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Kingdom The new premium creative paper
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P R I N T B U Y E R | S T R AT E G I E E T E C N I C H E D E L L A C O M U N I C A Z I O N E S TA M PATA
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Design The Embassy Carta Gruppo Cordenons Monnalisa Premium White 280 g/m2 Nobilitazione digitale SCODIX 351/308 SCODIX LASER/TS
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sei su Facebook? Se la risposta non è ovvia per le persone – soprattutto le più giovani – di solito lo è per i brand. O meglio, lo era. Sono almeno tre lustri che un buon piano di comunicazione non può prescindere da una social media strategy. Anche se il rodaggio della comunicazione di marca sulle piattaforme social è stato lungo, ha preso lezioni dalla politica (ve lo ricordate lo “Yes we can” di Obama 2008 e l’accezione positiva della parola “virale”?) per poi tenere il passo con aggiornamenti, implementazioni e algoritmi sempre meno premianti verso la creatività organica, c’è stato un momento di picco in cui nessuno, a certi livelli, poteva permettersi di non conversare su Facebook o Instagram. Ma nell’anno in cui il concetto di metaverso, coniato trent’anni fa, è uscito dalla nicchia di appassionati di cyberpunk e smanettoni delle tech company per entrare nel linguaggio comune grazie al rebranding di Facebook in Meta, si è cominciato anche a fare i nomi di chi ha deciso di non starci più, in questo universo digitale sempre più pervasivo. E questo prima ancora di vedersi espansi, replicati o aumentati in alter ego 3D che si integrano alla realtà fisica. Non stupirà leggere, tra i fuggitivi, il nome del brand di eco-cosmesi Lush: «Ce ne andiamo da un’altra parte – è l’ultimo post di Lush Italia su Facebook – vogliamo incontrarvi in luoghi che hanno a cuore voi come persone e il vostro benessere mentale». Ma già l’anno scorso molti altri brand, da Patagonia a Coca-Cola, da Levi Strauss a Honda hanno aderito al movimento “Stop Hate for Profit” sospendendo i propri investimenti in polemica contro le maglie larghe delle piattaforme rispetto a contenuti di odio e disinformazione. È vero, Meta non è il metaverso, ma sono quattro miliardi gli utenti che fruiscono dei suoi servizi. Prendere posizione verso un’egemonia che si ritiene non rispettare i valori di marca può valere, in prospettiva, più di una visibilità ben profilata? Nel frattempo la conquista di questo nuovo far west, che comprende anche gli NFT, prosegue inesorabile e non solo da parte delle big corporation, come se stesse nascendo una resistenza che, più che di metaverso, sa di multiverso à la Philip K. Dick. E – sorpresa! – c’è anche qualcuno che ha deciso di basare la propria attività di comunicazione solo sulla pubblicità tradizionale, gli uffici stampa e la carta stampata. A noi spetta il compito di stare contemporaneamente al di qua e al di là dello specchio.
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di M I C H E L A
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Lubiam, l’ecologico elegante
La sartoria maschile Made in Italy di Lubiam racconta una storia di artigianalità e impegno etico e ambientale, dai capi all’allestimento dei negozi, dal packaging ai cataloghi stampati.
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Sono una porta dell’immaginario, ma anche manifesto di idee e valori dei brand: ecco perché oggi le vetrine scelgono materiali e tecniche di stampa che comunicano “sostenibilità” al primo sguardo.
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È una nuova forma di lusso consapevole: l’homecare attenta all’ambiente riscrive i codici comunicativi della categoria e guadagna posizione da sotto a sopra il lavello, per comunicare valore.
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La gestione del colore non è solo più un problema dei professionisti, ma di chiunque crei immagini coi device più diversi. È allora possibile allineare i profili per tutti i possibili output, compresa la stampa?
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DI MICHELA PIBIRI
La manifattura additiva sta rivoluzionando la produzione e guadagnando terreno oltre la prototipazione, con effetti WOW nel mondo della moda, nell’industrial design e nella visual communication.
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D I LO R E N Z O C A P I TA N I
Creatività a 3 dimensioni
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D I R O B E R TA R A G O N A
Fedeltà digitale
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DI MICHELA PIBIRI
Eco-cleaning revolution
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DI ACHILLE PEREGO
L’effimero sostenibile delle vetrine
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Wallpaper al di là del muro
Se niente come il wallpaper porta nel nome il proprio destino, c’è chi sta sperimentando usi alternativi di supporti e prodotti destinati all’interior per creare oggetti di uso comune dall’appeal sorprendente.
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Una nuova identità, un packaging sostenibile 100% carta e un rebranding firmato da Robilant Associati che rinsalda i valori di un’impresa e dà voce ai sogni del suo fondatore.
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D I G I U L I A N O D E L L' O R T O
La comunicazione d’autore di Sudest 57
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d i C AT E R I N A P U C C I
Girolomoni, oltre il bio
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Biba Giacchetti ci racconta i segreti dietro il successo dell’agenzia milanese che rappresenta Elliott Erwitt e Steve McCurry e che ha rivoluzionato l’approccio alla mostra fotografica in Italia.
di SIMONE AZZONI
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CONCORSI & AWARDS Insuperlabel
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CONCORSI & AWARDS Pentawards 2021
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EVENTI Brand Revolution LAB 2021
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CONCORSI & AWARDS Creative Hero
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NEWS
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ENGLISH VERSION
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TEXTILE La sostenibilità conquista l’arredamento
CONCORSI & AWARDS Oscar della Stampa
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ABBIAMO PARLATO DI Persone e aziende citate in questo numero
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GRANDANGOLO E(s)senza, il calendario Grafical 2022
GRANDANGOLO Acne Special Book 2021
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GRANDANGOLO Make a Mark
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CREATIVE FRAME Colorseeker by The Embassy
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EDITORIALE Fuga dal Metaverso di Michela Pibiri COM'È FATTO PRINTLOVERS #90 I materiali e le tecniche
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PRINT BUYER NUMERO 90/2021 DIRETTORE RESPONSABILE Enrico Barboglio
ART DIRECTOR Stefano Torregrossa › onicedesign.it
COORDINAMENTO EDITORIALE Michela Pibiri michela.pibiri@strategogroup.net
PRINTLOVERS www.printlovers.net redazione@printlovers.net
HANNO COLLABORATO Simone Azzoni, Lorenzo Capitani, Achille Perego, Caterina Pucci, Roberta Ragona
STRATEGO GROUP srl Via Cassanese 224, 20054 Segrate (MI) amministrazione@strategogroup.net
TRADUZIONI Marta Sanders – The Language Switch
PUBBLICITÀ Deborah Ferrari | t. 389 9004599 › deborah.ferrari@strategogroup.net Segreteria pubblicità › brando.zuliani@strategogroup.net
REA MILANO 1190227 Autorizzazione Tribunale Milano n. 706 | 11/10/2004 STAMPA FAENZA GROUP SPA – Faenza (RA) ABBONAMENTI T. 02 49534500 | F. 02 26951006 abbonamenti@strategogroup.net — Annuale 60 euro – Bonifico bancario a STRATEGO GROUP srl IBAN: IT70 C034 4020 6000 0000 0264 200
Gli articoli firmati impegnano esclusivamente gli Autori. Dati e caratteristiche tecniche sono generalmente forniti dalle Case costruttrici, non sono comunque tassativi e possono essere soggetti a rettifiche in qualunque momento. Tutti i diritti sono riservati. Notizie e articoli possono essere riprodotti solo a seguito di autorizzazione dell’editore e comunque sempre citando la fonte. Testi e fotografie, qualora non espressamente richiesto all’atto dell’invio, non vengono restituiti. Desideriamo informarLa che il D.Lgs. 196/03 (Testo Unico Privacy) prevede la tutela di ogni dato personale e sensibile. Il trattamento dei Suoi dati sarà improntato ai principi di correttezza, liceità e trasparenza e della Sua riservatezza. Ai sensi dell’art. 13 del Testo Unico, Le forniamo quindi le seguenti informazioni: il trattamento che intendiamo effettuare verrà svolto per fini contrattuali, gestionali, statistici, commerciali, di marketing; il trattamento, che comprende le operazioni di raccolta, consultazione, elaborazione, raffronto, interconnessione, comunicazione e/o diffusione si compirà nel modo seguente: archiviazione su supporto cartaceo e archiviazione informatizzata su personal computer. Il titolare dei dati è: Stratego Group srl nella persona del Rappresentante Legale. Il responsabile del trattamento dei dati è: Enrico Barboglio [enrico.barboglio@strategogroup.net, via Cassanese 224, Segrate MI, T. 02.49534500]. Al titolare del trattamento Lei potrà rivolgersi per far valere i Suoi diritti così come previsti dall’art. 7 del D.Lgs. 196/03.
Com'è fatto Print ENGLISH VERSION C pg. 72
La rivista è ricca di contenuti digitali: inquadra i QR code con il tuo smartphone per accedere.
Cover La scritta lovers sulla cover è una stampa a caldo con LUXOR® 360, un magenta pieno e profondo.
CLICHÉ E COLORE A CALDO Luxoro è partner esclusivo in Italia del Gruppo KURZ, player mondiale e punto di riferimento internazionale nella produzione di attrezzature e tecnologie per la stampa a caldo e la stampa a freddo. Attraverso le sue ispirazioni Luxoro vuole diffondere un nuovo modo di pensare il packaging e l’immagine dei brand, soluzioni di nobilitazioni inedite e materiali di altissima qualità studiati per design unici. Che si tratti di packaging, etichette, editoria, sicurezza, cosmetica, automotive, elettrodomestici o moda, le proposte dedicate alla nobilitazione sono sempre all’avanguardia e sorprendenti. Le tecnologie e i materiali decorativi che Luxoro propone sono tra i migliori al mondo e la competenza nell’offrire consulenza e servizio è un punto fermo della filosofia aziendale. Luxoro è fornitore di materiali di decorazione, ma è anche partner in grado di sviluppare con designer e creativi le migliori applicazioni per dare vita alle loro idee. Grazie a rigorose politiche aziendali volte alla sostenibilità ambientale, Luxoro è da tempo una realtà a energia 100% rinnovabile e totalmente a impatto zero. C www.luxoro.it 8
Controcover I colori utilizzati fanno parte della linea SCODIX di Kurz, un range di prodotti di trasferimento dedicati alla nobilitazione digitale. L’effetto olografico, SCODIX LASER/TS, caratterizza gli elementi cangianti e eterei dell’armatura della figura protagonista, mentre SCODIX 351/308 è il turchese che regala l’aura luminosa al gatto alato. Le due varianti SCODIX qui utilizzate sono molto brillanti e giocose e la loro stampa in rilievo dona corpo al design.
Nell’era della digital transformation la controcopertina del numero conclusivo di PRINTlovers per l’anno 2021 non poteva che essere realizzata attraverso un processo completamente digitale. Varigrafica propone come macchina da stampa la HP Indigo 100K con la sua continua calibrazione e ottimizzazione del colore in fase di stampa, soprattutto grazie all’innovativa impostazione dello spettrofotometro che la caratterizza garantendo un risultato senza compromessi in linea con una produttività aumentata di oltre il 35%. La protagonista, quasi come fosse un’Alice attraverso lo specchio, segue questo viaggio in un metaverso alternativo e sconosciuto vestendosi di un’armatura realizzata con un sistema di
nobilitazioni digitali con Scodix Ultra 2 Pro. Gli effetti, smaltati ed extra cangianti 3D HiLux e HiLux Metal con foil olografico semitrasparente Lightline® Laser/TS,
la rendono una vera e propria eroina dell’era digitale. In questa avventura Alice viene accompagnata da un animale guida reso ancor più prezioso e raro grazie all’utilizzo delle particolari sfumature turchesi realizzate anch’esse con tecnologia 3D HiLux Metal con foil Luxor® 308. Attraversando lo specchio la nostra eroina compie un atto di coraggio, riuscendo ad abbandonare la vecchia realtà e a entrare in una sorta di paese delle meraviglie tutte digitali.
Carta Monnalisa Premium White 280 gsm Cover e controcover di questa edizione di PRINTlovers sono state realizzate con Monnalisa Premium White di Cordenons, prestigiosa carta che si contraddistingue per l’altissimo grado di bianco e tenacità nelle grammature pesanti. La superficie è naturale con finitura liscia, ha una buona opacità, una buona mano e un’ottima resistenza alla cordonatura e piegatura. Entrambe le superfici della carta sono trattate off-line con una speciale patinatura matt che permette un elevato Ink Hold Out, per immagini brillanti e di forte dettaglio e contrasto. Così i colori della “realtà aumentata” rappresentata risultano ancora più vivaci e vibranti, portandoci oltre la soglia dell’immaginazione finora conosciuta. STAMPA E NOBILITAZIONE CONTROCOPERTINA Varigrafica opera nel settore delle Arti Tipografiche da oltre 50 anni, ed oggi si posiziona come azienda leader a livello nazionale, grazie all’esperienza ed il know-how si propone con lo stesso carattere distintivo verso i mercati internazionali.Affidabilità e qualità sono divenute sempre più parole chiave, grazie alla passione presente nella proprietà e nei collaboratori; passione che supporta ed è supportata da uno straordinario parco macchine dalla prestampa alla finitura.Al centro del processo di produzione vengono posti prodotto e cliente così da sottolineare sì la qualità e le caratteristiche tecnologiche all’avanguardia, ma soprattutto l’aspetto tipico del Made in Italy: regalare un’esperienza sartoriale dove il prodotto è ideato e creato su misura ricercando soluzioni sempre nuove per rispondere alle mutevoli richieste del mercato C www.varigrafica.com
Il progetto creativo di copertina e controcopertina è di
C pagina 81 Di quanti mondi sarà composto il futuro? Probabilmente infiniti, tanti quanti riuscirà a crearne la nostra immaginazione. Ci saranno spazi alternativi in cui rifugiarsi per tutto ciò di cui avremo bisogno o voglia, ideati e costruiti seguendo le nostre aspirazioni, ci muoveremo realizzando la versione migliore e sempre aggiornata di noi stessi, vivremo esperienze coinvolgenti ed emozionanti, di cui forse non vorremo né potremo più fare a meno. E sarà reale? Di più: sarà aumentato. Come le nostre percezioni, che ci faranno sentire immersi in luogo ricco di stimoli. Come le possibilità a disposizione, sempre nuove e da scoprire. Come le nostre vite, che potranno moltiplicarsi seguendo scelte ogni volta diverse senza nessuna limitazione. Dovremo solo attraversare una soglia. E forse ancora non ne siamo del tutto consapevoli, ma il primo passo lo abbiamo già fatto. Team di lavoro: Fabrizio Piccolini – Creative Director Fabio Paracchini – Chief Strategy and Innovation Officer Guido Lo Pinto – Art Director Barbara Gualandris – Designer e Illustrator Sissi Decorato – Copywriter Alessia Dubini – Copywriter Intern
CARTA COPERTINA E CONTROCOPERTINA Forte di una lunga tradizione, Gruppo Cordenons si è specializzata nello sviluppo di carte creative, servendosi delle più avanzate tecnologie e mantenendo intatta la vocazione a creare prodotti di alta gamma con una raffinata cura del dettaglio. Una specificità che contraddistingue l’azienda nello scenario mondiale e grazie alla quale ha messo a punto un portfolio unico che conta oggi oltre 2.500 referenze. Carte differenti per tipologia e target di applicazione caratterizzate da effetti perlescenti, metallizzati e cangianti; da patine che riproducono la morbidezza e la lucentezza della seta; dal look & feel della vera pelle e cartoncini caratterizzati dall’effetto gommato. A queste si aggiungono le naturali, morbide al tatto grazie alla presenza di fibre di cotone, e quelle eco-friendly prodotte con fibre riciclate. Attraverso una produzione sempre più flessibile, Gruppo Cordenons offre ai clienti, oltre all’ampia gamma a catalogo, la possibilità di richiedere forniture di carte personalizzate in base alle specifiche esigenze di colorazione, grammatura e finitura. C www.gruppocordenons.com 9
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SONO ONLINE LE COPERTINE DI “SERIGRAFIA”
WOMAN MADE: GREAT WOMEN DESIGNERS
Un nuovo sito per restituire al pubblico un inestimabile patrimonio di cultura grafica: così Ruggero Zuliani, editore della rivista, insieme a Mattia Reali e Riccardo Volpato dello studio MOST hanno dato vita a un archivio digitale che raccoglie e rende fruibili le copertine della storica rivista “Serigrafia” pubblicate tra il 1956 e il 1992. Quasi quarant’anni nei quali alla progettazione delle copertine si sono succeduti artisti e grafici che hanno rappresentato il periodo d’oro della creatività grafica italiana, da Bruno Munari a Enzo Mari, da Pino Tovaglia ad Armando Testa, da Franco Grignani a (e soprattutto) Giancarlo Iliprandi. Di notevole interesse sono anche, per alcune copertine, i commenti degli stampatori serigrafi che descrivono le procedure tecniche e soprattutto i confronti con l’autore per arrivare al migliore risultato che sfruttasse a pieno le grandi possibilità della stampa serigrafica nelle stampe d’arte. La navigazione del sito è molto intuitiva: si può scegliere di visualizzare le copertine e i relativi testi scegliendo l’autore, l’anno di pubblicazione, o lasciando al caso della visualizzazione random della home. www.copertineserigrafia.it
IN MOSTRA
GIOVANNI GASTEL ALLA TRIENNALE A quasi un anno dalla scomparsa del grande fotografo Giovanni Gastel (1955-2021) la Triennale di Milano gli dedica una doppia mostra, aperta dal 1 dicembre 2021 al 13 marzo 2022. La prima, “The people I like”, è realizzata in collaborazione con il MAXXI di Roma con la curatela di Uberto Frigerio e raccoglie oltre 200 ritratti scattati in quarant’anni di carriera, che ritraggono in bianco e nero e a colori grandi protagonisti del nostro tempo. La seconda mostra si intitola “I gioielli della fantasia” ed è realizzata in collaborazione col Museo della Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo: una selezione di 20 scatti tratti da un lavoro realizzato su commissione della Daniel Swarowsky Corporation trent’anni fa, in cui Gastel interpreta il tema dei gioielli in modo inedito e autoriale. www.triennale.org
IN MOSTRA
LA GENTILEZZA DELLA CARTA Dal 2 dicembre al 30 gennaio 2022 Caterina Crepax è protagonista di “La Gentilezza della Carta. La sostenibilità è bellezza”, la mostra ideata e realizzata per la Fondazione Fashion Research Italy di Bologna per riflettere, attraverso la lente della bellezza, sul tema della sostenibilità. Una passerella di 18 abiti scultura modellati sugli innovativi manichini di Bonaveri, in materiale da fonte rinnovabile e biodegradabile e realizzati in carta prodotta con il 100% di fibre riciclate dalla cartiera Cordenons. L’esposizione mette in scena l’immaginario multiforme e onirico dell’artista, esaltando il fascino dell’Italian style e restituendo al contempo una riflessione contro lo spreco: la carta, con le sue infinite vite, può infatti diventare sempre altro da sé, trasformandosi da materia funzionale a sostanza di una immaginazione feconda. Per info e prevendita: www.mybologna.app/FFRI
Kering e Phaidon hanno presentato Woman Made, volume interamente dedicato alle donne del passato, del presente e del futuro che hanno fatto e stanno facendo la storia del product design. Nata per ispirare le nuove generazioni di designer, la partnership tra Kering e Phaidon ha dato vita anche a una piattaforma online che contiene ulteriori contenuti e risorse attingibili gratuitamente, tra cui il registro completo di tutte le 200 designer presenti nel libro e interviste esclusive. La partnership rientra nel programma “Women in motion” di Kering, che mira a combattere le discriminazioni di genere e rappresenta una piattaforma per dare il giusto ruolo e riconoscimento al lavoro delle donne nelle discipline creative e artistiche. www.thewomanmade.com
CALENDARI
IL CALENDARIO EPSON 2022 Si chiama “Heritage, sedimenti del tempo” il Calendario Epson 2022: un percorso sviluppato dall’illustratore Marco Goran Romano che racconta il mondo del colore Epson attraverso dodici illustrazioni che ripercorrono stili, costumi e immaginario visivo dagli anni Venti fino ai giorni nostri. Le tavole sono realizzate interamente in digitale utilizzando tecniche di disegno vettoriale ed esprimono una straordinaria vitalità cromatica grazie alla stampante inkjet SureColor SC-P7500 che offre una copertura Pantone al 99% e l’ampia gamma colore degli inchiostri Epson UltraChrome Pro12 K3. Realizzato in serie limitata e numerata. https://www.epson.it/viewcon/ corporatesite/cms/index/1109
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DECORATIVE
VISUAL COMMUNICATION
P&P PROMOTION, LA DECORAZIONE SI FA 3D
THE VISUAL BOX BY POLYEDRA
Innovare e stupire sono gli imperativi che guidano il successo e la crescita di P&P Promotion, leader nella decorazione su vetro. Recentemente l’azienda ha sviluppato una tecnologia all’avanguardia in grado di creare rilievi importanti in serigrafia, anche su metalli preziosi, ispirandosi all’unicità del Made in Italy. È così che il packaging delle bottiglie diventa 3D, esprimendo le sue potenzialità grazie a uno studio accurato e un’esperienza tecnica che non si pone limiti creativi. Una sperimentazione costante accompagnata da investimenti importanti che porteranno ad un aumento della capacità produttiva, conservando l’attenzione per l’ambiente e il controllo della qualità unità per unità. www.pppromotion.it
Si chiama The Visual Box il nuovo strumento di Polyedra pensato per presentare i supporti della Visual Communication a designer, architetti, stampatori e utilizzatori e destinato a un pubblico professionale, ma non solo. La box è un cubo rivestito con carta Remake di Favini contenente due libretti, Earth e Moon, le cui copertine sono in Leatherlike di Gruppo Cordenons stampate con foil turchese lucido. Le soluzioni per l’interior decoration e la personalizzazione degli ambienti sono presentate attraverso schede che ne illustrano le possibilità di applicazione, progettate per ispirare tutti coloro che stanno pensando a un restyling della propria abitazione, dell’ambiente di lavoro o del punto vendita con immagini e pattern esclusivi. www.polyedra.com
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Eccellenza sartoriale tutta italiana, il gruppo del menswear di alta gamma Lubiam ha intrapreso un percorso di restyling, sostenibilità e difesa della qualità artigianale. Dalle collezioni alle grucce, dal packaging ai cataloghi: ci racconta tutto nel dettaglio l’ad e style director Giovanni Bianchi. 110 anni di storia alle spalle e modello d’eccellenza sartoriale da sempre modellata, tagliata e cucita in Italia con 330 dipendenti, di cui 84% donne. La Lubiam di Mantova, uno degli storici gruppi del menswear d’alta gamma, ha sofferto gli effetti della pandemia come tutto il made in Italy della moda, ma è pronta a ripartire. «Anzi – esordisce Giovanni Bianchi, AD e style director della maison mantovana a cui fanno capo, per un giro d’affari pre-Covid che sfiora i 50 milioni di euro, i brand Luigi Bianchi e L.B.M. 1911 – siamo già ripartiti. Il 2020 è stato un anno complicato dall’emergenza sanitaria che ha avuto effetti negativi sul settore tessile e in quello in cui operiamo, si pensi solo alla mancanza di eventi, fiere, congressi che hanno inciso sui capi formali o anche al semplice smart working che ha tenuto le persone a casa, oltre al venir meno delle cerimonie per cui produciamo, come Luigi Bianchi, una linea dedicata. Siamo convinti – prosegue Bianchi – che il settore si riprenderà in modo forte nel 2022, ma già quest’anno l’attività si è riavvicinata, penso agli abiti da cerimonia, ai numeri pre-pandemia. Le boutique hanno ripreso a lavorare a pieno regime, abbiamo ricevuto moltissime richieste in termini di riassortimento, e anche il su misura è ripartito con slancio. Abbiamo grandi aspettative per i prossimi mesi». La pandemia è stata per Lubiam un periodo complicato, ma anche ricco di cambiamenti. A cominciare dal restyling del marchio storico Luigi Bianchi – quello più amato dai VIP nel mondo che, solo per citare due nomi, vede indossare i suoi capi dagli chef Antonino Cannavacciuolo e Alessandro Borghese – che dalla Primavera/Esta-
te 2022 riunirà le collezioni finora associati a tre brand distinti: Luigi Bianchi Mantova Sartoria, Luigi Bianchi Mantova Flirt e Lubiam Cerimonia.
A «Abbiamo ripensato completamente l’immagine con un restyling del logo che va nella direzione della semplicità, dell’immediatezza e della ricercatezza, per arrivare in modo ancora più diretto al nostro target» prosegue Giovanni Bianchi. «Abbiamo voluto sposare una filosofia improntata sul racconto di un universo valoriale unico e condiviso». In questo universo, Lubiam ha intrapreso da tempo un percorso verso la sostenibilità, accelerato dalle spinte della pandemia, che riguarda anche il packaging. «In un’ottica di evoluzione smart & green, l’azienda si è posta l’ambizioso obiettivo di ridurre ulteriormente il livello del proprio impatto ambientale, già molto basso in partenza» dice ancora i Bianchi. «Dal 2019 abbiamo adottato un sistema di illuminazione temporizzata, ed è stata effettuata una significativa riduzione del consumo dell’acqua e dei consumi caldaia; è stato inoltre realizzato un impianto fotovoltaico di nuova generazione, della superficie di quasi 3.000 mq. Tra le più recenti azioni eco-friendly, mirate alla
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riduzione dell’utilizzo della plastica monouso e all’adozione di materiali ecosostenibili, ci sono la produzione e l’utilizzo di una nuova tipologia di copriabito, interamente riciclabile, in plastica rigenerata. Da febbraio 2020 è stata distribuita a tutte le risorse interne una borraccia personalizzata, 100% made in Italy e completamente riciclabile. Con questo piccolo gesto tutti i dipendenti e i collaboratori dell’azienda diventano parte attiva di questo percorso di Corporate Social Responsibility». In questo percorso rientra l’adozione di un’innovativa gruccia ecosostenibile, un progetto studiato con il fornitore specializzato in soluzioni per il retail Mainetti di Castelgomberto, in provincia di Vicenza: «La storica gruccia in legno ha lasciato spazio a una nuova generazione di porta abito, realizzato con un materiale innovativo studiato in collaborazione con Mainetti con cui collaboriamo da molto tempo. Si tratta di un materiale 100% riciclato e 100% riciclabile, che mischia e fonde legno e plastica derivanti dal riciclo del “post-consumer waste”, trattato rigorosamente con vernici a base acqua. Etica e sostenibilità sono
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valori fondamentali per l’azienda e si riflettono anche nella concezione delle collezioni. L’aspetto opaco e “raw” della superficie ha un sapore al tempo stesso vintage e naturale, ripreso nel set delle cartelle colori L.B.M.1911, anch’esse rinnovate nel colore e in carta 100% riciclata».
Q Quali altre novità significative ci sono per il brand L.B.M.1911, quello meno formale, più giovane e innovativo? «La nuova collezione Primavera/Estate 2022 rappresenta un’avventura adrenalinica ispirata alla grinta dei mitici “sixties” , decade che ha contribuito a scrivere la storia dei motori in Italia e a livello internazionale» prosegue Bianchi. «Hollywood in quell’epoca iniziò a interessarsi al mondo delle corse, celebrandone l’energia e il glamour. Attingendo da quelle atmosfere il team creativo ha
Giovanni Bianchi AD e Style Director
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selezionato combinazioni di modelli e tessuti destinate a rinnovare il concetto di casualwear, proponendo una nuova filosofia di “libertà sartoriale”, elemento da sempre presente nel DNA del marchio L.B.M.1911 ma spinto in modo particolare in questa stagione. L’ispirazione nasce da due film iconici: “Le Mans ‘66” e “Indian”, che – non a caso – condividono una parte di titolo: “La grande sfida”. Ma oltre a rendere il brand sempre più riconoscibile e capace di presentarsi in un’ottica di total look con la nuova collezione Primavera/Estate 2022, abbiamo lanciato il nuovo sito www. lbm1911.com dedicato all’offerta consumer. Questa operazione rappresenta per noi uno step fondamentale nel processo globale di digitalizzazione che stiamo affrontando senza però dimenticare l’importanza della rete distributiva tradizionale che si basa su negozi e boutique multibrand. Il nuovo sito è stato sviluppato insieme a un’agenzia specializzata nell’e-commerce del settore fashion, e punta tutto sulla facilità di fruizione e sulla qualità delle immagini, imprescindibile per poter raccontare al meglio un prodotto sartoriale in dettaglio». En-
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trare nell’e-commerce, naturalmente, implica anche la concezione di un packaging dedicato, che Lubiam ha affidato a Smurfit Kappa Italia che «realizza – prosegue Bianchi – anche alcuni dei nostri cartelli-vetrina, dei quali comunque facciamo un utilizzo limitato visto che abbiamo una rete distributiva prevalentemente con punti vendita multi-brand. Si tratta di scatole certificate che rispettano rigorosi criteri – che verranno aggiornati dal 1° gennaio 2022 – di sostenibilità», criteri per cui Smurfit Kappa vanta le certificazioni Icila di conformità agli standard per l’acquisto di cartone ondulato e accoppiato in fogli FSC Misto e cartoncino FSC riciclato e FSC legno controllato, la produzione di imballaggi in cartone ondulato e accoppiato FSC Misto e di espositori FSC Misto e infine per la loro commercializzazione. «I nostri prodotti – sottolinea ancora Bianchi – sono ecosostenibili in quanto rientrano nella catena di custodia FSC (Forest Stewardship Council) che ha come scopo la corretta gestione forestale e la tracciabilità dei prodotti derivati, garantendo che il prodotto sia realizzato con materie prime provenienti
L Le grucce di Lubiam sono realizzate in WPC DS40, un bio-composito che utilizza risorse rinnovabili provenienti da foreste gestite in modo sostenibile. Composto per la maggior parte da fibra di legno, offre la modellabilità della plastica e la resistenza e sostenibilità del legno, ottenendo allo stesso tempo una riduzione fino all’80% dell’impronta di CO2. Il WPC DS40R (riciclato) oltre a possedere le caratteristiche del WPC DS40, contiene una base polimerica ottenuta da polipropilene riciclato che conferisce ancora maggiore sostenibilità.
da foreste correttamente gestite in base a definiti standard ambientali. Ma anche i colori di stampa non contengono sostanze mutagene o cancerogene. Un’attenzione che riguarda sia il nostro packaging sia in generale tutti i nostri prodotti stampati». E per quanto riguarda i cataloghi? «Sia per l’avvento della comunicazione digitale, sia per l’attenzione all’ambiente, negli ultimi anni abbiamo sensibilmente ridotto i prodotti stampati e quindi i cataloghi che oggi sono limitati a quello per Lubiam Cerimonia». E proprio in queste settimane è stata realizzata l’edizione per il 2022 (ne viene stampata una all’anno in circa 6mila copie di tiratura). Ovviamente, essendo nell’ambito del fashion, il catalogo viene realizzato su carta di alta grammatura, a più colori, anche UV, a cura dell’agenzia di stampa Opero di Verona.
