L'Acquedotto IV 2022

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Santa Maria di Leuca gioiello da scoprire

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Monti Dauni tra storia e natura

L’ACQUEDOTTO - 2022 - N.4

Le Gravine della Murgia

ARTE

ESTATE BLU



LA PRIMA ACQUA | L’Editoriale

Estate con un mare da podio. Estate “Made in Puglia”, destinazione turistica top consolidata nel percepito nazionale e internazionale, che accoglie e che si apre ad una fruizione capace di ritrovare il gusto della bellezza e della condivisione. Non mancano le preoccupazioni sotto l’ombrellone nel 2022, con le tante e grandi incertezze del periodo di carattere economico, sanitario ed anche ambientale, ma vi è in tutti la consapevolezza di avere di fronte un bene grande di cui godere e da difendere, anche con piccoli e semplici comportamenti, preservandolo nel tempo. Chilometri di costa incontaminata, con tante località - insignite prima con le “Bandiere blu” per il mare più pulito (18) e poi con il riconoscimento “Cinque vele” di Legambiente e Touring Club (12 comprensori turistici) - sono pronte ad accogliere i turisti e a render piacevole e stimolante, per loro e per i cittadini residenti, una estate nuovamente ricca di eventi in presenza, dove paesaggio, arte e cultura sapranno incontrare anche le tematiche della sostenibilità e della responsabilità comune per il domani. Vi accompagniamo con questo numero in un viaggio ideale da nord a sud di una Puglia generosa, capace di regalare emozioni e spunti sempre nuovi ed autentici, incrociando luoghi, storie e volti con lo sfondo dell’acqua come comune protagonista. Dalle fontanelle di Rocchetta nei Monti Dauni alla cascata monumentale di Santa Maria di Leuca, passando per località costiere ed interne, percorriamo un itinerario alla scoperta della pura bellezza di una risorsa che rende unico il nostro territorio, da rispettare, amare ed assaporare in questi mesi, anche concedendosi il tempo - fra un tuffo, una passeggiata o un selfie - di una riflessione sul futuro che abitiamo.

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SOMMARIO

AM B I E NT E - pa g . 4

» A M B I E NT E - p a g . 3 0

» A MB IE N TE - pag.24


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Sommario

N . 43

4 AMBIENTE Mare da podio

10 10 IN CONDOTTA AIP, traguardo certificazione

12 ARTE CULTURA BELLEZZA De Finibus Terrae

22 IL CONTAGOCCE Lungo i 120 anni di AQP

24 AMBIENTE Le Gravine, spettacolo della Murgia

29 sott'acqua Trenchless, addio scavi

30 AMBIENTE Monti Dauni, bellezze mozzafiato

38 parole come gocce "The Source. Scrivere sull'acqua" » A RT E CULT UR A B EL L E Z Z A p a g . 1 2

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MARE DA PODIO

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A pp. 4-5: Melendugno, Torre Sant'Andrea (ph Franco Cappellari) Vernole, particolare della fine spiaggia e del mare cristallino. Una meta estiva di tutta eccellenza (ph Paolo Laku).

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’è la costa traforata di grotte e pertugi di Polignano a Mare, ci sono gli alti e suggestivi promontori del Gargano, ci sono le querce secolari di Ostuni, all’ombra delle quali è possibile godere di qualche ora di meritato relax, ma ci sono anche le sorgenti termali di acque sulfuree di Santa Cesarea Terme. Nella guida “Il mare più bello”, edizione 2022, realizzata da Legambiente e Touring Club Italiano, ci sono tutti i luoghi costieri e le spiagge più belle della Puglia. Da oltre 20 anni la guida offre una panoramica su quelli che sono i comprensori balneari più belli e sostenibili dell’intera penisola, capaci di offrire una vacanza a Cinque Vele. Luoghi incontaminati dove si incrocia un turismo sostenibile ed

una gestione del territorio attenta alle esigenze ambientali e dove è possibile, per il visitatore, trovare servizi di qualità. Quest’anno, la Puglia occupa il secondo posto sul podio, dopo la Sardegna, chiaro segnale di una regione che guarda sempre più al futuro, attenta però ad un turismo sostenibile. In particolare, nell’estate 2022 nel territorio pugliese 12 sono i comprensori turistici premiati con le vele di Legambiente. Un riconoscimento che segue quello assegnato dalla Fondazione per l’Educazione Ambientale, la Fee, a maggio scorso, quando la Puglia venne premiata con 18 “Bandiere blu”, uno dei più importanti riconoscimenti a livello internazionale, per il mare più pulito, sempre al secondo posto, questa volta dopo la Liguria. In quell’occasione, oltre alle 15 spiagge confermate già nella precedente


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edizione, vennero fregiate tre new entry con le bandiere blu: Rodi Garganico, nel Foggiano, Ugento e Castro, in provincia di Lecce. In riferimento alla guida “Il mare più bello”, poi, Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia, ha dichiarato: “L’importante risultato ottenuto significa che la nostra regione sta facendo passi in avanti in termini di qualità turistica, perché la guida non tiene solo conto dell’alto livello delle acque del mare, ma anche dei servizi offerti al turista”. E sono infatti numerosi e molteplici i parametri presi in considerazione: la qualità ambientale e la qualità dei servizi ricettivi, tra questi l’accessibilità alle spiagge anche per le persone diversamente abili, la percentuale di raccolta differenziata, la presenza e la corretta gestione delle riserve naturali presenti nei comprensori, ma anche la presenza di infrastrutture per una mobilità sostenibile, tutti servizi che alcune zone della Puglia hanno saputo incentivare e migliorare per lo sviluppo dell’intero territorio. La guida

