Fondamentale ottobre 2021

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Numero 4 - ottobre 2021

Numero 4 - ottobre 2021 - Anno XLIX - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479

NEL MONDO

L’OMS lancia la Global Breast Cancer Initiative DREAMLAB

SCREENING

L’app che dà una mano alla ricerca

Recuperare i ritardi legati alla pandemia

Ernestina De Francesco, a Catania con AIRC

FOCUS SUL MICROAMBIENTE DEL TUMORE AL SENO


SOMMARIO

FONDAMENTALE ottobre 2021

In questo numero:

04 VITA DA RICERCATORE TESTIMONIANZE 07 ANOMALO MOLTO RIM08 OMS 11 ASSISTENZA 14 NUTRIZIONE 17 RUBRICHE 18 SCREENING 20 SPERIMENTAZIONE ANIMALE 22 IFOM 24 INIZIATIVE 26 NOTIZIE FLASH 28 PROGETTI EDUCATIVI 29 NUTRIZIONE 30 RACCOLTA FONDI 35 TESTIMONIANZE 36 SPECIALE COMITATI 38 IL MICROSCOPIO

04

Un’ape operaia stregata dal laboratorio

Una donazione in memoria per continuare a costruire insieme

Il Sud protagonista della ricerca contro il tumore al seno

La lotta contro il tumore al seno per la salute di tutte le donne

Cure palliative tra diritto, dialogo e informazione Il cibo giusto fa la differenza anche dopo la diagnosi

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Qualità della vita in tutte le sue fasi, un diritto per i malati

I traguardi dei nostri ricercatori

Tutte le strategie per rincorrere le diagnosi mancate

Moscerini, zanzare e mitili gli “altri” animali Il fil rouge epigenetico dei tumori del colon-retto DreamLab: un’app per esplorare l’ecosistema tumorale Dal mondo

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22

Webinar, contest e percorsi didattici dedicati per il back to school digitale di AIRC

Obiettivo: ridurre il consumo di sale

In rosa per curare tutte le donne – Partner ed eventi – I Giorni della Ricerca “Una causa in cui mettere il cuore”

Le iniziative dei nostri Comitati regionali

Cosa portare in tavola dopo la diagnosi di cancro

Interruttori epigenetici comuni nei tumori al colon-retto

Il progresso dell’anno? Credere nella ricerca

FONDAMENTALE

Anno XLIX - Numero 4 Ottobre 2021 - AIRC Editore Direzione e redazione Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro Viale Isonzo, 25 - 20135 Milano tel. 02 7797.1 - airc.it - redazione@airc.it Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa Rotolito S.p.A. Direttore responsabile Niccolò Contucci

CONSULENZA editoriale Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) Coordinamento EDITORIALE Anna Franzetti redazione Anna Franzetti, Simone Del Vecchio Progetto grafico e impaginazione Umberto Galli Testi Riccardo Di Deo, Cristina Ferrario, Antonino Michienzi, Valentina Murelli, Daniela Ovadia, Elena Riboldi, Fabio Turone FOTOGRAFIE Giulio Lapone

Fondamentale è stampato su carta Grapho Crystal certificata e proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.


EDITORIALE

Andrea Sironi

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Presidente AIRC

AIRC e le imprese, insieme contro il cancro

L’

uscita graduale dalla crisi pandemica presenta alcune sfide importanti per lo sviluppo della ricerca oncologica e più in generale per la prevenzione e la cura del cancro, temi cardine della missione di AIRC a sostegno dei quali, in questo periodo, la nostra Fondazione promuove due iniziative di particolare rilevanza. La campagna Nastro Rosa, giunta ormai alla ventinovesima edizione a livello internazionale – cui da poco si è affiancata la Global Breast Cancer Initiative, lanciata dall’OMS per contrastare il tumore al seno in tutto il mondo –, ha l’obiettivo di sostenere le donne colpite dal tumore al seno, la neoplasia più diffusa nel genere femminile, che riguarda una donna su otto nell’arco della vita e presenta oltre 55.000 diagnosi ogni anno, e di sensibilizzare il pubblico sull’importanza della prevenzione. Questa campagna assume particolare rilevanza proprio in questo periodo, che ha visto purtroppo una riduzione significativa delle attività di screening e di diagnosi precoce a causa delle conseguenze della crisi pandemica. Occorre riprenderle con maggiore intensità, cercando di recuperare i ritardi accumulati negli ultimi diciotto mesi, perché sono una delle colonne alla base dell’incremento della sopravvivenza delle pazienti registrato negli ultimi anni, aumentata fino all’87 per cento a cinque anni dalla diagnosi. La seconda iniziativa è la decima edizione di Love Design, l’asta benefica di prodotti offerti da numerose aziende di design e moda che quest’anno ha un inedito format esclusivamente digitale, trasformandosi così da appuntamento tradizionalmente milanese a evento nazionale. Entrambe queste iniziative sono esempio dell’importanza della collaborazione fra AIRC e il mondo delle imprese, vero pilastro fondamentale per lo sviluppo della raccolta fondi e più in generale per la sensibilizzazione sui temi della prevenzione e della ricerca scientifica. In conclusione di questo breve editoriale, desidero rivolgere un saluto e un ringraziamento particolare a tutti i colleghi e amici di IFOM, l’Istituto di oncologia molecolare che rappresenta un’eccellenza a livello nazionale e internazionale, i quali stanno affrontando in questi mesi, con coraggio e determinazione, i problemi e le difficoltà causati dall’incidente dello scorso 15 giugno, quando una trivella è crollata sull’edificio principale dell’istituto. A loro va il sostegno di tutta Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro.

Fondamentale per il cancro al seno

Alcuni articoli di questo numero di Fondamentale sono dedicati alla salute del seno e sono riconoscibili grazie al simbolo del Nastro Rosa OTTOBRE 2021 | FONDAMENTALE | 3


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VITA DA RICERCATORE Ernestina De Francesco

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Un’ape operaia stregata dal laboratorio Grazie a uno Start-Up Grant, Ernestina De Francesco è tornata da Manchester a Catania per studiare gli effetti del metabolismo sul tumore al seno

La “rabbia” che rende più aggressivo il tumore

L

e ricerche di Ernestina De Francesco sono da tempo focalizzate sul tumore al seno in pazienti che sono esposte a maggior rischio di metastasi perché sovrappeso o affette da disfunzioni del metabolismo, e in particolare sul ruolo di un recettore di nome RAGE (acro-

nimo che sta per Receptor for Advanced Glycation End Products, ovvero recettore per i prodotti finali della glicazione avanzata), che in inglese suona proprio come la parola “rabbia”. È una molecola di superficie che fa parte della famiglia delle immunoglobuline, e si distingue da altri recettori perché

interagisce con numerose diverse molecole, coinvolte nell’omeostasi metabolica (ovvero nell’equilibrio tra tutte le componenti), nello sviluppo e nell’infiammazione. L’obiettivo della ricerca in corso nella Start-Up Unit diretta da Ernestina De Francesco, presso il laboratorio di endocrinologia del Dipartimento di medicina clinica sperimentale dell’Università di Catania, è l’individuazione delle alterazioni del microambiente tumorale infiammatorio favorite


In questo articolo: tumore al seno metabolismo Start-Up Grant

E

a cura di fabio turone ra a Manchester da quasi quattro anni quando ha deciso di candidarsi per uno StartUp Reintegration Grant di AIRC per provare a tornare in Italia: “Sapevo che la selezione è durissima e le probabilità di successo sono attorno all’8 per cento, e, anche se mi trovavo molto bene e avevo da poco comperato casa nella città spesso frequentata da Karl Marx e Friedrich Engels, culla della Rivoluzione industriale, decisi di tentare” racconta Ernestina De Francesco. Della città nel nord-ovest dell’Inghilterra le era piaciuto subito il clima industrioso, testimoniato dall’immagine dell’ape operaia simbolo cittadino, in cui si era addirittura identificata: “In un certo senso vedermi come un’ape operaia mi ha aiutato anche a fare pace con il nome che mi hanno dato in onore di mio nonno Ernesto, carpentiere infaticabile con una spiccata etica del lavoro”.

Il banchetto delle azalee

La familiarità con AIRC certo non le mancava: era ancora una giovane studentessa quando aveva cominciato a gestire il tavolo per distribuire le Azalee della Ricerca a Marano Marchesato, dove è nata, a una decina di chilometri da Cosenza, in Calabria. Ed era stata una borsa biennale congiunta messa a disposizione proprio da AIRC e Unione europea a permetterle di spiccare il volo verso l’estero, dopo avere completato la da RAGE e dai suoi ligandi nelle pazienti che – a causa di sovrappeso, obesità o diabete – presentano una prognosi sfavorevole, con maggiore rischio di metastasi e quindi di un’evoluzione nefasta: “Vorremmo identificare i fattori microambientali responsabili della maggiore tendenza metastatica osservata in queste pazienti, con l’obiettivo di mettere a punto una strategia terapeutica basata sull’inibizione di RAGE” spiega De Francesco.

formazione universitaria e la specializzazione in patologia clinica all’Università della Calabria, nella vicina Rende. Dei suoi anni di studi superiori ha un ricordo vivo: “La sezione del liceo scientifico Pitagora di Rende che ho frequentato era sperimentale e prevedeva più ore di matematica e fisica rispetto ai corsi tradizionali. Ancora oggi capita che la professoressa di fisica, la severissima Diana Perri, torni a mettermi ansia nei miei sogni” ricorda con una risata. Durante il quarto anno di liceo era stata invitata a visitare la Normale di Pisa, ma l’ipotesi era subito tramontata perché con la gran parte dei compagni di classe era stata molto attiva – troppo, secondo il consiglio di classe – sul fronte dell’occupazione della scuola e delle attività extrascolastiche, al punto da meritarsi il 7 in condotta a causa del numero di assenze. Alla fine del liceo, le idee erano ancora poco chiare, anche se era certa di non voler fare medicina, per la troppa paura di non essere capace di dare brutte notizie.

Confusa e felice Tra biologia e farmacia, la scelta cade su quest’ultima (“una decisione non troppo ragionata che si è rivelata l’ideale per me”, dice), e quando si trova per la prima volta a passare una giornata in laboratorio, Ernestina ha la folgorazione: alla fine di quel primo giorno al bancone torna a casa “con stampato in faccia un sorriso ebete”. Era scoccato l’amore a prima vista, che l’ha poi spinta a scartare l’idea di una tesi di laurea compilativa e di optare invece per una tesi sperimentale, più impegnativa. Il tirocinio obbligatorio di sei mesi in farmacia, a contatto con le persone, le conferma che non è quella la sua strada. “Il laboratorio in cui mi sono formata all’Università della Calabria ha ottenuto risultati importanti, e ha una lunga storia di finanziamenti AIRC. È lì che ho appreso l’importanza di coordinamento, ottimizzazione dei tempi, gioco di squadra. Adesso, anche quando in famiglia ci ritroviamo in cucina a prepa-

rare i pasti, non posso fare a meno di pianificare il lavoro di tutti nei dettagli” scherza con autoironia. Oggi la sua Start-Up Unit, affiliata all’Università di Catania – la più antica della Sicilia, fondata nel 1434 –, è ospitata all’Ospedale Garibaldi Nesima, che ha oltre 600 posti letto e figura fra le cosiddette aziende ospedaliere di rilievo nazionale di alta specializzazione (in sigla ARNAS). Forse al laboratorio di Rende – con cui anche dopo il ritorno da Manchester ha continuato a collaborare – invidia un po’ alcune delle sofisticate apparecchiature di ricerca, e magari la vista dalle finestre, visto che lei lavora al secondo piano seminterrato “con vista sull’obitorio”, ma su ogni altra cosa prevale l’orgoglio: “L’Italia del Sud soffre del depauperamento di risorse economiche e umane, e il fatto di aver portato la mia Start-Up Unit a Catania mi rende molto orgogliosa e ottimista per il futuro, anche come donna” spiega. È una scelta non comune per chi torna dall’estero e può scegliere di avviare il proprio progetto nell’istituto che preferisce. Non è stato un percorso facile, perché una volta superata la selezione delle commissioni di valutazione di AIRC è stato necessario affrontare parecchi ostacoli di carattere extrascientifico: “Il bando AIRC è pensato per favorire il rientro in Italia, ma, essendo costruito con una mentalità europea, privilegia chi decide di stabilirsi in un’istituzione diversa da quella in cui si è formato” racconta Ernestina. “Io, dopo la laurea in farmacia a pieni voti, prima di Manchester avevo trascorso tutto il mio percorso formativo a Rende, compreso il dottorato di ricerca in biologia animale e la specializzazione in patologia clinica, tra il 2008 e il 2015.”

Piccole donne contro il cancro

In quegli anni viveva per conto proprio, in un appartamento indipendente, al terzo piano della casa di famiglia costruita dal papà Salvatore grazie al lavoOTTOBRE 2021 | FONDAMENTALE | 5


VITA DA RICERCATORE

Ernestina De Francesco (al centro, seduta) con il suo gruppo di ricerca

ro nel negozio di ferramenta, coccolata dalla mamma Anita che, con l’arrivo di Ernestina e poi della sorellina Roberta, aveva lasciato il lavoro di insegnante di scuola materna per occuparsi a tempo pieno di loro. Ancora oggi, dopo i molti “pacchi da giù” spediti a Manchester prima di ogni Natale e di ogni Pasqua, è lei a rifornire il frigorifero di provviste e piatti pronti: “In Italia siamo troppo mammoni” confessa la ricercatrice, che oggi riesce con una certa frequenza a tornare in Calabria, a un paio d’ore d’auto, e ogni volta rientra a casa carica di provviste. “Anche a me piace cucinare, ma mia mamma scherza sempre chiedendomi se mi Ernestina sono ricordata di infornare le cellule.” De France- mieUna volta completata la sco ha scel- formazione Erto Catania nestina decidespecialistica, che è giunto il per il suo momento di mettersi alla proprogetto va all’estero, forse anche ispirata dalle vicende delle quattro sorelle March – Meg, Jo, Beth e Amy – protagoniste del libro Piccole Donne, che ricorda come il più bel regalo di compleanno ricevuto durante l’infanzia. Nel Regno Unito prende servizio al Manchester Cancer Research Centre del 6 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2021

Christie Hospital, il centro oncologico tra i più grandi d’Europa in cui negli anni Settanta furono effettuati i primi trial clinici sul tamoxifene nel tumore mammario, sotto la supervisione di Robert Clarke, con cui pubblica alcuni articoli scientifici e continua tuttora a collaborare. Ma il richiamo del bando AIRC è forte, e con l’aiuto di Marcello Maggiolini, nel cui laboratorio di patologia generale e oncologia molecolare si è formata all’Università della Calabria, individua come possibile destinazione il Reparto universitario di endocrinologia dell’ARNAS Garibaldi, diretto a Catania da Antonino Belfiore, che studia il tumore mammario in correlazione alle malattie metaboliche da molti anni anche grazie a finanziamenti AIRC.

