Numero 1 - gennaio 2022
Numero 1 - gennaio 2022 - Anno L - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479
CINEMA
Il cancro nei film ha cambiato la percezione della malattia malgrado i tanti errori CLIMA
PREVENZIONE
Il cibo giusto e l’attività fisica proteggono dall’usura uomini e cellule
Non c’è salute per l’uomo senza un pianeta sano, dicono gli esperti
Salvatore Siena, da Ortigia a Milano
NUOVE CURE PER MOLTI PAZIENTI
SOMMARIO
FONDAMENTALE gennaio 2022
In questo numero:
08
DA RICERCATORE 04 VITA Disciplina e grande curiosità per fare ricerca e curare meglio 07 RUBRICHE I traguardi dei nostri ricercatori 08 PNRR Le innovazioni per i pazienti e la stabilità per i ricercatori FLASH 10 NOTIZIE Dal mondo PREVENZIONE 12 Il giusto cibo e l’attività fisica per prevenire i tumori e invecchiare meglio 12 TECNOLOGIA 16 La tomografia computerizzata compie 50 anni 18 RICERCA In Italia o all’estero malgrado la pandemia TESTIMONIANZA 20 Sostenere la scienza per alleviare la sofferenza CINEMA 21 Se ne parli male, purché se ne parli IFOM 24 La “dieta” della cellula influenza la capacità di riparare i danni al DNA 26 LaCOP26 salute dell’ambiente va a braccetto con quella umana 26 TESTIMONIANZA 28 Un impegno lungo 35 anni I GIORNI DELLA RICERCA 29 Cerimonia al Quirinale, premio Beppe Della Porta, scuole e media partner FONDI 36 RACCOLTA Partner 37 NUTRIZIONE Perché è importante variare la propria alimentazione? La salute MICROSCOPIO dell’ambiente 38 ILCapire per curare: riflessioni sul 2021 in vista del 2022
Come la sanità e la ricerca cambieranno con l’arrivo di nuovi fondi
Stili di vita, la vera svolta per ridurre la mortalità da cancro
37
Cibi vari sulla tavola
e quella dell’uomo
FONDAMENTALE
Anno L - Numero 1 Gennaio 2022 - AIRC Editore DIREZIONE E REDAZIONE Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro Viale Isonzo, 25 - 20135 Milano tel. 02 7797.1 - airc.it - redazione@airc.it Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa Rotolito S.p.A. DIRETTORE RESPONSABILE Niccolò Contucci
CONSULENZA EDITORIALE Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) COORDINAMENTO EDITORIALE E REDAZIONE Anna Franzetti, Simone Del Vecchio REDAZIONE Simone Del Vecchio PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Umberto Galli TESTI Riccardo Di Deo, Cristina Ferrario, Carlotta Jarach, Antonino Michienzi, Daniela Ovadia, Elena Riboldi, Fabio Turone FOTOGRAFIE Giulio Lapone 2021, Alberto Gottardo 2021, Gianmarco Chieregato 2021, Carlo Ramerino 2021
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EDITORIALE
Andrea Sironi
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Presidente AIRC
È questo il momento
L’
anno da poco concluso è stato molto impegnativo per la nostra Fondazione ma anche ricco di risultati positivi. La raccolta fondi ha registrato, nonostante il periodo difficile, un importante aumento, il quale ci ha consentito di rafforzare anche l’attività di finanziamento della ricerca scientifica. Il mio ringraziamento personale va a tutti i cittadini e le cittadine che, di fronte alla sofferenza e alle difficoltà causate dalla pandemia, hanno risposto con altruismo e generosità, così come agli oltre ventimila volontari che hanno offerto un fondamentale contributo alle campagne di raccolta fondi di AIRC. Questo è il mese delle Arance della Salute, una campagna molto importante per la nostra Fondazione, non solo per la raccolta fondi ma anche e soprattutto per diffondere l’importanza dei corretti stili di vita nella prevenzione dei tumori, un tema che viene ripreso all’interno del giornale. A titolo di esempio, l’OMS ha calcolato che se tutti adottassero uno stile di vita corretto si potrebbe evitare la comparsa di circa un caso di cancro su tre. Per questo è fondamentale l’attività di informazione e divulgazione svolta da Fondazione AIRC attraverso i media e i suoi canali: dai programmi per gli studenti e insegnanti nelle scuole alla partecipazione ai festival scientifici, dal sito ai principali social media. È un’attività di diffusione dei progressi della ricerca oncologica, di sensibilizzazione alla prevenzione e alla diagnosi precoce, e ancora di promozione delle discipline STEM, che contribuisce a diffondere la cultura scientifica nel nostro Paese e nella quale abbiamo intenzione di investire risorse importanti anche nel prossimo futuro. Lo scorso 19 novembre siamo stati ospitati del Presidente della Repubblica per la consueta cerimonia dedicata ai giorni della ricerca. Seppure a ranghi ridotti per via delle restrizioni imposte dalla pandemia, è stata una bellissima cerimonia, alla presenza dei ministri della sanità e dell’università e della ricerca. Il Presidente della Repubblica, nel ringraziare Fondazione AIRC per il suo impegno nel finanziamento della ricerca e nella divulgazione, ha evidenziato come anche le istituzioni pubbliche siamo impegnate in modo significativo nel promuovere la ricerca scientifica, attraverso importanti programmi quali Mission Cancer a livello europeo e il Piano nazionale di recupero e resilienza (PNRR) a livello nazionale. Come abbiamo evidenziato durante la compagna dei giorni della ricerca, “È questo il momento!”, e occorre unire le forze di tutti, istituzioni pubbliche e forze del terzo settore, per conseguire l’obiettivo finale, quello di sconfiggere il cancro!
Fondamentale per la prevenzione
A gennaio torna l’iniziativa Le Arance della Salute: per l’occasione Fondamentale dedica alcuni articoli al tema dei corretti stili di vita
GENNAIO 2022 | FONDAMENTALE | 3
VITA DA RICERCATORE Salvatore Siena
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a cura di FABIO TURONE a bambino divideva il suo tempo tra quello che per molti era il luogo dei sogni, il Supercinema Verga, costruito dal nonno materno con la piccola fortuna guadagnata in America e in giro per il mondo, e la farmacia di famiglia gestita dal papà Carlo e dallo zio prima nella Giudecca e poi al porto di Ortigia, la piccola isola collegata a Siracusa da due ponti. Salvatore Siena ha lasciato però Ortigia alla fine del ginnasio, per frequentare il triennio del liceo classico a Venezia, alla Scuola militare della Marina Morosini. “Ho preso la decisione ispirato da alcuni ragazzi che vi avevano studiato prima di me” racconta seduto nel suo ufficio all’Ospedale Niguarda di Milano, dove dirige il Reparto di oncologia. “Non ero attratto dalla vita militare ma dalla ricerca dell’indipendenza, e anche mio padre era contento che avessi deciso di uscire dal mio mondo per andare a conoscere persone tanto diverse da me e dai miei compagni di allora.”
Risultati e gerarchie
Disciplina e grande curiosità per fare ricerca e curare meglio L’esperienza formativa in una scuola della marina militare ha dato a Salvatore Siena quelle capacità di guida e gestione del gruppo che hanno decretato il successo della sua carriera come oncologo e scienziato 4 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2022
A Venezia la vita nel collegio militare è scandita da orari rigorosi, da una disciplina pensata anche per stimolare l’attitudine al comando e il passaggio all’età adulta, da una continua sottolineatura dei risultati raggiunti e delle gerarchie che ne derivavano: “Alla valutazione iniziale mi ero classificato tredicesimo del mio corso, ricevendo perciò un numero di matricola che terminava con il numero 13” rievoca il ricercatore. “Praticavamo moltissime attività sportive, sia di mattina presto, prima della colazione, sia nel pomeriggio dopo la scuola, e potevamo studiare solo un paio d’ore prima di cena.” Ogni attività svolta egregiamente portava a riconoscimenti e ad accumulare punteggio, il che permetteva poi di scalare la gerarchia, cui erano legate molte delle regole del collegio. Per esempio, gli allievi dovevano sedersi e alzarsi da tavola sempre in rigoroso ordine gerarchico.
“ In questo articolo:
cancro del colon-retto immunoterapia medico ricercatore
Siena guadagna rapidamente posizioni e diventa capocorso: “Ho sempre preso il massimo dei voti senza particolare sforzo. Era quasi più difficile stare al passo con tutti i cambi di uniforme cui eravamo obbligati per ciascuna delle molte attività giornaliere” racconta con un sorriso. “A ripensarci ora viene da sorridere anche all’idea che sia a tavola sia nel bar del collegio militare avessimo libero accesso agli alcolici, ma che chi veniva sorpreso a studiare di notte in bagno, al di fuori dell’orario previsto, fosse punito.” D’estate, con gli altri allievi del Morosini, ha il privilegio unico di imparare l’arte marinara in crociera sulla fascinosa nave scuola, lo storico veliero trialbero Amerigo Vespucci, ma un incidente all’occhio destro, subito durante una delle tante partite di tennis in collegio, gli rende impossibile una carriera in marina. Dopo l’esame di maturità, passa allora l’estate in Inghilterra per studiare l’inglese, e rimane colpito dai collegi di Cambridge. Tornato in Italia, è proprio la qualità dei collegi a fargli scegliere di iscriversi all’Università di Pavia, in particolare alla Facoltà di medicina, ispirato dalle scoperte di Marco Fraccaro, che proprio nell’ateneo pavese aveva creato il primo laboratorio italiano di citogenetica umana, di assoluta eccellenza internazionale.
“Al di là dell’oscenità del fascismo e della guerra stessa, sono figure straordinarie” spiega. “Mi hanno sempre affascinato le persone che si impegnano per superare i limiti.” Siena non si ferma a rifiatare nemmeno dopo la laurea: “La cerimonia fu alla fine del mese di luglio, e all’inizio del mese di agosto cominciai a lavorare come medico condotto nel paesino di Zerbolò, in una zona di risaie e riserve di caccia della ricca borghesia milanese, lungo il Ticino.” Tra i suoi compiti, nella veste di ufficiale sanitario, c’è anche quello di verificare che tutti i locali pubblici rispettino la nuova legge in tema di fognature, dovendosi barcamenare in uno scenario degno di una commedia di don Camillo e Peppone: “Tra il maresciallo missino, il sindaco comunista e il prete democristiano, ricevevo continue sollecitazioni ad approvare rapidamente questa o quella pratica” ricorda ridendo. Intanto entra anche nella scuola di specialità, ancora una volta subendo l’attrazione di una figura di assoluta caratura scientifica: il pediatra Roberto Burgio, che dirige la migliore clinica universitaria di Pavia, da cui in quegli anni sono passati anche Franco Locatelli, Antonio Siccardi, Antonio Lanzavecchia.
Si lavora in gruppo come sulla nave
Attratto dall’innovazione
Gli anni dell’Università trascorrono tra esami, guardie mediche, mostre d’arte e frequentazione degli artisti ospitati per lunghi periodi negli stessi collegi universitari, che lo attirano perché, come lui, sono alla costante ricerca dell’innovazione, dello scavalcamento dell’esistente. Uno spirito che, incontrandoli da giovane studente al Morosini, aveva trovato anche negli eroi di guerra Gino Birindelli e Luigi Longanesi Cattani, capaci di imprese considerate impossibili.
Dalla Grande Mela all’INT
Burgio lo stimola a fare domanda per una borsa di ricerca AIRC, che gli permette di andare a New York, per tre anni, a studiare il trapianto di midollo al Memorial Sloan Kettering Cancer Center, nel Dipartimento di pediatria diretto da Richard J. O’Reilly. “Un giorno O’Reilly mi chiamò per dirmi che ‘Giani’ voleva conoscermi. Era Gianni Bonadonna, che dirigeva l’oncologia medica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano ed era a New York per tenere una serie di seminari sul linfoma di Hodgkin” rievoca Siena. “Mi invitò a fare colazione con lui nel suo albergo l’in-
domani mattina alle 7, e poi a seguire il suo seminario alla New York University, e ne fui colpito.” Un paio di settimane dopo arriva da Milano una telefonata con un’offerta per andare a lavorare in via Venezian come contrattista. La proposta di Bonadonna, che era stato il primo sia ad applicare in Italia la metodologia degli studi clinici controllati in oncologia medica, sia a trattare farmacologicamente il tumore con la chemioterapia, è irresistibile. Durante il periodo in America Siena si era sposato con Lorenza Gandola, compagna di specialità a Pavia e di borsa AIRC allo Sloan Kettering, e la coppia è contenta di stabilirsi a Milano, dove nasceranno Dina e Nora, che mutuano dai genitori la voglia di viaggiare e di seguire i propri interessi, lontani dal mondo della medicina. “La famiglia lombarda di Lorenza mi ha accolto con grande affetto” racconta Siena. Anche grazie a quell’incontro fortuito con Bonadonna, Lorenza ha poi deciso di occuparsi di radioterapia pediatrica proprio all’Istituto nazionale dei tumori di Milano, ed è stata anche lei sostenuta da AIRC. L’obiettivo ambizioso a cui lavora Siena, sotto la supervisione di Massimo Gianni, è quello di rendere fattibile in clinica il trapianto di cellule staminali ematopoietiche mobilizzate nel sangue anziché espiantate traumaticamente dal midollo osseo. Dopo anni di ricerche di avanguardia, quando Gianni Bonadonna lascia l’istituto per motivi di salute, Siena si trasferisce nel neonato Istituto Humanitas, dove in un anno crea da zero una sezione per il trapianto di midollo osseo. “Dalla marina ho appreso come organizzare i piccoli gruppi” spiega. “Come nei sottomarini, non contano gli alamari, le divise e i bottoni dorati, ma conta che il siluro colpisca il bersaglio.” E il siluro va a segno anche quando viene chiamato all’Ospedale Niguarda per dirigere il Reparto di oncologia: lui ha sì il diploma di specialità in oncologia, preso dopo quello in pediatria e prima di quello in ematologia, ma si sente soprattutto un ematologo. Accetta comunque la sfida e mette in pieGENNAIO 2022 | FONDAMENTALE | 5
VITA DA RICERCATORE Salvatore Siena
Salvatore Siena con i collaboratori del gruppo multidisciplinare terapie del colon-retto
di i primi trial clinici oncologici creando un gruppo di ricerca sulle neoplasie del colon-retto, in un’epoca in cui si pensava che gli anticorpi monoclonali non potessero funzionare nei tumori solidi. Si rimbocca le maniche anche per trovare fondi con cui ristrutturare il reparto, perché le stanze dei pazienti abbiano il bagno, e mette a frutto il suo amore per le piante (ai pazienti che insistono per portargli un regalo chiede ghiande di querce, che ama piantare e veder crescere) per creare un’accogliente terrazza dove prima c’era uno spoglio tetto: durante la bella stagione i pazienti possono incontrare familiari e amici all’ombra di piante ornamentali provenienti da tutto il mondo, scelte per sottolineare la ricchezza della diversità.
to da un editoriale dal titolo esplicito: “Nuove opzioni terapeutiche per il cancro colorettale”. Il trattamento però funziona solo nel 20 per cento dei pazienti, e Siena vuole capire perché, e cosa si possa fare per renderlo efficace anche negli altri malati. Decide di interpellare Bert Vogelstein, massimo esperto di genetica dei tumori che lavora alla Johns Hopkins University di Baltimora, e lo scienziato americano lo mette in contatto con un ricercatore piemontese che ha collaborato alcuni anni con lui e sta rientrando in Italia, Alberto Bardelli. È l’inizio di un fruttuoso sodalizio scientifico e umano (Bardelli sì è innamorato anche lui di Ortigia) che continua a produrre risultati di eccellenza, con il prezioso contributo di Livio Trusolino e Silvia Marsoni – tutti all’epoca in forza all’Istituto di ricerca oncologica di Candiolo diretto da Paolo Comoglio e tutti ricercatori AIRC. Il gruppo accumula conoscenze sul ruolo di alcuni geni mutati (prima RAS e BRAF, poi Her2) nel meccanismo che porta alcuni tumori a non rispondere alla terapia, e che induce re-
Un progetto per trasformare la risposta alle terapie
Dall’ematologia ai tumori solidi
Nel 2004 pubblica, sul New England Journal of Medicine, un articolo sull’uso dell’anticorpo monoclonale cetuximab nel tumore del colon-retto metastatico, che ha l’onore di essere accompagna6 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2022
sistenza al trattamento con anticorpi monoclonali anche nei tumori inizialmente sensibili, e oggi, sempre in collaborazione con Bardelli e Marsoni, ha in corso due progetti finanziati da AIRC: il progetto ARETHUSA (come la fanciulla che secondo la mitologia greca fu tramutata in una fonte sull’isola di Ortigia), che punta a utilizzare una specifica chemioterapia per indurre nel tumore metastatico mutazioni capaci di trasformare i tumori oggi definiti “freddi”, cioè che non rispondono all’immunoterapia, in tumori “caldi”, ovvero sensibili al trattamento; e il progetto NO-CUT, che utilizza nei pazienti con tumore del retto localmente avanzato una combinazione di chemioterapia e radioterapia per ridurre la necessità di resezione chirurgica. Anche se l’Ospedale Niguarda cura ogni anno migliaia di malati – i ricoveri con diagnosi oncologica sono oltre 8.000 l’anno e superano un quinto del totale di tutti i ricoveri dell’ospedale –, a causa della pandemia il trial clinico sta ancora reclutando pazienti. Siena però, cui nel frattempo è stata assegnata la cattedra di ordinario di oncologia all’Università di Milano, fa proprio il motto dell’Amerigo Vespucci: “Non chi comincia ma quel che persevera”.
