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Pensionati
n° 74 | Bimestrale | Maggio 2020 www.pensionati.cna.it
n° 74
COVID-19 IL MOSTRO SILENZIOSO DOMOTICA E SMART CITY QUALE SARÀ IL FUTURO DEGLI OVER 65? QUANDO LA FINANZA POSITIVA VINCE SULLA SPECULAZIONE
RICOSTRUIRE LA FIDUCIA DOPO L'EMERGENZA VERDETÁ n° 74 | 1
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n° 74 | Bimestrale | Maggio 2020
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Sommario
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EDITORIALE Paginatre di Filippo D'Andrea 3 ATTUALITA' Covid-19 il mostro silezioso 4 IL FATTO Nonna Lina, a 102 anni più forte del coronavirus 7 L'INTERVISTA Treviso, virus fuori dalle RSA dell'I.S.R.A.A. Salvi 800 anziani Intervista a Mauro Michielon 8
Edizioni CNA
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Redazione Coordinamento Livia Pandolfi Comitato di redazione Filippo D'Andrea, Giovanni Giungi, Pietro Romano, Livia Pandolfi, Jacopo Basili, Maria Rosa Battan, Andrea Battistoni, Giulio Cesare Brandini, Mario Filippello, Valter Marani, Antonio Mecca, Elena Pezzetta, Maria Francesca Picchio. Progettazione grafica e impaginazione Tiziana Barone (Albavision Srl) www.albavision.eu - info@albavision.it Photo Editor: Adolfo Brunacci (Albavision Srl)
FOCUS Domotica e Smart City, quale sarà il futuro degli over 65? 10 LA FINESTRA SUL CAVEAU Quando la finanza positiva vince sulla speculazione 12 LE NOSTRE RICETTE Il Tortano Napoletano 14 LA STORIA NELLA PENTOLA Nel piatto c'è Napoli Capitale 16 SPAZIO DONNA La bellezza femminile 18 IL RACCONTO Il mandorlo 20 SALUTE PSICOLOGIA - Ricostruire la fiducia dopo l'emergenza GERIATRIA - L'iperglicemia e la vista DIETOLOGIA - Alimentazione e sistema immunitario ERBORISTERIA - Le virtù della rucola
LETTERE AL DIRETTORE 30 IL LIBRO DEL MESE 32 RELAX 33 PANTERE GRIGIE 34
Stampa: Postel SpA Via Campobello 43 - 00071 Pomezia (RM)
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Registrazione presso il Tribunale di Roma n° 405/2006 dell’08/11/2006
2 | VERDETÁ 74 Din°questo numero sono state diffuse 205.000 copie - Stampato su carta riciclata
PAGINATRE
di Filippo D'Andrea
Care Lettrici e Cari Lettori, questo numero di Verdetà andrà in stampa con un numero ridotto di pagine a causa delle difficoltà che la grave emergenza sanitaria sta creando in tutto il Paese. Mentre scriviamo ancora non sappiamo con certezza i tempi di stampa e di spedizione. Le inchieste che avevamo programmato non sono realizzabili in questo momento ma abbiamo deciso di procedere ugualmente per mantenere un contatto ideale con i nostri associati e lettori. Certo, la pandemia ha colpito duramente gli anziani, i numeri dimostrano la tragedia di una generazione anche se non mancano, purtroppo, anche vittime tra i giovani. Quando tutto sarà finito potremo analizzare errori e punti di debolezza del nostro sistema sanitario. Tuttavia devo ricordare che siamo stati facili profeti quando a dicembre dello scorso anno in occasione dell’Assemblea annuale abbiamo messo sotto i riflettori il Sistema Sanitario Nazionale chiedendo al Ministro Speranza, nostro ospite, un rafforzamento della funzione universale e pubblica del nostro Sistema. In quella occasione abbiamo denunciato una disparità di trattamento da Regione a Regione, cosa che puntualmente si è verificata in occasione di queste settimane drammatiche mostrando la disparità di dotazione di apparecchiature mediche e dispositivi di protezione e comunque la debolezza di un sistema a macchia di leopardo. Tutto questo, purtroppo, dopo alcune settimane dalla nostra assemblea è diventato argomento di dibattito quotidiano sotto i colpi impietosi
dell’emergenza sanitaria. A farne le spese gli anziani ed in particolare quelli più bisognosi di assistenza, ricoverati nelle case di riposo. Lo stesso Patto annunciato dal Ministro Speranza dovrà essere profondamente ripensato ed adeguato alla drammaticità dell’epidemia. Quando questo numero vi arriverà spero che la situazione sarà migliorata ma le cicatrici segneranno per sempre il tessuto sociale del nostro Paese. Bisognerà ripartire con il contributo di tutti, così come oggi sono stati richiamati in servizio i medici pensionati, pagando anch’essi un alto prezzo in termini di contagio. Avrei voluto darvi appuntamento alla Festa nazionale che quest’anno aveva registrato il tutto esaurito a Licata (AG), ma siamo stati costretti ad annullarla con grande dispiacere. Vogliamo solo posticiparla al 2021 con l’augurio di poterci ritrovare e trascorre di nuovo momenti di serenità tutti insieme come in passato. Sicuramente le nostre abitudini però dovranno adeguarsi ad un mondo che non sarà più lo stesso. Certo ormai noi tutti eravamo abituati a vivere in una sorta di villaggio globale dove le distanze geografiche erano state annullate dai progressi della tecnologia, quella stessa tecnologia però che ha fatto viaggiare il virus in modo così veloce da cogliere tutti impreparati. Non sappiamo ancora come cambieranno le nostre abitudini ma dobbiamo esser certi che solo la forza e la solidarietà che ci ha sempre contraddistinto sarà il collante della società che uscirà dalla pandemia. Filippo
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ATTUALITÀ
COVID 19, IL MOSTRO SILENZIOSO LIVIA PANDOLFI
Silenzio. Potrebbe essere questa la parola che ricorderemo negli anni a venire quando penseremo alla tremenda Apocalisse che il mondo ha vissuto con la pandemia del terzo millennio: il Coronavirus. Conosciuto fra i sanitari con la sigla Covid 19, tanto da battezzare gli ammalati ‘pazienti Covid’, il Coronavirus è infatti stato silente, invisibile, subdolo e inesorabile.
25 mila, dovute al mostro senza volto. Silenziosi i funerali in esilio, perché è così che si sono svolti senza nemmeno le lacrime di figli, fratelli e nipoti. Silente, e pure senza volto, è stata l’epidemia più feroce della storia recente, perché appunto si è servita del silenzio, dell’isolamento, dell’assenza di contatto, del conforto finale. In una parola dell’umanità.