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“Il mare più bello”, prima denominata “Guida Blu”, negli anni si è arricchita di novità, come l’introduzione dei comprensori turistici, intere aree che varcano i confini amministrativi per abbracciare territori più ampi ed offrire al turista un’esperienza unica ed irripetibile. Le 5 vele, in questa edizione della guida sventolano quindi nei comprensori Alto Salento Adriatico formato dai Comuni di Otranto, Melendugno e Vernole; Alto Salento Jonico con i Comuni di Nardò, Gallipoli, Porto Cesareo e Racale e Isole Tremiti. Resta a 4 vele il comprensorio della Costa del Parco Agrario degli Ulivi Secolari che comprende Polignano a Mare, Fasano, Monopoli, Ostuni e Carovigno. Scende, invece, da 4 e 3 Vele, il comprensorio Litorale Tarantino Orientale composto da Manduria, Maruggio e Pulsano. Una decisione che nasce dalle azioni portate avanti dagli amministratori di questo territorio che sono passati da un turismo di qualità ed eco-sostenibile ad un turismo di massa. Sempre meno spiagge libere

Gallipoli, la fortezza pugliese caratterizzata da colorati pescherecci che navigano attorno alle vecchie mura (ph Paolo Laku).

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quindi con una forte volontà di voler sfruttare a fini economici territori costieri unici. Per Ruggero Ronzulli, “avere 5 vele non significa però fermarsi, al contrario, bisogna continuare a migliorarsi per mantenere alto il proprio standard per i residenti e per i turisti che scelgono di trascorrere le proprie vacanze in Puglia”. Fondamentale però il contributo dell’ente Regione che ha il compito di sostenere anche economicamente i Comuni che decidono di investire per migliorare la propria offerta turistica, con la realizzazione di infrastrutture verdi e sostenibili e la valorizzazione dei parchi regionali “ben 20 – ha ricordato ancora il presidente Ronzulli – il 90% dei quali però è abbandonato a se stesso. Infine, la Regione Puglia è chiamata a controllare ed eventualmente calmierare i prezzi delle strutture ricettive del territorio, al fine di rendere le spiagge acces-

sibili per davvero a tutti”. Al fianco di Legambiente, nella costruzione della guida, Touring Club Italiano che offre un altro punto di vista, consigliando il turista sui luoghi da non perdere, quelli da visitare ad ogni costo, che non sempre si trovano sulla zona costiera, ma che spesso portano il visitatore nell’entroterra, con le cosiddette bandiere arancioni. “Si tratta di mete – ha spiegato Cristiana Baietta, responsabile editoriale di Touring Club Italiano – che allontanano il turista dal caos e dalla frenesia delle zone costiere tipici dei mesi estivi, per trasportarlo nella magia di luoghi ameni e incontaminati, come i paesaggi fiabeschi della Valle d’Itria, tra Locorotondo e Cisternino, i cui centri storici hanno saputo mantenere l’antico fascino d’impronta orientale”. Ma come si struttura la guida? Sulla carta sono 45 i comprensori balneari descritti su tutto il territorio

Natura incontaminata che si affaccia sul mare: ecco le Tremiti. L'arcipelago a 22 km dalla costa del Gargano che attira ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo (ph Vanda Biffani).


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A Punta Palascia, domina il faro. Siamo nella parte più orientale di Italia: un luogo affascinante oltre che un monumento di archeologia industriale (ph Pietro Crivelli). Nel sommario, p. 3: Nardò, Porto Selvaggio (ph Leonardo D'Angelo)

italiano, per ognuno dei quali viene riportata una breve descrizione, qualche cenno storico, le bandiere arancioni, un box su cosa vedere ed ancora, un box con i consigli di Legambiente. Non mancano poi le descrizioni delle località facenti parte del comprensorio turistico ed un box nel quale vengono riportate le attività che si possono svolgere, tra eventi, sagre, shopping e attività sportive ed acquatiche. Infine, vengono riportati tutti gli indirizzi utili su dove dormire e dove poter assaggiare e degustare prelibatezze tipiche della zona. Obiettivo della guida, valorizzare in particolare quelle aree meno note e perciò più incontaminate: con i suoi circa 7.500 km di coste l’Italia, infatti, offre ancora spiagge deserte, paesi e borghi lontani dalle folle ferragostane, feste e tradizioni ancora vive, cucina ed esperienze di ospitalità genuine e a prezzi modici, con una particolare attenzione a tutte quelle

attività ecologiche e sostenibili che si possono fare, come escursioni in bicicletta, percorsi in canoa, immersioni, trekking tra boschi e sentieri. “L’appuntamento annuale con La Guida Blu e le Vele è un riconoscimento per le amministrazioni che hanno saputo valorizzare il nostro mare più bello, accanto a paesaggi incantevoli pregni di storia e cultura che rispondono a un turismo esperienziale fatto di scoperte del territorio” ha concluso il presidente di Legambiente Puglia Ronzulli. Un lavoro encomiabile, al termine del quale ne viene fuori una fotografia di quelle che sono le eccellenze dei mari e dei laghi italiani più belli, un’occasione anche per riflettere sul percorso intrapreso e su quello che ancora, ogni amministrazione è chiamata a fare per tutelare, valorizzare e sviluppare la straordinaria ricchezza e la travolgente bellezza del proprio territorio.

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L'AIP - Autorità Idrica Pugliese conquista un risultato finora unico in Puglia: è il primo Ente a dotarsi dello standard internazionale per la prevenzione della corruzione con la certificazione ISO 37.001:16 conferita dalla KIWA Cermet spa. Utenti e gestori del servizio idrico integrato potranno seguire con maggiore trasparenza le attività dell'AIP relativamente a delibere ed atti amministrativi. Il presidente Antonio Matarrelli ha espresso soddisfazione per il conseguimento della certificazione al termine di un percorso voluto con determinazione da AIP mettendo al centro la trasparenza intesa come primo obiettivo per la gestione delle attività. Un motivo di orgoglio anche per Acquedotto Pugliese, come rimarcato dal suo Presidente Domenico Laforgia, per il quale il lavoro con AIP è specchio di una simbiosi perfetta di visione, in cui priorità, strategie e risultati sono strettamente intrecciati nel lavoro quotidiano per il bene comune a servizio della comunità.