I TRAGUARDI DEI NOSTRI
... continua su: airc.it/traguardi-dei-ricercatori
Chemioterapia “mirata” per il triplo negativo I ricercatori dell’Istituto di endocrinologia e oncologia sperimentale del CNR di Napoli guidati da Laura Cerchia hanno messo a punto, con il sostegno di AIRC, un nuovo “mezzo di trasporto” per portare la chemioterapia direttamente alle cellule di tumore al seno triplo negativo. Come si legge sul Journal of Experimental and Clinical Cancer Research, gli autori hanno inserito il farmaco (cisplatino) in un involucro di nanomolecole biodegradabile sul quale sono state aggiunte molecole dette
aptameri. Gli aptameri, piccoli RNA che si possono produrre in laboratorio, permettono di trasportare il farmaco direttamente alle cellule di questo tumore del seno, sulle quali mancano i “bersagli” che consentono di utilizzare le terapie mirate oggi disponibili. Se l’efficacia di questo sistema verrà confermata da ulteriori studi, si potrà somministrare la chemioterapia solo al tumore, senza danneggiare le cellule sane.
Pancreas: una spinta all’immunoterapia Modificare il microambiente tumorale può aiutare a rendere il tumore del pancreas più sensibile all’immunoterapia. È quanto emerge da uno studio sostenuto da AIRC e portato a termine dal gruppo di ricerca di Giampaolo Tortora, del Policlinico universitario Gemelli di Roma. I risultati ottenuti in modelli animali e pubblicati sul Journal for ImmunoTherapy of Cancer mostrano che il trattamento con la molecola IMO-2125, capace di influenzare alcune risposte immunitarie, riesce a bloccare la crescita del tu-
more negli animali con malattia cosiddetta più immunogenica, ovvero in grado di innescare una più attiva reazione immunitaria. Nei tumori meno immunogenici la molecola da sola non basta, ma blocca il tumore se usata in combinazione con un farmaco immunoterapico già noto. Ulteriori analisi suggeriscono che IMO2125 modifichi il microambiente tumorale rendendo la neoplasia sensibile all’immunoterapia.
Una nuova chiave d’accesso al neuroblastoma Si chiama nucleolina la molecola che potrebbe far avanzare le terapie contro il neuroblastoma, uno dei tumori più frequenti in età pediatrica. Lo spiegano sul Journal of Experimental & Clinical Cancer Research i ricercatori coordinati da Fabio Pastorino dell’IRCCS Istituto Gaslini di Genova che hanno lavorato con il supporto di AIRC. Analizzando le cellule di neuroblastoma, gli autori hanno notato alterazioni nell’espressione della nucleolina, una molecola presente in tutte le cellule uma-
ne. Queste alterazioni suggeriscono la possibilità di usare la molecola come nuovo marcatore per diagnosi e prognosi, ma anche come bersaglio per nanoparticelle cariche di farmaci, migliorando l’efficacia della terapia e riducendo gli effetti collaterali. Il lavoro di Pastorino e colleghi punta ora a identificare il ruolo delle alterazioni della nucleolina nell’insorgenza e nello sviluppo del neuroblastoma.
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PNRR Ricerca e sanità
In questo articolo:
PNRR sistema sanitario nazionale ricerca scientifica
Le innovazioni per i pazienti e la stabilità per i ricercatori Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sono previste molte iniziative di sostegno alla ricerca, dall’acquisto di nuovi macchinari a nuove garanzie per la carriera dei giovani. Un’indagine nazionale ha fotografato le speranze riposte dai pazienti oncologici nei fondi che arriveranno
U
a cura della REDAZIONE n nuovo modo di gestire la medicina sul territorio, ospedali più efficienti e più moderni, più finanziamenti per la ricerca scientifica e per sostenere i giovani ricercatori italiani: questi sono gli obiettivi che si prefigge il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), messo a punto dal Governo per superare la crisi pandemica e dare una sterzata al piano di innovazione del Paese, nell’ambito delle due “missioni” che riguardano la sanità e la ricerca scientifica. Che cosa cambierà per i cittadini comuni e, in particolare, per coloro che
si trovano ad affrontare una malattia come il cancro? Alcuni benefici di questa ingente iniezione di denaro (per esempio gli effetti della riforma dell’assistenza sanitaria) si dovrebbero vedere in tempi brevi, mentre altri, come i risultati che produrrà una ricerca scientifica più moderna ed efficiente, richiederanno ovviamente molti anni. Resta il fatto che tutti e tre i pilastri intorno ai quali si è costruito questo ambizioso progetto (ovvero la digitalizzazione e l’innovazione, la transizione ecologica e una maggiore inclusione sociale) hanno un impatto importante proprio su servizi e attività essenziali per i malati di cancro. Per
Tante attese specialmente per i medici sul territorio
“ I
PIÙ STABILITÀ PER LA RICERCA
l mondo universitario e quello delle istituzioni di ricerca aspettano i fondi del PNRR soprattutto per poter avere accesso a dotazioni tecnologiche avanzate e dare continuità alla carriera dei ricercatori. Per ottenere questo risultato sono già previsti finanziamenti per le cosiddette piattaforme tecnologiche
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”
(alcune delle quali riguardano in modo diretto l’oncologia, come quelle destinate alle scienze omiche) e piani per la formazione e il sostegno dei giovani. I fondi per la ricerca ordinaria erogati dal Ministero dell’università e della ricerca dovrebbero finalmente essere messi a disposizione
questa ragione, subito dopo l’approvazione del PNRR nella sua forma generale, un gruppo di 39 associazioni di pazienti oncologici e oncoematologici ha condotto un’indagine su oltre 800 tra pazienti e caregiver per capire cosa, in concreto, desiderano coloro che devono affrontare la malattia e cosa può essere migliorato con i fondi che arriveranno. L’indagine, intitolata “La salute: bene da difendere, diritto da promuovere”, ha confermato che in Italia ci sono ancora troppe diseguaglianze nell’accesso alle cure, che i malati pagano lo scotto della mancanza di collegamento tra ospedale e territorio e che in alcune aree del Paese i macchinari per la diagnosi e le cure sono obsoleti e poco funzionali, vi è disomogeneità nell’accesso a screening, test e terapie e infine che i caregiver sono lasciati soli, spesso senza alcun supporto sociale.
Dal centro al territorio “Il PNRR è una grande opportunità per ridisegnare il modello di assistenza sul territorio, grazie agli oltre 7 miliardi stanziati per quest’obiettivo nell’ambito della ‘missione sanità’, ai quali si aggiungono gli oltre 4 miliardi resi disponibili dalla Commissione europea per programmi sull’oncologia” dice Annamaria Mancuso, coordinatrice del gruppo di lavoro che ha promosso l’indagine e presidente di Salute Donna Onlus, un’associazione nata nell’ambito dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano per sostenere le donne colpite da cancro al seno e i loro familiari. “Malgrado in Italia si registrino, rispetto al resto d’Eucon cadenza regolare e prevedibile (come già accade con i fondi di ricerca privati messi a disposizione degli scienziati dalle fondazioni come AIRC) e comprendere una serie di misure per sostenere e facilitare la carriera dei giovani più meritevoli (un altro ambito nel quale Fondazione AIRC già lavora fin dalla sua nascita), evitando l’emigrazione intellettuale che ha caratterizzato il Paese negli ultimi 10 anni.
ropa, i migliori tassi di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi, i pazienti oncologici sono troppo spesso lasciati soli e senza un’adeguata assistenza di prossimità, poiché tutto viene rimandato ai centri specialistici.” In sostanza, sebbene i centri specializzati siano essenziali nella fase di diagnosi e di programmazione della terapia, quando la malattia diventa cronica e richiede controlli costanti i pazienti preferiscono poter contare su centri e professionisti adeguati vicini a casa. Per questo la riforma del SSN prevede un rafforzamento degli ospedali a vocazione di cura e ricerca (i cosiddetti IRCCS), ma anche una migliore organizzazione della medicina sul territorio (per esempio istituendo le case della salute, raggruppamenti di medici di medi-
cina generale che, con la collaborazione di personale infermieristico, potranno prendere in carico l’assistenza domiciliare dei malati cronici e alcuni test diagnostici). Il Piano prevede anche un rafforzamento della telemedicina, soprattutto per garantire agli ospedali e ai medici più periferici la consulenza e la competenza dei centri specialistici. I consulti a distanza suscitano ancora perplessità tra i pazienti, specie tra quelli più avanti con gli anni, ma l’indagine delle associazioni mostra che le cose stanno cambiando: secondo il 55,3 per cento degli intervistati la telemedicina sarà preziosa per integrare la visita tradizionale, facilitare la comunicazione con l’oncologo (43,5 per cento) e ridurre ove possibile gli spostamenti da un’area all’altra del Paese (40,2 per cento).
Un fascicolo per tutto Un altro elemento essenziale per un’efficiente digitalizzazione delle cure è l’istituzione di un Fascicolo sanitario elettronico valido in tutto il Paese (un’esigenza sentita dal 40,9 dei pazienti e già prevista dal piano di potenziamento delle infrastrutture informatiche). Un tema, in particolare, unisce le innovazioni del SSN con la disponibilità di tecnologie e infrastrutture per la ricerca, prevista dagli investimenti della “missione ricerca”: l’accesso uniforme su tutto il territorio nazionale ai test genomici e alla medicina personalizzata per individuare le terapie più appropriate. Un obiettivo per cui sono necessari nuovi macchinari ma anche un numero sufficiente di tecnici formati al loro utilizzo. Infine, è stato istituito anche un Fondo triennale per le attività di cura non professionale, che i pazienti oncologici vorrebbero fosse usato per la formazione dei caregiver su assistenza, terapie e dispositivi, in particolare per insegnare loro come gestire il dolore e come somministrare le terapie al domicilio (esigenze sentite da oltre il 40 per cento del campione). GENNAIO 2022 | FONDAMENTALE | 9
NOTIZIE FLASH
Dal Mondo Cambia la radioterapia per il tumore del rene Da trattamento palliativo per gestire il dolore a nuovo approccio terapeutico efficace per tenere sotto controllo i tumori del rene oligometastatici, ovvero quelli in cui le metastasi sono poche (meno di 5) e diffuse in poche sedi. Potrebbe essere il nuovo ruolo della radioterapia per i pazienti colpiti da questo specifico tipo di tumore, secondo gli autori di uno studio pubblicato su Lancet Oncology. I ricercatori hanno usato la radioterapia come unico trattamento, ripetendola eventualmente in nuove aree di progressione della malattia, e hanno ottenuto risultati incoraggianti in termini di sopravvivenza libera da malattia, senza dover ricorrere a trattamenti chemioterapici. “Il tumore del rene è stato storicamente considerato resistente alla radioterapia, ma i nostri dati mostrano che, in un gruppo selezionato di pazienti, questo nuovo approccio è efficace” dicono i ricercatori.
Sì alle noci dopo un tumore del seno Consumare noci e noccioline sembra associarsi a una migliore sopravvivenza dopo una diagnosi di tumore al seno. Lo afferma uno studio pubblicato su Cancer Epidemiology nel quale sono stati analizzati i dati sul consumo di noci in circa 3.500 donne a partire dai 5 anni successivi alla diagnosi di cancro mammario. 5 anni dopo, e quindi a 10 anni dalla diagnosi, i dati hanno messo in luce che le pazienti che consumavano noci in misura superiore alla media avevano un inferiore rischio di ritorno della malattia e un ridotto rischio di mortalità rispetto a chi non le consumava.
Salmonella per viaggiare nel tumore
Uno studio eseguito in modelli animali di tumore epatico e pubblicato sulla rivista Nature Communications descrive un nuovo sistema, basato sull’uso del batterio Salmonella, per superare il problema di far giungere il farmaco fino all’interno della cellula. In questo specifico studio, il batterio è stato modificato in modo da non risultare pericoloso per l’organismo dell’animale e da poterne controllare la capacità di entrare nelle cellule tumorali murine. Una volta entrato in queste cellule, il batterio rilascia una molecola che blocca la crescita tumorale e migliora la sopravvivenza degli animali. Infine, si autodistrugge senza causare infezioni.
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Screening mirato per il tumore della prostata Lo screening attraverso l’esame del PSA potrebbe rivelarsi uno strumento salvavita per un sottogruppo specifico di uomini. Lo spiegano dalle pagine della rivista Lancet Oncology gli autori dello studio IMPACT, nel quale sono stati coinvolti 828 uomini appartenenti a famiglie con mutazioni tipiche della sindrome di Lynch, una patologia ereditaria che aumenta il rischio di sviluppare diversi tipi di tumore. In particolare, lo screening ha permesso di identificare molti più tumori nei portatori delle mutazioni genetiche analizzate. Come spiegano i ricercatori, nella popolazione generale lo screening con PSA non è una buona idea, perché il ri-
Dieta e cancro: i meccanismi dell’associazione
In uno studio pubblicato sulla rivista Nature, i ricercatori hanno osservato, in modelli murini di tumore del pancreas, che ridurre il consumo sia di grassi sia di zuccheri è più efficace che ridurre quello di soli zuccheri per rallentare la crescita del tumore. Gli autori hanno confrontato una dieta di restrizione calorica che riduce zuccheri e grassi con una dieta chetogenica (una dieta che prevede una riduzione drastica degli zuccheri e un incremento dei grassi), dimostrando che la restrizione calorica funziona meglio per rallentare la crescita del tumore, perché lo priva dell’energia proveniente dagli zuccheri ma anche dei lipidi, materiale di costruzione delle proprie membrane. “Questo non significa che i pazienti con tumore debbano seguire uno dei due regimi alimentari” precisano i ricercatori. Lo scopo dello studio era infatti comprendere come la dieta impatti sulla crescita tumorale per poter poi costruire strategie terapeutiche mirate ed efficaci.
schio di diagnosi falsamente positive è troppo alto. “Ma nei pazienti con sindrome di Lynch il tumore, quando presente, è spesso aggressivo, per cui uno screening annuale potrebbe fare la differenza” spiegano.
La metastasi è anche questione di forma
La cosiddetta “morfodinamica” potrebbe essere una delle chiavi per la comprensione dei meccanismi che portano alle metastasi. È quanto emerge da un articolo pubblicato su Scientific Reports, nel quale gli autori si sono concentrati sullo studio della forma delle cellule tumorali e sui suoi cambiamenti (morfodinamica) nel processo di movimento verso una nuova sede. Grazie anche a un sistema basato sull’intelligenza artificiale, si è visto che le modifiche sono regolate sia dalle caratteristiche dell’ambiente sia da una specifica via di segnalazione interna basata sulle molecole Rho/ROCK. “Comprendere e riprogrammare la morfodinamica potrebbe aiutarci a predire e controllare la formazione di metastasi” dicono i ricercatori.
