Con un approccio flessibile e diversificato, puntiamo a trarre vantaggio dalle mutevoli condizioni di mercato e dalle opportunità di investimento sostenibile e a impatto positivo, investendo in diverse asset class tra cui azioni, obbligazioni societarie, governative e green, infrastrutture e liquidità. Il fondo è classificato come Art.9 del Regolamento SFDR.
EDITORIAL
Navigatori della longevità
Riconoscere nella consulenza patrimoniale uno strumento utile per affrontare i temi posti dall’invecchiamento della popolazione e dall’allungamento dell’aspettativa di vita rappresenta un beneficio per la società e una grande opportunità per l’industria del wealth management. Affrontare in maniera efficace le problematiche legate alla longevità significa tenere conto della complessità dei nuovi assetti sociali e familiari e impone una conoscenza intima del cliente e delle sue esigenze in costante evoluzione. Bisogna dare atto all’Associazione Italiana Private Banking guidata da Antonella Massari di spingere gli operatori del wealth management alla consapevolezza che lo sviluppo del loro settore e quindi del loro ruolo all’interno dell’economia risiede nel passaggio dalla semplice gestione del portafoglio di investimento finanziario, che si avvicina a diventare una commodity, all’offerta di servizi extra-finanziari dalla forte componente fiduciaria. Questo passaggio significa considerare il patrimonio da parte della clientela non come l’unico strumento che deve essere sempre a disposizione per far fronte alla copertura di rischi inattesi, ma come mezzo da gestire per far fronte in misura preventiva, ad esempio, ai problemi pratici legati all’età che avanza come l’autosufficienza, la solitudine, l’adeguatezza abitativa, la garanzia di una rendita adeguata. Per fare questo, il consulente dovrebbe assumere il ruolo di “navigatore” della longevità, aiutando le famiglie a trovare le risposte alle domande che più le preoccupano e proponendo il giusto mix tra soluzioni - finanziarie e non - che il settore ha a disposizione. Complessivamente le famiglie
italiane detengono 3.450 miliardi di euro di ricchezza finanziaria investibile. Di questa, il 31%, ovvero 1.080 miliardi di euro, fa capo a famiglie il cui decisore ha più di 65 anni, cioè a una persona che cominciamo a considerare “longeva” e probabilmente sta già gestendo i problemi legati all’età che avanza. La generazione che comprende la fascia d’età inclusa tra i 45 e i 65 anni detiene 1.400 miliardi di euro (40% del totale) e sarà la prossima a doversi occupare di come affrontare la propria longevity. Da recenti indagini emerge che le generazioni più giovani condividono con gli over 65 la preoccupazione per la trasmissione del patrimonio, ma non quelle per il futuro. Gli over 65 sono meno sensibili, probabilmente poiché si sentono ancora tutelati da due pilastri, la famiglia e l’attuale sistema di welfare, che dal loro punto di vista rappresentano un’assicurazione. In quest’ottica, oggi, sembra troppo poco il tempo dedicato a incontri periodici tra il cliente e il consulente ad argomenti diversi da quelli strettamente finanziari e che riguardano in maniera più ampia le prospettive della famiglia (solo due volte su 10) e la pianificazione complessiva della ricchezza (una volta su 10). Affinché il consulente diventi mediatore culturale sulla gestione del patrimonio in un’ottica di lungo periodo e infra-generazionale, gli sarà richiesto uno sforzo non indifferente, sul quale dovrà avere il pieno sostegno dalle strutture centrali in termini formativi e di prodotti, perché si renderà necessario passare dal parlare di finanza al parlare di persone. Un vero e proprio cambio di paradigma: la finanza dovrà diventare il mezzo e non il fine.
ANDREA GIACOBINOanno 8 - numero 06
mensile registrato presso il Tribunale di Milano al n°187 dell’11 giugno 2015 Editore
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Luca Coslovich,Roberto Cannataro, Ray Dalio, Angelo Deiana, Roberto Falzoni, Paolo Ghezzi, Marcello Gualtieri, Simona Maggi, Maria Grazia Rinaldi, Alessandro Scalici, Alessia Zorloni
Hanno collaborato
Massimiliano Carrà, Stefano Fossati, Sara Mortarini, Giacomo Nicolella Maschietti, Francesca Vercesi
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CONTENTS
MARKETS
08CheBanca!
punta su digitale e sostenibilità
14 Il profilo di Chanos
16 Pepp in pillole
17 Banca Ersel apre a Milano
18 Superyachts sull’onda
34 I cambi di poltrone
52 La dinasty De Nora
OPINIONS
30A peaceful transfer of wealth
35 Redditività al bivio
36Unit linked al restyling
38Rivoluzione mobile nei pagamenti
40Alla scoperta del vermouth
42 Banking in the connecting world
80Arte in Laguna
92 Novità sui patti di non concorrenza
104 The bubble stocks
INVESTMENTS
20 L’esclusività di Fieldspoint
24 Dossena si racconta
28 Le rotte del private banking
60Ibla sceglie i turnaround
62 L’ora del value
84 La magia dei diamanti
90Private markets digitali
LIFESTYLE
65Tempo di sport
66Stella di Capri
68Cipriani a Milano
78 Il fascino della tastiera
50In forma dopo i 50
88Bugie con le gambe corte
94 Aria di mare?
96 Lo sport li fa ricchi
99Le modelle ucraine più famose
OPINIONISTS & CONTRIBUTORS
SIMONA MAGGI Direttore scientifico dell’Associazione Italiana Private Banking, realizza costantemente ricerche sull’evoluzione del mercato della gestione dei grandi patrimoni. pag. 28
MARCELLO GUALTIERI Socio fondatore e componente del consiglio direttivo dell’associazione Duchini-Studio del pensiero economico, è docente di Economia Politica all’Università di Torino. pag. 35
LUCA ZITIELLO
Fondatore e managing partner di Zitiello Associati, avvocato cassazionista, esperto di diritto finanziario, bancario e assicurativo, opera con i principali intermediari fornendo consulenza e assistendoli nel contenzioso. È autore di libri e di numerose pubblicazioni. pag. 36
ANGELO DEIANA Presidente di Confassociazioni e Anpib (Associazione Nazionale Private & Investment Bankers), è considerato uno dei maggiori esperti italiani di economia della conoscenza. pag. 38
ROBERTO FALZONI
Nome storico della finanza svizzera specializzata nella gestione dei grandi patrimoni, è il fondatore e proprietario di Denarius Conseils & Gestion SA, multifamily office basato a Ginevra. pag. 62
MARIA GRAZIA RINALDI
Laureata in Psicologia del benessere e iscritta all’albo degli psicologi. Master in Pnl, ha frequentato corsi e seminari su comunicazione efficace, persuasione e public speaking. Da 10 anni si occupa di selezione dei consulenti finanziari e dei private banker. pag. 88
JACOPO MORETTI
Laureato all’Università Cattolica di Milano, con la quale collabora come culturale della materia in diritto del lavoro, all’interno dello studio Trifirò & Partners si occupa di diritto del lavoro e societario. pag. 92
RAY DALIO
Fondatore di Bridgewater Associates, uno dei più grandi hedge fund al mondo, ha iniziato l’attività di investitore all’età di 12 anni. Con un patrimonio stimato da Forbes intorno ai 17 miliardi di dollari, è molto attivo nella filantropia. pag. 104
Digitale e sostenibile
CheBanca! punta sulla doppia transizione per restare competitiva Bassani (dg): “Rafforziamo i servizi di consulenza non finanziaria”
Completare il processo di transizione digitale, complice la crescente familiarità degli italiani con la tecnologia. Introdurre nuove dimensioni dell’analisi di portafoglio con un’attenzione crescente all’ambito Esg. Gestire i portafogli della clientela con un approccio flessibile per poter domare l’incertezza che caratterizza i mercati finanziari. Sono le priorità per CheBanca! secondo la ricetta indicata dal direttore generale Lorenzo Bassani.
Cominciamo con una fotografia delle vostre reti a servizio della clientela wealth. Come è strutturata?
Il team di wealth management può contare su 150 gestori nell’ambito della rete proprietaria e su 20 Mediobanca financial advisor. L’organizzazione è strutturata considerando da una parte la dimensione patrimoniale, dall’altra le competenze del singolo professionista, senza trascurare le esigenze del cliente. Questa struttura gestisce 12 miliardi sui 35 totali di CheBanca! con un tasso di crescita annua a doppia cifra
dall’avvio del progetto, avvenuto nel 2017. Tra i fattori principali che hanno contribuito a questo percorso di crescita ci sono da una parte il nostro brand, dall’altro la qualità delle nostre persone e del clima interno all’azienda, senza dimenticare l’appartenenza a un gruppo che è garanzia per i collaboratori e i clienti di esperienza, solidità e competenza.
Come nasce l’idea di una rete di consulenti a partita Iva accanto alla squadra dei dipendenti?
Il progetto Mediobanca Financial Advisors è partito nel 2020 ed è composto da professionisti che –analogamente ai gestori Wealth – possono strutturalmente contare sulle sinergie con la capogruppo.
Mi riferisco in particolare alla relazione con il corporate e investment banking di Mediobanca, oltre che alla consulenza patrimoniale che tocca le dimensioni degli asset immobiliari, il fiscale e la protezione del patrimonio.
Si tratta di consulenti selezionati con portafogli superiori a 50 milioni di euro o di private banker desiderosi di affacciarsi alla libera professione.
La nostra offerta fa leva sulla forza del brand, sulla qualità delle persone e il loro coinvolgimento, nonché sull’integrazione con i servizi di gruppo
Su quali strategie puntate per valorizzare e fidelizzare questi professionisti?
Investiamo molto in formazione per gestori e consulenti, oltre a offrire loro la massima libertà nell’attività di consulenza, senza logiche di prodotto e nel miglior interesse del cliente. Mediamente le nostre persone mostrano una soddisfazione superiore alla media del mercato, il wealth è il segmento che fa registrare i livelli più elevati.
Ci fa piacere sottolineare che un terzo dei nostri wealth advisor è di genere femminile, un dato superiore rispetto alla media del mercato. Ovviamente il nostro obiettivo è crescere ulteriormente in questa percentuale e garantire un percorso
di crescita e rafforzamento delle competenze delle nostre advisor più junior.
Detto dell’esistente, su cosa puntate per continuare a crescere?
Continuiamo a investire risorse importanti nella divisione Wealth Management: mi riferisco, in particolare, agli investimenti in comunicazione, ai percorsi formativi finalizzati all’ottenimento delle principali certificazioni di settore per tutti i nostri consulenti, dei migliori strumenti di marketing a supporto dello sviluppo dei portafogli, della tecnologia nella gestione dell’attività di consulenza evoluta, anche da remoto. Ma potrei citarne molti altri. L’obiettivo è mantenere
un buon equilibrio tra crescita endogena, ovvero aumentando la quota di portafoglio della nostra clientela, e crescita esogena, attraendo clienti e reclutando nuovi professionisti di altre realtà. Negli ultimi 5 anni abbiamo aumentato il numero di colleghi di circa una ventina per anno, mentre i risparmiatori/investitori sono passati da 5mila a 12mila.
Che ruolo gioca la tecnologia in questo settore?
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una forte accelerazione del processo di digitalizzazione dei nostri clienti, anche wealth.
L’utilizzo di internet banking e app mobile per l’operatività bancaria e
Il nuovo layout interno delle filiali di CheBanca!per i pagamenti digitali sono ormai un’abitudine quotidiana. Abbiamo progressivamente riscontrato un aumento nell’utilizzo del canale app anche per la gestione del portafoglio investimenti. Questo ci ha portati a dover ripensare tante funzionalità che prima erano disponibili o maggiormente utilizzate via web o tramite i canali fisici.
L’App CheBanca!, dove ora è disponibile anche il trading on line, è sempre più rilevante per la gestione degli investimenti e come supporto nella relazione con il proprio advisor: la percentuale di accettazione di proposte di investimento da app è infatti raddoppiata negli ultimi tre anni. E i clienti hanno potuto apprezzare i tanti vantaggi della mobile collaboration, come la riduzione della carta e delle firme da apporre, la semplicità dei processi guidati, la possibilità di archiviare facilmente tutta la documentazione.
Ovviamente il confronto e la relazione di fiducia tra cliente e professionista non è sostituito o disintermediato, anzi al contrario può essere facilitato dall’innovazione digitale.
In che modo?
In che modo? Le faccio un esempio: stiamo per rilasciare il servizio di videocall, che permetterà di ottenere da remoto la consulenza del proprio consulente, in modo semplice e in un ambiente protetto.
Sempre nell’ottica di facilitare al meglio e di arricchire la consulenza,
sarà importante da una parte estendere l’attività di consulenza non finanziaria, dall’altra rafforzare e completare la reportistica a disposizione del cliente e gli strumenti di monitoraggio del portafoglio, includendo nuove dimensioni d’analisi, penso ad esempio alla crescente sensibilità sull’Esg.
Alzare progressivamente il livello qualitativo del servizio è dunque una priorità, ma intanto le preoccupazioni degli investitori sono legate alla difficoltà di immaginare cosa potrà accadere ai propri patrimoni, date le numerose incognite dello scenario macro. Qual è la vostra view in merito?
La ripresa globale dell’economia continua, seppure in decelerazione rispetto a qualche mese fa. L’impatto della guerra in Ucraina dipenderà dalla durata del conflitto e dell’entità e dalla durata delle sanzioni imposte alla Russia dalle economie occidentali. La dinamica dei prezzi è andata via via rafforzandosi con ripercussioni su tutte le fasi
della filiera di distribuzione e, di riflesso, sui mercati che temono interventi più decisi da parte delle Banche Centrali con inevitabili ripercussioni sulla crescita. Negli Stati Uniti il prodotto interno lordo è sì sceso al tasso annualizzato dell’1,4%, ma questo dato non segnala un’economia statunitense in recessione, ma solo che alcune dinamiche della ripresa postCovid hanno registrato una battuta d’arresto, in concomitanza dell’aggravarsi della situazione geopolitica. Fino all’invasione dell’Ucraina, l’economia dell’area euro stava recuperando slancio; ora è la più esposta allo shock inflattivo generato dalla crisi geopolitica, rendendo lento e difficile il percorso della sua riduzione.
Dunque è l’ora di cambiare i pesi in portafoglio È importante riequilibrarli, dato che ci troviamo in una condizione ben diversa da quella dei mesi precedenti. A inizio anno vi era una decisa preferenza verso le borse europee rispetto a quella statunitense; ora riteniamo
L’App CheBanca! è sempre più rilevante per la gestione degli investimenti e come supporto nella relazione con il proprio advisor
Il confronto tra cliente e professionista non viene disintermediato, ma può essere facilitato dall’innovazione digitale
150
I GESTORI WEALTH NELL’AMBITO DELLA RETE PROPRIETARIA
20
I MEDIOBANCA FINANCIAL ADVISOR
35 MILIARDI
GLI ASSET GESTITI DALLA SOCIETÀ
12MILA
I CLIENTI WEALTH SERVITI. ERANO 5MILA NEL 2016
L’esclusività è di casa
preferibile quest’ultima. In questo contesto di volatilità e incertezza, la tentazione è di rifugiarsi solo nelle asset class più difensive; a nostro avviso si rischia di commettere un errore. Fasi come questa possono comunque rappresentare un’occasione per aumentare il rischio nei portafogli, sempre a patto che si facciano scelte selettive e si punti su una buona diversificazione.
Chiudiamo con qualche nota personale. Ha degli hobby che riesce a seguire nei momenti in cui è libero dal lavoro?
Mi piace molto lo sport, in particolare il golf e la vela, soprattutto quando posso praticarli con i miei amici. Inoltre seguo i miei figli nel loro percorso agonistico nel tennis e nel calcio.
“Essere clienti Wealth significa prima di tutto poter beneficiare del confronto continuo, della professionalità e del supporto dei nostri advisor, significa poter contare su una rete di oltre 200 filiali e uffici finanziari nelle principali città italiane, significa beneficiare di canali digitali costantemente in evoluzione per soddisfare al meglio le crescenti esigenze e semplificare l’esperienza da remoto, significa poi accedere ad eventi, esperienze e attenzioni esclusive, dagli eventi sportivi a quelli nel mondo dell’arte, al nostro programma di engagement”. Marta Giaretta (nella foto), direttore centrale marketing di CheBanca!, spiega così l’esclusività del servizio offerto da CheBanca! alla clientela con oltre 500mila euro di masse in gestione. CheBanca! ha messo a punto un processo di raccolta e rilevazione continua dell’esperienza e della soddisfazione della clientela “che aiuta a capire come evolvere al meglio la relazione nei vari canali e l’offerta di prodotti e servizi”.
La crescita di CheBanca! nell’arena del wealth management si è accompagnata a un processo di evoluzione della brand identity coerente di tutti i touch point.
“Dal settembre 2020 è stata lanciata la nuova campagna ‘Alza la tua visione’, incentrata sul nostro approccio consulenziale”, spiega la manager. “L’obiettivo è proporci come partner affidabile e credibile per affiancare i clienti nella loro pianificazione finanziaria, partendo dai loro obiettivi e incorporandoli in una visione a lungo termine, unendo competenza, innovazione e sostenibilità.
Contemporaneamente è stata completamente ripensata l’esperienza di filiale, al fine di offrire un ambiente accogliente, elegante e riservato, ma al contempo funzionale e innovativo. Questo nuovo concept sarà progressivamente esteso a tutte le filiali (ora siamo a circa la metà). Anche i canali digitali, dal sito all’app mobile, sono stati completamente rivisti sia nell’experience sia nel perimetro di funzionalità coperte”.
Insieme verso il futuro
I migliori risultati sono possibili grazie all’unione: un passato collaudato con un occhio al futuro, prospettive diverse che scoprono tutte le opportunità, la tecnologia che si fonde con l’ingegnosità umana. Con lo sguardo da sempre proiettato al futuro, o riamo più di 3.000 soluzioni a livello globale. Lavorando insieme, possiamo ottenere risultati migliori. Scopri di più su inves.co/insiemeversoilfuturo
Pubblicato da Invesco Management S.A., President Building, 37A Avenue JF Kennedy, L-1855 Luxembourg, regolamentata dalla Commission de Surveillance du Secteur Financier, Luxembourg.
“LA NOSTRA SOCIETÀ SI ISPIRA AL CONCETTO DI CINISMO ELABORATO AI TEMPI DELL’ANTICA GRECIA, CHE CONSISTE NEL PRATICARE L’AUTODISCIPLINA E L’INDIPENDENZA DI PENSIERO COME VIA MAESTRA PER CONSEGUIRE LA VERA FELICITÀ”, HA SPIEGATO IN PIÙ OCCASIONI CHANOS.
Presidente e fondatore di Kynikos Associates, James Steven Chanos è uno degli investitori finanziari di maggiore successo negli ultimi decenni, con un approccio esclusivamente short. Il suo grande fiuto lo porta a individuare spesso aziende sopravvalutate sui mercati, a fronte di fondamentali tutt’altro che solidi. Tra le “vittime” dei suoi attacchi vincenti vi sono state nel tempo aziende del peso di Commodore International, Integrated Resources, Conseco ed Enron.
Le origini
Nato nel 1957 in una famiglia di immigrati greci che viveva a Milwaukee, nel Wisconsin, ha conseguito una laurea in Economia e Scienze Politiche all’università di Yale.
Carriera
Ha iniziato la sua carriera presso la società di intermediazione Gilford Securities nel 1982, dove si è distinto nell’individuare casi di aziende sopravvalutate. Quindi è passato a Deutsche Bank per occuparsi di bond spazzatura.