È stata silenziosa la terra, liberata con il lockdown in un sol colpo dall’inquinamento acustico, dalle vibrazioni eccessive, dal rumore dell’ormai caotica vita dell’uomo all’inseguimento della ricchezza e del progresso. Sono state silenziose le città, la cui quiete irreale è risultata interrotta solo dalle sirene delle ambulanze di corsa verso gli ospedali. Orrendamente mute e solitarie sono state le morti di migliaia di italiani, mentre scriviamo oltre
Anzi un volto lo ha avuto perché ha preso sembianze diverse a seconda del luogo in cui si è insinuata: è stata la faccia truce della morte in tutto in Nord, Lombardia in testa, con Bergamo e il Lodigiano a fare le Caporetto di una battaglia persa prima di cominciare quando, subdolo, il morbo ha iniziato, probabilmente già da gennaio, forse i primi di febbraio a circolare negli ospedali, nelle fabbriche, nelle aziende, nei bar, nelle case.
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In bergamasca il Covid 19 ha assunto le sembianze della fila interminabile dei camion dell’esercito carichi di bare da cremare altrove, causa il sold out del camposanto comunale. E’ diventato il viso segnato dalle mascherine di decine di medici e infermieri addormentati sulle scrivanie, piegati nei corridoi, abbattuti dalla fatica e dei turni massacranti nelle terapie intensive. E’ stata l’immagine di corpi proni attaccati ai respiratori e a grovigli di fili in lotta per la vita. E pure la protesta nei social di centinaia di cittadini senza tampone, con numeri di emergenza da chiamare e litanie di ‘stia a casa e prenda la tachipirina’ mentre il respiro si faceva affannoso e la febbre saliva. La resa senza onore della medicina di prossimità, disarmata e senza protezioni con i medici di base mandati al fronte a morire, letteralmente. Nel resto del Paese il Covid 19 è stato il volto dei balconi, delle canzoni e dei drappi colorati dai bambini con un esorcizzante ‘Andrà tutto bene’ subito diventato finto, inadeguato, persino inopportuno e stridente di fronte al pallottoliere della protezione civile che ogni sera contava 400, 500, 700, 1000 morti in più.
Morti. A cui ci siamo abituati mentre gli italiani impastavano pane e ciambelle, andavano a caccia di mascherine, si mettevano in fila ai supermercati e inveivano contro i runner a cui è stato vietato di evadere dai giganteschi domiciliari nazionali a cui 60 milioni di italiani sono stati, loro malgrado, condannati. Il Covid 19 è poi diventato rapidamente il viso segnato dei vecchietti soli nelle case di cura, le RSA, strutture potenzialmente difendibili se isolate per tempo, chiuse agli ospiti, protette dagli stessi addetti e sanitari rigidamente controllati e muniti di mascherine e protezioni personali. E invece no. Nulla di tutto questo è stato fatto, tanto che gli anziani più fragili, più indifesi, più soli, in preda a demenze e invalidità fisiche e psichiche sono stati dati in pasto al virus. Così, a mani nude, a volto scoperto, questa volta. Ai sanitari, infatti, in più parti è stato impedito di proteggersi per ‘non mettere paura’ o forse per sottostare a logiche quantomeno incoscienti se non difformi alla legge.
RSA E ANZIANI, CNA PENSIONATI: “SERVE UN PIANO SANITARIO EUROPEO” Andrea Palazzo Appelli, iniziative concrete e un allarme lanciato prima che divampasse la strage degli innocenti: l’incendio epidemico da Coronavirus che ha decimato le Residenze Sanitarie Assistenziali dove tantissimi anziani hanno perso la vita. Le sedi locali di CNA Pensionati si sono attivate in diverse regioni con donazioni di mascherine e presidi sanitari per contrastare il contagio. Tuttavia i decessi che si sono registrati hanno mostrato tutte le fragilità del sistema già denunciate da CNA Pensionati per voce del Segretario Filippo D’Andrea con la richiesta di un protocollo nazionale affinché “Questi luoghi siano presidiati da medici e operatori sanitari preparati. É necessario siano dotati di apparecchiature per controllare lo stato di salute degli ospiti come saturimetri ed ecografi portatili per controllare i polmoni”. Quali le ricette da mettere in campo adesso? “Nella Fase 2 – prosegue il Segretario Nazionale di CNA Pensionati - è indispensabile rafforzare la rete di protezione nelle RSA alzando gli argini dei controlli sia ai degenti che a tutti gli addetti sanitari e non. Per questo serve un piano di investimenti massiccio, a guida Europea”. A partire dalle prime settimane di riapertura, secondo l’Associazione, occorre predisporre nuove soluzioni considerando centrale la struttura demografica italiana e la fragilità degli anziani tutti nei confronti del Coronavirus. “Questa pandemia – conclude D’Andrea - è un giro di boa che l’ecosistema ci ha mostrato con tutta la sua potenza: anche se dovessimo superare questa epidemia e trovare un vaccino efficace in tempi brevi dobbiamo proteggerci ripensando totalmente alle nostre priorità di spesa e di investimento in sanità e Long Term Care”.
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MA DOVE ABBIAMO SBAGLIATO? LA PANDEMIA POTREBBE NASCERE DALL’ATTACCO AMBIENTALE Andrea Palazzo Il caso, la sfortuna, persino una punizione divina. Sono tante le cause che ricerchiamo disperatamente per spiegare, o sarebbe meglio dire spiegarci, le origini di pandemie come l’ultima in ordine di tempo: quella da Coronavirus. Lo facciamo per dare una giustificazione e non voler ammettere che la colpa è soprattutto nostra. La tesi è sostenuta dalle principali organizzazioni intergovernative e dai maggiori scienziati al mondo: la distruzione della biodiversità naturale ha provocato l'attuale pandemia e creerà le premesse per nuove emergenze virali a livello planetario. Dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) alle Nazioni Unite, fino al recente studio del WWF "Malattie trasmissibili e cambiamento climatico" si ricorda come le principali epidemie degli ultimi anni (Eboia, Sars, Mers, influenza aviaria e suina e appunto Covid-19) siano di origine animale. Le nostre colpe sono numerose: il dissesto degli habitat naturali e la deforestazione in primis. Anche la diffusione del Covid-19 nasce dalla riduzione delle barriere naturali che per secoli hanno creato un argine al contagio. Invadiamo foreste tropicali e paesaggi selvaggi, che ospitano tante specie di animali e piante, e all'interno di quelle creature virus sconosciuti. Uccidiamo gli animali o li mettiamo in gabbia e li mandiamo ai mercati. Distruggiamo gli ecosistemi e così liberiamo i virus dai loro ospiti naturali permettendo a questi potenziali ospiti virali possono arrivare a infettare gli esseri umani. Così abbiamo annullato le nostre difese naturali, così ci siamo drammaticamente esposti al Coronavirus.