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PREVENZIONE Stili di vita
Il giusto cibo e l’attività fisica per prevenire i tumori e invecchiare meglio Per aiutarci a prevenire i tumori a tavola servono poche regole generali, le stesse che aiutano a rallentare l’invecchiamento e che al contempo proteggono il pianeta in cui viviamo
DAL WCRF
IL DECALOGO DELLA PREVENZIONE
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a cura di CRISTINA FERRARIO ggi sappiamo con certezza che alimentazione squilibrata, peso corporeo eccessivo e sedentarietà sono responsabili di una quota piuttosto elevata di tumori: dal 30 al 40 per cento secondo le stime.” Esordisce così Giovanna Masala, dell’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica (ISPRO), da anni impegnata nello studio del legame tra alimentazione e cancro. “Studiare queste associazioni non è affatto semplice, ma la ricerca ha già permesso di raggiungere risultati molto interessanti in termini di conoscenza di questo legame, sia dal punto di vista generale sia
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da quello genetico e molecolare” aggiunge, ricordando il ruolo fondamentale di Fondazione AIRC nel sostenere questo filone di ricerca. LA PAROLA ALLA SCIENZA Non ci sono dubbi: il cibo è un fattore determinante per lo sviluppo di molte malattie e il cancro non fa eccezione. “Molti studi che ci hanno fatto scoprire questo legame sono di tipo cosiddetto osservazionale, ovvero studi nei quali i ricercatori hanno seguito gruppi di persone per diversi anni alla ricerca di un legame tra ciò che dicevano di mangiare e le malattie che sviluppavano” afferma Masala, citando lo studio European Prospective Investigation into Cancer and Nutri-
La ricerca va dal piatto ai meccanismi molecolari
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oche ma efficaci, le regole di prevenzione frutto del lavoro degli esperti del World Cancer Research Fund. E molte di queste puntano proprio su una dieta sana.
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Mantieni un peso sano – cerca di non accumulare peso in età adulta. Fai attività fisica ogni giorno – muoviti di più e passa meno tempo seduto. Segui una dieta ricca di cereali integrali, frutta, verdura e legumi – basa la dieta su questi alimenti. Limita i “fast-food” – ma anche i cibi lavorati e ricchi di grassi o zuccheri. Limita il consumo di carne rossa e lavorata – se riesci, evita gli insaccati. Limita il consumo di bevande zuccherate – prediligi l’acqua. Limita il consumo di alcol – per la prevenzione del cancro è meglio eliminarlo. Non utilizzare supplementi per prevenire i tumori – cerca di ottenere tutti i nutrienti dalla dieta. Allatta al seno, se puoi – fa bene alla mamma e al bambino. Segui le raccomandazioni anche dopo una diagnosi di tumore, se possibile – chiedi sempre consiglio al medico su come comportarti.
In questo articolo: stili di vita prevenzione invecchiamento
to digerente (colon-retto, stomaco, eccetera), ma anche di altri tipi di cancro, come quello al seno o alla prostata.
tion (EPIC), uno dei principali nel settore, al quale lei stessa partecipa assieme al suo gruppo. Si tratta di uno sforzo enorme, partito negli anni Novanta del secolo scorso e che ha coinvolto oltre mezzo milione di persone in 10 Paesi europei, alle quali è stato chiesto di fornire informazioni su alimentazione e attività fisica. Inoltre, da ogni partecipante è stato prelevato un campione di sangue per poter poi procedere, con l’acquisizione di nuove conoscenze, alla ricerca di specifici marcatori, tracce biologiche di come si è mangiato nella vita e delle abitudini che si sono acquisite. L’Italia è tra i protagonisti di questa ricerca con 47.000 persone coinvolte in cinque diversi centri (Torino, Varese, Firenze, Napoli e Ragusa). “Molte raccomandazioni sulla prevenzione del cancro at-
traverso l’alimentazione e lo stile di vita derivano proprio da questo sforzo” dice l’esperta, sottolineando l’enorme ricchezza rappresentata dai dati e dai campioni biologici raccolti all’interno di EPIC. Per esempio è possibile confrontare l’impatto di abitudini alimentari molto diverse, come quelle tipiche dell’area mediterranea e dei Paesi del Nord Europa, sul rischio di sviluppare un cancro, ma anche affrontare il problema dal punto di vista molecolare. “L’analisi dei campioni di sangue ci aiuta a identificare i meccanismi più fini alla base del legame alimentazione-cancro” precisa Masala, ricordando che l’alimentazione sana non è legata alla prevenzione solo dei tumori più direttamente legati all’appara-
SPEGNERE L’INFIAMMAZIONE I cambiamenti nell’alimentazione e nell’attività fisica hanno un effetto biologico dimostrabile anche sui processi di invecchiamento, di cui il cancro è una delle tante espressioni. Lo ha dimostrato proprio il gruppo di ricerca di Masala nell’ambito dello studio DAMA (dieta, attività fisica e mammografia), finanziato da AIRC e che ha coinvolto oltre 200 donne in post menopausa, tra i 50 e i 69 anni. “Di tutte abbiamo raccolto dati personali e clinici e un campione di sangue da cui estrarre il DNA per le analisi molecolari, poi le abbiamo suddivise in quattro gruppi” spiega Masala. “Alle donne dei primi tre gruppi abbiamo proposto un intervento attivo di modifica rispettivamente della dieta, dell’attività fisica o di entrambe. Le partecipanti del primo e del terzo gruppo sono state invitate a preferire un’alimentazione basata soprattutto su prodotti vegetali, tra cui cereali integrali e frutta secca, e povera di prodotti raffinati e trasformati, a tenere un diario alimentare e a partecipare a incontri periodici di cucina. Alle donne del secondo e del terzo gruppo è stata proposta un’ora al giorno di attività fisica moderata (come la camminata veloce) e un’ora alla settimana di un’attività più intensa in palestra, oltre a incontri
Cambiare abitudini ha un effetto biologico
periodici con passeggiate di gruppo.” Alle donne del quarto gruppo, infine, sono state date informazioni sulle scelte alimentari e di movimento più indicate per la prevenzione, senza tuttavia proporre interventi attivi. Dopo due anni, è stato raccolto di nuovo un campione di sangue da tutte le partecipanti. Tra gli obiettivi c’era verificare se queste modifiche prolungate delle abitudini di vita avessero un effetto su alcuni marcatori biologici associati all’infiammazione, che nella sua forma cronica è un fattore noto per lo sviluppo dei tumori. “Abbiamo notato che i cambiamenti negli stili di vita, in particolare quelli legati all’attività fisica, permettono di rallentare il naturale aumento legato all’età di alcuni marcatori dell’infiammazione come la interleuchina-6” spiega Masala. E i ricercatori hanno inoltre osservato che mangiando in modo sano e facendo regolare attività fisica si invecchia più lentamente. “Parliamo di modifiche in marcatori epigenetici dell’invecchiamento, che non riguardano la sequenza del DNA, ma meccanismi che regolano l’espressione genica, cioè il fatto che i geni siano accesi o spenti” precisa l’esperta. TANTE SFUMATURE DI GUSTO Uno degli errori da evitare quando si pensa alla prevenzione del cancro a tavola è credere che esistano alimenti “anticancro”, sufficienti da soli a tenere alla larga la malattia. “Dobbiamo allargare lo sguardo” spiega Masala. “Lo hanno fatto gli esperti del
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PREVENZIONE Stili di vita
World Cancer Research Fund (WCRF) quando hanno definito il loro decalogo di prevenzione, una delle fonti più autorevoli cui affidarsi” aggiunge. Le raccomandazioni non parlano di specifici alimenti da consumare ma puntano piuttosto a definire un regime alimentare fatto di tanta frutta e verdura, cereali integrali, poca carne e prodotti di origine animale, pochi grassi e zuccheri. La dieta mediterranea rappresenta un buon modello da seguire, che si contrappone a quello della cosiddetta “dieta occidentale”, ormai diffusa anche in Italia e basata su cibi pronti, molto calorici e ricchi di grassi e zuccheri. Esiste inoltre un legame indissolubile tra la salute dell’uomo, quella degli animali e quella dell’ambiente. È il concetto di OneHealth, la salute globale. E le regole da seguire per mantenersi in buona salute sono le stesse per uomini e ambiente. “La produzione e il consumo di cibo sono tra i principali responsabili delle emissioni di gas serra, dello sfruttamento del suolo e dell’insorgenza di malattie come il cancro” scrivono i ricercatori dello studio EPIC in un articolo pubblicato a ottobre 2021 sulla rivista Lancet Planet Health. Nel loro lavoro gli autori hanno dimostrato che, con una dieta prevalentemente basata su cibi vegetali (la EAT-Lancet diet), si potrebbero prevenire, in un periodo di vent’anni, fino al 63 per cento dei decessi e al 39 per cento dei tumori. “Inoltre, seguendo lo stesso regime alimentare, avremmo una riduzione fino al 50 per cento nelle emissioni di gas serra e fino al 62 per cento nell’utilizzo di suolo” spiegano gli esperti. Un’altra buona ragione per mangiare sano.
Alcol e cancro, c’è poco da brindare Pochi sanno che questa sostanza può provocare non solo il tumore del fegato, ma anche altri tipi di tumori, tra cui quelli del distretto testa-collo, spesso diagnosticati in stadio avanzato. Il rischio aumenta quando il consumo di bevande alcoliche si abbina al fumo di sigaretta
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a cura di ELENA RIBOLDI iecimila casi di tumore diagnosticati in Italia nel 2020 dipendono dal consumo di alcol. A dirlo è uno studio pubblicato sulla rivista Lancet Oncology, in cui è stato analizzato il peso del consumo di alcol sulla genesi dei tumori. Gli autori hanno stimato che in tutto il mondo i casi annuali di cancro attribuibili a questa sostanza siano più di 740.000, tre quarti dei quali si sviluppano in individui di sesso maschile. Pensando alle malattie legate all’abuso di alcol, vengono subito in mente la cirrosi epatica e il tumore al fegato; tuttavia, quello epatico non è l’unico tipo di cancro che può essere provocato da un consumo irresponsabile di alcol. A livello globale, al primo posto per numero di casi vi è infatti il tumore dell’esofago, seguito dal cancro al fegato e dal tumore mammario. L’elenco comprende però altre neoplasie meno note, come quelle
di testa e collo. La scarsa conoscenza del problema ostacola la diagnosi tempestiva, riducendo le probabilità di guarire. È bene quindi che se ne parli. UN DANNO DIRETTO “In Italia ci sono circa 13.000 casi all’anno di tumori del distretto testa-collo, i cui principali fattori di rischio sono alcol, fumo e infezione da papillomavirus” spiega Laura Locati, direttore dell’Ambulatorio di oncologia traslazionale degli Istituti clinici scientifici Maugeri di Pavia. “Fumo e alcol, specie se combinati, agiscono a livello delle mucose del cavo orale e creano un danno locale che aumenta significativamente la probabilità di sviluppare un cancro.” I tumori testa-collo comprendono quelli del cavo orale (lingua, pavimento della bocca, palato, guancia, tonsilla) e quelli della faringe, della laringe, dei seni mascellari e delle ghiandole salivari; il consumo di alcol si associa nello specifico ai
tumori del cavo orale, della faringe e della laringe. “Fumo e alcol operano quello che viene detto sinergismo con potenziamento: la somma dell’effetto dei due fattori è maggiore del risultato aritmetico” aggiunge Franco Ionna, direttore della Struttura complessa di chirurgia maxillo-facciale e otorinolaringoiatrica dell’Istituto nazionale tumori Fondazione Pascale di Napoli. “È come se uno più uno fosse uguale a tre.” IL PARADOSSO DELLA VISIBILITÀ “I forti fumatori e i forti bevitori sono soggetti ad alto rischio” prosegue Locati. “Purtroppo, spesso si tratta di persone poco inclini a sottoporsi a cure o a visite preventive, e di conseguenza i tumori del cavo orale vengono diagnosticati in uno stadio tardivo. Questo è un paradosso, perché la sede in cui sono localizzati e i sintomi dovrebbero renderli identificabili più facilmente rispetto ad altri tipi di tumore.” Chi è colpito dalla malattia, semplicemente ignora che si possa trattare di un cancro. “In presenza di una lesione in bocca che non regredisce con un antinfiammatorio ma anzi tende a crescere, a dare dolore, a sanguinare, è necessario andare dal medico o dallo specialista il prima possibile” raccomanda Locati. “Diagnosticare il tumore precocemente aumenta le probabilità di guarirlo: più il cancro è di grandi dimensioni più è difficile eliminarlo e controllarlo nonostante cure più intensive.” Esistono inoltre problematiche di contorno. “Spesso il soggetto che beve tanto e che fuma tanto è una persona che ha poca cura di sé, che mangia male”
racconta Locati. “Frequentemente si presenta alla prima diagnosi in condizioni generali già non ottimali e con un profilo nutrizionale scarso. Diventa quindi difficile persino sottoporlo ai trattamenti.” IL PESO DELLA DISINFORMAZIONE “Nel 70 per cento dei casi i pazienti che arrivano da noi hanno tumori avanzati, con metastasi al collo” riferisce Ionna. “Le diagnosi tardive sono in gran parte legate al comportamento del paziente e solo in minima parte a errori diagnostici.” I tumori del cavo orale rischiano infatti di non essere riconosciuti dal medico. “I tumori avanzati vengono individuati dagli specialisti in chirurgia maxillo-facciale o in otorinolaringoiatria; i tumori in stadio iniziale potrebbero invece essere identificati correttamente dai dentisti, sempre che il soggetto vada dal dentista, ma non sempre
è così, e a quel punto progrediscono a tumori avanzati.” È perciò importante educare sia i soggetti a rischio sia i medici. “L’Associazione ospedaliera italiana centromeridionale otorinolaringoiatrica, di cui sono presidente, sta portando avanti campagne di sensibilizzazione per la prevenzione e la diagnosi precoce” spiega. “È fondamentale coinvolgere i dentisti e i medici di base, cioè coloro che per primi intercettano i pazienti. Se le lesioni vengono sottovalutate, il paziente può
LINEE GUIDA
DIMMI QUANTO E COME
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l rischio di sviluppare tumori non riguarda solo gli alcolisti cronici: esistono altre modalità di consumo altamente dannose. Per descriverle, le linee guida internazionali fanno riferimento a un’unità di misura chiamata unità alcolica (UA), ossia una quantità pari a 12 grammi di etanolo; una lattina di birra (330 ml), un bicchiere di vino (125 ml) e un bicchierino di liquore (40
essere sottoposto a trattamenti con antibiotici, antinfiammatori, collutori che risultano inefficaci. Riconoscere le lesioni iniziali significa invece poter guarire il paziente in oltre il 90 per cento dei casi e con interventi minimi.” GUARDARE LONTANO I tumori provocati dall’alcol hanno tempi di latenza lunghi – l’età media dei pazienti è di 55-60 anni –, ma la prevenzione deve partire da lontano. “Bisogna cominciare a parlare
di questi problemi con i ragazzi e generare consapevolezza dei rischi che derivano dall’assunzione di alcol e fumo” afferma con convinzione Locati. “Il punto fondamentale è quello di ridurre l’esposizione: più si beve e per più tempo si beve, maggiore è il rischio di sviluppare un cancro. Bisogna spiegare che l’alcol non ha solo effetti acuti, come la perdita del controllo o il rischio di andare incontro a incidenti stradali, ma anche effetti importanti sul lungo periodo che dipendono da quanto alcol bevi e per quanto tempo. E fumare peggiora la situazione.”
ml) contengono mediamente un’unità alcolica (detto altrimenti, bere 6 “shottini”, pratica oggi molto comune specie tra i giovani, equivale a scolarsi un’intera bottiglia di vino). Tipologie di consumo alcolico ad alto rischio sono, oltre a quello elevato abituale (cioè più di 2 UA medie giornaliere per gli uomini e più di 1 UA per le donne), anche il consumo episodico eccessivo, o “binge drinking” (l’assunzione di diverse UA in un’unica occasione), e il consumo esclusivo/prevalente fuori pasto (indipendentemente dalla quantità di alcol assunta).