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Dagli abiti alle grucce, dal packaging ai cataloghi, si può quindi dire che Lubiam sia davvero un’espressione dell’eccellenza del made in Italy nel mondo: «Il made in Italy della moda ha ancora un enorme riconoscimento e un grande mercato nel mondo. Per questo servirebbe un maggiore controllo sulle catene produttive che riconoscano che in Italia, per presentarsi come made in Italy, non ci si limiti solo all’ultima cucitura. Noi continueremo a puntare e investire sulla produzione sartoriale a Mantova per difendere la qualità e il servizio, anche se non è facile trovare giovani da formare per questo lavoro ancora con forti tratti artigianali. E questa attenzione alla produzione “sartoriale” riguarda anche la scelta dell’eccellenza italiana nell’ambito della grafica, della stampa e del packaging» conclude Bianchi.
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www.selfadhesives.fedrigoni.com
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L’ERA DELL’EDGE LIFTING È FINITA GRAZIE ALLE CARTE AUTOADESIVE PREMIUM PER COLLARINI DI FEDRIGONI SELF-ADHESIVES
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Sembra che il mercato ci stia mettendo sempre più davanti ad una scelta: è preferibile un alto valore di prodotto, o la percezione di un brand più sostenibile e attento all’impatto di ciò che produce? Fedrigoni Self-Adhesives risponde a entrambe queste richieste, offrendo una scelta ampia di materiali e fornendo strumenti ad hoc che aiutino ogni designer nella progettazione. Eccellenza e sostenibilità non vanno una a discapito dell’altra, anzi, si rafforzano a vicenda elevando il valore del prodotto. All’interno del settore Wine, Spirits
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& Craft Beers realizzare un packaging coordinato al 100% è la chiave per ottenere un’immagine d’eccellenza, distinguibile fin dallo scaffale. Tuttavia, non sempre si riesce a garantirla. Uno dei problemi più comuni che si riscontra è infatti l’edge lifting, molto frequente quando le etichette vengono applicate su superfici dal diametro ridotto, come nel caso dei collarini. “Elevare la creatività” in maniera sostenibile è la missione di Fedrigoni e significa innanzitutto fornire i materiali e gli strumenti più idonei ai propri clienti per dar vita a idee creative che sappiano restitui-
re l’eleganza e l’unicità di ogni bottiglia. La divisone Self-Adhesives del Gruppo ha quindi lavorato in sinergia con quella Paper per ovviare al tipico problema dell’effetto memoria della carta, che tende a tornare alla sua planarità e a sollevarsi dalla superficie su cui è applicata, problema che compromette l’immagine premium del prodotto. Tra i brand che costituiscono la realtà Fedrigoni dedicata alla progettazione e produzione di materiali autoadesivi, c’è Manter che da sempre accompagna designer e stampatori di etichette di tutto il mondo – di vino, distillati, birre
artigianali, cosmetica di alto livello, o della moda – nella scelta del materiale e della finitura migliore per realizzare i progetti più creativi. Tre le parole che descrivono la sua identità premium: lusso, sostenibilità e design, e tutte convogliano in un’offerta ricca e versatile a disposizione di chi cerca il massimo per le sue creazioni. Le soluzioni Manter consistono infatti di bellissimi materiali autoadesivi, carte e film progettati per rimanere perfetti quando sottoposti alle condizioni più critiche, come ad esempio cambiamenti repentini di temperatura, o quando la bottiglia
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viene conservata in frigo o immersa in una glacette. Dalla condivisione di competenze diverse ma complementari tra Fedrigoni Self-Adhesives e Fedrigoni Paper nasce quindi la gamma di carte autoadesive premium per collarini interamente certificata FSC™. Da ora, non solo l’edge lifting non sarà più un problema, ma le medesime carte premium potranno essere utilizzate per realizzare sia collarini che etichette, per un coordinamento armonioso e d’eccellenza che supera ogni limite estetico. Queste carte dalla grammatura ridotta sono flessibili, caratteristica che combinata all’adesivo performante permette di ridurre l’effetto memo-
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ria della carta, e quindi dell’edge lifting. Il beneficio è così doppio: ecologico ed estetico, per un prodotto che cattura l’attenzione dallo scaffale fino alla tavola. Usufruendo di quest’ampia gamma, i designer possono abbinare texture d’alta qualità e output di stampa adatti. La comprovata funzionalità e l’attenzione alla sostenibilità in termini di prodotto fanno di questa collezione di carte autoadesive lo strumento ideale per realizzare un design distinguibile e memorabile. Tutte le carte sono state specificatamente progettate per evitare il problematico effetto edge lifting: hanno ricevuto un trattamento WS antispappolo e presentano una
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grammatura inferiore, che sottintende l’utilizzo di una quantità ridotta di cellulosa. La loro capacità performante è data dalla combinazione di carte premium Fedrigoni per i frontali e dagli adesivi altamente tecnologici. Non solo l’adesivo AP1300 migliora l’adesione dell’etichetta su superfici in vetro umide, ma quando abbinato a queste carte a basso spessore permette di ridurre drasticamente il sollevamento dei bordi di etichette e collarini. A ogni applicazione, l’adesivo idoneo per garantire la massima resa. In Fedrigoni Self-Adhesives la tecnologia adesiva lavora con la bellezza, per dare ai clienti il supporto giusto, la tipologia di carta o
materiale adatto per ogni progetto, dalle etichette per vini e super alcolici, gourmet food e cosmetici, e molto altro. Questa gamma certificata FSC™ è l’esempio di come efficienza tecnologica, minore impatto ambientale e bellezza si fondano per elevare il prodotto ad un livello superiore. Ogni designer può infatti ovviare al tipico effetto edge lifting, scegliere per i frontali di collarino ed etichetta le stesse carte d’eccellenza e realizzare così un packaging coordinato. La premiumizzazione è davvero a portata di mano.
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L’effimero sostenibile di M I C H E L A
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Le vetrine sono una finestra sull’immaginario e le aspirazioni, una porta dimensionale fatta di desiderio, lo specchio di un sé futuro. Chi le guarda non vede solo i prodotti: entra in un mondo di idee e valori. Ecco perché oggi le vetrine sono, per i brand, veri e propri manifesti di messaggi positivi per l’ambiente e le persone.
Sarà un caso, o forse no, che la prima sistematizzazione dell’arte del display l’abbia fatta Lyman Frank Baum con la rivista mensile “The show window: a journal of practical window trimming for the merchant and the professional” alla fine del XIX secolo. Sì, proprio quel Lyman Frank Baum che poco dopo avrebbe scritto il Mago di Oz. Lungo una strada lastricata di pietre gialle, i protagonisti sono spinti dal desiderio di ottenere ciò che non sanno di avere già: un cervello, un cuore, il coraggio, la possibilità di tornare a casa. Un viaggio aspirazionale verso una città scintillante che si conclude con l’incontro con il grande e terribile mago: un uomo che, in fondo, non aveva fatto altro che basare la propria immagine su una straordinaria campagna di marketing. Quando L. Frank Baum decise di pubblicare la rivista non aveva esperienza come vetrinista: veniva dal mondo dell’apparato effimero teatrale, e ciò che fece fu proiettare quell’universo nel commercio al dettaglio, ragionando sulla gestione degli spazi e le armonie cromatiche nel momento in cui la luce elettrica stava sostituendo l’illuminazione a gas, e i negozi cominciavano letteralmente a scintillare sotto una nuova luce. È vero, nel frattempo sono passati oltre 120 anni ma è da lì che è partita la professionalizzazione del visual merchandising e il concetto di vetrina come scenografia e porta d’accesso ai desideri. Nel frattempo l’arte del display ha vissuto molte fasi legate ai diversi contesti culturali e geografici, tra studi di psicologia del consumo, contaminazioni artistiche e teorie del design. Un’ascesa interrotta solo dalla Seconda Guerra Mondiale, che spezzò sogni e cambiò bisogni: la ripresa, dopo, fu lenta e faticosa. Finché la pop art non suggellò il matrimonio definitivo tra arte e consumo, e le vetrine ripresero vita e colore. Oggi sono elementi familiari nell’esperienza comune, componenti dell’esplorazione urbana che spesso si trasforma in pura flânerie: fonte di ispirazione e appagamento sensoriale, per molti, quanto e più della visita di un museo, tanto che uno dei traumi collettivi della pandemia è stato proprio vedere tantissime saracinesche abbassate. Tuttavia, dice Pierluca Ferrara, Project manager di Graf Color, azienda specializzata in vetrine scenografiche che ha tra i suoi clienti molti brand della moda e dell’alto di gamma, «le aziende italiane non hanno rinunciato alla vetrina scenografica, malgrado questi due anni di crisi. Il mondo della moda, soprattutto, ha creduto e crede ancora nel valore di una vetrina per il consumatore». E quel che succede oggi nel mondo del display è il riflesso della ricerca di uno stile di vita più sostenibile. I brand che hanno intrapreso una transizione vogliono dimostrarlo, e la vetrina – insostituibile nell’esperienza d’acquisto – è il luogo ideale per comunicare l’impegno preso. I punti chiave di questa svolta sono tre: i materiali, le tecniche di stampa e il ciclo di vita dei prodotti. L’appeal del cartone ondulato — Che si tratti di vetrine a fondo aperto, che permettono dunque di vedere l’interno del negozio, a fondo semichiuso o chiuso con vere e proprie quinte, il trend della vetrina sostenibile chiede solo materiali che possono facilmente rientrare in circolo e tecniche di stampa a basso impatto ambientale. «Sono molte le aziende importanti che stanno puntando sull’appeal del cartone ondulato per i wall e i cubi su cui poggiano i prodotti, al posto di materiali come il forex. Stiamo assistendo anche al crollo dell’uso della plastica, sia nel PoP che nella vetrina. Prima forex e plastica rappresentavano il 60% del valore
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degli ordini, mentre il valore del cartone era inesistente» dice Ferrara. «L’uso di un materiale tradizionalmente considerato “povero” non si traduce affatto in un effetto cheap, anzi: rende manifesto l’impegno, si fa portatore di valori etici. Chi commissiona le vetrine è partecipe della grande ricerca in atto sui materiali, sia cellulosici che tessili. Inoltre, la scelta di materiali considerati meno nobili permette un risparmio economico, soprattutto per i brand che hanno molti punti vendita nel mondo», aggiunge Ferrara. «I clienti ci chiedono come attuare una transizione che dalla plastica conduca ad allestimenti sostenibili» dice Vincenzo Cirimele, CEO di PressUP, provider di stampa web-to-print. «Carta e cartone sono le scelte principali, perché sono completamente riciclabili, sono facili da reperire e da stampare, sono leggeri nel trasporto e questa loro flessibilità agevola il montaggio e l’allestimento nei punti vendita». È sempre più alta, inoltre, la richiesta di certificazioni FSC e PEFC sulle catene di custodia dei prodotti. Stampare con l'acqua — È la tecnologia inkjet a base acqua a farla da padrona quando si parla di sostenibilità. I vantaggi sono l’assenza di solventi, l’asciugatura rapida a temperatura ambiente o a basse temperature, un minore impatto sull’usura delle teste di stampa a fronte di una resa colore luminosa e definita, con un gamut ampissimo. «L’evoluzione tecnologica permette di utilizzare l’inkjet con risultati eccellenti su diversi supporti anche di largo formato, dal cartone al canvas, passando per la carta da parati. Un salto che permette di soddisfare diverse esigenze e sviluppare un catalogo prodotti versatile» dice Cirimele. «La base acqua è l’orizzonte cui punta la tecnologia – conferma Ferrara – compreso il mondo della sublimazione, che comincia a rinunciare ai solventi. La stampa ad acqua ha molti vantaggi, e uno fra questi è la percezione olfattiva. Verniciature e resine tendono a rilasciare un odore penetrante che ha un impatto sull’esperienza nel punto vendita. L’esigenza di sostenibilità inoltre si coniuga con una precisa richiesta estetica: la tendenza – prosegue Ferrara – è quella di mantenere l’effetto finale il più naturale possibile, senza esagerare con effetti glossy ed eccessivamente brillanti». Quel che serve, quando serve — Ottimizzazione della logistica, smaltimento in ottica circolare ed eliminazione degli sprechi sono principi base della vetrina del presente e del futuro. Nell’allestimento, dunque, è necessario considerare l’intero ciclo di vita dei prodotti. Per quanto riguarda gli elementi strutturali, per esempio, sempre Pierluca Ferrara racconta che sta diminuendo la richiesta di materiali ferrosi a vantaggio di strutture di legno, più facili da reperire e da smaltire. E ci sono anche clienti che hanno cominciato a riutilizzare le strutture: «una vetrina dura 3, al massimo 6 mesi: pensiamo all’impatto che una vetrina creata ex novo per ogni collezione ha per un brand con molti punti vendita. Man mano che i brand diventano più sensibili, aumenta la tendenza ad adattare la creatività dei visual alle strutture già esistenti». Un risparmio ambientale ed economico, anche perché non sono pochi i problemi di smaltimento legati ad elementi pesanti e ingombranti, tanto che «stiamo pensando di offrire un servizio di smaltimento direttamente in azienda» conclude Ferrara. Un altro elemento “invisibile” ma fortemente impattante, è il sistema di imballaggio per la logistica, ambito in cui carta e cartone stanno guadagnando terreno a svantaggio del classico pluriball. Tassello fondamentale della sostenibilità è, infine, la produzione on-demand possibile grazie alle tecnologie di stampa digitali, su cui Vincenzo Cirimele ha basato il successo di PressUP: «stampiamo la quantità precisa di tutto ciò che serve. Non c’è niente di superfluo, nessuno spreco, nessuna scorta di magazzino, nessun disuso. E, se serve, si ristampa in tempo reale».
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Specchio delle mie Fagiane Il know how di PressUP nell’ambito degli allestimenti per le vetrine ha trovato espressione durante Brand Revolution LAB 2021 con il progetto ideato dall’agenzia DLVBBDO per VeraLab, il marchio del settore beauty creato dall’Estetista Cinica. VeraLab si sta preparando a fare il suo ingresso nelle farmacie italiane, partendo proprio dalle vetrine; DLVBBDO ha quindi sviluppato un allestimento capace non solo di catturare l’attenzione, ma di trasmettere tutta la natura anticonvenzionale del brand, la sua filosofia e raccontare l’efficacia dei prodotti. È nato così “Specchio delle mie Fagiane”, un allestimento che parte da un insight reale legato al mondo beauty: quando usciamo di casa, le vetrine dei negozi diventano specchi sui quali prendono vita le nostre insicurezze. Per questo il protagonista dell’allestimento è proprio uno specchio che contiene un QR code invisibile, attraverso il quale l’Estetista Cinica in persona appare sui device delle persone, per portare ogni volta un messaggio di body positivity diverso. «La sfida – dice Gianluca Carone, Senior Graphic Designer di DLVBBDO – è stata progettare un allestimento che rispondesse nella grafica e nei materiali a diverse richieste: trovare una soluzione creativa, tridimensionale ma allo stesso tempo facile da montare, a basso costo e con materiali ecosostenibili. La possibilità di sfruttare il versioning ci ha spinto inoltre a diversificare ancora di più la proposta d’allestimento. Un aspetto molto rilevante, dato che l’obiettivo è allestire le vetrine di molte farmacie anche vicine tra loro e offrire loro diverse possibilità di personalizzazione». PressUP ha dunque realizzato con tecnologia digitale large format HP Latex una serie di corner di diverse dimensioni pensati per contenere i quattro prodotti hero del brand: Spumone, Luce Liquida, Olio Denso e Slim Me. L’allestimento è stato concepito per supportare la rotazione periodica dei prodotti e delle eventuali promozioni a essi legate, e allo stesso tempo per adattarsi, tramite la stampa digitale, a esigenze di personalizzazione con diversi pattern grafici e con la presenza del logo dell’esercizio ospitante. Il progetto consiste in una struttura autoportante in cartone alveolare rivestito con cartoncino bianco, per rispondere alla richiesta di un allestimento poco ingombrante e leggero, quindi ottimizzato per la logistica. Fa parte integrante del progetto un sistema di ingegnerizzazione della produzione tramite web-to-print – saranno gli esercizi commerciali a effettuare direttamente l’ordine dalla piattaforma – e l’integrazione del qr code per la lettura di contenuti personalizzati.
Segnali Vodafone nella giungla Non solo i prodotti, ma anche i servizi si mettono in vetrina per raccontare il loro impegno. È quello che ha fatto Vodafone con l’allestimento dei Vodafone Store di Milano Centrale, Milano via Orefici e Via del Corso a Roma, con l’obiettivo di raccontare alle persone in transito i traguardi green di Vodafone e i suoi obiettivi per il futuro. In questo caso è stato ripreso un codice espressivo molto amato dai brand del lusso, che si affidano ai paper artist per la realizzazione di vere e proprie opere d’arte completamente artigianali che sfruttano le possibilità espressive della materia carta. L’idea creativa è dell’agenzia Utopia, mentre Dadomani Studio si è occupato del design, della realizzazione artigianale e della messa in opera. Con l’utilizzo di cartone, carta pesta e legno sono state realizzate scenografie che richiamano il mondo della giungla, popolate da fenicotteri, iguana, pappagalli, tucani, gechi e camaleonti immersi in un’ambiente verde e rosso nel quale è stato integrato l’iconico speechmark Vodafone. A completare l’installa-
zione il messaggio: “Da oggi puoi connetterti anche alla natura”. La sfida tecnica principale è stata proprio quella di utilizzare in tutte le fasi del progetto solo materiali ecosostenibili per realizzare un’opera spettacolare, che potesse durare nel tempo e trasmettere il messaggio sulla strategia di sostenibilità del brand Vodafone. Dal 1° luglio 2021 infatti l’intera rete europea di Vodafone è alimentata al 100% da elettricità proveniente da fonti rinnovabili, un obiettivo che in Italia è stato raggiunto già a novembre 2020. Attraverso il progetto delle vetrine speciali di Milano e Roma, Vodafone ha voluto raccontare il suo impegno accelerando al contempo il ruolo che le reti e le tecnologie digitali svolgono nell’aiutare ad affrontare il cambiamento climatico. Sempre dal 2020, Vodafone ha eliminato tutta la plastica inutile e gli articoli monouso in tutti i suoi negozi e uffici, ha ritirato i sacchetti di plastica monouso e ha rimosso o limitato l’uso di materiali promozionali o di marketing in plastica, sostituendoli con alternative a basso impatto ambientale.
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Random Combination La sostenibilità negli allestimenti è fondamentale quanto più l’allestimento è effimero e richiede di essere sostituito spesso, o deve essere creato per una specifica occasione. È il caso di Random Combination, installazione di grande formato ideata dal team di Brand Revolution Creative (collettivo di professionalità del mondo della comunicazione stampata) con l’art direction di Daisy Viviani e realizzata da Tic Tac Stampa in occasione dell’evento Brand Revolution LAB 2021. Il concept creativo, incentrato sulla combinazione di competenze diverse, è stato sviluppato attraverso l’illustrazione di quattro personaggi (il fornitore di tecnologie, il creativo, lo stampatore e il brand) stampati su quattro totem alti 2,10 metri, composti ciascuno da 3 cubi di cartone microtriplo impilati e fissati con un perno centrale affinché fossero rotanti e, mescolando i tasselli, si potessero creare quasi altri personaggi. Con lo stesso meccanismo di combinazioni ci si poteva divertire con 100 cubi realizzati in cartone micronormale che, grazie alle loro grafiche diverse, sono stati usati per configurare scenografie sempre mutevoli. Lo scopo era quello di regalare ai visitatori un’esperienza immersiva e coinvolgente, a partire dall’ingresso decorato da una “walk of fame” composta da stelle sospese stampate su cartone microtriplo con diversi pattern grafici e loghi. Tutti gli elementi sono stati realizzati da Tic Tac Stampa con tecnologia digitale HP utilizzando inchiostri base acqua certificati Green Gard per prodotti completamente ecosostenibili. Parte integrante dell’esperienza del pubblico è stata anche la gadgettistica, tra cui un puzzle-tavoletta stampato su Laminil Ecodigital, che i visitatori dovevano comporre visitando tutti i punti espositivi, e le tovagliette stampate su foglia di Pvc trattato e ignifugo. Completavano l’allestimento delle sandwich di 10 mm di spessore con anima in poliuretano e pellicole esterne in forex stampate sempre con tecnologia digitale e inchiostri ad acqua certificati, e la segnaletica orizzontale adesiva antiscivolo e ignifuga. Oltre a Random Combination, Tic Tac ha realizzato anche i banchetti Trieste dell’allestimento del Brand Revolution Museum, sempre stampati con tecnologia digitale su cartone microtriplo.
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Fedrigoni Top Award 2022 Candida il tuo progetto Top Award è l’unico contest internazionale che premia i lavori creativi di brand, designer e stampatori da tutto il mondo uniti nella creazione di progetti con materiali Fedrigoni. Scopri di più e candida il tuo progetto su www.fedrigonitopaward.com entro il 31 Gennaio 2022.
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Nel textile la sostenibilità è un dialogo a più voci L’industria tessile sta vivendo una trasformazione che richiede un approccio olistico alla sostenibilità. Nel fashion ma non solo: anche l’arredamento comincia a sviluppare strumenti di certificazione e controllo.
Ne abbiamo parlato con Roberto Cozzi, Presidente del Comitato di gestione For Textile, nuovo nome del marchio Seri.co, impegnato a promuovere e rendere misurabile la sostenibilità nelle aziende tessili del distretto comasco. E che ha in serbo grandi novità per il futuro.
di C A T E R I N A
Da alcuni anni l’industria tessile sta cambiando pelle attraverso iniziative che puntano a ridurre l’impatto ambientale dei processi, riducendo l’utilizzo di sostanze chimiche dannose per l’ambiente o facendo ricorso a tecnologie (come ad esempio la stampa digitale) che consentono di ridurre le percentuali di invenduto. Secondo il report The State of Fashion 2021, recentemente pubblicato da McKinsey, il comparto moda è responsabile dal 20 al 35% dei flussi di microplastica negli oceani e vanta un’impronta di carbonio superiore a quella dei voli internazionali e dello shopping messi insieme. La trasformazione in atto prevede l’adozione di un approccio olistico, che punti a promuovere la sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale ed economica.
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Un obiettivo che il marchio Seri. co persegue da oltre vent’anni, lavorando per rendere misurabile l’impegno delle imprese tessili del distretto comasco sul fronte della sostenibilità “a 360 gradi”. Da qualche settimana le imprese che aderiscono alla certificazione hanno annunciato il cambio di nome in For Textile e dato il via alla compilazione della nuova scheda 27 (relativa alla Rendicontazione Governance Sostenibile). Una decisione dettata dalla necessità di stare al passo con le richieste del mercato e degli stakeholder, allargando lo sguardo verso aziende che producono tessuti per arredamento, mobili imbottiti, tendaggi e imprese terziste ad essere associate. «Nel 2001, l’introduzione del marchio Seri.co ha fatto sì che le
aziende del distretto aderenti si conformassero a una serie di principi comuni» spiega Roberto Cozzi, Presidente del Comitato di gestione For Textile/Seri.co. «Questo ha permesso loro di fare fronte comune e fornire una risposta univoca ai brand owner, che richiedono di sottoscrivere codici etici interni dagli standard di sostenibilità molto elevati, talvolta difficili da soddisfare».
T Tra le 52 aziende certificate che aderiscono al marchio si trovano professionisti di ogni tipo: dal piccolo artigiano con quindici dipendenti alla grande multinazionale quotata in
borsa. Ma anche importatori di filo, tintorie, produttori chimici. Le schede tecniche elaborate da For Textile/ Seri.co sono sottoposte a costante aggiornamento, in considerazione del fatto che le normative in materia di sostenibilità, sia a livello europeo che internazionale, sono in continua evoluzione. «Le nostre scelte sono sempre state dettate da questioni pragmatiche. – prosegue Cozzi – Per esempio la n.24, che fa riferimento ai prodotti che non devono essere utilizzati sui tessuti, è nata in conseguenza del fatto che ricevevamo dai clienti centinaia di capitolati tutti diversi, che era impossibile verificare uno per uno. Con la scheda abbiamo posto dei “vincoli” che hanno semplificato il lavoro». Per garantire massima trasparenza, il marchio For Textile/Seri.co si è affidato a un ente terzo (TÜV Rheinland) che si occupava di effettuare controlli “a campione”, nel senso let-
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terale della parola, scegliendo tessuti dalla produzione da sottoporre a prove di laboratorio. «Quando abbiamo cominciato, non si parlava ancora di certificazioni e la cultura della sostenibilità era meno radicata rispetto ad adesso. Oggi queste operazioni vengono svolte regolarmente dalle aziende durante i controlli in uscita» aggiunge Cozzi. Nell’abbigliamento, la valutazione delle prestazioni ambientali sembra essere consolidata, anche se occorre insistere sui concetti di economia circolare e di governance, sull’assenza di fenomeni corruttivi, sulla digitalizzazione delle aziende e in particolar modo sulla tracciabilità di prodotti e processi. «Alcune filiere sono più pronte di altre. Per agevolare il processo è importante promuovere la cultura della sostenibilità, facendo passare il messaggio che l’unione fa la forza» prosegue Cozzi. «Una singola azienda da sola può
fare ben poco, mentre muovendosi come associazione è possibile avviare iniziative interessanti, che abbiano risonanza su larga scala».
I Il rinnovo del nome e del logo rientra nell’obiettivo di For Textile/ Seri.co di estendere il proprio impegno anche a nuovi settori e dare la possibilità di aderire al percorso di certificazione e sostenibilità che finora a caratterizzato Seri.co anche a nuove realtà che, per la tipologia di produzioni, finora non si erano sentite rappresentate dal nome Seri. co, che rimanda troppo specificatamente alla seta. Tra queste figurano
soprattutto aziende del settore arredamento, in cui il tema certificazioni ambientali ha cominciato a farsi strada. «I tessuti per l’interior decoration vengono a contatto con la pelle tanto quanto quelli utilizzati nell’abbigliamento, eppure pochi sembrano farci caso. Quando si acquista un maglione viene spontaneo analizzarne l’etichetta, mentre lo stesso non succede, per esempio, con la composizione del divano. Manca consapevolezza da questo punto di vista, in primis nei clienti finali, le cui scelte spesso dettano quelle dei produttori». Per promuovere la cultura della sostenibilità anche nell’arredamento, per prima cosa For Textile/Seri. co sta recuperando capitolati da parte di clienti finali; il secondo passo consisterà nell’aggiornare le schede tecniche specifiche per questi prodotti, che riguardino per esempio la migrazione di colore dai tessuti destinati all’home textile o la solidità alla luce di alcuni complementi
d’arredo, come le tende. «Un vantaggio è dato dal fatto che alcuni grandi brand della moda, con cui le aziende aderenti al marchio lavorano quotidianamente, già utilizzano i tessuti delle collezioni couture per l’arredamento d’interni. Non tutti ragionano in questo modo: certificarsi è una faccenda complessa e se il mercato non ne avverte l’esigenza, si tende a procrastinare. Una delle azioni da intraprendere sarà quindi quella di comunicare all’utente finale, che spesso viene bombardato di informazioni imprecise o incomplete, e creare una cultura della sostenibilità a tutto tondo» aggiunge Cozzi. L’obiettivo a lungo termine è uscire da una dimensione provinciale per abbracciare un percorso internazionale, partendo dalla valorizzazione dei centri d’eccellenza presenti sul territorio nazionale e dalla condivisione dei risultati raggiunti con distretti tessili comparabili, come Biella e Prato.