A questo stanno pensando numerose inchieste aperte in tutta Italia e solo la magistratura dovrà fare chiarezza. Un copione andato in onda in tutta Europa e nel mondo occidentale, per la verità. Il mondo ricco, opulento, un mondo caduto sotto i colpi del virus. Dappertutto, anche dove non ha ucciso e speriamo non ucciderà più, il virus si è rapidamente impossessato della nostra vita promettendo un futuro niente affatto chiaro. Il lock down mondiale ha ucciso l’economia globale destinata a cadere
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peggio che nella crisi del ‘29. Il PIL italiano, stima il Fondo Monetario Internazionale scenderà in Italia del 9,1% nel 2020. Qualcuno ha calcolato che senza interventi di straordinaria portata europea le casse italiane saranno vuote appena dopo l’estate. E se sarà così la vita delle persone più fragili verrà ugualmente messa a rischio, magari non necessariamente dal virus stesso, che nel frattempo sarà forse battuto dal vaccino, ma dai gas tossici che avrà lasciato. Quelli che hanno ucciso per sempre il nostro modo di vivere che abbiamo conosciuto sino ad ora.
IL FATTO
NONNA LINA, A 102 ANNI PIÙ FORTE DEL CORONAVIRUS A.P. L’hanno chiamata Highlander - l'ultimo immortale, dal celebre film degli anni ’80 che narrava la storia di un uomo destinato a vivere all’infinito. E invece è la storia, vera di Italica Grondona, 102 anni, per amici e famigliari semplicemente Nonna Lina. Storia vera di Coronavirus, storia di speranza in mezzo a tanta disperazione. Nata nel 1918, passata attraverso due guerre mondiali e già sopravvissuta all’influenza spagnola, la signora Italica a causa del contagio da Coronavirus è stata costretta ad un ricovero a metà marzo presso l’Ospedale San Martino di Genova. Per vincere il Covid-19 però non si è resa necessaria nessuna particolare terapia, soltanto molta attenzione e le cure previste per le sindromi respiratorie. Così dopo tre settimane di degenza Nonna Lina è stata dichiarata ufficialmente guarita. Il segreto della sua longevità e resistenza? Probabilmente un codice genetico e una robustezza del sistema immunitario eccezionale. Il caso di Nonna Lina è salito così agli onori delle cronache per essere stata la prima paziente ultracentenaria a sconfiggere il Covid-19. Il suo caso è balzato all’attenzione della comunità medica internazionale e dei media di tutto il mondo con un servizio della CNN negli Stati Uniti. Anche sul web l’enciclopedia online Wikipedia le ha dedicato una voce come una delle più anziane pazienti a guarire dalla sindrome che ha colpito tutto il pianeta uccidendo, al momento, circa 100mila persone.
ulteriore è arrivata per Nonna Lina, da sempre grande appassionata di motociclismo, dalla telefonata del suo idolo Valentino Rossi: pochi minuti di scambio di battute dove il campione ha invitato la signora a vederlo correre nella prossima gara quando la situazione sarà tornata alla normalità. E la nonnina highlander, come è stata ribattezzata la signora, ha commentato così la sua guarigione: "Ho avuto vita travagliata, ho lavorato molto ma ho pensato anche a divertirmi, quando ho potuto mi sono sempre divertita. Come ce l'ho fatta a guarire? È stato il destino".
Oltre alla felicità per avercela fatta una gioia VERDETÁ n° 74 | 7
L'INTERVISTA
TREVISO, VIRUS FUORI DALLE RSA DELL'I.S.R.A.A. SALVI 800 ANZIANI Il Presidente Michielon: “La fase 2 è un'altra prova di fuoco pericolosissima. Servono subito un Piano nazionale, direttive e organizzazione”
LIVIA PANDOLFI Ringrazia anche la divina provvidenza che, secondo lui, ha contribuito a salvare la pelle agli ospiti delle case di riposo dell’I.S.R.A.A. di Treviso. La bella cifra di 800 vecchietti, nessun contagiato, un solo dipendente positivo, per altri motivi, ma già in quarantena dalle tre settimane precedenti. Quattro residenze e due deceduti per altre cause. Tutti in salvo dal Coronavirus. Il Presidente dell’Istituto per servizi di ricovero e assistenza per gli anziani di Treviso, Mauro Michielon, un uomo possente e dai modi gentili, non desidera fare l’eroe, ma il caso vuole che la sua struttura rappresenti una vera e propria mosca bianca nella lotta al Covid 19, per numero di ospiti e assoluta impermeabilità all’epidemia. La ricetta applicata della Regione Veneto nella lotta al Coronavirus ha infatti trovato casa anche qui. E anzi si è potenziata grazie al buon senso e alla capacità di decidere il da farsi senza tanti indugi che ha seguito una sola stella polare: la prudenza. Ora, però, la fase 2 diventa il nuovo fronte di battaglia, delicato, insidioso, impegnativo più che mai. Domanda. Presidente Michielon, sapere che qualcuno ha trovato il modo di difendere gli anziani più fragili dalla strage che questa epidemia ha rappresentato per loro fa bene al cuore. Come avete fatto? Risposta. La nostra parola d’ordine è stata, da 8 | VERDETÁ n° 74
subito, massima prudenza. Abbiamo chiuso alle visite dei parenti sin dal 24 gennaio, proprio nei giorni in cui scoppiava il caso Codogno nella bassa lodigiana. Avevamo capito che non c’era da scherzare ben prima del DPCM dell’8 marzo del Governo che ha disposto misure restrittive per tutti e la possibile chiusura delle RSA. D. E poi? R. Poi abbiamo seguito direttrici di grande attenzione. Per esempio. Misurazione della
Mauro Michielon
febbre degli anziani due volte al giorno e isolamento immediato alla prima alterazione in attesa di analisi e tampone. Abbiamo mandato a casa subito il personale a rischio sia quelli con alterazioni minime che i conviventi di sanitari in forze agli ospedali. E infatti una nostra dipendente si è ammalata proprio per questo motivo, ma era già a casa da tre settimane. D. Tamponi ne avete effettuati? R. Assolutamente sì, a tutti. O meglio abbiamo fatto test sierologici e poi anche il tampone. Il tampone, in particolare, è stato effettuato a tutti i 750 nostri addetti, medici, infermieri, personale delle pulizie. D. Ma i test sierologici non erano indisponibili e/o inaffidabili come si dice da settimane? R. Guardi noi li abbiamo avuti e usati. Anzi, abbiamo fatto un primo screening a tutti gli ospiti proprio con il test del sangue con il sistema della punturina al dito, poi, in caso di sospetto, il tampone. L’ultimo giro è stato effettuato il venerdì santo prima di Pasqua. D. Avete avuto supporto dalla Asl in questo senso? R. Si certo. C’è da dire che anche qui in Veneto abbiamo avuto all’inizio dell’epidemia problemi con i tamponi per la carenza di reagenti, ma siamo riusciti a sopperire, per fortuna. Oggi come regione siamo autosufficienti perché è stata acquistata una macchina apposita e li produciamo da soli. D. Una ricetta, quella Veneta, che ha salvato la vita agli anziani, a differenza di altre regioni italiane in cui sono state fatte scelte scellerate come mettere i pazienti Covid o post Covid - cioè in fase di ripresa dalla malattia - nelle RSA. Che ne pensa? R. Non voglio assolutamente fare l’eroe. Anzi posso dire che in siamo stati salvati anche dalla divina provvidenza che evidentemente ci ha aiutato. D. Non sia modesto… R. Come ho detto abbiamo seguito alla lettera una regola basilare: massima prudenza. Per cui appunto, niente parenti, isolamento degli ospiti con alterazioni, dipendenti a rischio a casa immediatamente, assolutamente niente volontari che pure erano preziosissimi nella cura