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TECNOLOGIA Storia della TC
La tomografia computerizzata compie 50 anni In mezzo secolo la tomografia computerizzata (TC) ha rivoluzionato la diagnostica, e non solo nel campo dei tumori. Messa a punto anche grazie ai proventi dei dischi dei Beatles, oggi diventa sempre più efficace grazie a computer e intelligenza artificiale
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a cura della REDAZIONE a macchina che ha cambiato la storia della medicina moderna, la tomografia computerizzata, nota anche con la sigla TC,
compie 50 anni. Era infatti il 1971 quando, nella cittadina di Wimbledon, in Gran Bretagna, conosciuta soprattutto per il suo torneo di tennis, la prima TC rivelò la presenza di un tumore nel cervello di
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una donna di 41 anni. A produrre lo strumento era stata la Electric and Music Industries, meglio nota come EMI, proprietaria degli studi di Abbey Road resi famosi dai Beatles. E fu proprio grazie agli incredibili proventi dei dischi della band inglese che la EMI decise di diversificare le proprie attività e investire nell’imaging medico. L’anno successivo vide la luce il primo modello commerciale, creato dall’ingegnere della EMI Godfrey Hounsfield in collaborazione con il fisico Allan MacLeod Cormack. Ambedue, solo otto anni dopo la diagnosi di quel primo tumore, vennero insigniti del premio Nobel per la medicina e la fisiologia.
ra rivoluzione per lo studio del cervello, poiché prima di allora l’unico modo di studiare le lesioni cerebrali era l’autopsia, oppure tecniche in vivo pericolose e imprecise come la pneumoencefalografia, in cui veniva introdotta aria nella scatola cranica per poter valutare, con una normale radiografia, lo stato delle circonvoluzioni cerebrali. Presto, però, la tomografia computerizzata ha esteso il proprio “occhio” su tutti gli altri organi interni. Il New England Journal of Medicine, rivista medica tra le più importanti, ha dedicato all’anniversario un articolo che racconta alcuni retroscena di questa scoperta, essenziale anche nel campo dell’oncologia poiché ha consentito di visualizzare i tumori solidi a carico degli organi interni, prima di allora in molti casi pra-
Una macchina che ha fatto vincere il premio Nobel
DAGLI UMORI ALLE LESIONI La TC ha costituito una ve-
In questo articolo:
tomografia computerizzata diagnostica storia della medicina
ticamente invisibili. A mezzo secolo di distanza, la TC è uno strumento diagnostico indispensabile che ha contribuito alla conoscenza dell’anatomia umana e alla diagnosi di innumerevoli malattie. “La TC è figlia di una rivoluzione concettuale nella medicina del XIX secolo” spiega
Joel D. Howell, professore di storia della medicina all’Università del Michigan. “Nei secoli precedenti le malattie erano attribuite a uno squilibrio tra impalpabili ‘umori’. Solo nella Francia dopo la Rivoluzione francese si fa strada l’idea che le malattie siano dovute a lesioni fisi-
INNOVAZIONE
IL FUTURO DELLA TC
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uando, nei primi anni Ottanta, la risonanza magnetica ha fatto il suo ingresso nel mondo dell’imaging, qualcuno ha predetto la fine della TC: mentre la risonanza magnetica permette di visualizzare tessuti di diversa densità modificando i parametri della macchina e secondo assi diversi, il tutto senza ricorrere ai raggi X, la TC espone chi vi si sottopone a una dose di radiazioni, seppur sempre più bassa. Invece la TC non solo continua a essere usata, perché consente di vedere lesioni diverse rispetto alla risonanza, ma subisce anche continue evoluzioni tecnologiche che ne migliorano le performance. Negli ultimi trent’anni è stata sempre più utilizzata in ambiti come la traumatologia, l’oncologia, la cardiologia e la neurologia. Tra le varianti più innovative, la TC spirale e la TC multistrato (utilizzate ambedue, tra l’altro, nello screening dei tumori, e in particolare di quello del polmone) e, più recentemente, la TC spettrale che, malgrado il nome, non ha nulla di spaventoso, ma si riferisce a una particolare scomposizione dei fasci di raggi che permette di rilevare immagini ancora più nitide e precise, analizzabili anche con sistemi di intelligenza artificiale.
che, che il medico può identificare anche con l’aiuto di strumenti, il primo dei quali è lo stetoscopio, introdotto nel 1816 dal medico francese René Laennec. La seconda rivoluzione concettuale che porta allo sviluppo della TC è la scoperta dei raggi X, alla fine del XIX secolo. Si può finalmente guardare dentro il corpo, ma con molti limiti, soprattutto quando si tratta di tessuti molli come quelli degli organi interni.” La TC risolve infatti uno dei problemi principali dei raggi X, ovvero l’impossibilità di visualizzare gli organi che si trovano dietro a strutture più dense, come le ossa. Lo fa permettendo la ricostruzione tridimensionale delle immagini senza sovrapposizione tra le strutture. E per ottenere ciò sfrutta un’idea molto semplice quanto tecnicamente complessa: catturare immagini che sono in realtà sottili “fette” dell’organismo esaminato e riscostruirle al computer. In fondo, si tratta di fare in vivo (e su tutto l’organismo) ciò che già fanno gli anatomopatologi quando, dopo la morte, esaminano strato per strato gli organi interni alla ricerca della causa del decesso. UNA MEDICINA PIÙ COSTOSA “La TC è anche figlia dello sviluppo dei computer, senza i quali sarebbe impossibile ricostruire le immagini” spiega ancora Howell. “Non a caso la sua potenza e diffusione vanno di pari passo con lo sviluppo dei processori che consentono l’elaborazione dei dati.” La stessa EMI, nel produrre il primo prototipo, sbaglia
clamorosamente le previsioni: data la lentezza e la complessità dei primi modelli (la prima immagine richiedeva 9 giorni per l’acquisizione dei dati e 2 ore e mezza di lavoro del computer per la ricostruzione), stima che se ne venderanno al massimo 25 l’anno. Nel giro di pochi anni saranno invece migliaia, e poi milioni, gli esemplari venduti in tutti gli angoli del mondo. “La TC ha anche aperto la strada a una medicina più costosa, in cui gli esami diagnostici pesano in modo importante sui budget della sanità” spiega ancora Howell. “Nel 1971, la spesa sanitaria, negli Stati Uniti, era pari al 7,7 per cento del PIL. Oggi siamo quasi al 20 per cento, e molti di questi costi, oltre che per i farmaci innovativi, sono da attribuire alla diagnostica.” Come ogni innovazione tecnologica, la TC ha contribuito a migliorare le diagnosi ma ha anche i suoi “lati oscuri”: la sempre maggiore precisione (combinata con quella di altri strumenti diagnostici, come la risonanza magnetica) permette di individuare lesioni sempre più piccole, che spesso vengono trattate come patologiche anche se, in molti casi, potrebbero essere lasciate al loro destino senza che ciò incida sulla salute della persona. “Inoltre la TC è tra gli esami più prescritti senza una valida ragione” conclude Howell. “In futuro, dovremo imparare a determinare quando le lesioni sono davvero significative, se trovarle ci permette davvero di alleviare i sintomi dei pazienti e salvare vite e quando, invece, andarle a cercare non serve a nulla.”
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RICERCA Borse di studio
In Italia o all’estero malgrado la pandemia Anche quest’anno sono stati tanti i ricercatori che hanno chiesto ad AIRC una borsa di studio per sostenere la prima fase della propria carriera. Calano le domande per l’estero a causa delle incertezze sulla mobilità internazionale, ma arrivano per la prima volta anche le borse per i medici scienziati, figure sempre più necessarie
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a cura della REDAZIONE è chi ha chiesto fondi per restare a lavorare in Italia e chi ha scelto di spostarsi all’estero per periodi più o meno lunghi: le richieste di borse di studio arrivate a Fondazione AIRC nel 2021 hanno subito, in alcuni casi, l’impatto della pandemia, che ha reso i viaggi e le permanenze all’estero più complesse e incerte, ma i giovani ricercatori hanno mostrato intraprendenza e capacità nel presentare le proprie progettualità. “Abbiamo ricevuto 287 domande per borse di studio destinate a chi vuole restare in Italia. Fondazione AIRC ne ha finanziate circa un terzo” spiega Federico Caligaris Cappio, direttore scientifico. “Per l’estero ne sono arrivate solo 27, complice anche l’impossibilità di prevedere spostamenti presso istituzioni straniere nel momento del picco pandemico (le domande sono state presentate nella primavera del 2021). Ne sono comunque state valutate idonee sei.” La novità di quest’anno sono le borse intitolate a Gianni Bonadonna, uno dei padri della ricerca in oncologia clinica in Italia. Sono destinate a una figura sempre più necessaria e sempre più rara, quella del medico scienziato. “Il 18 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2022
Claudia Duranti percorso di studi tipico dell’Italia, che vede i giovani neolaureati in medicina entrare in scuola di specialità per lavorare in ospedale, penalizza chi sceglie di fare il medico ma anche il ricercatore, magari attraverso un dottorato di ricerca. I giovani medici arrivano al dottorato dopo la specialità, in media dopo ben 11 anni di studi. Per questo ab-
biamo pensato di favorire la loro scelta con borse di studio dedicate. Avere medici capaci sia di assistere il paziente in ospedale sia di lavorare in laboratorio è una necessità per una disciplina, come quella oncologica, sempre più tecnica e in rapida evoluzione” spiega Caligaris Cappio. Anche in questo caso la pandemia ha ridotto il numero delle richie-
Giovanna Carrà ste (ne sono arrivate 6), ma due di queste sono state giudicate di eccellenza: si tratta di due giovani dottoresse che andranno l’una in Gran Bretagna e l’altra negli Stati Uniti per tre anni a occuparsi rispettivamente di cancro ovarico e di cancro al seno. “Le borse di studio di AIRC sono il primo passo per sostenere la carriera dei ricercatori in Italia” afferma il direttore scientifico. “Dal 2022 introdurremo altre novità in questo ambito, con l’obiettivo di favorire sempre di più la crescita di una nuova generazione di scienziati.” Ascoltiamo quindi la voce di tre di loro, titolari di borse AIRC, che raccontano cosa si prefiggono di fare nei prossimi anni.
Anticorpi modificati “Mi sono avvicinata al campo di ricerca in cui si colloca il mio progetto, la produzione di anticorpi ingegnerizzati da utilizzare a scopo terapeutico in oncologia, durante i miei studi, nello specifico il corso di laurea in biologia prima e quello di dottorato in oncologia sperimentale e clinica poi” spiega Claudia Duranti, ricercatrice dell’Università di Firenze. “Il mio progetto mira a sviluppare un nuovo farmaco capace di riconoscere simultaneamente due molecole, chiamate hERG1 e integrina β1. In condizioni normali queste molecole non sono associate, mentre nel tumore del colon-retto e nel carcinoma a cellule chiare del rene formano un
complesso. Il fatto che tale complesso sia presente solo sulle cellule tumorali ci potrà consentire di colpire selettivamente il tumore, evitando effetti collaterali. La borsa di studio che ho vinto, intitolata a Francesco Tonni, ha una durata di due anni ed è per me motivo di orgoglio. Mi permetterà, oltre che di concretizzare il progetto, di acquisire maggiore indipendenza. Percepisco la responsabilità di ripagare con il mio lavoro la fiducia di coloro che mi stanno sostenendo in memoria del loro familiare, e in generale di tutti coloro che ripongono in AIRC la loro speranza per un futuro in cui il cancro sia diventato una patologia più facilmente curabile.”
Resistenza alle cure “Dopo la laurea magistrale in biologia, il dottorato di ricerca mi ha dato la possibilità di dedicarmi a un settore che mi interessava molto, quello dell’oncologia molecolare. Mi sono focalizzato su un argomento specifico: la resistenza alle terapie nel melanoma avanzato” spiega Ciro Francesco Ruggiero, che lavora all’Istituto nazionale tumori Fondazione G. Pascale di Napoli. “Il mio progetto si propone di studiare il ruolo di alcuni microRNA (piccole molecole di RNA con funzioni regolatorie) nella resistenza alle terapie a bersaglio molecolare usate nel melanoma metastatico con mutazioni del gene BRAF. Voglio studiare in che modo i microRNA contribuiscono a rendere il tumore insensibile al
In questo articolo: borse di studio medici ricercatori giovani ricercatori
trattamento. Inoltre, questi microRNA potrebbero servire da biomarcatori: analizzare la loro presenza nel sangue consentirebbe di riconoscere i malati che svilupperanno una resistenza precoce alla terapia e quindi di riuscire a cambiare il piano terapeutico offrendo al paziente la cura che ha maggiori probabilità di successo. La borsa di studio triennale che mi è stata assegnata è un’occasione di crescita professionale, per gettare le basi su cui fondare la mia carriera.”
Tumore al polmone “Nel corso del mio dottorato in medicina e terapia sperimentale mi sono occupata principalmente dello studio delle leucemie. Il mio attuale progetto di ricerca riguarda invece il tumore del polmone non a piccole cellule” spiega Giovanna Carrà, biotecnologa che lavora all’Università di Torino. “Sto cercando di caratterizzare una proteina, chiamata IκBα, che sembra essere coinvolta nell’aggressività di questa neoplasia e nella sua ridotta risposta alle terapie. Questa proteina può avere due localizzazioni all’interno della cellula. Quando si trova all’interno dei mitocondri, organelli che fungono da centrali energetiche, le cellule del tumore del polmone sono più maligne e hanno maggiori capacità di migrare e generare metastasi. L’intenzione è quella di sfruttare questa proteina come bersaglio terapeutico e come marcatore clinico per riconoscere i tumori più aggressivi. La borsa di studio triennale che mi è stata assegnata è dedicata a Giorgio Felisari. Considero il fatto che la Fondazione AIRC abbia valutato positivamente il mio curriculum un premio per quanto ho fatto finora.”
Ciro Francesco Ruggiero GENNAIO 2022 | FONDAMENTALE | 19
TESTIMONIANZA Grandi donatori
Sostenere la scienza per alleviare la sofferenza Anna Maria ha perso la madre per una leucemia. “Non è stato possibile fare molto per lei, ma spero che il mio contributo possa servire in futuro ad alleviare la sofferenza di altri malati”
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a cura di ANTONINO MICHIENZI on penso che ci sarà mai un mondo senza malattia, ma se c’è qualcosa che può aiutare a rubarle spazio e ad alleviare la sofferenza questa è la scienza. Le malattie, con il loro carico di dolore, lasciano un segno che non va più via, cambiano l’anima di una persona.” Anna Maria è una donna forte. Ha più di ottant’anni e vive in un piccolo paese dell’Appennino tosco-emiliano. Tra queste montagne, fitte di boschi, ha fatto per quasi mezzo secolo la maestra. La malattia e la sofferenza le ha incontrate più volte nel corso della sua vita. Negli anni passati a fare l’infermiera volontaria con la Croce Rossa all’ospedale di Pistoia, per esempio, ma anche quando il cancro
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le è entrato in casa, colpendo la mamma, Rina, che si è ammalata di leucemia quando aveva da poco superato i settant’anni. “Se ne è accorta da sola. Da qualche tempo aveva dei febbroni improvvisi. Poi, un giorno, si toccò dei linfonodi ingrossati sotto l’ascella. ‘Venite, ho la leucemia’ ci disse.” La lotta di Rina con la leucemia dura quasi dieci anni, tra trattamenti, febbri e trasfusioni. A complicare ulteriormente le cose c’è la distanza dai grandi centri, che non di rado costringe a lunghi spostamenti per le cure o perché la malattia si aggrava. “È morta che aveva 79 anni, nell’estate del ’91” ricorda Anna Maria. “A me il tema della medicina, dell’educazione scientifica, è rimasto sempre dentro.”
