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La sindrome di Algeri?
Il cinema francese e la “sporca guerra” (1954-2012) di Andrea Argenio
La guerra d’Algeria (1954-1962) è uno di quegli aspetti della storia francese che quotidianamente mettono a dura prova il concetto di “storia condivisa”, vista la mancata cicatrizzazione di vecchie ferite che hanno lastricato la strada del lungo rapporto intercorso tra Parigi e Algeri. Ancora oggi esistono diverse agenzie memoriali, gli ex soldati, gli harkis, i pieds noirs, gli ex appartenenti all’Oas che manifestano, a più riprese, attraverso iniziative di vario genere (libri, convegni, proposte legislative), un desiderio di conoscenza e di lotta contro l’oblio. E’ stato scritto che sono circa cinque milioni i francesi coinvolti, a diverso titolo, negli avvenimenti algerini e, se non si può parlare di una memoria collettiva condivisa, è indubbio che tante e diverse memorie individuali continuano a rappresentare un qualcosa di importante attorno ad un dibattito su un “passato che non passa”. E non sono mancate nuove interpretazioni storiografiche dovute all’utilizzo della documentazione degli archivi francesi e algerini, trasmissioni televisive affidate alla consulenza di storici capaci di saper unire la leggerezza della divulgazione con la profondità e la meticolosità della ricerca1. Ed è indubbio che l’oblio, categoria interpretativa che per anni aveva contraddistinto il dibattito pubblico e storiografico sull’ultima guerra combattuta dallo stato francese, è stato oramai superato dall’emergere del “riconoscimento” come categoria di analisi. La domanda cui questo contributo tenterà di dare una risposta è se il cinema francese sia riuscito a raccontare, dall’inizio della Battaglia di Algeri sino ai giorni nostri, quello che avvenne dall’altra parte del Medi1 Cfr. all’interno una vasta bibliografia Benjamin Stora, La gangrène et l’oubli. La mémoire de la guerre d’Algérie, Paris, La Découverte, 1998; Mohammed Harbi-Benjamin Stora (sous la direction de), La Guerre d’Algérie 1954-2004. La fin de l’amnésie, Robert Laffont , Paris, 2004.