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M A R K E T
ESISTESSE
DAVVER O?
La pandemia può essere definita lo spartiacque, il momento preciso in cui il “mondo di prima” si è dovuto reinventare. Ma nel suo essere “disruptive”, Covid-19 ci ha insegnato nuove capacità all’azione e alla resilenza. Come confermano i dati di Sara Cinchetti
“L
’economia dell’UE si sta riprendendo più rapidamente del previsto dalla recessione dovuta alla pandemia. (…) Nonostante le crescenti turbolenze, secondo le proiezioni la crescita continuerà a espandersi nel periodo autunnale, raggiungendo un tasso del 5%, del 4,3% e del 2,5% rispettivamente nel 2021, 2022 e 2023”. A dichiararlo è la nota divulgata lo scorso 11 novembre da Bruxelles da parte della Commissione Europea. E prosegue: “Pari a quasi il 14% su base annua, il tasso di crescita del PIL nell’UE nel secondo trimestre del 2021 è stato il più elevato mai registrato, tanto elevato quanto il calo senza precedenti del PIL nello stesso periodo dello scorso anno, durante la prima ondata di Covid-19. L’economia dell’UE ha recuperato il livello di produzione precedente la pandemia nel terzo trimestre del 2021, passando dalla ripresa all’espansione”. Se quindi il 2020 può definirsi un annus horribilis per il fashion system (e non solo), il 2021 sembra aver iniziato a tracciare le fila della tanto agognata ripresa. L’anno in corso quindi potrebbe chiudersi meglio delle attese con una previsione sul prossimo bimestre che lascia intravedere un quasi “ritorno ai livelli pre-pandemia”.
LO SCENARIO ITALIA Assorbito il duro colpo di lockdown e stop vari, il sistema paese ha dovuto reinventarsi e mobilitare le proprie economie verso nuove tendenze e scenari. In molti convengono nel sostenere che Covid-19 sia stato (anche) un acceleratore di trend latenti ma già in essere: si pensi al digitale, al concetto di “less is more”, agli acquisti consapevoli anche in nome di una sostenibilità dalla quale non si può più rifuggire, al venir meno della stagionalità e alla fugacità ormai ingiustificabile della moda. Considerati dunque questi nuovi assiomi, prosegue anche per la seconda metà dell’anno il trend di crescita già registrato nel primo semestre (+7,6% del PIL), un dato questo trascinato tanto dalla domanda interna quanto dalle esportazioni. E così anche l’industria italiana della moda cresce del +19% nei primi otto mesi rispetto allo stesso periodo del 2020 nonostante però, va detto non sia sicuramente tra i settori più dinamici dello scenario nazionale. Tant’è che il fatturato di questo comparto resta ancora sotto i livelli pre-crisi di circa 10 punti percentuali. Una dinamica che viene rispecchiata anche nelle esportazioni (+22% rispetto al 2020 nei primi sette mesi) ma il livello è del 9,3% inferiore a quello dello stesso periodo del 2019.
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