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e desideri legare il tuo nome, o il nome di una persona cara, alla lotta in prima linea contro il cancro, puoi scegliere anche tu, come Anna Maria, di istituire una borsa di studio biennale o triennale intitolata. Con una donazione straordinaria di 25.000 euro annui, contribuirai con-
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cretamente al sostegno della ricerca oncologica tramite la formazione di un giovane e brillante ricercatore. Per ogni domanda specifica e per individuare la formula di donazione più giusta per te è a disposizione Anna Massimiliani dell’Ufficio Grandi Donatori.
tel. 2002| FONDAMENTALE 779 72 94 -| anna.massimiliani@airc.it GENNAIO 2021
In seguito a questa perdita Anna Maria inizia a sostenere regolarmente AIRC, finché, a luglio 2019, si mette in contatto con la Fondazione con il desiderio di contribuire all’istituzione di una borsa di studio intitolata alla madre. “La scienza ha bisogno di costante supporto economico e io sono ben contenta, pur nelle mie modeste condizioni, di poter contribuire.” A ottobre 2021 ha potuto conoscere di persona la ricercatrice Michela Sgarzi, vincitrice della borsa sostenuta da Anna Maria, e visitare i laboratori del Dipartimento di medicina specialistica, diagnostica e sperimentale dell’Università di Bologna, dove la ricercatrice porta avanti uno studio sul recettore MET, alterato in diversi tipi tumorali. La borsa le garantirà uno stipendio per i suoi anni di dottorato. “Ci ha fatto vedere in cosa consiste il suo lavoro, ed è intervenuta anche la direttrice del laboratorio per darci un quadro più ampio delle loro attività” dice, raccontando le sensazioni provate durante la visita. “C’è una calma che ti rincuora, ti fa capire la gravità della missione, la difficoltà nell’arrivare alle soluzioni, ma anche l’impegno e la serietà con cui si lavora. E poi vedere questa ragazza vivace e determinata, con un progetto ambizioso e la voglia di portarlo a termine. Sì, credo proprio di aver onorato al meglio la memoria di mia madre e che lei sarebbe molto contenta” conclude Anna Maria. “Non è stato possibile fare molto per lei, ma spero che il mio contributo possa servire in futuro ad alleviare la sofferenza di altri malati.” Anna Maria con la ricercatrice Michela Sgarzi
CINEMA Il cancro nei film
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a cura di CARLOTTA JARACH l tumore è stato per tanti anni un grande assente dal cinema. Ha iniziato infatti a giocare un ruolo da protagonista nelle trame delle pellicole solo a partire dagli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, sempre però rigorosamente descritto come un male incurabile e usato quindi da espediente per trame strappalacrime. Pellicola perfetta, in tal senso, è stata Love story, del 1970, diretto da Arthur Hiller. Il film parla di due ragazzi, Oliver Barrett (interpretato da Ryan O’Neal), rampollo di una facoltosa famiglia e studente della prestigiosa Università di Harvard, e l’italoamericana Jennifer Cavalleri (Ali MacGraw), che si innamorano. Con una trama un po’ alla Romeo e Giulietta, i due si sposano pur sapendo di dover affrontare ristrettezze economiche. Non riuscendo ad avere figli, i due si sottopongono a esami clinici per scoprire una triste verità: Jennifer è vittima di una forma fulminante di leucemia, che non le dà scampo. Negli ultimi vent’anni il numero dei cosiddetti “cancer movies” è notevolmente aumentato, ma è cambiata la narrazione del tumore rispetto al passato? Potrebbe, il cinema, essere strumento di sensibilizzazione e informazione? I film sono veritieri nel raccontare la realtà dietro alle diagnosi? Domande che in molti si sono posti, in ambito artistico ma anche in ambito scientifico, tanto che alcuni anni fa un gruppo italiano, guidato da Luciano De Fiore dell’Università Sapienza di Roma, ha provato a rispondere a questi interrogativi. Oncomovies: cancer in cinema è il titolo dello studio che ha analizzato 74 anni di storia del cinema, dal 1939 al 2012 (anno della pubblicazione dei risultati), e che ha confermato la sensazione che i film raramente rispecchiano le reali probabilità di sopravvivenza dopo una diagnosi di tumore. Il cancro troppo spesso è usato come escamotage narrativo senza una particolare attenzione al progresso dei trattamenti oncologici.
Le pellicole con protagonisti pazienti oncologici sono comparse tardi nella storia del cinema e spesso sono poco accurate e hanno toni eccessivamente drammatici. Nonostante ciò, hanno contribuito a ridurre lo stigma nei confronti di una malattia un tempo impronunciabile
Lo studio Oncomovies Nello studio dell’Università di Roma, sono state analizzate 82 pellicole, molte incentrate su un personaggio a cui era stato diagnosticato un cancro: un reduce della guerra di Corea con un tumore al polmone (Clint Eastwood, in Gran Torino), un padre di famiglia ignaro della propria diagnosi perché i medici non glene parlano (Burl Ives, in La gatta sul tetto che scotta), un prete affetto da un tumore allo stoma-
co (Claude Laydu, in Diario di un curato di campagna). “Il cancro non è un argomento di cui è facile parlare” afferma De Fiore nel suo studio “e vederlo in un film dà al pubblico la possibilità di dare voce alle proprie emozioni.” Anche perché, soprattutto oggi, la vita dopo una diagnosi non è fortunatamente così cupa come è stata finora spesso rappresentata nelle pellicole di Hollywood. “Molto spesso il malato nei film non supera la malattia e la sua morte GENNAIO 2022 | FONDAMENTALE | 21
In questo articolo:
CINEMA Il cancro nei film
è in qualche modo utile all’esito della trama. Questo schema è così fortemente standardizzato che persiste nonostante i reali progressi delle cure” spiegava De Fiore. Infatti nelle pellicole analizzate a morire era il 63 per cento dei protagonisti, e il trattamento più frequentemente menzionato era la chemioterapia, seguita dagli antidolorifici, mentre i tumori più diffusi non erano quelli al seno, come avviene nella realtà, ma leucemie relativamente rare, linfomi o tumori al cervello. Inoltre, la rappresentazione di determinate classi socioeconomiche o anagrafiche era sbilanciata: l’età media dei protagonisti malati sullo schermo non rispecchiava la realtà epidemiologica, tanto che solo una minima parte dei protagonisti aveva più di 70 anni, l’età in cui più di
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cinema e cancro sociologia narrazioni
frequente si presenta la malattia nel mondo reale.
Linea sottile tra realtà e finzione
Quella epidemiologica è una chiave importante per rendersi conto, partendo dagli stessi film citati in Oncomovies, di alcuni limiti della messa in scena cinematografica di temi oncologici, e di come la scienza dietro ai tumori possa essere mal rappresentata. Guardando il film Erin Brockovich - Forte come la verità, per esempio, è facile fraintendere il concetto epidemiologico noto come “cluster di cancro”. Un cluster di cancro è un inatteso numero di casi di tumore registrato all’interno di un gruppo di persone in un’area geografica in un tempo definito. Per chi non avesse visto la pellicola, la protagonista Julia Roberts interpreta la segretaria di uno studio legale che
riesce a convincere 233 abitanti di una piccola cittadina della California a portare in tribunale il colosso americano Pacific Gas & Electric, responsabile, secondo gli abitanti e la stessa segretaria, di una serie di casi di tumore (molto diversi tra loro) per aver inquinato le falde acquifere della zona. Questo film potrebbe far passare un messaggio sbagliato, vale a dire che una causa comune (nel nostro esempio, l’inquinamento prodotto dalla Pacific Gas & Electric) possa essere responsabile di tanti e diversi tumori, o che le storie mediche personali dei singoli possano essere usate come prova statistica, distorcendo così la stessa nozione di rischio.
Il cancro nei film è presentato in modo irrealistico
Bene affrontare questi temi
Usare il grande schermo e le star del cinema per parlare di un problema reale può essere un importante strumento non solo per sensibilizzare gli spettatori, ma anche per i pazien-
ti (per renderli edotti di nuove terapie disponibili o di alcune dinamiche delle cure) e per gli operatori sanitari stessi, per educarli e farli riflettere su quali sono le conseguenze della malattia sulla sfera più intima della vita dei pazienti, come per esempio sul rapporto tra cancro e sessualità. Un altro argomento sensibile (si veda il già citato La gatta sul tetto che scotta) riguarda il rapporto fra medico e paziente. Spesso nei film vengono sottolineate soprattutto le reciproche mancanze, per esempio nel cult Un medico, un uomo, il cui protagonista è proprio un dottore che si trova ad attraversare il confine e diventare paziente e che, con un tumore alla gola, scopre che cosa significa trovarsi dall’altra parte della scrivania e quante complicazioni possono creare burocrazia e umane meschinità. Una volta guarito, il protagonista si dedica all’educazione dei colleghi di reparto. A dimostrazione dell’impatto che questo tipo di film può avere sulla stessa pratica clinica, diverse associazioni di pazienti statunitensi hanno riferito di utilizzare la pellicola per la formazione degli specializzandi in oncologia.
Comunque utile anche se scorretto
Il team di ricerca della Sapienza, in seguito alla divulgazione massiccia del proprio studio descrittivo in occasione del congresso della Società europea di oncologia medica (ESMO) e alla risonanza che tale studio aveva avuto, qualche anno più tardi ha ampliato e finalizzato la propria ricerca. Le pellicole esaminate in questo nuovo lavoro sono 148, quasi il doppio del precedente, 16 sono italiane, e italiano è proprio uno dei primi film a parlare di cancro: si tratta di Amanti di Vittorio De Sica, del 1968. I film affrontano tutte le tematiche rilevanti quando si tratta di malattia oncologica: la già citata epidemiologia del cancro ma anche le implicazioni economiche delle terapie, la gestione dei sintomi, gli effetti collaterali,
“ L
LE PAROLE PIÙ BELLE
”
e parole più belle del mondo non sono “Ti amo” ma… “è benigno”. Recitava così Harry Block in Harry a pezzi, di Woody Allen, ma di citazioni sul cancro se ne possono trovare molte. Sono 144 le pellicole recensite dalla versione in inglese di Wikipedia che parlano di cancro e, di queste, 14 hanno specifiche pagine presenti su Wikiquote, il sito web di citazioni della Wikimedia Foundation. Un film tra i più ricchi di citazioni è 50 e 50 di Jonathan Levine, con Joseph GordonLevitt e Seth Rogen che interpretano rispettivamente Adam Lerner e il suo migliore amico Kyle. La storia parla di terapie, disagio in ospedale e paura per il futuro in un paziente a cui hanno diagnosticato un cancro (un tumore maligno delle guaine nervose periferiche) a cui sopravvive solo la metà dei malati, come suggerisce il titolo. “Starai bene. 50 e 50!” dice un personaggio al protagonista. “Se tu fossi un gioco da casinò avresti le migliori probabilità di vittoria.”
Woody Allen, Elisabeth Shue e Billy Crystal sul set di Harry a pezzi
e ancora, la relazione tra paziente e medico, la psicologia, il fine vita. I limiti di questa rappresentazione sono evidenti: oltre ai problemi di incongruenza con la realtà epidemiologica già citati, gli esperti sottolineano quanto spesso il malato oncologico nel cinema scelga di “sacrificarsi” per gli altri, come vittima predestinata che si immola per il bene dell’umanità (per esempio in Space Cowboys e nel già citato Gran Torino). I film, quindi, parlano spesso di cancro ma ne parlano male, in modo irrealistico. Eppure anche questo serve, secondo gli esperti. “Se spesso sullo schermo il negativo e il dolore vengono sostan-
zialmente anestetizzati, quando il cinema tratta di tumore il più delle volte ciò non avviene. Lo spettatore ha dunque la possibilità di elaborare in forma di esperienza propria, personale, quel che l’opera gli offre. Ciò fa sì che, nelle storie cinematografiche che hanno al centro una problematica oncologica, il più delle volte chi guarda viene personalmente sollecitato” scrivono. “In questo modo la questione cancro, da problema individuale o tutt’al più familiare, assume una dimensione collettiva, non più solo personale, ma pubblica, contribuendo fattivamente a ridurre lo stigma nei confronti della malattia.”
Grazie al cinema, il cancro assume una dimensione collettiva
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IFOM – ISTITUTO FIRC DI ONCOLOGIA MOLECOLARE Ricerca farmacologica
La “dieta” della cellula influenza la capacità di riparare i danni al DNA I ricercatori di IFOM Milano hanno studiato come lo sbilanciamento di alcuni nutrienti nel microambiente cellulare riesce a modificare la risposta della cellula stessa ai danni subiti dal DNA
IL MODELLO
DAL LIEVITO ALL’UOMO
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utti i risultati descritti in questo studio sono stati ottenuti utilizzando cellule di lievito, un organismo apparentemente lontanissimo dall’uomo, ma che ha in realtà permesso di scoprire numerosi meccanismi biologici alla base del funzionamento delle cellule umane, sia normali 24 | FONDAMENTALE | APRILE 2020
sia tumorali. “I meccanismi principali della replicazione del DNA e le risposte al danno sono spesso simili nei diversi organismi, seppur con qualche differenza” spiega l’autrice dell’articolo. “Sulle cellule di lievito possiamo utilizzare approcci molecolari difficili da applicare su quelle umane” aggiunge, e poi conclude: “Il nostro lavoro parte da questi piccoli organismi, ma lo sguardo è sempre rivolto in avanti e arriva fino al paziente”.
In questo articolo:
danno cellulare meccanismi riparativi microambiente
a cura di CRISTINA FERRARIO odificare le proporzioni di alcuni aminoacidi rende le cellule più sensibili ai danni al DNA causati da specifici agenti tossici, quali per esempio alcuni farmaci utilizzati nelle chemioterapie antitumorali. Si può riassumere così il risultato principale di uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Developmental Cell e portato avanti dai ricercatori del gruppo di ricerca che si occupa di integrità del genoma all’interno dell’IFOM di Milano. “Già da diversi anni il nostro gruppo di lavoro, guidato da Marco Foiani, si dedica a comprendere i meccanismi legati al metabolismo cellulare che permettono al DNA di mantenere integra la propria struttura anche di fronte a un danno causato per esempio da agenti chimici o radiazioni” spiega Arta Ajazi, prima autrice dell’articolo. “Con questa ricerca ci siamo concentrati in particolare sugli aminoacidi, ovvero sui mattoncini che servono per produrre le proteine” aggiunge la ricercatrice, ricordando che lo studio è stato possibile anche grazie a un finanziamento di Fondazione AIRC assegnato a Marco Foiani, direttore scientifico di IFOM.
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sando per la proteomica – i ricercatori di IFOM sono riusciti a fare luce su alcuni meccanismi che rendono la cellula più sensibile al danno causato da agenti chimici. “Questa sensibilità al danno e al cosiddetto stress replicativo, ovvero alle mutazioni che interferiscono con la replicazione del DNA, è regolata in modo molto specifico nelle cellule” dice Ajazi, sottolineando che le cellule tumorali presentano spesso modifiche nel metabolismo che permettono loro di adattarsi anche a condizioni di crescita poco favorevoli, quali si verificano per esempio in presenza di chemioterapia. Parte anche da queste premesse lo studio che ha portato a comprendere meglio come utilizzare cambiamenti del metabolismo in chiave anticancro. Semplificando i risultati di uno studio tecnicamente molto complesso, lo sbilanciamento degli aminoacidi nel mezzo di crescita – ovvero la “dieta” fornita alle cellule di lievito usate come modello in laboratorio – causa l’attivazione del sensore Gcn2 che serve a proteggere le cellule stesse quando si trovano in carenza di aminoacidi. “Se questo sensore si attiva durante lo stress replicativo porta alla morte cellulare, un risultato che per noi è stato una sorpresa” aggiunge la giovane ricercatrice che, assieme ai colleghi, ha identificato le molecole coinvolte in questa risposta e un nuovo ruolo per la proteina che nel lievito si chiama Atg6 (chiamata Be-
Meccanismi per riparare il DNA danneggiato
PIÙ SENSIBILI GRAZIE ALLA DIETA Grazie alla combinazione di diversi approcci – dalla genetica alla metabolomica, pas-
clin 1 nelle cellule umane). “Sapevamo che Atg6 è coinvolto nell’autofagia, un fenomeno attraverso cui le cellule degradano alcune componenti intracellulari in condizioni di scarsa energia, e nella risposta al danno al DNA” spiega Ajazi. “Ora abbiamo scoperto che l’aumento della resistenza ai farmaci, un fenomeno che si nota nel caso di perdita di funzione di Atg6, non è legato all’autofagia ma alla capacità della proteina di influenzare la presenza di trasportatori degli aminoacidi a livello della membrana cellu-
lare.” Se Atg6 viene a mancare, si verifica un aumento del trasporto di aminoacidi verso l’interno della cellula e ciò permette di produrre proteine che consentono alle cellule di riparare i danni al DNA. “Questi risultati sono un punto di partenza: se confermati in cellule tumorali e compresi in maggior dettaglio, potrebbero portare a nuove strategie terapeutiche antitumorali basate su modifiche del contenuto di aminoacidi nella dieta per aumentare la risposta del tumore alle terapie” conclude Ajazi.