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CONDOTTA



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DE FINIBUS


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È la parte terminale dell'Acquedotto Pugliese. Carica di fascino e bellezza dal 1939. Dal 2015 la cascata è anche illuminata a suon di musica. Uno spettacolo suggestivo che lascia senza fiato nelle sere d'estate. Da vedere assolutamente.

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È qui che finisce il viaggio, dove per un attimo ti senti a casa tua e quell’attimo dura un’eternità”. Recita così una poesia del poeta salentino Cosimo Russo, prematuramente scomparso nel 2017, che accoglie i tanti turisti di Santa Maria di Leuca, da sempre attratti dalle sue straordinarie bellezze. Punta del tacco d’Italia, definita anche come “finibus terrae”, Santa Maria di Leuca ha tra le sue unicità, la cascata monumentale, tratto finale del grande Acquedotto Pugliese, oggi diventato un vero e proprio attrattore turistico. Costruita negli anni ’30 e terminata nel 1939, la cascata è una struttura artificiale inaugurata negli anni del Fascismo dal Duce in persona, che volle realizzare nell’ultimo tratto una colonna romana, per celebrare la fine dei lavori. La cascata

negli anni addietro era collegata alla condotta di Acquedotto Pugliese, rappresentando lo scarico naturale e diretto a mare del ramo ionico. Oggi invece la condotta è disconnessa dalla rete di AQP, per evitare inutili sprechi di una risorsa preziosa come l’acqua. Non è quindi alimentata da acqua potabile, ma da una cisterna interrata, collegata a sua volta ad un pozzo, da cui attinge acqua salmastra. Fascino e bellezza caratterizzano questa opera di alta ingegneria che si trova sul promontorio di Punta Meliso e che è perfettamente integrata con tutto il paesaggio circostante. Uno spettacolo di acqua, luci e colori che affascina ogni volta i residenti e i turisti, grandi e piccini, ammaliati da tanta bellezza. “L’effetto scenografico è importante – racconta David Solari, responsabile ambito 13 provin-


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cia di Lecce di AQP – perché il salto idraulico che dalla cisterna arriva fino alla bocca della cascata è di ben 23 metri. Occorrono all’incirca 36/48 ore per riempire completamente la cisterna; in una ventina di minuti si esaurisce l’effetto, con l’acqua che dopo aver riempito l’alveo, sfocia nel mare attraverso le tre grotte delle Cazzafri”. La cascata monumentale, oggi gestita dal Comune di Castrignano del Capo, è stata interessata nel corso degli anni da numerosi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. In particolare, nell’ultimo periodo, i tecnici di Acquedotto Pugliese hanno portato avanti un importante intervento di risanamento dell’ultimo tratto della condotta, interessata da diverse perdite. “Abbiamo sostituito circa 60 metri di tubatura in cemento armato

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– spiega David Solari – con tubatura in ghisa e, attraverso l’utilizzo di innovativi strumenti tecnologici e droni, siamo riusciti anche a eliminare un’altra perdita più a monte”. Oggi la cascata monumentale viene accesa in particolari periodi dell’anno, come durante le festività natalizie e pasquali, mentre a partire dal mese di giugno, viene accesa per tutta l’estate, ogni venerdì alle ore 21, con un gioco scenografico di luci d'artista e colori che lascia tutti i presenti a bocca aperta. Ci sono due luoghi da cui poter godere dello spettacolo di colori e luci della cascata monumentale di Leuca: dal belvedere vicino alla Basilica, su Punta Meliso oppure dal porto ai piedi della Colonna Romana. Due differenti punti di vista, che offrono però un'ottima visibilità, regalando emozioni diverse. In entrambi i

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Ammirare Santa Maria di Leuca da un'altra prospettiva è possibile: basta recarsi al porto, cuore pulsante della marina. A destra: un particolare della vasca a valle dove convogliano le acque. Al centro la colonna romana voluta da Mussolini per la fine dei lavori di Acquedotto.

luoghi poi è possibile percepire la freschezza dell'acqua che scorre rapida e veloce nell'alveo artificiale fino a sfociare in mare. Dall'alto si può godere della vista dell'intero paesaggio di Santa Maria di Leuca, dal basso invece si può ammirare l'imponenza e la bellezza del monumento. “Per i residenti, la cascata monumentale è quanto di più bello si possa desiderare, perché è il monumento che più ci rappresenta – queste le parole del consigliere comunale di Castrignano del Capo e delegato all'Ambiente, Roberto Calabrese – insieme ad altri monumenti come il santuario della Madonna de Finibus terrae, la Torre di Salignano, la Torre dell'Omomorto e il Castello di Giuliano. Tutti pezzi di storia che definiscono l'identità del nostro territorio”. Una storia, quella della cascata monumentale di Santa Maria di Leuca,

da cui è dipeso lo sviluppo socio-economico di tutto il territorio del Basso Salento, da sempre caratterizzato da una particolare e persistente aridità. Qui, negli anni '40, avere finalmente fontane, da cui poter attingere acqua fresca, ha rappresentato un grande salto di qualità. Fondamentale è la costante collaborazione tra i diversi enti, come l’Amministrazione Comunale di Castrignano del Capo, Acquedotto Pugliese e AIP, Autorità Idrica Pugliese che insieme, fianco a fianco, sono riusciti a conservare e a valorizzare la bellezza di questo luogo, che trasmette emozioni uniche a chiunque si ritrovi ad ammirare e a godere di questo spettacolo. “Un monumento così magico – ha commentato Roberto Calabrese – non poteva che essere qui a Santa Maria di Leuca, alla punta dell’Italia, a testimoniare la bellezza di un luogo di


