Link Processor (MDLP), che consente lo scambio in tempo reale di informazioni e dati non solo tra gli assetti in mare ma anche con i centri di comando a terra. L’efficace collaborazione tra Marina Militare e l’industria nazionale della Difesa consentirà di dotare le future unità della Squadra Navale di sensori, attuatori e sistemi di comando e controllo all’avanguardia in grado di contrastare le sempre più performanti minacce missilistiche, siano esse convenzionali, supersoniche o balistiche. Gli sviluppi capacitivi conseguiti nel dominio marittimo potranno trovare utile impiego anche in quelli terrestre ed aereo, consentendo così la piena im-

plementazione della capacità nazionale di difesa da missili balistici e l’integrazione joint dei sistemi di contrasto di tali pericolose minacce. Al termine dell’attività in mare, le navi delle marine partecipanti (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti) non solo porteranno con se, a casa, l’orgoglio di aver dimostrato – ancora una volta – la credibile capacità di garantire la difesa degli assetti e territori dell’Alleanza da ogni minaccia missilistica, ma anche la consapevolezza e la soddisfazione di aver contribuito con la loro professionalità ad un grande successo di squadra. Ecco i protagonisti: equipaggi che hanno operato e si sono addestrati con dedizione, tecnici soddisfatti di vedere l’efficacia dei propri sistemi, a lungo approntati e manutenuti, partner industriali (Leonardo e MBDA Italia) che hanno colto una preziosa opportunità di poter raccogliere dati in mare e perfezionare i propri sistemi, rendendoli ancora più competitivi.Tutti sotto un’unica bandiera, quella della Marina Militare, mostrando fieri il meglio delle capacità e delle tecnologie nazionali del comparto Difesa, in un contesto internazionale sempre più competitivo.

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La FREMM Marceglia ha effettuato, con successo, il lancio di un missile superficie-aria tipo “Aster 30” contro un bersaglio con profilo sea skimmer altamente manovrante nella fase finale del volo.

di Luigi Vitale l 25 maggio scorso, nell’ambito dell’esercitazione At Sea Demonstration/ Formidable Shield ‘21 (ASD/FS21), la fregata multiruolo Marceglia della Marina Militare – Unità Navale facente parte del progetto bilaterale italo-francese denominato “Fregata Europea Multimissione” (FREMM) – ha effettuato, con successo, il lancio di un missile superficie-aria tipo “Aster 30” contro un bersaglio con profilo sea skimmer altamente manovrante nella fase finale del volo. Questo test ha permesso di confermare la funzionalità del sistema missilistico di difesa denominato SAAM ESD (Surface to Air Anti Missile System Extended Self Defence), un complesso ad altissima tecnologia che, grazie all’integrazione tra sensori e armi, garantita dal cosiddetto Combat Management System di bordo, consente di estendere la protezione da minacce aeree ad un ampio gruppo navale. La buona riuscita del test riveste una grande rilevanza anche per l’elevato contenuto tecnico-ingegneristico dei sistemi impiegati e per l’eccellente lavoro di squadra instauratosi, a tutti i livelli, tra Marina Militare e industria durante l’attività. Considerato, poi, che l’intera produzione dei radar e del sistema missilistico cade sotto la responsabilità rispettivamente di Leonardo e di MBDA Italia, un tale successo rappresenta un’importante spinta, in ottica sistema-Paese, alla promozione sui mercati esteri dell’imprenditoria nazionale dedicata al settore “alta tecnologia”. La Marina Militare prosegue così in quel percorso di continua innovazione che da sempre la caratterizza e che, nello specifico campo missilistico, la vide tra le prime Marine al mondo a sperimentare tali capacità a bordo di navi militari tra la fine degli anni ’50 e gli anni ’60.

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Esercitazione di difesa aerea integrata Forze navali della NATO e statunitensi si esercitano in una imponente attività addestrativa condotta da STRIKFORNATO di Emanuele Scigliuzzo

l 15 maggio nelle acque comprese tra l'Inghilterra e la Norvegia è iniziata l’esercitazione At Sea Demonstration/Formidable Shield (ASD/FS 21) definita come la più grande esercitazione di difesa aerea integrata (Integrated Air Missile Defence - IAMD) del 2021. Questa attività è stata pianificata e condotta da STRIKFORNATO – Naval Stri-

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king and Support Forces di base ad Oeiras in Portogallo. Questo comando NATO può essere dislocato rapidamente in teatro operativo ed è capace di pianificare ed eseguire operazioni navali e anfibie complesse con forze alleate e statunitensi. La ASD/FS 21 vede la partecipazione di dieci nazioni con 15 navi, oltre 20 aeromobili e circa 3.300 tra uomini e donne dei diversi equipaggi tra cui quelli di nave Marceglia al comando del capitano di fregata Alessandro Trivisonne.

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L’intervista A questa esercitazione ha partecipando anche il capitano di fregata Piergiorgio Ferroni, in servizio presso STRIKFORNATO, che ha contribuito a pianificare questa complessa esercitazione. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente a bordo della flagship ESPS Cristobal Colon per comprendere l’importanza di questa attività. Comandante come si pianifica un’esercitazione cosi complessa? La pianificazione di una esercitazione di queste dimensioni è uno sforzo collettivo di uno staff. In questo caso si è trattato di uno staff internazionale che ha aggregato personale di diversi comandi NATO e nazionali oltre a svariati specialisti e tecnici di sistemi missilistici. Data la complessità degli eventi addestrativi e degli scenari operativi riprodotti, la pianificazione e la preparazione dell'esercitazione è durata quasi 2 anni. Quali sono state le principali finalità della "At Sea Demonstration/Formidable Shield 2021" e attraverso quali attività sono state perseguite? Obiettivo principale di questa esercitazione è dimostrare l'integrazione dei vari assetti della Nato e la loro capacità di operare in presenza di una minaccia missilistica su 360 gradi, difendendosi da missili subsonici, supersonici e balistici. Per poter affrontare e neutralizzare tali minacce non basta avere solamente mezzi performanti e missili all'avanguardia, bisogna essere in grado di comunicare, scambiare ed elaborare informazioni in tempo reale con assetti navali aerei e comandi terresti distanti svariate centinaia di chilometri dalla propria posizione. Tale ambizioso progetto è sicuramente uno degli obiettivi principali di questa esercitazione. Quanto è importante, per gli equipaggi della nostra Marina, partecipare ad attività addestrative cosi complesse e a cui prendono parte forze della Nato e Statunitensi? Direi fondamentale. La presenza di assetti nazionali come nave Marceglia a questo tipo di esercitazioni è la conferma dell'impegno della Marina Militare nella IAMD e nella continua ricerca di esercitazioni più complesse per il grande ritorno addestrativo per l'equipaggio e il continuo miglioramento degli apparati e delle loro tecniche di impiego. Solamente facendo così si può mantenere uno strumento navale di primo livello come quello della Marina Militare Italiana.

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Operazione Gabinia, continua l’attività di nave Rizzo Da febbraio l’unità della Marina italiana è impegnata nel contrasto alla pirateria nel golfo di Guinea, un’area attraversata da importanti vie commerciali marittime di Emanuele Scigliuzzo ra interventi reali e attività addestrative con le marine partner europee e dei paesi che si affacciano sul golfo di Guinea, continua senza sosta l’impegno di nave Rizzo in un’area di mare ritenuta pericolosa per i mercantili che transitano su queste rotte. Partita lo scorso 23 febbraio da Taranto, la fregata è impegnata

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nell’operazione Gabinia in attività di contrasto alla pirateria che nel golfo di Guinea è un fenomeno sviluppato con attacchi frequenti e particolarmente violenti. A dimostrazione della difficoltà di attraversare questo tratto di mare e delle preoccupazioni di chi lavora nel comparto marittimo, è stata sottoscritta da 160 aziende del settore, la dichiarazione del Golfo di Guinea sulla Repressione della Pirateria. Nel 2019, secondo i dati dell’International Maritime Bureau, sono stati registrati 121 attacchi di pirateria e oltre

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60 nei primi otto mesi del 2020. Carlo Cameli, presidente della Commissione Navigazione Oceanica di Confitarma e presidente del Comitato per la sicurezza di Bimco (Baltic and International Maritime Council), e promotore della dichiarazione ha affermato: “Nell'Oceano Indiano grazie all'azione coordinata dei Paesi marittimi con unità


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militari (ndr. operazione Atalanta) e l'adozione di misure di difesa passiva e attiva da parte delle compagnie di navigazione, il fenomeno si è notevolmente ridotto. Nel golfo di Guinea il discorso è diverso - prosegue Cameli - gli attacchi non si sono mai fermati e sono in costante crescita. Dal delta del Niger i pirati attaccano le navi mercantili prendendo in ostaggio gli equipaggi. Il 95% dei rapimenti di equipaggi - afferma Cameli - avviene nel golfo di Guinea, rendendo ormai la situazione insostenibile”. Proprio il 20 maggio, a 140 miglia ad Ovest del delta del Niger, nave Rizzo ha condotto un intervento con l’elicottero SH-90, per impedire a un’imbarcazione di pirati di portare a termine un attacco. La conferma che l’imbarcazione sospetta fosse pronta per un’azione di pirateria lo dimostra che appena raggiunti dai militari italiani, gli occupanti dello skiff dotata di motori potenti hanno imbracciato le armi, manovrando per far perdere le proprie tracce alla massima velocità verso le

coste nigeriane. L’equipaggio di nave Rizzo ha avviato e coordinato le azioni con le autorità locali per intercettare l’imbarcazione. Un intervento andato a buon fine anche grazie alle diverse esercitazioni svolte in questo periodo di permanenza nel teatro d’operazione, sia con le marine europee che con quelle locali, per perseguire l’obiettivo di creare stabilità nella zona e di addestrare le marine dei paesi rivieraschi. Il Rizzo è stata impegnata con i pattugliatori Setubal e Furor - unità spagnola e portoghese nell’European Maritime Security 21-2, un’esercitazione che ha visto coinvolta in modo particolare, la componente elicotteristica imbarcata e dei team specialistici. Un altro importante impegno, portato a termine dall’Unità è stata l’esercitazione incentrata sulla joint vessel interdiction e condotta con la marina togolese. "Thank you for choosing Lomé for this historical and memorable call. May this call strengthened the relationship between our navies". Così il comandante della Base Navale, Cdr. Atatoum Babaté, ha salutato l’equipaggio della fregata italiana al termine della sosta nel porto di Lomé, capitale del Togo. Nave Rizzo è la prima unità

della Marina Militare italiana ad aver effettuato una sosta in questo Paese. Un altro obiettivo certamente sensibile al largo delle coste del Ghana, sono le piattaforme off-shore necessarie al comparto energetico nazionale ed europeo. La fregata Rizzo, in occasione dell’intervento di una nave della Società Saipem impegnata in operazioni tecniche, oltre a garantirne la sicurezza ha colto l’occasione per una esercitazione che ha simulato l’attacco di pirati con la ricostruzione di uno scenario realistico, verificando la catena di allarme nazionale. I militari italiani saranno impegnati in queste acque fino a giugno, per garantire la sicurezza delle navi mercantili in transito, la salvaguardia delle vie di comunicazione marittime e degli interessi nazionali.