Proteggere da obesità e diabete

Nel frattempo la sua maturità scientifica è stata sancita dal ruolo di revisore di diverse riviste scientifiche, tra cui Cancer Letters, e dalla nomina ad associate editor di Frontiers in Endocrinology. Oggi Ernestina ha davanti una sfida da portare avanti in autonomia, a capo di un laboratorio che in cinque anni avrà a disposizione quasi un milione di euro totali: la sua ricerca punta a bloc-

care uno specifico recettore, chiamato RAGE (vedi box), coinvolto nell’infiammazione cronica di basso grado, comune nelle persone più o meno marcatamente sovrappeso e in quelle con squilibri del metabolismo, come iperglicemia e diabete. Sono quasi il 20 per cento di tutte le pazienti affette da tumore al seno, e corrono più rischi della media di un’evoluzione infausta del tumore. La pandemia da Covid-19 ha rallentato un po’ l’attività clinica, e con essa la disponibilità di campioni biologici – ottenuti dalle biopsie mammarie effettuate a scopo diagnostico o terapeutico – su cui il gruppo di De Francesco sta testando in vitro un farmaco già testato per il morbo di Alzheimer che agisce sullo stesso recettore. La ricercatrice ha avviato l’iter per ottenere l’autorizzazione alla sperimentazione sugli animali, in collaborazione con l’Università della Calabria. Se poi tutto andrà per il verso giusto, l’obiettivo è quello di far partire un trial clinico entro la fine del progetto. “Noi ricercatori di AIRC abbiamo nelle mani la fiducia di tante persone e abbiamo il compito di trasformarla in una speranza per i pazienti. Sono fortunatissima perché la ricerca è la mia passione, e io non riesco neanche a immaginarmi impegnata in un altro lavoro” conclude con trasporto De Francesco.


TESTIMONIANZE Grandi Donatori

Vuoi fare una grande donazione? Contattaci!

Una donazione in memoria per continuare S a costruire insieme Guido ha perso sua moglie dieci anni fa per un tumore al seno, ma questa perdita ha solo rafforzato la sua grande fiducia nella ricerca

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a cura della redazione uido è un dirigente d’azienda con una grande passione per le automobili e un passato da pilota. Il giorno del nostro incontro era di ritorno da un viaggio sull’Appennino modenese dove era andato a recapitare il frutto di una raccolta fondi. Questa coincidenza gli ha dato l’occasione per spiegare cosa significhi per lui l’attenzione per il prossimo. “Ecco: secondo me la filantropia ha due facce. Da una parte vuol dire dare sollievo ai bisogni immediati di persone meno fortunate. Ci sono tante situazioni che necessitano di aiuto, al punto che quando ci si confronta si avverte un senso di colpa terribile per le sofferenze altrui e perché non facciamo mai abbastanza per gli altri” spiega Guido. “Ma dall’altra parte filantropia vuol dire anche sostenere cause pensando ai nostri figli e ai nostri nipoti, mettere le basi per un futuro migliore. Un fine forse meno urgente ma non meno importante.” Con in testa questo obiettivo, Guido qualche anno fa ha cominciato a sostenere Fondazione AIRC. Prima con donazioni ripetute, poi, dallo scorso anno, in risposta a un appello di AIRC collegato alle difficoltà legate alla pandemia, con un impegno più importante in favore del progetto Start-Up, il finanziamento che consente a giovani ricercatori che

si stanno facendo valere all’estero di tornare in Italia e avviare un gruppo di ricerca tutto loro. La donazione sarà intitolata alla moglie Gloria, deceduta dieci anni fa a causa di un tumore. “Ho amato mia moglie da morire” racconta. “Era una donna piena di vita, e attenta alla salute: faceva tutti i controlli necessari, aderiva sempre alle campagne di screening. Nonostante ciò, nel 2011 è morta per un cancro al seno molto aggressivo, aggravato probabilmente da un ritardo diagnostico. Ha combattuto per cinque anni il tumore, vivendo questa fase della vita in maniera eroica.” Il racconto di Guido si fa molto intimo: per esempio narra di come il suo rapporto con la morte si sia intrecciato con la vicenda della malattia della moglie. “Parlavamo spesso della morte” dice. “Ho perso mia madre per un incidente stradale e questo forse ha condizionato il mio modo di vedere le cose. Dicevo sempre a mia moglie Gloria che, per

e desideri partecipare alla lotta in prima linea contro il cancro, puoi scegliere anche tu, come Guido, di sostenere il progetto StartUp. Con una donazione di 5.000 euro contribuirai in modo importante a far rientrare in Italia i più brillanti tra i nostri giovani ricercatori e, se lo vorrai, potrai legare la tua donazione al nome di una persona cara. Per ricevere maggiori dettagli contatta Anna Massimiliani dell’ufficio Grandi Donatori.

tel. 02 779 72 94 anna.massimiliani@airc.it quel che mi riguarda, preferirei morire a causa di una malattia che mi dia il senso dell’avvicinarsi della fine e allo stesso tempo abitui quelli che rimangono all’idea della perdita. Lei avrebbe preferito invece una fine improvvisa; ma una morte di questo tipo, per chi rimane, è qualcosa di massacrante” continua. “Alla luce della sua esperienza, però, parlavamo anche di quanto fosse importante che ci fossero screening più efficaci e maggiore ricerca sul cancro. Così, quando è mancata, non ci ho pensato un attimo. Ho ritenuto che AIRC fosse un riferimento serio e quindi ho cominciato a donare in memoria di mia moglie.” Un gesto – la donazione in memoria – che per Guido aggiunge un ulteriore e profondo valore all’atto del donare: “Sento che Gloria è al mio fianco mentre faccio qualcosa di costruttivo per i nostri figli e i nostri nipoti”.

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OMS Global Breast Cancer Initiative

La lotta contro il tumore al seno per la salute di tutte le donne L’Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato un’iniziativa per ridurre la mortalità per tumore della mammella in tutto il mondo, anche dove le risorse sono poche

N

a cura di ELENA RIBOLDI el 2020 in tutto il mondo sono stati diagnosticati 19 milioni di nuovi casi di tumore e sono deceduti 10 milioni di pazienti oncologici. A livello globale, più di un decesso su sei è oggi dovuto al cancro. Il tumore al seno è la neoplasia più frequente e che provoca più morti in assoluto nel sesso femminile. Se però nelle nazioni più prospere la mortalità per tumore mammario è diminuita del 40 per cento tra il 1989 e il 2017, nei Paesi a basso e medio reddito i progressi sono stati veramente scarsi. Ciò ha spinto l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) a lanciare la Global Breast Cancer Initiative (GBCI). Ne abbiamo parlato con Benjamin Anderson, chirurgo oncologo del Fred Hutchinson Cancer Research Center, chiamato dall’OMS a sviluppare e lanciare questa iniziativa su scala mondiale.

Una guida per le nazioni

“La Global Breast Cancer Initiative, lanciata a marzo 2021, è la terza Global Cancer Initiative dell’OMS, che si va ad aggiungere a quelle dedicate ai tumori infantili e al tumore della cervice” spie8 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2021

ga Anderson, che si occupa di lotta globale al cancro da oltre due decenni. Ha creato e dirige la Breast Health Global Initiative, che ha lo scopo di stilare linee guida per la diagnosi e il trattamento del tumore mammario destinate alle popolazioni con poche risorse, un progetto che in un certo senso precorre la GBCI. “L’Organizzazione mondiale della sanità punta a fornire una guida strategica per sostenere i governi affinché il cancro in generale, e il cancro al seno in particolare, diventi una priorità nei piani nazionali” spiega Anderson, che è anche professore di chirurgia e di salute globale alla Washington University di Seattle. “Un punto che spesso non risulta chiaro alla gente è che l’interlocutore dell’OMS sono i ministri della salute dei vari Paesi. Le Nazioni unite hanno infatti assegnato all’OMS il compito di guidare i ministri della salute nel miglioramento delle condizioni sanitarie delle diverse nazioni.”

Strumenti pratici Dal punto di vista operativo, l’OMS agisce fornendo strumenti utili a seconda delle strategie da adottare per contrastare il cancro. “Uno di questi è uno strumento di valutazione che, sulla base dei fondi disponibili a livello nazionale, in-

dica al ministro quali risorse vadano investite o aumentate per raggiungere gli esiti desiderati. Il calcolatore fornisce indicazioni sulla forza lavoro necessaria, sugli obiettivi strategici da affrontare e sui costi relativi. Il ministro della salute deve infatti essere in grado di dire al ministro delle finanze quanti soldi servono per intervenire.” L’OMS non finanzia direttamente i servizi sanitari ma si occupa di policy, cioè di politica sanitaria: è responsabilità dei governi utilizzare al meglio le risorse di cui dispongono e i finanziamenti che possono ottenere da altre istituzioni. “Bisogna creare programmi sostenibili. Se una nazione sviluppa un piano che si blocca perché finiscono i soldi, è un fallimento. Il problema è che spesso le nazioni non hanno idea dei costi. L’obiettivo dell’OMS è assicurarsi che i ministri capiscano cosa devono fare, quanto costa farlo e abbiano chiaro che anche l’immobilismo è costoso. Quando un tumore diventa metastatico, gestirlo richiede molto denaro, per questo è auspicabile trovarsi a trattare tumori in stadio precoce.” Questo tipo di analisi non serve solo ai Paesi a basso reddito ma può tornare utile a tutti.

Tarare le strategie “L’OMS punta a disegnare e implementare strategie realistiche e appropriate per ogni Paese, anche per quelli a basso e medio reddito” prosegue Anderson. “Alcune strategie sono costose, altre meno. Vogliamo essere sicuri che le nazioni siano in grado di usare le strategie a loro accessibili in modo efficace.”

L

a Global Breast Cancer Initiative (GBCI) è un progetto strettamente legato all’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle nazioni unite (ONU), una lista di 17 obiettivi identificati come necessari “per ottenere un futuro migliore e più sostenibile per tutti”. In particolare, la GBCI si collega all’obiettivo 3, “Garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età”.


In questo articolo:

cancro al seno OMS obiettivi di sviluppo sostenibili

Nei Paesi ad alto reddito, grazie allo screening mammografico, il 60 per cento dei tumori della mammella viene scoperto quando è in fase I o II e ciò riduce del 20 per cento la mortalità per questo tipo di cancro. “La mammografia è uno strumento prezioso ma presenta due problemi: il primo è che è costoso e il secondo è che è efficace per le donne tra i 50 e i 70 anni di età. Nei Paesi a basso e medio reddito l’età media alla diagnosi è di circa 40 anni e nella maggior parte dei casi il tumore viene individuato quando è un nodulo palpabile. La tesi della GBCI è che è più urgente organizzare i sistemi nazionali in modo che riescano a gestire i tumori che si possono vedere o sentire, prima di pensare di passare alla mammografia in cui si cerca una neoplasia che non si può vedere né sentire: bisogna andare per gradi.”

Occhi puntati all’obiettivo

“Il punto non è tanto lo strumento da utilizzare, quanto accorciare i tempi della diagnosi” sottolinea Anderson. “Se tutte le donne si presentano con tumori in stadio III o

Global Breast Cancer Initiative e Agenda 2030

Le possibilità di sopravvivenza delle pazienti con tumore al seno che abitano nei Paesi ad alto reddito sono molto diverse da quelle delle pazienti che abitano in Paesi poveri: su 10 donne che ricevono la diagnosi, a distanza di 5 anni 9 sono vive

nei Paesi ad alto reddito, 6 in India e solo 4 in Sudafrica. In più, nei Paesi a basso e medio reddito la maggior parte delle morti per tumore mammario riguarda pazienti giovani. Questo si ripercuote anche sulle generazioni successive: nell’Africa

Sub-Sahariana, la morte per cancro di 100 donne con meno di 50 anni lascia orfani di madre 210 bambini. Si stima che, se il trend di mortalità per cancro non diminuirà nelle nazioni a basso e medio reddito, da qui al 2040 si verificheranno ogni anno 1.800.000 nuovi casi di tumore al seno e 700.000 decessi. Riuscire ad abbassare la mortalità ai livelli dei Paesi ad alto reddito permetterebbe di evitare milioni di morti.

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OMS Global Breast Cancer Initiative

Diagnosi tempestive

1) Promuovere la diagnosi precoce. Nei Paesi con meno risorse la maggior parte dei tumori al seno viene diagnosticata quando il cancro è già in stadio avanzato (stadio III) o si è già diffuso nell’organismo dando origine a metastasi (stadio IV). Ciò non solo riduce le probabilità di sopravvivenza, ma va a gravare pesantemente sulle già scarse risorse disponibili. 2) Promuovere la tempestività degli accertamenti diagnostici. In molti Paesi passano diversi mesi

3) Promuovere la cura totale della paziente. Non solo occorre poter garantire diverse tipologie di trattamento (chirurgia, radioterapia, terapie sistemiche), ma bisogna fare fronte ad altre necessità, come la riabilitazione e l’accesso alle cure palliative quando la malattia è in fase terminale.

IV, che quasi sempre si possono vedere e sentire, la prima cosa da fare è riuscire a intercettare la malattia in stadio precoce, e per quello non è indispensabile la mammografia, ma serve una diagnosi clinica che funzioni.” L’educazione di pazienti e medici è probabilmente l’intervento iniziale e il più importante. “Una donna deve capire che se si accorge di un’anomalia deve rivolgersi al me-

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da quando una donna si rivolge al sistema sanitario a quando riesce a iniziare i trattamenti oncologici perché ha finalmente in mano una valutazione clinica e una caratterizzazione del tumore necessaria per la scelta del percorso terapeutico.

