Dicembre 2021

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Riforma del lavoro

OCCUPAZIONE: IL NUOVO PIANO DEL GOVERNO L’Italia prova a fare “GOL” ma, sulle politiche attive del lavoro, le misure destinate a facilitare la ricerca di un’occupazione, la partita è ancora tutta da giocare di Annarita D’Agostino

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n un recente rapporto sui Centri per l’Impiego, la Corte dei Conti ha stimato che più di 1 milione e 300mila beneficiari di reddito di cittadinanza a ottobre 2020 possedeva i requisiti per sottoscrivere il Patto per il lavoro e, dunque, avviare il percorso personalizzato di reinserimento professionale previsto dalla misura. Passando così dalla prima fase “passiva” di lotta alla povertà alla seconda “attiva” di ricerca di un’occupazione. Solo poco più di 350mila - circa 1 su 4 - hanno iniziato un nuovo lavoro e circa 190mila - 1 su 10 - risultavano ancora occupati al momento della rilevazione. Alle critiche piovute sulla misura fin dai suoi esordi, oggi si risponde con “GOL”, il nuovo Piano Nazionale “Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori”. Cosa prevede? Cinque percorsi personalizzati per trovare lavoro: un rapido reinserimento per chi è più facilmente occupabile; un percorso di aggiornamento (upskilling) per chi ha bisogno di

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rinfrescare le proprie competenze; aggiornamento che diventa intensivo nella terza strada, quella del reskilling, per coloro che hanno bisogno di una complessiva riqualificazione del proprio profilo; un percorso di lavoro e inclusione con il coinvolgimento di servizi sociali e territoriali per categorie particolarmente vulnerabili; infine, una ricollocazione collettiva per i lavoratori espulsi dal mercato del lavoro per crisi aziendale. «Dopo vent’anni di esperienze negative, se non addirittura fallimentari - sottolinea il professor Giampiero Proia, ordinario di Diritto del Lavoro dell’Università Roma Tre - almeno nella sua dimensione programmatica questo piano ha diversi pregi. In particolare, punta a personalizzare i percorsi diretti a promuovere l’occupazione, tenendo conto delle caratteristiche delle singole platee di soggetti che ne hanno bisogno, e questo è un aspetto fondamentale, perché ogni platea ha le sue esigenze». Destinatari del progetto, i beneficiari

di cassa integrazione, indennità di disoccupazione come NASpI e DisColl, reddito di cittadinanza, e categorie considerate particolarmente fragili come gli over 55, i giovani Neet lontani dallo studio e dal lavoro, le donne in condizioni di svantaggio, le persone con disabilità, i disoccupati da lungo tempo, i working poor, ovvero i lavoratori che, percependo retribuzioni basse, sono comunque a rischio povertà. Lo scorso 21 ottobre, è arrivato l’ok della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome all’intesa sul riparto dei primi 880 milioni di euro che finanzieranno GOL. Saranno infatti le Regioni a dover redigere i piani di attuazione del programma a livello territoriale. Le premesse di GOL sono molto ambiziose: 3 milioni di occupati entro il 2025, di cui almeno il 75% dovranno essere over 55, donne, disoccupati di lunga durata, persone con disabilità, under 30; 4,4 miliardi di euro assegnati nella Missione 5 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ai quali si sommano 600 milioni per il rafforzamento dei Centri per l’Impiego e 600 milioni per il rafforzamento del cosiddetto “sistema duale”, ovvero l’alternanza fra formazione e lavoro. Saranno soldi ben spesi? «Sicuramente il PNRR ci ha offerto un’occasione per colmare un vuoto per cui la stessa Commissione europea ci aveva bacchettato con raccomandazioni specifiche per il nostro Paese - osserva la professoressa Lucia Valente, ordinario di Diritto del Lavoro della Sapienza Università di Roma -. Era necessario intervenire perché l’arretratezza cronica dei servizi per il lavoro nel nostro Paese è un fatto ormai sotto gli occhi di tutti». Per colmare il gap, dunque «abbiamo preso la misura già varata con la Legge di Bilancio 2021 ma ancora inattuata - ci spiega - e l’abbiamo inserita nel PNRR. E questa è stata

spazio50.org | dicembre 2021

_Buono_Lavoro3_m 20

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