Golfo di Guinea. Nave Rizzo in navigazione affiancata da una motovedetta della Marina del Togo durante l’esercitazione incentrata su attività di joint vessel interdiction.

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PHIBEX 21-1: l’esercitazione anfibia della Marina italiana con unità NATO di Stefano Febbraro

Una attività a carattere anfibio che ha visto coinvolte cinque nazioni e il gruppo navale della NATO. Preziosa occasione di addestramento anche per la Brigata Marina San Marco

ono mille marinai, tra cui 130 fucilieri della Brigata Marina San Marco, di cinque nazioni partecipanti (Italia, Spagna, USA, Francia e navi della SNMG2), che hanno preso parte all’esercitazione PHIBEX 21-1: un’attività addestrativa a carattere anfibio. Sono cinque le navi coinvolte a formare l’ATF 621 - Amphibious Task Force 621: oltre a nave San Giusto, Marceglia e Stromboli, un’unità spagnola e una turca del gruppo navale della NATO (SNMG2), che orbita costantemente nel Mediterraneo. Un addestramento serrato di 15 giorni prima in mare nell’area del canale di Sardegna e il Tirreno meridionale, e poi a terra con lo sbarco che è avvenuto nella zona di Teulada, nella parte sud occidentale della Sardegna. La nave da assalto anfibio San Giusto, del terzo gruppo navale, è stata la flagship e la sede del comandate della Forza navale anfibia (Commander of the Amphibious Task Force - CATF) e della forza da sbarco (Commander of the Landing Force - CLF). Nave Stromboli ha avuto le funzioni di nave da supporto logistico, garantendo i rifornimenti al gruppo navale e alle tre unità di scorta: la fregata multiruolo Marceglia e le due fregate della SNMG2 la spagnola Mendez Nunez e la turca Kemalreis. La

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forza di terra (Landing Force) è stata costituita interamente dalla Brigata Marina San Marco, con un Battaglione di Assalto e cinque elicotteri imbarcati di cui due in versione eliassalto per la proiezione delle truppe a terra. Il contrammiraglio Manuel Aguirre, comandante del Gruppo Permanente Marittimo Due della NATO ha affermato: "Questa esercitazione rappresenta un'eccezionale opportunità per addestrarsi in acque costiere e operazioni anfibie. Allo stesso tempo abbiamo continuato a mantenere la prontezza della Forza al suo massimo e siamo pronti per essere schierati in qualsiasi tipo di scenario in cui SNMG2 potrebbe essere richiesto per operare ". La fase addestrativa delle unità SNMG2 si è incentrata principalmente sulle operazioni anfibie, dove il Gruppo navale ha contribuito a mantenere il controllo del mare e la superiorità nell'area delle operazioni e ha fornito protezione e difesa aerea alla task force anfibia durante lo sbarco. Un’operazione di tipo Commando con raid aerei ad elevata velocità di esecuzione, con movimenti di sbarco delle truppe (Ship to Shore Movement - STSM), movimento di gruppi tattici della Fanteria

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di Marina a terra, fuoco simulato di supporto "amico" dalle navi in mare ed aerei a terra, procedure integrate di difesa da attacchi aerei "nemici", ed evento di Combat Recovery, cioè di recupero di personale isolato in territorio ostile. Il gruppo expeditionary ha permesso di esprimere un alto livello di addestramento e di professionalità, integrando più componenti che hanno operato in maniera sinergica e flessibile e in grado di muoversi ed operare dal mare per proiettare le truppe a terra, grazie anche al supporto tecnico-logistico e sanitario di nave San Giusto e di nave Stromboli e alla alta capacità di Comando e Controllo. Dopo aver completato questa esercitazione, SNMG2 ha ripreso il suo programma di attività nel Mar Mediterraneo, incluso il supporto associato all'operazione NATO Sea Guardian, nonché la partecipazione ad altre esercitazioni con alleati e partner. Nave Marceglia ha poi perseguito la sua


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attività con un’altra esercitazione la CONTEX-PHIBEX 21 (CTPH21) in oceano Atlantico organizzata dalla Marina portoghese che viene svolta con cadenza biennale e quest’anno è terminata con l’esercitazione NATO TIGER MEET 21 (NTM 21) dell’Aeronautica portoghese presso la base aerea di Beja. La PHIBEX 21-1, che ha sostituito l’esercitazione Mare Aperto, è stata pianificata e condotta dal comando in Capo della Squadra Navale. La partecipazione dello Standing NATO Maritime Group 2, ha dato a questa attività una connotazione internazionale ed europea. Caratteristiche fondamentali della nostra Marina.

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La cooperazione nel settore dell’idrografia con il Libano è uno dei contributi più tangibili che la Difesa italiana, attraverso la Marina Militare, sta dando alla Terra dei Cedri

di Marta Pratellesi e Stefano Febbraro al 27 al 30 aprile 2021 il direttore dell’Istituto Idrografico della Marina, contrammiraglio Massimiliano Nannini, si è recato in Libano per la consegna del materiale idrografico acquistato dalla Marina Militare, in sostituzione di quello danneggiato a seguito della tragica esplosione del 4 agosto 2020 che ha distrutto il porto di Beirut. Durante la visita, è stato firmato l’annesso tecnico per la co-produzione di

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cartografia nautica, che dà seguito all’intesa tecnica nel settore dell’idrografia, oceanografia e della cartografia nautica tra i ministeri della Difesa Italiano e Libanese firmata a luglio 2020. L’attività di cooperazione in ambito idrografico con il Libano è uno dei contributi più tangibili che la Difesa italiana, attraverso la Marina Militare, in particolare, l’Istituto Idrografico della Marina, sta dando alla Terra dei Cedri in termini di capacity building.

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Una collaborazione con le autorità libanesi nata nell’ottobre del 2014 nell’ambito di un’iniziativa delle Nazioni Unite a sostegno del Libano, che si è sviluppata attraverso tre passaggi fondamentali: la formazione del personale; l’acquisizione da parte del Libano delle competenze tecnico scientifiche; la creazione di un servizio idrografico autonomo. Questo progetto che continua ancora oggi, ha portato il Libano ad acquisire


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Coproduzione del primo piano cartografico libanese

la piena autonomia nella produzione e nella gestione delle carte nautiche nazionali. Lo scorso 28 aprile 2021 è stato firmato l’annesso tecnico per la co-produzione cartografica da parte del direttore dell’IIM, e dal capo di Stato Maggiore della Marina Libanese, Captain Commodore Haissam Dannaoui. Il momento formale ha dato inizio alla produzione del piano cartografico Libanese. La cerimonia di consegna alla Marina

Libanese degli strumenti idrografici e dei container ad uso ufficio ha avuto luogo presso la Base Navale di Beirut, alla presenza dell’ambasciatore Italiano in Libano, S.E. Nicoletta Bombardiere, del capo di Stato Maggiore della Marina Libanese, Captain Commodore Haissam Dannaoui, del direttore del servizio idrografico, Commander Afif Ghait, dell’addetto per la Difesa in Libano, colonnello Marco Zona e del direttore dell’Istituto Idrografico della Marina.

Versione Draft del piano nautico del Porto di Beirut “Approach to Beirut”.

Un momento storico importante in quanto rappresenta, per il Libanese Navy Hydrgographic Service, il ripristino delle piene capacità idrografiche e cartografiche esprimibili. Dal 3 maggio, l’IIM e il LNHS hanno dato quindi inizio alla produzione del primo piano cartografico Libanese, redatto congiuntamente e che rafforza ulteriormente la

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NAVE MAGNAGHI Nave Magnaghi (A 5303) è la prima nave idro-oceanografica progettata e costruita in Italia. Prende il nome dall'ammiraglio Giovan Battista Magnaghi. In ambito oceanografico è in grado di effettuare rilievi idrologici per la misura dei parametri chimico/fisici della colonna d’acqua, rilievi di tipo sedimentologico per prelievo di campioni del fondo marino, rilievi di tipo mareometrico per la misura delle variazioni di livello del mare. La strumentazione, in continuo aggiornamento in aggiunta ai locali operativi e le capacità logistiche proprie dell’unità, rendono nave Ammiraglio Magnaghi, una piattaforma scientifica ideale per condurre campagne anche in sinergia con Enti di ricerca esterni alla Marina Militare.

In alto a sinistra momenti della cerimonia di consegna del materiale idrografico al LNHS; al centro la visita dell’amm. Nannini all’ambasciatrice di Italia in Libano, S.E. Nicoletta Bombardiere, a destra la strumentazione ed il container acquistati dalla Marina Militare. N OT I Z I A R I O

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Per la prima volta il Libano disporrà di un piano di produzione cartografica ovvero di un progetto strutturato per la creazione di portafoglio di cartografia nautica che assicuri la adeguata copertura delle acque di giurisdizione nazionale e la sicurezza della navigazione in esse

mutua cooperazione tra i due paesi. Il portafoglio cartografico del Libano, redatto da IIM e LNHS, sarà composto da 13 carte nautiche elettroniche e dalle corrispondenti carte nautiche in formato tradizionale cartaceo. Le prime carte riguarderanno il porto e il litorale di Beirut. L’istituto italiano supporterà il Libano nella produzione fino a quando non sarà autonomo nella gestione del portafoglio cartografico e dei suoi aggiornamenti, nel pieno rispetto della autorità della Nazione. Per la prima volta il Libano disporrà di un piano di produzione cartografica ovvero di un progetto strutturato per la creazione di portafoglio di cartografia nautica che assicuri la adeguata copertura delle acque di giurisdizione nazionale e la sicurezza della navigazione in esse. Il direttore dell’Istituto Idrografico Libanese insieme a dei suoi collaboratori lavoreranno a stretto contatto per 20 giorni con i colleghi dell’IIM, in modo da impostare nel miglior modo possibile il delicato lavoro di produzione della

cartografia nautica e il rispetto degli elevati standard cartografici necessari. La produzione delle carte nautiche proseguirà a distanza nel corso dei prossimi mesi e un nuovo incontro è già pianificato per il prossimo settembre. In questa fase il personale cartografo dell’Istituto si recherà a Beirut per delle verifiche sulle carte nautiche prodotte. Il Libano, grazie all’attività di capacity building condotta dall’IIM, è recentemente entrato quale 94° stato membro, a far parte dell’IHO - International Hydrographic Organization. L’IHO è l’organizzazione intergovernativa che ha come scopo primario la sicurezza della navigazione e lo sviluppo degli standard in ambito idrografico e cartografico. Dotare il Libano di capacità idrografica autonoma, assicurando ai naviganti e a coloro che gestiscono le infrastrutture portuali informazioni corrette e aggiornate, è infatti essenziale per lo sviluppo istituzionale del Paese, consentendo la futura crescita del commercio marittimo e del turismo.

