Eterno Auriga - Aprile 2021

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COME SWAMI SALVÒ LA MIA VITA Dottor Kishan N. Gadhia

Q

UELLA CHE SEGUE È UNA BREVE storia di come, nel 1960, entrai a contatto diretto per la prima volta con Sai Baba, e dei molti miracoli personali ed esperienze che ho avuto negli ultimi cinquant'anni. Sentii parlare di Bhagavan per la prima volta alla fine degli anni ’50 da

mio cugino, dottor D.J. Gadhia. Dopo le sue esperienze personali nel corso di molti anni, egli era convinto che Bhagavan non fosse altro che la reincarnazione di Shirdi Sai Baba, che visse fra il XIX e l’inizio del XX secolo nel nord dell’India. Shirdi Sai Baba era nato come Sri Sathya Sai Baba, con il compito precipuo di realizzare la trasformazione personale degli esseri umani attraverso l’amore e il servizio disinteressato. Tutto questo sembrava davvero molto bello, ma i miei genitori e il resto della famiglia in quei primi giorni continuarono a pregare, come fanno normalmente gli indù, Rama, Krishna e Shiva. Fu solo quando ebbi un’esperienza diretta e personale con Bhagavan che Ne compresi pienamente la vera divinità. Il Primo Incontro con la Divinità

Durante il mio periodo come studente di Medicina a Jamnagar nel 1957, mi recai in pellegrinaggio con un piccolo gruppo di amici in vari templi nel sud dell’India. Una delle destinazioni doveva essere Puttaparthi, un piccolo villaggio di appena qualche migliaio di abitanti, e dimora del nostro amato Bhagavan. Visitammo numerosi templi e centri di ritiro spirituale, tra cui l’Ashram di Sri Aurobindo a Pondicherry (Puducherry). In quel periodo, però, per una ragione o per l’altra, non riuscimmo ad arrivare a Puttaparthi. Forse i tempi non erano maturi per 10 Aprile 2021

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