I tre pilastri della Global Breast Cancer Initiative:

dico. In Africa le pazienti lo fanno solo quando il cancro è una ferita aperta, un tumore molto avanzato, mentre non si preoccupano di un nodulo che non fa male. Poi bisogna fare in modo che i medici sappiano cosa fare. Un errore che avviene spesso è che il medico che per primo visita la donna interpreti il nodulo come un segno di infezione, prescriva gli antibiotici e la congedi. ”

Scegliere la macchina giusta Sbaglia però chi crede che un programma pensato per Paesi con poca capacità di spesa non possa tornare utile a tutti. Diversi interventi “low cost” sono più efficaci di quelli molto costosi quando si parla di prevenzione: basti pensare che un’educazione efficace ai corretti stili di vita può salvare, in numeri assoluti, più persone di una campagna di screening. L’importante è guardare alla realtà locale. “Le soluzioni giuste per una nazione possono essere diverse da quelle per un’altra, quindi occorre un approccio tagliato su misura. Vogliamo che l’aiuto che arriva dall’OMS sia davvero pertinente. Spiegare a qualcuno in Ghana come funziona in Italia non è di nessuna utilità perché là non possono fare tutto quello che viene fatto in Europa” dice Anderson, che conclude con un’analogia: “Posso anche avere una Ferrari, ma se vivo in un posto dove non ci sono strade o dove le strade sono tutte dissestate la Ferrari non andrà molto lontano. Ho bisogno di una Jeep. Qualche volta hai bisogno di una Jeep e non di una Ferrari, però questo non significa che la Ferrari non sia un’ottima macchina. Vogliamo essere sicuri di consigliare la macchina giusta per ogni realtà locale.”


ASSISTENZA Terapia del dolore

In questo articolo: diritti del malato cure palliative qualità di vita

Cure palliative tra diritto, dialogo e informazione La pandemia Covid-19 ha costretto l’intera pratica medica oncologica ad adeguarsi al nuovo scenario. Anche il sistema di somministrazione delle cure palliative si è dovuto reinventare perché queste rimanessero – o diventassero – un diritto per tutti coloro che ne hanno bisogno

“ L

UN MANTELLo A MISURA DI BAMBINo

e cure palliative non sono riservate solo agli adulti: anche i bambini possono averne bisogno e in questi casi l’approccio usato è molto diverso. “Nell’adulto queste cure sono ancora molto orientate all’accompagnamento al fine vita, mentre per i minori vengono utilizzate per aiutare ad affrontare

malattie comunque gravi ed evolutive, che però spesso tendono a diventare croniche” spiega Lonati, che poi aggiunge: “Nell’hospice per i bambini facciamo pochissimi ricoveri di accompagnamento al fine vita e moltissimi ricoveri di abilitazione genitoriale, o di rivalutazione e controllo sintomi”. Nei bambini

inoltre bisogna tenere conto anche di altri aspetti, garantendo loro uno spazio per i giochi, l’educazione e la crescita di tutte le loro capacità. È infine necessario prendere in carico i fratelli come parte integrante della cura, valorizzarli e fare in modo che non si sentano in colpa per “essere sani”.

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ASSISTENZA Terapia del dolore

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a cura di CRISTINA FERRARIO l termine “palliativo” deriva dal latino pallium, mantello. E proprio come un mantello, le cure palliative “avvolgono” la persona malata, con un’attenzione a 360 gradi che parte dalla consapevolezza che, oltre ai bisogni fisici, queste persone hanno anche esigenze spirituali, psicologiche e sociali che non possono essere trascurate. E non è un caso che questo mantello copra anche chi è vicino al malato e, seppur in maniera diversa rispetto al malato stesso, ha bisogno di qualcuno che gli/le stia accanto. “Le cure palliative sono un modo di erogare la cura, ma sono anche una filosofia e soprattutto sono un diritto” spiega Giada Lonati, medico palliativista e direttrice sociosanitaria di VIDAS, associazione che dal 1982 offre sostegno e assistenza ai malati inguaribili. Come ricorda Lonati, il diritto all’accesso alle cure palliative è sancito per ogni cittadino ormai da oltre dieci anni con la legge 38/2010, e non riguarda solo i malati oncologici, ma tutti coloro che soffrono di malattie inguaribili. “Tutti abbiamo diritto al miglior trattamento possibile, che ci aiuti ad avere la migliore qualità di vita possibile a fronte di una malattia inguaribile” afferma.

fermano la vita e considerano la morte come un processo normale; non accelerano né pospongono la morte. Il loro scopo è preservare la migliore qualità di vita possibile. Fino alla fine.” È questa la definizione di cure palliative riportata dall’Associazione europea di cure palliative (EAPC), una definizione che chiarisce almeno in parte in cosa consiste questo tipo di assistenza, che non è fatta solo di farmaci. Dal punto di vista logistico, le cure palliative possono essere erogate in contesti anche molto diversi. Non sempre le cure fornite in ospedale o in hospice possono essere effettuate anche a casa, e viceversa. E non tutte le strutture sono idonee a prestare il servizio di cure palliative, ma solo quelle che rispettano “i requisiti minimi e le modalità organizzative necessari per l’accreditamento”, descritti nel documento prodotto il 25 luglio 2012 in Conferenza Stato-Regioni. Sul territorio italiano è presente la Rete locale di cure palliative (RLCP), che raccoglie e coordina questo tipo di assistenza nei diversi contesti su base territoriale (dall’hospice al domicilio, senza dimenticare ospedali e strutture residenziali).

Qualità della vita: l’obiettivo delle cure palliative

Di cosa si tratta “Le cure palliative sono le cure globali attive dei pazienti la cui patologia non risponde più ai trattamenti previsti. Nel loro approccio olistico, si occupano degli aspetti fisici, psicosociali e spirituali, incluso in particolare il controllo del dolore e degli altri sintomi. Le cure palliative sono interdisciplinari nell’approccio e nei loro scopi, comprendono il paziente, la famiglia e la comunità e dovrebbero essere disponibili ovunque, in ospedale come in hospice o a casa. Le cure palliative af12 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2021

Dialogo, ascolto, formazione e informazione

La legge del 22 dicembre 2017 n. 219, all’interno del discorso sul consenso informato, dice che il tempo della comunicazione è tempo di cura. “Quel tempo andrebbe salvaguardato, ma spesso gli oncologi ci dicono che hanno a disposizione solo 15 minuti per una visita, un tempo decisamente troppo breve per poter parlare di temi tanto articolati e delicati come il fine vita” afferma Lonati, ricordando però che il dialogo è una parte fondamentale delle cure palliative. Il caregiver, ovvero la persona che si prende cura del malato, è sempre coinvolto nella comunicazio-

ne sui trattamenti palliativi. Un po’ diversa è la situazione per quanto riguarda il paziente, con il quale non è sempre semplice affrontare il tema. “Non si dovrebbe parlare con il malato di sedazione palliativa quando ormai sta molto male e bisogna agire in urgenza, ma preparare il terreno prima, in modo che sia più facile per lui esprimere un consenso davvero consapevole e informato” dice la palliativista, che ha iniziato a svolgere questa professione nel 1994, quando “i malati non conoscevano nemmeno la diagnosi (e tanto meno la prognosi).” Se oggi i pazienti quasi sempre conoscono la prima, non sempre hanno un’idea chiara della seconda. “È difficile dire quanto questo dipenda da una cattiva comunicazione o da difficoltà di comprensione” afferma Lonati, che ricorda come si debba cercare di creare un “ambiente di verità” dove il paziente possa porre tutte le domande, anche le più complesse, e trovare risposte.

Prima è, meglio è “L’approccio palliativo non è adatto solo alla fase finale della vita, tanto che si parla sempre più spesso di presa in carico precoce (early palliative care) o simultanea” afferma Lonati, ricordando che in alcuni casi ha senso introdurre queste cure già nelle fasi precoci della malattia. In effetti, affrontare presto il discorso permette spesso di aiutare il paziente a scegliere in modo più consapevole alcuni aspetti del proprio percorso di cura e malattia, anche in base alle proprie inclinazioni e ai propri desideri. “Ci sono due prospettive diverse su cui ragionare, sulla breve e sulla lunga distanza” precisa. Secondo Lonati servirà ancora tempo per portare questo atteggiamento nella mentalità comune e anche in quella dei sanitari. “Usare un approccio palliativo significa considerare anche la possibilità che la vita volga al termine, che le terapie siano inefficaci” spiega l’esperta, ricordando che la paura della morte è legittima,


ma molto spesso è più forte la paura di morire da soli. In questo contesto sapere che ci sarà sempre qualcuno accanto a noi può aiutare a vivere meglio anche i momenti più difficili.

L’effetto della pandemia

La pandemia ha sconvolto come un terremoto anche il sistema delle cure palliative. Ma “c’è sempre qualcosa da offrire, anche alla fine della vita”, come ricordano gli esperti della Società italiana di cure palliative (SICP) e della Federazione cure palliative (FCP) nel documento Ruolo delle cure palliative durante una pandemia, pubblicato a ottobre 2020. “Nonostante le difficoltà, laddove la Rete di cure palliative era sufficientemente organizzata prima dell’inizio della pandemia, il sistema di cure palliative ha retto” si legge nel documento, dove si spiega come queste reti si siano dovute adattare allo scenario pandemico, per esempio con visite di telemedicina, una diversa organizzazione delle visite domiciliari o una riduzione/riorganizzazione degli spazi e dei modi di contatto con i pazienti. Il documento si chiude con raccomandazioni su come gestire le cure palliative in pandemia, con attenzione particolare a “4 S”: stuff (cose), staff (personale), space (spazi) e systems (sistemi). E si è modificata anche la metodologia di distribuzione delle cure palliative: “Noi abbiamo visto un aumento del 10 per cento delle richieste di assistenza soprattutto a domicilio, anche a causa della riconversione di molti reparti in reparti Covid e della tendenza a dimettere tutti i pazienti che potevano essere in qualche modo seguiti fuori dall’ospedale, seppur inguaribili” dice Lonati. Anche per questa ragione, e per evitare pressioni inutili sulle strutture ospedaliere, gli esperti raccomandano di potenziare gli interventi di telemedicina e le opzioni sul territorio, per garantire comunque l’accesso alle cure palliative a chi ne abbia bisogno.

“ “L

Uno su 4

e cure palliative dovrebbero essere disponibili per tutte le patologie in fase inguaribile e per tutte le età” dice Lonati. “In Italia però oggi questo non è ancora garantito” aggiunge. In effetti nel Bel Paese sono oltre 500.000 all’anno i malati affetti da patologie inguaribili (non solo oncologici), tuttavia le opportunità di accesso alle cure palliative sono ancora limitate e solo il 23 per cento dei pazienti, in pratica uno

su 4, riesce a usufruirne. Lo si legge nella ricerca Le cure palliative in Italia, commissionata da Vidas al Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas) dell’Università Bocconi e presentata a novembre 2019. Nel documento si descrivono anche le differenze tra Regioni e non manca un confronto internazionale dal quale l’Italia risulta molto indietro rispetto a Paesi come Germania e Regno Unito, che fanno registrare tassi di copertura del bisogno rispettivamente pari al 64 per cento e al 78 per cento.

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NUTRIZIONE Gli effetti del cancro

a cura di CRISTINA FERRARIO desso cosa posso e cosa devo mangiare?” È una delle prime domande che balzano alla mente in seguito a una diagnosi di tumore e che accompagnano il paziente durante e dopo i trattamenti per la malattia. “Una domanda alla quale è ancora oggi difficile dare una risposta esaustiva” spiega Riccardo Caccialanza, direttore dell’Unità operativa complessa di dietetica e nutrizione clinica della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, da anni attivo nel campo della ricerca e della clinica su questo importante aspetto della cura del cancro. “Non è semplice dare una risposta perché la nutrizione non è un meccanismo isolato, ma è qualcosa che si in-

“A

treccia e interagisce con moltissimi aspetti del funzionamento del nostro organismo. E inoltre, almeno idealmente, ogni raccomandazione o indicazione dovrebbe essere cucita su misura per il singolo paziente, a seconda della malattia e dello stato di salute generale” aggiunge l’esperto. Una cosa è certa: la nutrizione ha un forte impatto sulla salute del paziente anche dopo la diagnosi di tumore e può in molti casi fare la differenza: per questo è importante avvalersi dell’aiuto di medici esperti nel programmare l’alimentazione. Non è affatto normale Per anni siamo stati abituati a pensare alla malnutrizione del malato oncologico come a qualcosa di inevitabile, quasi come se la perdita di peso e di massa muscolare fossero “incluse nel pac-

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Il cibo giusto fa la differenza anche dopo la diagnosi Si parla spesso di alimentazione come strumento di prevenzione contro i tumori, ma mangiare nel modo corretto è fondamentale anche durante e dopo i trattamenti chetto”. “Fortunatamente oggi sappiamo che non è così e molti studi hanno dimostrato che è possibile intervenire in modo efficace per prevenire

o comunque ridurre al minimo la malnutrizione nei pazienti oncologici anche durante e dopo i trattamenti” afferma Riccardo Caccialan-