degli anziani. A questo proposito ringrazio molti nostri dipendenti che si sono prestati a tornare dopo i turni per dare da mangiare ai ricoverati particolarmente fragili che hanno bisogno di essere imboccati. Sono stati encomiabili. Poi, certo, ci vuole organizzazione. Abbiamo avuto riunioni fra i dirigenti delle 4 case di riposo 3 volte a settimana, estendendo le idee e le buone pratiche gli uni agli altri. D. Dopo il 4 maggio parte la fase 2. Come avete intenzione di organizzarvi? R. Questo è un problema importantissimo. Capisco che si parli di ripartire e di riprendere le attività. Ma per noi ora comincia una seconda sfida cruciale. Qui serve un Piano, una strategia anche nazionale che metta in condizioni le case di cura per anziani di non esporsi a un pericolo che continua a essere presente e molto forte. D. Voi cosa farete? R. Molte cose che già facciamo continueremo a farle: protezioni, mascherine, misurazione della febbre in ingresso del nostro personale, igienizzazione delle mani e della persona. Tutto questo dovrà essere esteso ai parenti che torneranno a trovare gli anziani. Non possiamo certo isolare gli ospiti per sempre, anzi sono loro stessi che ci chiedono di vedere di nuovo i propri cari. Tuttavia, ad esempio, saremo costretti a evitare baci e bracci e praticare il distanziamento. D. Crede che le associazioni come CNA Pensionati possano aiutare a fermare la strage degli anziani nelle case di riposo e a mettere in condizione questo Paese di evitare che si ripeta una tragedia simile? R. Guardi io credo sia necessario un Tavolo fra Governo, Regioni, parti sociali come CNA Pensionati che metta in piedi un piano dedicato al problema delle RSA e più in generale degli anziani, anche e soprattutto quelli fragili e non autosufficienti. Serve, da una parte, una riforma del sistema sanitario pubblico che rafforzi la medicina di prossimità territoriale e dall’altra un Piano per gestire l’invecchiamento progressivo della popolazione restituendo, fra l’altro, fiducia nelle RSA che in questo periodo sono state lasciate sole e sono apparse agli occhi di tutti luoghi non sicuri. VERDETÁ n° 74 | 9
FOCUS
DOMOTICA E SMART CITY: QUALE SARÀ IL FUTURO DEGLI OVER 65? Case sempre più sicure, intelligenti e a basso consumo
VITTORIO DI GUILMI
L’attuale emergenza sanitaria che da molte settimane ci costringe - responsabilmente - a casa, ha rivoluzionato anche il modo di intendere gli spazi domestici. Sono tante le aziende, pubbliche e private, che per ridurre gli spostamenti hanno attivato modalità di lavoro agile (o smart working, all’inglese), consentendo ai dipendenti di prestare servizio da casa. Anche la scuola, di ogni ordine e grado, si è immediatamente organizzata 10 | VERDETÁ n° 74
e la didattica adesso prosegue online, grazie alle video-lezioni che permettono anche l’interazione tra docenti e studenti. Ecco quindi che le nostre case per molti sono diventate, necessariamente, anche il luogo di lavoro oppure il posto dove seguire lezioni. Questa straordinaria condizione di forzato isolamento sociale ci offre lo spunto per alcune riflessioni sulla nostra vita tra le mura domestiche. Come possiamo migliorare la qualità
del tempo trascorso in casa? Quanto spendiamo di energia stando tutto questo tempo in casa? C’è qualcosa che potrebbe esserci particolarmente utile, che forse esiste già ma che non conosciamo? E quando torneremo alla normalità – speriamo al più presto – cosa possiamo fare per vivere al meglio la nostra casa, che resta comunque lo spazio dove passeremo sempre più tempo? Dal punto di vista dei consumi, si dimostrano sempre preziosi i pratici consigli come non lasciare accese le spie degli elettrodomestici, sceglierli ad efficienza energetica, installare pannelli solari e optare per luci a led. Ma c’è qualcosa che può migliorare la nostra vita, semplificandola, fin da subito e al di là del Coronavirus. La domotica. Come spesso accade, ci viene in soccorso la tecnologia. In gergo si chiama domotica ed è definita come l’applicazione dell’informatica e dell’elettronica alla gestione dell’abitazione. Il termine deriva dall’unione tra il sostantivo latino domus (casa) e robotica. Secondo gli studi, il concetto di domotica sembrerebbe già noto al 63% degli italiani. Più facile. La domotica semplifica la vita domestica, perché consente di gestire in maniera intelligente tutti gli impianti, nell’ottica della smart home e dalla smart city. Con una sorta di controllo da remoto, è possibile gestire gli impianti domestici in modo da utilizzare al meglio l’energia. Ad esempio, comodamente dal nostro smartphone, possiamo programmare l’accensione dei caloriferi e del condizionatore, alzare o abbassare le serrande, vedere che cosa c’è dentro il frigorifero, programmare e disattivare l’impianto di irrigazione anche da
lontano, controllare le luci, programmare attività in base all’agenda del giorno, inserire il sistema di sicurezza, controllare gli spazi interni mediante telecamere. Più sicurezza. Proprio la sicurezza è uno dei principali ambiti di applicazione della domotica e anche tra le principali motivazioni che spingono i clienti ad avvicinarsi a soluzioni di questo tipo. Le centraline antintrusione wireless (senza fili) sono tra le più avanzate, dialogano con i sistemi di sicurezza presenti in casa e sul perimetro esterno attraverso segnali radio, senza bisogno di cavi e quindi senza la necessità di realizzare opere murarie. Le nuove tecnologie possono migliorare anche la qualità della vita delle persone anziane, attraverso piccolissimi biosensori applicati sugli indumenti. Questi riescono a misurare i parametri biologici, forniscono informazioni sullo stile di vita, verificano la qualità del sonno e dell’aria, controllano la deambulazione in casa e rilevano persino le cadute accidentali. Più valore. Inoltre, gli impianti domotici aumentano il valore dell’abitazione sul mercato e contribuiscono a potenziarne il carattere ecologico. Non da ultimo, gli interventi effettuati in questa direzione possono beneficiare dell’ecobonus. I costi. Sì, va bene, ma quanto costa un impianto di domotica? Si stima che per un’abitazione di 70 mq con 4 vani, la spesa per un impianto intelligente abbia in media un costo pari a 5.000 euro. Un investimento che può essere sostenibile e che può sicuramente migliorare la qualità e la sicurezza della nostra vita in casa, con un risparmio in bolletta che non dispiace mai.