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E(S)SENZA IL CALENDARIO GRAFICAL 2022 CELEBRA LE PICCOLE COSE CHE FANNO LA DIFFERENZA Appuntamento ormai immancabile per gli amanti del design e delle arti grafiche, il calendario realizzato da Grafical con la direzione artistica e il design di Advision è pronto ad accompagnarci anche per tutto il 2022, con un nuovo concept che celebra le cose più semplici, quelle che appaiono banali, ma che se si osservano abbastanza a lungo non restano mai solo quello che sembrano. Nella vita prestiamo attenzione alle grandi cose, agli eventi eccezionali, alle persone irraggiungibili, ma quello che scandisce la nostra vita, quello che la rende unica è racchiuso proprio nelle cose che non notiamo quando ci sono, ma di cui poi sentiamo la mancanza. Come ogni anno la tecnica si mette al servizio della creatività per intrapren26
dere un viaggio attraverso 12 pagine stampate e nobilitate, in cui l’oggetto che può sembrare più insignificante diventa fondamentale. Il filo conduttore di questo viaggio? Un vero e proprio filo, letteralmente: un piccolo scarto dimenticato che, lasciando correre la fantasia, può diventare il protagonista di mondi nascosti, il punto di equilibrio di un acrobata, una strada nascosta tra gli alberi. Questo filo lo mette Grafical, ma il suo destino è nelle mani di chi possiede il calendario: il modo in cui lo posizionerà, agganciandolo pagina dopo pagina a partire dalla copertina, farà la differenza. Un piccolo filo nero sarà quindi il canale di accesso al progetto stampato, che solo attraverso questa interpretazione personale potrà vivere pienamente. Se in passato, infatti,
i calendari Grafical hanno cercato l’interazione “oltre la carta” attraverso QR code, questo ritorno all’analogico e a una dimensione manuale e artigianale dell’esistenza invita ancora più a riflettere sull’importanza dei gesti minimi e sul senso profondo delle cose. Le tappe di questo viaggio saranno dedicate all’equilibrio, al tempo, alla comunicazione, all’inconscio, all’identità, alla scoperta, al destino solo per citarne alcuni. Temi universali e archetipici sviluppati mese per mese attraverso una narrazione scritta e segni grafici autoriali, interpretati da un ventaglio di tecniche di stampa e nobilitazioni che interagiscono con carte creative bianche, tinte in pasta, metallizzate o perlescenti firmate Fedrigoni, Arjowiggins e
Garda o su supporti speciali come il pvc trasparente, che consente di creare sovrapposizioni e giochi visivi, o la carta autoadesiva effetto legno. Come sempre ogni tema trova la sua traduzione ideale in stampa attraverso un mix di tecniche suggestive e ricercate, che vanno dalla stampa offset tradizionale all’UV, con uso di banco coprente, serigrafie ad alto spessore, lamine a caldo, rilievi a secco e fustellature che, a sorpresa, escono dalla pagina per incontrare lo spazio sotto forma di pop-up. Il risultato finale è il consueto equilibrio tra creatività e sapienza tecnica, tra idee e applicazioni, tra impatto visivo e narrazione potente ed evocativa.
Guarda il video per scoprire di più sul Calendario Grafical 2022 E(S)SENZA:
Sei un designer? Uno studente di grafica? Una illustratrice? Un professionista della comunicazione? La mamma di un grafico? Un’appassionata di stampa? Un collezionista di calendari? Chiunque tu sia anche quest’anno potrai acquistare il Calendario Grafical 2022 direttamente qui:
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Nella pagina precedente: R5 — In questa pagina: Bioermi di Allegro Natura
Al grido di “just add water!” sempre più prodotti per la cura della casa stanno comparendo sugli scaffali in forma solida, in polvere o concentrati. Nuove formulazioni leggere da trasportare e a basso impatto ambientale, che richiedono nuovi codici comunicativi, nuovi approcci alla distribuzione e packaging che rispondono ai principi dell’eco-design.
È una rivoluzione graduale ma inarrestabile, che va di pari passo a quella in atto nella cosmesi, con cui condivide codici comunicativi e si pone in dialogo estetico. Permette alle aziende di ottimizzare la catena logistica dovendo movimentare solo i principi attivi concentrati e non il peso dell’acqua, rappresenta un vantaggio per i consumatori in termini di praticità, e non da ultimo è buono per l’ambiente. Quello dell’eco-cleaning è uno scenario che comprende player differenti, dai grandi brand da sempre presenti nella grande distribuzione come ACE, colosso che ha recentemente lanciato la propria linea green con la creatività dell’agenzia DLVBBDO, a marchi costruiti nel tempo intorno a esperienze di consumo consapevole come Officina Naturae e Bioermi di Allegro Natura, sino ai nuovi prodotti digital-first, nati direttamente con box in abbonamento e direct-to-consumer come R5. Ognuno di questi contesti porta con sé sfide di progettazione e differenti modalità di comunicazione col consumatore che impattano sulle scelte di packaging.
Secondo l’ultima analisi dell’Istituto Italiano Imballaggio sul settore della detergenza domestica, anche nel 2020 gli imballaggi di plastica – sia rigida che flessibile – continuano a dominare il panorama, fornendo il 94% del confezionamento dei prodotti per la pulizia degli ambienti. In questa percentuale sono comprese però anche le confezioni in plastica biodegradabile, in costante crescita e al momento utilizzate soprattutto nelle ricariche concentrate per i detersivi, che sono l’1,5% del totale. Il 6% rimasto è composto da un 4% di astucci di carta e cartoncino – impiegati in prevalenza per i prodotti in polvere e tabs – l’1,5% di contenitori in metallo e un restante 0,3% di contenitori accoppiati rigidi a prevalenza carta. Ma quali sono i criteri da tenere in considerazione per lo sviluppo di questi nuovi formati? A ogni formulazione il suo materiale Antonella Manenti, Art Director di HENRY & CO., studio specializzato nella progettazione sostenibile che ha realizzato il packaging di Yousea,
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on ss o u l tti c i e a g iam ole: og ente d no ch i v S ap e omp on , che fan ità. s con orte c iale omun or f l o va i una c te una d en sum con e p arte p on atti a ad tir com s en o una rende n li Han ca che p o. i t em este e nel t ar dur ci spiega che «l’acidità è un tema fondamentale nell’home care, ancor più che nella cosmesi. Tutto il packaging deve tenerne conto, tanto più quando abbiamo principi attivi concentrati. Un altro fattore è la frequenza d’uso del prodotto, per cui si può ragionare sui tempi di degrado del packaging in base alle esigenze di conservazione, sfruttando le caratteristiche delle bioplastiche». L’altro aspetto, dice Gianluca Carone, Senior graphic designer di DLVBBDO che ha realizzato l’identità di ACE Green, è la resistenza all’umidità: «non solo per le polveri ma anche nei concentrati liquidi e solidi, l’umidità è un fattore rilevante: è fondamentale utilizzare materiali con capacità di barriera. Ovviamente i nuovi packaging devono garantire la stessa resistenza all’aggressione dell’acqua e protezione dalla luce solare degli imballaggi tradizionali, per questo abbiamo privilegiato packaging sigillati e senza larghe aperture verso l’esterno. Abbiamo scelto packaging realizzati in stampa planare flexografica, che viene poi fustellata, allestita in cartotecnica e rifinita tramite stampa offset». I principi di eco-design sono una guida fondamentale nella progettazione dei pack sia nei materiali che nelle forme, come ricorda Pierluca Urbinati, uno dei due fondatori di Officina Naturae, 30
azienda riminese che per i propri prodotti ha realizzare dei flaconi appositi a spalla piatta in modo da ridurre il più possibile l’aria trasportata e sfruttare pienamente gli spazi del pallet, il tutto utilizzando sin dal 2014 una bioplastica ricavata dagli scarti della canna da zucchero. R5, azienda bergamasca che produce detergenti e cosmetici sostenibili fatti completamente in Italia, per le sue ricariche ha scelto un particolare packaging in alcool polivinilico (PVA), un polimero sintetico idrosolubile, biodegradabile e che non rilascia sostanze tossiche. La pellicola in PVA contiene il concentrato ma non ha bisogno di essere smaltita, perché si scioglie in acqua all’interno del flacone del detergente. Il set di ricariche è contenuto in un pack a griglia in cartone riciclato. Per l’approvvigionamento delle etichette adesive R5 collabora con un fornitore che garantisce un processo di stampa privo di sostanze chimiche, con vernici a base acqua, riduzione del consumo di acqua in stampa e carta certificata FSC recycled. La plastica rimane comunque un prezioso alleato nei prodotti concentrati, e Cristina Mollis, fondatrice di R5, parla di “smart plastic”: il principio è quello di usare la plastica solo laddove è necessaria, privilegiando il PET, che nel lifecycle
assessment sui materiali è risultato il migliore sia dal punto di vista chimico nel preservare il prodotto dalla degradazione, sia in termini di fine vita per quanto concerne lo smaltimento. Design valoriale e lusso consapevole Gli ultimi anni hanno portato a un’evoluzione non solo nelle formulazioni, ma anche nel design dell’home care. Una strada aperta dai brand che lavorano sia sulla cosmesi che sulla pulizia della casa, in costante ascolto dei desideri di un pubblico attento. Antonella Ma-
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nenti lo chiama “lusso consapevole”: «si tratta di oggetti con una forte componente di consumo valoriale: fanno sentire parte di una comunità, hanno una componente estetica che li rende adatti a durare nel tempo. La longevità del packaging corrisponde al tempo impiegato dal consumatore per fare scelte informate, un investimento che ripaga con la lunga durata». La ricerca del minimalismo non può però dimenticare il suo dovere di informare ed educare il consumatore, come dimostra il caso di Allegro Natura. Cristina Gerbino, Senior Marketing Manager dell’azienda
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piemontese specializzata in cosmetici e detergenti eco-bio, ci racconta come per la propria gamma Bioermi è stata realizzata una soluzione flessibile. I superconcentrati vengono venduti in flaconcini in vetro scuro, e contengono al proprio interno un’etichetta di riferimento. Il consumatore può scegliere se travasare il flaconcino nell’apposita bottiglia da 500 ml in vetro serigrafato o utilizzare un altro contenitore apponendogli però l’etichetta, avendo così comunque a portata di mano tutte le informazioni d’uso e di sicurezza. L’idea della bottiglia in vetro serigrafato è di portare i prodotti di detergenza da sotto a sopra il lavandino, con un packaging attento all’estetica quanto alla sostenibilità del materiale e alle sue caratteristiche di protezione del prodotto dalla luce e dall’ossidazione. Nel caso dell’azienda romagnola Officina Naturae, invece, il dialogo tra cosmesi e homecare è partito dai prodotti per la pulizia per poi dedicarsi successivamente alla cura del corpo. La coerenza di linguaggio diventa fondamentale per indirizzare un target informato che tende ad avere una forte fedeltà interna, ossia conosce il brand per un determinato prodotto e, se l’esperienza è positiva, tende poi a esplorare e a spostarsi anche su altre proposte del marchio.
Una fedeltà data dalle formulazioni dei prodotti e rafforzata con una comunicazione coerente. Ma i codici comunicativi cambiano anche in base al proprio pubblico, e quando il pubblico sono tutte le famiglie italiane, il design deve essere efficace e dritto al punto. È emblematico in tal senso il lavoro fatto da ACE con DLVBBDO per il lancio della propria linea ACE Green: «Partendo dai materiali – cartoncini e plastica riciclata 100% - sino ad arrivare alle grafiche e al lessico abbiamo scelto di utilizzare un linguaggio chiaro ed essenziale, che educhi il consumatore sui benefici del prodotto per la propria casa e in termini ambientali e sia in grado di far comprendere l’impegno nella realizzazione di prodotti con minor impatto a parità di efficacia» dice Gianluca Carone di DLVBBDO. «I principali canali di vendita sono la grande distribuzione e i drugstore: sia per brand identity, che per canali di vendita, ACE si rivolge a tutte le famiglie italiane. In questo momento secondo i dati Ipsos solo il 18% dei consumatori è disposto a scegliere aziende che si impegnano nell’economia circolare se questo significa prezzi più elevati: per questo motivo ACE Green ha deciso di lavorare su performance e sostenibilità mantenendo prezzi in linea con il brand».
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L’intelligenza sostenibile di OCEANIQ Un packaging che aiuta a ripulire gli oceani dall’inquinamento e un design premiato a livello internazionale: è Oceaniq, una linea vegana di prodotti per la pulizia il cui packaging è costituito da reti da pesca recuperate dagli oceani. Il progetto è stato commissionato a 2yolk da AB Vassilopoulos, importante catena greca della GDO, all’avanguardia nei progetti di sostenibilità. Oceaniq è un gioco di parole con Ocean e IQ, per ricordare al consumatore di fare scelte intelligenti che preservino gli ambienti marini. Una scelta rimarcata dai visual, illustrazioni rasserenanti e poetiche di ambienti marini. Un lavoro che ha raggiunto l’importante obiettivo di essere il primo brand in assoluto a vincere un Platinum award nella nuova categoria di Design sostenibile dei Pentawards, sponsorizzata da UPM Raflatac, leader nell’etichettatura sostenibile.
La distribuzione fa il packaging I differenti canali di vendita sono un fattore che impatta direttamente o indirettamente sulle scelte di design. Nella grande distribuzione il packaging deve “parlare da sé”, essere autosufficiente nella propria comunicazione del prodotto, mentre per i marchi presenti nei negozi specializzati come piccole catene, erboristerie e bioprofumerie quali Officina Naturae e Allegro Natura, il rapporto uno a uno tra cliente e rivenditore è fondamentale nell’educare all’uso e ai vantaggi di prodotti con cui c’è minore familiarità. Per questo c’è ampio spazio per scelte di design più sperimentali. Nel caso di R5, invece, nato come prodotto che ha nel digitale il suo canale di vendita principale, la box in abbonamento è uno strumento fondamentale che verrà esteso all’intera gamma di prodotti. Una scelta basata sui numeri: il 30% degli acquirenti del brand è abbonato, e il tasso di acquirenti di ritorno sul sito è il 40% del totale. Qual è invece il destino dei punti vendita fisici in questo scenario, e quali conseguenze comporta per il packaging? Secondo Antonella Manenti il futuro della
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GDO è di diventare in prospettiva soprattutto un punto di raccolta, in cui fare rifornimento e dove conferire il pack esausto. Dal punto di vista del design, la tendenza è sempre più il monomateriale, la riduzione o eliminazione dell’uso di colle e, laddove siano necessari gli accoppiamenti, semplificare la separazione al momento dello smaltimento (per esempio, vetro con etichetta in plastica perché più facile da rimuovere e smaltire rispetto alle classiche etichette di carta incollate). E sempre nell’ottica dell’efficienza e riduzione degli sprechi, Pierluca Urbinati di Officina Naturae rileva come si vada sempre di più nella direzione dei concentrati, che garantiscono la massima efficacia dei principi attivi con il minimo spreco di prodotto, sfruttando le possibilità di packaging compostabili o solubili che permettono di ridurre gli imballaggi evitando l’overpackaging. Sempre più nella direzione in cui il ripiano dei detersivi non sia più un’inevitabile necessità da nascondere sotto il lavandino, ma una parte integrante del panorama di casa, tanto utile quanto bella a vedersi.
Qui sopra: Allegro Natura
HOW IT'S MADE FEDELTÀ DIGITALE La gestione del colore non è più solo un problema di professionisti, fotolito e stampatori. Oggi tutto è immagine, e noi siamo i principali produttori di queste immagini: è esploso il numero degli input e delle periferiche da cui fruiamo immagini e media. Ha dunque ancora senso – e soprattutto, è possibile – allineare i profili per tutti i possibili output, compresa la stampa? di L O R E N Z O
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A Mauro Boscarol, indiscusso maestro di gestione del colore.
È il 2005 quando esce Color Management di Bruce Fraser. È un anno di svolta in cui la gestione del colore non è più solo un problema di professionisti, fotolito e stampatori. Sulle scrivanie fanno la loro comparsa gli scanner piani, e le fotocamere digitali iniziano a diffondersi tra fotografi e non solo. Anche i computer costano meno e programmi come Photoshop diventano consumer, nasce Gimp (alternativa free) e fare un pdf per la stampa è ormai questione di qualche clic. Siamo nell’era del desktop publishing digitale, e l’intero comparto cambia profondamente: quello che prima si affidava al fotolito ora si può fare in casa, anzi si deve fare in casa per contenere i costi. Poi c’è Internet dove le foto sono a portata di download, peccato però che spesso siano in bassa risoluzione o non libere da diritti. E così si finisce per improvvisarsi fotografi, scanneristi, cromisti e fotolitisti. E arrivano i problemi: di solito alla fine del processo, in prestampa, dove bisogna cercare di rimediare, o in stampa, dove spesso non si può far più nulla e fioccano dissapori e contestazioni. 34
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«In the old days, life was a lot simpler» Così scrive Fraser nel libro. L’era del one-input/one-output è finita e ormai per ciascuna periferica di acquisizione ci sono più periferiche di uscita e fasi intermedie – tra monitor, stampanti, prove colore, approvazioni da remoto – da tenere in considerazione. Ogni monitor è diverso, ogni sistema operativo gestisce il colore a modo suo; poi ci sono gli spazi colore e il loro gamut, i profili, gli intenti di rendering, le impostazioni colore dei singoli programmi, e così via fino alle condizioni di luce sotto le quali si lavora o si valutano gli originali, le prove colore e i fogli stampati. Insomma, il WYSIWYG è sempre più un mito: è ovvio che quello che si vede necessariamente non è quello che si otterrà. Astrarsi da quello che vedono gli occhi non è facile. L’RGB retro-illuminato del monitor non è la stampa a 4 colori: anche senza considerare carta, inchiostro e tecnologia, i colori riproducibili in quadricromia sono meno e nemmeno tutti compresi nell’RGB e così quel cielo così intenso o quel verde così acido restano irriproducibili. (01-02) Ricorda Roberto Zucchelli, esperto di colore: «Quando i fotografi professionisti sono gradualmente passati al digitale, il passaggio non è stato indolore. Per la prima volta si parlava di profili colore, una nuova tecnologia che permetteva la sincronizzazione delle diverse attrezzature (macchina fotografica, monitor, stampante per le prove). Questo ha rappresentato un’accelerazione nel processo produttivo, permettendo l’utilizzo diretto dello scatto del fotografo e, contemporaneamente, il mantenimento della coerenza cromatica grazie ai profili colore. Ma non sempre questo nuovo flusso di lavoro ha dato i risultati sperati a causa della scarsità di consapevolezza nel gestire i vari passaggi». Per Gaetano Biraghi, area manager di Epson per le stampanti di largo formato, «prima con lo scatto tradizionale avevamo un rullino che ci permetteva un certo numero di scatti, ora scattiamo molte più foto a costo zero. Oggi con il digitale ritoccare una foto offre così tante possibilità che, una volta iniziato, si rischia di non finire più». I numeri non mentono mai È questa la tesi di Katrin Eismann nel suo libro Photoshop. Restoration & Re-
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touching, la cui prima edizione risale addirittura al 2001. E così la pensa anche Biraghi di Epson: «I numeri sono la salvezza. La gestione colore usa 4 punti cardine: profilo di ingresso e di uscita, gli intenti di rendering (ossia come rappresentare i colori che risultano fuori gamut dello spazio di destinazione, ndr), spazio colore Lab e modello di calcolo». Ed è vero, così fanno i professionisti: misurano il colore e non si affidano solo a quello che vedono a monitor. Ma, come sottolinea Marco Olivotto, esperto di colore e docente di fotografia e post-produzione, «i numeri non dicono tutto: e non solo per ragioni estetiche, ma anche per motivi squisitamente percettivi. Il contrasto simultaneo, ad esempio, ci fa percepire un colore diversamente a seconda di ciò che lo circonda, ma non è legato al gusto individuale né può essere descritto solo dai soli numeri. I numeri sono il bastone che ci aiuta a percorrere il sentiero, ma alla fine siamo noi a scegliere dove vogliamo andare». Quindi è indispensabile affidarsi ai numeri, ma deve esserci una discrezionalità estetica corretta e consapevole e non tratta in inganno dalla diversa resa di ciascuna periferica. Ma oggi che è esploso il
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numero degli input e delle periferiche dalle quali fruiamo immagini e media, e i possibili output (di cui la stampa è solo uno di essi) sono così tanti e diversi tra loro, ha ancora senso un approccio normativo che pretenda di controllare l’intera filiera? Finché questa è corta o monocanale, come accadeva nella produzione cartacea, sviluppo del negativo digitale, correzione cromatica e creazione in pdf erano controllabili (anche se con non poche difficoltà), allineando i profili. Ma come fare oggi con la multicanalità? Ha senso preoccuparsi che la resa di un vestito sia identica sulla carta (quale poi, lucida, opaca, da giornale?), tablet, tv, digital wall in negozio, billboard digitale in stazione, notebook o laptop? In questo scenario è impossibile governare davvero l’uniformità per ciascun output. Questo però non vuol dire che non sia ancora importante una corretta gestione del colore. Il più delle volte bastano la sua veridicità e credibilità anche se, come vedremo, siamo andati oltre anche questo. È l’immagine, bellezza. Oggi tutto è immagine e noi siamo i più grandi produttori e consumatori di queste immagini. In uno smartphone,
«hub personale di raccolta e condivisione di informazioni» come lo chiama Paolo Tedeschi, Corporate communication & Marketing services Senior manager di Canon Italia, la maggior parte dei dati sono foto e video e la nostra principale attività online si basa quasi solo sull’interazione con essi. I social si sono dovuti inventare le storie a tempo, che scadono e si cancellano da sole, per ovviare alla mole di dati che devono archiviare nei loro server, e che noi produciamo, condividiamo e consumiamo, dimenticandole immediatamente. L’immagine è linguaggio, facile, immediato e accessibile a tutti e per questo sempre più diffuso. La fotocamera di un telefonino oggi è paragonabile a quella di una macchina professionale. La pagina di Apple dedicata all’iPhone 13 non è più quella di un telefono, ma a tutti gli effetti di una fotocamera: si parla di macro, di scatti notturni, di stabilizzatore, di grandangolo e zoom. Ormai l’apertura del diaframma arriva a 1,5 f, come in un obiettivo di fascia alta, e si scatta a 12 MP. Tant’è che il fotografo Karl Taylor si è divertito a fotografare una Harley Davidson in studio, con un iPhone e una Hasselblad H6 da 33 mila dollari, dimostrando come, a parità di luce, il risul-
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tato ormai è assolutamente comparabile. (03) Sfide limite, come il reportage del docu-
mentarista Austin Mann in Tanzania girato tutto con il nuovo iPhone, che dimostrano che per la fotografia consumer siamo già oltre le reali esigenze. Per Biraghi, «gli smartphone hanno ormai sostituito le macchine fotografiche, peccato che si identifichino sempre più per megapixel e non per capacità cromatica e per come salvano i file. Ecco il collo di bottiglia. Se nel file non c’è gamut ampio, non si può pretendere che le periferiche inventino i colori!». (04-05) Come suggerisce Tedeschi, «l’immagine è un elemento fondamentale della vita di ciascuno di noi. A contesti diversi si adattano tecnologie differenti. Dal ritratto indoor al paesaggio in condizioni climatiche estreme, dal bordo pista di una gara automobilistica alle vacanze in famiglia cambiano molto le esigenze di flessibilità, connettività, peso e resistenza dell’attrezzatura utilizzata. Produciamo, condividiamo e conserviamo decine di immagini ogni giorno, affidando a device di ogni sorta i nostri ricordi, le nostre storie o semplicemente la bellezza di un momento. Si tratta di un linguaggio universale e accessibile a tutti e per questo sempre più diffuso. Esiste però una sostanziale differenza tra l’immagine professionale e quella di uso più comune. Questa differenza si sta facendo sempre più netta e riconoscibile». Insomma, non basta la macchina da scrivere per fare un bravo scrittore. Se il numero di foto tende a infinito, il valore di una foto tende a zero L’inflazione di immagini che ci inonda ha anche modificato il nostro gusto: le guardia-
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+ + + Produciamo, condividiamo e conserviamo decine di immagini ogni giorno, affidando a device di ogni sorta i nostri ricordi, le nostre storie o semplicemente la bellezza di un momento. Si tratta di un linguaggio universale e accessibile a tutti
mo di sfuggita, swippiamo e scrolliamo velocemente; Instagram non consente nemmeno lo zoom e l’avanzamento delle foto nelle notizie di Facebook dura pochi secondi. E così le foto per essere viste, non dico osservate, devono essere più impressive possibile, devono catturare l’attenzione in un istante per spingere al clic. E così è cambiata anche la nostra percezione del colore. E questo impatta anche su come guardiamo, valutiamo e correggiamo una foto. Oggi quando si scatta con uno smartphone, si attiva in automatico il cosiddetto HDR (Alta Gamma Dinamica) che cerca di migliorare la qualità dell’immagine in qualsiasi condizione di luce: in pratica la fotocamera acquisisce diverse immagini della scena con esposizioni diverse, poi l’AI del software le combina per ricreare una foto perfettamente esposta sia nelle zone luminose che nelle zone scure, in modo credibile. Ecco come si ottengono quei controluce perfetti o quelle foto al buio senza il flash o ancora albe e tramonti da sogno. Il problema è che questa elaborazione viene fatta sempre, non solo quando ci sarebbe bisogno. È così che ci siamo abituati a colori fortemente contrastati e saturi. (06)
Per Olivotto «se devo dare un’occhiata alle foto dell’albergo che sto prenotando su Booking, questo va bene e l’accuratezza della riproduzione non è così importante, ma lo è se sto post-producendo per la stampa». «È cambiata la nostra percezione dell’immagine – sottolinea Zucchelli – perché è cambiata la nostra cultura visiva. Lo vediamo quando andiamo a comprare un nuovo monitor e veniamo attratti da una vividezza delle immagini che nella realtà non esiste e tantomeno è riproducibile in stampa». Un esempio? Il monitor Eizo CG2730 specifico per l’editing delle foto è opaco e ha una luminosità massima di 350 NIT contro i 500 dell’iMac 27 o i 1000 del ProDisplay XDR, monitor top di gamma di casa Apple. Certamente le immagini sono bellissime, ma quanto sono reali? E come sarà stampata un’immagine corretta su questi monitor? Per non parlare della finitura lucida degli schermi. Per Biraghi di Epson «esistono ormai monitor abbordabili con la specifica Adobe RGB e non sRGB, più indicati per la visualizzazione corretta, che vanno comunque calibrati (cioè messi in uno stato noto) e profilati. Solo a questo punto i programmi che sanno gestire il colore riproducono i colori nel modo più corretto». Sembra facile, invece… Se un’immagine ha valore prossimo a zero, come sostiene Olivotto, «accettiamo (sbagliando!) di guardarla anche in condizioni non ottimali. In ogni caso, se il riferimento rimane l’immagine stampata (e a mio parere dovrebbe essere
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così), è fuori dubbio che i nostri monitor siano tendenzialmente più luminosi e “vivaci” di quanto dovrebbero». Questo certamente altera la percezione e ha «un impatto negativo importante. La fotografia digitale viene percepita come semplice proprio grazie al fatto che la tecnologia offre funzioni assai sofisticate più o meno a chiunque. In realtà non è per nulla semplice, soprattutto se abbiamo bisogno di esercitare il controllo su ciò che facciamo. Non c’è nulla di male, naturalmente, nel dare alle persone la possibilità di realizzare immagini di buon livello, magari con l’ausilio di un’intelligenza artificiale che diventa sempre più sorprendente. Questo però tende a nascondere il processo, che invece dovrebbe essere chiaro almeno nelle sue linee principali». Un’illusione di facilità che passa anche dall’accesso ai software di photo-editing. Sempre Olivotto: «è facile distruggere un’immagine senza rendersene conto. L’approccio del fotografo spesso è “modifico fino a che non sono soddisfatto”, mentre quello del fotoritoccatore dovrebbe essere più scientifico e rigoroso. Qualche anno fa un fotografo mi chiese un consiglio: aveva post-prodotto alcune foto naturalistiche che avevano però prodotto delle stampe disastrose. Per farlo, aveva utilizzato un noto plug-in di enfatizzazione del colore in Photoshop. A monitor le foto erano molto belle, ma convertendole in CMYK avevano un aspetto terribile. La ragione del cattivo risultato era il modo in cui il plug-in manipolava i canali RGB. Il controllo sul risultato finale deve passare per una conoscenza dei meccanismi che conducono a quel risultato e molti moduli di sviluppo RAW, in particolare, non sempre operano in maniera così
trasparente». Indubbiamente esistono oggi tante soluzioni per la correzione delle immagini, anche tanti software open source si avvicinano molto alle soluzioni commerciali, come Claro di Elpical; tuttavia, anche avere la possibilità di utilizzare un software molto potente per modificare i nostri scatti digitali non ci trasforma ipso facto in professionisti del settore, e il rischio di perdere informazioni importanti è altissimo se ci si basa semplicemente sulla resa a video. Eppure, sottolinea Tedeschi, «anche il grande pubblico ormai ha imparato a riconoscere questa distinzione. Lo scatto perfetto, infatti, richiede pochissimi ritocchi e offre la realtà in modo molto più naturale, offrendo emozioni a chi la osserva. Esiste però una sostanziale differenza tra l’immagine professionale e quella di uso più comune. Per questo, tra chi lavora con le immagini, si sta osservando, a mio avviso, una grande specializzazione». (07) Verso il workflow ibrido Parte di questa sconfinata produzione fotografica finisce per essere utilizzata anche in ambito professionale. E se verso il digitale si è portati a essere indulgenti, la stampa resta l’osservata speciale. Per Olivotto «una post-produzione emotiva basata su un solo clic su un filtro di Instagram può essere interessante in prima battuta, ma perde appeal soprattutto quando su un miliardo di fotografie, diversi milioni hanno lo stesso tipo di filtro applicato». Se è vero che allineare i profili di tutti i dispositivi che useranno un’immagine,
in produzione o in erogazione, è impossibile, certamente si può controllare il processo soprattutto in ottica di multicanalità. Non si tratta di riprendere l’annoso dilemma di applicare profili e conversioni a monte o farlo a valle prima dell’output finale. Il primo approccio, già ai tempi di Fraser, era sconsigliato: se da un lato dà l’illusione di avere tutto sotto controllo, dall’altro è limitante. Se converto in quadricromia una foto destinata alla stampa prima di post produrla, così da avere l’esatta gamma dei colori riproducibili (comunque filtrata dal monitor), dovrò comunque tornare all’RGB per poter usare strumenti e filtri di Photoshop altrimenti non disponibili e per usare quelle foto in ambito digitale. Allora conviene post produrre in RGB, creando una sorta di master digitale, dal quale partire per ogni canale previsto e procedere con la conversione in CMYK solo quando davvero necessario, ovvero quando la foto inizia il suo processo per essere stampata. E questo vale a maggior ragione per i profili. Non ha senso applicare il Fogra51 per la stampa offset su patinata lucida, se non conosco ancora la tecnologia di stampa e magari nemmeno la carta. Solo sul sito Fogra ci sono 21 profili diversi per 21 usi diversi. (08) L’immagine va considerata come parte di un processo ampio in cui non tutti gli output sono noti e potrebbero differenziarsi notevolmente, quindi occorre essere più conservativi possibile, non perdere mai informazioni: partire da una versione base corretta per poi avviarla a un flusso che, quello sì, deve essere interamente controllato.