In questo articolo: alimentazione perdita di peso stili di vita

cento dei pazienti oncologici la malnutrizione si rivela addirittura fatale. “Il dato è sorprendente solo in apparenza” afferma Caccialanza. “Sappiamo per esempio che lo stato nutrizionale influenza la risposta alle terapie: anche il trattamento più efficace, in presenza di malnutrizione, funziona meno bene” spiega. È vero anche che le interazioni fra trattamento e nutrizione sono bidirezionali: una buona risposta al trattamento può infatti migliorare lo stato nutrizionale. Il punto è che il tumore causa grandi “terremoti metabolici” e aumenta il rischio di malnutrizione sin dall’inizio. Proprio per questa ragione è fondamentale affrontare l’argomento già al momento della diagnosi, perché solo con questo atteggiamento si potrà migliorare davvero la qualità di vita del paziente (e di chi se ne prende cura), e si vedranno risultati concreti anche in termini di risposta alle terapie e di prognosi. “Non dimentichiamo però che questa è una delle branche scientifiche più inesplorate e affascinanti. Siamo ancora

alla superficie, ci sono da indagare l’influenza della genetica, della nutrigenomica, del microbioma, dello stress ossidativo e dell’impatto dei diversi nutrienti sul sistema immunitario” ricorda Caccialanza. Un obiettivo ben definito Guardando al suo lavoro quotidiano all’interno di questa scienza ancora giovane, Caccialanza si definisce un “picconatore”, uno che lavora a livello “macro”, dal momento che assieme ai suoi colleghi si occupa del mantenimento dello stato nutrizionale dal punto di vista del peso, della composizione corporea e dell’assunzione dei diversi nutrienti, ma non ancora in termini di aspetti metabolici, genetici e immunologici complessi. “Sappiamo che c’è una correlazione tra la perdita di massa muscolare e le conseguenze negative della malnutrizione, ed è su questo aspetto che cerchiamo di intervenire” spiega l’esperto. “Gli interventi in questo contesto sono sempre finalizzati alla gestio-

La giusta nutrizione per rispondere meglio alle cure

za, ricordando che da qualche anno stiamo assistendo a un cambio di mentalità, con una sempre maggiore attenzione agli aspetti nutrizionali e al loro impatto sul risultato finale delle terapie. “In altre parole, si sta cominciando a comprendere che la malnutrizione è un fattore modificabile che influenza anche la capacità di affrontare i trattamenti oncologici e quindi non deve essere sottovalutata. Anzi, se il supporto nutrizionale viene effettuato precocemente e in modo appropriato, può dare risultati notevoli a livello clinico e pure economico per l’ospedale e soprattutto per il sistema sanitario” chiarisce l’esperto, ricordando che oggi anche le grandi aziende farmaceutiche si stanno interessando al problema, dal momento che la malnutrizione può rendere meno efficaci

molti dei trattamenti che loro mettono a disposizione. La parola alla scienza Circa 4 pazienti gravi su 10 – non solo oncologici – sono malnutriti o a rischio di malnutrizione quando arrivano in ospedale. Le percentuali sono ancora più elevate nei pazienti oncologici, per i quali la stessa malattia si accompagna a un rischio di malnutrizione molto elevato sin dalla diagnosi, seppur con differenze importanti tra i diversi tipi di tumore. I dati però ci dicono che per il 20 per


NUTRIZIONE Gli effetti del cancro

ALIMENTAZIONE

I consigli pratici

L

a nutrizione personalizzata per ciascun paziente è il punto di arrivo ideale, ma qualche consiglio generale può senza dubbio essere utile. Eccone alcuni tratti dal libretto La nutrizione nel malato oncologico, scaricabile dal sito dell’Associazione italiana malati di cancro, parenti e amici (AIMaC):

1

In generale. Non esiste un alimento anticancro o uno che causa il cancro. Il “segreto” è racchiuso in una alimentazione sana e bilanciata e portata avanti con costanza.

2

Perdita di appetito. Può essere utile mangiare poco ma spesso, rendere il cibo quanto più stuzzicante, avere sempre a portata di mano qualcosa da sgranocchiare, mangiare lentamente e masticare bene.

3

Intestino pigro/diarrea. Il consumo di frutta e verdura (e quindi di fibre) può essere aumentato in caso di stitichezza o ridotto in caso di diarrea.

4 5 6

Modifiche del gusto. Meglio scegliere i cibi che piacciono di più, insaporire le pietanze con spezie ed erbe aromatiche, utilizzare anche aceto o succo di limone. Una fetta di limone prima del pasto aiuta ad esaltare i sapori.

Nausea. È consigliabile mangiare poco e spesso, evitando cibi dal gusto e odore forti. Bruciore e secchezza della bocca. Bere molti liquidi nutrienti (se si scelgono succhi di frutta, optare per quelli meno acidi, come nettare di pesca/pera) e scegliere cibi e bevande freddi. Da evitare invece cibi molto salati, speziati o poco morbidi.

Il vantaggio di lavorare come fa la natura

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ne e alla riduzione dell’effetto dei cosiddetti sintomi che impattano sulla nutrizione, ossia tutti i sintomi che contribuiscono alla riduzione di ciò che il malato ingerisce e al peggioramento dello stato nutrizionale” precisa. Tra questi, ricordiamo la perdita dell’appetito, la mucosite (una infiammazione dolorosa delle mucose della bocca e dell’esofago), le alterazioni del sapore, la nausea, la diarrea, il malassorbimento e molti altri ancora, in alcuni casi conseguenze dei trattamenti (anche chirurgici), in altri legati nello specifico alla malattia. “A differenza di quanto avviene quando si parla di prevenzione, qui è l’alimentazione che insegue il sintomo. Cambia il target, e la priorità è mantenere gli apporti di calorie e proteine adeguati. Sembra facile, ma in alcune situazioni è molto complicato” aggiunge.

po la diagnosi, e deve essere considerata parte integrante delle cure, anzi un vero e proprio diritto del malato” afferma Caccialanza, ricordando la Carta dei diritti del paziente oncologico all’appropriato e tempestivo supporto nutrizionale, documento pubblicato nel 2016 e frutto del lavoro congiunto dell’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM), della Società italiana di nutrizione artificiale e metabolismo (SINPE) e della Federazione delle associazioni di volontariato oncologico (FAVO). Resta il problema del numero ancora troppo scarso di centri di nutrizione clinica, presenti in meno del 50 per cento degli ospedali, secondo alcune stime. Questo fa sì che molti pazienti si rivolgano alle persone sbagliate per chiedere consiglio. “La terapia nutrizionale deve essere sempre essere definita da un professionista e concordata con gli oncologi, i radioterapisti, i chirurghi e tutti gli specialisti che si prendono cura del paziente. Ci deve essere un lavoro di rete, una rete multidisciplinare nella quale il paziente possa trovare tutti i punti di riferimento di cui ha bisogno” dice Caccialanza, che poi conclude: “Se la struttura garantisce la gestione precoce di tutti questi problemi, il paziente ha possibilità molto maggiori di ricevere i trattamenti più appropriati. Ricordiamoci che, da questo punto di vista, ogni paziente oncologico è un paziente complesso.”

Serve uno specialista per la valutazione nutrizionale

Niente improvvisazione “La scienza ci sta indicando la direzione da prendere, ma adesso arriva la parte difficile: fare più ricerca, fatta meglio e – soprattutto – tradurla in pratica” dice Caccialanza parlando dello scenario attuale della nutrizione clinica in oncologia. Secondo l’esperto è fondamentale continuare ad aumentare la consapevolezza da parte di medici e pazienti dell’importanza della nutrizione in tutte le fasi della malattia. “La valutazione nutrizionale deve essere precoce, già alla prima visita do-


I TRAGUARDI DEI NOSTRI

... continua su: airc.it/traguardi-dei-ricercatori

Fertilità e tumore, un tema complesso Per le donne con tumore mammario, preservare la fertilità è spesso una possibilità reale dal punto di vista clinico, ma a volte intervengono altri fattori che complicano la scelta. Ne parlano, in un articolo pubblicato su Frontiers in Oncology, i ricercatori coordinati da Matteo Lambertini del Policlinico San Martino di Genova. L’analisi su 223 donne in premenopausa ha dimostrato che quasi tutte sono preoccupate dai potenziali effetti negativi dei trattamenti oncologici sulla fertilità, anche se ol-

tre il 90 per cento accetta di sospendere temporaneamente l’attività ovarica usando specifici farmaci. Meno facile da accettare la criopreservazione (di ovociti, embrioni o tessuto ovarico). “Tra le ragioni alla base del rifiuto ci sono soprattutto la paura di ritardare le terapie anticancro o il mancato interesse per future gravidanze” spiegano gli autori, che auspicano una sempre maggiore attenzione al tema.

Nuove terapie per la leucemia a cellule capellute Sono stati pubblicati sulla rivista New England Journal of Medicine i risultati di uno studio coordinato dall’Università di Perugia che ha coinvolto pazienti con leucemia a cellule capellute recidivata o refrattaria al trattamento. I ricercatori, guidati da Brunangelo Falini ed Enrico Tiacci, hanno messo a punto una strategia terapeutica basata sulla combinazione di due farmaci a bersaglio molecolare, vemu-

rafenib e rituximab, che ha migliorato notevolmente la percentuale di remissioni complete rispetto all’uso del solo vemurafenib (dal 35 per cento a quasi il 90 per cento). “Il prossimo passo è valutare la possibilità di utilizzare la combinazione sin dalla prima linea di trattamento, eliminando la chemioterapia” dicono gli autori.

L’iperglicemia interferisce con la cura Se il livello di glucosio nel sangue sale troppo (iperglicemia) nei primi mesi di trattamento, l’efficacia della terapia con everolimus più exemestane per il tumore al seno metastatico si abbassa. Questo comporta una maggiore probabilità che il tumore si ripresenti precocemente, riducendo la durata della cosiddetta sopravvivenza libera da progressione di malattia. Grazie anche al sostegno di Fondazione AIRC, il gruppo di ricerca di Claudio Vernieri, di IFOM e dell’Istituto nazio-

nale dei tumori di Milano ha pubblicato su Clinical Cancer Research i risultati di uno studio proprio su tale combinazione di farmaci, anche perché everolimus causa iperglicemia o diabete nel 15-20 per cento delle pazienti. Iperglicemia e diabete sono un problema se si presentano nei primi tre mesi di trattamento, mentre non influenzano l’efficacia del farmaco se sono già presenti prima della terapia.

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SCREENING Ritardi da pandemia

Tutte le strategie per rincorrere le diagnosi mancate Per recuperare i milioni di test saltati nel 2020 sono necessarie più risorse ma anche più inventiva e un nuovo modo di fare i controlli

Garassino, responsabile del Reparto di oncologia medica toraco-polmonare dell’Istituto nazionale dei tumori (INT) di Milano, che ha costituito un importante registro internazionale sui pazienti oncologici e Covid-19. L’ONS ha inoltre stimato in numeri assoluti i tumori che non sono stati diagnosticati per via dei ritardi. Si tratta di 3.300 carcinomi mammari, 2.700 lesioni cervicali CIN2+ (che precedono il tumore della cervice uterina), quasi 1.300 carcinomi colorettali e oltre 7.400 adenomi avanzati in meno rispetto al 2019.

Differenze regionali

I

a cura di DANIELA OVADIA l rapporto dell’Osservatorio nazionale screening (ONS) sugli screening oncologici è impietoso: i dati definitivi riguardanti il 2020 dimostrano che sono stati inviati 4 milioni di inviti a controllarsi in meno e sono stati cancellati 2,5 milioni di

esami in più rispetto al 2019. In sostanza, si tratta di un ritardo di quasi 5 mesi nelle normali campagne di controllo, che si è tradotto e si tradurrà in un analogo ritardo nella diagnosi di eventuale tumore. “Il problema riguarda soprattutto i tumori per i quali esistono programmi di screening validati, ovvero seno, colon-retto e cervice uterina, ma anche quelli per i quali vi sono raccomandazioni per la diagnosi precoce in categorie specifiche di pazienti, come nel caso del polmone” spiega Marina

Un ritardo accumulato di quasi cinque mesi

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Il quadro non è però uniforme in tutto il Paese. “A partire dal mese di maggio, e in particolare nell’ultimo trimestre del 2020, alcune Regioni hanno fatto sforzi imponenti per recuperare, tanto da riuscire addirittura a erogare più test di screening rispetto al 2019” spiega Paola Mantellini, direttrice dell’ONS. Le più solerti sono state le Regioni del Nord, mentre al Sud, che già sconta una minore efficienza dei programmi di screening in tempi normali, la pandemia ha avuto un effetto dirompente che non è stato ancora recuperato. Non basta però chiedere maggiori investimenti in termini di strutture e personale. “Quel che manca, in alcune Regioni, è una visione strategica delle iniziative per recuperare i ritardi” dice l’esperta. Per questo l’ONS ha messo a punto una sezione del proprio sito dedicata alla “ripartenza”, che spiega quali sono


In questo articolo: screening diagnosi precoce Covid-19

le strategie più efficaci per recuperare i ritardi, con alcuni esempi concreti. Per esempio, è necessario modulare il numero degli appuntamenti in relazione alla situazione epidemiologica, allungando le liste giornaliere quando si possono avere più persone in sala d’aspetto e accorciandole per evitare assembramenti quando il virus circola maggiormente. Seguendo anche quello che dice l’Organizzazione mondiale della sanità, è bene stabilire dei criteri di priorità per l’invito. Se bisogna ridurre il numero di mammografie per via dei rischi di contagio, per esempio, meglio dare la priorità allo screening mammografico biennale nelle donne che appartengono alla fascia d’età 50-69 anni, mentre per quelle con età compresa tra i 45 e i 49 anni e i 70 e i 74 anni si può accettare un allungamento dell’intervallo, sulla base di quanto dicono le linee guida. Sono inoltre da considerarsi prioritari i percorsi di sorveglianza per chi è a rischio per tumori eredo-familiari. Si tratta della cosiddetta “stratificazione del rischio”, che consiste, per ciascun tipo di tumore, nel chiamare prima le donne che appartengono a fasce di età in cui ci sono maggiori probabilità di ammalarsi o in cui il tumore progredisce più rapidamente.

Spazio all’autogestione

“In molte Regioni, le risorse sanitarie che sono state temporaneamente spostate dalla gestione degli screening all’emergenza Covid dovranno essere reintegrate e, presumibilmente, potenziate” spiega Mantellini. “Ma si devono sperimentare anche modalità innovative meno impegnative per il sistema sanitario. Per esempio, l’ONS partecipa a programmi di spedizione o consegna in farmacia dei kit per il sangue occulto fecale.” Esistono anche kit per la rilevazione del papillomavirus umano (HPV) tramite autoprelievo, che permettono di distanziare anche di molti anni l’esecuzione del Pap-test, e che riducono l’impiego di personale sanitario come ostetriche e ginecologhe. A supervisionare l’autogestione del paziente in alcuni screening oncologici può contribuire anche il medico di medicina generale, in Italia spesso

Metodi innovativi per recuperare i test arretrati

escluso da questa fase della prevenzione, contrariamente a quanto accade in altri Paesi: suo il compito di consigliare il test, di spiegare le modalità di esecuzione e di aiutare il paziente a leggerne il risultato. “Tutto ciò non può essere fatto senza un adeguato piano di comunicazione” recita l’ONS, che raccomanda di lavorare sia a livello nazionale sia locale, persino attraverso le aziende e i luoghi di lavoro, oltre che con l’aiuto della stampa e delle televisioni. Obiettivo: spiegare ai cittadini che gli screening sono importanti, che lo stop per via della pandemia è stato dovuto solo all’emergenza e che lo scopo di tutte le iniziative è quello di mettere in sicurezza il maggior numero di persone nel più breve tempo possibile.

