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FASHION SYSTEM E COVID-19: Q UA L È L’ E R E D I TÀ P O S I T I VA? Sostenibilità, diversity e inclusivity, digitalizzazione. NFT, più libertà nei calendari delle fashion week e investimenti nell’editoria di moda indipendente: ecco cosa “di bello” la pandemia lascerà ai posteri di Angelo Ruggeri
Un look della capsule collection tech e sostenibile Improved di Mango Man
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opo una cattiva notizia, ce n’è sempre una buona. E in effetti è così. O meglio, bisogna essere in grado di trovare le buone notizie all’interno di quelle cattive. Anche se la pandemia ha fatto molto male all’intero sistema moda (come abbiamo analizzato nei numeri precedenti), oggi la stessa sta presentando al medesimo mondo nuove possibilità di business, sfide e nuovi obiettivi da raggiungere. Un vero e proprio upgrade per tutti quei settori che, pre-Covid, sono stati lasciati in stand-by, in attesa del momento opportuno che forse è arrivato. Forse, è giunto il tempo di accelerare verso una nuova ed entusiasmante meta. Sei sono le “cose belle” che questo tempo sospeso ha lasciato al nostro presente e, senza dubbio, lascerà ai posteri. Sostenibilità vs greenwashing La sostenibilità non solo continua a giocare un ruolo prioritario per le scelte di acquisto, ma diventa anche un elemento che giustifica il premium price. Secondo la ricerca The Future of Retail Store and Customer Engagement in the New Normal, condotta dagli studenti di Sda Bocconi e promossa da Salesforce, oltre la metà dei consumatori si
dice disposto a spendere dal 5 al 20% in più per capi di abbigliamento con un impatto ambientale e sociale significativo, mentre l’82% si aspetta che le aziende del fashion scelgano per prima cosa la salute, la sicurezza e il benessere dei dipendenti. Emerge quindi che il 66% chiede il benessere dei lavoratori, il 35% la trasparenza di filiera e il 33% i consumi ridotti di acqua ed energia nella produzione. Diversity e inclusivity Mancanza di diversità ai piani alti delle aziende della moda. Era questa la “denuncia” trattata all’interno di Insider/Outsider, il report realizzato dal CFDA–Council of Fashion Designers of America che affrontava il tema dell’inclusività nelle posizioni di leadership. Il documento sottolineava come le realtà del comparto mancassero di includere i gruppi storicamente svantaggiati come le minoranze etniche, le donne e la comunità LGBTQ+. Grazie alla pandemia, le grandi aziende hanno avuto più tempo per pensare, riflettere ed evolversi. Proprio in questi ultimi mesi, i grandi gruppi del lusso hanno accelerato nuovamente su diversity e inclusivity. E, finalmente, si inizia a percepire il cambiamento.
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