T E X T I L E
Nel textile la sostenibilità è un dialogo a più voci L’industria tessile sta vivendo una trasformazione che richiede un approccio olistico alla sostenibilità. Nel fashion ma non solo: anche l’arredamento comincia a sviluppare strumenti di certificazione e controllo.
Ne abbiamo parlato con Roberto Cozzi, Presidente del Comitato di gestione For Textile, nuovo nome del marchio Seri.co, impegnato a promuovere e rendere misurabile la sostenibilità nelle aziende tessili del distretto comasco. E che ha in serbo grandi novità per il futuro.
di C A T E R I N A
Da alcuni anni l’industria tessile sta cambiando pelle attraverso iniziative che puntano a ridurre l’impatto ambientale dei processi, riducendo l’utilizzo di sostanze chimiche dannose per l’ambiente o facendo ricorso a tecnologie (come ad esempio la stampa digitale) che consentono di ridurre le percentuali di invenduto. Secondo il report The State of Fashion 2021, recentemente pubblicato da McKinsey, il comparto moda è responsabile dal 20 al 35% dei flussi di microplastica negli oceani e vanta un’impronta di carbonio superiore a quella dei voli internazionali e dello shopping messi insieme. La trasformazione in atto prevede l’adozione di un approccio olistico, che punti a promuovere la sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale ed economica.
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P U C C I
Un obiettivo che il marchio Seri. co persegue da oltre vent’anni, lavorando per rendere misurabile l’impegno delle imprese tessili del distretto comasco sul fronte della sostenibilità “a 360 gradi”. Da qualche settimana le imprese che aderiscono alla certificazione hanno annunciato il cambio di nome in For Textile e dato il via alla compilazione della nuova scheda 27 (relativa alla Rendicontazione Governance Sostenibile). Una decisione dettata dalla necessità di stare al passo con le richieste del mercato e degli stakeholder, allargando lo sguardo verso aziende che producono tessuti per arredamento, mobili imbottiti, tendaggi e imprese terziste ad essere associate. «Nel 2001, l’introduzione del marchio Seri.co ha fatto sì che le
aziende del distretto aderenti si conformassero a una serie di principi comuni» spiega Roberto Cozzi, Presidente del Comitato di gestione For Textile/Seri.co. «Questo ha permesso loro di fare fronte comune e fornire una risposta univoca ai brand owner, che richiedono di sottoscrivere codici etici interni dagli standard di sostenibilità molto elevati, talvolta difficili da soddisfare».
T Tra le 52 aziende certificate che aderiscono al marchio si trovano professionisti di ogni tipo: dal piccolo artigiano con quindici dipendenti alla grande multinazionale quotata in
borsa. Ma anche importatori di filo, tintorie, produttori chimici. Le schede tecniche elaborate da For Textile/ Seri.co sono sottoposte a costante aggiornamento, in considerazione del fatto che le normative in materia di sostenibilità, sia a livello europeo che internazionale, sono in continua evoluzione. «Le nostre scelte sono sempre state dettate da questioni pragmatiche. – prosegue Cozzi – Per esempio la n.24, che fa riferimento ai prodotti che non devono essere utilizzati sui tessuti, è nata in conseguenza del fatto che ricevevamo dai clienti centinaia di capitolati tutti diversi, che era impossibile verificare uno per uno. Con la scheda abbiamo posto dei “vincoli” che hanno semplificato il lavoro». Per garantire massima trasparenza, il marchio For Textile/Seri.co si è affidato a un ente terzo (TÜV Rheinland) che si occupava di effettuare controlli “a campione”, nel senso let-