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SPERIMENTAZIONE ANIMALE Specie alternative

Moscerini, zanzare e mitili gli “altri” animali Mentre il Governo continua a prorogare la moratoria sulla legge del 2014 sulla sperimentazione animale, si cercano animali alternativi a quelli ad alto sviluppo cognitivo

N

a cura della REDAZIONE iente di risolto sul piano normativo per la travagliata legge sulla sperimentazione animale, che fa dell’Italia l’unico Paese che ha modificato in senso restrittivo quanto suggerito dalla Commissione europea. Nel 2014, infatti, proprio l’Italia ha introdotto divieti aggiuntivi all’utilizzo degli animali nella ricerca scientifica, come quelli sugli xenotrapianti (tra i quali il trapianto di frammenti di tessuto umano in topi di laboratorio per testare l’efficacia di farmaci di potenziale importanza per la cura, una tecnica molto usata in oncologia) e sulla ricerca sulle sostanze di abuso (alcol

e droghe, inclusi gli studi sugli effetti di queste sostanze sulla salute dei neonati di madri tossicodipendenti), in contrasto con quanto hanno deciso gli altri Paesi europei, riconoscendo la necessità degli animali per questi due settori specifici della ricerca scientifica. Il mancato recepimento della direttiva europea sulla ricerca animale è già costato all’Italia un richiamo formale e sanzioni pecuniarie che aumentano con il passare del tempo. Nonostante ciò, i Governi che si sono susseguiti dal 2014 a oggi non sono riusciti ad abolire i divieti aggiuntivi ma soltanto a introdurre delle moratorie (ovvero delle sospensioni temporanee della norma contestata).

La proroga alla moratoria scadrà a giugno 2022

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L’ultima è datata gennaio 2021, quando il decreto-legge “milleproroghe” ha prorogato la possibilità di fare sperimentazione animale anche per quanto riguarda xenotrapianti e sostanze d’abuso, ma di un solo anno. Il termine è stato poi ulteriormente prolungato di ulteriori sei mesi per arrivare al giugno del 2022, data alla quale dovrà essere presa una decisione. Il posticipo dell’entrata in vigore dei divieti era praticamente un atto dovuto, anche a fronte del fatto che sia il Ministero della salute sia il Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita della Presidenza del consiglio (CNBBSV) si sono espressi chiaramente in senso negativo sui divieti alla sperimentazione animale. Nel parere del Comitato si legge infatti che il CNBBSV chiede al Governo innanzitutto di estendere per un tempo “congruo” la moratoria, e contemporaneamente di “adoperarsi per il recepimento completo delle attuali normative europee sulla ricerca animale e che la libertà e centralità della ricerca, condotta nel rispetto dei principi etici stabiliti dai codici istituzionali, nazionali e internazionali, venga riaffermata come elemento valoriale fondante di una società democratica basata sulla conoscenza”.

Alternativi ma non troppo

Nel frattempo, la ricerca scientifica è tutt’altro che insensibile al tema e prosegue nel tentativo di individuare soluzioni alternative agli animali ogni volta che ciò è possibile. Una strategia intermedia tra l’uso di qualsiasi specie e l’abolizione della sperimentazione ani-


In questo articolo:

legislazione sperimentazione animale 3R

male è l’utilizzo di animali a più basso sviluppo cognitivo, e in particolare di invertebrati, per rispondere alle problematiche etiche sollevate dalla sperimentazione animale su specie considerate “senzienti”. Per questa ragione l’Unione zoologi italiani e Research4Life – il consorzio nato nel 2015 al fine di dar voce a protagonisti della ricerca biomedica italiana in tema di sperimentazione animale, di cui fa parte anche Fondazione AIRC – hanno organizzato un webinar informativo in cui è stato illustrato l’utilizzo in ricerca di vermi, moscerini, zanzare, mitili e sanguisughe. L’uso di queste specie “non convenzionali” è interessante in particolare per la ricerca biomedica di base, ma potrebbe esserlo anche per alcuni ambiti della ricerca applicata e traslazionale, come la genetica e gli studi sulle malattie rare. È stato stimato che l’impiego di questi nuovi modelli potrebbe ridurre in breve tempo l’utilizzo di specie vertebrate di circa il 10 per cento e probabilmente anche di più in futuro. Il ricorso a queste specie è anche una delle prescrizioni introdotte dalla normativa europea sul benessere animale, la legge 63 del 2010, che prevede la sostituzione (parziale o totale) della ricerca animale in tutte le sperimentazioni in cui questo sia possibile: l’utilizzo di questi modelli emergenti rappresenta appunto la forma più promettente di sostituzione parziale.

Invertebrati sì ma non il polpo

“Oltre che dalla legge, l’uso di specie a minore sviluppo cognitivo ci è imposto dal principio etico delle 3R, che chiedono ai ricercatori di sostituire con altri metodi (quando possibile) o ridurre il ricorso alla sperimentazione

animale, e di migliorare le condizioni degli animali di laboratorio (in inglese Replace, Reduce, Refine). In questo caso si parla di sostituzione parziale, visto che si punta su specie a più bassa capacità di provare sofferenza” ha spiegato Giuliano Grignaschi di Research4Life. Non tutti gli invertebrati sono liberamente utilizzabili e non tutti hanno ridotte capacità cognitive. I cefalopodi, e in particolare i polpi, sono infatti specie tutelate. “Sono degli invertebrati di grandi capacità cognitive” ha spiegato Anna di Cosmo dell’Università Federico II di Napoli “tanto che hanno ben sei volte più cellule nervose di un topo (l’animale più utilizzato in sperimentazione) e 350 milioni di neuroni nei tentacoli, che rappresentano il loro sistema nervoso periferico.” Gli Stati Uniti, per esempio, hanno stilato, nel 1986, l’Animals (Scientific Procedures) Act, un documento che regola le

sperimentazioni che possono provocare stress o dolore. Il documento considera specie protette tutti i vertebrati non umani. Un solo invertebrato è stato aggiunto all’elenco, 12 anni fa, ed è proprio il polpo, in virtù del suo sistema nervoso estremamente sviluppato. Il filosofo della scienza Simone Pollo, dell’Università la Sapienza di Roma, ha concluso il webinar portando il punto di vista delle scienze umanistiche. “Ricordo che l’attenzione morale agli animali non umani si deve proprio alla filosofia” ha ricordato “ma sottolineo anche che la sperimentazione sugli animali è una necessità etica, perché se non si potesse più fare ricerca su di essi l’alternativa sarebbe la sperimentazione diretta sull’essere umano.”


IFOM – ISTITUTO FIRC DI ONCOLOGIA MOLECOLARE Tumoroidi

Il fil rouge epigenetico dei tumori del colon-retto Grazie a innovativi modelli sperimentali e a un punto di osservazione diverso dal solito, i ricercatori di IFOM hanno identificato alcuni meccanismi “trasversali” che danno forza al tumore

IL LESSICO

Trascrivere e tradurre: le regole di base

T

rascrizione e traduzione non sono solo attività di chi si occupa di testi letterari, ma sono anche due termini fondamentali della biologia. Il nostro patrimonio genetico, il DNA, è costituito

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In questo articolo:

trascrizione ricerca di base meccanica tumorale

a cura di CRISTINA FERRARIO uella che gli anglosassoni definiscono ‘transcriptional addiction’ potrebbe rappresentare il tallone d’Achille delle cellule tumorali” dice Massimiliano Pagani, a capo dell’Unità oncologia molecolare e immunologia dell’IFOM di Milano e professore ordinario di biologia molecolare all’Università degli Studi di Milano. Assieme al suo gruppo, Pagani ha recentemente pubblicato sulla rivista Nature Communications i risultati di un lavoro grazie al quale è stato possibile identificare un meccanismo regolatore comune dell’espressione dei geni. “Il nostro punto di partenza è stata l’osservazione che esistono tantissimi tipi di tumori con caratteristiche genetiche estremamente diverse, ma esistono anche molte caratteristiche comuni che riguardano questa ‘trascriptional addiction’, ovvero il cambiamento nei circuiti che regolano l’espressione dei geni (e quindi la trascrizione) tipico delle cellule tumorali” aggiunge Pagani, che ha condotto la sua ricerca grazie al sostegno di Fondazione AIRC e in collaborazione con Stefano Piccolo, professore ordinario

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di biologia molecolare all’Università degli Studi di Padova, a capo del programma di ricerca Biologia dei tessuti e tumorigenesi dell’IFOM. Le tappe del viaggio “Ci siamo chiesti se il tumore sia un cambiamento dello stato cellulare conseguente a una attività di trascrizione anomala e tipica delle cellule tumorali” spiega Pagani, che con i suoi collaboratori è andato proprio alla ricerca di una sorta di fil rouge nei diversi tumori che fosse un segno distintivo di questo cambiamento. E lo ha fatto senza guardare alle classiche mutazioni, come spesso succede nella ricerca oncologica, ma cercando in un certo senso “più in superficie” e concentrandosi sulle modifiche epigenetiche, ovvero quei cambiamenti nell’espressione dei geni che non sono causati da mutazioni nella sequenza del DNA. La scelta del tumore del colon-retto non è casuale: si tratta infatti di un tumore molto eterogeneo, con caratteristiche molecolari e di prognosi estremamente differenti. “Volevamo vedere se all’interno di una famiglia di tumori così diversi esistesse questo tratto comune a livello epigenetico e di trascrizio-

infatti da un susseguirsi di 4 diverse unità (le basi azotate, indicate con le lettere A, T, C e G) che, messe in fila una dietro l’altra, costituiscono i geni. Queste sequenze di lettere vengono prima “trascritte” da specifiche molecole, seguendo precise regole molecolari, per creare una sorta di nuovo testo che viene – spesso ma non sempre – “tradotto” in proteine grazie a un codice che crea una corrispondenza tra le basi del DNA e gli aminoacidi, ovvero i mattoncini che compongono le proteine.

ne” dice l’esperto. E da qui partono gli esperimenti, con l’ingresso in campo dei “tumoroidi”, speciali modelli sperimentali che si ottengono dalle cellule tumorali dei pazienti e riproducono in tutto e per tutto il tumore, la sua architettura, la sua eterogeneità e i processi di differenziamento. Tutti questi tumori sono stati analizzati dal punto di vista trascrizionale e ciò ha permesso di classificare i numerosi campioni proprio in base ai diversi profili, per poi procedere con ulteriori analisi che hanno condotto a un importante risultato: identificare una serie di regioni regolatorie (enhancer) specifiche per i tumori, ovvero assenti nel tessuto sano. “In particolare abbiamo individuato un gruppo di ehnancer comune a tutti i tumori del colon-retto valutati, indipendentemente dalle loro differenze trascrizionali di base” precisa Pagani, che definisce questo gruppo di elementi regolatori come “pancancer”, ovvero presenti in tutti i tumori. A ulteriore conferma della presenza “trasversale” di questi enhancer c’è il fatto che i ricercatori IFOM li hanno ritrovati anche in altri 20 diversi tipi di tumori solidi analizzati.

to e che potrebbe quindi rappresentare un punto debole delle cellule stesse. A coordinare questi circuiti, ovvero a regolare molti degli enhancer identificati, ci sono YAP e TAZ, due geni definiti “meccano-trasduttori” perché in grado di sentire e rispondere agli stimoli meccanici. Sono geni ben noti a Pagani e colleghi, che hanno anche provato a bloccarli con inibitori specifici sia nelle cellule sane sia in quelle di tumore, arrivando alla conclusione che la loro funzione è cruciale anche per il mantenimento e non solo per lo sviluppo del cancro. “C’è stato un vero e proprio cambio di paradigma: siamo andati a vedere se esistesse qualcosa che va oltre la genetica. Una sorta di rivoluzione copernicana rispetto all’approccio comune in oncologia, ma i dati ci dicono che questa è una via percorribile e noi vogliamo lavorare in questa direzione fino ad arrivare appena possibile al paziente” dice Pagani, che poi conclude: “L’impatto sul paziente non è dietro l’angolo, servono ancora molti studi, ma credo valga la pena investire in questa direzione perché le ricadute future potrebbero essere davvero notevoli”. I prossimi passi? Capire meglio il ruolo del network di enhancer, il peso di ciascun componente di questo gruppo di regolatori della trascrizione e la risposta di questo network a diversi segnali che arrivano alla cellula, inclusi quelli di meccanobiologia.