LAVORO AGILE Il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del lavoro, caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro. Si tratta di una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività. La definizione di smart working, contenuta nella legge n. 81/2017, pone l’accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l'accordo individuale e sull’utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come, ad esempio, pc portatili, tablet e smartphone). Ai lavoratori agili viene garantita la parità di trattamento - economico e normativo - rispetto ai colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. VERDETÁ n° 74 | 11
LA FINESTRA SUL CAVEAU
QUANDO LA FINANZA POSITIVA VINCE SULLA SPECULAZIONE CLAUDIO DI DONATO
Da oltre 20 anni la finanza internazionale scommette e investe su eventi catastrofici con buoni risultati. I cosiddetti cat bond (strumenti finanziari legati alle probabilità di catastrofi naturali) nel 2005 valevano 5 miliardi di dollari e l’anno scorso hanno superato i 25 miliardi. Ma a sdoganare definitivamente le obbligazioni catastrofe è stata la Banca Mondiale che tre 12 | VERDETÁ n° 74
anni fa collocò sui mercati i pandemic bond. Investitori europei e americani si misero in fila per acquistarli. I motivi erano che le obbligazioni garantivano un elevato rendimento, l’emittente era una sicurezza e soprattutto le probabilità di una pandemia erano meno che esigue. La Banca Mondiale raccolse 320 milioni di dollari più altri 120 milioni da strumenti derivati collegati per
alimentare il programma Pandemic Emergency Financing Facility (PEF) che vedeva coinvolta anche l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Finalità dell’obbligazione era accelerare il trasferimento di risorse ai paesi poveri vittime di epidemie mortali. Un esempio di finanza positiva, per rispondere a situazioni di emergenza sanitaria ai confini del mondo. Nel 2014 migliaia di persone morirono in diversi paesi dell’Africa occidentale colpiti dal virus Ebola. Ci vollero diversi mesi per raccogliere una somma di 100 milioni di dollari necessari alle spese di assistenza. Da quella esperienza la decisione di finanza creativa da parte della Banca Mondiale.
complicato. In caso di epidemia se vengono soddisfatte una serie di caratteristiche (paesi coinvolti, numero di morti, velocità di diffusione, durata) la Banca Mondiale si tiene i soldi e gli investitori restano così a mani vuote. O quasi. I possessori di obbligazioni di classe A (quella meno rischiosa) rinunciano al 16,67% del capitale investito, quelli di classe B perdono tutto.
I pandemic bond erano articolati in due categorie, ognuna associata a una serie di virus. Tra questi figurava il Coronavirus che, ironia della sorte, era inserito nella categoria meno rischiosa (il rendimento offerto era del 6,50%). La categoria più rischiosa comprendeva invece l’Ebola ma garantiva un tasso di interesse dell’11% l’anno. Il funzionamento dei pandemic bond è piuttosto
Al netto degli interessi pagati agli investitori, alla banca Mondiale restano quasi 200 milioni per l’emergenza Covid, una goccia nel mare dei 12 miliardi di dollari stanziati per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Ma ogni volta che la finanza positiva vince sulla speculazione è sempre una bella notizia.
Come verranno distribuiti i soldi raccolti dalla Banca Mondiale? Sarà compito del PEF assegnarli ai paesi più bisognosi sulla base delle indicazioni dell’IDA (Associazione Internazionale per lo sviluppo).
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CNA Pensionati
Tortano Napoletano
Le nostre ricette
Ricetta a cura di Silvana d’Alessio – Napoli
INGREDIENTI per la PASTA 1 kg di farina 1 cubetto di lievito di birra (25g) 750 ml di acqua tiepida (circa... verificare quanto basta) 30 g di sale pepe nero q.b. 250 gr di sugna (o in alternativa di margarina)
INGREDIENTI per il RIPIENO 250g di Salame Napoletano 250g di prosciutto cotto/mortadella) 250g di Cicoli o pancetta 250g di Provolone dolce/semipiccante/piccante 100g di pecorino romano grattuggiato 6 uova sode
Mandateci le Vostre ricette regionali con le foto del cuoco e della preparazione. Le pubblicheremo nei prossimi numeri. 14 | VERDETÁ n° 74
Preparazione Sciogliere il lievito in una scodellina con una tazzina di acqua calda. Disporre la farina in una insalatiera larga, fare un buco in mezzo, aggiungerci il sale, il pepe, il lievito sciolto, un pizzico di zucchero (facilita la lievitazione) iniziare ad impastare aggiungendo piano piano tutta l’acqua, fino a quando non è diventato un impasto grezzo e continuare a lavorarlo sul tavolo infarinato. Stenderlo, aggiungerci tutti gli ingredienti tagliati a tocchetti, il parmigiano e il pecorino romano, e arrotolare a forma di ciambella. In uno stampo/ruoto da forno in alluminio forma conica con cono al centro, spalmare sugna o margarina, disporre la ciambella preparata, spalmando ancora sugna o margarina. Coprire con un panno caldo e lasciare crescere dentro il forno spento per 6/8 ore. Cuocere in forno a 160°, sopra e sotto, ventilato, per circa 1 ora e trenta, verificare con un coltello la cottura desiderata.
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LA STORIA NELLA PENTOLA
NEL PIATTO C'È NAPOLI CAPITALE
PIETRO ROMANO
L’Italia dona ai suoi abitanti, e maggiormente ai visitatori ed estimatori, la più ricca, salutare e saporita cucina del mondo. Una cucina che ancora oggi dà il meglio nelle sue eccellenze territoriali, ben superiori di numero ai mille campanili. Non sempre le eccellenze attuali, però, corrispondono alle eccellenze della ricca storia gastronomica nazionale. Sulle rive del Mediterraneo, ad esempio, c’è una passata capitale che nei secoli, anzi nei millenni, ha sviluppato una cucina dalle molteplici 16 | VERDETÁ n° 74
sfaccettature: Napoli. Nel tempo la città ha evoluto una varietà multiforme di modi di mangiare fino a incrociarsi di recente con i dettami salutistici (pizza e pasta incluse, ma con misura) per tornare parzialmente in auge. Una cucina povera, allora quella napoletana? Tutt’altro. Magari impoverita. Tra il Cinquecento e l'inizio del Novecento, con una impennata tra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Italia unitaria, Napoli è stata culla di una delle cucine più ricche ed elaborate del tempo. In particolare
dalla rivoluzione francese, quando scapparono nella ricca Napoli anche numerosi cuochi di grandi famiglie transalpine, i monzù, dal francese monsieur, signore. A questa cucina, negli scorsi decenni, ha dedicato il suo tempo libero il marchese Franco Santasilia di Torpino, di antica casata partenopea ma nella vita manager internazionale. Dalla riscoperta filologica della cucina dei monzù di Santasilia sono nati anche pregevoli volumi di ricette e di storia della gastronomia, a cominciare dalla fondamentale La cucina aristocratica napoletana, pubblicata nel 1988, per arrivare pochi anni fa a una sorta di enciclopedia gastronomica napoletana in più volumi riccamente illustrata e rilegata per De Luca editore. Sfilano come su un tappeto rosso da festival cinematografico, al posto dei divi e delle dive, squisitezze elaboratissime il cui gusto rimane inalterato nel tempo. Dal ragù (sugo di pomodoro a base di carne cotto a fuoco lento) al sartù (monumentale timballo di riso ricco ed elaborato che veniva presentato agli ospiti a forma di Vesuvio con il ragù a scendere come la lava e veniva surtout, stava sopra di tutto). Dal gattò di patate (un gateau salato creato come piatto vegetale dal cuoco napoletano Vincenzo Corrado per l’ambasciatore francese presso la Santa Sede, cardinale de Bernis, rigoroso vegetariano) alla genovese (intingolo a base di carne e cipolle ramate, niente a che fare con Genova ma piuttosto con Ginevra, Geneve, nel cantone francofono della Svizzera).
