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Bio, una rivoluzione epicale

BIO, UNA RIVOLUZIONE EPOCALE

Il Senato approva il Ddl Agricoltura: si va verso il marchio “Biologico italiano” Un’opportunità per i Professionisti del Comparto Agroalimentare

di Stefania Papa*

Èstoria di questi giorni l’approvazione, da parte del Senato, del disegno di legge sull’agricoltura biologica. Il testo (atteso ora a Montecitorio per la terza lettura) istituisce, tra le altre misure, il marchio “Biologico italiano” di cui potranno fregiarsi “i prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana”.

Ora, al di là di alcuni punti controversi, tuttora oggetto di discussione (lascia perplessi, da un punto di vista scientifico, l’equiparazione, prevista dal Ddl, dell’agricoltura biodinamica a quella biologica), il provvedimento - una volta licenziato definitivamente nel successivo passaggio alla Camera - andrà a disciplinare un settore in forte espansione, nel quale noi Italiani possiamo vantarci, senz’altro, di essere tra i primi in Europa, sia in relazione alla superficie agricola destinata al bio (quasi due milioni di ettari, pari al 16%), sia come valore di mercato (si parla di un fatturato di circa 7 miliardi di euro). Segno evidente, insomma, di come i prodotti nostrani siano tra i più apprezzati al mondo, merito del rapporto, ormai sempre più consolidato, tra produttori e consumatori globali.

Ma non basta. La nuova legge, infatti, accompagnerà le imprese verso un percorso più organico a tutela del “tricolore”, delle nostre filiere e di tutti quegli imprenditori che hanno dimostrato di saper fare mercato meglio di altri, nel più totale rispetto del suolo e dell’ambiente che ci circonda. In particolare, giova sottolineare, in questa stessa sede, come la principale modifica introdotta dal Senato al “Ddl Biologico”, sia stata l’introduzione di un articolo aggiuntivo, contenente una delega al governo per emanare, entro 18 mesi, uno o più decreti legislativi per “procedere ad una revisione della normativa in materia di armonizzazione e razionalizzazione sui controlli per la produzione agricola e agroalimentare biologica”. Tali decreti, negli intenti del legislatore, dovranno “provvedere a migliorare le garanzie di terzietà dei soggetti autorizzati al controllo”, eventualmente anche “attraverso una ridefinizione delle deleghe al controllo concesse dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali”, e a “rivedere l’impianto del sistema sanzionatorio connesso”.

Un “correttivo”, quest’ultimo, fondamentale, che chiama fortemente in causa la nostra professione, in termini di “speciali competenze”, dal momento che proprio nel campo della consulenza esplicata nel settore agro-alimentare, si sviluppa uno degli ambiti principali del “mestiere” di Biologo, inteso in asse con quello degli Agronomi.

*Consigliere dell’Ordine Nazionale dei Biologi, delegata alla Sicurezza Alimentare e delegata per le regioni Toscana e Umbria.

Non è un caso, d’altronde, che proprio sul ruolo del “consulente per la certificazione dei prodotti biologici”, dal 15 al 24 giugno prossimo, la Delegazioni ONB di Toscana-Umbria, insieme con quelle di Emilia Romagna-Marche e Piemonte, Liguria-Valle D’Aosta, agendo in stretta collaborazione con l’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Viterbo, e con il contributo di Accredia ed AIAB (è stato richiesto anche il patrocinio al Mipaaf), abbia deciso di organizzare un corso teorico-pratico della durata complessiva di 16 ore. Tale proposta intende rivolgersi non solo ai Biologi ma, appunto, anche agli Agronomi, figura professionale con la quale spesso i primi si interfacciano, operando in una misura strettamente sinergica. L’idea di dedicare un percorso formativo alla figura del “consulente biologico” prende le mosse proprio dall’importante sviluppo che, negli ultimi anni, ha avuto l’Agricoltura Biologica. Un incremento in parte dovuto anche alle preferenze del consumatore, sempre più guidato dal criterio della sostenibilità, declinata in maniera coerente dalle produzioni biologiche il cui primo “sistema di qualità” normato di tipo orizzontale a livello europeo, risale al 1991.

Proprio alla luce di questo cambiamento che può senz’altro definirsi epocale, va segnalato l’esempio positivo della regione Marche dove, fin dal 2015, opera l’Associazione Cluster Agrifood Marche CLAM. Si tratta di un’aggregazione composta dalle quattro Università delle regione (UNIVPM, UNICAM, UNIURB, UNIMC), insieme con Istituti di Ricerca, imprese legate al mondo agricolo, alimentare ed ittico, associazioni di categoria e società di servizi, chiamate a collaborare per soddisfare le necessità di innovazione lungo l’intero arco della filiera

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I prodotti nostrani sono tra i più apprezzati al mondo, merito del rapporto, ormai sempre più consolidato, tra produttori e consumatori globali.