In controtendenza
Ha fondato la propria azienda nel 1985 focalizzandosi da subito sulla strategia short, diventando un riferimento del settore, così come Warren Buffett è una bussola degli investitori long.
Dubbi sulla Cina
Da tempo si mostra diffidente sul ritmo di crescita economica della Cina, anche se negli ultimi tempi – alla luce della correzione registrata dal listino di Shanghai – ha ridimensionato l’esposizione ribassista.
Critiche e riscatto
Pessimista verso molte quotazioni di Wall Street dal 2019, è stato criticato durante la corsa dei listini nel biennio successivo, salvo prendersi un riscatto negli ultimi mesi.
Tesla nel mirino
Tra le aziende verso le quali oggi esprime sfiducia c’è Tesla. Per Chanos, il titolo dell’azienda di Elon Musk scambia su multipli che non hanno alcuna giustificazione anche alla luce di previsioni di crescita ottimistiche.
Vita personale
Vive a New York City con i suoi quattro figli. Oltre a investire, è docente di Storia delle Frodi Finanziarie a Yale. In precedenza è stato presidente della Browning School.
Passione per l’arte
Considerato tra i più grandi collezionisti d’arte a livello globale, è apparso nel documentario della Bbc intitolato “Four The Banker’s Guide to Art”.
L’acronimo
Il Pan-European Personal Pension product è un nuovo strumento di previdenza complementare, introdotto attraverso un regolamento comunitario entrato in vigore a fine marzo.
Panorama più ampio
Gode del passaporto europeo, che consentirà di continuare a effettuare versamenti anche in caso di cambio di residenza in un altro paese Ue.
Le particolarità
I Pepp prevedono un tetto ai costi, fissato all’1% annuo, la protezione sul capitale investito e la possibilità di cambiare fornitore ogni cinque anni.
I limiti
Non è possibile alimentare il Pepp attraverso il versamento del Tfr, per cui – a meno di modifiche successive – lo strumento dovrebbe essere aggiuntivo rispetto a quelli già esistenti.
PEPP
Più competitività Aggiungendosi ai già esistenti fondi pensione aperti e negoziali e ai piani individuali pensionistici, i Pepp renderanno più competitivo il mercato della previdenza complementare, dato che potranno essere offerti ai lavoratori italiani anche da società estere.
Le caratteristiche
Le strategie d’investimento saranno orientate alla mitigazione del rischio, alle prospettive di valorizzazione nel medio-lungo periodo e all’adozione di strategie Esg.
Obiettivi di crescita
Secondo la Commissione Ue, questi strumenti consentiranno di far crescere la previdenza complementare nell’area fino a 2.100 miliardi di euro, vale a dire tre volte il dato registrato nel 2019.
Rotta su Milano
Banca Ersel ha inaugurato la sua nuova sede nel capoluogo lombardo Situata a due passi dal Cenacolo, ospita anche una fondazione
LUIGI DELL’OLIOBanca Ersel ha inaugurato la sua nuova sede di Milano, che accorpa le attività svolte dalla società nel capoluogo lombardo. Lo ha fatto con una serata-evento con accompagnamento musicale, nel corso della quale è stato possibile visitare i locali. La sede si trova in via Caradosso 16, vicino a Santa Maria delle Grazie (nota, tra le altre cose, per il Cenacolo).
“La nostra sede centrale e amministrativa restano a Torino,
ma negli ultimi anni siamo cresciuti molto a Milano e abbiamo deciso di fare un importante investimento accorpando i diversi uffici presenti nella piazza meneghina in un unico edificio di proprietà”, ha spiegato Giubergia. L’edificio, realizzato nel 1928 ad opera dell’architetto Pica, è stato oggetto di un ambizioso progetto di restauro e riqualificazione affidato all’atelier Alfonso Femia, con l’obiettivo di valorizzarne l’aspetto storico apportando innovazione
e sostenibilità ambientale ed energetica. “Non è solo un luogo di lavoro, ma anche di incontro e confronto con la clientela”, ha sottolineato Giubergia. Ricordando la presenza nella stessa struttura anche della Fondazione Paideia, creata da Ersel per migliorare le condizioni di vita di bambini e famiglie che vivono situazioni di disagio, promuovendo iniziative specifiche e favorendo lo sviluppo di interventi sociali.
Guido GiubergiaCONTRO GLI OLIGARCHI VICINI A PUTIN
Esclusivi per scelta
Fieldpoint Private è una boutique americana per ultra-ricchi L’ultima novità è il lancio dei servizi di matrice fiduciaria
FRANCESCA VERCESIÈ stata indicata come migliore banca private al mondo per gli ultrapaperoni secondo varie classifiche, tra cui Global Finance. Si chiama Fieldpoint Private, ha sede negli Stati Uniti ed è una delle boutique di private banking e consulenza patrimoniale a più rapida crescita in tutto il globo che serve paperoni e clientela istituzionale di altissimo profilo. In 13 anni si è espansa in grande fretta: ha le radici a Greenwich, Connecticut, e in poco tempo è approdata a New York City, in Georgia e in Florida, superando i 5 miliardi di dollari di masse in gestione e 1,4 miliardi di dollari di asset nel bilancio bancario. Con un Tier 1 che nel primo trimestre si è attestato al 9,98%.
La carta del reclutamento Basti sapere che a gennaio 2020, in piena pandemia, in occasione dell’apertura della sede di Orlando (Florida), nell’annunciare la sua espansione geografica ha anche annunciato l’arrivo di un intero team proveniente da Bank of America Private Bank che ha apportato alla banca ben 1,2 miliardi di dollari. E a fine 2020 è arrivato l’advisory team di Miami di Bny
Mellon composto da Joe Fernandez, Christina Hudson e Johanna Arbelaez-Perez che ha portato nella branch della Florida di Fieldpoint 900 milioni di asset che compongono la ricchezza di 75 famiglie. La banca continua a guardarsi intorno, a far crescere i suoi servizi e ad attrarre figure professionali di altissimo rilievo.
Il bouquet di offerta La boutique offre consulenza per il trasferimento di patrimoni, pianificazione fiscale, reporting delle performance, gestione del rischio, strategie di investimento in architettura aperta che spaziano dai fondi comuni al private equity e all’immobiliare, servizi bancari personalizzati, offerte di custodia e amministrazione fiduciaria su misura. Russell Holland, presidente e ceo di Fieldpoint Private Bank & Trust, ha sottolineato la natura simbiotica dell’offerta bancaria e della consulenza patrimoniale del gruppo, ovvero la possibilità per i clienti di avere servizi bancari commerciali accanto alla consulenza sugli investimenti e alla gestione patrimoniale. “Tenendo presente il quadro generale dei nostri
clienti, siamo in grado di occuparci di tutte le loro esigenze, anche le più sofisticate, consentendo loro di concentrarsi meno sui meccanismi delle loro finanze e del loro patrimonio e di concentrarsi maggiormente sulla gestione delle loro attività e sul godimento della loro vita”, ha detto.
Il board
Timothy Tully è l’executive chairman della società, nonché fondatore e socio amministratore di Tully Capital Partners e Tully Investment Fund. Laureato in Finanza al Boston College, ha iniziato la sua carriera come specialista in opzioni azionarie e market maker presso il New York Options Exchange. È stato eletto nel cda di società quotate al Nyse e al Nasdaq, facendo parte di diversi comitati, tra cui quelli di remunerazione. Il ceo di Fieldpoint Private Bank & Trust,
Timothy TullyRussell Holland, ha portato nel gruppo oltre 30 anni di esperienza nel settore bancario. Prima di Fieldpoint, ha ricoperto il ruolo di chief credit officer presso la SouthCrest Bank di Atlanta. In precedenza Holland ha ricoperto diversi ruoli di leadership presso la Seacoast Bank in Florida, tra cui quello di chief lending officer e chief banking officer. Prima di entrare alla Seacoast, è stato presidente e chief leading officer della Union Bank of Florida (ora BB&T) a Palm Beach County e Treasure Coast, con la responsabilità di espandere la presenza della banca in tutta la regione. Holland ha ricoperto numerose posizioni di alto livello presso la Barnett Bank e la Bank of America, compresi ruoli di leadership nei mercati dei capitali immobiliari e nei servizi finanziari. È stato direttore finanziario di un Reit privato a Miami e ha iniziato la sua carriera presso Kpmg Peat Marwick a Stamford, Miami e Charlotte. Il manager ha conseguito una laurea in contabilità presso la Wake Forest University. Nel board sono in 9 tra cui Timothy Tully, consigliere della banca dal 2012, presidente del cda dal 2014 e dal 2019 ricopre anche il ruolo di presidente esecutivo di Fieldpoint Private Holdings. Ci sono poi Mark Casella, Mark Ricca, Rudy Sahay, Gerry Cuddy, James Deutsch, Debra Huddleston, Donald Ullmann, David Lukach.
L’ora del trust
Fieldpoint Private ha lanciato a maggio una società fiduciaria,
Fieldpoint Private Trust, in risposta alla richiesta di servizi sofisticati. “Una certa tipologia di persone cerca nuove società fiduciarie dove la consulenza sugli investimenti sia indipendente e non autoreferenziale e dove i consulenti patrimoniali e le loro relazioni di fiducia a lungo termine con i clienti siano al centro. È inoltre fondamentale che una società fiduciaria efficace sia domiciliata in un luogo che consenta ai clienti di beneficiare delle leggi fiscali più avanzate e vantaggiose. Questo è ciò che abbiamo costruito”, si legge sul sito. Il team comprende Nicholas Bertha, presidente, e un gruppo di dirigenti e professionisti amministrativi che vanta decenni di esperienza nel campo della consulenza fiduciaria e patrimoniale. La società sta creando una gamma di fiduciarie strategiche per i clienti. La società collabora con South Dakota Trust Company, una piattaforma altamente qualificata che vanta 100 miliardi di dollari di attivi. Offre sia trust delegati sia diretti, un approccio di architettura aperta alla custodia e un’amministrazione full-service su distribuzione, rendicontazione, tasse
e contabilità fiduciaria. “Abbiamo iniziato con una tela bianca e volevamo creare qualcosa di nuovo e speciale, sempre fedele alla nostra filosofia di relazioni incentrate sul cliente e sul consulente”, ha dichiarato H. Russell Holland.
“Questo è il momento giusto e il feedback ottenuto finora ci dice che siamo sulla buona strada”.
Via al rebranding
Fieldpoint Private ha presentato da poco un nuovo sistema di identità aziendale e un nuovo sito web. Più che un normale rebranding, il nuovo Fieldpoint riflette il culmine di una trasformazione durata 18 mesi nel corso della pandemia, per riflettere l’impegno della società di gestione patrimoniale e private banking nel fornire ai clienti i servizi finanziari integrati di cui hanno più bisogno e posizionare l’azienda per la crescita futura, sviluppando fortemente l’infrastruttura tecnologica.
Tully ha detto che il nuovo marchio riflette la trasformazione interna dell’azienda.
Nel 2020 Global Finance ha premiato la società come outstanding crisis leader per aver assistito i clienti, protetto i dipendenti e fornito un supporto fondamentale alla società in generale durante la pandemia.
E anche Global Private Banker e The Digital Banker hanno conferito a Fieldpoint il premio per la migliore banca privata per clienti con un patrimonio netto ultra elevato nell’ambito dei Global Private Banking Innovation Awards.
Russell HollandGoldman
Sachs Global
LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE È
LA RIVOLUZIONE
AMBIENTALE È
GIÀ INIZIATA.
GIÀ INIZIATA.
Esistono aziende innovative che stanno creando le tecnologie necessarie per combattere con successo il cambiamento climatico. Si chiama Rivoluzione Ambientale, e rappresenta una concreta opportunità per investire nei settori in grado di creare un impatto positivo sia sul tuo portafoglio che sull’ambiente.
Esistono aziende innovative che stanno creando le tecnologie necessarie per combattere con successo il cambiamento climatico. Si chiama Rivoluzione Ambientale, e rappresenta una concreta opportunità per investire nei settori in grado di creare un impatto positivo sia sul tuo portafogliochesull’ambiente.
ridurre
Energia
Consumo sostenibile Economia circolare Sostenibilità idrica
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combattere la scarsità di risorse per far fronte alla carenza d’acqua
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Le performance passate non sono garanzia di risultati futuri, che possono variare. Ad uso esclusivo di investitori professionali. Nell’Unione Europea, il presente materiale è stato approvato da Goldman Sachs Asset Management Funds Services Limited, che è regolamentata dalla Central Bank of Ireland. Gli obiettivi non garantiscono in alcun modo i risultati futuri. Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Prima dell‘adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione e il prospetto disponibile sul sito Internet https://assetmanagement.gs.com/content/gsam/ita/it/advisors/homepage.html e presso gli intermediari collocatori. Goldman Sachs Global Environmental Impact Equity Portfolio è comparto della SICAV di diritto lussemburghese Goldman Sachs Funds. Il presente documento non rappresenta un‘offerta di acquisto o sottoscrizione di quote. Prima di ogni investimento consigliamo di contattare il vostro consulente finanziario. Riservatezza: Nessuna parte di questo materiale può, senza il previo consenso scritto di Goldman Sachs Asset Management, essere (i) riprodotta, fotocopiata o duplicata, in qualsiasi forma, con qualsiasi mezzo, o (ii) distribuita a qualsiasi persona che non sia un dipendente, un funzionario, un amministratore o un agente autorizzato del destinatario. Goldman Sachs & Co., © 2022 Goldman Sachs. Tutti i diritti riservati. 253743-OTU-1478729
Le performance passate non sono garanzia di risultati futuri, che possono variare. Ad uso esclusivo di investitori professionali. Nell’Unione Europea, il presente materiale è stato approvato da Goldman Sachs Asset Management Funds Services Limited, che è regolamentata dalla Central Bank of Ireland. Gli obiettivi non garantiscono in alcun modo i risultati futuri. Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Prima dell‘adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione e il prospetto disponibile sul sito Internet https://assetmanagement.gs.com/content/gsam/ita/it/advisors/homepage.html e presso gli intermediari collocatori. Goldman Sachs Global Environmental Impact Equity Portfolio è comparto della SICAV di diritto lussemburghese Goldman Sachs Funds. Il presente documento non rappresenta un‘offerta di acquisto o sottoscrizione di quote. Prima di ogni investimento consigliamo di contattare il vostro consulente finanziario.
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combattere far fronte allaProtagonisti della transizione
Digitale e sostenibilità sono al centro dei grandi cambiamenti socio-economici Dossena (ceo di Avm Gestioni): “È cruciale promuovere la creazione di filiere”
DI LUIGI DELL’OLIO“La transizione ecologica e quella digitale sono fondamentali non solo per proiettarci nel futuro e verso una maggiore competitività, ma soprattutto perché sono le basi della transizione generazionale, terzo asse fondamentale per anticipare il processo di profonda evoluzione che stiamo vivendo”. È la convinzione di Giovanna Dossena, professore ordinario presso il dipartimento di Scienze aziendali all’Università di Bergamo, nonché ceo e presidente di Avm Gestioni, società che gestisce fondi di private equity con uno storico di una cinquantina di transazioni fin qui condotte in porto, per un valore intorno ai 400 milioni di euro. Un profilo poliedrico il suo, che combina la passione accademica per lo studio di aspetti come la gestione delle imprese, la finanza aziendale e i modelli di business, con l’attività manageriale e la partecipazione a diversi think thank che si occupano di imprenditoria e di innovazione.
Iniziamo con uno sguardo di scenario: in uno scenario economico che vede il fattore umano assumere un peso
crescente, come è messa oggi l’imprenditoria italiana sul fronte della competitività, anche alla luce della doppia transizione - ecologica e digitale – in corso?
Molte imprese – soprattutto le medie e le piccole, che sono la stragrande maggioranza in Italia - si sono guadagnate uno spazio nella competizione anche internazionale puntando molto sulle caratteristiche di prodotto e di processo, oltre che su strutture organizzative lean, e come tali molto elastiche.
Questa caratteristica ha permesso di porre le basi della competitività ma anche le ragioni per cui in prospettiva le nostre imprese possono competere molto bene post transizione. Un altro elemento chiave è la capacità della transizione digitale – una volta completata - di favorire l’efficienza dei processi produttivi e l’upgrade delle strutture organizzative, oltre alla possibilità di interagire e comunicare in modo più efficace con altri operatori e settori diversi.
Che ruolo possono svolgere gli investitori istituzionali per modernizzare le imprese? Il primo ruolo degli investitori
istituzionali nel processo di modernizzazione delle imprese è di svolgere una funzione allocativa e selettiva: non c’è alcuna transizione utile e possibile per un’impresa che non ha un business model vincente. Un altro ruolo essenziale degli investitori, una volta selezionate quelle imprese che potranno fare delle transizioni un’opportunità e uno strumento di competizione, è di porsi come strumenti di generazione di relazioni di sistema che le imprese da sole non cercano, coinvolgendo quando necessario imprese più grandi e operatori pubblici; sono convinta che l’interazione pubblicoprivato sarà una delle grandi leve di sviluppo delle imprese e del paese nel futuro.
Infine gli investitori istituzionali possono portare - insieme ai loro capitali - la possibilità di accreditare le imprese nel sistema e prima di tutto all’interno della loro filiera, che diventerà sempre di più una leva dominante della competizione. Noi stessi, come Aam Gestioni, stiamo cercando di strutturare un fondo specifico per la finanza di filiera, che sia in grado di svolgere un ruolo allocativo efficiente e coerente.
Parliamo della società: quando è nata e il suo profilo. Avm Gestioni nasce nel 1997 e ha oggi in raccolta tre fondi verticali che si rivolgono a diversi tipi di investitori: il primo, e il più attivo al momento, è il fondo Cysero, che si rivolge agli investimenti cybersecurity e robotica e che ha un target di 100 milioni di Euro, di cui 50 già raccolti. Cysero si rivolge a Smart Investor, che credono nel technology transfer e nelle potenzialità di sviluppo delle imprese italiane in questi settori. Le principali partecipazioni già in portafoglio sono la startup di cybersecurity 4SECURITAS e la società di droni da trasporto FlyingBasket. Il secondo fondo è Italian Fine Food, che con un target di 100 milioni di euro si rivolge ad investitori che apprezzano la valorizzazione delle eccellenze nazionali e regionali del Made in Italy nei vari comparti dell’industry, dalle produzioni di tradizione al pack food. Tra i principali investimenti di Avm in questo settore si trovano le partecipazioni nelle acque Pejo e Goccia di Carnia e nell’azienda agricola Anfossi. Il terzo fondo è Impact, che ha un target di raccolta fissato a 75 milioni di Euro e che si rivolge a investitori sensibili alle istanze del sistema economico-sociale, con l’obiettivo di generare sostenibilità contribuendo alla soluzione di problemi strutturali del sistema economico. Questo fondo finanzia partecipazioni in continuità con le partecipate del gruppo Avm in Istituto de Filippi, scuola di alta formazione
nel food, wine & hospitality, in Wrote Srl e Themis S.p.A., operanti nell’ambito dell’economia circolare.
Come scegliete i target d’investimento?
Ci basiamo su un network capillare sul territorio, che ci permette un’importante e continuativa attiva di scouting volta a identificare startup e società target inedite. Questo processo porta con sé la necessità di un approfondita analisi di intelligence e di due diligence, possibile solo se si instaura con l’imprenditore e con il management una relazione di reciproca comprensione e trasparenza.
Nuovi progetti ai quali state lavorando?
Per ognuno dei tre fondi in raccolta abbiamo una pipeline di investimenti che si focalizzano sul portato sostanziale delle transizioni ecologica, digitale e generazionale. Queste transizioni si realizzano non solo attraverso progetti di crescita interna o di acquisizioni nel settore, ma soprattutto per mezzo di acquisizioni trasversali nei settori del digitale e della tecnologia e nel settore degli enablers dell’economia circolare.