La ricerca aiuterà a battere la resistenza alle cure
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IFOM
l’Istituto di oncologia molecolare di AIRC, è nato nel 1998 e la sua importante attività di ricerca è cresciuta in questi anni soprattutto grazie ai lasciti testamentarii a favore di AIRC. “Ho deciso di disporre un lascito a favore di AIRC perché credo sia importante continuare a portare avanti le proprie idee anche quando non ci siamo più. E poi riservare una parte dei propri averi a favore delle cause in cui crediamo non significa togliere qualcosa ai figli. Tutt’altro. Credo che in questo modo si lasci loro qualcosa in più: un esempio.“ Lorenzo. Se desideri legare il tuo nome o quello di una persona a te cara alla realizzazione di un futuro libero dal cancro, puoi scegliere anche tu, come Lorenzo, di fare testamento a favore della ricerca. Per ogni domanda specifica puoi scrivere a info.lasciti@airc.it o contattare Chiara Blasi al numero di telefono 02 7797287
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COP26 Clima e salute
La salute dell’ambiente va a braccetto con quella umana A latere dell’evento che definisce le politiche per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, una giornata è stata dedicata alla relazione tra clima e salute, ben più stretta di quanto si possa immaginare
“M
a cura di DANIELA OVADIA edicane” è un termine giunto alla ribalta della cronaca quando un tornado (in inglese hurricane) ha colpito la regione del Mediterraneo, storicamente di rado interessata da questi fenomeni, abbat-
tendosi con inusitata violenza sulla città di Catania e sulle coste orientali della Sicilia. Chi si occupa di cambiamento climatico, però, sa bene che la violenza dei flutti è solo una delle numerose minacce per la salute umana, come hanno ricordato proprio nei giorni del Medicane gli esperti riuniti a Glasgow, in Scozia, per la Conferenza globale 2021 su salute e cambiamento climatico, parte del programma di incontri della Conferenza sul clima COP26. “Siamo abituati a discutere di cambiamento climatico come di una sfida ambientale
Molti effetti sulla salute sono ancora da studiare
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ed economica, ma è anche una delle sfide più urgenti per la salute” ha detto nel suo discorso di apertura Julia Gillard, ex prima ministra australiana e consigliera del Wellcome Trust di Londra, una delle maggiori charities a sostegno della ricerca scientifica. “Se riusciremo a dare vita a un movimento che tenga insieme la preoccupazione per il clima e quella per la salute, e sia capace di unire charities, ricercatori e decisori in tutto il mondo, potremo creare un futuro sano e sostenibile per le generazioni a venire.”
Conseguenze dirette e indirette
“Il cambiamento climatico ha molteplici effetti sulla salute, molti dei quali probabilmente non sono ancora stati identificati” spiega Paolo Vineis, epidemiologo dell’Imperial College di Londra. “Tra i più noti vi sono quelli diretti, come le morti premature causate dalle ondate di calore o dalle alluvioni, e quelli indiretti, come la diffusione di malattie infettive – l’esempio più vicino a noi è la pandemia di Covid-19 – a causa di alterazioni degli ecosistemi in cui vivono determinate specie animali. Ma un ambiente alterato produce anche conseguenze sulla salute non pronosticabili, come l’ipertensione dovuta alla salinizzazione dell’acqua, che ho studiato in Bangladesh, o effetti sulle malattie a lento sviluppo come il cancro. Per questo è necessaria un’azione congiunta, con misure che proteggano l’ambiente e anche
In questo articolo:
cambiamento climatico salute globale equità
la salute. Pensiamo alla riduzione del traffico privato. Avremmo un effetto sulla salute non solo per il minore inquinamento ma anche per la promozione della mobilità attiva, e dunque dell’attività fisica. Un altro esempio è costituito dagli interventi in agricoltura, finalizzati a ridurre l’impatto della produzione di cibo (in particolare di proteine di origine animale) sull’ambiente e, al tempo stesso, a migliorare la qualità dell’alimentazione umana, un’azione che ridurrebbe anche l’incidenza dei tumori.”
ciali ed economici” recita il decalogo destinato ai politici. Alla base di molte raccomandazioni c’è infatti la consapevolezza che l’importanza degli interventi a protezione dell’ambiente e volta a mitigare il cambiamento climatico non è stata percepita a sufficienza dai cittadini del mondo: la salute, però, è un argomento sensibile, il cui valore è facilmente comprensibile da tutti. Per questo è importante sottolineare la relazione tra riscaldamento globale e peggioramento delle condizioni di salute di ogni cittadino. Il decalogo dell’ONU va però oltre: chiede, per esempio, di costruire sistemi sanitari e strutture sanitarie capaci di adattarsi al cambiamento climatico e sostenibili sul piano ambientale. Questo include anche la progettazione di ospedali e case di cura che siano rispettose dei malati e poco inquinanti, fresche nei mesi estivi sempre più torridi ma non dipendenti da sistemi ad alto consumo energetico. Inoltre, l’ONU invita a portare avanti una transizione giusta e inclusiva verso l’energia rinnovabile, per salvare vite umane dall’inquinamento atmosferico. Nel decalogo si richiede di assicurare l’energia a tutti, in particolare alle famiglie e alle strutture sanitarie, per permettere di mantenere un buon livello di igiene e assistenza; di reimmaginare gli ambienti urbani, i trasporti e la mobilità; di promuovere sistemi alimentari sani e sostenibili, capaci di fronteggiare brusche variazioni di temperatura per
Non tutti sentono l’urgenza allo stesso modo
Dieci punti per i politici
Il percorso da seguire per ottenere un beneficio per la salute e per il pianeta è stato delineato nel rapporto La salute come motivo per agire sul clima pubblicato nel novembre scorso dall’ONU, che lo riassume in dieci raccomandazioni, ciascuna accompagnata dagli obiettivi concreti da perseguire. Queste dieci azioni mettono in luce soprattutto l’urgente necessità per i governi di dare priorità alla salute e all’equità, nel senso di consentire a tutti i popoli un accesso comparabile alle risorse disponibili. Per esempio, il primo punto invita i governanti a impegnarsi per una ripresa dal Covid-19 sana, verde e giusta. “La nostra salute non è negoziabile. Metti la salute e la giustizia sociale al centro dei colloqui sul clima. Sfrutta i benefici per la salute dell’azione per il clima. Dai priorità a quegli interventi climatici che producono maggiori vantaggi sanitari, so-
combattere la fame e la malnutrizione; di finanziare un futuro più sano, più equo e più verde per salvare vite umane. E infine di ascoltare maggiormente gli operatori della salute e la loro richiesta di agire rapidamente per mitigare il cambiamento climatico.
Gli operatori della salute
Oltre alle attività dell’ONU, sul tema clima e salute si registra anche una mobilitazione “dal basso” che ha prodotto un documento, sottoscritto nel mese di ottobre scorso da oltre 550 organizzazioni che rappresentano 46 milioni di infermieri, medici e altri professionisti sanitari, in forma di lettera aperta ai 197 leader politici presenti alla COP26, con un messaggio chiaro e perentorio: la crisi climatica è la più importante minaccia per la salute dell’umanità, e richiede contromisure tempestive e adeguate. Anche in questa lettera vengono citati l’inquinamen- Fame e to e le malattie emergenti e malattie riemergenti causate dal cam- infettive biamento climatico e dai fedipendono nomeni meteorologici estreanche mi. Solo nell’anno passato, si sono registrati veri e propri dal clima disastri senza precedenti in Cina, India, Pakistan, Vietnam, Canada, Germania e Belgio. Questi fenomeni estremi hanno spesso effetti duraturi sui sistemi di approvvigionamento degli alimenti, oltre che sull’abitabilità di intere regioni minacciate dall’innalzamento del livello delle acque, con conseguenze drammatiche anche sulla salute mentale di ampie fasce di popolazione. “La sanità deve diventare il cuore pulsante dell’azione sul clima” ha concluso a Glasgow Jeni Miller, Executive Director della Global Climate and Health Alliance. “Le decisioni che sono state prese durante COP26 definiranno la salute e il benessere delle persone in tutto il mondo per i decenni a venire.” GENNAIO 2022 | FONDAMENTALE | 27
TESTIMONIANZA Volontari AIRC
Un impegno lungo 35 anni Luisa sostiene AIRC, da donatrice e volontaria, dal 1985, nel suo paese ai piedi delle Alpi Carniche
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a cura di ANTONINO MICHIENZI a qualche settimana è in pensione. E non si può certo dire che non se la sia meritata: da quando aveva 17 anni Luisa ha fatto mille lavori, dall’impiego sulle navi da crociera in giro per il mondo all’insegnamento della dattilografia nelle scuole medie, dall’assicuratrice alla ristoratrice, fino a gestire un distributore di benzina. Luisa vive a Raveo, un paesino di
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DIVENTA VOLONTARIO AIRC
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Vuoi partecipare come volontario alle manifestazioni nazionali o agli eventi organizzati dai Comitati regionali?
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cinquecento anime immerso in una vallata alle pendici delle Alpi Carniche. È una delle più longeve sostenitrici di Fondazione AIRC, come volontaria e donatrice. Il suo impegno comincia nel 1985: “Mi coinvolse un’amica infermiera già impegnata nell’associazionismo” ricorda. A quei tempi l’unico evento di raccolta fondi di AIRC era l’Azalea della Ricerca, poi sono venute le Arance della Salute. E da allora Luisa non si è mai fermata, senza saltare un appuntamento. “La ricerca ha bisogno di essere sostenuta sempre. Non possiamo farlo a intermittenza. Se ci sono attività che contribuiscono a portarla avanti è giusto sostenerle con continuità” dice. Luisa è molto impegnata nella piccola comunità carnica: è attiva sia nell’associazione locale dei donatori di sangue sia nella ProLoco, e in passato è stata presidente dell’associazione sportiva Raveo, ma anche assessore allo sport e al sociale. È fermamente convinta che il volontariato e l’associazionismo siano essenziali. “Sono un modo per tenere in vita le comunità, specie quelle piccole come la nostra. Ognuno dovrebbe
dare qualcosa in base alle proprie capacità.” Quando l’abbiamo sentita, Luisa con i suoi compaesani stava già organizzando la manifestazione culinaria, poi annullata per via delle restrizioni legate al Covid-19, Sapori di Carnia, che, la seconda domenica di dicembre, da anni porta centinaia di persone nel piccolo centro, e che ha una peculiarità rispetto alle molte altre simili diffuse in Italia: gli stand non sono nelle piazze o sulle strade, ma nei cortili delle case, che così da spazio privato per un giorno diventano pubblici, al servizio della comunità e degli ospiti. È un forte segno di come ciascuno si possa mettere al servizio della collettività. Anche grazie a questa sua costante presenza, le iniziative a sostegno della ricerca sul cancro che Luisa organizza insieme a un paio di amiche sono sempre un successo. “Ho sempre avuto un ottimo riscontro da parte delle persone, tanto che le Azalee e le Arance sono diventate un appuntamento che le persone aspettano.” Lei ci mette del suo per coinvolgere i concittadini: post sui social network, messaggi, telefonate. “E poi, quando arriva il giorno, ci si mette in piazza” dice. “Il più delle volte non c’è da aspettare la fine della giornata. Le persone sanno già che saremo là e non è mai avanzata una reticella di arance!” Certo, alla fine di gennaio alle pendici delle Alpi Carniche il tempo non è dei più miti. “Non sono mancati i casi in cui nevicava. Ma siamo sempre riusciti ad allestire il nostro stand. E poi, i vicini ci viziano: tè caldo, biscotti… non patiamo né fame, né sete, né freddo” racconta Luisa, che in tutti questi anni non ha mai pensato di smettere di sostenere AIRC. “Se uno merita fiducia si va avanti” dice. “E AIRC non mi ha mai delusa. Quando c’è la serietà dell’organizzazione, poi, si va in piazza a testa alta.”