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partenza ma anche di accoglienza, che unisce popoli e comunità diverse, legate da un profondo sentimento di fratellanza”. Un monumento tra i più belli nel Mezzogiorno d'Italia che però richiede anche un po' di fatica per essere fruito, con i suoi 296 gradini che costeggiano la cascata e che collegano il piazzale panoramico della Basilica con la parte bassa di Leuca, rappresentando un tratto della via Crucis, un sentiero lungo il quale si possono ammirare ben quindici gruppi scultorei in bronzo con circa quarantesei figure che raccontano gli ultimi momenti della vita e della passione di Cristo. Ma non solo. Infatti, proprio dalla cascata monumentale passano tutti i cammini lenti della via Francigena e ai piedi del monumento, poi, si svolge la cosiddetta Carta di Leuca, un laboratorio permanente, interculturale e interreligioso, al quale

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partecipano giovani che vivono sulle sponde del Mediterraneo e che si impegnano nella costruzione di un futuro migliore. Un meeting dedicato alla pace quindi che proprio qui, in questo luogo, trova il suo centro. Infine, dalla cascata parte e giunge il percorso della ciclovia di Acquedotto Pugliese, un itinerario cicloturistico di 500 km che segue il tracciato di due condotte storiche dell’acquedotto: il Canale Principale, da Caposele a Villa Castelli. Un percorso escursionistico che attraversa tre regioni del Mezzogiorno, la Campania, la Basilicata e la Puglia e che ripercorre la storia dell'acqua che giunse alla punta del tacco d'Italia. Ai piedi della bellissima cascata monumentale, poi, si trova una scultura, realizzata dall'artista salentino Mario Calcagnile e denominata “Trittico della trascendenza”, che racconta la

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leggenda di Leucasia, una meravigliosa sirena, dalla chioma bionda e dalla pelle candida, che viveva nelle acque a sud di Castro. Chiunque avesse ascoltato il suo canto melodioso ne sarebbe rimasto incantato per sempre. La leggenda racconta che un giorno, Melisso, un giovane e avvenente pastore portò le sue pecore vicino la costa per poterle lavare e fu allora che Leucasia lo notò e cominciò a cantare, ma il pastore, innamorato perdutamente dell'aristocratica Aristula, resistette facilmente al canto della sirena. Leucasia allora, infuriata per il rifiuto, si vendicò e il giorno in cui Aristula e Melisso si recarono insieme sugli scogli, la sirena scatenò su di loro una terribile tempesta che travolse i due innamorati, che morirono così annegati a causa dell’ira di Leucasia, che fece sì che i corpi dei due giovani fossero distanti l’uno dall’altro, alle due estremità del golfo. La dea Minerva, però, assistette alla

terribile azione di Leucasia e decise di rendere immortali i due innamorati, trasformandoli in pietra, in quelli che oggi sono Punta Ristola e Punta Meliso, che sembrano quasi tendersi l’uno verso l’altra. La bianca sirena Leucasia, si tramutò invece in pietra per il rimorso di quanto aveva fatto e diventò la più bianca delle rocce, leukos appunto, cioè l’attuale Santa Maria di Leuca. Oggi su Punta Meliso c'è il Faro che guarda verso il mare, mentre Punta Ristola è il luogo dove si aprono le più belle grotte salentine, come la Grotta delle Tre Porte, la Grotta del Bambino e la Grotta del Diavolo. Un luogo, Santa Maria di Leuca, baciato dal mare e inondato di luce, dove natura, storia e leggenda si intrecciano per dare vita ad uno spettacolo unico e suggestivo e dove guardando verso l'orizzonte si possono vedere i due mari, il Mar Adriatico e il Mar Ionio, unirsi e fondersi.


CI PRENDIAMO CURA DELLA NOSTRA ACQUA L’ACQUEDOTTO | 2022 |

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Ogni giorno ci prendiamo cura del nostro acquedotto, bene prezioso per la comunità. Nel tuo abitato stiamo realizzando, con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale, un grande progetto per migliorare il servizio, ridurre le perdite e ottimizzare le pressioni idriche. PER INFO:

Stiamo lavorando per l’acqua, stiamo lavorando per te.

www.aqp.it

SOCIO UNICO

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ALLE SORGENTI DELLA STORIA Nel comune di Cassano Irpino, in provincia di Avellino, si possono ammirare quattro sorgenti che si sfidano in una gara di bellezza senza esclusione di colpi. In particolare quella Pollentina, una delle pochissime sorgenti “a pressione” in cui l’acqua viene fuori magicamente dal sottosuolo pura e ricca di ossigeno. Alle sorgenti di Cassano Irpino è dedicato un francobollo italiano.


didascalia: Lorescimilis voluptat ma des alis exerum, veles excepud antur? Volorio nsequibus dunt ut qui optium que diorum eum necabo. Nem nonsedi oreptatem quistii scienit. Nella pagina accanto: Velictis simenis conectur, cusandae. Metusapel magnatus demperum eature volupta tinustis pratur alisitatum fugiantur aspidelis eosapis eatur aut aliquamus reic tem everovi dundita Atios con pra dolu.


il contagocce 120 Sono gli anni di Acquedotto Pugliese. All’inizio del Novecento infatti venne proclamata la legge istitutiva che sancì la nascita del consorzio per la costruzione e l’esercizio di AQP. In occasione delle attività organizzate a Capurso per la ricorrenza è stato presentato il piano di investimenti fino al 2026. Oltre 2miliardi per il risanamento delle reti idriche e fognarie, con un importo di 198 milioni di euro, e il potenziamento dell’apparto depurativo. Quest’ultimo con 139 milioni di euro è un ambito strategico di intervento per Aqp. Sono stati inoltre candidati ulteriori interventi per altri 100milioni nell’ambito dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e resilienza. L’Acquedotto Pugliese è tra i più estesi d’Europa con oltre 20.000 chilometri di rete idrica, più di quattro milioni di cittadini serviti, 5 impianti di potabilizzazioni e 328 serbatoi.