Quali sono a suo avviso le doti principali per svolgere con profitto il suo lavoro?
All’investment manager del venture capital è richiesto di presidiare in modo “tentacolare” i molteplici aspetti della vita di un fondo. Competenze specifiche di economia e gestione di impresa devono affiancarsi alla capacità di relazionarsi, di execution, di negoziazione e di visione prospettica: il tutto accompagnato da una certa dose di pensiero creativo e di sensibilità psicologica. Quanto al mio stile manageriale, lo definirei creativo e partecipativo: il must è trasferire competenze ed esperienze al team di lavoro, in modo che ogni membro del team stesso sia in grado di contribuire al lavoro di tutti.
Infine ha delle passioni? Se sì, come incidono sul lavoro? Credo che il tempo (anche quello libero) si misuri in emozioni, e ogni momento della vita porta le sue: in questo momento mi sto appassionando a progetti di filantropia incentrati e costruiti sui giovani: saranno sempre loro il vero motore delle transizioni.
PRIVATE LE PRINCIPALI PARTECIPAZIONIBrands Fund
della
Perché investire in Global Brands Fund?
1
Aziende di alta qualità
Focalizzandosi su aziende di alta qualità – ossia società in grado di accrescere regolarmente il patrimonio degli azionisti nel lungo periodo – e sulla gestione dei rischi di ribasso, il comparto ha offerto per più di vent’anni interessanti caratteristiche di rischio e rendimento.
2
Marchi di punta
Il team cerca di individuare società di qualità elevata, il cui vantaggio competitivo è legato ad attività immateriali difficili da replicare come marchi, licenze o reti. Tali società si distinguono spesso per la capacità di generare ricavi ricorrenti, che promuovono sostenibilità e resilienza, nonché per gli ottimi team manageriali che riescono ad allocare il capitale in modo efficiente.
3
Caratteristiche difensive
Il Fondo ha una storia di partecipazione ridotta ai ribassi durante i periodi di debolezza dei mercati, riuscendo a generare risultati nei momenti di maggior bisogno, ad esempio durante la crisi finanziaria globale o il primo trimestre 2020.
Per ulteriori informazioni, visitare
Morgan Stanley.
Sir John Rogerson’s Quay, Dublin 2, D02 VC42, Irlanda.
accrescere
degli azionisti nel corso del tempo
investire al giusto prezzo in società di alta qualità gestite da team manageriali di altrettanta qualità.
Persone al centro
L’Ue verso forti incentivi alle imprese che rafforzano il capitale
Una sfida che ha implicazioni anche di carattere sociale
DI SIMONA MAGGI*La road map europea verso un mercato unico dei capitali (Cmu) disegna un’economia al servizio delle persone e aggiunge un nuovo tassello all’accordo internazionale sull’armonizzazione della tassazione delle imprese per renderle più resilienti. Presto impareremo a conoscere con l’acronimo Debra la nuova proposta europea di sviluppare un incentivo fiscale per ridurre la distorsione a favore del debito rispetto al capitale proprio, con l’obiettivo di aiutare le Pmi ad accedere ai finanziamenti di cui hanno bisogno per diventare più forti, più resilienti. Questa misura
sosterrà le imprese introducendo un’indennità che accorderà al capitale proprio lo stesso trattamento fiscale applicato al debito. La proposta prevede che gli aumenti del capitale proprio di un contribuente da un esercizio fiscale al successivo siano deducibili dalla sua base imponibile, analogamente a quanto accade per il debito.
Deducibilità ampia L’11 maggio il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis ha spiegato in conferenza stampa: “le imprese europee dovrebbero essere in grado di scegliere la fonte
di finanziamento migliore per la loro crescita e il loro modello imprenditoriale. Rendendo fiscalmente deducibile l’apporto di capitale proprio, analogamente a quanto avviene attualmente per il debito, si riduce l’incentivo ad aumentare il prestito e consente alle imprese di prendere decisioni di finanziamento basate unicamente su considerazioni commerciali - e ha concluso – questo faciliterà l’accesso ai finanziamenti per le imprese dell’Ue, in particolare le startup e le Pmi. Si tratta di un elemento importante per le transizioni verde e digitale, che richiedono nuovi
SI 54%
investimenti in tecnologie innovative che potrebbero essere finanziati da un aumento di capitale proprio”.
Spinta alla crescita economica Nel 2020, l’indebitamento totale delle società non finanziarie nell’Ue ammontava a quasi 14.900 miliardi di euro, pari al 111% del Pil. Livelli eccessivi di debito rendono le imprese vulnerabili a cambiamenti imprevisti del contesto economico/ finanziario, mentre una solida struttura di capitale le rende meno vulnerabili agli shock e più propense a effettuare investimenti e a innovare. Pertanto, la riduzione dell’eccessiva dipendenza dal finanziamento del debito e il sostegno a favore di un possibile riequilibrio della struttura patrimoniale delle imprese possono incidere positivamente sulla loro competitività e crescita. Infatti, secondo la previsione europea, l’approccio che combina l’indennità
per il capitale proprio e la deduzione limitata degli interessi dovrebbe aumentare gli investimenti delle imprese dello 0,26 % del Pil e portare un incremento della crescita economica dello 0,018%. Per quanto riguarda l’Italia, secondo l’Eurostat se la dimensione delle imprese italiane crescesse fino a diventare simile a quella tedesca, la produttività per addetto dell’intero sistema industriale italiano salirebbe del 26% e quella del Pil nell’ordine del 6%.
Più spazio per i private market
Per chi investe sul valore di impresa non esiste solo la borsa. Nuovi modelli e strategie di investimento stanno ridisegnando il rapporto tra finanza e impresa offrendo debito e capitale di rischio a un numero crescente di investitori, ad esempio, attraverso nuovi strumenti di investimento come gli Eltif (European Long Term Investments
Funds). Rispetto ai tempi rapidi della Borsa, orizzonti superiori a dieci anni sembrano lunghissimi, ma nel mercato dei capitali privati è il tempo necessario per chi investe nella creazione di valore di lungo termine. La strategia del Legislatore europeo attribuisce agli investitori al dettaglio un ruolo centrale: intervenendo per migliorare le caratteristiche degli Eltif, rendendoli così più flessibili per i gestori professionali e più attrattivi per gli investitori, si pone l’obiettivo di favorire l’ingresso del risparmio delle famiglie nel capitale di rischio delle imprese. Il beneficio comincia a vedersi: la gamma di investimenti in real asset dedicata alla clientela non professionale si sta ampliando di anno in anno e il loro peso sta crescendo progressivamente nei portafogli delle famiglie che si rivolgono alla consulenza del private banking. Ad esempio, a fine 2021 in Italia nei portafogli del private banking si sono registrati 6 miliardi di euro di investimenti in private markets (in aumento del 43% rispetto all’anno precedente). Un volume potrebbe crescere fino a un potenziale di 64 miliardi senza superare il 5% dei portafogli, se gli attuali benefici fiscali previsti dalla norma fiscale dei PIR a favore degli investitori verranno mantenuti costanti nel tempo.
*Direttore Scientifico Aipb (Associazione Italiana Private Banking)
SAREBBE DISPOSTO A TENERE INVESTITA UNA PARTE DI PATRIMONO, SENZA POTERLA RISCATTARE PER 10 ANNI IN CAMBIO DI INCENTIVI FISCALI E/O MAGGIORI RENDIMENTI?A peaceful transfer of wealth
The secret to a successful process is a mix of law and psychology Wolfer (Julius Baer): “My main aim is to give my clients peace of mind”
BY ERIC JOHNSON* (Abbiamo lasciato il testo in inglese per cogliere le sfumature del contenuto, n.d.r.)Wealth planner Nathalie Eser Wolfer helps clients decide where their wealth will go when they are no longer around. The secret to a successful transfer is a mix of law and psychology, forward-looking planning and good communication.
How did you come to be a wealth planner?
Already when I studied law at the University of Zurich, I liked the topic of inheritance and succession planning. This is a very sensitive, personal issue, and to handle it well you must like people. You must be interested in them, in their lives, their achievements, their families, their fears, their dreams and their plans. Shortly after graduation, I started at Julius Baer, and 17 years later I’m still here. I was interested in the topic then, and I’m still just as interested in it today – it’s a great job.
Inheritance and succession planning – what does that involve? First of all, being a good listener. No two people or couples have the same assets, the same family situation, the same lives. Spouses, children, relatives and ‘significant others’ are involved. With patchwork families, inheritance can get very complicated, with various spouses and partners, half-siblings, stepsiblings and step-parents. Also, the larger and more spread-out assets and family members are, the more complicated the riddle. So I cannot hand out off-the-shelf solutions. I need to understand the client’s big
picture: their wealth, of course, but also their family and their individual situation (e.g. nationalities, place of residence, personal circumstances and provisions in place). Once I obtained the holistic view, I know which other experts from within the bank or from our business partners need to be involved. We can then work with the client and family to develop a solution which best meets their needs. Death – which is part of inheritance – is a difficult topic. Many people don’t like to think about their own demise. But we do this in a gentle, structured way that leads to answers and solutions.
In your work, do you draw more on your financial or your legal education?
I rely heavily on two disciplines: my legal background and psychology. There is a lot of human psychology involved in my work. In almost every family there are hiccoughs, stories and sometimes intrigues – these tend to come out when inheritance and succession are discussed. Sometimes somebody feels he or she is being treated unfairly or being ignored or overruled.
What is the most common mistake in wealth planning? Trying to move too quickly. There is a lot to consider, such as the needs of the people involved, the assets and the technical issues of law and taxes. Planning an estate and/or a succession is a process – you need to
work through it peacefully, carefully, over time. If all the wealth and involved parties are in Switzerland and relationships are ‘plain vanilla’, clients usually need about three months to reach a solution. If matters are more complicated – e.g. the wealth or the family are complex and spread over various countries and jurisdictions, the process can take up to one year or even longer. This is especially the case in comprehensive planning which may include matrimonial and inheritance contracts, last wills and structures (e.g. trusts, foundations and life insurance).
What is the payoff?
A good example is the experience I recently had with an older couple. They wanted to treat their children equally, and they wanted to avoid
disputes. The couple already has more than enough money for their retirement, so they wanted to pass on their unneeded wealth while they were still alive. This is nice, but also complicated, because it involved giving various properties to various children. Who gets the holiday house? Who gets the family home? Who gets the hunting lodge? These are emotional issues, and the properties weren’t equal in value, so this had to be evened out as well. They talked it out as an entire family, and we found a way to allocate and compensate everyone. We discussed and drafted gift and inheritance contracts, which were finally signed in front of the respective notaries. Now parents and children are happy – all is decided and properly planned. We place huge value on building trust with our clients and
their children. This is the foundation of a solid relationship that can last generations. Many of our clients’ children - who haven’t banked with us previously - choose to continue the relationship with us for this reason.
What gives you the greatest sense of fulfilment?
Finding a solution that suits an entire family. Then the box is ticked – they needn’t worry any more, and they can get on with other parts of their lives. My main aim is to give my clients peace of mind. In which area that is not related to Wealth Planning can you offer your clients advice?
There is one thing that jumps to my mind here: fashion. Before going on to study law, I completed an apprenticeship at an international fashion company in Zurich. It was there that I discovered this world, which has since become a passion of mine. I would feel confident in offering insights about the latest trends and must-haves – especially to female clients. In the office, I have quite a reputation for my fascination with style and fashion; my colleagues do not only count my shoeboxes under my desk, but they also ask me for my advice when they are looking for a present for their significant other.
*Editor of Julius Baer Articolo tratto dal sito aziendale Nathalie Eser WolferCAREERS
Pkb Privatbank promuove Malnati Monica Malnati (nella foto) è stata nominata condirettrice generale di Pkb Privatbank. Si tratta di una promozione, dato che lavora nel gruppo elvetico dallo scorso ottobre, ricoprendo il ruolo di group head of human resources. “In un contesto generale di grandi cambiamenti la presenza della funzione hr a livello della direzione generale testimonia l’importanza che il nostro Istituto attribuisce ai valori fondanti di una forte identità aziendale che rappresenta un driver strategico fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo per gli anni a venire”, sottolinea una nota della società.
Si completa la squadra di comando in Aipb. Dopo la nomina di Andrea Ragaini a presidente, l’assemblea annuale dell’Associazione Italiana Private Banking ha nominato il nuovo comitato direttivo e i vicepresidenti Andrea Ghidoni (nella foto), direttore generale Intesa Sanpaolo Private Banking, e Fabrizio Greco (nella foto), responsabile della direzione wealth e investment management di Bper, che ricopriranno l’incarico sino all’aprile 2025.
DB, sale Coletta Roberto Coletta (nella foto) è stato promosso alla carica di head of international private bank Italy di Deutsche Bank. Riporterà a Roberto Parazzini, chief country ooficer Italy, per quanto riguarda il mercato italiano, mentre a livello di gruppo farà riferimento a Claudio de Sanctis, global head of international private bank.
“Roberto porterà avanti con più ampie responsabilità il lavoro fatto nell’ultimo triennio, in cui ha contribuito in maniera decisiva alla crescita della quota di mercato di Deutsche Bank Italia nel mondo dei servizi per gli imprenditori”, dichiara in una nota Parazzini.
Nomine nel gruppo Credem Il gruppo Credem ha nominato i nuovi vertici di alcune delle società che compongono l’area wealth management, coordinata da Paolo Magnani. Rossella Manfredi assume l’incarico di direttore generale delle compagnie assicurative Credemvita e Credemassicurazioni in sostituzione di Francesco Germini che diventa direttore generale.
IW Private Investments rafforza la squadra Tris di nuovi ingressi per IW Private Investments. Ad annunciarli è un post su LinkedIn di Massimo Giacomelli (nella foto), responsabile rete private banker e wealth manager. Si tratta di Andrea di Salle, responsabile wealth management, Raffaele Buonomo, area manager Lombardia Occidentale, e Alberino Palozzi, area manager Lazio, Abruzzo e Sardegna.
Ghidoni e Greco vicepresidenti di AipbTest decisivo per le banche
Il conflitto in Ucraina sta peggiorando i fondamentali degli istituti italiani I prossimi mesi saranno importanti per comprendere la portata dei nuovi npl
All’uscita dalla pandemia, il sistema bancario italiano si trovava in condizioni di discreta salute. Pur in presenza di alcuni gap strutturali non ancora risolti, il trend era di evidente miglioramento delle condizioni generali. Un importante riconoscimento dei passi in avanti fatti veniva dal rapporto Ocse Italy 2021 che certificava rilevanti miglioramenti nel settore. In particolar modo: risultava ampiamente migliorato rispetto ai dati del 2007 (ancorché leggermente al di sotto della media Ocse) l’indice Tier 1; si registravano progressi nel processo di razionalizzazione degli sportelli bancari; la percentuale dei crediti deteriorati in relazione al totale dei crediti erogati era in netto miglioramento rispetto il picco del 2015. Restava ancora da migliorare l’accesso degli investimenti esteri nel settore,
ulteriori avvicinamenti agli standard europei in tema di Npl, riduzione dei costi e rendimento del capitale investito.
Passi indietro Purtroppo la guerra scatenata da l’inaccettabile aggressione della Russia alla Ucraina ha radicalmente cambiato il panorama nel settore: in primo luogo le due più importanti banche italiane hanno dovuto stanziare importi rilevanti quali accantonamenti per le future e inevitabili perdite di valore degli asset detenuti degli stessi istituti in Russia, di fatto destinati a azzerarsi. Unicredit ha accantonato 1,2 miliardi e Intesa Sanpaolo 800 milioni, cifre importantissime in valore, assoluto anche se non tali da mettere a repentaglio i programmi dei due gruppi. In ogni caso si tratta di distruzione di valore con
conseguente peggioramento dei parametri.
Spread in crescita
Il secondo profilo di pericolosità è da ravvisarsi nell’aumento dello spread che, come ben noto al lettore di PRIVATE, ha un effetto sul valore dei titoli pubblici in circolazione che in buona parte sono posseduti dagli istituti bancari, con conseguente riduzione del valore dell’attivo. Infine, l’ultimo profilo di pericolosità, questa volta segnalato dalla Commissione Ue nelle sue raccomandazioni diffuse nel mese di maggio, si ritrova nel venir meno dei supporti statali previsti durante la pandemia, che, congiuntamente alla ripresa inflazionistica con conseguente distruzione della domanda, potrebbe creare un nuovo incremento dei crediti di difficile esigibilità.
Unit linked al restyling
L’Ivass ha messo in pubblica consultazione la revisione delle polizze finanziarie L’obiettivo è integrare la disciplina delle coperture con quella dei fondi comuni
Dopo molta attesa, Ivass ha finalmente messo in pubblica consultazione la bozza di riforma della disciplina delle polizze unit e index linked unitamente a un documento di discussione ove si introducono considerazioni prodromiche su futuri interventi in materia di prodotti vita e in cui assumono particolare rilevanza le proposizioni in tema di contenuto e determinazione della garanzia demografica delle polizze di ramo III. Una revisione necessaria se solo si pensa che la regolamentazione originaria delle polizze unit linked risale al 2002, poi aggiornata nel 2005, e quelle delle index al 2009. Le aspettative da parte degli operatori erano quindi molto alte ma, come vedremo, al momento in ragione del tipo di contenuti proposti non sembrano aver trovato un analogo appagamento.
L’ambito di applicazione
Il primo elemento a suscitare perplessità è la definizione dell’ambito di applicazione della nuova disciplina che, per espressa disposizione, vuole estendersi, oltre che alle imprese di assicurazioni
italiane e a quelle comunitarie che operano sul nostro territorio in stabile organizzazione, anche a quelle che distribuiscono le polizze in via transfrontaliere e che quindi sono presenti secondo la sola modalità della libera prestazione di servizi. Detta statuizione si pone in contrasto con l’ormai consolidato principio comunitario secondo cui le regole concernenti l’organizzazione, i criteri prudenziali, il funzionamento e la strutturazione dei prodotti sono quelle dello Stato di origine, mentre alle modalità di condotta e alle attività distributive si applicano quelle dello Stato ospitante. Peraltro questa suddivisione aveva trovato finora palese accoglimento nella stessa interpretazione dell’Autorità di controllo che aveva riconosciuto, ad esempio sul delicato tema degli eligible assets in polizza, la competenza del home country control per le polizze comunitarie distribuite in Italia in libera prestazione di servizi e allo stesso modo coerentemente si era espressa la giurisprudenza di primo e secondo grado contrastando il tentativo di dichiarare la nullità
di polizze comunitarie che consentivano l’investimento in beni che invece secondo il regolamento italiano sarebbero stati preclusi.
Sistema omogeneo
La nuova previsione dell’Ivass è motivata dalla finalità di assicurare una parità di trattamento tra assicurazioni italiane ed europee rispetto ai prodotti collocati nel mercato domestico e rafforzata dall’affermazione secondo cui detta previsione sarà inserita nell’elenco delle disposizioni di interesse generale come tali ritenute di applicazione necessaria ai sensi dell’art. 41 del Cap.
