TRAKS MAGAZINE #38

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rispose “Penso di no”. Dopo qualche settimana 1 disse a 0 “Penso che dovremmo fare un disco”. 0 rispose “Penso di sì”. Da li siamo partiti. Ogni volta che ci siamo incontrati le cose sono venute in una serie di improvvisazioni e comunque in maniera estemporanea, per tutto il 2019. Il disco è la cristallizzazione di varie sedute di “canalizzazione”, “improvvisazione” e “riorganizzazione del materiale”. Quali sono le ispirazioni e le premesse sulle quali poggia il vostro 50

nuovo lavoro? Ci ispiriamo al sottile filo conduttore che collega la mitologia antica dei canti arcaici all’era odierna, digitale, che viviamo. È stata voluta creare mediaticamente una cesura per separare la Magia dalla scienza, l’arte dall’Arte, quando questa separazione rimane illusoria, è solo uno stato mentale. Noi pratichiamo Arte, nel senso arcaico della parola, come fusione informe di varie discipline, mirata alla ricerca di un fine. Il fine di questa opera era la ricerca della bellezza e del sacro atemporale in un mondo comunque morente, apocalittico, in decomposizione. Ho visto una cura particolare per il packaging del disco (i testi stampati su papiro!). Vorrei sapere da dove nasce questa attenzione ai dettagli “esteriori” e se voi siete feticisti del disco, del vinile eccetera...


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