Ricordare i piatti di questa cucina, barocca nella complessa preparazione e nella presentazione a tavola, armonica nei sapori, richiederebbe l’intero fascicolo della nostra rivista. Certamente la radice francese rimane, a principiare dai nomi. VERDETÁ n° 74 | 17
SPAZIO DONNA
LA BELLEZZA FEMMINILE MARIA ROSA BATTAN, Vicepresidente Nazionale CNA Pensionati
Tutte le volte che abbiamo sentito riferire la frase bellezza dell’asino (una bellezza facile e con poco merito) era per dare forma, rappresentare una particolare stagione della vita di una donna: l’adolescenza. Infatti la lucentezza che traspare da un giovane incarnato è irripetibile e nessuna delle costosissime e diversificate proposte commerciali cosmetiche la può minimamente eguagliare. E’ giusto però sperimentare ogni proposta se ci fa stare bene e ci rassicura, consapevoli comunque che qualificherà il singolo percorso di raggiungimento e mantenimento della bellezza. Altro diffusissimo pensiero riservato alle donne “le spose sono tutte belle” è sicuramente vero. Ho testimonianza di incredibili trasformazioni 18 | VERDETÁ n° 74
da parte di ragazze normali, anonime che, nel giorno tradizionalmente considerato unico (o quasi), diventano bellissime, non solo per la festosità dell’abito ma per l'aurea che traspirano. Aurea dovuta anche dal fatto che sempre tradizionalmente comincia con il valore universale della maternità. Negli anni leggi volute dalle donne hanno modificato in parte concetti tradizionali, di conseguenza comportamenti nuovi hanno dato inizio a nuovi percorsi culturali ma, rimane comunque inalterato il valore della maternità che rende la donna non solo soggetto unico e non trasferibile ma anche bellissima, esaltata e celebrata.
Una ginecologa studiosa esperta di psicologia femminile e interprete delle varie fasi della vita della donna, ama definire il profumo di donna il periodo della vita entro il quale l’uomo sente il profumo della donna fertile identificandolo anche con il concetto di attrazione / bellezza, profumo che secondo la sua interpretazione, svanisce con l’infertilità. Cosa ci viene da pensare? Che le donne over sono tutte non belle perché non fertili? Assolutamente no! Per nostra fortuna si è lavorato e si sta lavorando molto per scalfire questo modo di pensare e in proposito si sono fatti grandi passi a salvaguardare dal concetto promulgato di bellezza. Credo che essere bella ad ogni età sia non solo una condizione individuale di benessere psico/fisico ma una condivisione, un approccio educativo continuo nel chiederci sempre cosa fare per stare bene con noi stessi, con le persone vicine. Cosa fare per realizzare tutto quello in cui crediamo, quali sono gli strumenti che abbiamo
a disposizione, quali aspettative, quali sono i coinvolgimenti che ci riguardano. In questi giorni stiamo tutti vivendo ore molto difficili che preannunciano grandi modifiche culturali e sociali. Ci svegliamo al mattino consapevoli di dover affrontare una giornata non mediabile a causa di eventi che possono coinvolgere nostro malgrado. Questo però non deve assolutamente intaccare la nostra certezza di bellezza. Niente comunque intaccherà il fatto che una adolescente ha avuto e avrà la bellezza dell’asino, che una sposa sarà sempre bella e che il profumo di donna sarà sempre e comunque dalla nascita patrimonio femminile e mai la abbandonerà. Nascere donna è una condizione per la quale dobbiamo sentirci sempre belle, sempre desiderate e, scusate se mi esalto, sempre eterne. Siamo noi che diamo occhi, voce e cuore al futuro. La nostra bellezza è la luce che sempre, da sempre e per sempre illuminerà il nostro sguardo. A qualsiasi età.
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IL RACCONTO
IL MANDORLO ALBA DAL FORNO Di questa casa abbandonata dove avevano portato via tutto, restava solo un mandorlo. Fiorito a metà febbraio per consolare pietre che avevano visto e ascoltato. Lì abitavano l’Assunta e Giuseppe e i loro figli Battista, Umberto, la Lucia e la Sina. Albero e pietre avevano visto nascere uomini e animali e avevano ascoltato tutte le loro storie. La storia dell’Assunta che suo padre non voleva lasciare a Giuseppe perché non aveva una casa e diceva che mai l’avrebbe avuta perché prestava braccia e chi presta braccia non ha campi e non può avere case. La storia di Giuseppe bracciante che aveva un mandorlo là dove la collina fa una piega dolce, un mandorlo e un pezzo di terra talmente piccolo che al massimo poteva dar da mangiare a una pecora. Quello era il suo avere e il suo avere era per lui grande perché pensava “cosa ci può essere di più bello di un mandorlo quando fiorisce e cosa di più grande del miracolo di un fiore che si fa frutto”. Del suo bene sentiva il mandorlo e Giuseppe sentiva di lui. Anche nel crescere, il bene non mutò e non mutò neanche quando Giuseppe conobbe l’Assunta e se ne innamorò Se ne innamorò e per pegno, quasi fosse anello, un giorno la portò dal mandorlo. Era inverno pieno ma un inverno senza neve e il mandorlo regalava rami nudi a un cielo blu cobalto. Giuseppe toccò il tronco, l’Assunta imitò il gesto. Il tronco non era freddo e lì Giuseppe decise che avrebbe tirato su una casa. Per lui e per l’Assunta. Pietra dopo pietra, calcolando bene la distanza dal mandorlo perché non fosse troppa né troppo poca. 20 | VERDETÁ n° 74
Da nessun altra parte avrebbe alzato un muro dove non potesse esserci l’ombra del suo mandorlo. E Giuseppe lavorò e lavorò e non fu vero che chi regala braccia non ha casa. Lui riuscì e vi portò l’Assunta e anche il padre di lei affinché vedesse che era possibile perché se è possibile che tutti gli anni dei rami nudi si vestano di fiori, allora tutto è possibile. Nacquero figli e passarono stagioni. Invecchiarono Giuseppe e l’Assunta ma non invecchiò come loro il mandorlo. Semplicemente allungava rami, irrobustiva il tronco e fioriva e quando fioriva, fioriva anche la casa e Giuseppe e l’Assunta là sotto tornavano giovani. Poi Giuseppe e l’Assunta tornarono alla terra e la casa si svuotò per quei figli che non volevano saperne di un tocco di terra piantato là dove la collina fa una piega dolce. Era febbraio e il freddo stringeva le pietre. All’improvviso si alzò un vento forte e all’improvviso il mandorlo si chinò fino alle pietre. Voleva fiorire prima di andarsene. Per far ancora una volta contenti Giuseppe e l’Assunta. Non fiorì ma non lo seppe mai perché confuse la neve col suo bianco.