Con riguardo alla disciplina degli investimenti ammissibili e ai relativi limiti nelle polizze unit linked l’Ivass ha ritenuto di adottare come architrave di riferimento la disciplina della gestione collettiva e del corrispondente regolamento adottato da Banca d’Italia sia per assicurare un level playing field sia con gli altri operatori di mercato, sia con gli investitori al fine di garantire che un soggetto non possa acquistare attraverso la polizza un prodotto con un profilo di rischio più elevato
rispetto a quello di un Oicvm destinato alla clientela retail. Ma tale impostazione, pur astrattamente ragionevole, non arriva a risultati appaganti con riguardo al regime degli investimenti illiquidi ed in particolare alla possibilità di sottoscrivere attraverso i fondi interni Fia riservati. E ciò perché in realtà la polizza non è un Oicvm, ma, a sua volta, un contenitore di gestione di Oicvm. Da ciò discende che la nuova disciplina si porrebbe in modo disallineato e non competitivo rispetto a quella di recente riforma del dm che ora consente la sottoscrivibilità di Fia riservati da parte dei clienti al dettaglio in gestione e consulenza
nel rispetto dell’investimento minimo dei 100mila euro.
Gestione del rischio demografico Vi è poi il tema della determinazione del rischio demografico. Nella parte della riforma del regolamento l’approccio è neutro limitandosi a un enforcement delle regole di costruzione del prodotto e di compliance volte a richiedere il rafforzamento del processo interno volto alla valutazione ed alla ponderazione di tale componente. Nel documento di discussione n. 1 si avanzano invece delle ipotesi di carattere quantitativo al fine della possibile determinazione di un requisito minimo che possa mettere al riparo le polizze dalle azioni di
riqualificazione del contratto in puro prodotto finanziario sempre più diffuse in sede giudiziaria. Bisogna comunque tener conto che questo sforzo va in direzione diversa rispetto all’indirizzo interpretativo via via assunto dalla Corte di giustizia europea che lungi, dal determinare un limite minimo, riconosce validità ai contratti assicurativi che assicurino il rispetto del principio sinallagmatico tra premio corrisposto dal contraente e prestazione assicurativa garantita dalla compagnia.
*Managing partner di Zitiello Associati, avvocato cassazionista esperto di diritto finanziario, bancario e assicurativo
La nuova previsione è motivata dalla finalità di garantire una parità di trattamento tra assicurazioni italiane ed europee rispetto ai prodotti collocati nel mercato domestico
Rivoluzione mobile
Le banche non sono destinate all’estinzione, ma a un profondo ripensamento La collaborazione tra vecchi e nuovi attori può accelerare l’innovazione
DEIANAAlla base della rivoluzione portata dai pagamenti digitali c’è il fatto che, grazie a queste novità, l’utente tende a eseguire gran parte delle principali operazioni giornaliere direttamente dal
proprio smartphone. D’altra parte, lo ricordiamo, i pagamenti sono il cuore del banking, la spina dorsale e anche il primo entry point. Senza transazioni non esisterebbero le banche. Senza queste ultime
esisteranno le transazioni? Bill Gates ci direbbe di sì, come ricordiamo spesso. In ogni caso, l’arrivo di player globali, siano essi giganti del digitale o nuove tecnologie di rete sposta
gli equilibri di lungo periodo in un mondo senza contanti, interconnesso, fatto di transazioni real time e portafogli virtuali, qualunque sia la loro configurazione. Comunque sia, il mondo dei pagamenti non sarà mai più lo stesso nel futuro prossimo venturo.
Ma proprio questo è il problema che dobbiamo approfondire.
Nuovi equilibri
Il mondo dei pagamenti è al centro del sistema bancario, del suo funzionamento e del rapporto tra banca e cliente nonché, fino ad oggi, la seconda fonte di ricavi del sistema stesso. Questo significa che un cambiamento in questo segmento equivale a uno ancora più significativo dell’intero sistema bancario, private banking compreso.
La progressiva digitalizzazione apre le porte a player non bancari che sono capaci di cogliere le nuove opportunità con successo grazie a masse critiche di clienti di gran lunga superiore rispetto a quella di una singola banca, anche grazie all’integrazione con servizi digitali aggiuntivi, immediati e con efficacia real time.
Sfide per gli incumbent È una sfida continua questa per gli incumbent del settore bancario che devono ancora migliorare le soluzioni esistenti e progettarne di nuove, sempre all’insegna della velocità, della semplicità e della sicurezza. L’attenzione che gli istituti
di credito stanno ponendo nei confronti delle forme di pagamento digitali deriva dalla constatazione che sempre più le persone, e soprattutto i più giovani, utilizzano i dispositivi mobili per effettuare le transazioni finanziarie. Quindi, anche se è vero che abbiamo ancora bisogno del banking, è altrettanto vero che da qui a qualche anno non è detto che saranno necessarie le banche come spazio fisico, ma soltanto come servizio da esse erogato. Le spinte in atto portano verso la semplificazione, il miglioramento e la digitalizzazione dei processi end-to-end, riducendo le ridondanze e gli errori legati ad attività manuali non strategiche e il continuo miglioramento della user experience.
Verso la fintegration
Se infatti in passato i servizi bancari svolgevano funzioni economiche essenziali, la rivoluzione digitale ha cambiato tutto. Tuttavia, parlare della “fine” delle banche potrebbe apparire semplicistico, in quanto non tutte le attività svolte dalle banche possono definirsi come attività bancaria. L’attività bancaria è infatti un modo di organizzare il
sistema finanziario, non un semplice modello di business, anche se, in un mondo pervaso da digitale e tecnologie mainstream, il classico modo di fare banca non è più in grado di reggere il confronto. Le principali ragioni di tale affermazione appaiono essere il surplus di costi dei precedenti modelli di business e una customer experience non abbastanza intuitiva e semplice da utilizzare. Per questo la collaborazione, quella che chiamiamo fintegration, sarebbe la soluzione migliore perché: da un lato, le banche hanno una base clienti con dati e informazioni importanti; dall’altro, i nuovi attori dispongono della tecnologia avanzata e del giusto atteggiamento per far fronte al nuovo scenario. Ed è per questi motivi che la collaborazione tra le due diverse realtà dovrebbe diventare un fattore rilevante per trasformare il sistema bancario e finanziario. In ogni caso, gli operatori bancari tradizionali non potranno fare a meno in futuro dei giganti tecnologici e delle Fintech, anche se si tratta di un percorso che richiede ancora tempo prima di un’integrazione a 360 grado.
Le spinte in atto portano verso la semplificazione, il miglioramento e la digitalizzazione dei processi end-to-end, riducendo le ridondanze e gli errori legati ad attività manuali non strategiche
GUSTO ITALIANO
Utilizzato in tutto il mondo, il vermouth è nato nelle province piemontesi
Artemisia, assenzio e corteccia di china sono i principali ingredienti
DI LUCA COSLOVICHIl nome arriva dal tedesco “assenzio”, ma il merito della sua fama è tutto italiano, per la precisione piemontese. Nato, come spesso accade, per scopi medicinali, questo vino aromatico viene consumato in tutto il mondo liscio, o più spesso, all’interno di cocktails. Vari sono gli ingredienti che vanno a comporre, vari tipi di vermouth: l’assenzio, l’artemisia, la corteccia di china per esempio possono dare un tocco di amaro, ma sono praticamente infinite le erbe e le radici che vengono usate dai produttori.
Tre varietà
Secondo i regolamenti, il vermouth prodotto in Europa dovrebbe avere almeno il 75% di vino e un alcol in volume (abv) del 14,5-22%
Ci sono comunemente tre varietà di vermouth che vengono consumati in diverse parti del mondo.
Rosso: è fatto da una base di vino rosso; tuttavia molti produttori usano anche uve bianche e ottengono la colorazione rossa da
zuccheri caramellati. Di colore scuro e ramato, ha un profilo più dolce con aromi di zucchero e vaniglia fino al 15% con note di spezie ed erbe. Di solito sono abbinati a spiriti scuri ed è per questo che di solito viene utilizzato in cocktail come Negroni e Manhattan.
Dry: generalmente di colore giallo chiaro o pallido, il vermouth secco ha note erbacee, floreali o agrumate e contiene meno zucchero. Questo tipo di vermouth viene utilizzato in cocktails come Dry Martini, con gin o vodka.
Bianco: un po’ più dolce ed aromatico rispetto al dry, è bevuto prevalentemente da solo, ma nulla esclude di usarlo nei cocktail per bilanciare gli ingredienti amari.
Il Rinasciamento dei miscelati Un tempo bevuti lisci in Piemonte (e ancora di pià a Torino), negli
Luca Coslovich, bartender, consulente e formatore, Casinò di Montecarlo.
ultimi anni i vermouth, così come il gin, hanno ottenuto una crescita sia in qualità che in quantità, grazie anche al “rinascimento” del bere miscelato, che ha riscoperto e a volte modernizzato drink storici e a volte dimenticati. I cocktails piu bevuti al mondo hanno spesso il vermouth come ingrediente aromatico: OldFashioned, Martini, Manhattan, Negroni, Americano sono i maggiori esponenti di questa tendenza, nonché ambasciatori nel mondo della bevanda piemontese. Il vermouth può essere consumato in diversi modi e bevande. Per chi volesse approfondire il discorso, segnalo l’italiano Fulvio Piccinino, autore di numerosi libri sul tema, vero e proprio guru: e la sua “esperienza vermouth” è molto più di un semplice corso, piuttosto un’immersione totale in questo magnifico mondo. Infatti, oltre alla interessantissima parte teorica, condita da aneddoti curiosi, prevede anche la “creazione” di un vermouth personalizzato da e per ogni partecipante.
Banks in the new world
The next-generation platforms need to be built on a cloud-first foundation Key to a smooth transition is an effective change management program
BY ERI (Abbiamo lasciato il testo in inglese per cogliere le sfumature del contenuto, n.d.r.)Over the last decade, competition in the banking industry has intensified with a rise in the number of neo and challenger banks serving customers at one-third the cost of traditional banks.
Large banks are increasingly concerned about the limitations of their core architectures and the slow pace of change in terms of time to market and siloed data storage. To regain their ability to compete in this hyper-paced world, banks need to aggressively implement advancements in technology. This will enable them to reach a high level of flexibility and automation with a fully digital core capable of delivering customised offerings. This triggers the modernisation of Core Banking Systems and the move from legacy systems towards cloudbased and SaaS-enabled models.
Transactions in real time
With the advent of digital banking, cloud and APIs, banks have witnessed a significant shift in how banking products and partnerships are developed. Banks are now expected to process transactions in real time, release new products/ services frequently, and scale (up and down) their infrastructure needs.
Legacy Core Banking Systems designed for reliability rather than open architecture are trying to embrace the shift to this new requirement, but dated technologies often cannot support interfacing with new tools.
A new way
Since its inception in 2018 in Europe through regulatory initiatives such as the revised Payment Services Directive (PSD2) and the Open Banking Standard, Open Banking has spread to over 50 countries globally Some countries are opting for a regulatory-driven approach modelled after Europe and the UK. These include Australia, Canada, Hong Kong and more recently, Brazil, Mexico, Bahrain and Saudi Arabia, with mandated API standards and data access. In contrast, others are following a more market-driven approach. The US is driven by the rise of fintech challengers, whereas the transformation in Asia, in particular China and India, is driven by payment disrupters and e-commerce giants.
API Banking is evolving across Europe. For instance, LUXHUB,
Open APIs have become a standard of collaboration enabling to strive for dominance in different parts of the value chain
CANADA
Canadian Banker’s Association focusing on Digital Identity as first step towards Open Banking.
SNAPSHOT OF OPEN BANKING ACROSS THE GLOBE
UK
Open Banking Working Group UK comprising 9 major banks set up by Competition & Markets Authority; became the Open Banking Implementation Entity (OBIE) in 2018.
EU/EEA
Revised Payments Services Directive for account aggregation and payment initiation in 2018.
HONG KONG
Open API framework paper issued by HK Monetary Authority for banking in Jan 2018; APIX API platform launched.
INDIA
Driven by payment disrupters but also, by regulation (United Payments Interface) in 2016.
SINGAPORE
Early adopter - launched the “Finance as a service” API playbook with 270 open APIs published by Nov 2017; Forward regulation by Monetary Authority of Singapore (MAR) but nonbinding.
MEXICO
Fintech law passed requiring banks to publish Open APIs with oversight by Central Bank (BANXICO) for digital certificates.
USA
Limited regulations e.g., OCC financial charter and 2018 Treasury report affirming third party access to consumer data.
BRAZIL
Central Bank leading Open Banking Project being implemented in parallel with instant payments PIX.
SOUTH AFRICA
Reserve Bank to establish regulatory sandbox.
an open API standard built by a consortium of four major Luxembourg-based banks (BCEE, BGL BNP Paribas, Banque Raiffeisen and POST Luxembourg), has become a leading European Open Banking API platform. As well as ensuring PSD2 compliance, LUXHUB connects fintechs and financial institutions through powerful, secure, and robust API connectivity.
In 2020, LUXHUB and SIX Group, a leading financial infrastructure provider headquartered in Switzerland, entered a strategic partnership to facilitate and accelerate the adoption of Open Banking in Switzerland. By leveraging this partnership, SIX was able to evolve and improve its Open Banking Hub. By combining established banking fundamentals with sector-leading technical
SAUDI ARABIA
Open Banking initiative launched by Saudi Central Bank (SAMA) for early 2022.
AUSTRALIA
Prudential Regulatory Authority (PRA) mandate for phased implementation of Open Banking by the Big Four banks in parallel to Consumer Data Right.
expertise and innovation, LUXHUB has emerged as a key driver of Europe’s evolution towards open finance
The Consumer Data Right
As one of the most regulated markets, Australia stands out for having an innovative approach to Open Banking. The Australian Prudential Regulatory Authority mandated the implementation of
che
Open Banking for its “big four” banks, similar to the UK’s approach. However, it moved beyond Open Banking by implementing in parallel the Consumer Data Right, an open data economy whereby citizens can ask financial institutions to share their data with third-party providers of financial services and companies in other sectors like energy or telecoms. Another example is Canada, where the Banker’s Association focuses on digital identity as a precursor to an Open Banking framework. It has now started the second phase of its “consumer-directed finance” consultation on Open Banking. However, Open Banking has been slow to take off, even in developed markets such as the UK and Europe. Customer inhibitions in sharing banking data and a lack of interoperable API standards across countries have been the major hindering factors. The biggest impediment to adopting Open Banking has been legacy IT architectures at incumbent banks.
Open APIs have become a standard of collaboration enabling banks, neobanks, fintechs, and payment disruptors, among others, to strive for dominance in different parts of the banking value chain. It has been observed that approximately 65-70% of financial executives in the UK in 2020 had a positive attitude to Open Banking, compared to around 45-50% in 2019 (source: IBSI Research). In the UK, growth in API deployment has been noticed amongst banks with an increased
focus on efficiency in terms of cost and speed. API call volume by banks increased to approximately 6 billion in 2020 (source: IBSi Research).
A modern digital architecture Banks require a modern digital architecture to succeed in Open Banking. Those running functionally rich Core Banking Systems built on distributed cloud-native IT architectures leveraging containers, microservices and open APIs can provide differentiating digital experiences for their customers and establish marketplaces to exploit opportunities from Open Banking.
Conclusion
A number of banks across the globe are focused on switching to modern Core Banking Systems. These nextgeneration platforms need to be built on a cloud-first foundation, and must leverage an open APIbased architecture to integrate seamlessly with both internal and external systems. Beyond the benefits of cost reduction, scalability and faster deployment, a cloudnative architecture offers banks a level of agility that is impossible to achieve with a monolithic core.
Banks also need to ensure a collaborative framework. Instead of being confined to a specific technology or process, they can partner with various fintechs to identify best-of-breed solutions. In turn, using this approach, banks can become innovators, build new products and scale businesses. Finally, core banking transformation is indeed a complex journey; different approaches, such as the “big bang” approach or an incremental approach, can be adopted. In addition to technology migration, banks must consider how core banking modernisation will impact their workforce, moving from vendorbased servicing models and relying on scarce skillsets to support legacy, custom-built applications towards more configuration and API-driven, cloud-based solutions. Key to a smooth transition is an effective change management program that not only covers the technology aspects of the transformation but also the people aspects. All in all, modern Core Banking Systems are critical to future-proof banks’ competitive relevance and achieve operational excellence.
The transformation is indeed a complex journey; different approaches can be adopted In addition to technology migration, it’s necessary consider how modernisation will impact on the workforce
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Leonteq è una società svizzera attiva nei settori finanziario e tecnologico, specializzata nell’emissione di certificati di investimento. Fondata nel 2007 e quotata sulla Borsa di Zurigo dal 2012, è diventata uno dei protagonisti del mercato dei certificati di investimento grazie all’esperienza sviluppata negli anni ed alla piattaforma proprietaria di cui si avvale. Dall’inizio della sua attività in Italia, Leonteq ha emesso oltre 2100 prodotti di investimento sui mercati EuroTLX, SeDeX e Hi-MTF (dei quali oltre 900 attualmente negoziabili). A conferma della sua solidità, la società ha ottenuto il rating investment grade (BBB- con outlook positivo) dall’agenzia Fitch Ratings.
COME FUNZIONANO I NOSTRI CERTIFICATI PHOENIX AUTOCALLABLE CON WELCOME COUPON
• I seguenti certificati consentono di ricevere un Welcome Coupon se il livello di chiusura del sottostante con la performance peggiore è superiore al livello di attivazione del Welcome Coupon alla rispettiva data di osservazione, fissata il giorno 25/07/2022. In tal caso, il Welcome Coupon è liquidato con data valuta 01/08/2022. Il livello di attivazione del Welcome Coupon è uguale al 35% del livello di osservazione iniziale.
• Ad ogni data di osservazione, se il livello di chiusura del sottostante con la performance peggiore è superiore al rispettivo trigger autocall, il prodotto sarà rimborsato anticipatamente e l’investitore riceverà il 100% del valore nominale più eventuali cedole condizionate.
• Alla scadenza, qualora il prodotto non sia stato rimborsato anticipatamente, gli scenari possibili sono i seguenti: (1) se il livello di chiusura del sottostante con la performance peggiore è al di sopra della rispettiva barriera, l’investitore riceverà il 100% del valore nominale; (2) se il livello di chiusura del sottostante con la performance peggiore è pari o al di sotto della barriera, l’investitore riceverà il valore nominale ridotto dell’1% per ogni punto percentuale di performance negativa del sottostante con la performance peggiore.
soggetto
dei capitali investiti nei prodotti finanziari. I rendimenti riportati non sono indicativi di quelli futuri e sono espressi al lordo di eventuali costi e/o oneri a carico dell’investitore. I prodotti finanziari descritti sono prodotti complessi e il loro funzionamento può essere di difficile comprensione. Si raccomanda agli investitori
SECURITIES (EUROPE) GMBH di Milano Pietro Paleocapa, 20121 MilanoGrowing popularity
In the last years the family offices have become major players in the world of investments In 2018 they held 3-4 trillion of dollars and the actual number could be many times larger
Family offices have quietly become major players in the investor space. The Economist estimated that $3-4tn was held in family offices in 2018, and that actual number could be many times larger, given the low profile of many offices. Preqin’s own data shows that North America, where the likes of John D Rockefeller and JP Morgan originated the concept, is home to 35% of family offices, slightly fewer than Europe (38%).
Europe on top
The top ten family offices by (known) AUM globally are split evenly between the two regions, according to Preqin data. By number of office headquarters, the US alone accounts for 32% of family offices worldwide, with 708 offices. After the US, 13% of family offices globally are based in the DACH region (Austria, Germany, and Switzerland). Europe’s largest economy, Germany, has 163 family offices, accounting for 7.3% of the global total, making it the secondmost popular country. It is followed by Switzerland, which hosts 148 family offices (6.6%), including the
largest multi-family office, Zurichbased UBS Global Family Office, with AUM of $226bn. One reason for Germany’s prominence may be that family wealth is often accumulated over generations and concentrated in the country’s backbone of SMEs and family businesses, known as the Mittelstand. Though described as SMEs, many Mittelstand companies are global leaders in specialized fields, with McKinsey estimating that almost half of the global ‘hidden champions’ are Mittelstand enterprises.