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A supporto dei fotografi che utilizzano la loro tecnologia, Canon ha ideato un software di elaborazione RAW ed editing gratuito dal nome Canon Digital Photo Professional (DPP), che è in grado di gestire il flusso d’immagine in modo semplice ma avanzato. Come spiega Paolo Tedeschi di Canon Italia, «DPP è il processore RAW con un supporto per le funzionalità Canon come Stile foto, Auto Lighting Optimizer (Ottimizzazione automatica della luce) e correzione aberrazione obiettivo». Questo è probabilmente più evidente se si scatta in formato RAW con lo Stile foto monocromatico: «in questo caso, infatti, la correlazione fra il software e il formato d’immagine Canon è più precisa e consente di comprendere a pieno le imposta-
In questo modo la profilazione non è un’utopia. L’errore per Biraghi è «non farsi la domanda: cosa devo fare di questo scatto? È inutile fare elaborazioni con colori belli a monitor che poi non saranno stampabili. Il colore è emozione finché “me lo gestisco da solo”, ma ha regole ben definite se va condiviso». In più, suggerisce Zucchelli, «bisogna verificare il materiale in entrata con le prove colore prima di inserirlo nel nostro ciclo produttivo e, se l’immagine è destinata alla stampa, attivare la visualizzazione in modalità prova colore (simulando il CMYK) in modo da ridurre lo spazio cromatico o, in alternativa, convertire l’immagine in quadricromia». E, aggiungiamo, usare monitor professionali, calibrati periodicamente. Per Canon «per ottimizzare il flusso di creazione e riproduzione dell’immagine è importante tenere in considerazione di volta in volta le immagini in base alla tecnologia di cattura utilizzata e alle tecnologie di stampa con cui verrà riprodotta, in base ai supporti selezionati. Anche solo per una stampa che andrà esposta: l’illuminazione e il colore della parete influiranno sulla percezione dell’immagine». Girala mossa e fuori fuoco* E allora proviamo a governare il fenomeno: quali sono i trucchi per capire se una foto *Orson Welles
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+ + + Non è il caso di saturare i colori in maniera innaturale, come spesso si vede soprattutto sui social nelle foto di paesaggio.
è giusta e corretta? Ci aiuta Olivotto: «Direi che una foto è “giusta” se ha un’esposizione corretta nell’intervallo di luminosità rilevante per la foto stessa, se il bilanciamento del bianco è sensato, se il contrasto appare naturale. Va detto che il bilanciamento del bianco, scattando in RAW, è poco rilevante, ma se ipotizziamo di partire da un’immagine raster, già sviluppata, diventa cruciale. Una foto è “corretta” invece se i punti di ombra e luce sono impostati correttamente, massimizzando la gamma dinamica, e non sono presenti dominanti. Tutto questo, nella maggior parte dei casi, si può fare con una sola curva o con regolazioni dei moduli di sviluppo che in sostanza emulano il comportamento delle curve». E come, suggerisce Zucchelli, è meglio «abituarsi a interpretare gli istogrammi che evidenziano la gamma tonale di un’immagine. Se dopo una correzione i livelli sono ridotti, probabilmente abbiamo perso delle informazioni e la foto risulterà “strappata”, come nel caso di una foto sovraesposta nella quale il fotografo ha perso tutte le zone di luce». E gli errori da evitare? Per Olivotto «non è il caso di saturare i colori in maniera innaturale, come spesso si vede soprattutto sui social nelle fotografie di paesaggio. Da evitare anche gli interventi che fanno perdere informazioni preziose e non recuperabili, come
zioni dell’immagine, tra cui il bilanciamento del bianco personalizzato, la riduzione del rumore avanzata e altre impostazioni. Per noi è importante affiancare i professionisti e gli appassionati in ogni passaggio della cura e della gestione dell’immagine, per questo lavoriamo sempre pensando di soddisfare ogni tipo di esigenza: dalla cattura alla stampa, passando per tutto il ciclo di gestione del file. Questo approccio è parte integrante della nostra strategia di ricerca e sviluppo, nella quale investiamo ogni anno circa l’8% del fatturato globale, con l’obiettivo di assicurare sempre al mercato le migliori tecnologie di imaging».
la riduzione del disturbo: i sensori oggi permettono di ottenere fotografie molto meno rumorose rispetto a qualche anno fa, ma ancora si tende a esagerare con la riduzione del rumore di luminanza. Il risultato è che le immagini appaiono innaturalmente lisce e prive di microdettaglio. Infine, non bisogna chiudere le ombre né bruciare le luci, se non in aree in cui ciò sia inevitabile: una volta che un canale ha clippato ed è privo di informazione non c’è più niente da fare». (09)
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IL LABEL DESIGN CONTEST IDEATO DA AUROFLEX UNICO NEL SUO GENERE È un contest unico nel suo genere quello interamente dedicato alle etichette che prende il nome di Insuperlabel e che, come spiega Claudia Fuschi, Marketing & Communication Manager di Auroflex, azienda di Alcamo (TP) specializzata nella stampa di etichette in bobina, «nasce come occasione di confronto tra il mondo delle arti grafiche e la stampa. Eravamo desiderosi di scoprire dove la libertà creativa sarebbe potuta arrivare qualora chi si occupa di grafica non fosse costretto in specifici limiti e vincoli. Abbiamo per questo assegnato un tema progettuale che potesse essere il fattore comune a tutti, ma abbiamo poi lasciato totale libertà espressiva nella realizzazione del progetto grafico». Lo scopo? Utilizzare tecniche di stampa innovative per creare etichette uniche, combinando le potenzialità della tecnologia digitale HP Indigo con la qualità e le prestazioni dei supporti Fedrigoni Self-Adhesives, dei materiali per la
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nobilitazione Leonhard Kurz distribuiti in Italia in esclusiva da Luxoro e l’operatività dei software Esko per la pre-produzione. Grazie a momenti di approfondimento e formazione i partecipanti hanno potuto ripensare sia alla progettazione ma specialmente alla realizzazione di quel sofisticato sistema di comunicazione che è l’etichetta, in grado di produrre significato a diversi livelli di profondità e di senso. E ricche di significato, infatti, sono le etichette che sono entrate nella rosa delle otto finaliste, fino alla scelta, da parte della giuria composta da Leonardo Sonnoli, Fausto Gristina e Giovanni Angelucci, del lavoro realizzato da Salieri 3, studio creativo di Enrico Cerri e Giuseppe del Greco. Un lavoro che si è distinto tra quello di oltre 50 agenzie iscritte quest’anno, provenienti da tutta Italia con «la percentuale più alta – prosegue Fuschi – composta da agenzie siciliane, soprattutto della provincia di
Si è conclusa il 1° dicembre con una cerimonia di premiazione alla Villa Favorita di Marsala la prima edizione di Insuperlabel, il contest promosso da Auroflex in partnership con HP Indigo, Luxoro, Fedrigoni Self-Adhesives e Esko. Lo studio creativo Salieri 3 si è aggiudicato il podio.
Trapani, il che ci inorgoglisce e ci fa riflettere sul fatto che probabilmente il vitigno più grande di Europa, nel quale ci troviamo, porta inevitabilmente a essere un laboratorio di idee nel mondo del vino». Ma cosa distingue Insuperlabel dagli altri contest nel mondo del packaging design e delle etichette? «Insuperlabel – dice ancora Fuschi – non si basa su prodotti già esistenti, ma bensì su creazioni fatte ad hoc. Al centro di tutto c’è la creatività: i partecipanti hanno potuto realizzare una wine label senza nessun vincolo a partire da un tema progettuale a cui ispirarsi, sfruttando l’opportunità di seguire training realizzati ad hoc da tutti i partner concludendo poi con la stampa in Auroflex. Un momento di condivisione importante che ha permesso ai grafici di prendere le decisioni dell’ultimo miglio e di scoprire in che cosa consiste la stampa di un’etichetta. Per la prima volta un etichettificio si è occupato
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LE INSUPERLABEL 2021 I partecipanti a Insuperlabel 2021 hanno interpretato il tema della cantina "Vigna del Mare”, una narrazione verosimile ma non vera, incontro di tradizioni, personaggi e paesaggi scritta da Marcello Ingrassia, scrittore e contributor di riviste come Porthos, Slow Food e Slow Wine. Ecco l’etichetta vincitrice e le altre sette finaliste in ordine nella foto da sinistra a destra: Salieri 3 L’etichetta vincitrice è realizzata grazie ad un accoppiamento di carte Modi Barrier e Cotone Bianco UWS e l’abbinamento di serigrafia a rilievo e stampa a caldo. Clara Giglio Due elementi della storia, terra e mare, si combinano diventando un unico paesaggio grazie all’uso di HP Mosaic e di una lamina a caldo su carta Picasso Xdry WS Barrier.
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Maria Giannico Ad avvolgere la sezione aurea della conchiglia, impreziosita dalla lamina a caldo con microincisione in contemporanea e il rilievo a secco, note olfattive che appartengono all'uva Grillo come la zagara e i fiori di campo. Farfalle in libertà invece cambiano la propria posizione in ogni etichetta. Realizzata su Materica Gesso Ultra WS. Gianclaudia Marino Il coniglio che ad ogni etichetta varia la sua posizione è realizzato con lamina a caldo e rilievo a secco, il dato variabile si presenta inoltre sulle colline che si
di coordinare tutte le diverse fasi e di fare da capofila all’intera filiera con il supporto di partner tecnici d’eccezione come HP». Non solo produzione dei lavori, dunque, ma un lavoro di organizzazione e coordinamento che per Auroflex ha rappresentato una sfida importante, portata avanti con grande determinazione. «La filiera delle etichette ha lavorato in maniera unisona su un solo progetto dalla fase iniziale a quella di stampa. Uno degli elementi che hanno reso a nostro avviso Insuperlabel un importante momento di confronto è il fatto che tutti i partner hanno contribuito in maniera determinante a ciascuna delle fasi, si è fatto un vero gioco di squadra, si è creata una splendida rete e sono nati rapporti che prima erano meramente legati al campo professionale. L’elemento che ha sorpreso tutti è la qualità dei progetti grafici: tutti diversi, molto complessi e frutto delle competenze che sono state fornite in maniera identica a
affacciano sul mare cristallino: i colori cangianti di mare e sabbia sono ottenuti grazie dall’uso delle due lamine a caldo. Il paesaggio del racconto inserito viene enfatizzato grazie alla serigrafia lucida. In questo caso accoppiamento di carte: Modi Barrier e Cotone Bianco UWS. Giulio Patrizi La lamina oro con microincisione applicata sul vitigno Perricone è di grande effetto visivo, illumina e impreziosisce la sua Insuperlabel. Il dato variabile è lo sfondo che cambia. La carta scelta è Eden. Kiu – Carlo Frisardi Stampa a rilievo a secco e una lamina a caldo a suggellare l'abbraccio tra terra e mare, più una fustellatura che abbraccia la bottiglia. Carta Materica Gesso Ultra WS. Ferrario Design Il denominatore comune è l’intreccio tra la macchia mediterranea, i vigneti e il mare realizzato grazie a molteplici tecniche di stampa. Un percorso impervio segnalato dalla serigrafia lucida e da punti precisi impreziositi dalle lamine a caldo, il rilievo a secco nel punto dove la sabbia incontra la strada più il dato variabile fatto con inchiostro invisibile. La carta è Materica Gesso Ultra WS. Adduma La tecnica dell'oro colato è stata applicata nella bottiglia, il dato variabile è nella corda, ciascuna diversa dall'altra, mentre il rilievo a secco racconta le increspature del mare. L’etichetta è realizzata con Materica Gesso Ultra WS.
tutti i partecipanti. Nessuno partiva avvantaggiato, ma il percorso è stato comune e condiviso a tutti» dice ancora Claudia Fuschi. Una prima edizione che ha portato riscontri molto positivi, e lascia ben sperare in edizioni future: «stiamo già lavorando all’edizione 2022 scegliendo così di renderlo un appuntamento annuale. Le novità saranno molte ma non possiamo al momento svelarle tutte; abbiamo però chiaro cosa desideriamo che Insuperlabel diventi negli anni a venire. Desideriamo aprire una sezione dedicata agli studenti, loro sono i creativi del domani ed è importante coinvolgerli fin da ora in questi progetti. Desideriamo che Insuperlabel diventi un contest di livello internazionale, ma soprattutto ci impegneremo affinché diventi il punto di riferimento per il mondo delle arti grafiche» conclude Fuschi.
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di M I C H E L A
P I B I R I
La manifattura additiva sta cambiando la produzione manifatturiera in Italia, contribuendo a una piena digitalizzazione della supply chain e a un incremento della produttività. L’automotive, l’aerospaziale, il medicale sono i mercati di riferimento, ma negli ultimi anni quella che viene anche chiamata stampa 3D ha guadagnato terreno nei campi del packaging, della comunicazione visiva, del design e della moda. I risultati? Applicazioni sorprendenti che fanno esclamare il tanto agognato “WOW!”.
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La parola magica è personalizzazione, accompagnata a tempi di esecuzione rapidissimi: è questo il mantra del vantaggio competitivo delle tecnologie digitali, imbattibili sul piano del time-to-market e sulla possibilità di sviluppare soluzioni efficaci sulle basse tirature e sui pezzi unici. La manifattura additiva, che è una “nativa digitale” a tutti gli effetti, incarna questi principi ed è in crescita in tutte le aree applicative. «Non è una tecnologia nuova, esiste da 30 anni e ha avuto modo di sedimentarsi ed evolversi» dice Enrico Toson, Marketing manager di Stratasys, uno dei principali player mondiali nella produzione di macchine per la stampa 3D. «Risponde a diverse necessità e viene utilizzata in tutto il ciclo di vita del prodotto, con due fondamentali distinzioni: prototipazione e produzione. Nella produzione può essere usata per costruire strumenti di supporto o nella realizzazione vera e propria del prodotto finito. Le sue peculiarità sono l’efficacia sui piccoli-medi lotti, la personalizzazione, il passaggio dalla progettazione alla produzione in tempi rapidissimi e la scomparsa di molti limiti produttivi: si può produrre un pezzo unico, anche con forme molto complesse, ed eliminare l’assemblaggio» conclude Toson. «Quello della stampa 3D è un mercato complesso e veloce, che si evolve in maniera esponenziale» dice Sergio De Angelis, Market research & innovation technology di DGSHAPE, spin-off di Roland DG specializzato in ambito medicale. «Ha grandi po-
tenzialità, ma anche molte insidie se non si hanno le idee chiare. Per intenderci, l’evoluzione tecnologica e la scadenza di molti brevetti hanno portato a un abbassamento dei prezzi delle macchine 3D, tanto che le entry-level si trovano anche nelle scuole e nelle case per l’autoproduzione di piccoli oggetti. Malgrado questa accessibilità ben pochi ne hanno tratto progetti redditizi, perché serve una preparazione specifica per generare file in 3D e perché è difficile creare modelli di business sostenibili. Per questo chi produce tecnologia deve specializzarsi, come hanno fatto grandi aziende che hanno puntato tutto su macchine di fascia alta per la progettazione funzionale di nicchie molto verticali come l’automotive, l’aerospaziale e il medicale», conclude De Angelis. Forma e materia in una logica 4.0 Tracciata una distinzione tra questi due principali posizionamenti – il consumer e l’industriale, perché è sul secondo e sulle sue applicazioni che ci concentreremo – facciamo un passo indietro: cosa si intende per manifattura additiva? In estrema e non esaustiva sintesi, quella che viene anche chiamata stampa 3D, indicata con l’abbreviazione AM – Additive Manufacturing – consiste nella costruzione di oggetti tridimensionali tramite l’aggiunta di layer di materiale. O meglio, di materiali: il panorama è molto ampio e legato alla tecnologia utilizzata e alle relative applicazioni; quelli più comunemente utilizzati sono materiali polimerici e metallici ma ce ne sono molti altri, da quelli ceramici a quelli a base organica. «Il focus oggi è tutto sui materiali e sui software, che si sono molto evoluti e continuano a farlo» dice ancora De Angelis di DGSHAPE. Anche il panorama delle tecnologie è vastissimo e in
evoluzione: i modi per aggiungere strati di materiali vanno dall’estrusione (la tecnica più conosciuta a livello consumer è quella della FDM, ossia la modellazione a deposizione fusa) alla fotopolimerizzazione, dalla fusione del letto di polvere al material jetting, dal binder jetting alla deposizione di energia diretta fino alla LOM, laminated object manufacturing, che può utilizzare anche la carta, e il panorama si dirama ulteriormente in sottocategorie di processo, materiali e applicazioni che differiscono enormemente tra loro. Ma la realizzazione di un oggetto 3D è il risultato di un processo complesso e integrato, che parte dalla progettazione CAD, passa per la produzione in macchina, il finishing e la logistica di consegna: «Quello della manifattura additiva è un viaggio – dice ancora Toson di Stratasys – che richiede alle aziende di essere strutturate per progettare in maniera digitale». La manifattura additiva abbraccia, per sua natura, i concetti di produzione connessa, integrazione tecnologica e automazione intelligente che sono alla base dell’Industry 4.0. Sul finishing, poi, c’è ancora ampio spazio per l’innovazione: giocano un ruolo fondamentale anche le tecnologie sottrattive, che possono sia lavorare sulle finiture superficiali di un oggetto 3D, sia creare a loro volta oggetti nuovi a partire da panetti di materiale.
Dalla prototipazione alla produzione Una ricerca commissionata nella prima metà del 2021 in area EMEA da HP, altro grande player della manifattura additiva con la tecnologia Multi Jet Fusion, rivela come la digitalizzazione della supply chain sia un asset per molte aziende italiane che hanno incrementato la produttività grazie alla creazione di componenti industriali su misura realizzati in 3D. Emerge anche come l’attuale frontiera della produzione additiva sia rappresentata dai prodotti finiti completi, ed è su questo che la tecnologia sta continuando a investire per passare dalla prototipazione, uno degli usi più classici dell’AM, alla produzione. Ma date per assodate le applicazioni in ambito industriale e nei mercati verticali summenzionati, quali spunti creativi si possono trarre dalle potenzialità della manifattura additiva? Le possibilità di personalizzare e di produrre on demand, la libertà nel progettare forme complesse irrealizzabili con metodi tradizionali, le caratteristiche meccaniche e la leggerezza dei materiali rappresentano leve importanti per l’innovazione di prodotto in diversi ambiti, dalla visual communication al fashion, dalla gioielleria all’ottica fino all’arredamento, aprendo il campo a nuove possibilità espressive e di business.
Grazie a: Enrico Toson – Stratasys Giorgia Giacobbe e Gino Rincicotti – HP Federico Zucchetti – Kornit Digital Vittorio Neri e Sergio De Angelis – Roland DG Carmel Rouhani – Sculpteo Federica Tisato e Oscar Stucchi – Sismaitalia Annalisa Nicola – XYZ Bags Claudio Molinelli e Ettore Lariani – ED Lighting
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In alto: esempio di packaging per profumo realizzato da Sculpteo. Sotto: prototipi di packaging primario per cosmesi e beverage realizzati con tecnologia Stratasys J-Series.
Packaging su misura Se parliamo di prototipazione, nell’ambito del packaging riveste un ruolo fondamentale la possibilità di vedere in anteprima gli aspetti tangibili di un prodotto pensato per la produzione su larga scala. Ed è per questo che la stampa 3D sta diventando sempre più importante nel ciclo di progettazione del packaging: una ricerca Stratasys attesta al 25% la percentuale di aziende produttrici di beni di largo consumo che vi fanno attualmente ricorso, tra cui Unilever che utilizza la tecnologia Stratasys J-Series per il suo ventaglio globale di oltre 400 prodotti alimentari, di home care e personal care. È importante, perché sia efficace, che il prototipo sia in tutto e per tutto verosimile a quello che sarà il prodotto finito nella sua resa estetica e tattile: a colori, dotato di texture e trasparenze, con tanto di stampa superficiale, simulazione di etichette e mix di materiali diversi sia rigidi sia flessibili. Così può diventare uno strumento di comunicazione potentissimo nelle attività di marketing e dei focus group, accelerando i processi decisionali. Non solo: ragionare da subito in 3D permette di scoprire in anticipo i difetti di progettazione, risolvendoli in tempo utile per effettuare nuovi test. Oggi è possibile raggiungere questo livello di verosimiglianza con un unico processo di stampa e in tempi ridotti, in un ambito in cui i beni sono in continua trasformazione. Oltre a brand come Unilever, ci sono anche grandi player nel mondo del packaging per la cosmesi, come Quadpack e Albéa, che attualmente si affidano alle tecnologie Stratasys per la prototipazione 3D. C’è poi anche chi sta già realizzando packaging finiti, completamente tailor made in AM.
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Nel corso di LuxePack 2021, l’azienda francese specializzata in stampa 3D Sculpteo ha presentato esempi di packaging secondario per profumi, gioielli, orologi e spirits di alta gamma, sia rigidi sia flessibili, per mostrare le possibilità di personalizzazione e il livello estetico raggiungibile con i materiali e le finiture. «Abbiamo un ottimo rapporto con LVMH e abbiamo molti progetti a breve termine e in corso insieme» dice Carmel Rouhani, Marketing manager di Sculpteo. «I progetti spaziano dagli accessori alle componenti strutturali di bauli e borse. Abbiamo anche realizzato alcuni progetti espositivi con il nostro partner MH Decors, che ha progettato le vetrine per Hublot e Cartier. Il lusso – prosegue Rouhani – ha a che fare con l’innovazione dei materiali, del design e della tecnica, e quindi è davvero naturale vedere nuovi processi produttivi entrare nel mondo del packaging». La scelta della tecnologia e del materiale dipende dai vincoli del progetto, spiega ancora Rouhani: «Per parti molto dettagliate consigliamo le tecnologie LCD che utilizzano fotopolimeri. Per le parti flessibili, poliuretano termoplastico che utilizza la tecnologia Jet Fusion di HP e crea parti di qualità con proprietà elastomeriche e un’elevata resilienza al rimbalzo. Per la maggior parte dei progetti, il polimero PA11 è un’ottima soluzione che ha il vantaggio di essere di origine organica, incontrando l’attenzione alla sostenibilità nell’industria del lusso. Il nostro obiettivo è fornire soluzioni industrializzate che consentano la produzione in serie» conclude Rouhani.
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Immagini 1, 2 e 4: abiti stampati in 3D con tecnologia Stratasys J850 3D Fashion. Immagine 3: ricamo digitale ottenuto con Atlas MAX di Kornit Digital.
Textile tra ricami digitali e magia estetica Il lusso è affamato di esclusività e richiede un altissimo livello di precisione nella personalizzazione dei capi: è così che l’attenzione si sposta sui decori e sui ricami digitali sui tessuti. Dal direct-to-garment al roll-to-roll, stanno nascendo soluzioni tecnologiche in grado di restituire su diversi tipi di tessuto effetti tridimensionali a colori, altamente personalizzabili e con caratteristiche espressive che non è possibile ottenere con le arti tradizionali della serigrafia e dell’embroidery, come la resa fotografica delle immagini. «I designer sono sempre alla ricerca di novità per valorizzare il prodotto finale – dice Federico Zucchetti, Regional sales manager per l’Italia di Kornit Digital, specializzata nella produzione di macchine inkjet per la stampa tessile – ma attualmente per ottenere risultati efficaci sono necessari processi che presentano limiti dovuti alle tirature, ai costi e alle tempistiche». Kornit ha lanciato di recente la Atlas MAX per la stampa su capo, ed è prossimo il lancio di Presto MAX per il roll-to-roll: «grazie alla nuova tecnologia Xdi e alle nuove chimiche – prosegue Zucchetti – è possibile stampare applicazioni 3D ottenendo un bianco ottico di qualità transfer, simulazione del ricamo digitale ed effetti materici. La Presto MAX sarà la prima tecnologia roll-to-roll con la possibilità di stampare il bianco e gli inchiostri Fluo. Il materiale è sempre l’inchiostro bianco che viene depositato a strati intervallato con una chimica fis-
sativa direttamente su capo o su pezza, tutto certificato GOTS 6. Kornit sviluppa chimiche e tecnologie con pigmenti base acqua completamente ecosostenibili» conclude Zucchetti. Il colore, in tutte le sue sfumature e gradienti, per una vera e propria “magia estetica” è la parola d’ordine di Stratasys che, in ambito textile, ha recentemente sviluppato la stampante J850™ 3DFashion™ con tecnologia che utilizza algoritmi 3D sul tessuto per creare design parametrici che offrono effetti illusionistici di luce e colore. Creazioni illimitate e flessibilità sono frutto di un flusso di progettazione generato da computer, controllabile manualmente solo in parte. La tecnologia brevettata permette di utilizzare diversi materiali, sia rigidi sia flessibili, sia opachi sia trasparenti, servendosi della tecnologia PolyJet, che permette di stampare volumi diversi in un unico passaggio ed è abilitata all’utilizzo di colori Pantone. Le applicazioni finali hanno un sapore futuristico, che rompe gli schemi di ciò che siamo abituati a indossare: abiti e accessori che proiettano i propri volumi nello spazio circostante, diventando non solo espressione di idee progettuali innovative ibridate con l’intelligenza artificiale, ma anche della personalità di chi li indossa. E sa di futuro anche l’attenzione alla sostenibilità: produrre in 3D significa uscire dalle logiche degli sprechi della produzione tessile di massa per realizzare ciò che serve, quando serve.
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Gretel Cell e Dada, due modelli di borse create da XYZ Bags con tecnologia HP Multi Jet Fusion.
Accessori fashion on demand “Sartoria digitale” è il termine che usa Annalisa Nicola, fondatrice e CEO del brand XYZBAG di Torino, per definire l’approccio adottato per la creazione delle sue borse. Il brand rivisita la borsa artigianale non rinunciando alla sua caratteristica più tradizionale, la pelle, che viene assemblata con elementi stampati in 3D: case rigidi o manici, a seconda del modello, con declinazioni che vanno dalla superficie piena caratterizzata dal bassorilievo, fino agli ultimi modelli: forme complesse generate in modo parametrico, ispirate ai diagrammi di Voronoi presenti, in natura, nelle strutture cellulari. XYZBAG prende il nome dalle coordinate cartesiane dello spazio euclideo, rivendicando così da subito la sua essenza tridimensionale. «Il concetto base è quello del desiderio – dice Annalisa Nicola – che crea un senso di affezione e di durabilità del prodotto. Chi acquista
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una XYZBAG sa che dovrà attendere che venga prodotta appositamente, e anche questa attesa crea un legame che allunga la vita dell’oggetto. Tanto più che la personalizzazione fa parte della sua anima». Il modello di business è infatti completamente on demand: «La sfida più grande è avere una filiera produttiva disposta a rispondere subito alla richiesta. Il processo parte dal designer che invia il progetto – personalizzabile dal cliente durante l’acquisto – al partner di stampa, che lo realizza con tecnologia HP Multi Jet Fusion 4200 o 5200, e poi ci rivolgiamo a carrozzerie industriali per le finiture superficiali. Gli elementi polimerici così ottenuti vengono assemblati alle parti di pelle o tessuto, imballati e spediti direttamente al cliente». Clientela che ha delle peculiarità precise: sono soprattutto uomini tra i 30 e i 50 anni, attratti dalle caratteristiche tec-
nologiche del prodotto che si presta a diventare un regalo significativo e personalizzato. Allo stesso tempo, XYZBAG comincia a rivolgersi al B2B come partner di brand del segmento borse in cui la customizzazione è molto richiesta. Lavorare in manifattura additiva, per Nicola, significa «creare oggetti in grado di dare autorevolezza alla plastica, materiale ingiustamente denigrato. Forte di un background familiare legato ai polimeri e di un percorso di formazione da progettista, ho voluto creare un progetto valoriale che trasmettesse anche un messaggio: la sostenibilità non è una questione di mero materiale ma del suo intero ciclo di vita. La tecnologia a polvere HP, per esempio, consente di ridurre drasticamente gli scarti di produzione e di reintegrare nel ciclo produttivo circa l’80% della polvere non fusa». Quanto alle prospettive future, Nicola dice:
«Credo fermamente nel 3D. Se è vero che quello del prodotto-borsa realizzato in manifattura additiva è un settore ancora embrionale, ci troviamo in una fase in cui la scarsità di materie prime sta portando, necessariamente, a ridiscutere e ridimensionare le produzioni. Nel futuro vedo sempre più la combinazione di materiali diversi e la nascita di una cultura che abbandoni l’approccio di massa dei brand tradizionali a vantaggio di un approccio artigianale. Il prodotto 3D è esattamente come un manufatto, che può avere particolarità che lo rendono unico, ma la sua unicità non è solo estetica: la natura digitale delle nostre borse prevede che ogni pezzo contenga in sé un codice univoco che ne attesta l’unicità, l’autenticità e che rende superflua l’applicazione di qualunque etichetta».
