INSERTO DEL GIORNALE DELL’UMBRIA – “IL SABATO” Intervista di Giovanna Belardi all’ex vetraio Averardo Rossi - 10 luglio 1999. A Piegaro praticamente metà della popolazione ha avuto a che fare con la vetreria, una tradizione che in questo comune lacustre si perde nel passato e che tuttora costituisce un’importante fonte di occupazione per l’intera Valnestore. Se gli uomini “creavano” il vetro, dall’altra parte le donne davano un contributo all’economia domestica ricoprendo i fiaschi che venivano prodotti in zona. “Sono entrato a 11 anni nella Vetreria di Piegaro e i primi tempi facevo le cose più semplici, per esempio chiudevo lo stampo del vetro e prendevo circa 5 lire al giorno. All’epoca i vetrai specializzati erano iscritti alla Federazione, una sorta di ufficio collocamento che assicurava l’impiego per tutto l’anno”. Averardo Rossi ha lavorato anche fuori: a Monopoli, Empoli, Pontassieve. “Ho girato un po’ tutta Italia. La regione dove mi sono trovato meglio è stata la Toscana dove venivano rispettati alla lettera i contratti di lavoro e gli operai erano tutelati come turni e come orari. Ma anche se in condizioni non proprio buone, lavorare in vetreria per i piegaresi era una grande risorsa, un’opportunità importante. I sacrifici si affrontavano, e a parte il calore dei forni noi si maneggiava gli acidi e dalle composizioni venivano i rifiuti tossici. Quando la produzione non presentava difetti era una grande soddisfazione. Se al contrario, l’infornata andava male e veniva fuori il 43