Oltre la genetica per il tumore del colon-retto

YAP e TAZ alla regia I ricercatori guidati da Pagani e Piccolo sono convinti: quello appena scoperto è un circuito necessario per definire le cellule tumorali, determinante per il loro mantenimen-

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INIZIATIVE DreamLab

DreamLab: un’app per esplorare l’ecosistema tumorale L’app di Fondazione Vodafone Italia permette di mettere a disposizione della ricerca la potenza di calcolo del proprio smartphone (quando non è in uso)

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a cura della REDAZIONE iutare la ricerca oncologica? Puoi farlo mentre dormi, grazie alla partnership tra Fondazione Vodafone Italia e AIRC. Dopo aver scaricato la app DreamLab sul tuo smartphone e averlo collegato al caricabatterie, basta attivare DreamLab per mettere a disposizione della ricerca la potenza di elaborazione del telefono. Così potrai velocizzare i complicatissimi calcoli sempre necessari per gli studi oncologici. DreamLab è stata messa al servizio del progetto L’esploratore delle cellule tumorali (“Cell Identity Hunter”) di IFOM, l’Istituto FIRC di oncologia molecolare. 24 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2021

“L’ecosistema tumorale, cioè l’insieme delle cellule tumorali e dei vari tipi di cellule con le quali queste entrano in relazione, può essere considerato come un tessuto biologico a parte, con le sue regole di funzionamento. Conoscerle con precisione è cruciale per identificare nuove terapie.” A parlarne è Massimiliano Pagani, responsabile del laboratorio di oncologia molecolare e immunologia all’IFOM di Milano e coordinatore del progetto. L’esploratore delle cellule tumorali ha appunto l’ambizioso obiettivo di identificare i vari tipi di cellule che compongono questo ecosistema in tumori differenti, e di descriverne la funzione. Poiché la massa di dati che si generano in un progetto

del genere è immensa, per analizzarli serve una potenza di calcolo elevatissima, ed è qui che entra in gioco l’app DreamLab. Ciascuno può scaricarla sul proprio smartphone, mettendo così a disposizione per l’analisi dei dati del progetto la potenza di calcolo del dispositivo mentre questo è in carica. Ma da dove vengono esattamente tutti questi dati? “Il punto di partenza è sempre il materiale biologico ottenuto da pazienti con diversi tipi di cancro – del seno, del colon-retto, del polmone e diversi altri – tramite biopsia o in seguito a intervento chirurgico” spiega Pagani. “Questo materiale viene disgregato fino a ottenere una sospensione cellulare, dalla quale vengono catturate con tecniche molto sofisticate singole cellule di tipi differenti. Le singole cellule sono quindi analizzate attraverso varie tecnologie ‘omiche’, per raccogliere informazioni relative a diversi sistemi cellulari.” Si partirà con la trascrittomica, che si occupa dell’analisi di tutti i trascritti di RNA di una cellula, cioè di tutte le molecole di RNA codificanti per proteine. “In questo modo sapremo quanti geni sono effettivamente attivi – e con quale intensità – nei vari tipi cellulari, e quali invece sono inattivi.” Per ogni cellula analizzata, i dati ottenuti saranno confrontati con profili cellulari già noti. In questo modo la cellula potrà essere identificata o, se il suo profilo non corrisponde a nessuno di quelli già presenti in banca dati, descritta come nuova. “Tutto il lavoro che faremo ci permetterà di scoprire meccanismi e relazioni cellulari importanti per lo sviluppo, la sopravvivenza e la diffusione del tumore, che potranno diventare bersagli di nuove terapie” conclude Pagani. Ciascuno può dare il proprio contributo, semplicemente scaricando un’app.


Si ringrazia Remo Girone per la sua testimonianza

Foto: Raffaello Balzo

AIUTACI A CANCELLARE IL CANCRO. LASCIA IL SEGNO

CI SONO GESTI CHE LASCIANO UN SEGNO, PERCHÉ RENDONO IL CANCRO SEMPRE PIÙ CURABILE. COME UN LASCITO A FAVORE DELLA FONDAZIONE AIRC. Un lascito testamentario a Fondazione AIRC è una scelta concreta che cambia le cose, facendo progredire la ricerca sul cancro. Finora la scienza ha fatto enormi passi avanti, ma il tuo gesto porterà a nuove scoperte. Così lascerai un segno incancellabile, perché i futuri traguardi della ricerca saranno anche merito tuo.

Per sapere come fare il tuo lascito, contattaci subito: 02 794707 - airc.it/lasciti


NOTIZIE FLASH

Dal Mondo Non tutti i virus vengono per nuocere Ci sono anche i virus “buoni”, capaci di infettare le cellule del cancro e di distruggerle. Un esempio è il virus di ratto H-1PV, che entra nelle cellule tumorali, le “rompe” e permette così l’attivazione della risposta immunitaria anti-cancro. Questo virus è anche il protagonista di uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications, nel quale gli autori descrivono il meccanismo – appena scoperto – attraverso il quale H-1PV riesce a entrare nelle cellule tumorali. Utilizzando una tecnica che permette di “spegnere” in modo selettivo i geni, gli autori hanno scoperto che le proteine della famiglia delle laminine sono le porte d’ingresso del virus nelle cellule tumorali. Le cellule con alti livelli di laminine sono più sensibili all’infezione e possono essere il bersaglio ideale per virus come H-1PV.

Covid-19, vaccini sicuri ed efficaci I numeri parlano chiaro: dopo il ciclo completo di vaccinazione anti-SARS-CoV-2 il 94 per cento dei pazienti oncologici presenta anticorpi contro il virus. Sono i risultati di uno studio pubblicato su Cancer Cell che ha coinvolto 200 pazienti con diversi tipi di tumore e ne ha valutato la risposta alla vaccinazione contro il coronavirus. Gli autori spiegano che i tassi di risposta sono stati elevati nei pazienti con tumori solidi (98 per cento) e un poco inferiori nei pazienti con tumori del sangue (85 per cento). “Comunque anche in quest’ultimo gruppo si è osservata una risposta anticorpale” precisano i ricercatori. I dati rassicurano tutti i pazienti oncologici, anche quelli in trattamento attivo, sull’efficacia e la sicurezza della vaccinazione, strumento fondamentale contro i rischi legati all’infezione da Covid-19 in una popolazione fragile.

Nessun rischio con le cure per la fertilità

Una buona notizia per tutte le donne che si sottopongono a trattamenti per la fertilità, come per esempio la stimolazione ovarica: queste terapie non aumentano il rischio di sviluppare un tumore mammario. Lo spiegano gli autori di un articolo pubblicato su Fertility and Sterility, che hanno analizzato i dati disponibili in letteratura sull’argomento. Le donne coinvolte negli studi sono state seguite in media per 27 anni dopo il trattamento con stimolanti ovarici, trattamento che, almeno in teoria, potrebbe stimolare anche la trasformazione tumorale delle cellule mammarie. In realtà, dall’analisi non è emersa alcuna differenza nel rischio di tumore al seno tra donne trattate e non trattate.

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Tumori, uno sguardo all’evoluzione Secondo gli autori di uno studio pubblicato sulla rivista Nature, sarebbe possibile prevedere l’evoluzione di un tumore. In particolare, si potrebbe predire quali cellule all’interno del tumore hanno maggiori probabilità di crescere e di espandere la massa tumorale e quali invece verranno più probabilmente eliminate nella competizione per la sopravvivenza. È una questione di evoluzione intesa come “sopravvivenza del più adatto”, applicabile anche alle cellule tumorali. Come ricordano gli autori, le caratteristiche che permettono alle cellule di resistere a un farmaco oncologico potrebbero non essere quelle ideali per garantirne la sopravvivenza in assenza del farmaco stesso. Grazie allo studio di queste caratteristiche su modelli animali, con esperimenti di biologia molecolare molto sofisticati e con un approccio informatico di machine learning, i ricercatori sono riusciti a mettere a punto un modello che permette di predire l’evoluzione delle cellule.

Nuovi farmaci contro BRCA Uno studio i cui risultati sono stati pubblicati su Nature Communications illustra un nuovo potenziale approccio per contrastare i tumori che presentano una mutazione nel gene BRCA, e che in genere si sviluppano nel seno o nell’ovaio. Si tratta di agire sulla capacità delle cellule di riparare i danni al DNA usando farmaci in grado di bloccare l’azione della proteina POLQ, coinvolta assieme a BRCA nella riparazione del DNA. Gli autori hanno scoperto infatti che le cellule tumorali con mutazioni di BRCA (e che quindi hanno problemi nella riparazione del danno al DNA) muoiono quando trattate con inibitori di POLQ, mentre le cellule normali sopravvivono. Da notare che gli inibitori di POLQ sembrano funzionare anche nei tumori diventati resistenti a inibitori di PARP, oggi terapia in genere usata in presenza di mutazioni di BRCA.

Il tallone di Achille del tumore del pancreas Da uno studio pubblicato su Cancer Discovery è emerso che ridurre i livelli di PTHrP (proteina collegata all’ormone paratiroideo) permette di prevenire lo sviluppo di metastasi e migliora la sopravvivenza nel tumore del pancreas. Nei modelli sperimentali utilizzati nello studio, l’eliminazione di PTHrP ha portato a una riduzione delle dimensioni del cancro, con risultati importanti anche nei tumori molto aggressivi: scomparsa quasi completa delle metastasi e un aumento della sopravvivenza del 73 per cento. Di fronte a questi dati, i ricercatori hanno valutato l’efficacia di un anticorpo anti-PTHrP su cellule di tumore pancreatico umano, ancora una volta con risultati incoraggianti. “Speriamo che questi dati portino in futuro a terapie utilizzabili in molti pazienti con tumore del pancreas, dato che alti livelli di PTHrP sono presenti nella maggior parte dei casi” dicono gli autori.

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PROGETTI EDUCATIVI Scuole e festival

In questo articolo:

attività per le scuole festival della scienza DAD

Webinar, contest e percorsi didattici dedicati per il back to school digitale di AIRC ... continua su: scuola.airc.it

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a cura della REDAZIONE a pandemia da Covid-19 ha avuto pesanti ripercussioni sugli ultimi due anni scolastici, ma il mondo della scuola ha anche attraversato dei cambiamenti positivi, grazie a una forte accelerazione digitale.

FESTIVAL DELLA SCIENZA

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IRC partecipa da diversi anni a manifestazioni di divulgazione proponendo attività didattiche e di edutainment. Ecco i prossimi appuntamenti con ricercatori e divulgatori AIRC:

Settimana della scienza Frascati Scienza (20 – 25 settembre) Carpi in scienza (21-30 settembre)

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Questi cambiamenti hanno spinto AIRC a dare un maggiore impulso ad attività per le scuole ancora in nuce, come webinar, kit didattici digitali e videopillole scientifiche. Attività che hanno risposto a bisogni reali, come racconta la docente Monica Celi dell’Istituto G. Di Vittorio di

Trieste Next (24 – 26 settembre) Notte Europea dei ricercatori (Trieste, Napoli, Palermo, Bologna, Frascati) (24 settembre) Food & Science Festival (1 – 3 ottobre) Bergamo Scienza (2 – 17 ottobre) Festival dell’innovazione e della scienza di Settimo Torinese (9 – 16 ottobre) Galileo Festival (11- 17 ottobre) Festival della Scienza Genova (21 ottobre – 1 novembre) CICAP Fest EDU (25 – 30 ottobre)

Palermo: “In questo difficile periodo, le famiglie di alcuni alunni non riuscivano ad acquistare i libri di testo, per questo abbiamo dato agli studenti i kit di AIRC. I materiali didattici sono ricchi di attività pensate anche per la DAD, e i webinar sono per noi un appuntamento fisso di approfondimento scientifico”. Il progetto AIRC nelle scuole è nato nel 2011 con proposte gratuite, per istituti di ogni ordine e grado, sui temi di biologia, ricerca, prevenzione ed educazione civica. Le attività sono strutturate in percorsi didattici modulari, accessibili dal sito scuola.airc.it, e vanno dai kit didattici con guide docenti ai giochi online sulle abitudini salutari. Ogni anno, inoltre, AIRC propone dei contest didattici con in palio tanti premi, in cui gli studenti si mettono in gioco con elaborati creativi sui temi della prevenzione, del dono e dell’educazione civica. Il percorso didattico di Cancro io ti boccio offre alle scuole un’occasione per approfondire i temi della prevenzione e dell’educazione civica, con la distribuzione a scuola delle Arance della Salute, del miele e della marmellata e tante proposte laboratoriali, il contest Cancro io ti boccio si racconta e l’estrazione di PC e stampanti. AIRC organizza inoltre webinar interattivi, un’occasione di approfondimento per gli studenti e un momento di formazione per i docenti, con ricercatori AIRC e divulgatori scientifici. Le video registrazioni sono disponibili

sul canale YouTube AIRC Education, con tanti altri contenuti di approfondimento. Fa parte delle attività dedicate alle primarie il progetto Una costellazione luminosa, che offre un kit didattico gratuito, un concorso e tante attività digitali sul sito costellazione.airc.it. Infine, le scuole possono scegliere di aderire agli Incontri con la ricerca, in presenza oppure online, un’occasione per gli studenti di dialogare con i ricercatori e i volontari AIRC.


NUTRIZIONE Rubrica alimentazione

Snack di ceci alle spezie

Obiettivo: ridurre il consumo di sale

Ingredienti per 2 persone

Per uno stile di vita più sano, è importante cercare di non consumare più di 5 grammi al giorno di sale, come raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità

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a cura di RICCARDO DI DEO econdo un’indagine condotta dall’Istituto superiore di sanità nell’ambito del Progetto CUORE, il consumo medio giornaliero di sale nella popolazione italiana adulta nel 2018-2019 è pari a circa 9,5 grammi negli uomini e 7,2 grammi nelle donne. Anche se è stata osservata una diminuzione di circa il 12 per cento rispetto a dieci anni fa, in Italia si consuma ancora troppo sale rispetto al limite massimo di 5 grammi raccomandato dall’OMS. Diminuire questa quantità può aiutare a mantenere la pressione arteriosa a livelli ottimali, così da ridurre il rischio di sviluppare infarto o ictus. Inoltre, un consumo eccessivo di sale è associato a un aumentato rischio di sviluppare il cancro dello stomaco, osteoporosi e malattie renali. Ridurre il consumo di sale non è un’impresa impossibile, occorre però agire su più fronti. Su quello che viene aggiunto discrezionalmente in cucina o a tavola si può intervenire direttamente, ma la quota maggiore di sale viene assunta attraverso i prodotti trasformati e conservati, industriali o artigianali. Il Ministero della salute ha promosso diverse iniziative per incoraggiare l’industria alimentare a ridurre gradualmente il sale nei prodotti trasformati.

Tra le fonti principali di sale nella dieta della popolazione italiana primeggiano il pane (30 per cento), i salumi (19 per cento) e i formaggi (13 per cento). Oltre agli alimenti notoriamente ricchi in sale, come i prodotti conservati, alcuni condimenti e gli snack, occorre prestare attenzione anche alle cosiddette “fonti nascoste” che, oltre al pane, includono altri prodotti da forno come crackers, grissini, pizza e in misura minore alimenti della prima colazione. Abituarsi gradualmente a sapori meno salati è questione di qualche settimana o pochi mesi al massimo e, una volta superate le difficoltà iniziali, gli alimenti che prima sembravano insipidi diventeranno sapidi al punto giusto.