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Grande formato: comunicazione visiva “space invader” Guadagnare lo spazio tridimensionale per comunicare in un modo che non può passare inosservato. E attivare una quarta dimensione, quella dell’immaginario, con una visual communication che si può toccare, attraversare, e addirittura abitare grazie alla manifattura additiva. È il lavoro quotidiano di Sismaitalia, azienda specializzata in grande formato per indoor, outdoor, instore e interior design. «Siamo in grado di utilizzare tutti i materiali per lavori che vanno dalla decorazione di un’intera casa alle affissioni, dall’allestimento di un punto vendita e delle vetrine ai PoP per la GDO» dice Federica Tisato, Marketing & communication manager di Sismaitalia. «Nel 2017 siamo stati i primi in Italia a installare una Massivit 1800 per la stampa 3D di grande formato, segmento nel quale attualmente siamo primi in Italia e secondi in Europa». Un investimento che ha ampliato enormemente le possibilità nell’ambito della visual communication e degli allestimenti su misura per grandi brand – tra cui Louis Vuitton e Chiara Ferragni – ma anche in ambito fieristico, interior con la creazione di oggetti di arredamento e illuminotecnica e, non da ultimo, in ambito artistico. Qui la manifattura additiva diventa strumento espressivo di artisti contemporanei, come Federico Clapis, per la realizzazione di sculture e installazioni, ma anche alleato prezioso nei restauri integrativi e nella replica di opere d’arte per necessità di conservazione. Viene inoltre utilizzata per la creazione di scenografie per cinema, teatro e televisione. Praticamente non esistono limiti applicativi, compresa
l’integrazione tra 2D e 3D: un esempio è la creazione di manifesti che “sfondano” la parete di affissione per invadere lo spazio. La tecnologia Massivit 1800 è in grado di stampare a una velocità di 100 cm/secondo in X e Y e di 35 cm/h in Z, e può produrre singoli pezzi di un volume massimo di h180 x p120 x l150. Utilizza un materiale gel all’avanguardia, che si polimerizza alla luce UV durante la fase di stampa, abbinando così la velocità di movimento a quella di polimerizzazione/ indurimento del materiale. «Con il 3D lavoriamo su due fronti – prosegue Tisato – quello della prototipazione e quello della realizzazione finita di prodotti per grandi marchi. Produciamo il manufatto in 3D e poi procediamo al finishing, unendo alta ingegneria tecnologica a una grande abilità artigianale: abbiamo infatti un reparto che si occupa della lisciatura e delle più svariate finiture manuali, che vanno dall’applicazione della foglia d’oro alle verniciature e lucidature». Sull’approccio dei clienti alla stampa 3D di grande formato, Tisato dice: «Ci sono due tipi di clienti: quelli già altamente competenti anche dal punto di vista tecnico, che hanno messo a punto il progetto e ci forniscono il file SPL pronto per la produzione – di norma sono architetti, interior designer, modellatori 3D che lavorano per i grandi brand – e i clienti che hanno bisogno della tecnologia 3D ma non hanno la possibilità di progettare internamente. A loro offriamo anche la competenza dei nostri modellatori, che sono in grado di ricostruire completamente un modello anche a partire da una semplice foto scattata col telefono» conclude Tisato.
In alto, due esempi di visual communication 3D di grande formato realizzati con tecnologia Massivit 1800. Sopra e a sinistra, elementi architettonici per il restauro integrativo e complemento d’arredo realizzati da Sismaitalia con Massivit 1800.
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Lampade della collezione Icon di ED Lighting realizzate con tecnologia HP Multi Jet Fusion.
Luce sul futuro dell’industrial design Anche il mondo dell’interior e del design industriale si sta confrontando con la stampa 3D. “Artigianalità industriale” è il concetto che riassume l’approccio di ED Lighting, brand italiano di illuminotecnica nato dall’incontro tra Ettore Lariani, architetto e designer, e Claudio Molinelli, professionista della luce e designer, all’interno di DaM – DESIGNaMILANO. «ED Lighting – dice Molinelli – nasce nel 2017 come brand che non si limita a progettare, ma produce rivolgendosi a un service di stampa, Prototek, che attraverso la figura di Andrea Barchi ci ha accompagnato nella conoscenza e nella scelta delle soluzioni di stampa che stavamo cercando, e che abbiamo trovato nella tecnologia HP Multi Jet Fusion». L’esigenza era quella di creare lampade di grande intensità luminosa con volumi e pesi ridotti, all’interno di un modello di business snello, in grado di ottimizzare i costi e di ridurre il time-to-market. Ma anche di distinguersi in un mercato, quello delle lampade, già decisamente saturo. Partiti con l’idea di lavorare con materiali tradizionali come legno e alluminio, i due designer hanno poi trovato la soluzione nella stampa 3D per la creazione di corpi illuminanti senza la necessità di stampi, fino alla creazione, con la collezione Icon, di lampade realizzare integralmente in 3D con paralumi dello spessore di 5/10 di millimetro, flessibili e abbastanza sottili da lasciar filtrare la luce. «Volevamo ottenere una collezione di corpi illuminanti molto artigianale – prosegue
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Molinelli – ma in parallelo cercavamo un metodo per ridurre al minimo il processo manuale, sia in produzione che nel finishing. Attualmente lavoriamo col nero e col grigio effetto cemento: quest’ultimo è il colore “naturale” del prodotto, realizzato in PA12, così come esce dalla macchina, dopo la sabbiatura. Per il nero viene fatto un bagno in tintura, che impregna il materiale e non crea, a differenza di come farebbe un coating, problemi di attrito nelle meccaniche mobili». La conquista del colore, tuttavia, è una prospettiva molto vicina e con HP, ED Lighting sta portando avanti delle prove-colore sempre in bagno di tintura molto promettenti. «Lavoriamo anche sull’effetto finale e le sensazioni tattili: se si fa attenzione si possono intravvedere i layer di stampa. Non vogliamo nascondere che la superficie è stampata in 3D, perché è la sua peculiarità, come è peculiare la scelta di lasciare i cavi a vista. I clienti finali sono amanti del design e dell’innovazione: apprezzano il 3D e le caratteristiche intrinseche del progetto, ma non solo. Spesso sono attratti delle caratteristiche puramente estetiche dei nostri prodotti». Oltre al colore, nel futuro di ED Lighting c’è anche molta ricerca per ridurre il peso e l’uso di materiale, con l’ambizione, anche, di colmare il gap – loro che sono stati i primi al mondo a utilizzare la stampa 3D di HP per la produzione di corpi illuminanti – attualmente esistente tra la produzione classica e la produzione additiva.
La stampa digitale su tessuto amplia i suoi orizzonti Qualità, flessibilità e sostenibilità: questi sono i valori alla base del successo di Monna Lisa, la serie di stampanti digitali industriali per la stampa diretta su tessuto. Produciamo macchine che rispondono alle esigenze di mercati dinamici, sempre in evoluzione, in un’ampia gamma di applicazioni: dalla moda abbigliamento allo sport, al tessile arredamento. Le stampanti Monna Lisa assicurano a chi le utilizza competitività, innovazione e basso impatto ambientale. www.monnalisadtp.eu
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BRAND REVOLUTION LAB 2021
Creatività e innovazione nella stampa a Brand Revolution LAB 2021
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Un territorio neutro e aperto dove le competenze di tutti gli attori, brand, agenzie creative, stampatori e fornitori di tecnologie e materiali per la stampa si fondono e si mescolano per dar vita a in un’esperienza di co-creazione con risultati finali stupefacenti, aumentati, arricchiti da tasselli di competenze che arrivano da mondi diversi. È questo Brand Revolution LAB, che ha chiuso con successo la sua quinta edizione, confermandosi punto di riferimento e di ispirazione per chi vuole esprimere l’identità di marca stampando. Il 21 e 22 ottobre 2021 negli spazi di Studio Novanta – East End Studios in via Mecenate a Milano, sono stati presentati i progetti sviluppati nel corso dell’anno; in mostra anche i progetti della precedente edizione che, a causa dell’emergenza sanitaria, erano stati presentati solo OnAir tra novembre e dicembre 2020, per un totale di 20 brand coinvolti: E. Marinella, 3M, Quercetti, Podere l’Agave, VeraLab, Oasyhotel, GustOsa, Acetomodena, Alpro di Danone, Agribirrificio Altavia, Atkinsons, Ospedale dei Bambini di Milano Vittore Buzzi, Curaprox, Eni gas e luce, Ferro 13,
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Rapinzeri, Mare Aperto, Mediterranea Saving Humans, VIP Val Venosta e Terranova Instruments.
Temi e tendenze dei progetti per una sperimentazione accompagnata anche dall’online
È una comunicazione stampata, quella in mostra a Brand Revolution LAB, espressamente visiva, fatta di sensorialità totale, ma non statica. I progetti esposti si accompagnano alla componente digitale sia nella stampa che nella personalizzazione con dati variabili e alla realtà aumentata per portare un’esperienza cliente emozionante. Analogico e digitale convivono nel mondo della comunicazione sovrapponendosi e interagendo per stampare documenti e confezioni personalizzati sia nel testo che nell’impianto grafico senza mai rinunciare alla sostenibilità e alla qualità delle nobilitazioni più classiche. Dall’esperienza multisensoriale instore al packaging che rompe e riscrive i suoi stessi codici, dall’identità di marca declinata attraverso supporti e applicazioni molto diversi tra loro al packaging a misura di Instagram, fino al versio-
ning e alla personalizzazione estrema della stampa digitale, tutti i progetti esposti hanno l’obiettivo di esprimere l’essenza del brand e instaurare un dialogo diretto e coinvolgente con i clienti.
Un nuovo allestimento immersivo e l’area Touch & Talk
Grande novità di quest’anno è stata la distribuzione dell’evento su due giorni, che ha permesso di raggiungere un pubblico più vasto con un concept di allestimento completamente nuovo, immersivo e stupefacente dal titolo Random Combination. Il pubblico, oltre a vedere i progetti in mostra, ha potuto incontrare i partner di Brand Revolution LAB nell’area “Touch”, conversando, approfondendo i progetti realizzati e toccando con mano esempi di stampa, soluzioni di comunicazione, materiali innovativi da loro sperimentati anche in altre occasioni e con i propri clienti. Nella mattina del 22 ottobre si è tenuta una sessione di talk che ha approfondito alcuni aspetti dei progetti realizzati nel 2021 e ha esplorato più in generale i temi cardine di Brand Revolution LAB.
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PARTECIPA A BRAND REVOLUTION LAB 2022 Brand Revolution LAB torna nel 2022 con nuove idee, tecnologie di stampa di ultima generazione, materiali innovativi e sostenibili. Tornerà anche lo spazio Touch&Talk per incontrare un pubblico specializzato nel mondo della comunicazione e del marketing. Che tu sia un brand owner, un’agenzia creativa, un’azienda di stampa, un fornitore di tecnologie e materiali, non perdere l’occasione di essere tra i protagonisti del 2022. Scrivi a: brl@strategogroup.net
Scopri tutti i progetti 2021 nel dettaglio
Guarda qui tutti i Talk andati in onda dallo Studio Novanta
I partner di Brand Revolution LAB che hanno collaborato ai diversi progetti sono i fornitori di tecnologie e materiali: Gruppo Cordenons, Konica Minolta, Luxoro e HP. Gruppo Cordenons ha messo a disposizione le sue carte creative innovative; HP e Konica Minolta le tecnologie di stampa digitale su diverse applicazioni, dal packaging al grande formato, dalle etichette al textile. Luxoro e MGI hanno permesso di sperimentare i confini della nobilitazione, sia con stampa a caldo che in digitale, mentre genARate ha aperto il campo alla realtà aumentata, per un’esperienza di comunicazione integrata tra online e offline. Protagonisti anche gli stampatori che hanno messo a disposizione le loro capacità offrendo un ampio ventaglio di soluzioni. Sono: Grafical, Ba.ia, Ciemme, Tic-Tac Stampa, Eurolabel, Gruppo Masserdotti, Dominodisplay, Tech:art, O-I, Nava Press, Rifa Etichette, ICO, Lazzati Industria Grafica, Graf Color, L’Artegrafica, Gold & Silver, System Graphic, Goglio, ACM, La Commerciale Borgogno, PressUP, Tecno Tag e Kamaleon. Le agenzie specializzate in branding che hanno lavorato all’ideazione delle proposte progettuali concretizzatesi grazie alla collaborazione dei partner tecnologici e di stampa sono: Creostudios, DLVBBDO, Hello DTV, Ideology, Lateral, The Embassy, O,Nice! Design Studio, The 6th, ArteficeGroup, Coo’ee Italia, Angelini Design e Conversion E3. Maggiori dettagli su www.brandrevolutionlab.it
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Oscar della Stampa 2021 Undici nuove aziende entrano nel Club delle Eccellenze Sono giunti alla loro trentesima edizione gli Oscar della Stampa, l’unico e il più ricercato riconoscimento all’eccellenza dell’industria della stampa in Italia. Quella dello scorso 2 dicembre 2021 nello Spazio Antologico degli East End Studios di Milano, infatti, è stato un appuntamento storico che ha visto il coinvolgimento della filiera della stampa commerciale, del packaging, del converting, delle applicazioni wide e industrial, che si è incontrata in presenza per annunciare gli undici vincitori di quest’anno. Le novità del 2021 La premiazione ha coinvolto in qualità di sponsor le aziende di fornitura di tecnologie e supporti di stampa, ma per la prima volta nella loro storia gli Oscar della Stampa hanno accolto sul palco anche una realtà che proviene dal mondo della comunicazione e del design. La sponsorship del premio Best Digital Printer da parte dell’agenzia Brand Revolution Creative ha confermato la rappresentatività di filiera che sempre più gli Oscar possono vantare. Gli altri sponsor delle diverse categorie sono stati Gruppo Cordenons per Best Nobilitazioni e Supporti Speciali, Epple per Best Converter, Konica Minolta per Best Technology Innovator, Heidelberg per Imprenditore/Imprenditrice dell’anno, Printgraph per Industria Grafica dell’anno, Gallus per Best Label Printer, e le testate di settore Il Poligrafico e PRINTlovers rispettivamente per Best cartotecnica e Best Wide & Industrial Printer. La Federazione Carta e Grafica invece ha consegnato il Premio Speciale Industry 4.0. Durante la serata Enrico Barboglio, CEO di Stratego Group e Tiziano Galuppo, Presidente dell’Unione Grafici di Milano, hanno anche annunciato una nuova partnership tra le due entità per la realizzazione delle future edizioni degli Oscar. I vincitori dell’edizione 2021 Il premio Industria Grafica dell’anno è andato a Grafiche Antiga per la quotidiana cura della tradizione e della cultura della stampa, con il progetto Tipoteca Italiana, abbinata a processi di innovazione e a costanti investimenti anche in ottica green. A Logo è andato il premio Best Digital Printer: una delle prime realtà del Veneto a dotarsi di sistemi di stampa digitale ad alta produttività, Logo oggi ha un 52
approccio flessibile che abbraccia diverse tecnologie e segmenti di mercato. Il premio Best Nobilitazioni e Supporti Speciali è stato assegnato a Stabilimento Tipografico Ugo Quintily, che dal 1930 grazie a un costante aggiornamento tecnologico si contraddistingue per la capacità di rendere uno stampato un oggetto di emozione e bellezza. Cartografica Veneta è stata insignita dal premio Best Cartotecnica, che si distingue per la ricerca di standard di certificazione che permettono di soddisfare richieste sempre più orientate alla sostenibilità dei materiali e alla garanzia sull’abbinamento supporti/ inchiostri. Il premio Best Label Printer è andato a Pilot Italia, che dimostra non solo la capacità di produrre etichette di grande qualità e con effetti di nobilitazione sofisticati, ma anche la visione per investire in R&D su soluzioni di sicurezza e su etichette intelligenti dedicate alla tracciabilità dei prodotti o all’anticontraffazione. Gualapack ha si è aggiudicata il Best Converter. Anche nell’emergenza Covid-19 l’azienda specializzata in packaging flessibile ha saputo stare vicina ai propri dipendenti e ha contribuito all’acquisto di attrezzature sanitarie. Ha mantenuto risultati economici positivi e dimostrato attenzione alle potenzialità emergenti nel mercato e nelle abitudini dei consumatori. Come Best Technology Innovator è stata premiata LIC Packaging, tra i leader mondiali di stampa digitale su cartone ondulato. La costante innovazione dei processi che ha reso il sito produttivo un esempio di fabbrica intelligente. LIC si distingue anche per la ricerca e sviluppo sui materiali eco friendly. Camac Arti Grafiche ha vinto il titolo Best Wide & Industrial Printer. Una realtà in grado di valorizzare le
proprie storiche competenze nella stampa tradizionale tampografica e serigrafica, inserendo la stampa digitale sia di grande formato per la visual communication sia per la stampa di tessuto e di abbigliamento promozionale sportivo e da lavoro. Il premio Imprenditore dell’anno è andato a Tonino Dominici, titolare di Box Marche, che ha dedicato questo riconoscimento alla carriera a tutta l’Industria Grafica. Il premio Speciale Industry 4.0 è andato a Vimer Industrie Grafiche Italiane per le innovazioni tecnologiche e di processo in ottica Industry 4.0 combinate ad attente politiche di sostenibilità. Il premio Speciale Cent’anni di Stampa è andato a PRT. Con 100 anni di esperienza alle spalle, il Gruppo guarda al futuro per offrire competenza esclusiva nella perfetta gestione dei canali di comunicazione attraverso strumenti di analisi performanti e all’avanguardia. A designare i vincitori in questa edizione una giuria composta da sette componenti: Renzo Callegari, consulente per le produzioni presso Cheil Italy; Valentina Carnevali, Chief marketing officer di Stratego Group e Segretaria generale di DMA Italia; Fausto Ceolini, consulente per aziende per l’Industria 4.0; Luca Fiammenghi, docente di tecniche grafiche avanzate al Politecnico di Milano; Stefano Portolani, consulente indipendente in materia economica finanziaria e senior analyst del centro Studi Printing di Stratego Group; Franco Martinetti, art director. Sul sito oscardellastampa.it è possibile vedere le motivazioni complete per l’assegnazione dei premi, le foto e i video dell’evento.
PAC K LY
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www.pack .ly
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D ' I M P R E S A
PACKAGING ON-DEMAND, 100% SOSTENIBILE E PERSONALIZZATO: ECCO LA FILOSOFIA DI PACKLY
P
Packly è la piattaforma web per la realizzazione di packaging su misura senza minimi d’ordine. Il procedimento è semplice ed intuitivo ma, proprio per questo, è una rivoluzione nel settore cartotecnico, da sempre legata a un processo di creazione abbastanza lungo e complesso. Il concetto alla base di Packly è quello di consentire a chiunque di creare una scatola su misura in maniera del tutto autonoma, senza dover affrontare costi di impianti e di avviamento che potrebbero rivelarsi insostenibili per una start-up o un’agenzia. Il terreno per attuare questa rivoluzione è sicuramente il web. Non importa dove sia l’utente, bastano un computer, un tablet oppure uno
smartphone, e le misure del proprio prodotto, e il gioco è fatto. Come si traduce tutto questo in termini di sostenibilità? Tutte le fasi del processo di creazione seguono la logica del ripensamento del packaging design nell’ottica di una gestione responsabile delle risorse. In che modo? Intanto il web: non occorre spostarsi fisicamente. Poi la possibilità di inserire esattamente le dimensioni del proprio prodotto, senza doversi adattare a standard prestabiliti. Questo significa creare un imballaggio che veste perfettamente il prodotto, niente più spazi inutili, niente overpackaging e niente sprechi. Il catalogo di modelli di Packly si è arricchito ulteriormente: con oltre 62
template base l’utente può generare oltre 4000 miliardi di combinazioni di misure. I materiali? Solo cartoncino e cartone ondulato, 100% riciclabile, totalmente plastic free con utilizzo di inchiostri, vernici e foil food safe e compostabili. L’utente può acquistare il quantitativo esatto di scatole personalizzate, una soluzione questa che si sposa non solo con la sostenibilità ambientale ma anche con una precisa richiesta da parte del mercato, ossia quella di effettuare ordini on-demand. Il packaging prodotto da Packly è sostenibile dal momento della creazione fino alla produzione. La manifattura, infatti, avviene in uno
stabilimento che utilizza al 100% energie provenienti da fonti rinnovabili, con impianto di provenienza e fonte certificata da TÜV SÜD. Solo per dare un’idea in numeri, ad oggi è stata evitata l’emissione di 177,85 tonnellate di CO2 e sono stati risparmiati 24.382,48 litri di petrolio pari a 2.000.606 km percorsi in auto. «Anche il futuro di Packly si snoda ulteriormente sulla strada della sostenibilità con l'obiettivo di consentire all'utente di stampare il prodotto nell'area geografica a lui più vicina» come dichiara Giuseppe Prioriello CEO e fondatore di questa realtà unica e in continua evoluzione. 53
I N T E R I O R
Al di là del muro di C A T E R I N A
P U C C I
Niente come il wallpaper porta nel nome il suo utilizzo. Ma chi l’ha detto che i supporti per l’interior hanno un’unica destinazione d’uso? Con la combinazione tra innovazione tecnologica e creatività, i materiali possono vivere nuove storie. 54
Chi nasce parato non può morire carta da lettera. E perché mai? Oggi, complice anche la volontà delle aziende di rimettere in circolo sfridi e scarti di produzione, o di sviluppare una trasversalità su mercati diversi, è possibile raccontare storie di materiali che sono andati oltre lo scopo per cui sono stati creati, trasformandosi in qualcosa di alternativo. Dagli oggetti di uso quotidiano, come i complementi d’arredo e la stationery, fino al packaging di lusso. Ne abbiamo parlato con Francesca Spina di Jannelli&Volpi, Cecilia Paganini di La Fiorellaia, Fabio Cosio di Polyedra e Francesco Leschiutta di Pièl Luxury Foil.
Nuova vita al parato
Niente come il wallpaper, abbiamo detto, porta nel nome il proprio destino apparentemente ineluttabile. Eppure l’a-
zienda produttrice di carte da parati Jannelli&Volpi ha dimostrato che è possibile immaginare nuove destinazioni d’uso per le decorazioni murali. «JVedition nasce dalla volontà di coordinare i nostri wallpaper con alcuni piccoli oggetti di uso quotidiano e, al tempo stesso, dare nuova vita agli scarti di produzione» spiega Francesca Spina, Marketing Store Manager di Jannelli&Volpi. «La nuova collezione porta il nostro know how su diverse superfici, anche non murali. Ecco che nasce la combinazione delle carte, spesso firmate e di design, con materiali scelti per la loro qualità e sostenibilità, come carta, cartone, legno». All’interno del Jvstore, nuova boutique situata in Corso Garibaldi a Milano, si trova una selezione mirata di prodotti e complementi d’arredo che offrono nuove soluzioni d’impiego delle carte da parati come notebook, paralumi, to-
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Jannelli&Volpi In apertura e qui sopra, La Fiorellaia
vagliette americane, tutte realizzate con scarti di produzione. Preziosi tessuti d’arredo rivestono, invece, altri elementi di arredo come pouf e poltroncine. Per celebrare i sessant’anni di storia dell’azienda, in occasione dell’opening, i notebook sono stati proposti in un’edizione limitata di soli 100 pezzi, rivestiti con altrettanti rivestimenti murali. Ispirata dall’allestimento tematico realizzato in collaborazione con Marta Meda e Totem Italia, l’azienda ha inoltre realizzato la proposta natalizia di decorazioni per la casa “snowflake”. Durante il Fuorisalone di settembre 2021 sono entrate a far parte della collezione anche le tovagliette americane, i barili sedute/contenitori e i cuscini rivestiti con carte da parati Jannelli&Volpi. «Abbiamo realizzato un prodotto tecnico, scegliendo un materiale vinilico facilmente smacchiabile, che abbiamo reso resistente grazie a un’anima interna che ne garantisce lunga durata» prosegue Spina. Che siano pezzi unici o in edizione limitata, la filosofia è quella di recuperare il più possibile materiali già a disposizione. «Questa caratteristica non rappresenta un limite, anzi, è il valore aggiunto di JVedition» conclude Spina. «Ogni taglio di carta da parati porta con sé una storia, che prosegue nell’oggetto che da questa prende forma».
Fiori e wallpaper, combinazione perfetta
«Ogni taglio di carta da parati porta con sé una storia, che prosegue nell’oggetto che da questa prende forma».
Se scrivere lettere su carta vi sembra un gesto romantico e senza tempo, non potrete non amare Le Demodé, una limited edition di buste con carta da lettera di pregio. Ogni box contiene dieci buste, dieci biglietti e dieci punti colla, declinati in 11 fantasie che esplorano un vasto ventaglio di colori. A suggellare il fascino suggestivo di questa collezione, i nomi di ciascuna box: Norma, Tosca, Mimì, Turandot. L’intuizione è di Cecilia Paganini, flower designer, che nel 2015 ha deciso di trasformare la propria passione per i fiori e il loro potenziale evocativo in un progetto di vita. Così nasce La Fiorellaia, in un piccolo laboratorio artigianale a Bedizzole, provincia di Brescia, prima di spostarsi in centro città. Oggi tutte le attività – che non si limitano alle composizioni floreali, ma includono anche servizi di wedding
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Jannelli&Volpi
design e allestimenti – si svolgono nel quartier generale Via Milano 43. Uno spazio polifunzionale, che ospita non soltanto il negozio, ma anche laboratorio e uffici grafici, progettuali e operativi. «In un periodo storico in cui la vita sociale e il contatto fisico sono quasi azzerati, ho pensato che Le Demodé fossero un modo per riscoprire il valore del contatto, attraverso un oggetto fuori moda come la busta con carta da lettera» spiega Paganini. «Il progetto prende vita durante un giro per mercatini delle pulci, alla ricerca di due comodini per la finitura di un allestimento floreale. Il mio sguardo è stato subito catturato da una parete di bobine. Mi avvicino e ne srotolo una… carte da parati! Si trattava del fondo di magazzino di una storica tappezzeria milanese ormai dismessa. 4.412 rotoli, 160 fantasie. Le acquisto tutte, senza pensarci su due volte. Il suono della carta che si svela è eccitante e l’odore inebriante. I colori e le fantasie mi lasciano senza fiato. È un’epifania di sentimenti che mi suggeriscono che ho tra le mani un tesoro. Quante cose avrei potuto fare con quelle carte?». L’uso della tappezzeria nella realiz-
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zazione di bigliettini e carta da lettere impone chiaramente alcune difficoltà in più a livello tecnico. Le confezioni, tutte pezzi unici, sono rivestite della carta nella stessa fantasia delle buste che contiene. Più che per i biglietti, che hanno tagli semplici, per realizzare le buste il team La Fiorellaia ha studiato diversi passaggi tecnici che potessero adattare il wallpaper alla lavorazione. Dopo essere state stese, accoppiate e fustellate a mano, le carte sono state oggetto di numerose prove per selezionare gli accostamenti di colori e fantasie più efficaci. «È un prodotto di nicchia, che ha avuto bisogno di tempo per prendere forma e avrà bisogno di altrettanto tempo per essere compreso. Le carte sono state abbandonate e il loro potenziale è rimasto incompreso per anni. Sono certa che toccandole con mano si possa percepire chiaramente la preziosità della lavorazione e dei materiali utilizzati per realizzarle. Non sono solo belle, ma rappresentano un pezzo di storia a cui abbiamo dato nuova vita, attraverso un progetto di accostamenti che le potesse valorizzare» conclude Paganini.