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Nave Magnaghi e la campagna idrografica 2021 di Stefano Febbraro

Studio dei fondali, rilievi batimetrici e studio dei parametri chimico-fisici delle acque

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opo un periodo di sosta lavori, lo scorso 4 maggio la nave idro-oceanografica Ammiraglio Magnaghi ha lasciato il porto di La Spezia, prendendo il largo verso un tratto di mare a sud delle coste del Cilento dove ha iniziato la campagna idrografica 2021. La prima parte dell’attività idrooceanografica, ha visto l’Unità impegnata nello studio dei fondali dell’area denominata "Arco Eoliano", un arco insulare localizzato nel Tirreno meridionale, formato da sette isole di origine vulcanica (le ben note Isole Eolie) e da

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varie montagne sottomarine, anch’esse di origine vulcanica (tra le più famose, Palinuro, Magnaghi e Marsili). In particolare, l’Unità ha condotto uno studio dei fondali di monte Palinuro, vulcano sottomarino attivo sito ad una distanza di circa 65 chilometri dalle coste del Cilento, analizzando i fenomeni geologici che caratterizzano la sua attività. Il personale specializzato presente a bordo, grazie alla particolare strumentazione idrografica ed oceanografica in dotazione, ha effettuato una serie di rilievi batimetrici (tramite scandagli Mul-


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tibeam) volti a definire ed analizzare la morfologia della struttura vulcanica. In base alle discontinuità della risposta acustica e dell’intensità del dato di backscatter, ha successivamente selezionato le aree dove prelevare i campioni di se-

dimento da analizzare nel laboratorio idrologico dell’Unità. In aggiunta, sono stati raccolti i parametri chimico-fisici della colonna d’acqua, tramite apposite sonde CTD multiparametriche (Conducivity, Temperature and

Depth). Il concetto di colonna d’acqua (che va dalla superficie del mare fino ai sedimenti del fondo) è usato in molti campi dell'idrologia e nelle scienze ambientali, per valutare la stratificazione o il mescolamento per effetto termico o chimico degli strati d'acqua di fiumi, laghi o oceani. Nave Magnaghi ha inoltre condotto specifiche analisi volte a verificare la fuoriuscita di gas dai due crateri che compongono la struttura vulcanica del monte sottomarino Palinuro. La campagna della nave ammiraglia della flotta idro-oceanografica proseguirà adesso tra le coste meridionali della Sicilia e quelle calabro-ioniche per il completamento dei rilievi batimetrici avviati lo scorso anno nella Sicilia sud-orientale, volti all’aggiornamento delle carte nautiche da Roccella Ionica sino alla Foce del Sinni.

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Istituto idrografico della Marina Militare: 150 anni trascorsi tra i mari di tutto il mondo di Mariarosaria Lumiero

Alla vigilia del 150esimo compleanno, un excursus tra le attività e la storia di un centro di eccellenza della Forza Armata. Intervista al contrammiraglio Massimiliano Nannini, direttore dell’Istituto Idrografico della Marina N OT I Z I A R I O

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on regio decreto, il 26 dicembre 1872, a Genova, fu fondato l’Ufficio Idrografico della Marina Militare italiana, rinominato nel 1899 Istituto Idrografico della Marina. Con il compito di studiare i fondali dei mari italiani e di produrne la documentazione nautica, il capitano di fregata Giovan Battista Magnaghi (dal quale prende il nome la nave maggiore idro oceanografica della Marina Militare), diede il via ad una storia che nel 2022 festeggerà i suoi primi 150 anni. Avvalendosi di strumenti, unità navali e personalità altamente qualificate, l’Italia vanta la sicurezza della navigazione, at-

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traverso il costante aggiornamento della cartografia nautica nazionale e vigente, ed uno studio toponomastico di circa 550.000 Km2 di aree marine, con uno sviluppo costiero superiore ai 7.800 km. Essendo centro di eccellenza della formazione idrografica, oltre allo svolgimento di master universitari, la sua biblioteca dispone di circa 30.000 volumi tra monografie e annate di periodici e di circa 3.000 tra carte nautiche e atlanti. Parte integrante dell’IHO (International Hidrographic Organization), al quale hanno aderito altri 93 stati membri, l’IIM svolge attività anche oltre confine. Con la stipula di accordi

bilaterali, fornisce documentazioni accuratamente aggiornate e conduce studi idrografici volti al trasferimento di competenze specifiche. La campagna al Polo Nord, High North, è tra le missioni più importanti dell’IIM. Attraverso l’integrazione di progetti geofisici con altri enti, analizza i cambiamenti climatici dell’area artica e l’impatto che esercitano sulle correnti marine, passando dall’approfondimento di aree conosciute allo studio di fondali ancora Il controllo della cartografia nautica, uno dei principali e esclusivi compiti dell’Istituto Idrografico della Marina Militare.

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inesplorati. Considerato che l’economia globale, in termini industriali e quindi economici, a seguito di tali mutazioni subisce forti condizionamenti, ne deriva l’importanza che l’IIM riveste a livello mondiale. Tre le unità navali idro – oceanografiche (definite anche “bianche” per il loro colore che le distingue dalle navi da battaglia definite “grigie”): nave Magnaghi, nave Aretusa e nave Galatea. Quest’ultime due fanno parte della classe “Ninfe” e hanno la caratteristica forma di catamarano. Le Unità, dotate di sistemi di automazione moderni, sono impiegate nelle spedizioni geodetiche e idrografiche, ovvero nelle operazioni che definiscono sulla superficie terrestre tutti i punti utili alla navigazione, alla mappatura delle coste e allo scandagliamento dei fondali marini e, nelle operazioni di rilevazione della profondità di questi ultimi. Ambedue le attività, confluiscono in un altro importante compito dell’IIM: la costruzione della documentazione nautica sia in formato cartaceo che elettronico. Portolani, elenco dei fari e segnali di nebbia, radioservizi per la navigazione, agenda nautica, giornale di bordo, manuale dell’ufficiale di rotta, effemeridi nautiche, tavole di marea, sono le pubblicazioni ufficiali ma, in questi 150 anni di lavoro, l’IIM ha costruito anche carte ufficiali, tra le quali

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Con regio decreto, il 26 dicembre 1872, a Genova, fu fondato l’Ufficio Idrografico della Marina Militare, rinominato nel 1899 Istituto Idrografico della Marina. Con il compito di studiare i fondali dei mari italiani e di produrne la documentazione nautica, il capitano di fregata Giovan Battista Magnaghi, diede il via ad una storia che nel 2022 festeggerà i suoi primi 150 anni

” carte batimetriche, didattiche e storiche, reticolati per il carteggio e, inoltre, pubblicazioni scientifiche. Una punta di diamante della Marina Militare riconosciuta in tutto il mondo che ha dispiegato i suoi equipaggi anche su nave

Alliance e Leonardo, di appartenenza NATO. Al vertice il contrammiraglio Massimiliano Nannini, insediatosi il 20 luglio 2020 dopo esserne stato dapprima vice – direttore.

In alto a sinistra l’ammiraglio Giovan Battista Magnaghi, a seguire la sede dell’Istituto Idrografico della Marina Militare di Genova. In basso le unità idrografiche, da sinistra nave Magnaghi, nave Aretusa e nave Galatea.

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L’IIM vanta circa 150 anni di storia tra spedizioni e documentazione nautica. Si potrebbero sintetizzare con un punto di inizio ed un punto, seppur momentaneo, di arrivo? L’Istituto Idrografico si sta avvicinando ai suoi 150 anni che cadranno nel 2022. Una storia importante, di tradizione della Marina e quindi dell’IIM. L’ammiraglio Magnaghi 150 anni fa ebbe la lungimiranza di proporre la fondazione dell’IIM e da quel momento, questa istituzione nazional genovese, ha iniziato a costruire tutto ciò che è diventato un ente cartografico dello Sato, cioè un ente che per legge deve produrre ed aggiornare la documentazione nautica dello Stato.

L’intervista Incontriamo l’ammiraglio Massimiliano Nannini, piemontese di Novi Ligure, laureato in Scienze Marittime e Navali. Nel 1994 ha frequentato il master di II livello “corso di specializzazione in Idrografia” e successivamente ha conseguito anche la qualifica di ingegnere idrografo. Presso l’IIM ha ricoperto vari ruoli fino a quello di direttore dell’Istituto.

Carte e documenti nautici prodotti sono essenziali per la navigazione.Vi è, dunque, un lavoro costante di aggiornamento. Come? Le spedizioni, invece, in base a quali criteri territoriali si programmano? L’IIM ha un portafoglio cartografico, inserito nel catalogo ufficiale dello Stato, di circa 370 carte nautiche e l’equivalente di carte elettroniche, oltre alle pubblicazioni. Restando sulle carte nautiche, che per legge devono essere costantemente aggiornate, con cadenza quindicinale pubblichiamo un documento ufficiale, “avviso ai naviganti”, nel quale sono riportare tutte le informazioni necessarie, ovvero, gli aggiornamenti. Le capitanerie di porto, essendo distribuite sul territorio, mentre noi siamo “fermi” a Genova (Forte San Giorgio), ci forniscono le informazioni. L’aggiornamento batimetrico è quello più importante. Più sensibile e più frequente nelle aree portuali, essendo i porti, delle aree vive, soggette a cambiamenti così come le aree costiere. Pertanto, la cartografia deve seguire tali mutamenti. Con le nostre spedizioni ad hoc, l’aggiornamento batimetrico lo eseguono le nostre navi idrografiche. Uno dei pilastri dell’IIM è l’attività formativa, accogliendo anche studenti di provenienze oltre confine. Dovendolo spiegare a chi approccia a questo mondo, perché è importante l’acquisizione di solide capacità idrografiche e cartografiche per un paese? La didattica formativa è uno dei pilastri dell’IIM dal 1907 e negli anni ha avuto una sua evoluzione. Per legge l’Istituto deve fare formazione