Transparency increases
Family offices are known for being relatively opaque, not having to adhere to the same transparency requirements as, for example, public pension funds. The collapse of family office Archegos Capital Management last year left brokers, including Credit Suisse and Nomura, with a combined $10bn in losses and led to a number of banks reviewing their relationships with family offices to gain more insight into their risk levels. With many families choosing to
keep a low profile, data on family offices in incomplete. This is compounded by the proliferation of family offices since the 1980s, as the growth in the number of billionaires globally has accelerated. Part of this is driven by the increase of tech entrepreneurs, which, particularly in the US, have supported the doubling of private wealth between 2009 and 2019, according to Dealroom.co.
An alternative strategy
Despite their differences, family offices face the same issues as other investors, including those around ESG, asset allocation, and balancing risk and return. One of these questions is how to compensate for low yields in fixed income – and many family offices are coming up with the same answer as other investors: allocating more capital to alternative assets.
Multi-family offices are increasingly catering to smaller family offices – those that measure their wealth in the millions rather than the billions. As the name suggests, these manage the investments of a number of families, providing a
DI LAURA MESSCHENDORP* (Abbiamo lasciato il testo in inglese per cogliere le sfumature del contenuto, n.d.r.)TOP TEN COUNTIES NO. OF FAMILIY OFFICES ESTABILISHED
COUNTRY NO. OF FAMILIY OFFICES ESTABLISHED
US 708
GERMANY 163
SWITZERLAND 148
SINGAPORE 125 UK 120
UNITED ARAB EMIRATES 104
HONG KONG SAR
CHINA 96
AUSTRALIA 79
CANADA 62 SAUDI ARABIA 61
route to alternatives that they may not otherwise be able to access if investing alone. The average age of ultra-high net worth individuals has dropped and the share of billionaires’ wealth from tech doubled between 2008 and 2018, according to Dealroom. co. The new rich are much more likely to invest in start-ups through venture capital, and to invest directly, than family offices traditionally were. In Preqin’s 2022 investor survey, 56% of family offices said they would be making direct investments in private equity in the future, compared with 51% that were targeting venture capital, and 63% for real estate, with pooled single manager funds the preferred structure.
The majority of family offices saw the US and western Europe (excluding the UK) as presenting the best opportunities over the next 12 months, across asset classes. The US was particularly attractive for venture capital (selected by 88% of
respondents) and western Europe for private equity (59%). The majority of family offices that responded to Preqin’s survey are based in North America and Europe, which may have skewed the preferences in favor of these markets.
The Global Financial Crisis preceded a rise in the number of family offices, as those that already have money tend to do better in
financial uncertainty than those that do not. As such, and given the additional access they provide to alternatives, the number of family offices may increase further in the next few years.
*Financial writer, tratto dal sito internet di Preqin
In forma dopo i 50
Non è mai troppo tardi per dedicarsi all’esercizio fisico Allenamenti variegati possono aiutare a recuperare smalto
SCALICI*Il sole e il caldo risvegliano la voglia di fare sport. Per chi ha superato la soglia dei 50 anni è un’ottima opportunità per rimettersi (o mantenersi) in forma, a patto di seguire qualche semplice indicazione.
Salute in primo piano
Per prima cosa è bene ricordare che l’attività fisica è fondamentale per la salute: il nostro sistema immunitario, muscolare, cardiaco e circolatorio hanno bisogno che il corpo sia attivo e in movimento. Le linee guida degli esperti suggeriscono almeno 30 minuti di attività fisica ogni giorno. A cinquanta e più anni, però, le cose non sono proprio come a venti. Tendini, legamenti e cartilagini sono più usurati e anche la struttura ossea non ha la densità di prima. Quindi cosa possiamo fare? Tutto, ma con la giusta misura.
Avere muscoli forti ci permette di avere minori difficoltà nel compiere
qualsiasi gesto, dal salire le scale all’alzarci da terra. In più l’utilizzo di sovraccarichi, opportunamente dimensionati, porta a un naturale adattamento anche della struttura ossea, che tenderà ad aumentare la propria densità. Allenare la forza è un’attività che può essere svolta sia in palestra sia all’aperto, con i pesi o a corpo libero, ma sicuramente un neofita imparerà meglio a muoversi all’interno di una struttura organizzata, e naturalmente sotto la guida di un trainer. È importante coinvolgere tutto il corpo con esercizi multi-articolari e con un peso che ci consenta di effettuare le ripetizioni.
Flessibilità cruciale È importante allenare la flessibilità, cosa che può essere fatta attraverso corsi specifici piuttosto o con sedute di yoga o di pilates. Una struttura rigida risulta più fragile e soggetta a traumi poiché i tendini e i legamenti facilmente si troveranno in overstress
e cronicamente infiammati.
Fondamentale è anche allenare il muscolo più importante, il cuore. Esercizi specifici a intervalli sono utili in tal senso. Ci ritroveremo con battiti a riposo più bassi migliorando tutto il quadro cardiaco e pressorio, oltre che valori di colesterolo buono più alti.
Non dimentichiamo, poi, di allenarci con giudizio, mantenendo alte le proteine nobili per nutrire i muscoli, che naturalmente tendiamo a perdere con passare del tempo. Vanno assunti anche grassi e antiossidanti, i primi per la produzione di energia, i secondi per rallentare gli effetti dell’invecchiamento e proteggere la salute cellulare.
*Sports trainer e massoterapista www.universofitness.it alex@universofitness.it
Evoluzione continua
De Nora ha cambiato più volte la propria fisionomia Le tappe di un secolo di storia imprenditoriale familiare
Nessuna storia millenaria di antiche e nobili famiglie, nessun cavaliere, papa o poeta rinascimentale, niente castelli o magioni secolari: questa volta la nostra storia inizia poco più di un secolo fa fra le (allora) polverose strade di Altamura, in provincia di Bari, dove crebbero e compirono i primi studi Vittorio e Oronzio. Erano figli di Michele de Nora, ingegnere civile specializzato nella progettazione di ponti e ferrovie, piuttosto noto in città dove era responsabile del locale acquedotto. I giovani fratelli de Nora non passarono inosservati, a scuola: erano fra i migliori delle rispettive classi, anche se il maggiore, Oronzio, classe 1899, era allo stesso tempo croce e delizia per maestri e professori. Scrisse molti anni dopo il nipote Federico: “Oronzio de Nora è un ragazzo coi calzoni corti e la maglietta a righe che esce di corsa da scuola. Sulla pagella ha sette in condotta e nove in tutte le altre materie. È bravo soprattutto in aritmetica e scienze. Un tipo irrequieto, vivace, incapace di stare fermo al banco, che schizza fuori dall’aula e si precipita in strada dove lo attende
il padre, le braccia conserte, l’abito scuro e il cappello con la tesa calata sulla fronte, la barba folta allungata sotto il mento e gli occhiali tondi di bachelite nera che incorniciano lo sguardo, magnetico e vitale”. Le biografie riportano che l’ingegner Michele, per descrivere la grande applicazione e dedizione allo studio di Oronzio, utilizzasse il motto “durante vincunt”. Ovvero, “chi persevera vince”. La storia avrebbe dimostrato che non si sbagliava.
Passione per le scienze Entrambi i fratelli ereditarono dal padre la passione per le scienze, la dedizione al lavoro, la volontà a impegnarsi sempre al massimo delle possibilità. Ed entrambi si laurearono in Ingegneria elettrochimica, settore in cui avrebbero lasciato un segno indelebile, seguendo però strade molto diverse. Vittorio, nato nel 1912, mente geniale e indole più tranquilla, diventò ricercatore e professore di fama mondiale: al suo nome sono legati numerosi brevetti legati alla produzione di cloro e allo sviluppo di elettrodi dimensionalmente
stabili che hanno rivoluzionato l’industria elettrochimica ed elettrometallurgica. Fu cooptato nel board di importanti aziende chimiche, anche al di là dell’Oceano, e dal 1971 ebbe l’onore, ancora in vita (morì nel 2008), di vedersi intitolare un premio internazionale, il “Vittorio de Nora Award”, assegnato ogni anno ai contributi più significativi nel campo dell’ingegneria e della tecnologia elettrochimica.
I primi successi Più estroso e altrettanto geniale, Oronzio, dopo avere combattuto giovanissimo nella Prima guerra mondiale (fu decorato con la Croce di Guerra ma solo molti anni più tardi, il 2 giugno 1974), si trasferì a Milano dove si iscrisse alla Scuola
Superiore di Ingegneria, l’attuale Politecnico. Si laureò a pieni voti nel 1922 con una tesi sull’elettrolisi dei cloruri alcalini, per poi seguire, all’Istituto Principessa Iolanda dello stesso Politecnico, il corso speciale di Elettrochimica. Proprio negli anni dell’università, fra un esame e l’altro, il poco più che ventenne de Nora trovò anche il tempo di inventare un potente antibatterico, l’ipoclorito di sodio diluito in acqua: lo brevettò in Germania (dove fu catalogato con il numero 1811) con il
nome di “amuchina”. Sì, proprio il prodotto che generazioni di mamme hanno usato a litri per disinfettare sbucciature dei bambini e igienizzare il bucato. E che molto tempo dopo, all’inizio dell’emergenza coronavirus, sarebbe diventato introvabile in farmacie e supermercati. Ma in quegli anni Oronzio aveva già altre idee che gli frullavano per la testa. Vendette il brevetto dell’amuchina (da cui avrebbe preso vita l’omonima azienda, acquisita negli anni 2000 da Angelini Pharma) e già nel 1923,
Niccolò de Nora (al centro) davanti a un esemplare di Asa 1000 GTC nel 1963. A sinistra Oronzio de Nora visiona un progetto.A Oronzio, figlio del fondatore Michele, si deve l’invenzione di un potente antibatterico, l’ipoclorito di sodio diluito in acqua, brevettato con il nome di amuchina
12 PREMI FISSI MEMORY CASH COLLECT SU PANIERI DI AZIONI
Premi
Premi
Barriera
Rimborso
Sede
negoziazione:
I Certificate 12 Premi Fissi Memory Cash Collect su Panieri di azioni consentono di ottenere un premio fisso per i primi dodici mesi. Inoltre, dal tredicesimo mese di vita, i Certificate pagano potenziali premi mensili con Effetto Memoria nelle date di valutazione mensili purché le azioni che compongono il paniere quotino tutte a un valore pari o superiore al Livello Barriera (fino al 50% del rispettivo valore iniziale). A partire dal dodicesimo mese di vita, i Certificate possono scadere anticipatamente qualora nelle date di valutazione mensili tutte le azioni che compongono il paniere quotino a un valore pari o superiore al rispettivo valore iniziale. In questo caso l’investitore riceve, oltre al premio mensile, il Valore Nominale oltre gli eventuali premi non pagati precedentemente (c.d. Effetto Memoria).
scadenza,
se la quotazione di
se
almeno
azioni che compongono
paniere
Certificate non
scaduto anticipatamente,
due gli scenari possibili:
NLBNPIT1AIZ1
NLBNPIT1AJ01
Scadenza,
con Effetto Memoria;
AZIONI SOTTOSTANTI
paniere
LIVELLO
livello
Scadenza,
Certificate
della peggiore
conseguente perdita,
importo
azioni che compongono
totale,
Eni SpA, Enel, Tenaris SA 60% 0,75%
Unicredit, Mediobanca, Banco BPM 50% 0,85%
NLBNPIT1AJ35 Stellantis NV, Porsche Automobil Holding SE, MercedesBenz Group AG 60% 1,00%
NLBNPIT1AJ43*
NLBNPIT1AJ68*
Stellantis NV, Tesla Inc, Lucid 50% 1,85%
Leonardo, Safran, Bae System 60% 0,85%
NLBNPIT1AJ92* Advanced Micro Devices Inc, Zoom, Uber 50% 1,20%
NLBNPIT1AJB0*
Air France, Easyjet, Airbus 50% 1,10%
capitale
a soli 24 anni, fondò la sua azienda, che nello stesso anno depositò la prima domanda di brevetto relativa a una cella elettrolitica per cloruri alcalini. Lasciato il piccolo laboratorio dei primi esperimenti, vicino alla Stazione Centrale, la sede si spostò in periferia, in via Bistolfi 35 all’Ortica, al di là della nuova cintura ferroviaria all’epoca in costruzione, dove ancora oggi si trova il quartier generale del gruppo De Nora. La crescita della società, sin dai primi anni, fu strettamente legata all’attività di ricerca che portò alla messa a punti di numerosi brevetti e posizionarono De Nora fra le eccellenze mondiali nella costruzione di impianti per la produzione di cloro e soda caustica.
1923 anno di fondazione dell’azienda. 500 milioni di euro il fatturato. 1600 i dipendenti del gruppo.
Mentre Oronzio, saldamente alla guida, continuava a trovare le energie e l’entusiasmo per dedicarsi anche ad altri interessi. Nel 1961 a Lambrate, a poca distanza dalla fabbrica dell’Ortica, fondò la Asa (Autocostruzioni Società per Azioni), piccola casa automobilistica presieduta dal figlio Niccolò, allo scopo di produrre un unico modello, la 1000 GT, grazie a un progetto acquistato dall’amico Enzo Ferrari. Pensata come alternativa compatta alle più potenti e costose gran turismo del Cavallino, la vettura era stata presentata con il solo marchio “Mille” al Salone di Ginevra del 1961 con una linea disegnata da un giovane Giorgetto Giugiaro – ai
Lo stabilimento De Nora a Chardon, in Ohio.tempi ancora alle dipendenze della Carrozzeria Bertone – e, sotto al cofano, un motore quattro cilindri da 850 cc derivato alla lontana dal mitico V12 Ferrari da 3 litri progettato da Gioacchino Colombo. Ribattezzata “Ferrarina” dagli appassionati, la piccola sportiva in realtà non si fregiò mai del logo del cavallino rampante: temendo probabilmente che la produzione di una piccola cilindrata avrebbe potuto ledere l’immagine esclusiva del marchio, Ferrari vendette il progetto a de Nora, che nel 1963 diede finalmente il via alla produzione di serie. L’avventura automobilistica, però, ebbe vita breve: la 1000 GT aveva prestazioni grintose, era curata come una Ferrari e costava cara, troppo cara per una berlinetta da un litro di cilindrata che, per contratto, non poteva nemmeno beneficiare dell’appeal del marchio Ferrari. Come risultato, le vendite furono decisamente inferiori alle aspettative e già nel 1967 l’Asa fu messa in liquidazione.
Passaggio di testimone Sul finire degli anni Sessanta prese il via la fase di espansione a livello globale attraverso una serie di joint-venture e di filiali, dapprima in Giappone e successivamente a Singapore, in Brasile, in India, in Cina e in Germania. In quegli stessi anni, Niccolò iniziò ad affiancare il padre nell’azienda di famiglia dedicandosi contemporaneamente all’attività di produttore cinematografico, fino a quando,
nel gennaio del 1977, venne rapito a scopo di estorsione a Milano, in piazza Repubblica: restò nelle mani dei sequestratori 524 giorni, prima di essere liberato a Gela a seguito del pagamento di un riscatto di otto miliardi di lire. Dopo la morte di Oronzio, nel 1995, prese le redini del gruppo industriale De Nora, portandone avanti sia l’impegno nella ricerca e sviluppo sia la crescita internazionale.
I numeri attuali Oggi Industrie De Nora è una multinazionale presente in 23 Paesi, con un fatturato da mezzo miliardo di euro, 14 siti produttivi e 1.600 dipendenti di cui 250 in Italia. Grazie anche a importanti acquisizioni in Italia, Usa, Regno Unito e Giappone, l’attività spazia dalla clorosoda - processo chimico con cui si ottengono soda caustica e cloro, utilizzati nella produzione di plastiche, detergenti, disinfettanti e prodotti farmaceutici - alla produzione di elettrodi per l’industria galvanica ed elettronica, ma anche alle tecnologie per la
sostenibilità (come quelle in grado di catturare e trasformare l’anidride carbonica in materia utilizzabile a basso impatto ambientale), per la nascente industria dell’idrogeno verde, per il risparmio energetico e per il trattamento delle acque. Alla guida c’è la terza generazione rappresentata dai nipoti del fondatore, Federico e Michele, con la famiglia che detiene ancora il 64% del capitale (il rimanente 36% è di Snam) e che negli ultimi mesi ha lavorato alla quotazione a Piazza Affari con l’obiettivo di accelerare il percorso di crescita dell’azienda. In questa direzione va la scelta di puntare su un’Ipo in buona parte in aumento di capitale. Il listino scelto è l’Euronext Milan con un collocamento di azioni rivolto esclusivamente a investitori istituzionali qualificati in Italia e all’estero. Credit Suisse e Goldman Sachs agiscono in qualità di joint global coordinators, BofA Securities, UniCredit e Mediobanca sono joint book runners, con l’istitituto di Piazzetta Cuccia che è anche sponsor ai fini della quotazione.
Agli anni Sessanta risale l’esperienza nel campo dell’automotive
Oggi il gruppo è attivo in una serie di business che vanno dalla produzione di elettrodi alle tecnologie per la sostenibilità Con la quotazione in borsa, attesa un’accelerazione della crescita
Registi dei turnaround
Ibla Capital punta sul risanamento e il rilancio delle imprese Lo Savio (fondatore): “Focus sulle Pmi fino a 50 milioni di fatturato”
DI MASSIMILIANO CARRÀUnire professionisti provenienti dal mondo finance con i manager di aziende con diversi anni di esperienza. Con lo scopo di coniugare la visione top-down degli operatori finanziari con quella bottom-up tipica dei manager, accompagnandoli nella creazione di valore. È con questo approccio che opera opera dal 2015 Ibla Capital, investment company indipendente, specializzata nel turnaround aziendale, come racconta a PRIVATE Alessandro Lo Savio, ceo e fondatore della società.
Partendo dall’inizio, qual è il ruolo di Ibla Capital nel private equity e cosa vi contraddistingue dai vostri competitor?
Abbiamo deciso di guardare al settore del turnaround, perché ci piace “sporcarci le mani”. E perché sappiamo che, intervenendo subito nella gestione aziendale (anche insieme all’apporto di risorse finanziarie), si può diventare l’ancora di salvezza delle aziende in crisi, quelle in preda a tensioni finanziarie e disequilibri patrimoniali. Inoltre, non bisogna dimenticare che nel 2015 non
c’erano molti fondi italiani di turnaround. Di conseguenza, Ibla Capital ha contribuito a creare questo mercato nel nostro Paese, anche superando le diffidenze iniziali e investendo molto nella comunicazione del valore che i fondi di turnaround possono creare.
Il passo successivo è stato quello di allargare il nostro campo di interesse alle operazioni di carveout: dismissioni di unità aziendali o filiali non strategiche, in cui l’entità separata va resa autonoma rapidamente e senza soluzione di continuità, per non impattare i processi di business. Infine – e qui parliamo di uno sviluppo recentissimo – abbiamo iniziato a guardare a operazioni di buy-out più tradizionale, selezionando aziende “sane”, in cui secondo noi deve essere ancora completato il percorso verso l’eccellenza gestionale.
Quindi, qual è il target e i settori di riferimento in cui operate, anche guardando al ticket medio investimento?
Il target che può beneficiare maggiormente dal nostro modello di business sono le Pmi. Pertanto,
ricerchiamo società con un fatturato compreso tra i 10 e 50 milioni, preferibilmente con una forte connotazione industriale.
