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Cosa ci insegnano sulle guerre i documenti audiovisivi? di Pierre Sorlin
Nei suoi ricordi della prima guerra mondiale1 Robert Graves racconta un episodio vissuto analogo a quello immaginato da Mario Monicelli ne La Grande guerra. Come i fanti Sordi e Gassman, anche lo scrittore s’imbatté, durante una ricognizione, in un nemico ignaro e indifeso, ed esitava a ucciderlo. Nel film italiano, l’esploratore austriaco intento a prepararsi il caffè, viene abbattuto dal sergente. Nel racconto autobiografico, è Graves a passare il suo fucile al sergente, “tiratore migliore” di lui. Precisa: “Lo fece fuori, però non ero rimasto a vedere”. Sapere in maniera indiretta, mediata … vedere? Appena nata, nel Seicento, la stampa, usando corrispondenze private, racconti di viaggiatori, messaggi di reporter, diffuse notizie sulle ostilità che si svolgevano in paesi lontani. Via via, l’informazione divenne più precisa. Con la radio, si fece quasi istantanea, però era “filtrata” da intermediari, il cronista, il giornalista, l’annunciatore. E poi, ci fu il cinema che, immediatamente, s’interessò alle operazioni militari che si effettuavano in tutto il mondo, mandando operatori a filmare, da Cuba alla Libia e ai Balcani. Cinegiornali, più tardi telegiornali, oggi video in transito sulle reti sociali: agli articoli della stampa, alla voce della radio, l’epoca contemporanea ha aggiunto una profusione d’immagini. Alla vigilia della prima guerra mondiale la gente era già abituata a guardare e a prendere per oro colato rappresentazioni belliche. Vedere con i propri occhi è come assistere in persona all’evento, “In fine abbiamo la realtà propria” scriveva un inglese dopo aver visto un film sulla battaglia della Somme2. Alla medesima epoca, la Paramount distribuiva in America un film intitolato War as it really is. Si può, su uno schermo, osservare “la realtà” di una guerra? La risposta, evidentemente, è no. Riprese da cameramen che avevano lavorato presso tutti i contendenti, le immagini di War as it really is erano autentiche 1 2
Good Bye to all that, Harmondsworth, Penguin, 1960 [1929]. Manchester Guardian, 11 agosto 1916.