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e la Marina ha dato a noi questo compito. Abbiamo un corpo docente, esattamente cinque docenti, che si occupano di formazione specialistica idrografica e, unitamente all’Accademia Navale, possiamo dire di essere gli unici in Marina. È un mondo che da circa 20 anni è sia civile che militare, perché vi è la necessità di avere capacità di acquisizione di dati idrografici, da tradurre poi in carte e documenti. Tutti i paesi evoluti hanno servizi idrografici avanzati, elemento che denota l’importanza di questo lavoro. Inoltre, l’ente cartografico di Stato è di supporto al paese in tante sue sfaccettature e se si considera la collaborazione con tutti i ministeri che hanno interessi sul mare, emerge la necessità di avere persone formate. Ergo, non parliamo solo di produzione cartografica, bensì, di un lavoro a più ampio respiro per il Paese. L’Istituto Idrografico della Marina ha rilevanza sia sul piano nazionale che internazionale. Da dove parte e sin dove arriva l’Istituto Idrografico? Sul piano nazionale, la rilevanza è data da una legge dello Stato che ci nomina tra i cinque enti deputati alla produzione della documentazione nautica dello Stato. Sul piano internazionale risiedono un certo numero di importanti motivazioni. Innanzitutto, l’IIM è parte dell’IHO, l’ente che governa le regole idrografiche mondiali, all’interno del quale partecipiamo attivamente.Tra gli attuali membri vi è il mio predecessore, l’ammiraglio Luigi Sinapi. Questo va ad aggiungersi alle attività di capacity building, cioè di supporto a nazioni con le quali abbiamo accordi bilaterali e non hanno una capacità idrografica completa. Lì siamo intervenuti per lo sviluppo delle strutture preposte, sia con il nostro know how che con mezzi economici ed infrastrutturali.Tra queste nazioni, forse la più importante, il Libano, con il quale collaboriamo dal 2014 e dove, lo scorso anno, è stato firmato un accordo con la Difesa, alla presenza del capo di Stato Maggiore della Marina delegato alla firma e inoltre, poche settimane or sono, ho sottoscritto un accordo tecnico di coproduzione.Vuol dire che il Libano è divenuto un Istituto Idrografico ed ha l’autorevolezza per produrre la sua prima cartografia. Inizialmente lo faremo insieme. Difatti, in questi giorni, il direttore dell’Istituto Idrografico libanese ed un suo collaboratore, sono all’IIM, al fine di lavorare pragmaticamente sulla costruzione delle prime carte, in particolare la carta del porto di Beirut. Per noi è motivo di grandi soddisfazioni, perché siamo riusciti ad

esportare le nostre capacità italiane in giro per il mondo.A breve andrò in Qatar con il quale abbiamo un accordo simile al Libano. Un accordo bilaterale per la costituzione del loro primo Istituto Idrografico. Siamo presenti anche in altri paesi, Tunisia ed Albania, con cui l’Italia ha rapporti non di leadership, ma di coordinamento. Ci sono, poi, le attività che da anni portiamo in tutto il mondo, come l’High North e quella in Antartide, dove la responsabilità cartografica, nello specifico di ben tre carte, è dell’IIM. Quali forze sono investite, intese sia come mezzi che capitale umano, per ricoprire un’area geografica così vasta? L’IIM ha circa 250 dipendenti, 130 civili e 120 militari, a cui si aggiungono le navi idrografiche: l’Ammiraglia, nave Magnaghi, con un equipaggio di circa 100 persone, i catamarani costieri, Aretusa e Galatea, con 30/35 persone di equipaggio a cui si aggiungono, indirettamente, in quanto le Unità fanno parte della Squadra Navale, nave Alliance, con la quale conduciamo l’High North, e nave Leonardo, unità di appartenenza NATO con bandiera ed equipaggio della Marina Militare, utilizzate anche dall’IIM per le campagne idro–oceanografiche. High North è tra le più importanti campagne che l’IIM conduce dal 2017 e Lei ne ha preso parte in passato. Cosa connota di tanta rilevanza questa missione al punto tale da avere un impatto determinante anche sull’economia globale? Inizialmente è stata una partenza un po' timida, poi la Marina ha deciso di ritornare in Artico con un’attività di tipo scientifico, perché le evoluzioni climatiche che sussistono hanno determinato interesse nel conoscere meglio l’Artico ed il 22 maggio, da La Spezia, è partita la 5^ spedizione. L’Hight North è importante per tanti motivi sia per la Marina che per la nazione, perché l’Italia è un paese osservatore dell’Arctic Council anche grazie all’attività fatta dalla Marina. Inoltre, l’Italia ha una strategia artica e ciò vuol dire che è parte di una vision globale, al cui interno ci sono le Forze Armate, l’Industria, il CNR, l’Università e noi abbiamo il nostro ruolo attivo, tra i più importanti sul campo. A tal proposito, voglio ricordare che nel 2020, l’unica spedizione oceanografica


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nel mare Artico, è stata quella dell’Italia. Un riconoscimento anche a livello internazionale che ha posto la nazione in una condizione rilevante, in un territorio non prettamente nostro.

Questo mi ha permesso di focalizzare bene anche gli obiettivi prefissati sin dal giorno in cui ho assunto l’incarico di direttore.

La presenza del suo predecessore, l’ammiraglio Luigi Sinapi, nella direzione dell’IHO, offre certamente all’Italia un’opportunità. Un gioco di squadra con l’Idrografico? Ovviamente sì. L’ammiraglio Sinapi è uno dei due direttori dell’IHO e quindi l’Italia è presente. Questo ci mette in una posizione di privilegio e visibilità rispetto ad altri. Io e l’Ammiraglio ci conosciamo dall’Accademia Navale e, in termini di carriera, siamo cresciuti insieme, quasi in parallelo si potrebbe dire. Inoltre, prima di diventare direttore, sono sato il suo vice qui all’IIM e questo facilita sicuramente i rapporti con l’IHO. La nostra sinergia è funzionale in entrambe le direzioni, perché anche noi come IIM possiamo essere utili all’IHO.

Da un anno è alla guida dell’Istituto. Quali obiettivi si è prefissato per rendere questo centro di eccellenza della Marina Militare ancora più all’avanguardia e rilevante nel panorama dell’IHO? Lavoro sicuramente nell’ottica della continuità con il mio predecessore e della digitalizzazione dell’IIM. I passi importanti da fare, in tal senso, sono tanti e non semplici, sebbene apparentemente lo siano. Tutto ruota un po' intorno a questo obiettivo ed è lì che convergano le attività. Negli ultimi due anni abbiamo assunto trentatré cartografi e questa linfa vitale, mi fa guardare al futuro consapevole di avere del personale specialistico che potrà seguirmi nei miei obiettivi, grazie anche all’avanzamento tecnologico degli ultimi anni.

Le terre polari quanto mancano, da un punto di vista professionale ed anche emotivo, quando si è invece sulla terraferma? In questa esperienza colgo gli aspetti positivi sia in termini professionali che personali. Professionali perché, in questo anno di “fermo”, ho avuto l’opportunità di captare le problematiche interne dell’IIM che possono sfuggire se non si vivono appieno determinate realtà, poiché impegnati in attività oltre confine.

Ci sono progetti ex novo sui quali state operando? In questi giorni stiamo lavorando ad un progetto importante per la nazione, la cartografia specifica per il diporto, con dati acquisiti utilizzando sistemi di ultima generazione che permettono di avere ulteriore sicurezza in navigazione. Un progetto pluriennale che partirà dalla Liguria, dove ha avuto inizio il primo piano cartografico nazionale il primo piano cartografico nazionale. Darà tanto lavoro in futuro e sicuramente grandi soddisfazioni.

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Si è conclusa la IV edizione della Settimana Velica Internazionale Accademia Navale e Città di Livorno. L’evento, che ha permesso altresì di celebrare i 140 anni dalla fondazione dell’Accademia Navale, ha registrato la partecipazione di oltre 300 regatanti e 154 imbarcazioni per 7 classi di regata

di Marina Pompeo

ala il sipario sulla quarta edizione della Settimana Velica Internazionale Accademia Navale e Città di Livorno. Vele ammainate per le 154 imbarcazioni che, nei due weekend del 24-25 aprile e 1-2 maggio, hanno colorato le acque antistanti il meraviglioso lungomare cittadino. Oltre 300 regatanti hanno preso parte all’edizione del 2021, un’edizione attesissima dai velisti, anche e soprattutto alla luce del forzato annullamento della

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precedente, per via delle necessarie misure di contenimento del virus Covid-19. La manifestazione sportiva appena conclusa è stata fortemente voluta dal comitato organizzatore, composto da Comune di Livorno, Accademia Navale e Comitato dei Circoli Velici livornesi, che hanno dimostrato unità d’intenti e voglia di ripartire; lo stesso ammiraglio comandante dell’Accademia Navale, Flavio Biaggi, durante le premiazioni del 2 maggio, ha sottolineato come a prevalere sia stato il desiderio di “fare piuttosto che rinunciare”. Sette, in totale, le classi di regata: Firerace Under 20, Flying Junior,Tridente 16 e Vele D’Epoca sono state protagoniste della prima parte della manifestazione; J24, Laser e Optimist, invece, sono scesi in campo durante il secondo weekend dedicato alla vela. Quattro, di cui tre della Marina Militare

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Un'edizione speciale all’insegna dello spirito di voler fare piuttosto che rinunciare

Il comandante dell’Accademia Navale ammiraglio Flavio Biaggi

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(Artica II, Penelope e Chaplin), le unità partecipanti all’affascinante Regata delle Vele d’Epoca di Marina Cala de’ Medici, organizzata con il patrocinio della Presidenza Nazionale della Lega Navale Italiana per le giornate del 24 e del 25 aprile. Ad ottenere il gradino più alto del podio proprio Penelope, cui è andata anche la coppa della Lega Navale Italiana per il primo equipaggio militare al traguardo. Le regate del secondo weekend si sono svolte regolarmente a meno di quelle programmate nella giornata di domenica 2 maggio, caratterizzata da un forte vento di Libeccio di oltre 30 nodi.

Le classifiche, basate unicamente sui risultati conseguiti nel primo giorno di regate, riportano come prima in assoluto, per la competizione dei J24, la rinomata imbarcazione della Marina Militare ITA 416 La Superba, timonata da Ignazio Bonanno. Avvincente la Regata Accademia Navale organizzata dallo Yacht Club Livorno in collaborazione con l’Accademia Navale. Per la realizzazione dell’evento, lo Yacht Club e il prestigioso Istituto di formazione della Marina si sono avvalsi della collaborazione e del supporto di Yacht Club Costa Smeralda, Reale Yacht Club

Canottieri Savoia, Yacht Club Capri, Yacht Club Repubblica Marinara di Pisa e della Sezione Velica Marina Militare Livorno “Riccardo Gorla”. A similitudine delle precedenti edizioni, anche nel 2021 i concorrenti hanno regatato nel rispetto dei principi condivisi della Charta Smeralda, il codice etico per la tutela dell’ambiente marino promosso dalla One Ocean Foundation Alcuni scatti delle classi impegnate durante le regate; al centro l’ammiraglio comandante dell’Accademia Navale Flavio Biagi; a sinistra nave Orsa Maggiore, presente alla competizione.