I settori che valutiamo ogni giorno sono diversi, ma guardiamo con particolare interesse a meccanica, packaging, alimentare, chimica, farmaceutico e cosmetica. Guardando al ticket, possiamo gestire operazioni con prezzo di acquisizione complessivo fino a un intorno di 20-25 milioni.
Recentemente, avete effettuato diverse operazioni molto importanti. Quali sono quelle di cui siete più orgogliosi? Ce ne può parlare?
Sicuramente dobbiamo citare l’operazione Natural Way Laboratories, che ci ha permesso di salvare dal fallimento uno storico produttore di integratori alimentari, e che nel 2021 ci è valso il Premio Claudio Demattè per la migliore operazione di private equity dell’anno, nella categoria turnaround. Un’altra operazione a cui siamo molto legati, perché sintetizza al meglio l’approccio di Ibla Capital, è il carve-out, nel
2020, della business unit della multinazionale Manuli Rubber Industries, che si occupa di tubi per il trasporto di petrolio in ambiente marino, ribattezzata Man Oil & Marine. Il nostro intervento si è articolato lungo tre assi. Abbiamo rapidamente costituito alcune funzioni operative, per rendere Man Oil & Marine un’entità autonoma e autosufficiente. Abbiamo investito in digitalizzazione e in nuovi macchinari, garantendo un’efficienza produttiva superiore del 30% rispetto a quella esistente. Lavorando, al contempo, fianco a fianco con il management della società, in un’ottica di eccellenza gestionale, per migliorare la competitività della società, grazie all’aumento dell’efficienza e ad altre misure di riduzione dei costi. E i risultati non si sono fatti attendere: nel 2021 la società ha riportato un fatturato di quasi 27 milioni di euro e un margine operativo lordo di 4 milioni di euro. Niente a che vedere con quanto registrato nel 2019. Quando, all’interno di Manuli, aveva chiuso l’anno con un fatturato di poco superiore a 9 milioni di euro, registrando una perdita di un milione di euro.
Guarda al presente e all’immediato futuro, cosa significa per lei operare nel private equity?
E, soprattutto, sta notando dei cambiamenti, anche in virtù della crisi innescata prima dal Covid e ora dal conflitto in Ucraina?
Il mondo è drasticamente cambiato sotto i nostri occhi e le conseguenze saranno rilevanti sia per i privati cittadini, sia per le aziende. Per quanto riguarda il business, dopo un prolungato periodo di euforia, con tassi prossimi (o inferiori) allo zero, bassa inflazione e vasta disponibilità di capitali, dovremo affrontare un periodo – si spera di durata limitata – caratterizzato da notevoli rincari, soprattutto sulle materie prime, sui costi energetici e su quelli di trasporto, che si tradurranno in spinte inflazionistiche, mai registrate prima in questo millennio. I fondi di private equity dovranno, quindi, aiutare le società di portafoglio a gestire una pressione sui costi che ne eroderà la redditività e potranno contare meno sui ritorni garantiti dalla leva finanziaria, in un contesto di tassi crescenti. Questo scenario, in cui sarà critico l’incremento della marginalità delle società di portafoglio, creerà importanti opportunità per i fondi come Ibla
Capital, che potranno fare leva sulla capacità di creare valore attraverso l’eccellenza gestionale.
Concludendo, quali sono quindi i settori da tenere sott’occhio e cosa dobbiamo aspettarci da Ibla Capital?
Non è semplicissimo pianificare il futuro, anche a breve termine, in uno scenario macroeconomico così fluido. Il 2021 è stato per l’Italia un anno straordinario: la ripresa dopo l’anno della pandemia ha spinto il Pil a +6,6%. In questo contesto, abbiamo guardato con particolare attenzione a un settore ciclico come l’industrial manufacturing, che ha fortemente beneficiato della congiuntura positiva. Per il 2022, Confindustria ha recentemente previsto una frenata, che porterebbe il Pil a crescere solo dell’1,9%, invece del 4,1% atteso. Continueremo comunque a tenere sott’occhio il settore dei beni strumentali, meno esposto di altri alle spinte inflazionistiche e favorito dal pacchetto di stimoli fiscali disponibile. Altri settori che stiamo guardando, in previsione di un’inflazione crescente, sono quelli caratterizzati da una domanda poco elastica, come alimentare e farmaceutico, ma anche quello del relativo packaging. In tutti i casi, siamo attenti a selezionare le società maggiormente attente alle tematiche Esg. Per quanto riguarda gli obiettivi, prevediamo di chiudere il 2022 con almeno tre nuove acquisizioni e di iniziare a raccogliere il nostro terzo fondo nel quarto trimestre dell’anno.
PRIVATENel cambiamento epocale serve un partner con
sguardo al
Scelte di valore
Le nuove tendenze a livello macro riportano l’attenzione sui fondamentali C’è potenziale di rivalutazione tra i settori penalizzati negli ultimi anni
DI ROBERTO FALZONI E ALESSANDRO TAGLIETTILo scenario attuale è caratterizzato da forte complessità e incertezza per il mercato azionario: l’impennata dell’inflazione, unita al rallentamento della ripresa economica post-pandemia, rende necessaria una rivalutazione delle strategie di investimento azionario. In questo contesto, analizziamo le prospettive di un approccio value, che punta alla selezione di società caratterizzate da valutazioni attrattive, rispetto a un approccio momentum, che privilegia i titoli che, su un orizzonte di 6-12 mesi, hanno mostrato un forte trend al rialzo.
Le performance da inizio anno Nella fase di violenta correzione del mercato che stiamo attraversando dall’inzio del 2022, caratterizzata da una rapida contrazione nelle valutazioni dei titoli che più avevano beneficiato nel periodo post-Covid, vi è stata una netta sovraperformance delle strategie value rispetto alle strategie momentum: l’indice MSCI ACWI Value ha registrato perdite (-4,9%) molto inferiori rispetto a quelle del comparto azionario nel suo complesso (MSCI ACWI,
-13,75%) e dell’indice MSCI ACWI Momentum (-17,8%). Hanno influito le differenti composizioni settoriali, con l’indice Momentum concentrato sul settore tecnologico, e in particolare su titoli ad alta crescita come Microsoft, Tesla e Nvidia, che sono stati particolarmente impattati dal rialzo dei tassi. L’indice Value ha invece avuto un’allocazione bilanciata, con focus sulla salute (Johnson & Johnson, UnitedHealth) e sui consumi di base (Coca Cola, Procter & Gamble). È interessante sottolineare che entrambi gli indici hanno un’allocazione elevata sul settore dei servizi finanziari, il principale beneficiario del rialzo dei tassi, e hanno titoli petroliferi, come Exxon Mobil, tra le principali posizioni di portafoglio: il settore Oil & Gas, infatti, mostra valutazioni interessanti e, al tempo stesso, trae benefici dai trend al rialzo nei prezzi delle commodity.
Le prospettive Per far fronte all’incertezza, preferiamo un approccio value rispetto a quello momentum: si è passati da una fase di espansione
a una di contrazione del rapporto prezzo su utili, una dinamica che è amplificata nei titoli il cui prezzo sconta aspettative eccessivamente ottimistiche sul business, mentre le valutazioni più contenute garantiscono un margine di sicurezza per far fronte al rischio di potenziali ribassi. Preferiamo la composizione settoriale di un classico portafoglio value, concentrato su settori difensivi, come la salute, ma anche su settori ciclici, come banche e automotive, che possono beneficiare di un miglioramento delle prospettive economiche. Notiamo inoltre che un portafoglio value è posizionato per beneficiare anche di una ripresa dei titoli tecnologici: società come Meta Platforms, Skyworks Solutions e Applied Materials, a seguito della pressione subita da inizio anno, si trovano con un rapporto prezzo utili inferiore alla media del mercato. Riteniamo che le strategie Value siano attrattive anche in una prospettiva di lungo termine: negli ultimi 10 anni hanno registrato una marcata sottoperformance rispetto al mercato e si preparano ad una fase di rotazione ciclica trainata dalla fine della politica monetaria espansiva.
Preferiamo i gestori attivi rispetto all’investimento in strategie passive tramite Etf: la selezione dei titoli mediante analisi fondamentale è particolarmente efficace nelle strategie value, in quanto permette di evitare l’investimento nelle cosiddette “Value Trap”, ovvero società che rispettano i criteri legati alle metriche di valutazione, ma presentano un modello di business fallimentare o una situazione finanziaria in forte disequilibrio. Sottolineiamo infine che l’approccio value puo essere applicato nell’ambito delle strategie long-short equity, in cui si adottano simultaneamente posizioni al rialzo e al ribasso su titoli individuali e settori, per proteggere il capitale e generare performance anche in fasi di bear market.
MSCI
MSCI
ACWI*
ACWI : ALL COUNTRY WORLD
MSCI
INDICI A CONFRONTOTEMPO DI SPORT
Non potrebbe esistere una partita di calcio senza un cronografo che lo regolamenti Il concetto caratterizza l’edizione speciale di Franck Muller per lo Sporting CP
SPORTING PORTUGAL
Franck Muller Geneve celebra il 115esimo anniversario dello Sporting Clube de Portugal, la squadra di Lisbona che, tra gli altri, ha avuto tra i suoi calciatori Cristiano Ronaldo, Rui Patricio e Andrè Silva, con una collezione esclusiva di 21 pezzi. In particolare, grande evidenza è attribuita ai colori della
società sportiva (bianco e verde), con la data della ricorrenza riportata sul quadrante. La linea si inserisce all’interno della collezione Remember. Curiosità: le lancette si muovono in senso antiorario.
Franckmuller.com/news/sporting-clube-de-portugal Prezzo: n.d.
Cristiano Ronaldo Andrè Silva Rui PatricioSTELLA DI CAPRI
Il celebre albergo “La Palma” riapre i battenti dopo una lunga ristrutturazione La nuova struttura, con 50 suite, fa capo al gruppo Oetker Collection
SOGGIORNO A
Con l’arrivo della stagione estiva riapre i battenti l’hotel La Palma, il primo a essere stato costruito a Capri (1822) e con una lunga tradizione di ospiti illustri tra artisti, scrittori e musicisti. La struttura, situata a due passi dalla famosa Piazzetta e dotata di
50 tra camere e suite, è stata sottoposta a un restyling radicale da Oetker Collection, che sbarca in Italia con un gioiello in stile Dolce Vita. Prezzo a partire da 1.450 euro a notte Oetkercollection.com/hotels/hotel-la-palma
BAR E RISTORANTI
Il complesso comprende un ristorante per palati fini sotto la direzione culinaria dello chef Gennaro Esposito, uno dei professionisti più noti in Campania. Da segnalare anche un bar sul tetto, oltre che una terrazza con piscina di nuova costruzione, una spa e boutique di alta moda.
BEACH CLUB
Oltre ad assicurare ogni comfort e la vista di un mare cristallino, la spiaggia ha tanti volti: di giorno ospita un parco giochi per grandi, di notte diventa un luogo per passeggiate e ristoro.
CIPRIANI A MILANO
Sbarca sotto la Madonnina un hotel esclusivo che ricorda i club inglesi Sono disponibili 15 camere, ciascuna dotata di una propria identità
Situata a due passi dai Giardini Indro Montanelli (i più antichi di Milano), Casa Cipriani Milano ricorda nello stile un antico club per gentlemen inglesi. L’edificio dispone di 15 camere e suite progettate dalla matita architetto fiorentino Michele Bonan, noto per la sua attenzione ai dettagli e la sua abilità sartoriale. Ogni camera presenta elementi riconoscibili, sapientemente combinati in modo diverso per offrire uno stile unico agli ospiti. Prezzo: n.d. Casaciprianimilano.com
Arrigo e Giusppe Cipriani.
BAR ARRIGO
Situato al piano terra dello stabile, il bar è un luogo aperto alla città, intimo e raffinato, ideale per un pasto informale o un aperitivo tra amici.
SALOTTO SOCIALISTA
Situato all'ultimo piano dell'edificio, il salotto Socialista si ispira all'architettura eclettica dell'Avana vecchia, con influenze coloniali europee che si fondono armoniosamente con la modernità del XX secolo.
DRESS CODE
L’esclusività del luogo è confermata dal dress code. Tra le altre cose, sono vietate felpe con cappuccio, magliette a maniche corte (a meno che non vengano indossate con una giacca), pantaloni o shorts strappati.
RISTORANTE
Il ristorante si compone di un importante salone interno e di un'ampia terrazza con vista sui giardini Montanelli. Il menu propone piatti classici della tradizione Cipriani, tra cui l'iconico Carpaccio e l’originale Bellini.
DISCOTECA A NEW YORK
A fine maggio ha aperto i battenti “Musica”, il più grande club di Manhattan, voluto da Giuseppe Cipriani e da Tito Pinton, storico gestore del locale “Il Muretto” di Jesolo.
Tito PintonIL VENTO TRA I CAPELLI
Ford propone anche in Europa la Mustang California Special Un veicolo che riesce a essere sportivo ed esclusivo al tempo stesso
Arriva in Europa la Mustang California Special, versione della sportiva americana che incarna lo spirito dell’iconica vettura che ha segnato un’epoca nel 1968. Il modello si distingue per dettagli di design unici, come le fiancate di colore diverso, che lo rendono esclusivo e richiestissimo da chi vuole assicurarsi un viaggio con il vento tra i capelli. Il motore è il V8 da 450 CV. Prezzo: da 55mila euro. Mustang.fordpresskits.com
SPORT ESTREMI
In bici, sugli sci o a piedi, per chi abbina forza e coraggio da vendere Paesaggi incantati fanno da sfondo alle performance per superman
INSEGUENDO CANCELLARA
L’ultrafondo da Zurigo a Zermatt è una cronometro di 280 km con 6.500 m di dislivello, incluso il famigerato Grimselpass, una salita di 26 km. Chasingcancellara.com
Quando: 26 agosto
Dove: Svizzera Costo: 278 euro
SALISCENDI SUI PEDALIUn viaggio di sette giorni, da Nizza a Megève, percorrendo un totale di 792 km, con 21,3 km di dislivello, alla presenza di meccanici professionali lungo il percorso. Hauteroute.org
Quando: dal 21 al 27 ago
Dove: Alpi francesi
Costo: 2.230 euro
PASSEGGIATA TRA I GHIACCIL’ultra invernale non-stop più lunga d’Europa, che attraversa la splendida landa selvaggia della Lapponia svedese, può essere percorsa a piedi o con sci di fondo.
Lapponia.arcticultra.de
Quando: febbraio/marzo 2023
Dove: Lapponia svedese Prezzo: da definire
DOPPIA PERFORMANCE
Corsa e nuoto si alternano in questa storica competizione che si svolge nell’arcipelago meridionale di Göteborg. Possibilità di partecipare da soli o alternandosi con un partner. Otilloswimrun.com
Quando: 6 agosto
Dove: Svezia Costo: 52 euro
DOPPIA MARATONA
Corsa da 84 km che segue la Cotswold Way da Whiteshill alla Broadway Tower durante un fine settimana di mezza estate. Possibilità di partecipare in step di due giorni. Thresoldtrailseries.com
Quando: dal 25 al 26 giugno
Dove: Cotswolds, Regno Unito Costo: da 147 euro
NON PER PRINCIPIANTI.
IN GIRO PER IL MONDO VENGONO ORGANIZZATE DIVERSE COMPETIZIONI
PER CHI VUOLE DARE FONDO ALLE PROPRIE ENERGIE E ALL’INTERNO DI CONTESTI NATURALI.
DI CORSA TRA I MONTII Canyons della Sierra Madre fanno da cornice a questa corsa da 125 km, che per i meno resistenti può essere fatta anche nell’arco di due giornate. Ultra-x.co
Quando: dal 5 al 12 novembre Dove: Montagne della Sierra Madre, Messico Costo: da 1.170 euro
PURIFICATORE GREEN
Briiv punta su elementi al 100% naturali, che sono biodegradabili La cura per i dettagli e il design lo rendono anche un complemento d’arredo
Inventato due anni fa in Gran Bretagna e finanziato grazie a campagne di crowdfunding, Briiv è un innovativo purificatore per ambiente e un elegante complemento d’arredo che sostituisce l’uso dei consueti filtri di plastica e delle luci UV con elementi al 100% naturali, biodegradabili e riciclabili. Il sistema utilizza piante e sistemi di filtrazione a base vegetale, che non richiedono manutenzione, né irrigazione. Prezzo: 350euro. Briiv.co.uk
L’ARIA
PARTICELLE NOCIVE,
E AL CONTEMPO RILASCIANDO NELL’AMBIENTE ARIA FRESCA E PULITA.
UTILI PER IL GIARDINO
L’esperienza pandemica ha favorito la riscoperta degli ambienti esterni Una selezione di attrezzi d’avanguardia per chi ha la passione per il verde
Vedere il proprio prato sempre in ordine è un piacere, ma prendersene cura è impegnativo. Secondo gli inglesi, si tratta addirittura dell’attività domestica meno amata, persino più di fare il bucato. Per fortuna la tecnologia negli ultimi anni ha fatto enormi passi in avanti e oggi propone strumenti facili da utilizzare ed estremamente performanti, con grande attenzione al design. A seguire una selezione di macchinari utili e belli da vedere.
CUCINA DA ESTERNO
La soluzione Neo – blocco in acciaio inossidabile, protetto dai raggi UV e resistente alla ruggine (con finitura in pietra a stucco) – porta la firma della tedesca Kettler. Kettler.co.uk
Prezzo: 8.810 euro
SENSORE DI UMIDITÀ
RICONOSCIMENTO
PENNUTI
A settembre arriverà in commercio Bird Buddy, mangiatoia intelligente in grado di identificare più di mille tipi di uccelli in base ai loro versi. Myburdbuddy.com
Prezzo: 233 euro
Umidità e temperatura del terreno costantemente monitorati con Ecowitt, dispositivo dotato di un’app che fornisce indicazioni in tempo reale per interventi tempestivi. Ecowitt.com
Prezzo: 66 euro
SEGA ELETTRICA
Per regolare una siepe o un ramo ribello, con il valore aggiunto di liberarsi dai fili. Ego Power Plus è un concentrato di tecnologia e semplicità d’uso. Egopowerplus.co.uk
Prezzo: 280 euro
FASCINO DELLA TASTIERA
Unihertz si prepara a lanciare in commercio il nuovo modello Titan Slim Dotato del sistema operativo Android, ha un display hd da 4,2 pollici
Per chi ha nostalgia del BlackBerry, che ha sospeso le nuove produzioni nonostante le promesse di rilancio.
Il Titan Slim di Unihertz è il nuovo smartphone Android con tastiera Qwerty. Caratterizzato da uno stile elegante e sottile, offre una configurazione moderna. È dotato di display hd da 4,2 pollici. In arrivo in commercio a settembre.
Prezzo: da 399 euro Unihertz.com
RACCOLTA FONDI UNIHERTZ HA FINANZIATO LA REALIZZAZIONE DEL NUOVO DISPOSITIVO ATTRAVERSO UNA CAMPAGNA DI CROWDFUNDING SULLA PIATTAFORMA KICKSTARTER, CHE SI È RIVELATA UN SUCCESSO, CON UNA DOMANDA NOVE VOLTE SUPERIORE ALL’OFFERTA.