Meno sale per mantenersi in salute

• 240 g di ceci in scatola o precedentemente lessati • Mezzo cucchiaio di paprika forte • Mezzo cucchiaio di curry • Mezzo cucchiaio di noce moscata • 1 cucchiaio di farina di grano saraceno • 3 cucchiai di olio extravergine di oliva

Preparazione

Preriscaldare il forno a 200 gradi, preferibilmente nella funzione ventilato. Sciacquare i ceci in scatola sotto l’acqua corrente per eliminare il sale presente nel liquido in cui sono conservati. Con l’aiuto di un canovaccio o della carta assorbente asciugare bene i ceci prima di condirli con paprika, curry, noce moscata e un cucchiaio di farina di grano saraceno. Infine, aggiungere l’olio extravergine d’oliva. Mescolare bene i ceci e poi distribuirli in un unico strato su una teglia rivestita con carta forno. Infornare a 200 gradi per 30/40 minuti, gli ultimi 5 minuti azionare la funzionalità grill per rendere i ceci ancora più croccanti. È possibile conservare i ceci per 3-4 giorni in un contenitore.

Ecco allora tre consigli per ridurre il consumo di sale: • Al supermercato leggere l’etichetta nutrizionale e, se possibile, preferire alimenti in cui il sale non superi gli 0,3 grammi ogni 100 grammi di prodotto. • In cucina insaporire il cibo con spezie o erbe aromatiche e limitare l’utilizzo di condimenti ricchi in sale. • A tavola ridurre il consumo di alimenti trasformati ricchi di sale (snack salati, patatine in sacchetto, salumi e alcuni formaggi). OTTOBRE 2021 | FONDAMENTALE | 29


RACCOLTA FONDI Nastro Rosa

In rosa per curare tutte le donne Nastro Rosa AIRC raccoglie fondi per rendere tutte le forme di tumore al seno sempre più curabili

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a cura della redazione ontro il tumore al seno c’è ancora molto da fare. La percentuale delle pazienti ancora vive a cinque anni dalla diagnosi è passata dall’81 all’87 per cento negli ultimi vent’anni, secondo i dati forniti da AIOM, AIRTUM, Fondazione AIOM e Passi nel 2020. Si tratta di una delle forme di cancro per la quale si sono ottenuti i maggiori successi negli ultimi trent’anni, grazie a strumenti di screening sempre più efficaci per diagnosticare precocemente il tumore e una maggiore conoscenza dei meccanismi molecolari alla base della neoplasia, ma non possiamo fermarci. Le nuove diagnosi per il 2020 sono stimate in oltre 55.000, e c’è una percentuale significativa di donne che sviluppa questa malattia in forme particolarmente aggressive per cui ancora non ci sono cure efficaci. Per questo anche quest’anno torna la campagna Nastro Rosa AIRC, con il duplice obiettivo di sensibilizzare sull’importanza della prevenzione e dell’adesione agli screening e di raccogliere fondi per sostenere la ricerca scientifica sul tumore al seno. E la squadra di aziende nostre partner nella campagna diventa sempre più numerosa. 30 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2021

Main partner della campagna, per il settimo anno consecutivo, è The Estée Lauder Companies Italia, azienda ideatrice dell’iniziativa a livello globale e che in Italia coinvolge oltre 2.500 profumerie su tutto il territorio nazionale, raccogliendo fondi grazie alla vendita di una selezione di prodotti del gruppo, somme che vengono poi destinate al sostegno di una borsa di studio triennale per giovani ricercatori al lavoro contro il tumore al seno. Dal 4 al 10 ottobre, La7 è media partner della campagna Nastro Rosa AIRC: giornaliste e conduttrici, insieme ai loro colleghi, si fanno portavoce dei messaggi di AIRC, raccontando le storie di medici, ricercatori e donne che hanno avuto un’esperienza di tumore al seno e invitando il pubblico a donare attraverso il numero solidale 45521 e il sito nastrorosa.it. Anche Acqua Vitasnella rinnova per il quarto anno la sua partecipazione alla campagna, sostenendo una borsa di studio per un progetto di ricerca sul tumore al seno e tornando a realizzare, per tutto il mese di ottobre, l’edizione speciale tutta in rosa delle bottiglie da 0,50L. Chiquita ha scelto di confermare per il secondo anno il proprio sostegno alla ricerca oncologica AIRC in Italia, trasformando l’emblematico Bollino Blu del marchio in un nastro rosa: iniziativa realizzata a livello globale, per veicolare un messaggio a tutte le donne sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce. Con l’iniziativa di ottobre “Il piatto della Ricerca”, ALDI aderisce alla campagna per il quarto anno consecutivo, donando ad AIRC parte del ricavato dalla vendita di melagrana, insalata bio e noci bio. Per il secondo anno, torna a vestirsi con il nastro rosa la gamma di succhi mono-frutto e mix di frutta di Lome Super Fruit, che rinnova il suo sostegno con una borsa di studio per una giovane ricercatrice impegnata in studi sul tumore al seno. AICG rinnova per il quinto anno il suo sostegno ad AIRC durante il Garden Festival d’Autunno: per ogni piantina di cicla-

mini rosa venduta nel corso del mese, i centri giardinaggio aderenti devolvono un euro per i progetti di ricerca sul cancro al seno di Fondazione AIRC. Contribuiscono alla ricerca sul tumore al seno anche piccoli operatori economici, artigiani e piccole imprese che possono aderire alla campagna compilando il il form “Attivati” presente sul sito Nastro Rosa o scrivendo all’indirizzo mail nastrorosa@airc.it, per mettere così a disposizione la propria attività per la raccolta fondi. Per la campagna Nastro Rosa, è indispensabile il supporto dei partner tecnici che assistono AIRC e i Comitati regionali nella distribuzione della spilletta Nastro Rosa. A Federfarma e Valore Salute, che rinnovano il proprio sostegno all’iniziativa, si uniscono quest’anno anche CEF Cooperativa Esercenti Farmacia, D.M. Barone, il Gruppo Farvima e Hippocrates Holding, rendendo possibile la distribuzione della spilletta Nastro Rosa in tutta Italia, nelle farmacie aderenti. Nel complesso, per quanto riguarda la distribuzione territoriale, nel 2020 sono state distribuite quasi 80.000 spillette, un quantitativo doppio rispetto al 2019, un risultato per cui va dato merito all’impegno sempre straordinario dei nostri 20.000 volontari e dei Comitati regionali che ne coordinano gli sforzi. Simbolico inizio alla campagna sarà dato come ogni anno da The Estée Lauder Companies e AIRC, illuminando di rosa un monumento particolarmente significativo e, grazie ad ANCI, Associazione nazionale comuni italiani, nella stessa notte centinaia di palazzi comunali e monumenti si accenderanno in tutta Italia. La campagna Nastro Rosa AIRC avrà termine il 31 ottobre e, attraverso il lavoro di squadra di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, dei suoi partner dei Comitati regionali e dei tanti sostenitori, i nostri ricercatori potranno continuare a lavorare per far sì che tutte le forme di tumore al seno siano sempre più curabili.


Teatro alla Scala, Milano

OTTOBRE 2021 | FONDAMENTALE | 31 ... maggiori informazioni su: nastrorosa.it


RACCOLTA FONDI Partner ed eventi

L’impegno corale della GDO a sostegno di AIRC

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febbraio è tornata la campagna Arance Rosse per la Ricerca che, giunta alla sua sesta edizione, ha assunto una dimensione corale senza precedenti, attraverso la mobilitazione collettiva della grande distribuzione e della distribuzione organizzata a supporto della ricerca oncologica di Fondazione AIRC. In un anno complesso come il 2021, in cui i volontari AIRC non hanno potuto distribuire le Arance della Salute nelle città italiane, il ruolo della grande distribuzione e della distribuzione organizzata si è rivelato ancora più cruciale. Oltre cinquanta insegne e più di seimila punti vendita hanno aderito in tutta Italia all’iniziativa. Dal 4 febbraio e fino a esaurimento scorte, le insegne partecipanti hanno donato ad AIRC 50 centesimi per ogni reticella di arance rosse venduta, riuscendo a distribuire oltre 600.000 confezioni per una raccolta fondi superiore ai 300.000 euro. Un risultato che ci permette di guardare con fiducia al futuro, perché è prova tangibile del ruolo di primo piano che il settore intende ricoprire per il progresso della ricerca oncologica e per arrivare a sensibilizzare un pubblico sempre più vasto sull’importanza della prevenzione. AIRC rivolge un ringraziamento speciale alle insegne che hanno aderito alla campagna: ALDI, Basko, Bennet, Carrefour Italia e Coralis con Firmato dagli Agricoltori Italiani, CE.DI Gros, Coop, Despar, Etruria Retail con Deliziosa Agri, Eurospesa, Gruppo Gabrielli, Gruppo PAM, alcune insegne del Gruppo VéGé, Italmark, alcune insegne di Selex Gruppo Commerciale, Sigma, SuperGulliver, Supermercati Visotto.

Un Natale solidale per la ricerca AIRC

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nche quest’anno, le aziende possono lasciare un segno nella vita dei bambini malati di cancro, scegliendo fra i biglietti o i regali di Natale AIRC per augurare buone feste a clienti e collaboratori. Dal 2012 la campagna Regali di Natale è finalizzata al finanziamento degli studi sui tumori pediatrici e fin dal suo anno di nascita ha conquistato la fiducia di oltre 20.000 aziende. Sono oltre 1.400 le imprese che, anche in un momento di grande difficoltà economica per il Paese, hanno dimostrato la propria fedeltà e vicinanza alla missione di AIRC, consentendo di raccogliere nel 2020 circa 32 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2021

1,1 milioni di euro per finanziare progetti di ricerca e borse di studio attive sul fronte dei tumori pediatrici. A pagina 39 di questo numero si possono trovare tutte le proposte per essere anche a Natale un’Impresa contro il Cancro. Per informazioni e per aderire alla campagna: regalidinatale@airc.it


Love Design : la decima edizione va online! ®

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a cura della REDAZIONE al 2003 ogni due anni Love Design® unisce il mondo della ricerca oncologica e quello del design nella fondamentale missione di rendere il cancro sempre più curabile. Un binomio fruttuoso che ha permesso di raccogliere più di 2,8 milioni di euro nelle nove edizioni svoltesi finora. L’evento è anche quest’anno organizzato da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro – Comitato Lombardia in collaborazione con ADI – Associazione per il disegno industriale e, come spiega proprio la presidente del Comitato Esmeralda Rettagliata Gnutti, sono tante le novità previste per questa edizione: “AIRC e ADI hanno scelto di rinnovare Love Design® proponendo un format digitale inedito, sviluppando un palinsesto editoriale e culturale attraverso eventi in diretta streaming, interviste, approfondimenti e testimonianze di personalità del mondo della ricerca, del design e della moda. Questo appuntamento tradizionalmente milanese diventa quindi un evento nazionale cui tutti potranno partecipare scegliendo uno o più oggetti donati dalle aziende. Un’occasione unica per

gli appassionati che potranno regalarsi e regalare pezzi importanti dei migliori brand del settore e allo stesso tempo sostenere il lavoro dei ricercatori impegnati a rendere il cancro sempre più curabile”. Resta invece confermata con le consuete modalità la lotteria che mette in palio splendidi premi, tra cui una Fiat Cinquecento, una Vespa Piaggio 50 Sean Wotherspoon, soggiorni a Sirmione e a Capri. Love Design si terrà dall’1 al 7 novembre in occasione dei Giorni della Ricerca e avrà come obiettivo quello di finanziare tre borse di studio triennali del valore di € 75.000 ciascuna, rivolte a giovani ricercatori italiani selezionati da AIRC attraverso l’abituale metodologia del peer review, garantita da principi di meritocrazia, rigore e trasparenza. “Ci tengo molto a ringraziare le aziende che hanno già aderito con entusiasmo all’iniziativa, tra cui Antonio Lupi, Ares Line, Caimi Brevetti, Fiat 500, Flos, Kartell, Martinelli Luce,

Le migliori aziende del design italiano dall’1 al 7 novembre si uniscono a sostegno della ricerca sul cancro Molteni & C, PdiPigna, Poliform, Rimadesio, Safilo che fanno parte del Comitato promotore, e in generale tutte le 165 realtà che sono state al nostro fianco in questi anni e ci hanno permesso di continuare a sostenere il lavoro dei nostri ricercatori. Siamo molto grati ai sostenitori che hanno deciso di essere al nostro fianco in questa occasione, tra cui Banco BPM, partner istituzionale di AIRC, AON, Coeclerici e la Fondazione Cariplo. Altra novità di questa edizione è la partecipazione di Confindustria Moda, per la prima volta nostro partner” ha aggiunto la presidente Gnutti, invitando tutti a prendere parte all’appuntamento in novembre sul sito lovedesign.airc.it.

lovedesign.airc.it

OTTOBRE 2021 | FONDAMENTALE | 33 02 77 97 223 - segreteria.lovedesign@airc.it


RACCOLTA FONDI I Giorni della Ricerca

IL CALENDARIO DEI GIORNI DELLA RICERCA

31 OTT-7 NOV RAI per AIRC

6 NOV

Cioccolatini della Ricerca

4-5 NOV

Incontri con la Ricerca nelle scuole

6-7 e 12 NOV

Un Gol per la Ricerca

I Giorni della Ricerca: un momento speciale per dare nuovo slancio alla scienza

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a cura della REDAZIONE al 31 ottobre al 7 novembre tornano i Giorni della Ricerca con un programma ricco di eventi sul territorio e sui media nei quali informeremo il pubblico sui progressi della ricerca per la prevenzione, la diagnosi e la cura del cancro e presenteremo le sfide che ancora attendono i ricercatori. Sarà anche quest’anno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a inaugurare l’appuntamento con una cerimonia al Palazzo del Quirinale, alla presenza di istituzioni e autorità, di una rappresentanza del mondo scientifico e di sosteni-

tori della Fondazione. La RAI dedicherà ai Giorni una intera settimana del suo palinsesto televisivo e radiofonico, ospitando i protagonisti della ricerca sul cancro – non solo medici e ricercatori, ma anche storie di speranza e volontari – per raccontare i risultati ottenuti e per coinvolgere il pubblico alla donazione. Il 4 e 5 novembre, i nostri ricercatori, nell’ambito degli Incontri con la Ricerca, racconteranno agli studenti degli istituti scolastici di ogni ordine e grado cosa significa essere un ricercatore, i traguardi già raggiunti e le sfide che stanno affrontando, così da avvicinare bambini

... da fine ottobre su: airc.it e scuola.airc.it 34 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2021

e ragazzi al mondo della scienza e del volontariato. Sabato 6 novembre, inoltre, i 20.000 volontari AIRC incontreranno i nostri sostenitori in tutta Italia per raccogliere fondi attraverso la distribuzione dei Cioccolatini della Ricerca, nel rispetto delle misure sanitarie vigenti. Per chi non potesse scendere in piazza, i cioccolatini saranno disponibili anche online. Anche il mondo del calcio darà il suo contributo per sostenere AIRC. Nel weekend di campionato del 5, 6 e 7 novembre torna sui campi della Serie A l’iniziativa Un Gol per la Ricerca, che vedrà schierati a fianco della ricerca oncologica calciatori, allenatori, giornalisti e media sportivi. Anche FIGC con gli Azzurri darà il suo contributo al Gol per la Ricerca. È questo il momento di dare un forte impulso allo sviluppo della ricerca sul cancro. Molte le possibilità di donare per sostenere e dare continuità al lavoro dei 5.000 scienziati AIRC impegnati ogni giorno nei laboratori di università, ospedali e istituzioni di ricerca in tutta Italia: dal numero solidale 45521 al sito airc.it fino alla donazione in piazza in occasione dei Cioccolatini della Ricerca.