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Suggestive immagini delle imbarcazioni della Marina Militare Orsa Maggiore, Stella Polare e Corsaro II che insieme a 4 unità d’altura:, Blues, Argo, Pegasus, Magia hanno dato vita ad un’avvincnete sfida d’altura.

e sottoscritto dalla Marina Militare e dal Comitato Circoli velici livornesi nell’anno 2019. La RAN, di 630 miglia, ha abbracciato buona parte del Mar Tirreno ed è infatti una regata tra le più lunghe e impegnative di quelle mediterranee della stessa tipologia. In gara ben 7 unità d’altura: Blues, Argo, Pegasus, Magia e le imbarcazioni della Marina Orsa Maggiore, Stella Polare e Corsaro II. Le unità d’altura partecipanti all’avvincente sfida hanno mollato gli ormeggi il 25 aprile facendo rotta al primo cancello di Porto Cervo, per poi dirigere verso la boa di Capri, e fare rientro a Livorno. A rendere la competizione ancora più N OT I Z I A R I O

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sfidante hanno contribuito vento e mare, fattori con i quali gli equipaggi si sono dovuti confrontare e che hanno reso la regata un’esperienza da “veri marinai”. L’imbarcazione più veloce, Magia, è riuscita a concludere la regata in soli 5 giorni; le altre dietro di lei hanno tagliato la linea del traguardo nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio. Secondo la classifica compensata, tuttavia, vincitrice è risultata Blues dello Yacht Club Italiano di Antonio Maglione. Presenti alla premiazione, svoltasi nella mattina del 2 maggio presso lo Yacht Club di Livorno, il prefetto di Livorno, il sindaco e l’ammiraglio comandante dell’Accademia Navale. I valori, propri di ogni regatante e marinaio, di rispetto per il mare, passione e dedizione sono stati ancora una volta il fulcro dell’ottima riuscita dell’intera manifestazione. Tali valori sono anche al centro dell’attività formativa degli allievi e frequentatori dell’Accademia Navale i quali affrontano l’addestramento alla vela come una vera e propria attività professionale

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I valori, propri di ogni regatante e marinaio, di rispetto per il mare, passione e dedizione sono stati ancora una volta il fulcro dell’ottima riuscita dell’intera manifestazione

” capace di forgiare il loro carattere e di svilupparne il senso della leadership. Tra le altre cose, l’edizione del 2021 ha permesso di celebrare altresì i 140 anni dalla fondazione dell’Accademia Navale. Entusiasmo e desiderio di ripresa, in definitiva, hanno caratterizzato l’edizione appena conclusa, certamente diversa dalle precedenti in quanto organizzata in forma ridotta, ma senza dubbio un’edizione che ha portato nuovo entusiasmo in tutti coloro che amano il mare, che si è posta in continuità con la tradizione e che ha confermato i capisaldi su cui continuare a lavorare per il futuro. La Settimana Velica Internazionale è divenuta ormai un appuntamento atteso, oltre che dai velisti, anche dalla città e da tutti i cittadini livornesi, pertanto il comitato organizzatore si predispone con rinnovato slancio a lavorare già da subito all’edizione del 2022 che auspicabilmente vedrà un ritorno anche alla dimensione internazionale della manifestazione, con la partecipazione dei regatanti provenienti dalle Accademie delle marine amiche estere. Si prospetta, quindi, carica di trepidazione l’attesa della quinta edizione, sempre all’insegna della tradizione, dello spirito di equipaggio, della sana competizione sportiva e, soprattutto, di amore per il mare.

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Il 33° Rapporto Italia dell’Eurispes fotografa una elevata fiducia degli italiani a chi indossa la divisa

La Marina la Forza Armata più amata dagli italiani Secondo i dati dell’indagine condotta dall’Istituto di studi politici, economici e sociali: continua ad essere apprezzato il lavoro delle Forze Armate registrando livelli alti di consenso di Antono Cosentino al 33° Rapporto Eurispes presentato a Roma, emerge che gli italiani hanno espresso un alto consenso verso l’operato degli uomini e delle donne nei confronti delle Forze Armate.

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La Marina Militare ottiene un record di consensi con il 73,6 %, uno dei valori più alti fra le Istituzioni. Il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, ha ricordato come la fiducia degli italiani nei con-

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fronti dei militari è dovuta all’impegno profuso a sostegno della salvaguardia del territorio e della collettività nazionale e internazionale e al supporto fornito durante l’emergenza sanitaria legata al Covid-19. Il generale Vecciarelli ha inoltre aggiunto, che le Forze Armate rappre-


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sentano una risorsa per la Nazione, un esempio concreto di organizzazione e di efficienza, alla quale i cittadini possono guardare con fiducia, ritrovandovi certezze e riferimenti. In quest’anno così difficile, infatti, tutto il personale delle Forze Armate ha operato senza sosta a sostegno dei nostri concittadini, agendo da moltiplicatore di resilienza e di fiducia per il Paese. Fiducia e apprezzamento degli italiani non solo nelle Forze Armate, ma anche

negli altri Corpi dello Stato come: Vigili del Fuoco, le Forze di Polizia e Guardia di Finanza. I Vigili del Fuoco salgono sul gradino più alto del podio con l’87,7% dei consensi. “Un Vigile del Fuoco è un eroe speciale - si legge nel rapporto lo è soprattutto grazie alla particolare narrazione del suo lavoro e all’idea diffusa che questo consista quasi esclusivamente nel salvare vite”. La Polizia di Stato si conferma con il 69,2% dei consensi. Impegno, capacità,

vicinanza tra le principali caratteristiche dell’agire quotidiano sia sul campo, sia attraverso le numerose campagne di sensibilizzazione e i servizi di informazione per i cittadini e per i più giovani. Sostanzialmente stabile il gradimento nei confronti della Guardia di Finanza con il 67,7% dei consensi. Nel complesso il personale in divisa, militari e non, rappresentano ancora le Istituzioni e godono di maggior consenso tra i cittadini.

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Full immersion nel mare della comunicazione La comunicazione istituzionale illustrata ai frequentatori dell’86° Corso Normale di Stato Maggiore e agli allievi della Scuola Navale Francesco Morosini

di Alessandro Busonero erché le Forze Armate comunicano? Cosa la Marina deve e vuole comunicare? Come affrontare l’intervista di un giornalista? Come un militare deve gestire i social media personali? Sono solo alcuni dei temi e delle domande emerse e discusse a Venezia durante gli incontri del 4 e 5 maggio sulla comunicazione istituzionale condotta dal personale di Upicom a favore dei giovani allievi della Scuola Navale Francesco Morosini e dei frequentatori dell’86° Corso Normale di Stato Maggiore (C.N.S.M.) dell’Istituto di Studi Militari Marittimi. Il programma del C.N.S.M., abbinato al master di 2° livello in Scienze Strategiche e Sicurezza Internazionale vede la collaborazione con l’università Cà Foscari di Venezia e al suo interno è inserito un modulo di comunicazione. Il saper cosa e come comunicare è parte integrante e, nel contesto odierno d’importanza primaria, della pianificazione e condotta delle operazioni militari e non solo. Il modulo trova il suo momento di maggior approfondimento e confronto nella giornata in cui professionisti militari del Dipartimento di Pubblica Informazione e Comunicazione (Dipicom) dello Stato Maggiore Difesa (SMD), dell’Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione (UPICOM) dello Stato Maggiore Marina e dell’Ufficio Comunicazione del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera illustrano la strategia di Comunicazione delle Forze Armate. La giornata ha vissuto inoltre un vero e proprio laboratorio pratico dove i frequentatori hanno potuto confrontarsi in maniera diretta affrontando e trovando risposte ad argomenti di particolare delicatezza e complessità del mondo della comunicazione. La legge 150 del 2000, "Disciplina le attività di informazione e di comunicazione delle

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pubbliche amministrazioni", ha segnato una svolta epocale tra la pubblica amministrazione e quindi anche tra le Forze Armate. Questa è la legge che ha reso obbligatorio la presenza di Uffici stampa, uffici per la comunicazione, il portavoce e l’ufficio relazione con il pubblico (U.R.P.) in tutti gli enti della Pubblica Amministrazione, compreso il comporto Difesa. Il relatore dello SMD, ten. col. Prete, si è soffermato sulle leggi e normative alle quali attenersi e di come la comunicazione, indirizzata dalle linee strategiche del Ministro della Difesa, debba essere univoca per le Forze Armate. Sempre

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più, negli ultimi anni i militari italiani si sono trovati a operare in contesti internazionali, interforze e in sinergia con altri dicasteri per fornire preziosi contributi anche in operazioni non militari (calamità naturali e emergenze nazionali). La comunicazione che riguarda le Forze Armate quindi spazia dalle missioni all’estero a quelle sul territorio nazionale. Sotto gli occhi dei cittadini sempre più attenti e immersi in una società tecnologicamente iper-connessa, si svolgono molteplici attività, una su tutte in questo periodo, il contrasto alla pandemia Covid-19.


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Saper guidare la comunicazione significa anche gestire crisi ed emergenze mediatiche legate in maniera indissolubile alla velocità di reazione, ovvero alla rapidità con cui la Marina è in grado di rispondere ai giornalisti e quindi all’opinione pubblica

Il capo Uffcio Pubblica Informazione e Comunicazione contrammiraglio Angelo Virdis

Al contrammiraglio Angelo Virdis, responsabile di UPICOM, il compito di illustrare come è strutturata l’organizzazione di comunicazione della Marina, ma soprattutto come e perché comunicare riveste un ruolo strategico per la F.A. “Se non comunichiamo, non esistiamo. Ma soprattutto – riprendendo il 1° assioma della comunicazione di Paul Watzlawich – non possiamo non comunicare”. Questo concetto deve portare ad una sempre maggiore consapevolezza della comunicazione tra tutto il personale della Marina, senza esclusione di ruoli e

gradi. La reputazione di cui gode la Marina e le FF.AA. in generale tra la popolazione è molto alta e ognuno di noi deve fornire il proprio prezioso contributo affinché questo risultato sia mantenuto e aumentato nel tempo. La comunicazione istituzionale della Marina si basa sull’identificazione di valori, ben saldi nel DNA di ogni marinaio e una strategia comunicativa che riassumo in quattro passi: costruire valore e reputazione, essere chiari e semplici, adattarsi ai propri interlocutori e parlare per un pubblico non tecnico” ha detto l’ammi-

raglio Virdis. La comunicazione della Marina continua ad evolversi con il passar degli anni mantenendo la rotta sulla necessità di avere personale professionalmente ben preparato, motivato e in grado di essere al passo con le esigenze e le sfide del mondo esterno. La consapevolezza degli italiani di avere una Marina efficace e capace di portare a termine le sue molteplici missioni, passa anche per l’uso consapevole e capace di tutti gli strumenti di comunicazione disponibili.“Saper guidare la comunicazione - prosegue l’ammiraglio Virdis - significa

