Pepeverde

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IL GIORNALE DEI GENITORI

Matteo Lancini e l’età tradita

Com’è difficile essere adolescenti di Rossana Sisti

I colpevoli sono molti e si annidano ovunque, sugli schermi, tra i videogiochi e i social, tra le aggressioni del virus e le imposizioni dell’emergenza sanitaria, nell’isolamento forzato, nelle scuole chiuse e nelle pieghe della DAD. Insomma tutta colpa di Internet e del Coronavirus se i ragazzi non sai più come prenderli? Se vivono connessi in simbiosi con lo smartphone, se vagano annoiati in casa alla ricerca di piazze ed esperienze virtuali, se ingaggiano sfide virtuali e giochi estremi, se a scuola non imparano niente, se fuori di testa finiscono dallo psicologo o in neuropsichiatria a chiedere aiuto?

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li alibi che gli adulti si costruiscono sul malessere degli adolescenti sono zeppi di luoghi comuni e di falsi indiziati. Ma si sa, nell’incertezza è più facile giocare in difesa, trovare nemici piuttosto che sentirsi in causa e inadeguati, sparare nel mucchio là nel pericoloso mondo esterno e nascondere la propria re-

sponsabilità. Più facile distribuire colpe che sentirsi adulti, genitori responsabili di un tradimento in atto nei confronti dei figli e della loro adolescenza. L’età difficile, l’età ingrata, L’età tradita come la definisce nel suo ultimo saggio (Raffaello Cortina Editore; pagine 186, 14 euro) Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, docente all’Università di Milano-Bicocca e alla Cattolica, oltre che presidente della Fondazione Minotauro di Milano. L’età privata di ascolto e sostegno alla propria realizzazione, riempita di superficialità, incertezze e controllo da adulti disattenti e confusi nell’educare. Incapaci di immaginare una comunità educante perché privi di una rappresentazione di ciò che sono l’infanzia e l’adolescenza. Siamo noi, gli adulti, che Lancini osserva con l’indignazione e lo sguardo di chi invece i ragazzi li vede da vicino e ne ascolta i disagi e i dolori dell’anima. Noi con gli stereotipi, le scuse a buon mercato e una fragilità estrema esaltata dalla pandemia, noi abituati a semplificare una com-

plessità irriducibile a banalità. Caparbi nel comprendere che Internet e la pandemia hanno solo esasperato un disagio generazionale già esistente e ostinati nel guardare al mondo dei ragazzi secondo uno spiccio senso comune. Attraverso cliché che forse calzavano di più alle generazioni precedenti, «senza comprendere di quale funzione adulta, autorevole, non stereotipata, le ragazze e i ragazzi nati nel nuovo millennio abbiano disperatamente bisogno». Proprio quegli adolescenti che alla pandemia hanno risposto con responsabilità e altruismo benché il mondo adulto li abbia indicati tra i maggiori portatori del contagio e chiesto loro di sacrificare la propria libertà in un’età di estremo bisogno di vita sociale. Intanto, premette il professore, bisogna distinguere i bambini dagli adolescenti accorpati improvvidamente sotto la stessa etichetta di minori. E non solo perché le differenti fasi di sviluppo meritano approcci diversi. Oggi, «il modo di guardare ai bambini è radicalmente cambiato, mentre non è accaduto lo stesso con gli adolescenti che vengono ancora pensati come ribelli, trasgressivi, onnipotenti. Da diversi anni sostengo – sottolinea Lancini – che la più importante emergenza educativa e formativa italiana dipende dal processo di adultizzazione del bambino, a cui fa seguito un’infantilizzazione dell’adolescente». In sostanza nella famiglia affettiva attuale, dove il desiderio più grande è la felicità dei figli, si chiede molto presto ai bambini di far da soli, di frequentare amici, «di crescere secondo dettami adulti che favoriscono l’autonomia, la socializzazione, l’espressione di sé e delle proprie inclinazioni, per poi guardare con sospetto agli adolescenti che hanno puntualmente aderito alle proposte provenienti da mamma e papà, scuola e universo massmediatico. I bambini crescono adeguandosi alle esigenze, alle richieste e al funzionamento di una società complessa, individualista, permeata dalla necessità di sovraesporre se stessi e la propria immagine, ma quando arriva l’adolescenza quasi tutti li guar-


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