TESTIMONIANZE Storie di donatori

“Una causa in cui mettere il cuore” Laura si è impegnata in prima linea per sostenere con Milaura la missione di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, e spera di ispirare tante altre persone a fare lo stesso

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a cura della REDAZIONE amma, moglie, manager. Laura usa queste 3 “M” per descriversi. Che però non bastano per far emergere l’energia e la creatività che sprizza. Dopo un passato da manager per grandi aziende del mondo fashion, nel 2015 decide di dar vita a un proprio brand (Milaura) partendo da un piccolo negozio in Corso Garibaldi, a Milano. Trasferitasi pochi mesi prima della pandemia in uno spazio di 450 metri quadri, è da qui che Laura ha deciso di unirsi a Fondazione AIRC nella lotta al cancro aderendo alla campagna dell’Azalea della Ricerca. “Sono stata coinvolta dalla presidente del Comitato Lombardia di Fondazione AIRC Esmeralda Rettagliata Gnutti, che è mia amica da tempo” racconta. “Il mio primo pensiero è stato che dobbiamo ringraziare chi ha donato prima di noi dando speranza grazie alla ricerca.” Laura tira fuori dal cappello un

claim: “Che fiore sei? Io scelgo l’Azalea della Ricerca!”. Poi coinvolge 40 amiche che diventano madrine dell’iniziativa: si alternano allo stand allestito davanti al suo store, vanno in giro per Milano usando le due macchine aziendali con il logo di Milaura a consegnare le azalee e alla fine ne distribuiscono oltre duemila, più di qualsiasi altra piazza in Italia. “È stata un’emozione grandissima” dice Laura. “Sono una che in tutto quello che fa ci mette il cuore. E ho la fortuna di avere amiche meravigliose, che sono state entusiaste quanto me dell’iniziativa.” Oltre a sostenere la raccolta fondi con le azalee, Laura ha deciso di devolvere a Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro il 20 per cento di quanto fatturato dal negozio durante la settimana dell’Azalea della Ricerca, a maggio, quella dei Cioccolatini della Ricerca, a novembre, e quella delle Arance della Salute, a gennaio. “Contiamo di raggiungere i 25.000 euro necessari per poter contribuire a una borsa di studio a nome Milaura dedicata ai tumori femminili” dice Laura, per cui, oggi più che mai, iniziative come la sua sono importanti. “Dopo due anni di Covid, si ha l’impressione che le persone si siano chiuse in se stesse. Invece è proprio questo il momento in cui c’è più bisogno di solidarietà: a causa della pandemia da una parte si sono contratte le risorse per le organizzazioni che sostengono la ricerca, dall’altra le persone hanno abbassato l’attenzione facendo meno controlli. Dobbiamo continuare a batterci contro il cancro e spero di ispirare altri a fare come me” continua Laura, che quattro anni fa ha lottato in prima persona con la malattia. “Quella del tumore è un’esperienza che rimane dentro di te” confessa. “Così forte che non si può fare a meno di riviverla quando si incontra qualcuno che sta passando momenti simili.” Laura ha trovato nel suo carattere e nella fede la forza di affrontare la malattia. “Appena finita la radioterapia ho deciso di passare dal piccolo negozio in

Nella foto in alto: Laura cui avevo coPoretti con il presidente minciato l’avventura di MiAIRC Andrea Sironi laura allo store più grande. Avevo bisogno di dare un senso a quello che mi stava succedendo; di continuare a progettare il futuro.” Una nuova sfida affrontata “mettendoci il cuore”, dice. Allo stesso modo, oggi ha deciso di sposare il progetto di AIRC: “La lotta al cancro è una causa che sento mia, una cosa che mi scorre nelle vene”.

Vuoi aiutarci a raccogliere fondi per la ricerca? Contattaci!

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e anche tu, come Laura, vuoi mettere a disposizione il tuo tempo e le tue risorse per raccogliere fondi per la ricerca sul cancro, rivolgiti al tuo Comitato regionale AIRC di riferimento. Trovi tutti i loro contatti nella prossima pagina!

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Abruzzo-Molise:

Tel. 085 35215 - com.abruzzo.molise@airc.it – airc.it/abruzzo

Basilicata:

Tel. 0835 303751 - com.basilicata@airc.it - airc.it/basilicata

Calabria:

Tel. 0984 413697 - com.calabria@airc.it – airc.it/calabria

Campania:

Tel. 081 403231 - com.campania@airc.it - airc.it/campania

Emilia-Romagna:

Tel. 051 244515 - com.emilia.romagna@airc.it - airc.it/emiliaromagna

Friuli-Venezia Giulia:

Tel. 040 365663 - com.friuli.vg@airc.it - airc.it/fvg

Lazio:

Tel. 06 4463365 - com.lazio@airc.it - airc.it/lazio

Liguria:

Tel. 010 2770588 - com.liguria@airc.it - airc.it/liguria

Lombardia:

Tel. 0277971 - com.lombardia@airc.it - airc.it/lombardia

Marche:

Tel. 071 2804130 - com.marche@airc.it - airc.it/marche

Piemonte-Valle d’Aosta:

Tel. 011 9933353 - com.piemonte.va@airc.it - airc.it/piemonte

Puglia:

Tel. 080 5218702 - com.puglia@airc.it - airc.it/puglia

Sardegna:

Tel. 070 664172 - com.sardegna@airc.it - airc.it/sardegna

Sicilia:

Tel. 091 6110340 - com.sicilia@airc.it - airc.it/sicilia

Toscana:

Tel. 055 217098 - com.toscana@airc.it - airc.it/toscana

Umbria:

Tel. 075 5838132 - com.umbria@airc.it - airc.it/umbria

Veneto-Trentino Alto Adige:

Tel. 045 8250234 - com.veneto@airc.it - airc.it/veneto

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a cura della REDAZIONE inalmente il giorno tanto atteso è arrivato, e l’Azalea della Ricerca è tornata a rifiorire. Domenica 9 maggio, il giorno della Festa della Mamma, dopo tanti mesi di lontananza i nostri 20.000 volontari, con il fondamentale coordinamento dei 17 Comitati regionali e rispettando scrupolosamente le normative anti-contagio, sono potuti infine tornare nelle piazze italiane per distribuire la pianta simbolo della lotta ai tumori che colpiscono le

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donne. Era passato più di un anno, per l’edizione 2020 delle Arance della Salute, dall’ultima volta che i sostenitori AIRC avevano potuto rivederli in quello che rimane il momento più importante di incontro, anche a livello simbolico, tra la cittadinanza e la nostra Fondazione. E la voglia di incontrarsi era tanto forte che ne siamo stati letteralmente travolti, sia nelle piazze sia sulla piattaforma di Amazon. Grazie ai volontari e ai sostenitori, abbiamo infatti distribuito oltre 380.000 azalee, raccogliendo oltre 6,3 milioni di euro per i nostri ricercatori impegnati nei centri di ricerca di tutta Italia a individuare nuove terapie per rendere il cancro sempre più curabile. Purtroppo, le condizioni sanitarie e le restrizioni ancora in essere non ci hanno permesso di tornare a distribuire in piazza gli stessi quantitativi di azalee degli anni scorsi e di soddisfare tutte le richieste pervenuteci, ma il risultato ottenuto resta straordinario e dimostra quanto sia forte il legame tra i sostenitori e la Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, un legame che nemmeno la pandemia da Covid-19 è riuscita a intaccare. A tutti voi che credete nella nostra missione e volete continuare a supportare la ricerca oncologica in Italia, diamo quindi appuntamento a novembre con i nostri incredibili volontari nelle piazze di tutta Italia per i Cioccolatini della Ricerca, per dire ancora una volta che contro il cancro, noi ci siamo.


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IL MICROSCOPIO

Il progresso dell’anno? Credere nella ricerca pite dal tumore al seno, la neoplasia femminile più diffusa. La ricerca ha portato a eccellenti risultati clinici nella maggior parte delle pazienti; permane tuttavia una quota minoritaria di casi in cui l’andamento clinico e/o la resistenza alle terapie rappresentano un ostacolo spesso insormontabile. Diventa quindi essenziale e urgente comprendere i motivi di questi insuccessi per poter mettere in opera le adeguate contromisure. Il confine tra cellule sane e cellule tumorali corre su un crinale sottile. Nel corso degli anni abbiamo imparato molto sui meccanismi molecolari e genetici che stanno alla base di queste differenze e le nostre conoscenze crescono rapidamente. Cominciamo a definire con maggiore accuratezza quali geni sono “clinicamente” utili, nel senso che permettono di meglio predire lo sviluppo e l’evoluzione di diversi tumori; un esempio è proprio il tumore mammario, in cui specifiche caratteristiche genetico-molecolari si associano a prognosi diverse. Iniziamo a capire i meccanismi che influenzano la formazione di metastasi soprattutto in determinati organi, e sta anche emergendo con chiarezza il concetto che alcuni comportamenti individuali, potenzialmente modificabili, sono ad alto rischio: ne è un esempio l’obesità che, attraverso numerosi meccanismi molecolari, può favorire lo sviluppo di tumore mammario.

In questo contesto generale è rilevante il rapporto annuale Clinical Cancer Advances 2021 pubblicato dall’American Society of Clinical Oncology (ASCO), la più grande società scientifica al mondo di oncologia clinica. Scopo del rapporto è illustrare i progressi della ricerca clinica e proporre le priorità di ricerca che consentano un ulteriore avanzamento nella lotta contro il cancro. ASCO ha identificato come “progresso dell’anno” il significativo miglioramento dei risultati nel trattamento dei tumori gastro-intestinali. Questo risultato è stato raggiunto grazie all’analisi dei profili molecolari delle neoplasie studiate in singoli pazienti, che permetterà un trattamento più preciso, combinando anticorpi monoclonali e chemioterapia. Si tratta di un esempio di medicina di precisione quale prerequisito per la personalizzazione terapeutica, un processo che sfocia anche nel concetto di terapie combinate. L’idea di aggredire il tumore da multiple angolature interferendo con meccanismi diversi, nella pratica “combinando” terapie biologiche, anticorpi monoclonali (o altre forme di immunoterapia) e specifici farmaci chemioterapici, sta offrendo importanti risultati anche in pazienti con tumore mammario e caratteristiche molecolari sfavorevoli. Le terapie combinate stanno infatti riducendo il rischio di recidive precoci e sono a volte in grado di rallentare la progressione delle metastasi cerebrali. Il momento storico che stiamo vivendo ha messo in evidenza la centralità della ricerca scientifica per il futuro che vogliamo costruire. Ricerca significa creatività, innovazione e perseveranza, ma anche rigore nel metodo scientifico che non ammette scorciatoie superficiali, avventate e pericolose. Questa è la scelta di AIRC e la grande forza propulsiva per ottenere risultati sempre migliori per tutti i pazienti oncologici.

Aggredire il tumore con le terapie combinate

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Federico Caligaris Cappio Direttore scientifico AIRC

l mese di ottobre è caratterizzato da due eventi particolarmente significativi per AIRC: i tradizionali Giorni della Ricerca e la campagna Nastro Rosa. Con i Giorni della Ricerca AIRC intende informare il Paese, a partire dal più alto livello istituzionale, sui principali progressi ottenuti nella lotta contro il cancro e condividere l’impegno a sostenere i migliori ricercatori al lavoro contro questa malattia in Italia. La campagna Nastro Rosa ha lo scopo di sensibilizzare il pubblico ed esprimere sostegno e vicinanza alle donne col38 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2021


Regali AIRC. Doni preziosi, come la ricerca.

Tutto, in un dono.

Per il prossimo Natale proponi alla tua Azienda i Regali AIRC, una scelta preziosa per la ricerca oncologica che dona nuove speranze di cura ai bimbi colpiti da tumori pediatrici.

Scopri le nostre proposte per le aziende su airc.it/regalidinatale o chiamando lo 0363349130 Inquadra il QR Code e visita airc.it/regalidinatale


TUTTO, IN UN DONO. I Cioccolatini della Ricerca® donano gioia a chi li riceve, forza ai ricercatori e sono il segno del tuo impegno al nostro fianco.

SABATO 6 NOVEMBRE I NOSTRI VOLONTARI TI ASPETTANO IN PIAZZA*

DAL 1° NOVEMBRE I CIOCCOLATINI DELLA RICERCA SONO ANCHE disponibile su

nelle filiali

Per trovare la piazza più vicina a te: airc.it o numero speciale 840.001.001** * Compatibilmente con le disposizioni sanitarie in materia di Covid-19.

** Uno scatto da tutta Italia, attivo dal 20 ottobre, 24 ore su 24.


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