IL CARNEVALE E ALTRE STORIE
I riti e la memoria Che cosa ci raccontano i carnevali alpini? Tra irrisione, riti propiziatori e antiche paure, in Val di Susa, a Lajetto, c’è la manifestazione più originale di tutto il Piemonte di Gian Vittorio Avondo - foto Luigi Avondo
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erivante dalle dionisiache greche (le antesterie) e dai saturnali romani, feste durante le quali erano aboliti gli ordini sociali legati alle gerarchie per far andare in scena l’esatto contrario, il carnevale assunse importanza nel Medioevo, quando divenne occasione per irridere il potere e soprattutto per trasgredire sul piano dell’alimentazione, cibandosi di ciò che in altri momenti dell’anno era scarsamente disponibile. In particolare della carne, tant’è che il carnevale, trae proprio la sua denominazione dalla locuzione latina “Carnem levare”, ovvero togliere la carne, in riferimento al fatto che dopo il carnevale inizia il lungo periodo di digiuno della Quaresima, in cui la Chiesa ha voluto vedere il momento di espiazione per tutti gli eccessi cui l’umanità si era abbandonata nel periodo carnevalesco.
I CARNEVALI ALPINI I carnevali alpini, pur cogliendo l’essenza di questi principi, rappresentano però qualcosa di più rispetto a quelli cittadini. Se questi ultimi, infatti, volevano e vogliono soprattutto essere irrisione del potere e critica alla gestione della cosa pubblica, nei carnevali propri delle nostre montagne (oggi per buona parte scomparsi) va individuato qualche elemento ulteriore. Non solo, va anche detto che mentre il carnevale tradizionale si è evoluto in un corso mascherato sempre più spersonalizzato e caratterizzato dal passaggio di carri non più costruiti sul posto o nelle sue adiacenze, questo genere di feste in montagna ha 14 / Montagne360 / febbraio 2022