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agro-alimentare del territorio marchigiano. Tale associazione è nata proprio con l’obiettivo di incrementare la competitività del settore agro-alimentare regionale attraverso la cooperazione e il trasferimento di conoscenza tra i diversi attori appartenenti alla filiera, coniugando innovazione e tradizione. Anche la Regione Toscana ha imboccato tale direzione quando - è storia di questi mesi - ha pubblicato alcuni bandi Psr per le misure agroambientali riservati a quelle aziende che intendano introdurre o mantenere il metodo di produzione biologica, o che si affacciano per la prima volta al mondo “bio”. Insomma: la rivoluzione Bio appare irrefrenabile, estendendosi sempre più a macchia d’olio, fino a toccare diverse tipologie produttive, specie per quanto concerne la fase di trasformazione, commercio ed etichettatura dei prodotti. Un processo che comporta verifiche specifiche, minuziose e sempre più complesse, da parte degli Organismi di Controllo e delle Autorità di Vigilanza, i quali, a loro volta, per svolgere tali compiti in maniera ottimale, necessitano di figure professionali dotate di adeguate, approfondite e comprovate competenze. E chi, se non i Biologi, pronti ad operare in stretta sinergia ed in ambito multidisciplinare, con tutti quanti gli altri rappresentanti delle professioni tecnico-sanitarie, per raccogliere una sfida del genere? Chi se non loro per garantire che queste operazioni di verifica e controllo, possano svolgersi così come dettano leggi, norme e regolamenti? Tutto questo, si badi bene, senza perdere di vista il fatto che la stessa “rivoluzione bio” sta portando anche all’evoluzione di un nuovo mercato professionale, rappresentato dall’insieme degli operatori del settore agroalimentare che oggi si cimentano nel sistema di produzione biologico. Un modello strettamente regolamentato, dove la figura del consulente - e dunque anche del Biologo e dell’Agronomo - diventa elemento basilare per una corretta gestione dei requisiti di qualità. Nasce da qui, dunque, da questi presupposti, l’idea di mettere in campo un corso teorico-pratico altamente qualificato, come quello organizzato a giugno dalle nostre tre delegazioni regionali, con lo scopo di qualificare “consulenti in campo biologico”. Professionisti, per dirla in altre parole, capaci di fornire, con il proprio lavoro, un supporto qualificato alle aziende del settore agroalimentare che intendono intraprendere il percorso della certificazione con metodo biologico, nonché la costituzione di un elenco pubblico di figure specialmente competenti sulla base di manifestazioni di interesse e avviso pubblico (previo atto deliberativo). Tale necessità, è bene tornare a ribadirlo, muove anche dall’adeguamento dei metodi di produzione, che sempre più si stanno evolvendo passando da convenzionale a biologico. Il che, manco a dirlo, richiede, appunto, conoscenze accurate e specifiche, in uno con un’assistenza sempre più costante e mirata da parte di professionisti che siano veramente competenti del settore. Quegli stessi ai quali, lo scorso 20 maggio, è stato dedicato un apposito workshop organizzato dalle nostre tre delegazioni regionali, incentrato sul biologico inteso come “opportunità”.

In quella sede, infatti, grazie anche alla presenza dei rappresentanti di Accredia, del Mipaaf, del Senato, del settore degli “affari regolatori” e di varie associazioni di categoria, si è simbolicamente toccata con mano un po’ tutta la filiera dell’agro-alimentare, partendo dalla produzione, fino ad arrivare alla distribuzione. Senza trascurare uno sguardo ai palazzi delle istituzioni. Nel workshop si è parlato del “biologico”, della sua “storia” e “dimensione professionale”, con tanto di punto sullo “stato dell’arte” nella ricerca e nella formazione universitaria approfondendo anche tematiche legate ai vari regolamenti europei (Regolamento UE 2018/848 è entrerà in vigore dal 1o gennaio 2022, essendo la sua data di applicazione posticipata di un anno dal regolamento (UE) n. 2020/1693 alla luce della pandemia di COVID-19 e della conseguente crisi sanitaria pubblica. Sostituisce e abroga il regolamento (CE) n. 834/2007.). Perché, sì, il “Bio” non è solo un modo di produrre diverso, nel rispetto della natura e dell’ambiente, ma anche un’opportunità che guarda ai mercati del futuro. Ed in cui i Biologi sono chiamati a fare la loro parte.

Il provvedimento - una volta licenziato definitivamente nel successivo passaggio alla Camera - andrà a disciplinare un settore in forte espansione, nel quale noi Italiani possiamo vantarci, senz’altro, di essere tra i primi in Europa, sia in relazione alla superficie agricola destinata al bio (quasi due milioni di ettari, pari al 16%), sia come valore di mercato (si parla di un fatturato di circa 7 miliardi di euro).

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Riferimenti

http://toscanaumbria.ordinebiologi.it/2021/05/20/biologico-30-anni-di-opportunita-il-20-maggio-il-workshop-organizzato-dalle-delegazioni-onb-di-toscana-umbria-ed-emilia-romagna-marche-in-collaborazione-con-lordine-dei-dottori-agronomi-e-dei-dott/ (30 anni del Biologico). http://toscanaumbria.ordinebiologi.it/2021/05/15/professionisti-aziende-incontrano-le-competenze-il-15-16-23-e-24-giugno-il-corso-teorico-pratico-organizzato-dalle-delegazioni-onb-di-toscana-umbria-ed-emilia-romagna-marche-in-collaborazione-con/ (Corso Teorico-Pratico). http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/Resaula/0/1298092/index.html?part=doc_dc (Fonte del Senato).

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