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La comunicazione della Marina continua ad evolversi con il passar degli anni mantenendo la rotta sulla necessità di avere personale professionalmente ben preparato, motivato e in grado di essere al passo con le esigenze e le sfide del mondo esterno

anche gestire crisi ed emergenze mediatiche legate in maniera indissolubile alla velocità di reazione, ovvero alla rapidità con cui la Marina è in grado di rispondere ai giornalisti e quindi all’opinione pubblica”. Il capitano di fregata (CP) Floriana Segreto, ha evidenziato tra l’altro, come sia delicata la gestione della comunicazione della Guardia Costiera quando, ad esempio, durante le attività di ricerca e soccorso (Search And Rescue – SAR) la pressione esercitata dai giornalisti in cerca di notizie da divulgare, diventa pressante e allo stesso tempo facilmente strumentabile. Chiaro a tutti i frequentatori è stato quindi la consapevolezza del mare in cui la comunicazione naviga oggi, tanto per usare una metafora a noi cara. Tempestività, trasversalità dei contenuti e la capacità di arrivare ad un pubblico molto eterogeneo, sono le sfide d’affrontare nella comunicazione istituzionale. A questi tre momenti di condivisione ne è seguito un quarto, il più lungo, dedicato al media training. Il capitano di fregata Alessandro Busonero di Upicom, ha portato a termine un laboratorio pratico su come affrontare un’intervista concordata, ma anche improvvisa e non voluta che magari tende a screditare l’intervistato e l’organizzazione di cui fa parte. In questa situazione la domanda posta ai frequentatori è stata, “come dobbiamo affrontare l’intervista? Si può uscire indenni da una intervista aggressiva e scorretta?” Il laboratorio è stato per i frequentatori un efficace esercizio per N OT I Z I A R I O

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provare in prima persona la “pressione incalzante” che un giornalista può esercitare su ognuno di noi durante un’intervista concordata, ma anche “subita” a prescindere dalla nostra volontà. Una situazione del genere si complica per il fatto che un militare può rappresentare, quando interpellato, non solo se stesso, ma tutta l’organizzazione. Tante le domande, i case history, bad and best practice affrontati che hanno permesso ad ogni frequentatore di acquisire maggior consapevolezza sul proprio ruolo nell’ambito della comunicazione professionale e privata. Sempre a Venezia, sulla verde isola di Sant’Elena anche la scuola navale militare F. Morosini ha vissuto una giornata di immersione profonda nel mondo della comunicazione. “La comunicazione, il saper comunicare è un elemento centrale delle nostre vite. Al termine della scuola ogni allievo prenderà la sua rotta nella vita. Alcuni di voi proseguiranno nella carriera militare, altri in quella universitaria. Tutti dovrete saper conoscere e gestire il complesso mondo della comunicazione per affrontare al meglio le tante sfide che vi aspettano”, ha detto il comandate della scuola, capitano di vascello Marcello Ortiz Neri. Gli allievi dei tre corsi, ragazzi e ragazze tra i 16 e i 18 anni, impegnati negli studi del liceo classico e scientifico sono stati attivi protagonisti di un pomeriggio di confronto con il comandante Busonero, dove la parte del leone è stata giocata dalla comunicazione social. Nativi digitali, generazione Z o post millennials come sono definiti oggi, gli allievi

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hanno avuto modo di riflettere e dirimere dubbi su come lo strumento social debba essere gestito in un confine assai labile tra vita privata e professionale. Gli allievi hanno riflettuto sull’uso consapevole e responsabile dei social media e, a seconda dei contesti, sull’opportunità o meno di interagire con essi. Il feedback di questa giornata nelle parole degli stessi allievi: “Abbiamo preso consapevolezza dell’importanza dell’immagine della Marina e di come debba essere correttamente divulgata e promossa dai media “. Qui entra in gioco il fattore di una comunicazione efficace, composta da un messaggio conciso e accompagnata da validi supporti multimediali. Ritengo che saper ben comunicare sia essenziale per una buona riuscita nella vita in quanto “chi non è in grado di comunicare non esiste” - Francesco Di Nardo, allievo 1° Corso. “Le incertezze e le incognite sul comportamento da tenere sulle piattaforme digitali sono molte, l’incontro di oggi, ci ha permesso di avere chiarimenti e maturare la consapevolezza delle opportunità che i social media possono offrire alla MM” - Fabio Greca, allievo 2° Corso.“Al giorno d’oggi è fondamentale sapersi destreggiare nel sempre più complesso mondo digitale acquisendo consapevolezza degli eventuali errori in cui potrebbe incappare un utente poco avveduto”. Lorenzo Collet, allievo 2° Corso. “La comunicazione è il mezzo con il quale possiamo sottrarre le Forze Armate da una sorta di chiusura, facendo conoscere al di fuori la straordinaria normalità che si vive all'interno. Il mondo militare non è del tutto proibitivo, e non è frequentato da macchine incapaci di esprimersi come esseri umani. È solo necessario rispettare le giuste regole, al fine di non ledere l'onore, il ruolo dell'arma e l'immagine dello Stato”. Martina Mari, allieva 1° Corso.


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Dal commercio all’economia, dal turismo alla produzione energetica, il mare è sempre protagonista

Il mare, inestimabile risorsa per una crescita sostenibile e inclusiva

l mare nella storia dell’uomo è sempre presente tanto che non è possibile scrivere la storia delle civiltà senza doversi misurare con il ruolo principale delle migrazioni, della navigazione, del commercio, della pesca e di tutte le attività legate direttamente o indirettamente al mare. Le più importanti scoperte geografiche si devono a grandi traversate sul mare. La popolazione del pianeta fin dalla comparsa dell’uomo è avvenuta anche attraverso le migrazioni sul mare. Dal rapporto col mare dipendono da sempre politica interna e politica estera, rapporti economici e organizzazioni militari. Il XXI secolo è stato indicato come il “Secolo Blu” proprio per sottolineare la centralità del mare nelle relazioni e nella sicurezza internazionale. Un bene comune su cui viaggiano il 90% delle merci globali e nella cui prossimità vive l’80% della popolazione mondiale.

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Il mare, oggi come nel passato, ha una funzione di interconnessione delle economie del pianeta, è la via principale della globalizzazione, e più gli scambi marittimi connettono il mondo intero più il mare diventa conteso, è oggetto di attriti tra gli stati, per le materie prime, lo sfruttamento delle risorse e per i fenomeni di territorializzazione degli spazi marittimi che ne derivano e, ovviamente, per il transito in sicurezza. Che si parli di gas naturali, petrolio o minerali quel che nella maggior parte dei casi importa è accaparrarsi il diritto di sfruttamento delle ricchezze nascoste potendo fruire della libera navigazione. Sono tante le controversie presenti sulla scena internazionale. Le dispute nel mare cinese meridionale tra Cina, Taiwan,Vietnam, Filippine, Malesia, Brunei e soprattutto Stati Uniti. Nel Mediterraneo orientale tra Grecia e Turchia per alcune isole nel mar Egeo e l’isola

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di Cipro, divisa in due. Nel Mediterraneo occidentale tra Spagna e Marocco per l’isola di Perejil, in acque marocchine, dichiarata territorio spagnolo fin dal 1668. Oggi l’isolotto è ancora disabitato e controllato, insieme, dai due stati. Nel centro e Sud America la contesa più nota è quella delle isole Falkland tra Argentina e Regno Unito, sfociata in un conflitto armato nel 1982. Nel 2013 la popolazione con un referendum ha scelto la bandiera britannica. Colombia e Venezuela si contendono il limite marittimo dell’area di Guajira. Regno Unito e Mauritius litigano per le Chagos Islands, un gruppo di sette atolli e circa sessanta isolotti nell’Oceano Indiano. Mentre tra le controversie emergenti dell’ultimo decennio ci sono quelle legate al controllo degli spazi marittimi dell’Artico. L’apertura delle vie di navigazione in quei mari potrebbe innescare lo sviluppo di nuove importanti rotte commerciali, riducendo le distanze, i tempi e i costi dei trasporti intercontinentali. Lo scioglimento dei ghiacci offre nuove opportunità di turismo polare, di pari passo con lo sviluppo di nuove attività di esplorazione. Si stima che l’Artico possegga il 30% delle riserve di gas naturale e il 15% delle riserve petrolifere globali non ancora scoperte, che ospiti oltre il 15% delle risorse ittiche globali e che disponga di ingenti scorte di minerali come carbone, minerali ferrosi, nichel, cobalto, titanio, bauxite, zinco, piombo, rame, oro, argento, platino, diamanti e quantitativi non trascurabili delle cosiddette terre rare divenute accessibili e sfruttabili grazie al miglioramento delle tecniche e delle tecnologie estrattive. Sotto il profilo commerciale, la scomparsa della calotta glaciale incrementerebbe notevolmente i periodi e la qualità della navigabilità del Mar glaciale artico e dei mari ad esso attigui aprendo tre nuove vie di navigazione da sempre ambite, il passaggio a Nord Ovest, il passaggio a Nord Est e la rotta transpolare. Migliaia di miglia in meno da percorrere per collegare due emisferi del pianeta con notevoli risparmi sui costi dei trasporti e soprattutto con notevoli guadagni per i paesi rivieraschi che ne rivendicano la titolarità. Il mondo intero si è già mobilitato. Non solo Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti, Paesi che per posizione geografica rivendicano diritti, ma la regione attira anche le ambizioni geopolitiche da parte di Stati che per la loro vicinanza rivendicano N OT I Z I A R I O

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gli stessi interessi. Unione Europea, Giappone, Corea del Sud, Cina e India si sono già manifestate. In particolare la Cina ha fatto passi da gigante mettendo le basi per sfruttamenti futuri anche se ad oggi un futuro ben delineato ancora non esiste. Si spera che i governi siedano tutti intorno a un tavolo per concordare e condividere una strategia sostenibile per la gestione della regione per uno sviluppo ordinato a beneficio di tutto il pianeta. Il ruolo delle rotte artiche, per il commercio e le politiche internazionali, nel futuro potrebbe essere paragonabile a quello ricoperto, nel recente passato,

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dai Canali di Panama e Suez. Ciò che accadrà nell’Artico nei prossimi decenni avrà conseguenze per ciascuno di noi. Ma sul mare si consumano anche reati di pirateria marittima, di criminalità organizzata che danneggiano le economie dei paesi. Anche qui la comunità internazionale si è mobilitata per difendere i propri interessi che passano anche attraverso una porzione di mare distante migliaia di miglia. Interessi diretti legati al naviglio nazionale che trasporta le proprie merci o quelle destinate al proprio territorio, interessi legati al libero accesso nei paesi vittime di questi fe-


