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SCENARI

NEL TRENTINO DEI PICCOLI PROPRIETARI, I CASI DI CANTINA TOBLINO, CHE SI PREOCCUPA DI FAR CRESCERE I PROPRI VIGNERON, E TENUTA SAN LEONARDO, FAMOSA NEL MONDO CON UN ROSSO IN TERRA DI BIANCHI. IN FUTURO, TEROLDEGO E NOSIOLA POTREBBERO SORPRENDERE.

MICRO-REALTÀ CON GRANDI TRADIZIONI di Fabio Gibellino

U

na delle caratteristiche più importanti del Trentino enologico è la cooperativa. Infatti, tra le grandi aziende del territorio, l’unica eccezione è Ferrari (gruppo Lunelli). Tutte le altre sono di fatto un insieme, ben riuscito, di soci più o meno numerosi e più o meno grandi. D’altronde, già la parcellizzazione dei vigneti intorno a Trento è una sorta di caleidoscopio dove la dimensione media pro-capite è di solo un ettaro e mezzo. Un po’ meno della media nazionale, sebbene sia in crescita, visto che nel 1970 gli ettari erano 0,53 e nel 2000 erano 0,86. Partendo da questo dato si scopre così che a condurre i 10.200 ettari produttivi e distribuiti in 97 comuni della provincia sono, per il 41,1%, aziende che hanno a disposizione meno di mezzo ettaro. A seguire, il 20,1% arriva a un ettaro, il 16,9% è compreso tra 1 e 2 ettari, il 16,1% può contare fino a 5 ettari, il 4,6% non supera i dieci mentre solo l’1,2% va oltre. È per questo che in trentino la produzione vinicola è affidata per l’85% alla cooperazione, al 10% a società di stampo industriale e commerciale, mentre solo il 5% è appannaggio delle imprese agricole. Una realtà che, come ha raccontato a Pambianco Wine&Food il marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga, proprietario della Tenuta di San Leonardo: “Porta

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