Sensazioni materiche, oltre la carta
Valorizzare la naturale espressività dei materiali da rivestimento, sfruttando l’innovazione tecnologica per intensificarne le sensazioni visive e tattili, è il mantra di Lamitex. L’azienda pordenonese è specializzata nella produzione e commercializzazione di laminati decorativi per i settori retail, contract e hotellerie. «Oltre al wall paneling, i nostri prodotti trovano impiego nel rivestimento di diverse tipologie d’arredo tra cui scaffalature, mobili, soffitti, cornici da
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Pièl Luxury Foil
Polyedra
porta, specchiere» – spiega Francesco Leschiutta, Business Developer Manager Lamitex Pièl Luxury Foil. «Recentemente un cliente nel settore lighting ha richiesto di utilizzare le nostre applicazioni per una collezione di paralumi che, grazie alle nostre decorazioni, che giocano sull’utilizzo dell’effetto cemento, piombo e metallizzato, permettono di realizzare giochi di trasparenze attuali e molto apprezzati». Esemplificativa del suo attento lavoro di ricerca e sviluppo è l’attività della divisione Pièl Luxury Foil, con la quale produce supporti per il packaging di lusso. Uno degli ultimi progetti è quello realizzato in collaborazione con l’azienda vinicola Dario Coos, per la quale Pièl Luxury Foil ha realizzato una collezione di carte materiche che rievocano l’effetto del legno anticato. «La sensazione tattile è data da un accurato lavoro di goffratura in macchina – prosegue Leschiutta – e a ogni tipologia di vino è stato abbinano un diverso “legno” con tinte ora chiare, ora scure, e goffrature più o meno profonde».
L’inarrestabile ascesa del tessuto
Quando si parla di innovazione e materiali è ormai impossibile schivare il protagonista assoluto, ossia il tessuto. Lo conferma anche Fabio Cosio, Product Manager di Polyedra, distributore specializzato di supporti per la comunicazione stampata, raccontando come la richiesta di soluzioni d’arredo e allestimento che ne prevedano l’utilizzo non ha fatto che aumentare, soprattutto in conseguenza dell’emergenza Covid-19. «Il successo del tessuto è sicuramente influenzato da molti fattori, in primis la necessità di ridurre l’impatto am-
«Le soluzioni in tessuto sono leggere, facili da trasportare e conferiscono immediatamente eleganza a qualsiasi tipo di oggetto».
bientale dei prodotti, soprattutto quando parliamo di soluzioni deperibili come quelle pensate per un allestimento fieristico o un temporary shop» spiega Cosio. «E poi, naturalmente, ci sono motivazioni di carattere funzionale ed estetico: le soluzioni in tessuto sono leggere, facili da trasportare e conferiscono immediatamente eleganza a qualsiasi tipo di oggetto». Anche per questo, il portfolio dell’azienda si è recentemente ampliato, includendo nuovi tessuti adatti alla personalizzazione degli oggetti più comuni. «Oltre al classico wallpaper, mostriamo ai nostri clienti quante applicazioni si possono fare: sedie e sgabelli, tovagliette, ma anche tappeti – aggiunge Cosio – durante uno dei nostri eventi abbiamo nobilitato uno scatolone per macchina da caffè, rivestendolo con un tessuto leggero stampato con una nostra grafica». Si tratta di soluzioni che permettono di rinnovare l’ambiente di un punto vendita, di un ufficio, di uno showroom senza essere costretti a sostenere ingenti lavori di ristrutturazione».
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A B B O N AT I S U
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ACNE SPECIAL BOOK 2021 UN LIBRO-ARCHIVIO SONTUOSO STAMPATO DA NAVA PRESS INAUGURA IL NUOVO CORSO DELLA RIVISTA È una gemma per collezionisti rilegata con copertina olandese e dotata di cofanetto, tutto realizzato da Nava Press. Acne Paper Book 2021 raccoglie una selezione dal magazine bimestrale che, tra il 2005 e il 2014 ha pubblicato i contributi di autori di altissimo livello esplorando fotografia, arte, letteratura e giornalismo, e facendosi apprezzare per la sua elegante direzione creativa e il suo altissimo valore culturale. La selezione è accompagnata da saggi inediti di Sarah Mower, Vince Aletti, Robin Muir e Bjørn Hansteen-Fossum scritti specificamente per questa edizione sontuosa di 568 pagine. Il libro include il lavoro di fotografi leggendari come
David Bailey, Saul Leiter, Sarah Moon, Snowdon, Irving Penn e Paolo Roversi, così come i contributi di autori di generazioni successive come Roe Ethridge, Jamie Hawkesworth, Julia Hetta, Viviane Sassen e Sølve Sundsbø, solo per menzionarne alcuni. Sotto la curatela editoriale di Thomas Persson, editor-inchief e direttore creativo di Acne Paper, il libro contiene anche interviste e contributi di book Azzedine Alaïa, Isabelle Huppert, Alejandro Jodorowsky, Kim Jones, David Lynch, Malcolm McLaren, Arthur Mitchell, Glenn O’Brien, Hans Ulrich Obrist, Tilda Swinton e Gillian Wearing. Per la cover e il portfolio di apertura Christopher Smith, famoso per i suoi
autoritratti, ha dato la sua interpretazione artistica di Acne Paper e dei suoi quindici temi. Il Book chiude un ciclo e inaugura un nuovo corso della rivista, che dopo 7 anni di assenza ha ripreso le pubblicazioni. Come è fatto ACNE SPECIAL BOOK 2021 LIBRO Il libro ha la copertina olandese realizzata in carta Free Life Cento da 360 gsm stampata a 5 colori con vernice di protezione, fustellata e incollata. I risguardi sono in carta Colorplan Forest Green da 170 gsm senza stampa, piegati. L’interno di 568 pagine è stampato su Carta Lenza Top Recycling 100% ricicla-
ta da 90 gsm stampata a 4 colori con vernice di protezione. Legatura in filo refe cucito con copertina olandese a dorso tondo e capitelli di colore bianco. COFANETTO Il cofanetto che contiene il libro è in cartone da 3 mm, con camicia in carta usomano rivestito e foderato in carta Colorplan Forest Green da 135 gsm, stampato a 1 colore a caldo bianco del logo frontale e sul retro. Estrazione del libro dalla parte sinistra del cofanetto. Stampato in 4510 copie.
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Un progetto di rebranding che dà nuova voce al sogno d’impresa del suo fondatore. Ben oltre il biologico, un impegno a 360 gradi per una filiera integrata e responsabile che intende restituire “Dignità alla Terra!”
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na nuova identità, un nuovo packaging sostenibile 100% carta e un rebranding che rinsalda i valori di sempre e li ristabilisce come capisaldi per il futuro.
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Oltre il biologico, con Robilant Associati la cooperativa agricola marchigiana Girolomoni, in occasione dei 50 anni dalla nascita, si presenta con una brand identity che interpreta al meglio i valori fondanti dell’impresa, dando adeguata rappresentazione di un progetto integrato, di una visione globale che va oltre il prodotto. Il progetto, presentato durante l’ultima edizione di SANA 2021, è frutto di un lungo percorso affrontato nell’ultimo anno: un lavoro che ha portato a una messa a fuoco dei valori di sempre, riattualizzati per lo scenario presente e sintetizzati in una nuova identità, un nuovo
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Giuliano Dell'Orto Direttore Creativo dal 1990 e partner di Robilant Associati dal 2002, Giuliano Dell’Orto ha sviluppato un'ampia professionalità nel branding e nel design strategico a livello nazionale e internazionale curando i contenuti strategici e creativi in progetti che spaziano dall’automotive al food, dal mass market al luxury. È fortemente specializzato nel product e nello structural design e nei processi di New Product Development.
confezionamento sostenibile e un linguaggio contemporaneo. Fedele al pensiero e al lascito del fondatore Gino, la Girolomoni di oggi ribadisce il suo sogno e il suo impegno, “Dignità alla terra!”, che diventa pay-off del brand e sancisce in questo modo visione, obiettivo e missione dell’impresa, anche per il futuro, nel rispetto dei suoi valori fondanti: l’equo cooperare, la salvaguardia della biodiversità, la buona pasta che preserva al massimo il gusto, il profumo e i nutrienti dei grani. Un impegno che non si esaurisce nella produzione, ma si estende fino a diventare accoglienza, con un agriturismo e una locanda, fattoria didattica per la divulgazione e l’incontro ed infine una Fondazione per nutrire l’aspetto culturale. Un ecosistema integrato costruito intorno al credo Girolomoni, che va ben oltre la semplice produzione per il mercato del biologico, ma abbraccia tutta la filiera a 360 gradi in una visione olistica e integrata di cui la sintesi grafica e identitaria è espressione. Il rinnovamento coinvolge anche l’identità di prodotto, ultimo anello di una intera filiera virtuosa e sostenibile, espressione di civiltà contadina in cui persistono e sono ancora centrali valori come il ri-
spetto per l’uomo e la natura, che oggi si traducono nella scelta di materiali sostenibili per il confezionamento. La scelta è dunque ricaduta sulle confezioni in carta: per la linea Grano Duro una bobina 100% carta da foreste gestite in maniera responsabile, per i Grani Antichi un sacchetto in 100% carta riciclabile da foreste gestite in maniera responsabile, con finestra separabile in pellicola di cellulosa, differenziabile nell’umido. La storia di Girolomoni inizia dal sogno di Gino, pioniere del biologico in Italia, attivista, intellettuale e sostenitore della cultura contadina. A 50 anni dall’origine del suo progetto, era necessario ribadire che il suo impegno è vivo ancora oggi e
rappresenta il punto di riferimento per il futuro. A questo scopo è stata studiata una nuova identità che non tradisce le radici dell’azienda: il nome e il Monastero di Montebello, luogo icona della storia di Girolomoni, rimangono saldamente a garanzia dei prodotti insieme all’immagine del fondatore. Logo e simbolo formano un insieme unico, a raccontare ancora con maggiore forza non solo il legame con i luoghi di origine, ma l’impegno dell’impresa per la messa a valore del suo territorio, nel segno del rispetto per la terra e per gli uomini. Un progetto di ampio respiro, che rispecchia la cultura di una progettazione più sostenibile e responsabile che riesca a coniugare le istanze di conservazione dei cibi e di comunicazione con quelle dell’ambiente. Utilizzando inoltre il packaging come veicolo per la sensibilizzazione del consumatore.
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Anagrama Messico
Smith Lumen Italia
Denomination Australia
Spazio Di Paolo Italia
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MAKE A MARK L’INCUBATORE CHE ACCELERA L’INNOVAZIONE DEL PACKAGING NEL SEGMENTO WINE & SPIRITS Lanciato congiuntamente da Avery Dennison, Estal e Leonhard Kurz a Luxe Pack Monaco 2021, “Make a Mark” ha catalizzato l’attenzione dei più importanti brand e player dell’industria del packaging. Make a Mark è una piattaforma di collaborazione triennale creata per accelerare l’innovazione tecnologica nel packaging di vino e liquori e fornire ai brand owner un’anteprima delle future tendenze del packaging design. Il focus è diretto a stimolare la creatività dei designer con un’attenzione particolare a lusso e sostenibilità. Senza i vincoli di tempo e costi, diciotto tra le migliori agenzie di packaging design a livello globale sono state chiamate a osare e a spingere la loro creatività oltre i confini e aprire nuovi orizzonti nell’innovazione del packaging. Il brief era quello di soddisfare la doppia esigenza dei brand di fare la differenza sullo scaffale catturando l’attenzione del
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consumatore, nel rispetto dell’ambiente. I pionieristici progetti di packaging design che sono nati grazie a Make a Mark sono stati poi sviluppati da leader della filiera del packaging di lusso come Estal per le bottiglie di vetro, Avery Dennison per i materiali autoadesivi per etichette, Kurz – il cui rivenditore unico per l’Italia è Luxoro – per gli elementi decorativi e molti altri attori chiave del settore come etichettifici, produttori di capsule e tappi. «Il progetto Make a Mark non è un contest di packaging design e il libro “Make a Mark” non è un catalogo che raccoglie le tendenze attuali del packaging design» ha detto Vladimir Tyulpin, Market Segment Leader - Wine & Spirits di Avery Dennison.
«Si tratta piuttosto di una rassegna di prototipi creati dai designer pionieri del settore che aprono la strada verso la nuova era del packaging design del vino e dei liquori. Make a Mark è un progetto ambizioso, che ha impegnato più di quaranta partner per molti mesi per riuscire prima a creare e poi a sviluppare dei progetti di packaging così avveniristici». Stéphane Royère, Direttore della Business Unit Packaging e Print di Leonhard Kurz, ha avuto l’onore di presentare la Make a Mark Design Gallery a Sua Altezza il Principe Alberto II, in visita allo stand. «Sua Altezza ha apprezzato molto il nostro progetto, ma la prossima edizione di Make a Mark sarà ancora più ambiziosa. Stiamo già lavorando
per l’edizione 2022 su alcune idee che renderanno Make a Mark sempre più interessante per i brand che desiderano investire nel packaging per fare la differenza sullo scaffale e impattare sempre meno sull’ambiente». Ai brand serve una creatività finalizzata a un reale avanzamento tecnologico. L’accelerazione costante del business al tempo della globalizzazione non lascia spazio alle promesse. I brand vogliono proposte concrete. L’esigenza primaria dei brand è quella di creare dei packaging che siano accattivanti, ma allo stesso tempo sostenibili. «La nostra Make a Mark Design Gallery all’ultima edizione di Luxe Pack ha suscitato tanto interesse da parte dei brand più importanti
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Servaire & Co Francia
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Ruska Martin Associates Germania
del segmento Wine & Spirits, ma anche della cosmetica. Make a Mark ha liberato la creatività di alcuni dei più premiati studi di packaging design a livello mondiale, “spronando” noi player della filiera del packaging a sviluppare in tempi brevi nuove tecnologie e nuovi materiali che sono davvero all’avanguardia in termini di sostenibilità. Anagrama dal Messico, Boldrini & Ficcardi dall’Argentina, Butterfly Cannon e Pocket Rocket Creative dal Regno Unito, Chad Michael Studio dagli USA, Denomination dall’Australia, Dragon Rouge dalla China, JVD Estudio dal Cile, MARK Studio dal Sud Africa, Motherland dalla Svezia, Rita Rivotti dal Portogallo, Ruska Martín Associates dalla Germania e dalla Spa-
gna, Series Nemo e Supperstudio dalla Spagna, Servaire & Co e Studio Créa’ Design dalla Francia, Smith Lumen e Spazio Di Paolo dall’Italia sono tra le agenzie di packaging design più premiate del mondo e ci hanno permesso di dimostrare che il lusso è sostenibile» ha detto Gerard Albertí, CEO di Estal. A conferma di questo successo, 3 dei 18 progetti presentati sono già stati venduti in esclusiva a importanti brand, mentre la vendita di un quarto è in via di finalizzazione. Un’edizione limitata di campioni di etichette e ulteriori informazioni sul libro e sull’iniziativa Make a Mark sono disponibili su makeamark.world.
Mark Studio Sudafrica
Avery Dennison www.averydennison.com Kurz www.kurz-world.com | www.luxoro.it Estal www.estal.com
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The World Of Steve McCurry, MAAG Halle, Zurigo ©Roberto Bernè
Biba Giacchetti — La comunicazione d’autore di Sudest57 di S I M O N E
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È una curatrice entusiasta e vulcanica, Biba Giacchetti, e non potrebbe essere altrimenti visto il lavoro che porta avanti da quasi vent’anni con Sudest57, l’agenzia che ha fondato a Milano insieme a Giuseppe Ceroni. Dopo la maturità in Francia, la laurea in legge a Roma e una carriera nella comunicazione negli anni Ottanta, la svolta è arrivata quando ha deciso di coniugare lavoro e passione e si è concretizzata con l’incontro con Elliott Erwitt negli anni ’90, quando Giacchetti lavorava per Magnum. Con lui si è sviluppata quella che sarebbe diventata l’identità di Sudest57: unire la visione dei grandi fotografi con le esigenze delle aziende, sia a livello corporate che di prodotto. L’agenzia oggi rappresenta Elliott Erwitt, Steve McCurry, Dario Mitideri, Duane Michals, James Nachtwey; accanto ai grandi maestri ci sono anche giovani promesse come Joey L.
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Simone Azzoni È critico d’arte e docente di Storia dell’arte contemporanea allo IUSVE. Insegna Lettura critica dell’immagine all’Istituto di Design Palladio di Verona. Ha curato numerose mostre di arte contemporanea in luoghi non convenzionali. È co-direttore artistico del festival della Fotografia Grenze. È critico teatrale per riviste e quotidiani nazionali. Organizza rassegne teatrali di ricerca e sperimentazione. Tra le pubblicazioni recenti Frame - Videoarte e dintorni per Libreria Universitaria, Lo Sguardo della Gallina per Lazy Dog Edizioni e, per Mimemsis, Smagliature (2018). Teatro e fotografia. Conversazione con Enrico Fedrigoli è il suo ultimo libro.
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È l’agenzia di Elliott Erwitt, Steve McCurry, Duane Michals e molti altri. Accanto a loro ci sono anche molte giovani promesse della fotografia. Si chiama Sudest 57 ed è nata nel 2002 da Biba Giacchetti e Giuseppe Ceroni con l’obiettivo di portare la visione dei grandi fotografi nella comunicazione delle aziende, sia a livello corporate che di prodotto. Biba Giacchetti ci racconta tutto in questa intervista.
Quali obiettivi avevate all’inizio, e come si è evoluta la mission di Sudest57?
Sudest57 è nata con l’idea, unica a quel tempo, di mettere in contatto grandi autori della fotografia internazionale con aziende per creare progetti di comunicazione. Fino a quel momento le aziende avevano utilizzato solo fotografi commerciali. Trovarsi al cospetto di un grande autore di libri e mostre come Elliott Erwitt, per esempio, era sorprendente e considerato anche un azzardo. Ci siamo concentrati per alcuni anni su questa nostra unicità. Il settore culturale, che oggi ha preso il sopravvento nella nostra attività, è stato invece sviluppato una decina d’anni fa sulla base di specifiche richieste dei nostri interlocutori. Oggi quindi ci occupiamo principalmente di grandi mostre di fotografia, di vendita di stampe fine art e della realizzazione di monografie. Lavoriamo ancora per le aziende, ma in modo più marginale.
Come definiresti l’agenzia Sudest57? C’è una “linea editoriale” che detta le scelte? Da cosa è riconoscibile immediatamente?
Elliott Erwitt. Siamo famosi per essere quelli di Steve McCurry, ma l’anima di tutto, il maestro, quello che ha dato l’imprinting, quello che mi ha insegnato il lavoro, la critica, il pensiero, insomma tutto e anche di più, è Elliott. Senza di lui non esisteremmo. E quando facciamo scelte di qualunque genere, l’asticella è sempre la stessa: cosa ne penserebbe Elliott? Rigore, estetica, sostanza e ironia: ecco i pilastri. Come lui odiamo i trucchetti e le cose costruite. Cerchiamo interpretazioni della realtà. Questo è Elliott e a questo cerchiamo di assomigliare.
Cosa si impara a stare accanto a un maestro come Erwitt? Come si equilibra il suo punto di vista con la necessaria autonomia del proprio?
Ogni singola parola, ogni gesto di Elliott è stato il regalo più grande che mi è stato fatto. No no, nessuna autonomia di pensiero, lui alza un sopracciglio e io mi adeguo, ha sempre ragione lui. Certo gli ho dato una piccola delusione, quando mi ha chiesto quale fotografia volessi in regalo e ho risposto: «Il bacio nello specchietto». «Anche tu? – mi ha detto – ma perché?». Non è la sua fotografia preferita, ma se ne è fatto una ragione! A parte i ricordi, dopo tanti anni di lavoro insieme, anche sul campo, ho costruito con lui una mostra inedita. Sono arrivata a New York con la mia selezione, e abbiamo discusso immagine per immagine. La mostra era “Family” per il Mudec Foto di Milano. Uno dei momenti più emozionanti del mio percorso.
Quali competenze servono per fare il tuo lavoro?
Servono delle doti di base: passione, pervicacia, umiltà, tanto studio dei classici. Io ho avuto la fortuna di avere un maestro eccezionale e capisco che non capita a tutti. Ma anche i libri possono essere dei buoni maestri. Libri di fotografia e di storia dell’arte. Quanto alle facoltà universitarie, dipende da chi sono i docenti. E appunto dalla loro umiltà. E infine, è fondamentale il confronto con il lavoro degli altri, catturare gli stimoli, attivare una fase critica.
Che cosa ti colpisce quando guardi una fotografia?
L’eleganza compositiva, la storia che racconta e se riesce ad esprimere una verità. Questo mix fa sì che ti si imprima nella mente, e si manifesti quando meno te l’aspetti. Come una musica.
Con quali criteri individuate un talento che merita di essere accompagnato, seguito e promosso?
Vediamo tanti talenti, vediamo mostre, incontriamo ragazzi ai festival, siamo sommersi dai libri ed è davvero raro che qualcuno ci emozioni, che abbia un linguaggio personale, e che sia coerente nel suo percorso. Quando ne incontriamo uno lo percepiamo già alla terza immagine che ci mostra. Ci deve piacere, tanto nelle sue immagini quanto come persona. Lo capiamo subito. Ci viene voglia di possedere fisicamente le sue stampe!
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Bamiyan, Afghanistan, 2007 © Steve McCurry
Santa Monica, California, 1955 © Elliott Erwitt
Il segreto è non essere noiosi.
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Il lavoro che avete fatto con Steve McCurry in Italia mi sembra non abbia eguali in Europa. Tutti lo conoscono e non c’è forse regione italiana che non abbia ospitato una sua esposizione. Ritenete di aver formato anche un gusto nei visitatori?
Quello che ho imparato in 25 anni di professione interamente dedicata alla fotografia, è che ci sono dei momenti in cui un certo autore incontra il gusto del pubblico. Per anni abbiamo promosso Elliott e lavorato unicamente con lui; Steve veniva proposto ma non lo voleva nessuno. Poi abbiamo iniziato a creare delle mostre che coniugassero le immagini con delle vere e proprie installazioni e ci siamo avvalsi del genio di Peter Bottazzi e Titta Buongiorno, un architetto scenografo e una light designer, per gli allestimenti. Io di mio, ho inventato l’idea che le mostre di fotografia non dovessero mai più avere un percorso obbligato e noiosissimo. Volevo mescolare tutto, anni, paesi, situazioni e lasciare le persone libere di muoversi come volevano. Steve ha accettato. Si è fidato, ed è stato un boom. In Italia sono più di 40 le mostre fatte, la lista di attesa è lunga, e adesso ci occupiamo anche delle mostre europee. Certo le immagini di Steve raccontano delle storie, certo la selezione che curo è lunga e laboriosa, e si incentra principalmente sul mio gusto personale, ma io credo che anche il modo di presentarle, il buio, le luci di Titta, abbiano creato un linguaggio pop che è uscito dai confini degli appassionati di genere. Parliamo a tutti. Questo è quello che mi piace fare. Parlare a tutti.
Quali caratteristiche deve avere una mostra per non essere una “ulteriore mostra fra le tante”?
Per rispondere a questa domanda servirebbe un trattatello, per esempio già quattro ragazzi hanno fatto delle tesi sulle nostre mostre, e devo dire che quelli del Politecnico di Milano erano preparatissimi! Devono essere considerati molti elementi: il dialogo con lo spazio, il rispetto dello spazio e delle fotografie dell’autore, ma non basta. Il segreto è non essere noiosi. Ho visto decine e decine di mostre con immagini bellissime, in spazi meravigliosi che erano però mortalmente noiose. Le installazioni site specific, pensate per costituire un legame tra spazio e immagine sono essenziali, come lo sono le luci. Infine la distribuzione delle immagini deve essere fatta con lo schema della sinfonia. Introduzione, tema, momenti seri alternati a momenti allegri. L’occhio non deve mai annoiarsi. Il curatore deve essere un regista. Deve sparire, fare il suo lavoro e consegnare la mostra ai visitatori. Qualunque altro metodo è perdente. Il curatore non deve esprimere il suo ego e la sua impronta. Non è lui che va in scena. Sta qui il segreto dello straordinario successo che abbiamo avuto.
Cosa consiglieresti a un giovane fotografo all’inizio del suo percorso? Conta tenere sott’occhio Instagram? Conta piuttosto partecipare a concorsi e festival?
Conta tutto. Conta vedere mostre, capire il lavoro degli altri, osservare a lungo libri, montare progetti personali che abbiano coerenza e poi proporli alle fondazioni, ai premi, ai festival. Conta presentare il proprio lavoro in prima persona, raccontandone la genesi, il percorso. Conta andare a trovare i maestri, parlare con loro, come Nino Migliori, Sabine Weiss, Gianpaolo Barbieri... Le strade, oggi più che mai, sono aperte, esistono strumenti eccezionali per un confronto diretto, dagli NFT, alle piattaforme come Instagram, YouTube... e, soprattutto, consiglierei di non arrendersi.
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Un packaging lussuoso e sostenibile che omaggia l’Isla del Cocodrilo e invita a un viaggio nella sua vera natura attraverso il rum Cubano Eminente Reserva. Come nella migliore tradizione, Stranger & Stranger si fa interprete di storie avvincenti e immaginifiche e si aggiudica il prestigioso Diamond – Best of show.
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Un packaging ad alto tasso di tipografia e colore esprime la dinamicità e la freschezza gioiosa di Sammontana, una delle marche di gelati più amate in Italia. Auge Design si è aggiudicato un oro con il progetto Gruvi.
Lettera 7 interpreta la colatura di Alici Armatore con un linguaggio ancestrale che riporta alle origini dell’umanità e ci dice che, in fondo, siamo tutti parte della stessa comunità. Altamente simbolico e universale, si aggiudica un argento.
RBA racconta gli 8 principi del Metodo Corino™ messo a punto da La Maliosa attraverso una collezione di etichette per i vini naturali Saturnalia. Un linguaggio chiaro, sintetico, moderno e incisivo che invita a scoprire il “dietro le quinte” della produzione e vince un argento.
Una forchetta diventa lo strumento musicale nelle mani di angeli che suonano l’armonia di Felicetti. Un approccio al design classicista, essenziale e sobrio esaltato dalla stampa a caldo con tre diversi colori e cliché di Luxoro. Un’opera d’arte per i giorni speciali che vince un argento.
Lusso, sostenibilità e legame col territorio ai Pentawards 2021 Attenzione alle problematiche sociali, sostenibilità ambientale, design audace per innovare la tradizione: sono alcuni dei trend dei progetti vincitori dei Pentawards 2021. 13 i progetti italiani premiati, e il premio Designer of the Year va a Mario Di Paolo. Il premio più ambito, il Diamond award, è stato vinto da Moët Hennessy e Stranger & Stranger con il packaging di lusso realizzato per il brand di rum cubano Eminente Reserva. Un progetto che unisce tradizione locale, sostenibilità e lusso in un mix ricco di dettagli. La bottiglia di vetro a rilievo e il logo a forma di testa di coccodrillo prendono ispirazione dalla terra cubana, chiamata dagli abitanti “Isla del Cocodrilo”. L’etichetta frontale sfrutta una combinazione di tecniche di finitura (embossing, debossing, stampa a caldo con lamina dorata), mentre quella posteriore, in forma di biglietto del treno, invita a un viaggio
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nel cuore di Cuba. Ciascuna etichetta è numerata a dato variabile, rendendo di fatto ogni bottiglia unica. La sostenibilità del progetto è data sia dall’uso dei materiali (cotone locale per le etichette, sughero e legno di foreste certificate FSC per il tappo), sia dalle distanze di lavorazione: le bottiglie sono infatti realizzate in Messico e le etichette attaccate a mano direttamente a Cuba. L’edizione 2021 dei Pentawards ha visto la partecipazione complessiva di oltre 2000 progetti provenienti da più di 60 Paesi nel mondo. Di questi, 500 sono stati selezionati e inclusi nella shortlist da cui poi sono
emersi i vincitori. «Dall’affrontare l’agenda sociale di oggi alla creazione di alternative di packaging sostenibili, i partecipanti ai Pentawards di quest’anno incarnano il futuro del settore» ha commentato Adam Ryan, Head of Pentawards. «Rimango sempre sbalordito dal livello dei vincitori e anche quest’anno non fa eccezione. Anzi, lo trovo di particolare ispirazione, tenendo conto delle sfide che tutti abbiamo affrontato negli ultimi due anni. I Pentawards continuano a dimostrare l’indiscutibile potere del design e rappresentano il punto di riferimento per la prossima generazione di creativi» ha concluso Ryan.
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Rigore e dinamismo, colori vividi e dettagli fluidi raccontano la passione della Costiera Amalfitana per l’arte dei dolci e liquori. Lettera 7 interpreta la tradizione di Scacciaventi con un linguaggio minimalista e contemporaneo che vale un argento.
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La Scaramantica di Voiello reinterpreta i numeri della Smorfia Napoletana, portandoli in cucina con una collezione di piatti, ricette di Antonino Cannavacciuolo e un pack limited edition di O’ Pacchero Fortunato N°91. È argento per Auge Design.
365 è un kit in edizione limitata che contiene quattro diari, un poster, una cartolina e le istruzioni per l’uso. Uno strumento di crescita personale pensato da Onlab. io come parte del relativo corso proposto dalla piattaforma EfficaceMente, che si è aggiudicato un argento.
Spazio Di Paolo va alla ricerca dell’ideale classico di bellezza femminile e lo trova nella Venere di Antonio Canova. Racconta così, attraverso etichette-ritratto, il legame indissolubile di Villa Angela col territorio e una tradizione tutta italiana di biodiversità, e si aggiudica un argento.
Culti antichi e devozioni dei popoli italici come parte di un profondo legame con la natura. Urciuolo Votiva di Spazio Di Paolo celebra il legame del vino col suo territorio con un packaging che richiama la devozione degli Irpini verso la dea Mefite, legata al culto delle acque, e vince un bronzo.