ACQUA IN PUGLIA. OLTRE UN SECOLO DI STORIA Nel mese di maggio Capurso è stata al centro delle attività organizzate in occasione dei 120 di AQP. La città è stata scelta poiché terra natale di Francesco Lattanzio, fine intellettuale e insigne politico, che si batté fortemente per l’approvazione della legge istitutiva dell’Acquedotto Pugliese. Nel ricco calendario di appuntamenti che hanno animato la biblioteca comunale “G. D'Addosio”, convegni, tavole rotonde (“Alle sorgenti della storia”,“Acqua risorsa per il nostro futuro sostenibile), la mostra itinerante “La fontana racconta”e laboratori hanno avvicinato la cittadinanza all'uso consapevole dell'acqua, alle sue potenzialità e alla possibilità di considerarla come bene primario. Tutti i contenuti del ricco programma celebrativo sono fruibili on demand su TVA nella sezione eventi (www.tva.aqp.it) Numerosi i rappresentanti delle Istituzioni e delle associazioni intervenuti. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha sottolineato come l’avvento di AQP sia stata una vera e propria rivoluzione: “Solo ripensare alle avventure umane, tecniche e sociali che hanno segnato la storia della nascita di Acquedotto Pugliese dà la misura di una grande storia. La sfida adesso continua e dobbiamo consolidare il nostro lavoro di ricerca dell’acqua. Stiamo anche immaginando di produrre energia attraverso Acquedotto Pugliese e la sua capacità di garantire non solo il servizio idrico integrato”. Sul futuro delle attività sul territorio il presidente dell’Autorità idrica Pugliese, Antonio Matarrelli ha rimarcato come “Stiamo lavorando tutti in sinergia, Aqp, Aip, Regione e comuni. L’Autorità idrica ha approvato nel luglio dello scorso anno il Piano d’ambito, ovvero un piano strategico di investimenti, che si muove sulle direttrici di risparmio, rinnovamento delle reti, riuso e nuove fonti.”. Per Sergio Fontana, presidente Confindustria Puglia si tratta di “una storia che porta da sempre Primo zampillo a Bari il 24 aprile del 1915 benessere e lo farà ancor più nel nella fontana monumentale di Piazza Umberto prossimo futuro. Oggi con i suoi investimenti e progetti AQP è portatore di innovazione, di ricerca, di collaborazione con il mondo dell'università”.


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Le Gravine spettacolo delle Murge


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egli occhi di milioni di spettatori, il fantastico salto nel vuoto di “007 - James Bond, No time to die” che si lancia da un ponte che colpisce per la sua imponenza e bellezza. È il “ponte acquedotto” di Gravina in Puglia: 37 metri di altezza, lungo 90 metri e largo 5,5 metri, costruito per permettere l’attraversamento del “Crapo”, l’antico nome del torrente Gravina, e consentire ai fedeli di raggiungere la miracolosa chiesetta rupestre della Madonna della Stella. Non è chiara la data di realizzazione di quest’opera così imponente, ma è evidente che il primo pilone del ponte si poggia direttamente sulla pietra carsica. Un segno del legame tra natura e ingegno umano, che si perpetua attraverso i secoli. Alcuni membri della famiglia degli Orsini, nobili romani arrivati a Gravina agli inizi del 1400, pare che ne ordinarono, intorno alla metà del Settecento, la ricostruzione e la trasformazione in acquedotto, per portare sotto le mura della città le acque delle sorgenti

Sant’Angelo e S. Giacomo. Oggi il “ponte acquedotto” è un vero e proprio “brand turistico” per Gravina in Puglia, immersa nel cuore del Parco dell’Alta Murgia che accomuna, per affinità storiche e naturalistiche un’area vasta e affascinante che si estende fino a Matera, Laterza e Ginosa, lungo un paesaggio “disegnato” in modo determinante dall’acqua. “Questo ponte – ci spiega Ezio Spano, guida ambientalista escursionistica dell’associazione “Omini di Pietra” – rappresenta un vero e proprio “monumento all’acqua”, lo strumento con cui, attraverso i secoli, l’uomo ha saputo preservare un bene così prezioso come l’acqua, in un territorio spesso interessato dalla siccità. La cosa straordinaria è che ancora oggi, a distanza di secoli da quando quest’opera è stata progettata, il ponte continui a svolgere la sua funzione. La sua storia, dunque, continua a vivere nella nostra quotidianità. E tutto questo è straordinario” Il racconto appassionato di Ezio Spano si snoda in parallelo con i nostri passi lungo i sentieri


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La lama d'acqua del torrente che scorre lungo il tufo calcareo rende il paesaggio di Gravina unico nel suo genere. A sinistra, Complesso rupestre San Michele delle Grotte. (Tutte le foto dell'articolo sono di Carlo Centonze)

della gravina, spaccata in due parti lungo le sue strade da solchi e cicatrici che profumano di storia e di storie, di valore e di valori che hanno reso questo insediamento naturale un luogo adatto ad accogliere l’uomo lungo i secoli. Una serie di incisioni scavate nel suolo e nelle montagne, profonde centinaia di metri, erose dalle acque pluviali, che creano un impatto visivo straordinario, da togliere il fiato. Sul fondo di molte gravine è ancora possibile ammirare lo scorrere dei torrenti che le hanno realizzate con lavoro certosino, frutto di secoli di abrasione. “L’acqua è un elemento determinante – ci dice la nostra guida - nel disegnare le caratteristiche di questo territorio. Soprattutto in presenza di eventi pluviali abbondanti, che si stanno facendo sempre più frequenti, i rivoli dei torrenti si ingrossano notevolmente. Anche lo

stesso ponte acquedotto si riempie di acqua piovana in modo abbondante, scaricando l’eccesso di pioggia attraverso le feritoie laterali, creando un suggestivo effetto cascata. In tempi di siccità, il torrente si prosciuga quasi del tutto, in attesa di nuove piogge”. Oltre alle incisioni profonde delle “gravine”, molto suggestivo è il panorama delle “lame”, con cui si definiscono i solchi erosivi poco profondi, che convogliano le acque meteoriche dall'altopiano della Murgia verso il punto di chiusura del bacino idrografico cui appartengono. “Le lame – ci spiega Ezio Spano - vengono solitamente confuse con dei generici corsi d'acqua. La differenza tra lama e corso d'acqua è sostanziale, dal momento che nelle lame, a causa dell'elevata porosità del terreno, la circolazione superficiale è di piccola entità, men-