“Vado in piazza a testa alta, AIRC non mi ha mai delusa”
I GIORNI DELLA RICERCA Quirinale
“La ricerca è un vettore indispensabile del benessere della società” Pubblichiamo il discorso che Sergio Mattarella ha pronunciato per la cerimonia di chiusura dei Giorni della Ricerca. In questa occasione, AIRC gli ha conferito il premio speciale Credere nella Ricerca, per la sua autentica condivisione della missione di AIRC e per il costante impegno nella valorizzazione della ricerca oncologica italiana di Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica ivolgo un saluto al presidente della Corte costituzionale e ai rappresentanti del Senato e della Camera. Saluto la ministra dell’università e della ricerca e il ministro della salute, ringraziandoli per aver illustrato importanti programmi di cui hanno parlato. Saluto e ringrazio il presidente di
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Fondazione AIRC, professor Sironi, il direttore scientifico, professor CaligarisCappio, e la professoressa Piconese, che ha parlato rappresentando i tanti ricercatori che, grazie ad AIRC, sono impegnati in studi di altissimo valore per la cura di malattie fino a pochi anni fa considerate incurabili. La ringrazio per aver manifestato impegno e passione. Voi tutti – scienziati, medici, ricercatori, volontari, dirigenti e sostenitori di AIRC – siete i benvenuti al Quiri-
In questo articolo:
Quirinale e Sergio Mattarella istituzioni premio Credere nella Ricerca
nale. Siete testimoni di una realtà dinamica, rimasta fedele a una grande intuizione, e a una grande speranza: sconfiggere il cancro. Un obiettivo che, cinquant’anni fa, appariva come un sogno. Insieme, invece, sono stati compiuti grandi passi avanti e chissà se i fondatori di AIRC – pur nella loro grande lungimiranza – immaginassero così grandi progressi in pochi decenni. Oggi sappiamo che battere il cancro è possibile. È un traguardo a cui si può, e si deve, tendere. Non è ancora a portata di mano. Ma in molti ambiti – come ben sappiamo tutti – la percentuale dei guariti è salita costantemente. Le diagnosi sono più rapide, precoci, e questo consente di per sé una maggiore efficacia delle cure. Per tante patologie, la vita dei malati è migliorata, è divenuta compatibile con il lavoro e con la quotidiana serenità. Le terapie sono diventate meno invasive. Le prospettive di sopravvivenza si sono alzate. Nuove tecniche, nuovi strumenti e cure innovative – come quelle che fanno leva sulla reazione del sistema immunitario – consen- Nella foto: tono ogni giorno di più di sal- la ministra vare vite umane. dell’univerTutto questo lo si deve alsità e della la ricerca. Alla ricerca mediricerca ca, alla ricerca biologica e genetica, alla ricerca tecnologi- Maria Crica, alla innovazione digitale. stina Messa Quell’investimento in ricerca, che i fondatori di AIRC hanno voluto promuovere e proporre a istituzioni e società come una priorità anche per le politiche pubbliche, quell’investimento è diventato un grande moltiplicatore, ha allargato enormemente l’ambito dei campi di indagini. E dei risultati. Oggi, come ha detto il professor Caligaris-Cappio, la ricerca è interdisciplinare e va molto oltre lo specifico della medicina: gli specialisti dialogano tra loro, scambiandosi informazioni e scoperte, mentre le tecnologie e gli strumenti informatici contribuiscono a sempre nuove applicazioni e conoscenze. E questi saperi, a loro GENNAIO 2022 | FONDAMENTALE | 29
I GIORNI DELLA RICERCA Quirinale
volta, orientano ulteriori innovazioni, in ogni settore. La ricerca è un vettore indispensabile del benessere della società: una condizione per la cura più efficace della persona e al tempo stesso un motore di crescita economica, sociale, civile. Senza investimenti sulla ricerca non vi sarà quello sviluppo equo e sostenibile posto al centro delle politiche europee e che abbiamo indicato come obiettivo comune dell’intero pianeta. Dobbiamo colmare ritardi storici in questo campo, e abbiamo la possibilità di farlo. AIRC è stata all’avanguardia. Il Paese le è riconoscente, come lo sono milioni di persone che, grazie ai risultati della ricerca, sono state curate meglio, che hanno vissuto più a lungo, che sono guarite in virtù degli avanzamenti delle tecniche di diagnosi e delle terapie. Viviamo, ancora, in tempi di pandemia. Le sofferenze dei mesi trascorsi hanno lasciato Nella foto: il ministro segni profondi, e il virus continua della salute a provocare allarRoberto Speranza
me. Non si è esaurito il nostro dovere di responsabilità, particolarmente verso i più fragili. Abbiamo però eretto un argine. Siamo riusciti a imboccare la strada della ripartenza. Grazie alla scienza, che ci ha fornito gli strumenti per proteggerci e per riconquistare spazi di libertà, cui eravamo stati costretti, per qualche tempo, a rinunziare. Siamo riusciti a registrare una ripresa economica incoraggiante. I vaccini sono stati la nostra maggiore difesa. Hanno salvato migliaia e migliaia di vite. Hanno ridotto le sofferenze. Hanno consentito le riaperture. Sono stati realizzati e prodotti in un tempo così breve e in quantità così grandi come mai era accaduto nella storia. Anche questo è, in larga misura, merito della ricerca. La comunità scientifica ha saputo concentrare risorse e conoscenze, e ha saputo condividere gli avanzamenti, ha saputo accorciare i tempi di sperimentazione, ha saputo mettere in comune i risultati. La ricerca è stata un grande esempio di collaborazione mondiale. Un esempio per gli Stati, quanto alle relazioni,
Fondazione AIRC unisce scienza e volontariato
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nella comunità internazionale: il dialogo e la cooperazione sono possibili, e necessari, come la ricerca ha dimostrato. I vaccini adesso vanno posti nella disponibilità di tutti i Paesi in misura equa. È un dovere morale distribuire rapidamente i vaccini nei luoghi dove sono ancora insufficienti. Farlo è anche interesse concreto di tutti, per debellare completamente il virus, evitando che, in un mondo sempre più strettamente connesso, si riproponga con pericolose varianti. La ricerca ha dimostrato la sua indispensabilità. Per questo, come ha sottolineato il professor Sironi, nove italiani su dieci considerano gli investimenti in ambito scientifico un modo per rendere più forte il nostro Paese. È una saggia opinione, che si è tradotta in una larga adesione alla campagna di vaccinazione, che ha visto la quasi totalità degli italiani comprendere la necessità di proteggersi e di proteggere, vaccinandosi, la libertà e le opportunità proprie e degli altri. La scienza è chiamata ancora a intervenire, anche per fornire informazioni e conoscenze. Anche questo è uno dei compiti originari che AIRC si è data. Mentre nei laboratori vengono sostenuti i progetti di ricerca, in parallelo si cerca di promuovere la consapevolezza di questo bene comune. Per ampliare il numero dei donatori, certo. Ma anche per contribuire a una cultura più matura. La pandemia da Covid-19 ha prodotto pesanti conseguenze nella lotta contro il cancro – l’abbiamo sentito già, poc’anzi – causate dal lungo confinamento e dalla concentrazione sul contrasto al Covid dei reparti ospedalieri e, più in generale, delle attività sanitarie. Ne sono risultate rallentate le misure di prevenzione, in ogni loro forma. Diradati i programmi di screening, rinviate molte visite diagnostiche e, in qualche caso, rinviate persino alcune cure. Tutto questo ha fatto salire la soglia di rischio per i tumori. Proprio quella soglia che negli anni si era riusciti pro-
gressivamente ad abbassare in maniera importante. Mentre prosegue l’azione di contrasto al Covid-19, si pongono, dunque, temi nuovi e urgenti di organizzazione della sanità e dell’assistenza nel Paese, con l’obiettivo – che poc’anzi ha evocato il ministro della Salute – di attuare ancor più fedelmente i principi costituzionali di difesa della salute e di diritto alle cure. Le visite e le terapie oncologiche devono riprendere ovunque, e trovare spazio nei luoghi deputati. Le campagne di prevenzione dei tumori devono poter recuperare il terreno perduto e riprendere a buon ritmo. L’opera di sensibilizzazione che è parte dei Giorni della Ricerca può servire a dare impulso nuovo alla prevenzione, che è sempre il primo, decisivo, stadio della risposta all’insorgenza della malattia. Ne l l ’ e m e r g e n z a che abbiamo attraversato e stiamo affrontando, è emerso un dato ulteriore, sottolineato dai relatori poc’anzi: le esperienze e le conoscenze maturate in tanti gruppi di ricerca sul cancro si sono riversate sui laboratori che giorno e notte hanno lavorato per creare e produrre i vaccini e per studiare nuove medicine contro il coronavirus. Non avremmo ottenuto questi risultati senza il contributo degli studi più avanzati realizzati in campo oncologico. E adesso possiamo augurarci che le nuove generazioni di vaccini divengano, a loro volta, un trampolino di lancio per progressi ulteriori nella lotta alle diverse tipologie tumorali. I Giorni della Ricerca sono giorni di alleanza. Anzitutto alleanza tra ricerca e informazione. Divulgare, far conoscere, sensibilizzare – particolarmente nelle scuole – sono leve per sollecitare la partecipazione. Le campagne di AIRC da decenni fanno breccia – fortunatamente – sulle tv e sui giornali, coinvolgendo, spiegando, raccogliendo consensi il cui valore va anche oltre le importanti risorse raccolte per sostenere concretamente i progetti di ricerca.
Questi messaggi devono misurarsi con i nuovi strumenti della comunicazione rapida e globale, laddove si annidano nuclei che propagano l’antiscienza. È una sfida nei luoghi della modernità. Occorre affrontarla e vincerla, ne va della prosecuzione di quel percorso virtuoso iniziato cinquant’anni or sono. L’altra cruciale alleanza che i Giorni della Ricerca propongono è quella tra ricerca e volontariato. Senza i volontari non ci sarebbe la speranza che, possiamo dire, è divenuta ormai la bandiera ufficiale della campagna. La considerevole attività di ricerca, sostenuta e finanziata da AIRC, ha ricadute anche nell’ambito, socialmente così delicato, delle patologie rare. Tante persone, tante famiglie si sentono sole nella difficile loro condizione e questa è un’occasione per dare loro voce, e fare in modo che i problemi e le esigenze che avvertono – anche quelle di cura, ovviamente – non restino inascoltati. La pandemia ci ha insegnato che dobbiamo costruire un sistema sanitario nazionale più vicino alla persona, al domicilio, al territorio. L’importante apporto dei privati, del terzo settore, del volontariato va orientato, anch’esso, in un quadro che assicuri il carattere universale del diritto alla salute. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede investimenti importanti nella ricerca e nel miglioramento del servizio sanitario. Dobbiamo saper realizzare quel che abbiamo posto in programma. Ne va del nostro futuro. E del destino dell’Europa, viste le rilevanti risorse che sono in gioco in un grande Paese come il nostro. I Giorni della Ricerca trasmettono fiducia, accanto alla speranza. Per questo rinnovo il più grande ringraziamento ed esprimo l’augurio che questi giorni divengano sempre più coinvolgenti. Fonte: Quirinale
Le conoscenze sul cancro sono servite contro Covid-19
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PREMIO CREDERE NELLA RICERCA
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l premio AIRC Credere nella Ricerca, attribuito a una persona o un’istituzione che si è distinta nel suo supporto alla causa di AIRC, è stato consegnato quest’anno dal Presidente Mattarella a Geppi Cucciari, per il suo costante impegno nella valorizzazione del ruolo della ricerca e dell’importanza della prevenzione, e per aver saputo portare, nei dieci anni al fianco di AIRC, temi complessi e delicati all’attenzione del pubblico televisivo, affrontandoli con il suo stile ironico e pungente attraverso l’ideazione e la scrittura di monologhi realizzati appositamente per AIRC; e a Banco BPM, per aver dimostrato ogni giorno, con lungimiranza e continuità, di voler sostenere la ricerca oncologica italiana attraverso il prezioso coinvolgimento dei suoi dipendenti che promuovono con entusiasmo e passione la missione di AIRC nelle diverse attività della partnership. Un riconoscimento che vuole testimoniare il profondo legame di stima e di condivisione dei valori che uniscono Banco BPM e AIRC, attraverso un modello che mette al centro l’interesse delle persone e delle comunità di riferimento.
Massimo Tononi, presidente Banco BPM, premiato da Sergio Mattarella
Geppi Cucciari, premiata da Sergio Mattarella
In questo articolo:
PREMIO DELLA PORTA Enrico Tiacci
premio Della Porta Giorni della Ricerca oncoematologia
Dalle cellule capellute al linfoma di Hodgkin Premiato Enrico Tiacci, medico e ricercatore perugino, che per primo ha identificato una mutazione che causa una rara forma di leucemia e ha testato una terapia efficace nel 90 per cento dei casi
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a cura della REDAZIONE nrico Tiacci, professore associato di ematologia presso il Dipartimento di medicina e chirurgia dell’Università di Perugia e medico al locale Ospedale S. Maria della Misericordia, ha ricevuto dalle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il premio biennale della Fondazione AIRC intitolato a Beppe Della Porta. Un premio ideato per consolidare la carriera scientifica di un ricercatore che, lavorando presso una struttura scientifica del nostro Paese, abbia ottenuto risultati originali e di risonanza internazionale nel settore della ricerca sul cancro. La motivazione, reNella foto: Enrico datta da un comitato Tiacci viene pre- di esperti, recita: “Per miato da Sergio l’impatto esemplare sulla diagnosi e la teraMattarella
pia delle neoplasie ematologiche acute e croniche, in particolare per la scoperta della lesione genetica della tricoleucemia e la sua traduzione in un innovativo approccio clinico”. “Il sogno di ogni medico ricercatore” commenta Tiacci “è scoprire la causa di una malattia e poter così sviluppare un farmaco specifico per curarla meglio. Realizzare questo sogno mi riempie di felicità ed emozione, perché i risultati ottenuti varranno per sempre per i pazienti di tutto il mondo, e sopravviveranno a chi li ha resi possibili.” La tricoleucemia (o leucemia a cellule capellute) è una forma di leucemia cronica dovuta a una trasformazione di linfociti B maturi che può causare nel paziente infezioni anche mortali. Con i suoi 1.500 nuovi casi l’anno in Europa, è parte del gruppo delle malattie rare sulle quali è spesso difficile convogliare sforzi e finanziamenti per la ricerca.
Una scoperta che ha cambiato il destino dei pazienti
Dalla mutazione alla cura
Nell’estate del 2010, da poco tornato in Italia dopo un periodo passato all’estero, Tiacci, che lavorava a Perugia nel gruppo di Brunangelo Falini, ha scoperto infatti, anche grazie a 32 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2022
un grant di AIRC, che la tricoleucemia dipende dalla mutazione di un unico gene, BRAF. Prima di allora non si era mai pensato che questo gene potesse essere coinvolto in tumori ematologici. “Il 100 per cento dei nostri pazienti con tricoleucemia mostrava una particolare mutazione di BRAF, la V600E, che porta all’attivazione di una nota via di segnale intracellulare in grado di spingere la cellula a dividersi” racconta. “Ci trovavamo di fronte a una malattia geneticamente molto semplice, causata dalla mutazione di un singolo gene in tutti, o quasi tutti, i pazienti.” Così, quando la scoperta è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine, lo scienziato era già impegnato in un nuovo studio per cercare di arrivare a un trattamento efficace, identificato in un farmaco intelligente, il vemurafenib, che blocca il gene mutato. Nel 2015 la stessa rivista scientifica ha pubblicato i risultati di questa ricerca, che mostravano una risposta clinica significativa in oltre il 90 per cento dei pazienti e la remissione completa in oltre un terzo di essi. Il passo successivo, come descritto nel maggio scorso sempre sul New England Journal of Medicine, è stato quello di combinare il vemurafenib con un altro farmaco immunoterapico, il rituximab, che stimola il sistema immunitario a uccidere le cellule leucemiche e migliora ulteriormente l’efficacia della cura. Oggi Tiacci e il suo gruppo di ricerca sono impegnati, sempre grazie a finanziamenti AIRC, nello studio di altre neoplasie ematologiche. “Dopo questo premio, continueremo a lavorare ancora più motivati nella ricerca di base e clinica” dichiara Tiacci. “Ora stiamo studiando anche altri tumori del sangue, tra i quali il linfoma di Hodgkin, un tumore molto più frequente della tricoleucemia e che è comune tra i giovani.”
I GIORNI DELLA RICERCA Scuole e divulgazione online
Ricercatori “ I e volontari si raccontano a 7.800 studenti Gli incontri durante i Giorni tra le tante proposte di AIRC per le scuole
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a cura della REDAZIONE ltre 7.800 studenti coinvolti in 72 incontri con ricercatori in tutta Italia: sono i numeri degli Incontri con la ricerca organizzati dalla Fondazione AIRC durante i Giorni della Ricerca. Un’occasione per conoscere la vita di una ricercatrice o un ricercatore specializzati in oncologia e per approfondire temi che riguardano la biologia del cancro e la prevenzione. Protagonisti degli incontri, insieme ai ricercatori, i volontari di AIRC, che hanno raccontato la bellezza della loro esperienza di impegno solidale. Gli incontri si sono svolti online, ma non per questo sono stati meno coinvolgenti, grazie al dialogo tra studenti e scienziati. Sempre in occasione dei Giorni si è svolto il webi-
I GIORNI ANCHE ONLINE
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n occasione dei Giorni della Ricerca, AIRC ha ospitato diversi esperti e ricercatori in diretta sui social, per testimoniare l’importanza della ricerca e sottolineare che “è questo il momento” di sostenere gli scienziati impegnati per rendere il cancro sempre più curabile. Sui profili Facebook e YouTube di AIRC Michela Vuga ha raccontato i traguardi della scienza in compagnia di ricercatori e, in apertura, del presidente della Fondazione Andrea Sironi. Sul profilo Instagram airc.it Riccardo Di Deo, nutrizionista e divulgatore di AIRC, ha intervistato due ricercatori e le divulgatrici scientifiche di Mada Advances. I video delle dirette restano tutti disponibili sui profili social di AIRC.
nar per docenti Educare al pensiero critico, insieme ad ANISN (Associazione nazionale insegnanti scienze naturali) e INDIRE (Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa). Gli Incontri con la ricerca sono una delle tante iniziative del progetto gratuito che AIRC dedica alle scuole di ogni ordine e grado, con l’obiettivo di avvicinare i giovani alla cultura della Scopri di più su prevenzione e del benessere, alla scienza e al mondo della ricerca sul cancro. Sul sito web scuola.airc.it sono presentate tutte le proposte, dai webinar per studenti e docenti ai contest sui temi della prevenzione e del dono, con tanti premi; dal percorso sulla prevenzione di Cancro io ti boccio ai kit didattici. Fanno parte dell’iniziativa anche giochi online, videopillole sul canale YouTube AIRC Education e il progetto di educazione tra pari IO CI SONO! Per essere aggiornati su tutte le proposte di AIRC per il mondo delle scuole ci si può iscrivere alla newsletter dedicata (scuola.airc.it/newsletter.asp).