L’Italia ai Pentawards L’edizione 2021 ha visto un’importante presenza degli italiani, con un totale di 40 progetti presentati, di cui 18 sono entrati in shortlist e 13 premiati. Di eccezionale rilievo il premio speciale di Designer of the Year conferito a Mario Di Paolo, titolare dello studio Spazio Di Paolo: un riconoscimento importantissimo per il quale la giuria internazionale dei Pentawards non ha avuto dubbi. Mario Di Paolo, infatti, è il designer italiano più premiato in assoluto e negli ultimi 5 anni si è aggiudicato ben 10 metalli ai Pen-
tawards, cui si aggiungono i 3 vinti nell’edizione 2021 con Velenosi Villa Angela (argento), Urciuolo Votiva (bronzo) e Dannami (Bronzo). Gli altri premi sono andati a Auge Design, agenzia di Firenze che si è conquistata due ori nella categoria food, uno con Gruvi Sammontana e uno con Pedon – C’è di buono in Italia (nella categoria Sustainable design - food) e due argenti, sempre food, con Bahlsen e con Voiello – La Scaramantica. L’agenzia Lettera 7 di Cava de’ Tirreni (SA) ha vinto due argenti nella categoria food con la Colatura di
Alici Armatore e con Scacciaventi; a Luxoro, distributore esclusivo per l’italia dei prodotti per la nobilitazione Kurz, è andato un argento per la limited edition di Pasta Felicetti. Argento anche per onlab.io per il progetto Stationery - 365 - A epic year e infine due bronzi, uno per RBA design nella categoria Sustainable Design per Saturnalia rosso della Fattoria La Maliosa, e uno a Amr Mousa - Politecnico di Milano per il progetto Nefer presentato nella categoria Student Concepts.
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Giunta alla sua sesta edizione – la prima è stata organizzata nel 2017 - Creative Hero ha raggiunto numeri record: quasi 700 studenti organizzati in oltre 243 gruppi e un coinvolgimento di quasi 20 istituti secondari di secondo grado e CFP a indirizzo grafico e artistico da tutta Italia. Il più grande contest d’Italia, pensato e organizzato dall’Istituto Salesiano San Marco di Mestre, Confartigianato Imprese Vicenza e il supporto di EBAV, è nato per offrire un’opportunità di crescita formativa e umana ai giovani che vogliono fare della comunicazione e della grafica pubblicitaria il loro mestiere. Il 6 e 7 novembre si è svolta la fase finale della gara per la prima volta sotto forma di bootcamp nei locali della Scuola Grafica dell’Istituto Salesiano San Marco di Mestre. Le migliori squadre in gara, selezionate dopo una prima valutazione fra le centinaia di partecipanti, sono state infatti accompagnate per 24 ore da tutor specializzati e formatori di grande esperienza per affinare i loro progetti ricevendo consigli, spunti e pillole formative. I tre briefer Latte-
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rie Vicentine (settore alimentare), Yuup (prodotti per animali) e La Saponaria (settore estetica e cosmesi) hanno chiesto ai ragazzi di progettare e realizzare nuove soluzioni grafiche per le etichette e il packaging dei loro prodotti. I vincitori Per ciascuna challenge sono stati decretati i vincitori e infine la squadra vincitrice in assoluto del titolo Creative Hero 2021: Dada dell’Istituto Palladio di Treviso composta da Tommaso Da Ros e Davide Rossetto. Hanno vinto invece le rispettive challenge: CRM dell’Istituto Pavoniano Artigianelli per le arti grafiche di Trento (Christian Massetti, Christian Moisa e Antonella Rattini), i Galoppini Galoppanti dell’ITT San Marco di Mestre (Gaia Garufi, Eva Boscolo e Pierfrancesco Tosato) e Big Hero 3 del Liceo Artistico Canova di Vicenza (Dimitri Tonello, Sarah Sanmartin e Chiara Bevilacqua). La menzione speciale per il progetto più creativo, decretata da Job Formazione e Roba da Grafici è infine stato assegnato al team Poteitos
dell’ITT San Marco di Mestre (Andrea Dian, Leonardo Zuliani e Stefano Girotti). «Se abbiamo raggiunto numeri così importanti di Creative Hero – afferma Matteo Dittadi, direttore della Scuola Grafica San Marco – è soprattutto grazie alla consolidata partnership con gli altri enti organizzatori, con gli sponsor tecnici e i media partner con i quali abbiamo il privilegio di poter collaborare: EBAV, Confartigianato Vicenza, TicTac Stampa di Thiene, Epson Italia, Cartes, Bagful, Stratego Group e PRINTlovers, Roba da Grafici e Job Formazione. Il bootcamp di due giorni – prosegue Dittadi – realizzato anche grazie al supporto di questi partner, ha ulteriormente allargato e arricchito la consolidata formula e migliorato l’esperienza della gara. Questa edizione ha aperto ulteriori spazi di crescita e sviluppo che già ci stanno stimolando per ideare e realizzare la prossima edizione. Quella del 2022 sarà ancora più entusiasmante!». Il format del concorso ha consentito ai ragazzi di confrontarsi con i colleghi di altre scuole e soprattutto di affrontare le difficoltà di rispondere a richieste di veri clienti in un settore così tanto appassionante ma difficile quale quello della grafica e della stampa, nel quale sono richieste competenze sempre più af-
finate sia tecniche sia trasversali. «Dopo l’esperienza da remoto e digitale del 2020 a causa della pandemia, questa edizione della Creative Hero è stata particolarmente emozionante – dice Silvia Pasquariello, presidente dei grafici di Confartigianato Vicenza – specialmente per la possibilità di tornare in presenza e di vivere momenti di scambio e di confronto dal vivo con i ragazzi. È stato davvero difficile quest’anno selezionare i vincitori non solo per l’importante numero dei partecipanti, ma soprattutto perché fra le centinaia di progetti vi erano delle idee davvero interessanti. L’esperienza del bootcamp è stata davvero la carta vincente che ha fatto la differenza nella qualità del contest e sicuramente ha messo le basi per un ulteriore salto di qualità per le prossime edizioni» conclude Pasquariello. La finale è stata trasmessa in streaming su YouTube e il materiale e le informazioni del contest si possono trovare sul sito www.creativehero.it.
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E N G L I S H PAGE 8 HOW PRINTLOVERS IS MADE COVER The lovers inscription on the cover is hot foil stamped with LUXOR® 360 - a full, deep magenta. LUXORO DIGITAL ENNOBLING The colours used are part of Kurz’s SCODIX line, a range of transfer products dedicated to digital enhancement. The holographic effect, SCODIX LASER/TS, characterises the iridescent, ethereal elements of the main character’s armour, while SCODIX 351/308 is the turquoise that gives the winged cat its luminous aura. The two SCODIX variants used here are bright and playful, and their relief printing provides the design with body. MONNALISA PREMIUM WHITE 280 GSM PAPER The cover and back cover of this edition of PRINTlovers are made of Monnalisa Premium White by Cordenons, a prestigious coated paper that stands out for its extremely high degree of whiteness and toughness in heavy weights. The surface is natural with a smooth finish, has good opacity, a good hand and excellent resistance to creasing and folding. Both paper surfaces are treated offline with a special matt coating that enables a high ink holdout for brilliant images with great detail and contrast. Thus the colours of the “augmented reality” depicted are even more vivid and vibrant, taking us beyond the known threshold of imagination.
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PRINTING In the digital transformation era, the back cover of the final issue of PRINTlovers for the year 2021 could only be made through a completely digital process. Varigrafica puts forward as a press the HP Indigo 100K with its continuous calibration and colour optimisation during the printing phase, above all thanks to the innovative spectrophotometer setting that characterises it, guaranteeing an uncompromising result in line with an increase in productivity of over 35%. Almost like an Alice through the Looking Glass, the central character follows this journey into an alternative and unknown metaverse by dressing up in a suit of armour made with a digital finishing system using Scodix Ultra 2 Pro. The enamelled and extra iridescent 3D HiLux and HiLux Metal effects with semi-transparent holographic foil Lightline® Laser/TS make her a true heroine of the digital age. In this adventure, Alice is accompanied by a guiding animal, made even more special and rare by using particular turquoise shades, made with 3D HiLux Metal technology with Luxor® 308 foil. Through the mirror, our heroine performs an act of courage, managing to leave her old reality and enter a sort of all-digital Wonderland. THE CREATIVE PROJECT IS BY THE EMBASSY How many worlds will the future consist of? Probably infinite – as many as our imagination can create. There will be alternative spaces in which we can take refuge for everything we need or want, designed and built according to our aspirations; we will move around creating the best and most up-todate version of ourselves; we will
V E R S I O N live engaging and exciting experiences, which we may not want or be able to do without. And will it be real? More than that: it will be augmented. Like our perceptions, which will make us feel immersed in a place rich in stimuli. Like the possibilities available, always new and to be discovered. Like our lives, which will be able to multiply following choices that are different every time, without any limitations. All we have to do is cross a threshold. We may not be fully aware of it yet, but we have already taken the first step. Working team: The creative project of the cover and back cover is by The Embassy Fabrizio Piccolini, Creative Director Fabio Paracchini, Chief Strategy and Innovation Officer Guido Lo Pinto, Art Director Barbara Gualandris, Designer and Illustrator Sissi Decorato, Copywriter Alessia Dubini, Intern Copywriter PAPER GRUPPO CORDENONS On the back of a long tradition, Gruppo Cordenons has specialised in developing creative papers, using the most advanced technologies and maintaining intact its vocation for creating high-end products with refined attention to detail. A specificity that distinguishes the company on the world scene and thanks to which it has developed a unique portfolio that today has over 2,500 reference points. Papers that differ in terms of type and application target, characterised by pearlescent, metallic and iridescent effects; by coatings that reproduce the softness and brightness of silk; by the
look and feel of genuine leather and cards with a rubberised effect. In addition to these, there are the natural, soft-to-the-touch products thanks to the presence of cotton fibres and the eco-friendly ones produced with recycled fibres. Through an increasingly flexible production, Gruppo Cordenons offers customers - in addition to the wide range in the catalogue - the possibility of requesting supplies of customised papers based on specific colouring, weight and finishing requirements. www.gruppocordenons.com PRINTING AND BACK COVER ENHANCEMENTS VARIGRAFICA Varigrafica has been in the printing business for over 50 years, and today it is a leading company in Italy. Thanks to its experience and know-how, it is equally at home in international markets. Reliability and quality have increasingly become keywords, thanks to the passion present in the ownership and staff; passion that supports and is supported by an impressive fleet of machines from prepress to finishing. The product and the customer are placed at the centre of the production process to emphasise quality and cutting-edge technological features but above all the typical Made in Italy aspect: offering a tailor-made experience where the product is designed and created to measure, constantly looking for new solutions to meet changing market demands. www.varigrafica.com CLICHÉS AND COLOURS LUXORO Luxoro is the exclusive partner in Italy of the KURZ Group, a world player and international reference
point in producing equipment and technology for hot and cold printing. Luxoro wants to spread a new way of thinking about packaging and brand image through its inspirations, new finishing solutions, and high-quality materials studied for unique designs. Whether it’s packaging, labels, publishing, security, cosmetics, automotive, white goods or fashion, Luxoro’s enhancements are always cutting edge and surprising. Luxoro’s decoration technologies and materials are among the best in the world, and expertise in advice and service is a cornerstone of the company’s philosophy. Luxoro is a supplier of decoration materials but it also develops with designers and creative people the best applications to bring their ideas to life. Thanks to strict corporate policies aimed at environmental sustainability, Luxoro has long been a 100% renewable energy and totally zero impact company. www.luxoro.it
PAGE 12 LUBIAM ELEGANT ECOLOGY From clothes to hangers, from packaging to catalogues, Lubiam is an expression of Made in Italy excellence worldwide. CEO and style director Giovanni Bianchi tells us about the restyling, sustainability and defence of craftsmanship quality undertaken by the historic highend menswear group. BY ACHILLE PEREGO 110 years of history behind it and a model of sartorial excellence that has always been modelled, cut and sewn in Italy with 330 employees, 84% of whom are women. Lubiam of Mantua, one of the historical groups of high-end menswear, has suffered the effects of the pandemic, as has the entire Made in Italy fashion industry, but is ready to start again. On the contrary,” says Giovanni Bianchi, CEO and style director
of the Mantuan fashion house, which includes the Luigi Bianchi and L.B.M. 1911 brands for a pre-Covid turnover of almost 50 million euros, “we have already started up again. 2020 was a year complicated by the health emergency that had negative effects on the textile sector and on the one in which we operate; just think of the lack of events, fairs, congresses that affected formal garments or even simple smart working that kept people at home, in addition to the lack of ceremonies for which we produce, like Luigi Bianchi, a dedicated line. We are convinced,” continues Bianchi, “that the sector will make a strong recovery in 2022, but already this year, activity has moved back - I am thinking of formal wear - to pre-pandemic numbers. The boutiques are back in full swing, we’ve had a lot of requests in terms of restocking, and bespoke has also started up again with momentum. We have high expectations for the coming months. The pandemic has been a complicated period for Lubiam but also a time of change. Starting with the restyling of the historic Luigi Bianchi brand - the one most loved by VIPs around the world who, to name just two names, see their garments worn by chefs Antonino Cannavacciuolo and Alessandro Borghese which from Spring/Summer 2022 will bring together the collections hitherto associated with three distinct brands: Luigi Bianchi Mantova Sartoria, Luigi Bianchi Mantova Flirt and Lubiam Cerimonia. “We have completely rethought the image with a restyling of the logo that goes in the direction of simplicity, immediacy and sophistication, to reach our target audience even more directly,” continues Giovanni Bianchi. “We wanted to embrace a philosophy based on the story of a unique and shared value universe.” In this universe, Lubiam has long since embarked on a path – which the pandemic has accelerated towards sustainability, and this also concerns packaging. “With a view to smart & green evolution, the company has set itself the am-
bitious goal of further reducing the level of its environmental impact, which was already very low to begin with,” repeats Bianchi. “Since 2019, we have adopted a timed lighting system, and there has been a significant reduction in water consumption and boiler consumption; a new-generation photovoltaic system has also been installed, covering an area of almost 3,000 square metres. Among the most recent eco-friendly actions aimed at reducing the use of disposable plastic and adopting eco-sustainable materials are the production and use of a new type of garment cover, entirely recyclable, made of regenerated plastic. Since February 2020, a personalised water bottle, 100% made in Italy and completely recyclable, has been distributed to all internal resources. With this small gesture, all the company’s employees and collaborators become an active part of this Corporate Social Responsibility path”. This path includes the adoption of an innovative eco-sustainable hanger, a project designed with the specialist supplier of retail solutions Mainetti of Castelgomberto, in the province of Vicenza: “The historical wooden hanger has given way to a new generation of garment hanger, made with an innovative material designed in collaboration with Mainetti, with whom we have been working for a long time. It is a 100% recycled and 100% recyclable material, which mixes and blends wood and plastic from recycled post-consumer waste, treated strictly with water-based paints. Ethics and sustainability are fundamental values for the company and are also reflected in the design of the collections. The opaque and “raw” look of the surface has a vintage and natural flavour at the same time, taken up in the set of L.B.M.1911 colour charts, also renewed in colour and in 100% recycled paper”. What other significant news is there for the L.B.M.1911 brand - the less formal, younger and more innovative one? “The new Spring/Summer 2022 collection
is an adrenaline-filled adventure inspired by the grit of the legendary “sixties”, a decade that helped write the history of the brand. A decade that helped write the history of motoring in Italy and internationally,” continues Bianchi. “Hollywood in that era began to take an interest in the world of racing, celebrating its energy and glamour. Drawing on those atmospheres, the creative team has selected combinations of models and fabrics destined to renew the concept of casualwear, proposing a new philosophy of “sartorial freedom”, an element that has always been present in the DNA of the L.B.M.1911 brand but has been particularly driven this season. The inspiration comes from two iconic films: “Le Mans ‘66” and “Indian”, which - not by chance - share a part of the title: “The Great Challenge”. But in addition to making the brand increasingly recognisable and capable of presenting a total look with the new Spring/Summer 2022 collection, we have launched the new www. lbm1911.com website dedicated to the consumer offer. For us, this is a fundamental step in the global digitalisation process that we are facing, without forgetting the importance of the traditional distribution network based on multi-brand shops and boutiques. The new site has been developed alongside an agency specialising in e-commerce in the fashion sector. It focuses on ease of use and the quality of the images, which is essential for best describing a sartorial product in detail”. Entering e-commerce, of course, also implies the conception of dedicated packaging, which Lubiam has entrusted to Smurfit Kappa Italia, which “also makes some of our window displays,” continues Bianchi, “of which we make limited use since we have a distribution network mainly with multi-brand shops. These are certified boxes that comply with strict sustainability criteria - which will be updated from 1 January 2022”, criteria for which Smurfit Kappa boasts ICILA certifications of compliance with standards for the
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purchase of FSC Mixed corrugated and laminated cardboard and FSC recycled and FSC controlled wood board, the production of FSC Mixed corrugated and laminated cardboard packaging and displays, and finally for their marketing. “Our products,” Bianchi continues, “are eco-sustainable as they are part of the FSC (Forest Stewardship Council) chain of custody, which aims to ensure correct forest management and traceability of derived products, guaranteeing that the product is made with raw materials from forests that are correctly managed according to defined environmental standards. But even the printing colours do not contain mutagenic or carcinogenic substances. This attention concerns both our packaging and all our printed products in general”. And what about catalogues? “Both because of the advent of digital communication and the focus on the environment, in recent years we have significantly reduced the number of printed products and therefore the catalogues, which today are limited to the one for Lubiam Cerimonia”. And just in the last few weeks, the edition for 2022 has been produced (one is printed per year in about 6 thousand copies). Obviously, being in the fashion business, the catalogue is produced on high grammage paper, in several colours, including UV, by the Opero printing agency of Verona. From clothes to hangers, from packaging to catalogues, it can therefore be said that Lubiam is genuinely an expression of Made in Italy excellence in the world: “Made in Italy fashion still has enormous recognition and a large market in the world. This is why greater control over production chains is needed to recognise that in Italy, presenting oneself as Made in Italy is not limited to the last stitch. We will continue to focus on and invest in sartorial production in Mantua to defend quality and service, even though it is not easy to find young people to train for this work, which still has strong craftsmanship traits. And this focus on ‘sartorial’ production also involves choosing
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Italian excellence in the fields of graphics, printing and packaging,” concludes Bianchi. Lubiam’s hangers are made of WPC DS40, a bio-composite that uses renewable resources from sustainably managed forests. Composed chiefly of wood fibre, it offers the mouldability of plastic and the strength and sustainability of wood while reducing the CO2 footprint by up to 80%. DS40R (recycled) WPC not only has the same characteristics as DS40 WPC but also contains a polymer base made from recycled polypropylene for even greater sustainability.
PAGE 28 ECO-CLEANING REVOLUTION To the cry of “just add water!” more and more household care products are appearing on the shelves in solid, powder or concentrated form. New formulations that are light to carry and have a low environmental impact require new communication codes, new approaches to distribution and packaging that respond to eco-design principles. BY ROBERTA RAGONA It is a gradual but unstoppable revolution that goes hand in hand with the one taking place in cosmetics, with which it shares communication codes and has an aesthetic dialogue. It allows companies to optimise the logistics chain by having to move only the concentrated active ingredients and not the weight of water, it is advantageous for consumers in terms of convenience, and last but not least, it is good for the environment. Eco-cleaning is a scenario that includes different players. There are the big brands that have always been present in largescale distribution - such as ACE, a giant that recently launched its own green line with the creativi-
ty of the DLVBBDO agency. Then there are brands built over time around conscious consumption experiences - such as Officina Naturae and Bioermi di Allegro Natura. And there are also digital-first products created directly with subscription boxes and direct-to-consumer, such as R5. Each of these contexts brings design challenges and different ways of communicating with consumers that impact packaging choices. According to the latest Istituto Italiano Imballaggio (Italian Institute of Packaging) analysis of the household cleaning sector, plastic packaging - both rigid and flexible - will continue to dominate the landscape in 2020, providing 94% of the packaging for household cleaning products. However, this also includes biodegradable plastic packaging, which is growing steadily and is currently used mainly in concentrated refills for detergents and accounts for 1.5% of the total. The remaining 6% consists of 4% paper and cardboard boxes - used primarily for powder products and tabs - 1.5% metal containers, and the remaining 0.3% paper-based rigid laminated containers. But what are the criteria to be taken into account when developing these new formats? Each formulation has its own material Antonella Manenti, Art Director of HENRY & CO., the firm specialising in sustainable design that created Yousea’s packaging, explains that “acidity is a key issue in-home care, even more so than in cosmetics. All packaging must take this into account, especially when we have concentrated active ingredients. Another factor is the frequency of use of the product, so we can think about packaging degradation times based on preservation requirements, taking advantage of the characteristics of bioplastics. The other aspect, says Gianluca Carone, Senior graphic designer at DLVBBDO who created the ACE Green identity, is moisture resistance. “Not only for powders but also for liquid and solid concentrates, moisture is a
relevant factor: it is essential to use materials with barrier capacity. Obviously, the new packaging must guarantee the same resistance to water-attack and protection from sunlight as traditional packaging, so we have preferred sealed packaging without large openings to the outside. We have chosen packaging made of planar flexographic printing, which is then die-cut, set up in paper converting and finished by offset printing.” Eco-design principles are an essential guide in the design of packs in terms of both materials and shapes, as Pierluca Urbinati, one of the two founders of Officina Naturae. This Rimini-based company has created special flat-shouldered bottles for its products to reduce the amount of air transported as much as possible and make full use of pallet space, all using a bioplastic derived from sugar cane waste since 2014. R5, a company from Bergamo that produces sustainable detergents and cosmetics made entirely in Italy, has chosen a special packaging for its refills made of polyvinyl alcohol (PVA). This water-soluble synthetic polymer is biodegradable and does not release toxic substances. The PVA film contains the concentrate but does not need to be disposed of, as it dissolves in water inside the detergent bottle. The refill set is contained in a recycled cardboard grid pack. For the supply of the adhesive labels, R5 works with a supplier who guarantees a chemical-free printing process, water-based varnishes, reduced water consumption during printing, and FSC certified recycled paper. Plastic is still a valuable ally in concentrated products, and Cristina Mollis, founder of R5, talks about “smart plastic”: the principle is to use plastic only where it is needed, favouring PET, which in the lifecycle assessment of materials was found to be the best both from a chemical point of view in preserving the product from degradation and in terms of end-of-life disposal. Valuable design and conscious luxury
Recent years have brought an evolution in formulations and in-home care design. It’s a path opened up by brands working on both cosmetics and home care, who constantly listen to the desires of an attentive public. Antonella Manenti calls it “conscious luxury”. “These are objects with a strong component of consumption value: they make people feel part of a community, they have an aesthetic component that makes them suitable for lasting over time. The longevity of the packaging corresponds to the time it takes the consumer to make informed choices, an investment that pays off in the long run.” However, the quest for minimalism cannot forget its duty to inform and educate the consumer, as the case of Allegro Natura demonstrates. Cristina Gerbino, Senior Marketing Manager of the Piedmont-based company specialising in eco-bio cosmetics and detergents, tells us how a flexible solution has been created for its Bioermi range. The super-concentrates are sold in small dark glass bottles and contain a reference label inside. The consumer can choose whether to decant the vial into the special 500 ml screen-printed glass bot-
tle or use another container with the label attached and thus have all the usage and safety information at hand. The idea of the screen-printed glass bottle is to take detergent products from under to over the sink, with packaging that is as aesthetically pleasing as it is sustainable and protects the product from light and oxidation. In the case of Officina Naturae, the dialogue between cosmetics and homecare started with cleaning products and then moved on to body care. Consistency of language becomes fundamental to address an informed target that tends to have very strong internal loyalty, i.e. it knows the brand for a particular product and, if the experience is positive, tends to explore and move on to the brand’s other offerings. This loyalty is created by product formulations and reinforced by consistent communication. But communication codes also change according to the audience, and when the audience is all Italian families, the design must be effective and straight to the point. The work done by ACE with DLVBBDO for the launch of its ACE Green line is emblematic in this sense. “Starting with the materials - cardboard and 100% recycled plastic - right through to
the graphics and vocabulary, we chose to use clear, essential language that educates the consumer about the benefits of the product for their home and in environmental terms, and can make them understand the commitment to making products with less impact for the same level of effectiveness,” says Gianluca Carone of DLVBBDO. “The main sales channels are the large-scale retail trade and drugstores: both in terms of brand identity and sales channels, ACE is aimed at all Italian families. At the moment, according to Ipsos data, only 18% of consumers are willing to choose companies that are committed to the circular economy if this means higher prices: this is why ACE Green has decided to work on performance and sustainability while keeping prices in line with the brand.” Distribution does the packaging The different sales channels are a factor that impacts directly or indirectly on design choices. In large-scale distribution, the packaging must “speak for itself ” and be self-sufficient in its product communication. At the same time, for brands present in specialised shops such as small chains, herbalist shops, and bio-perfumeries
such as Officina Naturae and Allegro Natura, the one-to-one relationship between customer and retailer is fundamental in educating people about the use and advantages of products with which they are less familiar. This is why there is plenty of room for more experimental design choices. In the case of R5, on the other hand, which started as a product with digital as its main sales channel, the subscription box is a fundamental tool that will be extended to the entire product range. A choice based on numbers: 30% of the brand’s buyers are subscribers, and the rate of return buyers on the site is 40% of the total. What is the fate of physical shops in this scenario, and what consequences does it have for packaging? According to Antonella Manenti, the future of the large-scale retail trade is to become a collection point where people can stock up and dispose of used packaging. From a design point of view, the trend is more and more towards single-use materials, reducing or eliminating the use of glues and, where couplings are necessary, simplifying separation at the time of disposal (for example, glass with a plastic label because it is easier to remove and dispose of
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than classic glued paper labels). With a view to efficiency and reducing waste, Pierluca Urbinati of Officina Naturae points out that we are increasingly moving in the direction of concentrated products, which guarantee maximum effectiveness of the active ingredients with minimum product waste, taking advantage of the possibilities of compostable or soluble packaging that allow to be packaged without overpackaging. The movement is increasingly towards the point where the detergent shelf is no longer an unavoidable necessity to be hidden under the sink but an integral part of the home landscape, as functional as it is beautiful to look at.