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tre risulta prevalente nel sottosuolo. Inoltre, le lame trasportano acqua solo in corrispondenza di eventi di pioggia, raccogliendo le acque del bacino idrografico cui appartengono, mentre sono sostanzialmente asciutte in periodi normali. Le lame, pertanto, risultano particolarmente fertili e sono solitamente coltivate”. I processi di formazione delle gravine sono paragonabili a quelli tipici della formazione dei deserti: le gravine raccolgono le acque solo nei periodi piovosi, ma la proprietà dei terreni calcarei di essere resi teneri dall'umidità, rende possibile l'erosione del letto della gravina anche in presenza di corsi d'acqua di portata modesta. In condizioni di aridità, infatti, i suoli e le rocce non producono sedimenti e non forniscono detriti tali da colmare i corsi d'acqua o da limitarne la forza erosiva. Allo stesso tempo, il calcare delle pareti risulta invece secco, duro e protetto da una patina che costituisce una protezione ulteriore al disfacimento, pertanto le gravine conservano i profili scoscesi L’acqua, dunque, può essere paragonata alla

sapiente mano che “modella, disegna e trasforma” questo meraviglioso paesaggio, che attira un numero sempre più elevato di turisti e amanti della natura, della flora e della fauna. Non a caso, soprattutto a causa delle condizioni impervie, le gravine costituiscono un rifugio per rapaci di piccole dimensioni come il lanario, il grillaio e il gheppio, ma anche il nibbio bruno, la poiana, il biancone, il capovaccaio e il gufo comune. Negli stagni presenti nelle gravine sono presenti l'ululone dal ventre giallo, tipico delle gravine dell'Italia meridionale, la rana, il tritone e il rospo. “Questo percorso attraverso l’acqua, la natura, la flora e la fauna rappresenta una esperienza sensoriale straordinaria. Lo stanno capendo molti turisti, che qui scelgono di approfondire la conoscenza del territorio attraverso escursioni in bicicletta. Un modo per apprezzare questo microcosmo fantastico in piena libertà, in silenzio, senza fretta. L’esatto opposto della frenesia che avvolge i nostri giorni”.


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TECNOLOGIA NO-DIGGING, ADDIO A SCAVI E DISAGI Se parlando di lavori di ripristino delle reti vi vengono in mente cantieri ingombranti, scavi, traffico in tilt, forti rumori e polvere siete fuori strada. La nuova tecnologia “no-digging”, detta anche “trenchless” cioè senza scavi, permette infatti di riparare o sostituire interi tratti di condotte senza bisogno di scavi. Un vero e proprio intervento dalla precisione “chirurgica” e senza disagi soprattutto in aree alto valore ambientale, di interesse archeologico e turistico. Il tutto avviene grazie a una prima mappatura delle condotte effettuata da un piccolo robottino “esploratore”. Sulla base dei dati raccolti viene programmato l’intervento. Ne è esempio l’attività effettuata da AQP poco prima dell’inizio della stagione estiva sul lungomare di Vieste per un totale di 500 metri tubature. Si erano verificate delle infiltrazioni di acqua salmastra e marina che avrebbero reso difficoltose anche le operazioni di depurazione. Un problema che trattato con le tecnologie tradizionali, ossia scavando, rompendo il manto stradale e sostituendo l'intera condotta, avrebbero comportato uno stop per le numerose attività, turistiche e commerciali, presenti nella zona. Sulla base della mappatura effettuata dal robottino è stata inserita sotto pressione una guaina termoindurente applicata alle pareti interne del tronco. I collegamenti idraulici sono poi stati ripristinati tramite fresatura dall’interno proprio in corrispondenza degli innesti. Le operazioni sono durate in tutto cinque giorni. Questo tipo di tecnologia permette inoltre di effettuare opere la cui longevità è garantita per decine di anni. La componente tecnologica è infatti molto spinta rispetto agli interventi “tradizionali”, ciò permette una sostanziale riduzione degli impatti ambientali. Evitare gli scavi infatti vuol dire impiegare meno mezzi, che consumano carburante. In questo modo si risparmia tempo e si protegge l’ambiente.

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Monti Dauni bellezze mozzafiato


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La Rocca. Ovvero: Rocchetta Sant'Antonio nota anche per il racconto sul miracolo della Madonna del Pozzo durante un raccolto di maggese.

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l viaggiatore che decide di intraprendere un cammino tra i Monti Dauni può fare scoperte sorprendenti. Ci si può imbattere in frammenti di storia riportati in vita da antiche rovine, affascinanti opere d’arte e dai racconti della gente ospitale. Si può restare senza fiato di fronte a bellezze naturalistiche nascoste nella vegetazione. Si può riscoprire una fede radicata nella storia e nei costumi pugliesi. Perché non provare allora letteralmente a perdersi, imboccando strade disseminate di curve e costeggiate da campi coltivati. A guidare il viaggiatore può essere idealmente il rumore dell’acqua. Primo tra i tesori di questo territorio.

la tradizione, proprio in quell’angolo nascosto dei Monti Dauni, circa tre secoli fa un contadino disperato per la siccità invocò la Madonna del Pozzo di Capurso affinché lo aiutasse con il raccolto. Perse i sensi e al suo risveglio il miracolo era compiuto: l’acqua era comparsa. Da allora la comunità di Rocchetta il 15 agosto celebra la patrona portandone in processione la statua dalla chiesa fuori dal centro abitato fin dentro le mura del paese di origine medievale. A separarli c’è una strada lunga tre chilometri. La statua dimora nella città fino al 26 di agosto, quando alle prime luci dell’alba viene ricondotta nel Santuario. Così il legame tra la città e l’acqua è rinsaldato anche dalla fede.