Arte in Laguna
Le donne sono protagoniste alla Biennale di Venezia Ampio spazio è riservato al surrealismo e agli eventi
DI ALESSIA ZORLONIRicca di stimoli e attentissima alle tematiche contemporanee legate all’indistinzione tra i generi, la 59ª Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, diretta da Cecilia Alemani e allestita nei Giardini e all’Arsenale fino al 27 novembre, vede le donne come assolute protagoniste. In particolare largo spazio è dato alle surrealiste riscoperte a partire dal 2000, tra cui Leonora Carrington, Remedios Varo, Dorothea Tanning, Lee Miller e Meret Oppenheim. Ignorate per decenni e poste in secondo piano rispetto alle opere dei loro colleghi, il lavoro di queste artiste occupa un ruolo centrale nella Biennale di quest’anno, come spiega Cecilia Alemani: “Ho voluto raccontare storie che fino ad oggi molti hanno considerato minori, di artiste che
spesso erano state sottovalutate rispetto ai colleghi uomini, creando rimandi tra opere storiche e contemporanee”. Tornano a crescere gli eventi collaterali contrassegnati dal leoncino rosso. Sono diffusi in varie sedi disseminate nella città e sulle isole. Di seguito segnaliamo alcuni tra quelli più interessanti.
Procuratie Vecchie Partendo da Piazza San Marco, merita una visita la grande mostra di Louise Nevelson (1899 –1988), scultrice Ucraina naturalizzata statunitense allestita al secondo piano delle Procuratie Vecchie, sede storica di Generali e aperte per la prima volta al pubblico dopo il restauro ad opera dello studio David Chipperfield Architects. Articolato in nove sale, il percorso espositivo
Gli interventi di Katharina Grosse indagano sulle potenzialità della pittura oltre i limiti di una cornice o di una tela, abbracciando pavimenti, pareti, soffitti, oggetti e interi paesaggi
comprendenti i pezzi iconici della produzione della Nevelson, come le grandi sculture in legno dipinto, ma anche esempi delle sue sculture bianche e i rari lavori color oro. Collage e assemblage scultorei sono presentati in dialogo con le opere su larga scala, approfondendo i tratti salienti del processo artistico e di ricerca di Louise Nevelson a fianco del suo interesse per materiali non convenzionali, come legno grezzo, metallo, cartone, carta vetrata e pellicola di alluminio. Louise Nevelson. Persistence è la più ampia rassegna dell’artista realizzata in Italia dal 2013, organizzata dalla Louise Nevelson Foundation e inserita come Evento Collaterale ufficiale della 59a. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.
Espace Louis Vuitton Poco distante da Piazza San Marco, l’Espace Louis Vuitton Venezia ospita un’installazione dell’artista tedesca Katharina Grosse, Apollo, Apollo. La mostra fa parte del programma Beyond the Walls della Fondation Louis Vuitton, che presenta opere inedite della Collezione negli Espace Louis Vuitton del mondo. Gli interventi di Katharina Grosse, ampi e spettacolari, indagano sulle potenzialità della pittura oltre i limiti di una cornice o di una tela, abbracciando pavimenti, pareti, soffitti, oggetti e interi paesaggi al fine di creare spazi pittorici multi dimensionali che immergono lo
spettatore in un mare di colori. Il lavoro dell’artista tedesca sta riscuotendo grande successo a livello internazionale e le sue opere sono già presenti nelle collezioni del Centre Pompidou di Parigi, del Museum of Modern Art di New York, del Museo Pérez di Miami, e della Kunsthaus di Zurigo.
Fondazione Cini
Merita una visita l’isola di San Giorgio, dove alla Fondazione Cini la personale dell’afroamericano Kehinde Wiley: An archaeology of silence presenta dipinti e sculture monumentali inedite, che evidenziano la brutalità del passato coloniale americano e globale. La mostra a cura di Christophe Leribault, Presidente del Musée d’Orsay e del Musée de l’Orangerie,
è organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini con il supporto della galleria Templon. Sempre alla Fondazione Cini possiamo visitare On Fire una mostra interamente dedicata all’uso del fuoco come mezzo di creazione artistica tra le avanguardie del Secondo Dopoguerra. Il percorso espositivo strutturato attraverso sei sezioni, permette di scoprire, per la prima volta l’uno accanto all’altro, Yves Klein, Alberto Burri, Arman, Jannis Kounellis, Pier Paolo Calzolari e Claudio Parmiggiani alle prese con il fuoco. L’esposizione, curata da Bruno Corà, con il supporto di Tornabuoni Art, raccoglie una selezione accurata delle opere più iconiche realizzate mediante il fuoco o che includono la presenza della fiamma stessa.
Louise Nevelson, Untitled, 1985. Courtesy Estate of Louise Nevelson / Artists Rights Society (ARS), New York.La magia dei diamanti
Le aste segnano un incremento dei valori di un terzo rispetto a un anno fa Scarlata (Wannanes): “Asset rifugio in una fase di grande incertezza”
Secondo il laboratorio di classificazione dei diamanti Gia, solo uno su 10mila è colorato. Basterebbe soltanto questo a spiegare le cifre stratosferiche raggiunte da alcuni preziosi alle aste negli ultimi cinque anni. Nonostante si stia parlando di un mondo, quello dei gioielli di pregio, che non vanta tempi particolarmente veloci di liquidazione, è possibile constatare come la rarità, i carati, in alcuni casi la firma, abbiano fatto lievitare le cifre all’incanto. Ecco che allora con le oscillazioni dei mercati azionari e le insicurezze delle obbligazioni tradizionali investite da pandemie e guerre, i gioielli tornano a rappresentare un porto sicuro. A patto che vengano rispettati determinati requisiti, sia in fase d’acquisto che vendita. Non ci sono solo i diamanti. Le pietre preziose sono sempre più popolari. Rubini, smeraldi e zaffiri hanno registrato forti aumenti di prezzo negli ultimi anni. Le vendite di gioielli seguono invece l’andamento economico globale. Si tende, sbagliando, a volerli liquidare quando i soldi in circolazione scarseggiano. Sarebbe
Nel 2019 abbiamo aggiudicato un paio di orecchini pendenti con zaffiri Kashmir a 2,96 milioni di euro che partivano da un milione
meglio attendere invece una nuova stagione, più florida. Ne abbiamo parlato con Teresa Scarlata e Benedetta Romanini, esperte di dipartimento della casa d’aste Wannenes, che da qualche anno ha aperto una sede a Montecarlo, specializzata proprio in questo segmento.
Uno dei regali più celebri della storia è stato l’anello di fidanzamento che Richard Burton donò ad Elizabeth Taylor. Un diamante taglio smeraldo di 33 carati ritenuto uno dei più puri al mondo. Burton lo acquistò nel 1968 per 300mila dollari, il gioiello fu in seguito rivenduto all’asta da Christie’s, nel 2011, per 8,8 milioni di dollari. È ancora possibile fare investimenti del genere? I gioielli rappresentano tutt’ora un investimento a lungo termine.
Seguono l’andamento dell’indice Rapaport, ovvero il valore della pietra utilizzato dai rivenditore per determinare il prezzo dei diamanti sul mercato. A sua volta il trend di questo indice dipende da ciò che accade a livello geo-politico, come per molti altri mercati. Ma al di là del valore di riferimento, le qualità di un oggetto prezioso, la sua provenienza e la storia che vi è dietro, contribuiscono ad accrescere il valore e le aspettative per una vendita all’asta.
Come stanno performando, globalmente, i preziosi alle aste? È un buon momento per acquistare?
Negli ultimi anni l’andamento dei preziosi è stato costante e nell’ultimo periodo in particolare è in salita. A dircelo è anche il Rapnet Diamond Index secondo cui il prezzo di una pietra da un carato
Da sinistra a destra in senso orario: Pendente con zaffiro Kashmir del peso di cts 9.36, con certificati SSEF e AGL. Stima 180mila euro - 200mila euro. Paio di orecchini in oro, zaffiri Kashmir del peso di 9.44 e 10.62ct con diamanti, le montature firmate G. Petochi, con certificato SSEF e lettere accompagnatorie classificandoli “Exceptional Sapphires” e AGL. Stima 400mila euro- 600mila euro. Anello in platino, oro, smeraldo del peso di 9.20ct e diamanti, con certificato SSEF. Stima 50mila euro- 60mila euro. Anello in oro, zaffiro “pan di zucchero” del peso di 9.32ct e diamanti, con certificati SSEF e AGL. Stima 70mila euro - 90mila euro.
ART
è aumentato del 32% in un anno. Di fronte alla situazione economica attuale, dovuta al terribile conflitto in corso, gli investimenti in preziosi sono una sicurezza per molti. Quindi sì, se l’acquisto di un gioiello all’asta è sempre stato una buona idea, oggi lo è ancora di più e il nostro compito di esperte della casa d’aste Wannenes è quello di proporre pezzi unici e di attribuire il giusto valore iniziale. Facendo degli esempi concreti, in occasione della nostra prossima vendita di Montecarlo, che si terrà il 13 luglio in partnership con Art Contact, presenteremo molti pezzi d’eccezione, come un anello in platino e diamante con taglio rettangolare del peso di 23.27ct la cui stima iniziale è di 300.000 euro e un pendente con zaffiro Kashmir dal valore iniziale di 180.000 euro. Tutte cifre molto importanti che riflettono l’andamento globale dei preziosi all’asta nell’ultimo periodo.
Quanto occorre spendere per investire in un gioiello di pregio? Quali sono quelli che preservano un certo valore?
Tutti i gioielli di pregio che presentano pietre importanti e uniche nel loro genere, così come i gioielli d’epoca o firmati.
Questi ultimi sono sempre una garanzia, soprattutto quelli delle grandi maison e allo stesso tempo d’epoca. Sempre nella nostra prossima asta di Montecarlo, verranno editati degli splendidi orecchini con gli zaffiri Kashmir,
Anello in platino e diamante taglio rettangolare modificato del peso di 23.27ct, con certificato GIA. Stima 300mila euro - 400mila euro.
che molti anni fa erano stati acquistati dal padre del proprietario per circa 400 milioni di lire e che noi attualmente stimiamo tra 400mila e 600mila euro.
In questo caso l’unicità dei preziosi in questione è data dalla loro origine: provengono, infatti, da miniere ormai esaurite.
Nel 2019, invece, abbiamo aggiudicato un paio di orecchini pendenti con diamanti e zaffiri Kashmir a 2,96 milioni di euro (diritti inclusi) che partivano da un milione. Una cifra da capogiro che ha lasciato i proprietari a bocca aperta in quanto non credevano potessero valere così tanto. Si sono affidati a noi e hanno ottenuto un risultato che andava ben oltre le loro più rosee aspettative.
Oltre alla classica cassaforte casalinga quali sono le soluzioni migliori per conservare il bene? Banca e assicurazione. Può sembrare superfluo da dire, ma moltissime persone sottovalutano le modalità di conservazione dei preziosi.
Una volta una cliente mi raccontò di aver nascosto la propria cassetta di gioielli e orologi nel giardino di casa e di aver ritrovato il costoso bottino
a distanza di mesi tutto arrugginito (soprattutto i meccanismi degli orologi!). L’umidità e la luce tendono a logorare i metalli preziosi, è quindi raccomandato prediligere un luogo fresco, buio e asciutto. Inoltre, per evitare graffi alle pietre, è sempre meglio riporre gli oggetti singolarmente nelle scatoline originali o in sacchettini di velluto. Il mio consiglio, quindi, è sempre quello di fare scelte ragionate e votate alla sicurezza per conservare al meglio i propri beni.
Da qualche anno avete aperto una sede a Montecarlo, dove battete le vostre aste. Che tipo di clientela avete trovato? Lo rifareste?
Assolutamente sì. Quello di Montecarlo è un mercato con potenzialità davvero alte per quanto riguarda i beni di lusso di ogni genere. In pochi chilometri di superficie sono concentrate persone provenienti da varie parti del mondo che, come risaputo, rappresentano un target alto spendente e abituato a condurre un certo stile di vita. Di conseguenza questo contesto fa del Principato una vetrina ideale per gli appassionati di gioielleria su scala internazionale.
Bugie con le gambe corte
Come stabilire se qualcuno sta dicendo la verità? Secondo uno studio condotto dagli psicologi del Michigan su mille persone, ognuna in media mente tra una e le due volte al giorno. Se pensiamo a un individuo che mente, lo immaginiamo spesso come una persona nervosa che mostra una serie di sintomi legati all’ansia, una persona che perde il controllo di sé, ma non sempre è così. In realtà alcune ricerche dimostrano che non sempre i bugiardi sono più stressati delle persone sincere.
Macchina della verità Consideriamo lo studio condotto da Richard Gramzow dell’università di Southampton e dai suoi colleghi: il gruppo di ricercatori intervistò alcuni studenti, i ragazzi furono collegati a dei macchinari prima di essere intervistati. Le domande chiedevano di dichiarare i voti presi nel corso degli anni e a confrontare le loro capacità con quelle dei compagni. Gli studenti non erano a conoscenza del fatto che dopo essere stati intervistati
i ricercatori avrebbero controllato la veridicità delle loro affermazioni con i dati reali in loro possesso.
Dalla ricerca è emerso che quasi la metà dei soggetti aveva gonfiato i propri risultati accademici e i dati sulla frequenza cardiaca dimostravano che i millantatori non erano per niente più stressati degli onesti. Semmai leggermente più rilassati.
Occhio a questi indicatori
Se siamo abituati a credere che il bugiardo rifugga lo sguardo, non sempre è così. Non gesticola nervosamente, non si copre la bocca con le mani, non si agita sulla sedia. Allora come facciamo a smascherare il bugiardo?
Per rispondere a questo quesito ci vengono in aiuto gli gli studi di Paul Ekman, psicologo statunitense.
L’espero consiglia di concentrarsi su due tipi di gesti, quelli illustratori e quelli indicatori.
I gesti illustratori sono quelli che accompagnano e rafforzano il contenuto di quello che stiamo
dicendo. Coinvolgono tutto il corpo, in particolare le mani, gli occhi, le sopracciglia. Chi mente infatti, concentrando tutte le sue energie cognitive e mentali nel creare la bugia, tende a muovere poco il resto del corpo, dovendo concentrare la sua attenzione altrove.
I gesti indicatori sono quei movimenti di viso e corpo associati alle sette emozioni primarie: rabbia, paura, tristezza, gioia, sorpresa, disprezzo, disgusto. L’osservazione di tali gesti è estremamente affidabile, in quanto è quasi impossibile controllarli.
Dunque abbiamo tanti elementi per smascherare un bugiardo, sapendo sempre che a volte ci sentiamo traditi o ingannati da lui, quando in realtà il bugiardo, il primo che inganna, è sé stesso.
*Selezionatrice di private banker, psicologa e coach abilitata
Non sempre le persone che mentono appaiono meno sicure agli altri È importante studiare la gestualità, non solo le espressioni del viso
Private markets digitali
La ricerca di rendimenti spinge l’interesse verso i mercati privati L’esperienza di ClubDealOnline, lungo le frontiere dell’innovazione
DI ROBERTO FERRARI*In Italia il wealth management è sempre stato caratterizzato da un’offerta fortemente improntata ai rapporti personali e fiduciari al servizio di gestioni patrimoniali personalizzate. In questi ultimi anni l’esplosione della liquidità e del venture capital accessibile ha alimentato la fame di investimenti anche in private markets e club deal. Qui si inserisce la trasformazione digitale come acceleratore di trend.
Servizi a sostegno dell’ecosistema
In questo quadro vanno inserite le soluzioni che ClubDeal Spa, società autorizzata e vigilata Consob, offre all’interno della Clubdeal Digital Platform. L’obiettivo è diventare un provider unico in Italia al servizio dei collocamenti private. La piattaforma si è arricchita recentemente di due elementi: la fiduciaria digitale e il servizio round as a service.
La fiduciaria digitale di ClubDeal SpA, autorizzata Ministero dello Sviluppo Economico, è unica nel suo genere ed è già stata richiesta da decine di startup. La digitalizzazione apre tra l’altro un nuovo mercato e consente agli investitori riuniti
digitalmente in un syndicate di operare senza costituire un vero e proprio veicolo, con grande risparmio di tempo e di denaro. ClubDealFiduciaria sostituisce la creazione del veicolo ad hoc, tipico del syndicate investing, azzerando i rischi di governance, pur mantenendo tutte le clausole che regolano i rapporti tra la società target e gli investitori.
Infrastruttura plug & play Round as a service è invece un’infrastruttura di appoggio plug & play al servizio dei club deal o dei club di angels che punta a rendere più snelle l’operatività, l’adesione e la raccolta di capitali intorno a uno o più investimenti.
Con questo servizio ClubDealOnline mette la propria piattaforma a disposizione di gruppi di investitori privati e associazioni di business angels che hanno già individuato le aziende nelle quali vogliono investire, ospitando quindi round di raccolta di capitale in modalità identica a un club deal privato.
Da segnalare, infine, i recenti accordi con l’investment club
LAG4, club deal composto dai laureati della Luiss e Italian Angels for Growth (IAG), il più grande network di business angels italiani, che useranno proprio la Clubdeal Digital Platform per i propri investimenti combinando la soluzione Round as a service con la fiduciaria digitale.
*Presidente di ClubDealOnline
Roberto FerrrariIL FUTURO E UN UOVO DA COVARE
Specialista nella gestione di patrimoni, dal 1936 Ersel fonda la sua proposta sulla professionalità e l’indipendenza di giudizio nelle scelte di investimento. Da sempre vicina al cliente con una gamma di servizi completa e realmente personalizzata, è la scelta più sicura per proteggere e far crescere il vostro patrimonio. La scelta giusta per covare le vostre ambizioni.
Eppur si muove
Evoluzione giurisprudenziale sui patti di non concorrenza e stabilità
Due sentenze mettono in forse il futuro di questi accordi
Quando si reclutano nuovi relationship manager, è frequente imbattersi in patti di non concorrenza e di stabilità, “croce e delizia” per il settore del wealth managament. Infatti, visti dalla prospettiva dei professionisti, tali patti rappresentano una pesante zavorra, mentre per le banche un efficace strumento di difesa e di retention.
Blindare gli organici Le banche, peraltro, vi ricorrono sempre di più per blindare le proprie strutture, confortate anche dalle pronunce favorevoli dei giudici del lavoro, che tendono a confermare la validità dei patti di concorrenza e di stabilità. Si segnalano, tuttavia, due recenti ordinanze della Corte di Cassazione, pronunciate proprio in contenziosi tra Banche e loro ex relationship manager, che sparigliano le carte in tavola. Con ordinanza n. 4032 del 8 febbraio 2022 la Corte di Cassazione ha dichiarato nullo, per contrasto con norme imperative, un patto di non concorrenza contenente una clausola che attribuiva al datore di lavoro la facoltà unilaterale di
recedere dal patto stesso in corso di rapporto di lavoro, facendo altresì venire meno l’obbligo del datore di pagare il corrispettivo del patto. Secondo la Corte di Cassazione, poiché il patto di non concorrenza impedisce al lavoratore di progettare il proprio futuro lavorativo e comprime la sua libertà, il lavoratore, a partire dal momento stesso in cui il patto viene stipulato, deve avere la certezza di essere vincolato dal patto e di ricevere il corrispettivo. Tale certezza viene elusa se il datore di lavoro può liberarsi a proprio arbitrio dal patto di non concorrenza, che risulta, per tale ragione, nullo.
Penale illegittima Con ordinanza n. 24478 del 10 settembre 2021 la Corte di Cassazione ha, altresì, dichiarato nullo per frode alla legge un patto di stabilità, inserito all’interno di un contratto di agenzia, che prevedeva a carico dell’agente, in aggiunta al pagamento dell’indennità sostitutiva del preavviso, una rilevante penale economica in caso di recesso senza giusta causa da parte dell’agente prima di una certa data. La Corte di Cassazione ha ritenuto che la
penale, anche considerato il suo rilevantissimo importo, incidesse in maniera significativa sulla normale facoltà di recedere di una sola delle parti, limitandola fortemente, ed eludendo, per tale via, il principio imperativo della parità delle parti medesime nella materia del recesso. Trattandosi di pronunce recenti, è ancora prematuro stabilire se e in che modo queste ordinanze influenzeranno le decisioni future dei giudici del lavoro, ma sono certamente destinate a riaccendere il dibattito nelle aule di giustizia e tra gli operatori, economici e giuridici, del settore.