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SALUTE
Psicologia
RICOSTRUIRE LA FIDUCIA DOPO L’EMERGENZA
CHIARA VOLPICELLI, Psicologa
Da decenni ormai la comunità medica ha accertato una verità per niente intuitiva: avere contatti quotidiani con altre persone non favorisce soltanto il benessere psicologico, ma ha anche degli effetti reali, concreti sulla nostra salute fisica. Le ricerche dimostrano, ad esempio, come le persone colpite da tumore che godono del conforto di parenti e amici o che partecipano a gruppi di sostegno, hanno reazioni immunitarie più efficaci e vivono più a lungo rispetto ai pazienti privi di tali aiuti. I benefici dell’interazione sociale sembrano dovuti alla soddisfazione di un nostro bisogno fondamentale, che è quello 22 | VERDETÁ n° 74
di appartenenza, di affetto e, in maniera più profonda, il bisogno di esistere per l’altro. Il paradosso della vicinanza. Che fare, tuttavia, quando una malattia contagiosa quale è il nuovo coronavirus rischia di trasformare la socialità in una componente dannosa? Evitare ogni possibile contatto si è rivelato l’unico farmaco a noi noto per prevenire il contagio e salvaguardare anzitutto i soggetti più a rischio, come le persone anziane o immunodepresse. Eppure il bisogno di socialità, così connaturato in noi, non si è placato ed è forse stato questo il motivo principale che ha reso così
difficile rispettare l’imperativo di «restare a casa». Di fatto, le misure per contrastare il virus ci hanno posto di fronte ad un paradosso: le persone a noi care, per starci (metaforicamente) vicine, hanno dovuto starci (letteralmente) lontane. Se abbiamo compreso e sopportato questo paradosso è perché siamo riusciti ad andare, in qualche modo, contro la nostra stessa natura, che ci induce a sentire l’affetto e il sostegno dell’altro solo quando c’è prossimità fisica. Abbiamo in altre parole dovuto imparare a percepire l’intimità indipendentemente dall’interazione. È stata l’ennesima battaglia dell’inconscio contro la consapevolezza: il primo che ci implorava di soddisfare il nostro bisogno di appartenenza e affetto e, l’altra – sostenuta dagli appelli dei medici e delle istituzioni – che ci suggeriva di evitare i contatti. Alla fine, chi è riuscito ad affrontare con sufficiente serenità questo conflitto lo ha fatto perché è stato in grado di distinguere il momento dell’interazione dal suo significato fondamentale, ovvero dimostrarsi reciprocamente affetto: l’interazione non è infatti fine a se stessa, ma serve a dire “tu per me esisti e hai valore nella mia vita, per questo ti dedico le mie attenzioni”. Divenuta nociva l’interazione, questo medesimo messaggio ha dovuto trovare espressione in maniera diametralmente opposta, mediante l’assenza di interazione: ti sto lontano perché (ti voglio comunicare che) ti voglio bene. L’imporsi della diffidenza. Questo cambio di prospettiva, nel concreto, ci ha obbligato all’isolamento in casa, ma non solo. Ha infatti anche modificato il nostro modo di interagire con le persone con le quali era inevitabile venire in contatto. È cambiata anzitutto la prossemica, che l’antropologo Edward T. Hall ci ha insegnato essere un vero e proprio linguaggio: quanto più vicini ci posizioniamo alla persona con la quale interagiamo, tanto più le stiamo comunicando di sentirci intimamente legati a lei. Con la norma che ci ha imposto di stare ad un metro gli uni dagli altri, abbiamo dovuto mantenerci alla distanza che di solito si adotta con i conoscenti. Di colpo sono diventati tutti conoscenti ed è sparita la zona d’interazione amicale e intima. Ancor peggio, ad essere cambiata è la fiducia
che in condizioni normali riponiamo nel prossimo. L’esigenza di proteggerci ci ha indotto, consapevolmente o meno, a diffidare delle persone che incontravamo e ad esaminare con sospetto ogni piccolo segnale che potesse essere ricondotto all’influenza. “Hai sintomi?” ha sostituito il canonico “Come stai?”. Sapere se davanti a noi ci fosse un corpo sano oppure malato era diventato più importante che sapere con quale persona ci stessimo relazionando. Fidarsi è bene. Verosimilmente, anche se ora l’emergenza si sta (forse) ridimensionando, non assisteremo ad un cambio immediato nelle relazioni. Per un po’ continueremo a chiederci se il pericolo sia passato e se le persone intorno a noi siano state responsabili e attente al rispetto delle norme. Da tutto questo, però, possiamo anche imparare qualcosa sul ruolo che ha la fiducia per il nostro benessere psichico. Fidarsi – soprattutto fidarsi degli altri – ci permette di svolgere molte delle nostre azioni e relazioni quotidiane con un senso di piena sicurezza, senza cioè dover occupare la nostra mente col pensiero che tali azioni o relazioni possano essere dannose. Solo facendo affidamento su questo tipo di certezze noi possiamo permetterci di non stare sempre all’erta e di investire le nostre energie psichiche in altri compiti, più gratificanti. In questo modo, ricostruendo la fiducia, potremo tornare ad avvicinarci – letteralmente e metaforicamente – agli altri e godere nuovamente dei benefici che l’interazione sociale ha sulla nostra salute fisica.
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SALUTE Geriatria
L’IPERGLICEMIA E LA VISTA TUTTI I PERICOLI DA EVITARE DOMINGA SALERNO, Geriatra
Una buona visione ha come base occhi sani. Ciò impone, per esempio, cornea e cristallino sani ed una normale pressione oculare. Un altro elemento fondamentale è rappresentato dall’assenza di alterazioni dei vasi arteriosi e venosi che irrorano gli occhi.
Le patologie della retina come la retinopatia diabetica e l’edema maculare sono una conseguenza dell’iperglicemia. Queste malattie danneggiano i piccoli vasi sanguigni e si ritiene che i fattori di rischio principali siano una concentrazione cronicamente troppo alta di glucosio nel sangue, detta iperglicemia ed un insufficiente controllo del diabete con ampie oscillazioni della glicemia.
Con l’avanzare dell’età aumenta il rischio di modificazioni dell’organo della vista che possono compromettere la corretta visione, per esempio la cataratta oppure la degenerazione senile della macula.
Altre patologie sistemiche possono concorrere attivamente alla comparsa di danni alla vista, si pensi all’ipertensione arteriosa, all’ipercolesterolemia o al rialzo dei trigliceridi nel sangue.
Anche malattie croniche come il diabete possono danneggiare l’occhio e quindi la capacità visiva.