scuola.airc.it
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I GIORNI DELLA RICERCA I protagonisti
RAI e AIRC insieme contro il cancro
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a oltre un quarto di secolo RAI e AIRC uniscono le forze a sostegno del lavoro dei ricercatori con I Giorni della Ricerca, appuntamento che si è rinnovato lo scorso novembre e ha confermato l’eccezionale esempio di servizio pubblico che, dal 1995, porta nelle case degli italiani la corretta informazione sul tema “cancro” e raccoglie donazioni per progetti innovativi e programmi di formazione per i giovani talenti della scienza. Da domenica 31 ottobre a domenica 7 novembre, AIRC e tutta la RAI hanno dato vita a una mobilitazione collettiva per informare e coinvolgere il pubblico attraverso le storie dei protagonisti della ricerca: persone che hanno affrontato la malattia, scienziati, medici e volontari. Una maratona di 8 giorni con oltre 200 spazi, tra tv, radio, testate giornalistiche e online, che ha potuto contare su quattro appuntamenti interamente dedicati ad AIRC: domenica 31 Flavio Insinna
Loretta Goggi, ambasciatore AIRC
ha guidato lo Speciale Eredità su Rai1 con 7 concorrenti d’eccezione: ricercatori, testimoni della ricerca e i testimonial Roberta Capua e Gabriele Cirilli. Lo scienziato Thomas Vaccari ha vinto la “ghigliottina”, destinando ad AIRC il montepremi di 190.000 euro. Venerdì 5 doppio appuntamento: la mattina su Rai3 spazio alla scienza con Elisir Speciale AIRC, novanta minuti sulle ultime novità per la diagnosi e la cura del cancro. Ospiti Francesca Del Bufalo, Lucia Del Mastro e Antonio Moschetta. Nella prima serata di Rai1 l’ambasciatore Carlo Conti ha invece coinvolto tutto il cast e la giuria della finale di Tale e Quale Show in una gara di generosità. Al suo fianco Loretta Goggi, Francesca Alotta e Pierpaolo Pretelli. Sul palco anche Claudio, giovane volontario curato per un tumore, e Silvia Piconese, in rappresentanza dei 5.000 ricercatori AIRC. La maratona finale di domenica 7 è stata aperta da Uno Mattina in famiglia Speciale AIRC con tre emozionanti storie di speranza: Camilla, curata all’età di 12 anni per una leucemia, Marta, che ha superato un tumore all’ovaio, e Francesca, che da dottoressa si è trovata a vivere l’esperienza della malattia come paziente. Finale a Che tempo che fa con Fabio Fazio che ha ospitato Alberto Mantovani.
I Cioccolatini AIRC, un gesto che fa bene due volte Giulia Arena, testimonial AIRC
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abato 6 novembre i volontari AIRC sono tornati in 1.200 piazze con i Cioccolatini della Ricerca accompagnati da una guida con informazioni sui traguardi per la cura del tumore del colon e dei linfomi. Negli stessi giorni i Cioccolatini sono stati distribuiti in 1.400 filiali Banco BPM, partner istituzionale di AIRC, e online su Amazon.it. Un regalo buono due volte: perché il cioccolato fondente, se assunto in modica quantità, può portare benefici per la nostra salute e perché scegliendolo diamo il nostro contributo ai progressi della ricerca.
4-5-5-2-1: il modulo per fare gol contro il cancro
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enerdì 5 novembre ha preso il via la venticinquesima edizione di Un Gol per la Ricerca, storica campagna di Fondazione AIRC, promossa in collaborazione con FIGC, Lega Serie A, TIM, AIA e con il supporto dei media sportivi, Rai Sport, SkySport e DAZN. I campioni del calcio, le squadre della Serie A TIM e gli Azzurri
della Nazionale sono scesi in campo compatti al fianco di AIRC per invitare i tifosi a sostenere i giovani talenti della ricerca sul cancro. Per vincere questa importante partita – nella dodicesima giornata di Campionato e nell’incontro della Nazionale contro la Svizzera di venerdì 12 novembre – il calcio italiano ha adottato il modulo 4-5-5-2-1, non un semplice numero ma un vero gioco di squadra, una mobilitazione collettiva a cui ha aderito con convinzione il CT Roberto Mancini guidando un team di campioni d’eccezione composto da Francesco Acerbi, Leonardo Bonucci, Lorenzo De Silvestri, Sara Gama e Claudio Marchisio.
È questo il momento: i protagonisti dei Giorni della Ricerca Claudio Silvia Piconese ricercatrice Università La Sapienza di Roma. “La ricerca è un grande patrimonio del nostro Paese che non va disperso… ogni euro donato è un passo verso il futuro, senza ricerca non può esserci la salute”.
volontario curato per un seminoma: “Ho sempre pensato alla ricerca come qualcosa di astratto e lontano, invece, è fatta da persone fantastiche e prima o poi tutti potremmo aver bisogno del loro operato. Poter finanziare un progetto AIRC significa investire nella propria salute”.
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RACCOLTA FONDI Partner
#OGGICORROPERAIRC A ROMA E MILANO
AMAZON GOES GOLD SOSTIENE AIRC
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orna il progetto #oggicorroperairc: una doppia sfida, sportiva e solidale, che ti darà la possibilità di correre e di impegnarti in un’attività di raccolta fondi benefica ma soprattutto divertente. La Run Rome the Marathon si correrà il 27 marzo 2022. Fondazione AIRC è di nuovo partner della staffetta 4x10 km Run4Rome, nella quale i più allenati potranno dividersi l’impegno per percorrere i mitici 42,195 km nella Città Eterna. Tutti gli altri potranno invece tagliare il traguardo di una delle maratone più affascinanti del mondo partecipando alla Fun Race: una passeggiata in compagnia per le vie del centro storico lunga 4,5 km. La Milano Marathon, dopo un’edizione 2021 aperta solo agli atleti professionisti per via della pandemia da Covid-19, è pronta a ritornare sulle strade del capoluogo meneghino per festeggiare la sua ventesima edizione il 3 aprile 2022. I runner di qualsiasi livello potranno iscriversi alla 42 km o alla Relay Marathon e festeggiare in sicurezza un traguardo storico e ricco di significato. Contribuisci a finanziare la ricerca oncologica! Scegli di correre o camminare per le strade delle nostre città più importanti al fianco di Fondazione AIRC e aiutaci a rendere il cancro sempre più curabile!
Per informazioni scrivi a: run4.roma@airc.it e run4.milano@airc.it
Ti aspettiamo!
LINDT E AIRC INSIEME PER LA RICERCA
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l cioccolato Lindt diventa ancora più buono, perché protagonista di una nuova iniziativa a sostegno della Fondazione AIRC e della ricerca sul cancro. Lindt ha scelto di dedicare ad AIRC un’edizione limitata delle sue iconiche tavolette di cioccolato, in versione Fondente Classico ed Extra Fondente 72 per cento. Immediatamente riconoscibili perché vestite con il logo AIRC, le tavolette dell’edizione limitata sono già disponibili fino a fine marzo 2022 nei principali supermercati e ipermercati italiani, nei punti vendita a marchio Lindt e nei negozi dolciari specializzati. Lindt devolverà parte del ricavato di ogni tavoletta acquistata ad AIRC: un dolce gesto, importante per la ricerca oncologica.
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ell’ambito della quinta edizione di Amazon Goes Gold, iniziativa internazionale che si svolge a settembre a sostegno della lotta ai tumori dell’infanzia, migliaia di dipendenti Amazon si sono recati al lavoro in pigiama, in Italia e nel resto del mondo. Un gesto di solidarietà, perché il pigiama è la “divisa” che ogni giovane paziente indossa nella sua battaglia quotidiana contro la malattia. L’azienda leader mondiale nell’e-commerce, in occasione di Amazon Goes Gold, ha scelto di supportare diverse realtà che si occupano di fornire cure e supporto ai piccoli pazienti oncologici e ha individuato in Fondazione AIRC il principale beneficiario per l’Italia. Infatti, Amazon ha annunciato un’importante donazione a favore di AIRC, destinata a finanziare una borsa di studio biennale per un giovane ricercatore impegnato nello studio del cancro in età pediatrica. Con il sostegno diretto a un progetto di ricerca dedicato ai tumori pediatrici, si aggiunge un importante tassello alla partnership fra Amazon e AIRC, grazie alla quale è oggi possibile affiancare alle migliaia di piazze italiane animate dai volontari AIRC la più grande piazza virtuale per la distribuzione delle Azalee della Ricerca e dei Cioccolatini della Ricerca.
NUTRIZIONE Arance della Salute
Hummus all’arancia
Perché è importante variare la propria alimentazione?
Ingredienti per 2 persone • 300 g ceci in scatola (secchi circa 80 g) • 1 arancia • 1 cucchiaino di cumino • 2 cucchiai di salsa tahina • 5 g capperi sott’olio • 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
Una delle principali regole per una sana alimentazione è variare gli alimenti per essere certi di assumere tutti i composti necessari al buon funzionamento dell’organismo
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a cura di RICCARDO DI DEO ono migliaia i composti presenti all’interno di ciascun alimento. Alcuni sono essenziali per fornire energia, altri svolgono azioni indispensabili al corretto funzionamento dell’organismo e di altri ancora conosciamo solo in parte le caratteristiche e proprietà. Infine, ce ne sono tanti di cui non sappiamo nulla. Ciò che è certo è che nessun alimento è in grado di soddisfare da solo le nostre esigenze nutritive. Ciascuno ha le proprie caratteristiche nutrizionali che lo rendono unico, e per costruire un’alimentazione equilibrata è necessario variare quelli che consumiamo, al fine di assicurare tutti gli elementi nutritivi necessari all’organismo, nel contesto di un apporto energetico equilibrato. Scelte alimentari monotone, come
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quelle che troppo spesso caratterizzano le diete dei bambini o degli anziani, possono invece portare a squilibri alimentari e a carenza di importanti nutrienti. Anche se diversificare il più possibile le proprie scelte alimentari è un atteggiamento corretto da adottare a tavola, è opportuno farlo senza correre il rischio di mangiare una quantità eccesiva di cibo durante i pasti. Variare significa sostituire, non aggiungere. Occorre alternare soprattutto gli alimenti a minore densità energetica, come la frutta e la verdura, e più in generale tutti gli alimenti di origine vegetale. Come riportato dalle Linee guida per una sana alimentazione italiane, è importante diversificare le scelte alimentari anche per ragioni di sicurezza, poiché la monotonia nella selezione dei cibi può comportare il rischio di ingerire ripetutamente sostanze indesiderate.
LE ARANCE DELLA SALUTE
volontari AIRC saranno presenti sabato 29 gennaio in 2.500 piazze in tutta Italia per Le Arance della Salute. Con un contributo minimo di 10 euro, sarà possibile aggiudicarsi una reticella da 2,5 kg di arance rosse. Con un contributo minimo di 7 o 6 euro
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si potranno invece avere un vasetto di miele o di marmellata d’arance. Anche bambini e ragazzi di centinaia di istituti scolastici diventano volontari per un giorno con “Cancro, io ti boccio”, contribuendo alla distribuzione di arance sul territorio nazionale.
Preparazione
Spremere l’arancia per ottenerne il succo. Versarlo in un contenitore insieme ai ceci, precedentemente scolati dal liquido in cui sono conservati e lavati sotto acqua corrente, ai capperi, al cumino, alla salsa tahina e a due cucchiai di olio extravergine d’oliva. Frullare tutti gli ingredienti fino a ottenere un composto omogeneo. Servire l’hummus all’arancia con delle verdure tagliate a bastoncini.
IL MICROSCOPIO
Capire per curare: riflessioni sul 2021 in vista del 2022
FEDERICO CALIGARIS CAPPIO Direttore scientifico AIRC
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l Microscopio di gennaio, tradizionalmente dedicato alla riflessione sui risultati scientifici conseguiti e sugli impegni propositivi di AIRC, parte dalla considerazione che i progressi di questi anni hanno permesso di conoscere di più e curare meglio alcuni tra i tipi più frequenti di cancro. Le maggiori conoscenze delle basi biologiche e molecolari del cancro, favorite dall’avanzamento tecnologico, offrono ai ricercatori la possibilità di sviluppare una diagnostica più accurata e terapie mirate. Un 38 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2022
esempio concreto è l’immunoterapia, cioè la manipolazione a fini terapeutici del sistema immunitario, resa possibile dall’approfondita comprensione della sua funzione anti-tumorale. Il programma AIRC 5 per mille per lo studio sulle metastasi sostiene il continuo perfezionamento degli approcci di immunoterapia e sta producendo importanti novità, come scoperte sul ruolo e l’importanza del microbioma, una diagnostica innovativa basata sulla cosiddetta biopsia liquida e terapie di combinazione tra farmaci a bersaglio molecolare, immuno- e chemioterapia. Sono anche emerse terapie biologiche “chemio-free”, per ora utilizzabili soltanto in specifici tipi di leucemie laddove la ricerca ha pienamente caratterizzato il meccanismo molecolare. Nonostante gli innegabili progressi, molti problemi restano irrisolti. I rallentamenti nelle procedure diagnostiche e gli screening non eseguiti a causa della pandemia hanno causato da una parte una diminuzione delle diagnosi precoci e se la malattia viene scoperta in fase metastatica gli spazi terapeutici di conseguenza si riducono, dall’altra difficoltà organizzative degli studi clinici, provocando un ritardo nello sviluppo di nuovi farmaci. I tumori rari sono ancora per la maggior parte difficili da trattare perché meno studiati; alcuni di quelli più diffusi, quali il tumore mammario, le leucemie acute infantili e il Morbo di Hodgkin, sono invece diventati più curabili, ma permane una quota mino-
ritaria di casi in cui la resistenza alle terapie disponibili non permette il controllo della malattia. In altre neoplasie, quali il melanoma e i tumori polmonari, il miglioramento del tasso di sopravvivenza, pur significativo, è ancora insufficiente, mentre le nostre conoscenze di determinati tipi di cancro, quali quelli cerebrali, restano ancora troppo limitate. Queste considerazioni sottolineano il ruolo fondamentale della ricerca: è infatti essenziale capire a fondo per riuscire a curare al meglio. La ricerca è per definizione collaborativa e interdisciplinare, necessita di massa critica, organizzazione e complementarietà delle competenze. Necessita cioè dell’approccio strategico che AIRC sta perseguendo e che richiede investimenti ingenti, coordinamento e collaborazioni internazionali, quale, ultima in ordine di tempo per AIRC, la partecipazione al programma europeo Understand Cancer EU Coordination and Support Action. AIRC, da sempre attenta alle strategie di lungo respiro, lancerà un nuovo piano progettuale con il proposito di attrarre brillanti giovani ricercatori in oncologia, inclusi coloro che lavorano all’estero, al fine di assicurare il futuro della migliore ricerca oncologica in Italia e contribuire alla sua crescita. Sono infatti i giovani che riusciranno a utilizzare al meglio le nuove tecnologie, interpretare i nuovi orientamenti della ricerca e sostenerne la traslazionalità per la cura del cancro. Nel difficile contesto della pandemia, grazie alla fiducia e alla generosità dei donatori, AIRC ha mantenuto i propri impegni nei confronti della comunità scientifica oncologica italiana. Nel 2022, con il vostro aiuto, AIRC continuerà a incoraggiare innovazione, collaborazioni interdisciplinari e rapido trasferimento dei risultati della ricerca di laboratorio alla clinica, a educare all’importanza della scienza e a favorire la creazione e il rinnovamento della leadership scientifica della ricerca oncologica in Italia.
Il tuo momento speciale, la cosa più bella da ricordare.
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SABATO 29 GENNAIO LE ARANCE DELLA SALUTE® Siete voi sostenitori che, insieme, sostenete la ricerca sul cancro anche con le Arance, il Miele e la Marmellata di AIRC. Scopri come: airc.it | 840.001.001*
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