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Il libero utilizzo dei mari passa attraverso una strategia di difesa e sicurezza a connotazione marittima contro una serie di minacce derivanti dai conflitti tra Stati, dalla ripartizione degli spazzi marittimi, dalle attività in mare e anche dai cambiamenti climatici

nomeni di criminalità sul mare per i quali la sicurezza marittima diventa fondamentale con ricadute sulla stabilità sociale, ambientale, infrastrutturale e tecnologica. Dare un ruolo centrale ai mari diviene fondamentale per unire i popoli, per annullare le disuguaglianze e trarre vantaggi sia in termini di crescita economica sia in termini di crescita culturale, tecnologica e infrastrutturale. Il problema della sicurezza del mare è inscindibile dal problema della ricostruzione di uno stato tanto che ormai si parla di sicurezza dal mare, per includere anche tutti gli aspetti di sviluppo di un paese e connessi alla Blu Economy che vuol dire generazione di energia dal mare, acquacultura, risorse sottomarine, commercio, trasferimenti e collaborazioni industriali che da questo possono na-

scere. Per parlare di aspetti più vicini al nostro paese, l’Italia e l’Europa sul mare hanno molto da perdere. Per l’Italia il 54% del commercio estero avviene via mare a fronte di un 15% su strada. Il 55% dei 90 miliardi di merce importata e il 70% in peso viaggia via mare. L’Italia è punto di riferimento importante per le merci che viaggiano nel Mediterraneo e per questo deve avere interessi strategici ed economici legati al mare. Russia, Cina, Stati Uniti, Francia e Turchia nel Mediterraneo hanno incrementato la loro presenza con le rispettive Marine proprio perché il mare rappresenta l’ambiente in cui protendere la longa mano della politica estera di un paese. E’ recentissima la notizia che l’Italia ha finalmente deciso di mettere mani, spinta dalla competitività dei nostri vicini e dai venti che spirano dal Mediterraneo Orientale, al problema della Zona Economica Esclusiva (ZEE) italiana. Una proposta di legge è ora all’esame del Parlamento e servirà a rafforzare la nostra marittimità. Ma sarà importante nei prossimi anni investire di più sulle politiche estere e sulla Marina Militare per il controllo e la difesa degli interessi nazionali, ovunque nel mondo.

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Napoli, molo S.Vincenzo, faro di atterraggio di Fabio Dal Cin

Il nostro viaggio nel misterioso ed affascinante mondo dei fari termina a Napoli, sede della Direzione Fari e Segnalamenti marittimi del Comando Logistico della Marina Militare

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“Lascio una scia bianca e torbida; pallide acque, gote ancor più pallide, dovunque io navighi. I flutti gelosi si gonfiano ai lati per sommergere la mia traccia; lo facciano; ma prima io passo”. on questa riflessione del Capitano Achab, tratta da Moby Dick, romanzo capolavoro di Herman Melville, lasciamo l’isolotto di Lampione e riprendiamo, decisi e agevolati da venti sostenuti dai quadranti meridionali la nostra navigazione verso Nord. Giunti al traverso dell’isola di Pantelleria, accostiamo per nord-ovest ed attraversiamo il canale che separa le isole di Marettimo e Favignana (arcipelgo delle Egadi). Il sole tramonta, i sensori crepuscolari attivano i segnalamenti marittimi, l’ufficiale di rotta si esercita a riconoscere le caratteristiche dei fari di Punta Libeccio (isola Marettimo) e Punta Sottile (isola Favignana). La traversata prosegue senza soste: su-

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perate le Isole Egadi, “le case della luce” di San Vito Lo Capo (Trapani) di Punta Gavazzi e Omo Morto (Isola di Ustica), a breve la Sicilia e i suoi formidabili arcipelaghi saranno distanti a poppa della nostra scia. Infine, il nostro viaggio nel misterioso ed affascinante mondo dei fari terminerà a Napoli, sede della Direzione Fari e Segnalamenti marittimi del Comando Logistico della Marina Militare. Due i motivi principali di questa scelta: la ricorrenza dei 110 anni del Servizio Fari Nazionale, e l’opportunità di conoscere aneddoti poco noti sulla “farologia” partenopea. All’ormeggio presso la darsena del Quartier Generale Marina, incastonato tra il Palazzo Reale, il Castel Nuovo e proteso verso il Golfo di Napoli, a fare gli onori di casa sono il Capitano di Vascello Angelo Patruno, Direttore del Servizio Fari ed il 1° luogotenente Valerio Cordiale, responsabile dell’archivio storico e della sezione che si

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occupa delle “prescrizioni” dei segnalamenti (atti emessi dalla Direzione Fari per concedere ad Enti pubblici o privati l’autorizzazione per istallazione, modifica o rimozione dei segnalamenti su tutto il territorio nazionale). Una mappa storica posizionata alle spalle del luogotenente Cordiale ci mostra l’attuale rete d’illuminazione costiera grazie alla quale il Servizio Fari garantisce un aspetto fondamentale della sicurezza della navigazione alla comunità dei naviganti: 147 fari (oltre a fanali, mede e boe) equamente distribuiti lungo i quasi 8.000 Km di coste, isole comprese. Dal faro dell’Isola di Razzoli, numero E.F. 1000, al faro monumentale della Vittoria, Trieste, numero E.F. 4376, non esistono specchi d’acqua non monitorati dal Servizio Fari della Marina Militare. Dall’analisi dei documenti storici, gelosamente custoditi in archivio, emergono informazioni dettagliate sul processo che nel corso dei decenni ha reso più efficace ed efficiente la rete del segnalamento marittimo in Italia. Scorriamo con interesse il testo delle due Leggi, la n. 2 e la 75 del 1910, con la quale vennero unificati tutti i servizi

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marittimi affidandoli alla Regia Marina. Dall’interpretazione dei testi emerge chiara l’importanza che ebbe allora il dotarsi di un Servizio dei Fari e dei Segnalamenti marittimi efficiente, secondo i parametri del tempo, e di cui veniva vieppiù riconosciuta la valenza strategico-militare in un periodo storico caratterizzato da una politica di rinnovamento – comune a tutti i paesi d’Europa – dello strumento bellico. Infine, il regio decreto n° 294 del 9 marzo 1911 (pubblicato sulla G.U. n°99 del 27 aprile 1911) con il quale venne sancita la “data di effettivo passaggio del servizio fari ed altri segnalamenti marittimi dal Ministero dei lavori pubblici al Ministero della Marina”: il 1° luglio 1911. Quest’ultimo illustrò la nuova struttura ed organizzazione dei fari e segnalamenti marittimi nel supplemento n.2 al Foglio d’Ordini del 27 giugno 1911. La per-

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manenza a Napoli ci conduce ad ulteriori approfondimenti ed ha in serbo altre sorprese. Ci trasferiamo idealmente in periodi pre-unitari, durante i quali era stata già posta adeguata importanza allo studio dell’illuminazione costiera. Se la Lanterna di Genova e il faro di Livorno si contendono il primato del “faro più antico d’Italia” (sembra essere in vantaggio la prima – nda- ), nella città di Partenope, grazie all’opera di vedutisti e scrittori che nel corso dei secoli vi hanno soggiornato, è possibile rivivere l’emozione di quello che, se non fosse stato distrutto, sarebbe sicuramente stato annoverato tra i fari più antichi e importanti d’Italia: la Lanterna del molo. L’antico faro del porto di Napoli, ubicato alle spalle di Ca-


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stel Nuovo, un tempo simbolo della città, era già presente infatti ai tempi di Carlo II d’Angiò, intorno al 1307. Nel 1487 Ferrante d’Aragona affidò l’incarico di ricostruirlo oltre che di ampliare il molo a Luca Bengiamo, uomo abile e ingegnoso, che provvide a costruire in cubito ipsius moli una torre sine lanterna cum incluso lumine, sostenendo, come da contratto, le spese di fabbricazione e manutenzione in cambio dello “ius lanternae”, cioè il diritto di esigere una gabella da tutte le navi che sarebbero entrate in porto, ricevendo inoltre il permesso di costruire….. un mulino a vento! Tali autorizzazioni furono riconfermate nel 1495 dal nuovo Re Carlo VIII. Tuttavia, al ritorno degli aragonesi, morto il Bengiamo, la lanterna fu distrutta

CARATTERISTICHE GENERALI Lat.: 40°49’ 54’’ Nord Long.: 14° 16’ 25’’ Est Comando Zona Fari: Napoli Funzione del segnalamento: Faro di atterraggio Altezza del piano focale sul livello medio mare: 25,5 metri Portata nominale sorgente principale: 22 mg Caratteristica: luce bianca Anno di costruzione: 1916 – ricostruito nel 1951 Tipologia costruttiva: Torre cilindrica in muratura rivestita di mattonelle rosse con muretta superiore di colore bianco.

durante gli scontri tra quest’ultimi e i francesi. Si ignora purtroppo la data della sua ricostruzione mentre si ha la certezza che, all’estremità del molo, venne innalzata una torre con una grande lanterna visibile persino da Capri e Procida. Nel 1626, come apprendiamo dalle cronache di Napoli dei Diurnali di Scipione Guerra, la Lanterna fu distrutta da un incendio causato probabilmente dall’uso, consuetudinario in quell’epoca, dei fuochi d’artificio. Pertanto, l’allora Vicerè

Duca d’Alba don Antonio di Toledo ne affidò la ricostruzione all’architetto Pietro de Marino, ordinando la costruzione di un fortino con quattro torrioni a difesa del porto. La ricostruzione durò dal 1625 al 1626. Il Duca d’Alba, fu l’ultimo ricostruttore della “Lanterna del molo”. Agli inizi del Settecento l’antico faro passò in gestione alla famiglia Capano. Seguirono anni di oblìo, fino al 1841, l’anno della rinascita in materia di illuminazione costiera del golfo di Napoli: Faro di San Vincenzo, sorgente secondaria.