Il tetto amaranto della chiesa della Madonna del Pozzo di Rocchetta Sant’Antonio spicca oltre il mare d’oro composto dalle spighe di grano mosse come onde dal vento. Secondo

Percorrendo le strade in salita e le gradinate di Rocchetta si incrociano numerose fontanelle. Arrivate intorno agli anni Trenta, con l’avvento dell’Acquedotto, portano con sé il segno


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della storia. Tuttavia Rocchetta Sant’Antonio conserva anche numerose fontane “a bocca”, simbolo di un passato in cui la città ha sfruttato a pieno la ricchezza d’acqua sorgiva una volta scoperta. Ogni punto d’osservazione genera stupore. A lasciare a bocca aperta i visitatori non sono soltanto i panorami “mozzafiato”, ma anche la bellezza e le peculiarità architettoniche del territorio. Alessandro Gisoldi, dell’associazione culturale LiberaMente, racconta con orgoglio: “Da 10 anni il nostro Comune è insignito della bandiera arancione. Qui ci sono bellezze irripetibili come il Castello D’Aquino, di forma poligonale. Un esempio di architettura rinascimentale impreziosito dalla torre ogivale, simile alla prua di una nave. Ma anche i resti del castello di Sant’Antimo”. Natura, arte, architettura: sono tanti i gioielli che impreziosiscono il patrimonio di Rocchetta. Di fronte alla Chiesa Matrice, a metà di una ripida scalinata, due signore si fermano per cercare riparo all’ombra. La costruzione risale alla seconda metà del Settecento. Al suo interno si ergono i maestosi altari di Cimafonte e la tela della Madonna del Cardellino, l’opera più nota di Corrado Giaquinto esponente di spicco del Rococò napoletano. A pochi chilometri da Rocchetta svetta Sant’Agata. Ottocento metri sul livello del mare, circondata da boschi, al confine tra Puglia, Basilicata e Campania. Il punto d’osservazione ideale per il controllo del territorio è la Loggia della Puglia. Sulla vetta più alta sorge il Castello imperiale. Fu roccaforte di Longobardi, Bizantini e poi Normanni. Dal punto panoramico della piazza centrale del paese si vedono nitidamente il Tavoliere delle Puglie, il golfo di Manfredonia, il Vulture con i laghi di Monticchio e le alture di Lacedonia e Trevico nel territorio Irpino. Per questa posizione Sant’Agata di Puglia è conosciuta anche con il nome di “spione”.

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Federico II di Svevia definì il territorio di primaria importanza ai fini militari. Difficile sfuggire alla vista che si ha dalle quattro torri del castello. Da lì si diramano innumerevoli viuzze, intricate e suggestive al tempo stesso, che vengono chiamate “trasonne”. È facile perdersi, ma gli scorci appaiono improvvisamente permettendo ai viaggiatori di stupirsi e ritrovare la strada. Ai piedi del paese una statua della Madonna dell’aiuto è posta in prossimità di quella che è stata la prima fontana del paese, inaugurata negli anni Quaranta. Per gli abitanti del posto assistere allo zampillo dell’acqua fu una sorta di miracolo e qualche anziano nel paese ancora ne ricorda i racconti di gioia descritti dai genitori. Capita ancora che qualche santagatese prima di tornare a casa accosti con la macchina vicino alla fontana e spalanchi la bocca sotto il getto di acqua fresca per poi ripartire. Sant’Agata racconta

così la storia profonda dei Monti Dauni. “Il turismo a Sant’Agata è un turismo prettamente di prossimità”, ha spiegato Gerardo Lionetti, presidente della Pro Loco. “Per i borghi è la cosa più importante e tra le sfide che abbiamo per il futuro vi è quella di permettere ai visitatori di fermarsi anche per più giorni. Il 19 di agosto viene organizzato un corteo storico per ricostruire la storia del principe Pandolfo IV di Capua, conosciuto come Agatone. Governò sul territorio come un despota, costringendo tutte le novelle spose allo ‘ius primae noctis’. Secondo la tradizione fu ammazzato dal suo barbiere che si rifiutò di concedere la propria sposa. Al corteo storico negli anni hanno preso parte nomi illustri, come il nostro concittadino Toni Sant’Agata”. Le porte del centro storico, proprio in prossimità di quella che fu la sua casa, si aprono infatti con le frasi di una celebre canzone del

Sant'Agata, la sua posizione è tale che consente una vasta osservazione: dal Gargano al Tavoliere, dai monti della Basilicata a quelli della Campania, alla moltitudine di paesi e città di queste tre Regioni. Viene denominata "La Loggia delle Puglie" oppure "Lo Spione delle Puglie".


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compositore originario del comune foggiano scomparso lo scorso anno. “Lu castierre, lu monte, lu ponte…” poche parole con lui Toni ha evocato e raccontato all’Italia con orgoglio le sue origini.

Caratteristica peculiare del territorio sono le numerose aree verdi che lo circondano. La cima del Monte Crispignano, il monte Tre Titoli e il bosco Paduli. La ricchezza della natura fa il paio con la ricchezza culturale.

Percorsi i tornanti di Sant’Agata, si giunge in un paese che conserva nel proprio nome il profondo legame con l’acqua. Aquediae, acqua che cade. A 650 metri sul livello del mare il comune di Accadìa nasconde tra i sentieri erbosi delle colline circostanti uno degli scorci più suggestivi dei Monti Dauni che hanno l’acqua come protagonista. Si tratta delle Gole. Le acque del torrente Frugno scorrono lente tra l’alta vegetazione. Percorrendo il sentiero che costeggia i campi coltivati se ne percepisce dapprima l’odore e poi proseguendo il suono. Occorre superare curve strette e rami bassi per arrivare al laghetto incastonato tra due alture. Lungo la strada sorge l’antico convento della Madonna dei Teutoni. In quel luogo, vicino all’acqua, i cavalieri di ritorno dalla Terra Santa si fermavano per rifocillarsi e quindi decisero di fondare il convento.