PAGE 33 DIGITAL FIDELITY Colour management is no longer just a problem for professionals, photo-lithographers and printers. Today, everything is an image, and we are the leading producers of these images: the number of inputs and peripherals from which we use images and media has exploded. So does it still make sense - and more importantly, is it possible - to align profiles for all the possible outputs, including printing? BY LORENZO CAPITANI To Mauro Boscarol, undisputed master of colour management. It was 2005 when Bruce Fraser’s Color Management came out. It was a turning point in which colour management was no longer just a problem for professionals, photo-lithographers and printers. Flatbed scanners appeared on desks, and digital cameras began to spread among photographers and others. Computers are also cheaper and programmes such as Photoshop are now also for consumers; Gimp (a free alternative) came out, and making a pdf for printing is now a matter of a few clicks. We are in the era of digital desktop publishing, and the en-
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tire sector is changing profoundly: what used to be entrusted to the photolithographer can now be done at home, or rather must be done at home to keep costs down. Then there is the Internet, where photos can be downloaded, but it is a pity that they are often in low resolution or not rights free. So people end up improvising as photographers, scanners, colourists and photolithographers. And then problems arise: usually at the end of the process, in pre-press, where you have to try to make up for it, or at the press, where often nothing more can be done, and disagreements and disputes ensue. “In the old days, life was a lot simpler.” So writes Fraser in the book. The era of one-input/one-output is over, and now for each acquisition device, there are multiple output peripherals and intermediate steps - between monitors, printers, colour proofs, remote approvals - to consider. Every monitor is different, every operating system manages colour in its own way; then there are the colour spaces and their gamut, the profiles, the rendering intents, the colour settings of the individual programmes, and so on down to the lighting conditions under which the originals, proofs and printed sheets are worked on or evaluated. In short, WYSIWYG is increasingly a myth: it is obvious that what you see is not necessarily what you will get. Abstraction from what the eyes see is not easy. The backlit RGB of the monitor is not 4-colour printing: even without considering paper, ink and technology, the colours that can be reproduced in four-colour process are fewer and not even all included in the RGB and so that intense sky or that acid green remain unreproducible. Roberto Zucchelli, colour expert, recalls: “When professional photographers gradually switched to digital, the transition was not painless. For the first time, there was talk of colour profiles, a new technology that allowed the syn-
chronisation of different equipment (camera, monitor, proofing printer). This represented an acceleration in the production process, allowing the direct use of the photographer’s shot and, at the same time, maintaining colour consistency thanks to colour profiles. However, this new workflow has not always delivered the desired results due to a lack of awareness in managing the various steps. For Gaetano Biraghi from Epson’s large format department, “before, with traditional shooting, we had a roll of film that allowed us a certain number of shots, now we take many more photos at no cost. Now with digital, retouching a photo offers so many possibilities that once you start, you may never finish. Numbers never lie This is the thesis of Katrin Eismann in her book Photoshop. Restoration & Retouching, first published in 2001. This is also the opinion of Biraghi from Epson: “Numbers are salvation. Colour management uses 4 cornerstones: input and output profile, rendering intent (i.e. how to represent colours that are out of gamut in the target space, ed.), Lab colour space and calculation model”. And it’s true - that’s what professionals do: they measure colour and don’t just rely on what they see on the monitor. But, as Marco Olivotto, colour expert and lecturer in photography and post-production, points out, “Numbers don’t tell the whole story: and not just for aesthetic reasons, but also for exquisitely perceptive reasons. Simultaneous contrast, for example, makes us perceive a colour differently depending on what surrounds it, but it is not linked to individual taste, nor can it be described by numbers alone. Numbers are the stick that helps us to walk the path, but in the end, it is we who choose where we want to go.” So it is essential to rely on numbers, but there must be a correct and conscious aesthetic discretion without being misled by the different performance of each device. But now that the number of inputs and peripherals from
which we use images and media has exploded, and the possible outputs (of which printing is only one) are so many and so different, does a regulatory approach that claims to control the entire supply chain still make sense? As long as it is short or single-channel, as was the case with paper production, the development of the digital negative, colour correction and pdf creation were controllable (albeit with many difficulties) by aligning the profiles. But what about multichannel today? Does it make sense to worry about whether a dress will look the same on paper (glossy, matt, newspaper?), tablet, TV, digital wall in the shop, digital billboard in the station, notebook or laptop? It is impossible to truly govern uniformity for each output in this scenario. But this does not mean that proper colour management is no longer critical. Most of the time, the truthfulness and credibility of the colour are enough, although, as we shall see, we have gone beyond that too. It’s the image, baby. Today everything is an image, and we are the biggest producers and consumers of these images. On a smartphone, a “personal hub for collecting and sharing information,” as Paolo Tedeschi, Corporate Communication & Marketing Services Senior Manager at Canon Italia, calls it, most of the data are photos and videos and our main online activity is almost entirely based on interaction with them. Social networks have had to invent timed stories, which expire and delete themselves, to get around the amount of data they have to store on their servers, which we produce, share and consume, forgetting them immediately. The image is language, easy, immediate and accessible to all, and therefore increasingly popular. Today’s camera on a mobile phone is comparable to that of a professional camera. Apple’s iPhone 13 page is no longer that of a phone but, to all intents and purposes, a camera: it talks about macro, night shots, stabilisation, wide-angle and zoom. The aper-
ture is now as wide as 1.5 f, like a high-end lens, and it shoots at 12 MP. So much so that photographer Karl Taylor had fun photographing a Harley Davidson in the studio with an iPhone and a $33,000 Hasselblad H6, demonstrating how, in the same light, the result is now absolutely comparable. (hasselbladiphoneshootout.jpg) Borderline challenges, such as Austin Mann’s documentary in Tanzania, shot entirely with the new iPhone, show that we’re already beyond the realm of consumer photography. For XY, “smartphones have replaced cameras, but they are increasingly identified by megapixels, not by colour capacity and how they save files. That’s where the bottleneck is. If the file doesn’t have a wide gamut, you can’t expect peripherals to invent colours!” As Tedeschi suggests, “the image is a fundamental element of everyone’s life. Different technologies are adapted to different contexts. From indoor portraits to landscapes in extreme weather conditions, from the trackside of a car race to family holidays, the requirements for flexibility, connectivity, weight and durability of the equipment used change a lot. We produce, share and store dozens of images every day, entrusting devices of all kinds with our memories, our stories or simply the beauty of a moment. It is a universal language accessible to all and therefore increasingly popular. However, there is a substantial difference between professional images and those in more common use. This difference is becoming increasingly clear and recognisable.” In short, a typewriter is not enough to make a good writer. If the number of photos tends to infinity, the value of a photo tends to zero The inflation of images inundating us has also changed our taste: we look at them in passing, we swipe and scroll quickly; Instagram doesn’t even allow zooming, and the advance of photos in Facebook news lasts only a few seconds. So to be seen - I don’t mean looked at - photos have to
be as impressive as possible; they have to catch the eye in an instant to click. And so our perception of colour has also changed. And this also has an impact on how we look at, evaluate and correct a photo. Nowadays, when you shoot with a smartphone, it automatically activates what is known as HDR (High Dynamic Range), which seeks to improve image quality in all lighting conditions. Basically, the camera captures several images of the scene with different exposures, then the AI in the software combines them to create a photo that is perfectly exposed in both the bright and dark areas in a credible way. That’s how you get those perfect backlit or dark photos without the flash or even dreamy sunrises and sunsets. The problem is that this processing is done all the time, not just when you need it. This is how we got used to strongly contrasted and saturated colours. Olivotto says, “If I have to look at the photos of the hotel I’m booking on Booking, that’s fine, and the accuracy of the reproduction isn’t that important, but it is if I’m post-producing for print”. “Our perception of the image has changed,” Zucchelli points out, “because our visual culture has changed. We see this when we go out to buy a new monitor, and we are attracted by a vividness of images that does not exist in reality, let alone be reproducible in print”. An example? The Eizo CG2730 monitor for photo editing is matte and has a maximum brightness of 350 NITs, compared to 500 NITs for the iMac 27 or 1000 NITs for Apple’s top-of-therange ProDisplay XDR. Of course, the images look great, but how real are they? And how well will a correct image be printed on these monitors? Not to mention the glossy finish of the screens. For Biraghi from Epson, “There are now affordable monitors with the Adobe RGB specification and not sRGB, which are more suitable for correct viewing, but still need to be calibrated (i.e. put into a known state) and profiled. Only at this point do programmes that know how to manage colour reproduce colours most accurately”.
Sounds easy, but... If an image has a value close to zero, as Olivotto says, “we agree (wrongly!) to look at it even in sub-optimal conditions. In any case, if the reference remains the printed image (and in my opinion, this should be the case), there is no doubt that our monitors tend to be brighter and more ‘lively’ than they should be”. This certainly alters perception and has “a major negative impact. Digital photography is perceived as simple precisely because the technology offers very sophisticated functions to more or less anyone. In reality, it is not simple at all, especially if we need to exercise control over what we do. There is nothing wrong, of course, with giving people the ability to make good images, perhaps with the help of artificial intelligence that is becoming more and more amazing. But this tends to hide the process, which should be clear at least in its main lines”. An illusion of ease that also comes from access to photo-editing software. Olivotto continues, “It’s easy to destroy an image without realising it. The photographer’s approach is often ‘I make changes until I’m satisfied’, while the retoucher’s approach should be more scientific and rigorous. A few years ago, a photographer asked me for advice: he had post-produced some nature photos, but they had produced disastrous prints. To do this, he had used a well-known colour-enhancing plug-in in Photoshop. The photos looked great on the monitor, but when converted to CMYK, they looked terrible. The reason for the bad result was the way the plug-in manipulated the RGB channels. Control over the final result must come from an understanding of the mechanisms that lead to that result, and many RAW development modules, in particular, do not always operate in such a transparent manner”. There are many solutions for image correction nowadays, and lots of open-source software is very close to commercial solutions, such as Claro by Elpical. However, even using very powerful software to modify our digital shots does
not turn us ipso facto into professionals, and the risk of losing important information is very high if we simply rely on video rendering. And yet, Tedeschi points out, “Even the general public has learned to recognise this distinction. The perfect shot, in fact, requires very few retouches and offers reality in a much more natural way, offering emotions to the viewer. There is, however, a substantial difference between the professional image and the more commonly used one. That is why I think we are seeing a great deal of specialisation among those who work with images”. Towards the hybrid workflow Part of this boundless photographic production ends up being used for professional purposes. And while we are inclined to be indulgent towards digital, print remains the special target. Olivotto says, “Emotional post-production based on a single click on an Instagram filter may be interesting at first, but it loses its appeal especially when out of a billion photographs, several million have the same type of filter applied”. While it is true that aligning the profiles of all the devices that will use an image, whether in production or in delivery, is impossible, it is certainly possible to control the process, especially from a multichannel perspective. It is not a question of resuming the age-old dilemma of applying profiles and conversions upstream or doing it downstream before the final output. Even in the days of Fraser, the first approach was not recommended: while on the one hand, it gives the illusion of having everything under control, on the other, it is limiting. If I convert a photo intended for printing to four colours before post-producing it to have the exact range of reproducible colours (filtered by the monitor, though), I will still have to go back to RGB to be able to use Photoshop tools and filters that are otherwise unavailable and to use those photos digitally. So it is better to post-produce in RGB, creating a sort of digital master from which to start
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for each envisaged channel and proceed with the conversion to CMYK only when really necessary - in other words, when the photo begins its process to be printed. And this applies all the more to profiles. There is no point in using Fogra51 for offset printing on glossy paper if I do not yet know the printing technology and perhaps not even the paper. On the Fogra website alone, there are 21 different profiles for 21 different uses. The image must be considered as part of an overall process in which not all outputs are known and may differ considerably, so you have to be as conservative as possible - never lose information: start with a correct basic version and then work your way up to a flow that, yes, must be fully controlled. In this way, profiling is not a utopia. The mistake for Biraghi is “not asking the question: what should I do with this shot? There’s no point in processing beautiful colours on the monitor that won’t be printable. Colour is emotion as long as ‘I manage it myself ’, but it has well-defined rules if it is going to be shared. In addition, Zucchelli suggests, “We need to check incoming material with colour proofs before inserting it in our production cycle and, if the image is meant for printing, activate the display in colour proof mode (simulating CMYK) to reduce the colour space or, alternatively, convert the image to four-colour process”. And, we add, use professional monitors, calibrated periodically. For Canon, “To optimise the flow of image creation and reproduction, it is important to take into account the capture technology used and the printing technologies with which it will be reproduced, depending on the media selected. Even for a print that is going to be exhibited, the lighting and the wall’s colour will influence the image’s perception”. Film it blurry and out of focus* * Orson Welles So let’s try to govern the phenomenon: what are the tricks to understand if a photo is proper and correct? Olivotto helps us: “I would say that a photo is ‘right’ if it has
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a correct exposure in the range of brightnesses relevant to the photo itself, if the white balance is sensible, if the contrast appears natural. It must be said that the white balance when shooting in RAW is not very relevant, but if we assume that we are starting from a raster image, already developed, it becomes crucial. A photo is “correct” if the points of shadow and light are set correctly, maximising the dynamic range, and there are no dominants. All this, in most cases, can be done with a single curve or with adjustments to the development modules that essentially emulate the behaviour of the curves”. And as Zucchelli suggests, it is best “to get used to interpreting the histograms that highlight the tonal range of an image. If after a correction the levels are reduced, we have probably lost some information and the photo will look “torn”, as in the case of an overexposed photo in which the photographer has lost all the light areas”. And the mistakes to avoid? According to Olivotto, “it is not a good idea to saturate colours unnaturally, as is often seen in landscape photographs, especially on social networks. Also to be avoided are interventions leading to the loss of precious and unrecoverable information, such as noise reduction: today’s sensors allow us to obtain much less noisy photographs than a few years ago, but we still tend to exaggerate with luminance noise reduction. The result is that images appear unnaturally smooth and lacking in micro-detail. Finally, don’t close the shadows or burn out the highlights, except in areas where this is unavoidable: once a channel has clipped and is devoid of information, there’s nothing you can do. — Canon has developed a free RAW processing and editing software to support photographers using their technology, Canon Digital Photo Professional (DPP), which can manage the image stream in an advanced but straightforward way. As Paolo Tedeschi of Canon
Italy explains, “DPP is the RAW processor with support for Canon features such as Photo Style, Auto Lighting Optimizer and Lens Aberration Correction”. This is probably most evident when shooting RAW with Monochrome Photo Style: “In this case, the correlation between the software and Canon’s image format is more precise and allows a complete understanding of the image settings, including custom white balance, advanced noise reduction and other settings. It’s crucial that we support professionals and enthusiasts every step of the way regarding image care and management, so we continuously work to meet every need - from capture to print, through the entire file management cycle. This approach is an integral part of our research and development strategy, in which we invest around 8% of our global turnover each year, to ensure that we always bring the best imaging technologies to the market.
PAGE 50 CREATIVITY AND INNOVATION IN PRINTING AT BRAND REVOLUTION LAB 2021 A neutral and open territory where the skills of all players, brands, creative agencies, printers and suppliers of printing technologies and materials merge and mix to give life to a co-creation experience with outstanding final results, augmented, enriched by pieces of expertise coming from different worlds. This is Brand Revolution LAB, which has just successfully concluded its fifth edition and confirmed its status as a reference point and inspiration for those who want to express their brand identity by printing. On 21 and 22 October, the projects developed during 2021 were presented in Studio Novanta - East End Studios in Via Mecenate in Milan. The previous edition projects, shown on OnAir between November and December 2020, were also on display due to the health emergency. There were 20 brands involved: E. Mar-
inella, 3M, Quercetti, Podere l’Agave, VeraLab, Oasyhotel, GustOsa, Acetomodena, Alpro di Danone, Agribirrificio Altavia, Atkinsons, Ospedale dei Bambini di Milano Vittore Buzzi, Curaprox, Eni gas e luce, Ferro 13, Rapinzeri, Mare Aperto, Mediterranea Saving Humans, VIP Val Venosta and Terranova Instruments. Themes and trends of the projects for experimentation also accompanied online. The printed communication on show at Brand Revolution LAB is expressly visual, made up of total, but not static, sensoriality. The projects on display are accompanied by the digital component both in printing and personalisation with variable data and augmented reality to bring an exciting customer experience. Analogue and digital coexist in the world of communication, overlapping and interacting to print documents and packaging that are personalised in terms of both text and graphics, without ever sacrificing the sustainability and quality of the more classic finishing. From the multi-sensory in-store experience to packaging that breaks and rewrites its own codes, from brand identity identified through very different substrates and applications to packaging made-to-measure for Instagram, right up to the extreme versioning and customisation of digital printing: all the projects on show aim to express the essence of the brand and establish a direct and engaging dialogue with customers. A new immersive layout and Touch & Talk area This year, a significant new development was spreading the event over two days, making it possible to reach a wider audience with a completely new, immersive and fantastic set-up concept entitled Random Combination. In addition to seeing the projects on display, the public could meet the partners of Brand Revolution LAB in the “Touch” area, chatting, exploring the projects car-
ried out and touching with their own hands examples of printing, communication solutions and innovative materials that they have also experimented on other occasions and with their own clients. On the morning of 22 October, a talk session was held to examine in depth some aspects of the projects carried out in 2021 that explored more generally the key themes of Brand Revolution LAB. The partners of Brand Revolution LAB who collaborated on the various projects are the suppliers of technology and materials: Gruppo Cordenons, Konica Minolta, Luxoro and HP. Gruppo Cordenons provided its innovative creative papers. HP and Konica Minolta supplied digital printing technologies for various applications, from packaging to large format, from labels to textiles. Luxoro and MGI allowed visitors to test the boundaries of finishing, both with hot foil and digital printing, while genARate opened the field to augmented reality for an integrated communication experience between online and offline. Printers also played a leading role, offering their expertise with a wide range of solutions. They
are: Grafical, Ba.ia, Ciemme, TicTac Stampa, Eurolabel, Gruppo Masserdotti, Dominodisplay, Tech:art, O-I, Nava Press, Rifa Etichette, ICO, Lazzati Industria Grafica, Graf Color, L’Artegrafica, Gold & Silver, System Graphic, Goglio, ACM, La Commerciale Borgogno, PressUP, Tecno Tag and Kamaleon. The agencies specialising in branding that worked on the design of the project proposals, which were produced with the collaboration of the technological and printing partners, are: Creostudios, DLVBBDO, Hello DTV, Ideology, Lateral, The Embassy, O, Nice! Design, The 6th, ArteficeGroup, Coo’ee Italia, Angelini Design and Conversion E3. For further details go to: www.brandrevolutionlab.it For information and to take part in the 2022 edition of Brand Revolution LAB: brl@strategogroup.net Here are the details of all the projects produced in 2021 https://www.brandrevolutionlab. it/i-progetti/brl-2021/ Here is the complete list of the talks broadcast live from Studio Novanta
https://www.youtube.com/ playlist?list=PLoUOxItbl7wnjNUno31PERBL9ZwWsF26c
PAGE 59 ACNE SPECIAL BOOK 2021: A SUMPTUOUS ARCHIVE BOOK PRINTED BY NAVA PRESS INAUGURATES THE MAGAZINE’S NEW DIRECTION It is a collectors’ gem bound with a Dutch cover and provided with a slipcase, all produced by Nava Press. Acne Paper Book 2021 collects a selection from the bimonthly magazine that, between 2005 and 2014, published contributions from top-level authors exploring photography, art, literature and journalism, and was appreciated for its elegant creative direction and high cultural value. The selection is accompanied by previously unpublished essays by Sarah Mower, Vince Aletti, Robin
Muir and Bjørn Hansteen-Fossum written specifically for this sumptuous 568-page edition. The book includes the work of legendary photographers such as David Bailey, Saul Leiter, Sarah Moon, Snowdon, Irving Penn and Paolo Roversi, as well as contributions from younger generations such as Roe Ethridge, Jamie Hawkesworth, Julia Hetta, Viviane Sassen and Sølve Sundsbø, to name but a few. Under the editorial curatorship of Thomas Persson, editor-in-chief and creative director of Acne Paper, the book also features interviews with and contributions from book authors Azzedine Alaïa, Isabelle Huppert, Alejandro Jodorowsky, Kim Jones, David Lynch, Malcolm McLaren, Arthur Mitchell, Glenn O’Brien, Hans Ulrich Obrist, Tilda Swinton and Gillian Wearing. For the cover and opening portfolio Christopher Smith, known for his self-portraits, gave his artistic interpretation of Acne Paper and its fifteen themes. The book closes a cycle and inaugurates a new course for the magazine, which has resumed publication after a 7-year absence. What ACNE SPECIAL BOOK 2021 looks like The book has a Dutch cover made of 360 gsm Free Life Cento paper printed in 5 colours with protective varnish, die-cut and glued. The endpapers are folded from 170gsm Colorplan Forest Green unprinted. The 568-page interior is printed on 90gsm Lenza Top Recycling 100% recycled paper, printed in 4 colours with protective varnish. Bound in stitched thread with a Dutch cover with a round spine and white capitals. The book’s slipcase is made of 3 mm cardboard, with a sleeve of usomano paper covered and lined with 135 gsm Colorplan Forest Green paper, printed in 1 colour white hot foil with the logo on the front and back. Book extraction from the lefthand side of the slipcase. Printed in 4510 copies.
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A B B I A M O 2yolk........................................................................32 AB Vassilopoulos...............................................32 ACM.......................................................................... 51 Acne Paper..........................................................59 Adduma................................................................. 41 Advision.................................................................26 Albertì Gerard.....................................................63 Allegro Natura................................................... 31 Amr Mousa...........................................................69 Angelini Design................................................. 51 Angelucci Giovanni.........................................40 Apple.......................................................................35 Arjowiggins..........................................................26 ArteficeGroup.................................................... 51 Auge Design........................................................69 Auroflex.................................................................40 Avery Dennison.................................................62 Azzoni Simone...................................................65 Ba.ia......................................................................... 51 Bagful......................................................................71 Barboglio Enrico...............................................52 Barchi Andrea....................................................48 Bevilacqua Chiara...........................................70 Bianchi Giovanni............................................... 13 Biraghi Gaetano................................................34 Boscarol Mauro.................................................34 Boscolo Eva.........................................................70 Bottazzi Peter....................................................66 Box Marche..........................................................52 Brand Revolution Creative................. 22, 52 Buongiorno Titta..............................................66 Callegari Renzo.................................................52 Camac Arti Grafiche.......................................52 Canon Italia.........................................................35 Carnevali Valentina.........................................52 Carone Gianluca.........................................20,30 Cartes......................................................................71 Cartiere del Garda...........................................26 Cartografica Veneta.......................................52 Ceolini Fausto....................................................52 Ceroni Giuseppe...............................................64 Cerri Enrico..........................................................40 Cheil Italy.............................................................52 Ciemme................................................................. 51 Cirimele Vincenzo...........................................20 Clapis Federico..................................................47 Conversion E3.................................................... 51 Coo’ee Italia........................................................ 51 Corazzari Giulia................................................. 81 Cosio Fabio..........................................................54 Cozzi Roberto.....................................................24 Creostudios......................................................... 51 Crepax Caterina................................................ 10 Da Ros Tommaso..............................................70 Dadomani Studio............................................. 21 De Angelis Sergio.............................................43 Decorato Sissi.................................................... 81 Del Greco Giuseppe........................................40 Dell’Orto Giuliano.............................................60 DGSHAPE...............................................................43 Di Paolo Mario....................................................69
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P A R L A T O
Dian Andrea.........................................................71 Dittadi Matteo.....................................................71 DLVBBDO.................................................20, 29, 51 Dominici Tonino................................................52 Dominodisplay................................................... 51 ED Lighting..........................................................48 Eismann Katrin..................................................34 Elpical.....................................................................37 Epple.......................................................................52 Epson.................................................10, 34, 49, 81 Epson Italia...........................................................71 Erwitt Elliott.........................................................64 Esko..........................................................................40 Estal.........................................................................62 Eurolabel............................................................... 51 Favini........................................................................11 Federazione Carta e Grafica......................52 Fedrigoni.........................................16, 23, 26, 40 Ferrara Pierluca................................................ 19 Ferrario Design.................................................. 41 Fiammenghi Luca............................................52 Fieramilano......................................................... 67 Folì Gianluca....................................................... 81 Fraser Bruce.......................................................34 Frigerio Uberto.................................................. 10 Fuschi Claudia...................................................40 Gallus......................................................................52 Galuppo Tiziano................................................52 Garufi Gaia...........................................................70 Gastel Giovanni................................................. 10 Gerbino Cristina................................................ 31 Giacchetti Biba.................................................64 Giannico Maria.................................................. 41 Giglio Clara.......................................................... 41 Girolomoni...........................................................60 Girotti Stefano....................................................71 Goglio..................................................................... 51 Gold & Silver....................................................... 51 Graf Color.......................................................19, 51 Grafical...........................................................26, 51 Grafiche Antiga.................................................52 Gristina Fausto..................................................40 Gruppo Cordenons.....................10, 51, 52, 84 Gruppo Masserdotti........................................ 51 Gualapack............................................................52 Heidelberg...........................................................52 Hello DTV.............................................................. 51 Henry & Co...........................................................29 HP.......................................................20, 40, 43, 51 ICO............................................................................ 51 Ideology................................................................ 51 Industrialpack...................................................... 3 Istituto Italiano Imballaggio......................29 Istituto Palladio................................................70 Istituto Pavoniano Artigianelli..................70 Istituto Salesiano San Marco....................70 Jannelli&Volpi.....................................................54 Job Formazione..................................................71 Joey L......................................................................64 Kamaleon............................................................. 51 Kapag.......................................................................11
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T A L K E D
A B O U T
Kering..................................................................... 10 Kiu............................................................................. 41 Konica Minolta............................................51, 52 Kornit Digital.......................................................45 Kurz.................................................................. 62, 69 L’Artegrafica........................................................ 51 La Commerciale Borgogno........................ 51 La Fiorellaia.........................................................54 Lamitex Pièl Luxury Foil...............................54 Lariani Ettore......................................................48 Lateral.................................................................... 51 Lazzati Industria Grafica...................... 39, 51 Leschiutta Francesco....................................54 Lettera 7................................................................69 LIC Packaging....................................................52 Liceo Artistico Canova..................................70 Lo Pinto Guido................................................... 81 Logo.........................................................................52 Lubiam................................................................... 13 Luxoro........................................40, 51, 62, 69, 83 Magnum................................................................64 Mainetti................................................................. 14 Manenti Antonella...........................................29 Marino Gianclaudia......................................... 41 Martinetti Franco.............................................52 Massetti Christian............................................70 Massivit..................................................................47 McCurry Steve...................................................64 Meda Marta.........................................................55 MGI........................................................................... 51 Michals Duane...................................................64 Mitideri Dario......................................................64 Moisa Christian..................................................70 Molinelli Claudio...............................................48 Mollis Cristina.....................................................30 MOST studio........................................................ 10 Nachtwey James..............................................64 Nava Press...............................................4, 51, 59 Nicola Annalisa..................................................46 O,Nice! Design Studio.................................... 51 Officina Naturae...............................................30 O-I............................................................................. 51 Olivotto Marco...................................................35 onlab.io..................................................................69 Opero...................................................................... 15 Oscar della Stampa........................................52 P&P Promotion...................................................11 Packly.....................................................................53 Paganini Cecilia................................................54 Paracchini Fabio............................................... 81 Pasquariello Silvia............................................71 Patrizi Giulio........................................................ 41 Persson Thomas...............................................59 Phaidon................................................................. 10 Piccolini Fabrizio.............................................. 81 Pilot Italia.............................................................52 Poi Costanza....................................................... 81 Polyedra......................................................... 11, 54 Portolani Stefano.............................................52 PressUP...........................................................20, 51 Printgraph............................................................52
Prioriello Giuseppe..........................................53 Prototek................................................................48 PRT...........................................................................52 R5..............................................................................30 Rattini Antonella..............................................70 RBA Design..........................................................69 Reali Mattia......................................................... 10 Rifa Etichette..................................................... 51 Roba da Grafici..................................................71 Robilant Associati............................................60 Roland DG.............................................................43 Romano Marco Goran................................... 10 Rossetto Davide................................................70 Rouhani Carmel................................................44 Royère Stéphane.............................................62 Ryan Adam..........................................................68 Salieri 3..................................................................40 Sanmartin Sarah..............................................70 Sculpteo................................................................44 Seri.co....................................................................24 Sismaitalia...........................................................47 Smurfit Kappa Italia....................................... 15 Sonnoli Leonardo.............................................40 Spazio Di Paolo..................................................69 Spina Francesca...............................................54 Stranger & Stranger.......................................68 Stratasys...............................................................43 Sudest57...............................................................64 System Graphic................................................. 51 Taylor Karl.............................................................35 tech:art.................................................................. 51 Tecno Tag............................................................. 51 Tedeschi Paolo..................................................35 The 6th................................................................... 51 The Embassy................................................ 51, 81 TicTac Stampa..................................... 22, 51, 71 Tisato Federica..................................................47 Tonello Dimitri...................................................70 Tosato Pierfrancesco.....................................70 Toson Enrico........................................................43 Totem Italia.........................................................55 Tyulpin Vladimir................................................62 Ugo Quintily Stabil. Tipografico...............52 Unilever.................................................................44 Unione Grafici Milano....................................52 UPM Raflatac.....................................................32 Urbinati Pierluca..............................................30 Utopia..................................................................... 21 Varigrafica............................................................. 2 VeraLab..................................................................20 Vimer Ind. Grafiche Italiane.......................52 Viviani Daisy........................................................22 Vodafone.............................................................. 21 Volpato Riccardo............................................. 10 XYZBAG..................................................................46 Zucchelli Roberto.............................................34 Zucchetti Federico..........................................45 Zuliani Leonardo................................................71 Zuliani Ruggero................................................. 10
C R E A T I V E
COV E R
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CO N T R O C OV E R
D I
F R A M E
Q U E S TO
N U M E R O
S O N O
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The Embassy Nata nel 2018, The Embassy è un’agenzia indipendente di branding e comunicazione fondata sull’attitudine evolutiva e sulla diversità di pensiero. Realizza identità di marca, campagne, esperienze, contenuti e progetti che si contraddistinguono per una spiccata design attitude e che acquisiscono spessore grazie a un processo creativo promosso da un triplice mantra: Think. Hack. Change. Think, perché si basa sui dati, l’approccio strategico e la collaborazione; Hack, perché crede nella cultura del fare le cose e nella ricerca del modo migliore per farle; Change, perché mira a cambiare il punto di vista, le persone e, nel suo piccolo, anche il mondo. theembassy.com
Colorseeker
Un progetto che ha fatto vibrare i colori e le emozioni, selezionato dalla Society of Illustrators NYC 63 e vincitore del bronzo nella categoria Design – Grafica Editoriale agli ADCI Awards 2021. In occasione della ventunesima edizione, Epson si è rivolta a The Embassy per segnare l’inizio di una nuova epoca nella storia del suo calendario: dopo vent’anni dedicati ai grandi maestri della fotografia italiana, per celebrare in maniera ancora più coinvolgente la forza e la precisione degli strumenti Epson, si è deciso di dare spazio all’emozione che nasce dal potere dell’illustrazione. I mesi si sono così trasformati in dodici tavole che, attraverso le illustrazioni di Gianluca Folì, raccontano l’avventuroso viaggio di Colorseeker, un personaggio che gira per il mondo in cerca delle cromie più perfette da raccogliere e portare fino a noi. Una storia che si muove nel tempo, nello spazio e attorno al cerchio cromatico e pagina dopo pagina svela qualcosa in più: il personaggio cresce fino a diventare la personificazione dell’esperienza e dell’affidabilità di Epson, creando un racconto emozionante e tailor made del brand che affascina chi guarda con la brillantezza dei colori e la perfezione delle linee.
CREDITS Creative Director: Fabrizio Piccolini Chief Strategy and Innovation Officer: Fabio Paracchini Art Director: Guido Lo Pinto Copywriter: Sissi Decorato Copywriter Intern: Giulia Corazzari Account Executive: Costanza Poi Illustratore: Gianluca Folì
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S T R A T E G O G R O U P | Via Cassanese, 224 | 20054 Segrate (Milano) | ITALIA | € 14,00