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il governo napoleonico era caduto da tempo e siamo in piena dominazione borbonica. Recependo quindi le indicazioni reali del 1837, che avevano disposto la progettazione di un piano luministico per l’intero golfo di Napoli, venne istituita “la Commissione de’ Fari e Fanali” composta dal fisico Melloni, dal Lauria, nominato “Ingegnere direttore de’ Fari” e dall’alfiere di Marina Giovanni Vacca che si occupò della designazione dei siti. La “Lanterna del molo” , l’antica “gran torre di angolo tra il molo angioino e quello di San Gennaro a sud del porto mercantile” della capitale consisteva in un’alta costruzione cilindrica, poggiante su un massiccio basamento ottagonale scarpato ed era munita di un fievole lanternino a quindici lampade che , in

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un primo momento, la Real Marina, venne il 1° aprile del 1843. Nel 1852 fu che ne aveva l’affidamento, stabilì di soattivato il terzo faro nel porto di Napoli, stituire con un macchinario a gas. posizionato sul nuovissimo pontile di Abbandonata l’idea, si optò per la San Vincenzo, che delimitava la zona tecnica lenticomilitare ed il balare. Il Laurìa cino di raddobil 1° luglio 1911 venne sancito il bo (visibile anprovvide al miglioramento delpassaggio effettivo del servizio fari cora oggi). Ogla scala interna, gigiorno la “Laned altri segnalamenti marittimi dal terna del molo” a molteplici restauri e decoranon esiste più, Ministero dei Lavori Pubblici al zioni e , poiché abbattuta nel Ministero della Marina versava in pre1932, quando il carie condizioni porto e la stastatiche, consolidò le fondamenta prima zione marittima furono ristrutturati, ed di soprelevarla fino a circa 40 metri di è stata sostituita, nelle sue funzioni, dal altezza, per consentire ai raggi luminosi faro di San Vincenzo, attivato nel 1916 di raggiungere le oltre 20 miglia necese ricostruito nel 1951. La colorazione sarie a svolgere il ruolo previsto di diurna del nuovo faro è inconfondibile: faro di “atterraggio”. L’accensione avuna torre cilindrica in muratura rivestita

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La lanterna del molo; sopra il 1° luogotenente Valerio Cordiale e la rete d'illuminazione costiera.

di mattonelle rosse con la muretta superiore in bianco sormontata dalla lanterna. Raccordato alla stessa torre, esiste un fabbricato a due piani con un passaggio coperto. Al piano terra vi sono due locali un tempo destinati ad ospitare il gruppo elettrogeno e il magazzino. Al piano superiore tre stanze, una cucina e un locale igienico. Continua il notiziario: “sullo stesso molo di fianco al fabbricato alloggio esiste un fabbricato di un solo piano diviso in tre scompartimenti, in uno di essi è istallato l’impianto del nautofono Pintsch, negli altri due locali sono depositati i combustibili e materiali vari”. Di quanto descritto restano solo i manufatti. L’impianto del nautofono è stato da tempo dismesso, mentre l’automa-

zione, la tecnologia del telemonitoraggio, e l’utilizzo di sorgenti luminose a basso consumo, sostenibili e, allo stesso tempo, ad elevato rendimento, hanno cambiato per sempre la gestione del segnalamento marittimo. La storica lanterna partenopea è stata anche la prima in Italia ad entrare in funzione, nel luglio del 2016, con la nuova illuminazione a led. Ad occuparsi in remoto del corretto funzionamento del faro è il personale farista e tecnico del vicino Comando Zona Fari di Napoli, personale indispensabile per garantire l’efficienza del servizio nonostante la spinta automazione. Termina qui, per ora, la nostra rubrica: 12 mesi durante i quali, idealmente, abbiamo navigato lungo le coste italiane, isole comprese, per svelare aneddoti, a volte scritti su qualche foglio nascosto nei cassetti d’archivio della Direzione Fari, a volte raccontati dal personale tecnico e farista intervistati nel corso di questa entusiasmante avventura nella

macchina del tempo del mondo dei fari. E’ questo un vero e proprio patrimonio del Servizio Fari Nazionale, da tramandare nel tempo affinché si acquisisca la necessaria consapevolezza che dietro al piccolo e tecnologico pannello solare che oggi alimenta un fanale, esistono storie di uomini, donne e famiglie che in tempi ormai lontani hanno condotto vite caratterizzate da privazioni e sacrifici, custodi di luoghi impervi ed irraggiungibili quanto necessari ad indicare la “giusta rotta” ai naviganti di ogni nazionalità. E nel rispetto delle tradizioni che quegli uomini e quelle donne ci hanno tramandato, siamo orgogliosi di rappresentare ancora oggi un Servizio efficace ed efficiente garantito dalla Forza Armata a beneficio di tutti coloro che ieri come oggi, a prescindere dalla nazionalità e dalla grandezza del bastimento, solcano le onde del mare! Lux nautis securitas!

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Un pass per l’Olimpo di Pasquale Prinzivalli

Continua la rubrica dedicata ai nostri atleti che hanno ottenuto la qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo, in programma dal 23 luglio all'8 agosto 2021. In questo numero entriamo nel mondo dei tuffi insieme a Sara Jodoin Di Maria e Lorenzo Marsaglia i è conclusa il 6 maggio a Tokyo, sede dei prossimi Giochi Olimpici, la finale di Coppa del Mondo di tuffi. Una settimana all’insegna dello sport ai più alti livelli che ha visto impegnati alcuni atleti del Gruppo Sportivo della Marina Militare. Tra questi la giovanissima Sarah Jodoin Di Maria che, chiudendo al quinto posto nella piattaforma da 10 metri, compie l’impresa e raggiunge l’obbiettivo della qualificazione alle Olimpiadi.

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La 21enne italo canadese è nata a Montreal (CAN) il 3 gennaio del 2000 da padre calabrese e madre di Toronto, diplomata al liceo scientifico, dal carattere timido e introverso si esalta quando sale sulla piattaforma. Tesserata con la Marina Militare e MR Sport Fratelli Marconi, allenata dal tecnico federale Tommaso Marconi, a Tokyo ha condotto una gara di altissimo livello: doppio salto mortale e mezzo ritornato carpiato (58.80) e il triplo salto mortale

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e mezzo avanti carpiato (63.00) sono solidi; il doppio salto mortale e mezzo indietro carpiato (65.25) è eccellente; la verticale con doppio salto mortale indietro con un avvitamento e mezzo (70.40) e il doppio salto mortale e mezzo indietro con un avvitamento e mezzo (67.20) sono pulitissimi. Chiude con 324.65 punti: il suo primato personale. "Sono fiera e orgogliosa di rappresentare l'Italia alle Olimpiadi di Tokyo. Spero di aver dato una piccola soddisfazione ai tanti italiani che vivono in Canada. Voglio ringraziare le mie società che mi consentono di allenarmi al meglio a Roma e tutto il gruppo azzurro, con cui ho legato moltissimo e che mi fa sentire a casa: ci toglieremo ancora tante soddisfazioni", queste le parole della nostra atleta al termine della gara. Sempre al Tokyo Acquatic Centre, che tra


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TUFFI

Sarah Jodoin Di Maria, piattaforma 10 metri e Lorenzo Marsaglia, trampolino 3 metri

poco più di due mesi sarà il teatro della competizione “a cinque cerchi”, il nostro tuffatore Lorenzo Marsaglia, insieme a Giovanni Tocci (C.S. Esercito), si qualifica ufficialmente ai Giochi di Tokyo 2020 per la specialità 3 metri syncro. Grazie al quinto posto, con 412.68 punti i due azzurri, entrambi medagliati dal piccolo trampolino ai campionati mondiali e a quelli europei, hanno conquistato uno dei quattro posti in palio per i Paesi non ancora qualificati. A vincere la prova sono i britannici Daniel Goodfellow e Jack Laugher, con 440.94 punti, davanti ai tedeschi Patrick Hausding e Lars Rudiger, 433.93 punti e ai russi Evgeni Kuznetsov e Nikia Shleikher che chiudono il podio con 415.86. Al quarto posto gli americani Mike Hixon e Andrew Capobianco 414.18. Con la Cina, Gran Bretagna, Messico e Giappone che avevano già ottenuto la qualificazione ai giochi olimpici, ottengono il pass anche Russia, Italia, Germania e Usa che si scontreranno in finale. Per Lorenzo Marsaglia, 24 enne romano,

laureato in fisioterapia e tesserato con la Marina Militare e CC Aniene, allenato da Benedetta Molaioli, Tokyo sarà il suo debutto olimpico. Nonostante le difficoltà e le limitazioni che hanno colpito inevitabilmente anche il mondo dello sport, legate all’emergenza Covid, i nostri atleti hanno continuato senza sosta la preparazione alle più importanti competizioni. Non si sono fatti trovare impreparati e hanno raggiunto gli obiettivi prefissati, attraverso un percorso costruito quotidianamente con l’impegno di tutto il comparto sportivo agonistico della Forza Armata. Anche se il merito va sicuramente all’atleta, che programma e struttura la propria vita al conseguimento di un obiettivo come la selezione per la partecipazione alle Olimpiadi, un plauso va

all’importante lavoro svolto dai tecnici Tommaso Marconi, Michele Benedetti, al preparatore fisico Franco Fanella e al fisioterapista Alessandro Capacchione. Grazie all’impegno e al costante lavoro di tutti gli appartenenti al Gruppo Sportivo della Marina, che quotidianamente lavorano per creare le migliori condizioni per far allenare e crescere gli atleti, è stato possibile ottenere questa importante selezione per le Olimpiadi. Così la Marina Militare avrà propri atleti a rappresentare l’Italia in ambito internazionale. La redazione del Notiziario ha deciso di non rinunciare a uno degli appuntamenti sportivi più amati al mondo come i Giochi Olimpici. Ha voluto raccontare in ogni numero la storia dei nostri atleti e continuerà a farlo seguendo i loro successi e cercando di raccontarvi un pò della loro vita, di trasmettervi le loro emozioni, gli sforzi e i sacrifici che una vita da atleta a questi livelli comporta. Ci sono altri “Pass per l’Olimpo” da conquistare? In quale disciplina sportiva? Scopritelo sul prossimo numero.

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Argento Europeo! di Emanuele Scigliuzzo

Nella 25 chilometri al Lupa Lake l’atleta della Marina Matteo Furlan, conquista il secondo gradino del podio atteo Furlan torna in acqua a Budapest ed è argento! Al Lupa Lake con un tempo di 4h36’050’’ l’atlteta azzurro della Marina e “Team Veneto”, va a chiudere al secondo posto dopo una gara condotta con cautela e determinazione, dietro il francese Axel Reymond. Dopo essere rimasto dietro l’olandese Bottelier per un lungo tratto, Furlan ha deciso di cambiare ritmo e risalire verso i primi negli ultimi chilometri. L’atleta azzurro è stato bravo nel difendere la seconda posizione dall’attacco del russo Kirill Abrosimov che ha chiuso terzo, per un centesimo di secondo. "Sono contento perché ritornare sul podio dopo aver mancato la qualificazione ai mondiali del 2019 e l'anno di stop forzato per la pandemia” commenta Furlan al termine della gara che prosegue “Forse potevo

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evitare di indugiare dietro l'olandese Bottelier perché ho dovuto forzare molto per recuperare la seconda posizione e per proteggerla dal russo che veniva su molto forte. Sono molto contento di aver conquistato la medaglia in un europeo straordinario, forse il migliore di sempre”. Una medaglia importante che si aggiunge ai traguardi già raggiunti nel 2017 nel mondiale al Balaton dove Furlan ottenne sempre il secondo gradino del podio e il bronzo, conquistato nel 2018 agli europei di Galsgow.

Sono molto contento di aver conquistato la medaglia in un europeo straordinario, forse il migliore di sempre

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