“La storia è antichissima – racconta la presidente della Pro Loco di Accadìa – si pensa che San Pietro sia passato di qui. Tutt’intorno ci sono dei casali rurali, ancora visibili nell’antico rione Fossi. Il nostro comune è stato teatro di un grande evento storico. Nel 1462 arrivò qui Re Ferrante di Aragona. C’era la guerra tra gli angioini e gli aragonesi per il predominio del meridione. Qui per la prima volta Re Ferrante sperimentò la bombarda. Le mura crollarono e si diffuse la voce di questa potente arma e tutti gli altri comuni si arresero”. Il museo antistante la Pro Loco accoglie due statue appartenenti alla chiesa matrice della città risalente al 1200. Nel centro della città inoltre spicca la fontana monumentale del periodo aragonese. Accanto c’è la torre dell’orologio sulla quale sono impressi i bassorilievi

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del Quattrocento che hanno consentito di ricostruire l’antica conformazione del comune. Da alcuni anni l’antico centro storico di Accadìa, disabitato dal terremoto del ’30, accoglie un importante festival internazionale di Blues. Ad agosto decine di musicisti da ogni parte d’Europa e non solo arrivano ad Accadìa con le loro note. I Monti Dauni attraggono e affascinano sempre più visitatori. A fine giugno il GAL Meridaunia ha promosso con successo il festival itine-

rante dei “Monti Dauni”, toccando i comuni di Lucera, Alberona, Biccari, Troia e Roseto Valfortore. Il paesaggio rosetano è costellato dagli antichi mulini ad acqua, costruiti a ridosso dei corsi che scorrono nell’area. Tra i più antichi ve n’è uno risalente al 1338, rimasto in funzione fino al Novecento. Veri e propri monumenti all’ingegno e alla tenacia di un popolo. Arriva così una “consacrazione” dell’entroterra pugliese come meta dal forte attrattore turistico che mette al centro la vera ricchezza di Puglia: i borghi, la storia, la natura... le persone.


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UN RISULTATO STORICO PER MARINA DI LESINA: LA FAMIGLIA AQP SI ALLARGA NEL FOGGIANO Una firma che vale centinaia di sorrisi, quelli degli abitanti e dei turisti della Marina di Lesina nel Foggiano. Il 14 giugno è stata sottoscritta l’intesa tra Comune e Acquedotto Pugliese per la presa in carico della gestione delle reti idriche e fognarie da parte di AQP. Una decisione attesa da circa 12 anni, che permetterà di realizzare una serie di interventi di ammodernamento. Per la località, dalla forte vocazione turistico-balneare, si tratta di “un momento storico” come ha sottolineato il sindaco Primiano Di Mauro con soddisfazione: “Ci siamo sentiti ripetere mille volte che non sarebbe successo e invece caparbietà e buon senso hanno avuto ragione. È stato un vero lavoro di squadra, come quello che dovrebbe prevalere in ogni territorio. Ognuno ci ha messo il proprio: AQP, AIP, il Comune”. Trova così soluzione anche la necessità di adeguare l’impianto di depurazione presente a Lesina. In linea con quanto previsto dal piano di tutela delle Acque della Regione Puglia AQP ha aggiudicato in via provvisoria l’appalto integrato di progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori di adeguamento dell’impianto. L’obiettivo degli interventi è la rimozione dello scarico nel sottosuolo. L’attività rientra nel programma di interventi 2020-2023 messo a punto dall’Autorità Idrica Pugliese per un importo complessivo di 6.500.000 euro. Numeri e dati che si concretizzano in un servizio migliore per i cittadini e per i turisti. “Acquedotto Pugliese ha anche l'importante compito – come sottolineato durante la firma da Rossella Falcone, Consigliera del CDA di AQP – di contribuire al miglioramento della vivibilità e della rilevanza turistica delle nostre realtà, come per Lesina che conta 2mila abitanti ma in estate raggiunge le 30mila presenze. Siamo molto soddisfatti di questo importante risultato poiché era una partita aperta da un ventennio e sembrava non trovare soluzione”.

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Parole come gocce THE SOURCE SCRIVERE SULL'ACQUA Dodici scrittori e dodici racconti per immaginare un futuro che non vogliamo EDITORE: DE AGOSTINI PAGINE: 256 EURO: 14,90 Enrico Beccastrini, Luigi Calisi, Apolae, Assunta Decorato, Luca Fasolato, Emanuele Finardi, Chiara Forlani, Mario Izzi, Maria Cristina Murolo, Nicola Vincenzo Pagan, Alessio Salvati, Stefano Tevini. Dalla loro penna, ma soprattutto dalla loro feconda immaginazione creativa nasce “The Source. Scrivere sull’Acqua”. L'antologia racchiude le opere dei 12 scrittori emergenti che hanno vinto l’omonimo concorso letterario sul genere “climate fiction”, promosso da Gruppo CAP. Dodici racconti diversi, accomunati dalla visione di un futuro prossimo complesso, in cui l’equilibrio ambientale dovrà fare i conti con una corsa verso il baratro in cui l’umanità sta precipitando, con scelte individuali e collettive di scarso respiro e di miope prospettiva. L’ambiente cambia perché le nostre scelte lo stanno modificando: le storie raccolte in questa antologia condensano al loro interno l’angoscia che attanaglia il nostro presente e le strategie folli e miopi con cui stiamo deviando gli equilibri del pianeta, lasciando lo spazio necessario per narrare timidi segni di speranza e di rinascita su cui costruire un domani “possibile”. «I racconti di questa raccolta – scrive Paolo Zardi nella prefazione – compiono quella piccola magia che è appannaggio solo della narrativa, che consiste nello spostare avanti di qualche anno la lancetta degli orologi e poi guardare cosa è successo al mondo: come è cambiato, cosa è diventato”.



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