*Trifirò & Partners Avvocati Jacopo Moretti
Aria di mare?
Con la bella stagione ormai alle porte si riscopre il mare, soprattutto per chi non ha il piacere di viverci di fronte anche d’inverno! Sicuramente tutti avrete sentito dire o magari anche pronunciato l’esortazione “respira l’aria di mare perché così assumi iodio”!
Diciamo che c’è qualcosa di vero, ovvero l’aria che proviene dal mare contiene più iodio di quelle che si trova nell’entroterra, ma ci sono due problemi: la quantità è comunque molto bassa: basti pensare che per avere la dose giornaliera bisognerebbe bere circa 3 litri di acqua di mare (non solo l’aria) e poi quello presente nell’aria si assimila in maniera poco efficace.
I limiti
Bisogna invece considerare la fonte migliore di iodio di cui
disponiamo ovvero il pesce; che, vivendo in acqua di mare, ricca di iodio appunto, ne fornisce un’ottima quantità. Quindi, magari approfittando della disponibilità a km zero, si può approfittare della vacanza al mare per consumarne un quantitativo maggiore.
Star bene a tavola
La cottura non ne peggiora l’assimilazione, quindi basta consumare il pesce o i prodotti della pesca (anche molluschi e crostacei).
Il tutto ricordando che questo alimento contiene anche delle proteine di alto valore biologico, in media pochi grassi e, quando presenti, sono insaturi, quindi meno dannosi, se non addirittura positivi come gli omega3 presenti in pesce azzurro e salmone. Ricordo, infine, a cosa serve lo
iodio: esso è fondamentale per il corretto funzionamento della tiroide. È il componente peculiare degli ormoni prodotti dalla piccola ghiandola presente alla base del collo. Questa ha un’importanza fondamentale: infatti regola il dispendio energetico, la temperatura corporea, le funzioni sessuali, lo sviluppo e il mantenimento del sistema nervoso, il trofismo dei muscoli giusto per citare alcune delle funzioni principali.
Dunque una bella boccata d’aria marina, ma magari di fronte ad una ricca grigliata mista di pesce. Così si fa davvero il pieno di iodio.
www.nutrics.it
Si tende a sopravvalutare lo iodio presente nelle località balneari Una grande azione benefica si ottiene mangiando pesceLo sport li fa ricchi
DI SARA MORTARINIMATCH
RANKING
Vengono soprattutto dal basket, dal football e dal calcio - con qualche incursione dal tennis, dalla boxe, dal golf e da una manciata di altri sport.
E, collettivamente, hanno guadagnato 4,5 miliardi di dollari nei 12 mesi tra giugno 2021 e il maggio 2022, il 6% in più rispetto a un anno fa. È il quadro dipinto da Sportico.com, che ogni anno stila la classifica degli atleti più pagati tenendo conto di stipendio, bonus, ingaggi, incentivi e accordi di sponsorizzazioni. In quest’ultima edizione della graduatoria - guidata dal giocatore di basket LeBron James con 127 milion i di dollari e dal calciatore Lionel Messi con 122 milioni - la soglia per entrare
nella top 100 è salita a 29,6 milioni di dollari dai 26 milioni dell’anno precedente: un ulteriore segnale che, nel mondo dello sport, l’asticella si sta spostando verso l’alto. Resta decisamente scarsa invece la presenza femminile, con due sole donne in tutta la top 100: la più pagata al mondo resta la tennista Naomi Osaka (24 anni), al ventesimo posto con 53,2 milioni di dollari grazie soprattutto ai suoi numerosi sponsor, seguita al 52esimo posto da un’altra leggenda del tennis, la 40enne Serena Williams (35,3 milioni di dollari), che ultimamente si è focalizzata molto sulla sua società di venture capital, Serena Ventures. Ecco di seguito gli atleti più pagati al mondo secondo Sportico.com
01. LEBRON JAMES ETÀ: 37 ANNI SPORT: BASKET INCASSO COMPLESSIVO: 127 MILIONI DI DOLLARI
02. LIONEL MESSI ETÀ: 34 ANNI SPORT: CALCIO INCASSO COMPLESSIVO: 122 MILIONI DI DOLLARI
03. CRISTIANO RONALDO ETÀ: 37 ANNI
SPORT: CALCIO INCASSO COMPLESSIVO: 115 MILIONI DI DOLLARI
04. NEYMAR ETÀ: 30 ANNI
SPORT: CALCIO INCASSO COMPLESSIVO: 103 MILIONI DI DOLLARI
05. SAÙL (CANELO) ÁLVAREZ ETÀ: 31 ANNI SPORT: BOXE INCASSO COMPLESSIVO: 89 MILIONI DI DOLLARI
LeBron, Messi e Ronaldo sono i più pagati al mondo Tra le donne spiccano, invece, le tenniste Osaka e WilliamsNEW YORK, JANET JACKSON
VENDE CASA DOPO 25 ANNI
Dopo quasi 25 anni dall’acquisto, Janet Jackson ha messo in vendita il suo appartamento a Central Park, New York, per quasi 9 milioni di dollari. La cantante e sorella di Michael Jackson, diventata famosa tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 grazie a hit come “Miss you much” e “Together again”, aveva pagato 2,8 milioni di dollari per comprare l’appartamento nel 1998. Con una superficie di circa 195 metri quadri al 34esimo piano di un grattacielo, la casa gode di una bellissima vista sulla 57esima strada. Conta tre camere da letto e una luminosissima zona giorno con sala da pranzo e ampia cucina. È anche collegata al Trump International Hotel e beneficia dei suoi servizi. Dallo scoppio della pandemia però, Jackson non l’ha più abitato.
WILLIAM E KATE PRONTI AL TRASLOCO?
I duchi di Cambridge - il principe William e Kate Middleton - starebbero per traslocare da Kesington Palace a Windsor, nel Berkshire, una mossa pensata per essere più vicini alla regina, che ora vi risiede in modo permanente, ma anche per crescere i figli in una residenza in campagna, immersa nel verde. Stando ad alcune indiscrezioni, la famiglia avrebbe intenzione di spostarsi – insieme ai figli George, Charlotte e Louis – già quest’estate. La dimora favorita, scrive The Sun, sarebbe l’Adelaide Cottage, una delle numerose proprietà della regina. Si tratta di una dimora storica, ed è il rifugio segreto dove la principessa Margaret incontrava il suo amante Peter Townsend. Il cottage, costruito nel 1831, si trova nel parco della tenuta reale, ed è poco lontano dal castello di Windsor. Prende il nome dalla sua prima inquilina, la regina Adelaide di Sassonia-Meiningen.
LONDON STARBEAUTY
ALICIA KEYS LANCIA “MAKE YOU”, LA PRIMA COLLEZIONE MAKEUP DEL SUO BRAND mente, che secondo Alicia sono interconnessi. Alicia
Dopo aver lanciato, alla fine del 2020, la sua linea di skin care Alicia Keys con il suo brand Keys Soulcare si espande anche nel mondo del make-up. Pochi ma essenziali prodotti, con lo slogan “your skin, but better”. Da sempre promotrice della bellezza no makeup, Alicia Keys è stata tra le prime star ad apparire in versione acqua e sapone. La cantante alla fine del 2020 ha lanciato la sua linea cosmetica, che include prodotti per il corpo e per il viso, oltre a candele per la casa. Il marchio beauty si chiama Keys Soulcare, e si pone l’importante missione di far stare bene corpo, anima e mente, che secondo Alicia sono interconnessi. Alicia
Keys ha deciso di smettere di truccarsi completamente
Keys ha deciso di smettere di truccarsi completamente nel 2016, passando a un approccio al trucco “skinfirst”. Oltre a detergenti, tonici, balsami, maschere per il viso, ora Keys Soulcare ha introdotto prodotti per un make-up basico e naturale.
Il personale approccio di Alcia Keys verso il make-up hanno portato all’ideazione della collezione “Make You”. “Make You” significa sbloccare chi sei già e “ispirarti a essere più possibile e più potente nella tua stessa pelle”, ha dichiarato Kory Marchisotto, presidente di Keys Soulcare. keyssoulcare.com/en_it#
il viso, ora Keys Soulcare ha introdotto prodotti per un hanno portato all’ideazione della collezione “Make tua stessa pelle”, ha dichiarato Kory Marchisotto, keyssoulcare.com/en_it#
FASHION
LE MODELLE UCRAINE PIÙ FAMOSE SU INSTAGRAM
Milla Jovovich, 4 milioni di follower su Instagram, è un top model, attrice e cantante da anni protagonista a Hollywood grazie ai suoi matrimoni ma anche e soprattutto al suo ruolo all’interno della saga cinematografica Resident Evil. Passiamo quindi a Snejana Onopka, classe 1986, una modella diventata famosa nel 2005 per aver partecipato a una campagna D&G. Nel corso della sua carriera ha lavorato per brand quali Chanel, Gucci, Fendi, Balenciaga e tanti altri. Il suo account oggi conta oltre 5,4 milioni di follower. Grande successo a livello internazionale anche per Olga Kurylenko. Una star che ha mosso i primi passi nel mondo della moda a soli 13 anni e che ha avuto modo di recitare a Quantum of Solace nel ruolo di Bond Girl, oltre che in Oblivion come co-protagonista insieme a Tom Cruise. Su Instagram conta oltre 700mila follower. Classe 1983, Kristina Kots-Gotlib è invece una delle più belle modelle di Donetsk, città tristemente nota per essere nel territorio delle repubbliche separatiste. Miss Ucraina nel 2009, non è solo bellezza ma anche studiosa, come dimostrato dalla laurea in International Economics ottenuta presso l’Università di Donetsk. www.instagram.com/snejanaonopka15/
Milla JovovichMADONNA LANCIA LA SUA COLLEZIONE DI NFT CON BEEPLE
Madonna sta collaborando con l’artista NFT Beeple per lanciare una raccolta di tre video NFT, riporta Decrypt; i token saranno venduti sul marketplace NFT SuperRare.
Questi NFT conterranno un avatar 3D di Madonna, senza vestiti, che partorisce in diverse ambientazioni. La collezione si chiama “Madre della Creazione”. “Abbiamo deciso di creare qualcosa che sia assolutamente e totalmente connesso all’idea di creazione e maternità”, ha detto Madonna.
100
La cantante ha detto che lei e Beeple hanno iniziato a collaborare al progetto più di un anno fa. “L’apertura di ogni video è essenzialmente il mio parto. Faccio quello che hanno fatto le donne dall’inizio dei tempi, cioè il parto. Ma a un livello più esistenziale sto dando vita all’arte e alla creatività, e saremmo persi senza entrambe”. Gli NFT sono stati messi all’asta su SuperRare: il ricavato andrà alle associazioni benefiche The Voices of Children Foundation, The City of
Joy e Black Mama’s Bail Out. I tre pezzi si chiamano “Madre della Natura”, “Madre dell’Evoluzione” e “Madre della Tecnologia”. Inoltre, MoonPay donerà 100mila dollari a ciascun ente di beneficenza come parte della collezione NFT. A marzo Madonna ha fatto notizia per aver acquistato il suo NFT del Bored Ape Yacht Club e aver cambiato molti dei suoi tratti prima di farne la sua attuale foto profilo sulla piattaforma di social media Twitter. beeple-crap.com
ARTLa
si
degli-investitori-it-en/. I rendimenti sono rappresentati al netto delle spese a carico del Fondo e al lordo degli oneri fiscali. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. L’investimento riguarda l’acquisizione di azioni del Fondo e non di una determinata attività sottostante che resta di proprietà del Fondo medesimo e implica una componente di rischio, di conseguenza il capitale investito in origine potrebbe non essere recuperato in tutto o in parte. Le oscillazioni dei tassi di cambio possono influenzare il valore dell’investimento e i costi laddove espressi in una valuta diversa da quella di riferimento dell’investitore. Informazioni sulle specificità del Fondo e sugli aspetti generali in tema sostenibilità (ESG) ai sensi del Regolamento (UE) 2019/2088, sono disponibili al link www.kairospartners.com/esg/. In caso di commercializzazione del Fondo in paesi diversi da quello di origine, Kairos ha il diritto di porre fine agli accordi per la commercializzazione in base al processo di ritiro della notifica previsto dalla Direttiva 2009/65/CE.
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(*) Dati dal 30/12/2016 al 30/12/2021, Classe P-EUR. (**) Dati dal 30/12/2011 al 30/12/2021, Classe P-EUR.
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CAMILA CABELLO È LA NUOVA TESTIMONIAL
DI VICTORIA’S SECRET BEAUTY
La cantante Camila Cabello è stata scelta come volto protagonista della nuova campagna di Victoria’s Secret Beauty per promuovere una delle sue fragranze più iconiche: Bombshell.
“Sul set ha brillato di luce propria e non aveva bisogno di essere diretta. La sua vitalità e sicurezza brillavano in modo organico. È stata una celebrazione della sua personalità che ha portato in questa fragranza e alla campagna”, ha rivelato il direttore creativo del brand Raul Martinez.
Spumeggiante e fresca, la fragranza è un mix di fiori freschi e sole pomeridiano. Le note di agrumi e il frutto della passione viola del Brasile danno il via a una fragranza esotica tra la peonia del Tibet e l’orchidea dolce e cremosa della vaniglia del Madagascar. Ma è il pino italiano che dona a Bombshell il suo tocco. Per il celebre brand questa è la prima campagna bilingue, realizzata dalla fotografa Zooey Gross. Per celebrare l’ingresso di Camila Cabello nel team, Victoria’s Secret ha organizzato un evento pop-up. victoriassecretbeauty.it
CAMPAIGNThe bubble stocks
Some months ago financial markets were overvalued as in the 1920s This scenario was due to six factors and attracted many new buyers
BY RAY DALIO* (Abbiamo lasciato il testo in inglese per cogliere le sfumature del contenuto, n.d.r.)I like to convert my intuitive thinking into indicators which I write down as decision rules (principles) that can be back-tested and automated to put together with other principles and bets created the same way to make up a portfolio of alpha bets. I have one of these for bubbles. Having been through many bubbles over my 50+ years of investing, about 10 years ago I described what in my mind makes a bubble and use that to identify them in markets—all markets, not just stocks.
A combination of reasons
I define a bubble market as one that has a combination of the following in high degrees:
high prices relative to traditional measures of value (by taking the present value of their cash flows for the duration of the asset and comparing it with their interest rates);
unsustainable conditions (extrapolating past revenue and earnings growth rates late in the cycle when capacity limits mean that that growth can’t be sustained); many new and naïve buyers who were attracted in because the market has gone up a lot so it’s perceived as a hot market;
broad bullish sentiment; high percentage of purchases being financed by debt; a lot of forward and speculative purchases made to bet on price gains (inventories that are more than needed, contracted forward purchases).
I apply these criteria to all markets
to see if they’re in bubbles. I have periodically shown you these for stocks and the stock market.
Back to reality
I will first describe in words and then will show in charts the picture and how it has changed since January, when I last shared an update of the bubble indicator.
In January the bubble indicator showed that a) the US equity market as a whole was at the edge of a bubble but not in an extreme bubble (70% of the way toward the highest bubble, which happened in late 1990s and late 1920s) and b) the emerging tech companies (e.g., Tesla and Roku) were clearly in an extreme bubble.
I also noted that other bubbly behavior (SPACs, the IPO boom, the big pickup in options activity) financed by the unprecedented flood of liquidity post-Covid had found its way into the asset markets, making things bubbly. I showed which stocks were in bubbles and created an index
of those stocks, which I call “bubble stocks.” Bubbles can take a long time to unwind (two years in the case of the 1929 bubble, one year in the case of the late ’90s tech bubble) and typically go to the opposite extreme, so just because they aren’t at a bubble extreme doesn’t mean they are safe or that it’s a good time to get long. In fact, US stocks in aggregate still look overvalued by our measures. History shows that once the popping begins, bubbles more often overcorrect to the downside versus settling at more “normal” prices. The chart below shows the bubble gauge for the average of the most bubbly companies as defined in 2020. Readings for those companies are meaningfully down.
A comparison with past crises Everything we’re seeing driving the bubbles in this segment of the market is classic—virtually the same drivers we saw 100 years ago in the 1920s and a little over 20 years ago in the
1990s bubble. For instance, in the last couple months, it was how tightening can act to prick the bubble.
To understand these dynamics, you might want to review this case study of the 1920s stock bubble (starting on page 49), from my book Principles for Navigating Big Debt Crises.
The following charts walk through each of the pieces of the bubble gauge for the US stock market as a whole.
While I won’t show you exactly how this indicator is constructed because that is proprietary, I will show you some of the sub-aggregate readings and some indicators. Each of these six influences is measured using a number of stats that are combined into gauges. In the stock market, this approach is applied each stock that I’m looking at. These gauges are combined into aggregate indices by security and then for the market as a whole. The table below shows the current readings of each of these gauges for the US equity market. It shows how the conditions stack up today for US equities in relation to past times. These readings suggest that we’re out of a bubble.
The worst is behind us
1. How High Are Prices Relative to Traditional Measures? The current read on this price gauge for US equities is around the 50th percentile.
2. Are Prices Discounting Unsustainable Conditions? This measure calculates the earnings growth rate that is required to produce equity returns in excess of bond returns. This is derived by looking at individual securities and
adding up their readings. Currently, this indicator is just around the 60th percentile for the aggregate market— more elevated than some of our other readings.
The earnings growth discounted in stocks is still a bit high. This is even more noticeable in the US software sector. Analyst earnings growth expectations for this sector have come down, but they are still relatively high compared to history. P/Es have reversed their COVID gains, but remain high compared to history.
3. How Many New Buyers (Those Who Weren’t Previously in the Market) Have Entered the Market? A rush of new entrants attracted by rising prices is often indicative of a bubble. This was the case in the 1990s equity bubble and in the 1929 bubble, based on accounts of the time (though, regrettably, our data doesn’t go back that far for this gauge and some of the gauges we’ll show next). This gauge shot above the 90th percentile in 2020 due to the flood of new retail investors into the most popular stocks, which by other measures appeared to be in a bubble. More recently, we have seen meaningful moderation in the pace of retail activity in the markets—it’s now back around pre-COVID averages.
4. How Broadly Bullish Is Sentiment?
The more bullish the sentiment, the more people have already invested, so they are likely to have fewer resources to keep investing and are more likely to sell. Sentiment in the market is now significantly negative.
5. Are Purchases Being Financed by High Leverage?
Leveraged purchases make the underpinnings of the buying weaker and more vulnerable to forced selling in a downturn. The leverage gauge, which looks at the leverage dynamics across all the key players and treats option positions as a form of leverage, is now showing a read around the 50th percentile
6. To What Extent Have Buyers Made Exceptionally Extended Forward Purchases?
One perspective on whether expectations have become overly optimistic comes from looking at forward purchases. I apply this gauge to all markets and find it particularly helpful in commodity and real estate markets, where forward purchases are most clear. In the equity markets, I look at indicators like capital expenditure—whether businesses (and, to a lesser extent, the government) are investing a lot or a little in infrastructure and factories. What one chooses to do with this is a tactical decision. While the reversal has been significant, discounting of future earnings remains somewhat high compared to history. And either way, bubbles more often overcorrect (sell off more than the fundamentals would suggest) versus just settling back to normal levels. But I wanted to pass along these updated readings to you in light of what’s now going on in the markets.
*Tratto dal profilo LinkedIn personale