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Binge drinking “abitudine” per 3,8 mln di italiani
Secondo l’Istituto Superiore di Sanita molti i i giovanissimi coinvolti. Assunti, in un’unica occasione, 6 o più bicchieri di bevande alcoliche. Impennata dei consumi domestici
di Emilia Monti
Il binge drinking, il bere per ubriacarsi, l’abbuffata di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione, è una pessima abitudine che lo scorso anno ha visto protagonisti ben 3,8 milioni di italiani. Uso e abuso di alcol è sempre più diffuso nel nostro Paese, soprattutto fra i giovanissimi. Trascinato da aperitivi digitali, consegne a domicilio e stress da pandemia, l’approvvigionamento delle bevande alcoliche non ha conosciuto pause nel periodo del lockdown. Anzi, la pandemia ha cambiato le abitudini degli italiani e il mercato si è subito adeguato, rafforzando nuovi canali alternativi e anche meno controllati relativamente al divieto di vendita a minori. Tanto che, con l’aumento dei consumi domestici, gli acquisti su canali online di e-commerce per il settore delle bevande alcoliche si stima abbiano conosciuto un’impennata nel 2020 tra il 181 e il 250% nell’home delivery. A metterlo in luce sono i dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) in occasione dell’Alchool Prevention Day celebrato a metà maggio.
Sono stati più di 36 milioni i consumatori di alcolici nel 2019 (20 milioni maschi e 16 milioni femmine): il 77,8% degli italiani di 11 anni e più e il 56,5%, delle italiane, per le quali si è confermato il trend in crescita dal 2014. La prevalenza degli astemi nel 2019 è stata del 18,3% tra gli uomini e del 38,1% tra le donne, e per queste il trend continua a diminuire, facendo registrare un ulteriore decremento del 3,4% rispetto all’anno precedente. Criticità nei modelli del bere è stata registrata soprattutto per i minori e gli adolescenti, le donne e gli anziani; nel 2019, sono state circa 8,2 milioni le persone di età superiore agli 11 anni (5,7 milioni maschi - 21,5% e 2,5 milioni femmine - 8,9%), che hanno adottato su base regolare, quotidiana, modalità di consumo a rischio di bevande alcoliche con evidente e sostanziale invarianza da oltre 8 anni, fatta eccezione per una riduzione tra i consumatori a rischio di sesso maschile dal 23,4 % del 2018 al 21,5 % del 2019. I dati pre-Covid del 2019 evidenziano nell’analisi per classi di età che le fasce di popolazione con consumatori più a rischio è stata, per entrambi i generi, quella dei circa 750.000 minorenni, prevalentemente 16-17enni (maschi 42,2%; femmine 39,2%), seguita da oltre 2,7 milioni di anziani ultra-65enni (maschi 34%; femmine 8,6%), fascia in cui un maschio su tre e una donna su dieci consuma secondo modalità a rischio. La prevalenza di consumatori a rischio di sesso maschile è stata superiore a quelle delle donne per tutte le classi di età a eccezione dei minorenni.
La persistenza di uno zoccolo duro, rappresentato da un numero così elevato di consumatori e consumatrici a rischio, appare, peraltro, ulteriormente aggravato dal riscontro recentissimo di un incremento al 23,6% per i maschi e al 9,7% per le femmine nel corso del
2020, che consumano a rischio. A preoccupare in particolar modo è stato l’aumento registrato nel 2020 delle giovani consumatrici a rischio, le 14-17enni, che superano per numerosità, per la prima volta, i loro coetanei consumatori a rischio (30,5% contro il 28,4% dei maschi) in un quadro complessivo d’incremento del rischio al femminile diffuso a tutte le classi di età sino ai 60 anni e di incrementi registrati tra i maschi, più evidenti tra i 35-e i 60 anni.
L’approvvigionamento delle bevande alcoliche non ha conosciuto pause nel periodo del lockdown e il mercato ha rafforzato nuovi canali alternativi e anche meno controllati relativamente al controllo del divieto di vendita a minori, cambiando molte abitudini, tra le altre anche gli acquisti su canali online di e-commerce, che, per il settore delle bevande alcoliche, si stima abbiano conosciuto un’impennata nel 2020 tra il 181 e il 250% nell’home delivery, con un aumento dei consumi domestici registrati da più settori. L’isolamento ha portato ad un incremento di consumo incontrollato, anche favorito da aperitivi digitali sulle chat e sui social network, spesso in compensazione della tensione conseguente all’isolamento, alle problematiche economiche, lavorative, relazionali e dei timori diffusi nella popolazione resa sicuramente più fragile dalla pandemia. I servizi di alcologia e i dipartimenti per le dipendenze e di salute mentale, a causa delle chiusure obbligate dall’impossibilità di ricevere utenti in presenza, hanno registrato una crescita di difficile gestione prima, durante e dopo i lockdown per la scarsità delle risorse a disposizione, per la quantità di richieste inevase per le restrizioni anti-COVID-19 e l’impreparazione relativa a soluzioni digitali solo tardivamente introdotte in maniera disomogenea sul territorio dimostrando i gap da colmare con una indispensabile riorganizzazione degli aspetti organizzativi, gestionali, funzionali e logistici delle strutture del SSN.
L’approvvigionamento delle bevande alcoliche non ha conosciuto pause nel periodo del lockdown e il mercato ha rafforzato nuovi canali alternativi e anche meno controllati relativamente al controllo del divieto di vendita a minori
© Vicky Gosselin/shutterstock.com
Brusaferro: bisogna potenziare la prevenzione
«Una volta che riusciremo a trovare un modo per convivere con il coronavirus, grazie alle vaccinazioni, tutta l’attenzione ai programmi di prevenzione dovrà essere ulteriormente potenziata, inclusa quella nei confronti dell’abuso di alcol, che è Silvio Brusaferro. una delle priorità su cui dobbiamo concentrarci, con un’attenzione particolare alle giovani generazioni». A spiegarlo è stato il presidente dell’Istituto superiore di Sanità (Iss) Silvio Brusaferro. «Anche se in Italia le condizioni della circolazione del Sars-Cov-2 sono significative - ha precisato - l’attenzione verso questo tipo di problematica non deve scemare, così come la formazione e l’educazione. Bisogna tenerla alta per un uso consapevole dell’alcol ed evitare abuso e dipendenza».