Fondamentale ottobre 2021

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NOTIZIE FLASH

Dal Mondo Non tutti i virus vengono per nuocere Ci sono anche i virus “buoni”, capaci di infettare le cellule del cancro e di distruggerle. Un esempio è il virus di ratto H-1PV, che entra nelle cellule tumorali, le “rompe” e permette così l’attivazione della risposta immunitaria anti-cancro. Questo virus è anche il protagonista di uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications, nel quale gli autori descrivono il meccanismo – appena scoperto – attraverso il quale H-1PV riesce a entrare nelle cellule tumorali. Utilizzando una tecnica che permette di “spegnere” in modo selettivo i geni, gli autori hanno scoperto che le proteine della famiglia delle laminine sono le porte d’ingresso del virus nelle cellule tumorali. Le cellule con alti livelli di laminine sono più sensibili all’infezione e possono essere il bersaglio ideale per virus come H-1PV.

Covid-19, vaccini sicuri ed efficaci I numeri parlano chiaro: dopo il ciclo completo di vaccinazione anti-SARS-CoV-2 il 94 per cento dei pazienti oncologici presenta anticorpi contro il virus. Sono i risultati di uno studio pubblicato su Cancer Cell che ha coinvolto 200 pazienti con diversi tipi di tumore e ne ha valutato la risposta alla vaccinazione contro il coronavirus. Gli autori spiegano che i tassi di risposta sono stati elevati nei pazienti con tumori solidi (98 per cento) e un poco inferiori nei pazienti con tumori del sangue (85 per cento). “Comunque anche in quest’ultimo gruppo si è osservata una risposta anticorpale” precisano i ricercatori. I dati rassicurano tutti i pazienti oncologici, anche quelli in trattamento attivo, sull’efficacia e la sicurezza della vaccinazione, strumento fondamentale contro i rischi legati all’infezione da Covid-19 in una popolazione fragile.

Nessun rischio con le cure per la fertilità

Una buona notizia per tutte le donne che si sottopongono a trattamenti per la fertilità, come per esempio la stimolazione ovarica: queste terapie non aumentano il rischio di sviluppare un tumore mammario. Lo spiegano gli autori di un articolo pubblicato su Fertility and Sterility, che hanno analizzato i dati disponibili in letteratura sull’argomento. Le donne coinvolte negli studi sono state seguite in media per 27 anni dopo il trattamento con stimolanti ovarici, trattamento che, almeno in teoria, potrebbe stimolare anche la trasformazione tumorale delle cellule mammarie. In realtà, dall’analisi non è emersa alcuna differenza nel rischio di tumore al seno tra donne trattate e non trattate.

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