Anche il fumo rappresenta un fattore che potenzia negativamente i danni alla vista provocati dal diabete.
L’occhio umano consente una delle importanti percezioni sensoriali: la vista.
più
Questa patologia può riguardare sia persone giovani affette da diabete mellito di tipo 1, sia persone anziane colpite da diabete mellito di tipo 2 che ha insorgenza più tardiva. 24 | VERDETÁ n° 74
Durante le fasi iniziali la retinopatia diabetica solitamente non provoca segni di allarme.
Il paziente, quindi, può non rendersi conto della malattia fino agli stadi più avanzati, poiché i cambiamenti nella visione potrebbero essere evidenti solamente quando la retina è severamente danneggiata. I sintomi principali possono essere rappresentati da un abbassamento lento e graduale della visione sia da lontano che da vicino, distorsione delle immagini, offuscamento della vista, comparsa di piccoli corpi mobili tipo puntini neri, macchie scure o striature che fluttuano nel campo visivo, riduzione della visione notturna, aree vuote o scure nel campo visivo, difficoltà nella percezione dei colori.
Più tardi viene scoperta l’iperglicemia, tanto maggiore è il rischio che si formino danni vascolari. Per questo è molto importante che la retinopatia diabetica venga identificata in una fase precoce e, se necessario, sia stabilito un protocollo terapeutico appropriato. L’attento monitoraggio che viene erogato già in ambito territoriale grazie al Sistema Sanitario, mira a ridurre i rischi di complicanze nelle persone con diabete. Per questo motivo si consiglia alle persone affette da iperglicemia di sottoporsi a una visita oculistica, indipendentemente dalla presenza o meno di disturbi, seguendo le indicazioni dei Medici di Famiglia. Per ridurre i rischi di danni alla vista dovuti alle malattie oculari di origine diabetica è fondamentale raggiungere un controllo ottimale della glicemia, una pressione arteriosa normalizzata e valori nei limiti dei grassi nel sangue. Indubbiamente è molto utile uno stile di vita sano, caratterizzato da un’alimentazione equilibrata e dalla pratica di attività fisica regolare, se possibile all’aperto.
Le persone interessate pertanto non riescono più, per esempio, a riconoscere i volti o a leggere. La perdita improvvisa della vista in un occhio deve portare immediatamente il soggetto a recarsi presso le strutture dell’urgenza, in quanto possibile spia di una emorragia o per occlusione di un vaso. VERDETÁ n° 74 | 25
SALUTE
Dietologia
ALIMENTAZIONE E SISTEMA IMMUNITARIO LUCA LOTITO, Biologo Nutrizionista
In questo particolare momento storico risulta quanto mai attuale l’interesse per una alimentazione che possa in qualche modo proteggerci dalle infezioni. Questo è compito del nostro sistema immunitario, il quale sarà tanto più forte quanto più lo trattiamo bene, come qualsiasi altro sistema del nostro corpo. Lo stress, l’ambiente, l’alimentazione possono indebolirlo e farlo essere meno pronto a difenderci da virus, batteri, protozoi e da qualsiasi attacco possa minare la nostra salute. Il sistema immunitario è fortemente condizionato dalla alimentazione che, se ben equilibrata, può renderlo più forte ed efficiente. Inoltre, le infezioni posso dipendere in qualche 26 | VERDETÁ n° 74
modo da un microbiota disbiotico. Esso, rappresentato da batteri, protozoi e virus, partecipa alla difesa dalle infezioni batteriche e virali, grazie alla presenza di battericine, molecole ad attività antibatterica e antivirale e contribuisce alla modulazione dello stesso sistema immunitario. La nostra alimentazione da un lato migliora il sistema immunitario dall’altro deve prendersi cura del nostro microbiota, responsabile di un buono stato di salute. La nostra salute parte da una buona igiene degli alimenti seguendo piccole regole pratiche. La prima è quella di avere una cucina sempre ben
pulita e disinfettata. La seconda di lavarsi le mani ogni volta che si manipolano gli alimenti e soprattutto prima di mettersi a tavola. La terza di lavare bene tutti gli alimenti che si consumano crudi quali frutta e verdura. Arrivando poi a cosa mangiare per supportare al meglio le nostre difese immunitarie è importante ricordare di non tralasciare alcuni alimenti che contengono antiossidanti che hanno funzioni protettive e antinfiammatorie. Non dobbiamo quindi farci mancare le verdure crude che contengono sali minerali, vitamine, polifenoli e altre sostanze utili al nostro benessere. Anche la frutta ci offre numerosi aiuti quali vitamina C e polifenoli. Alle nostre insalate è bene aggiungere frutta a guscio come 2 o 3 noci o un pugno di mandorle e olio extravergine di oliva (2 cucchiai) per assicurarci la giusta quantità di acidi grassi essenziali fonte di vitamina E e antiossidanti. Non dimentichiamoci di consumare almeno tre porzioni di pesce a settimana per consentire il giusto apporto di vitamina D, vitamina A, EPA e DHA (acidi grassi polinsaturi) che risultano avere una forte funzione antinfiammatoria. Anche gli alimenti fermentati quali kefir e yogurt bianco senza zucchero apportano quantità di fermenti lattici vivi che afforzano il microbiota, rendendo più efficace il sistema immunitario. Utile è l’assunzione di formaggi stagionati per di più naturalmente privi di lattosio e quindi assumibili
anche da parte di individui intolleranti, ricchi di antiossidanti, zinco, selenio, vitamine. Inoltre sono tutti alimenti. Allora perché non consumare un buon pezzo di pecorino associato ad un po’ di miele che ha anche una attività antibatterica e antisettica!? (naturalmente essendo il miele molto ricco di zuccheri non se ne deve abusare). Un altro micronutriente che gioca un ruolo importante per il nostro sistema immunitario è la vitamina D che ritroviamo nel latte e nei suoi derivati, nelle uova, nel pesce. Inoltre per attivare la vitamina D è necessario esporci al sole in tutte le stagioni. Infine, non dimentichiamoci di assumere la giusta quantità di acqua durante la giornata. Possiamo anche aggiungere qualche tazza di the, specialmente verde, ricco di polifenoli oppure delle spremute di frutta fresca sempre bevute subito dopo la spremitura ricche di vitamine o un buon succo senza zuccheri aggiunti di mirtilli e melograno contenente polifenoli. Concludendo, quindi iniziamo la giornata con uno yogurt, consumiamo un po’ di frutta a metà giornata, pranziamo con un bel piatto di pasta al pomodoro e formaggio grattugiato e per secondo una buona insalatona con qualche noce e un po’ di fagioli, proseguiamo con una merenda a base di una buona spremuta di frutta e concludiamo la giornata con una cena a base di pesce e un buon minestrone condito con olio di oliva extravergine.
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SALUTE
Erboristeria
LE VIRTÙ DELLA RUCOLA UMILE MA PREZIOSA GENNARO SPORTIELLO, Fitopreparatore
Il sole allo zenit rendeva l’aria arroventata, ma noi bambini stavamo giocando sfidando la calura. Tiravamo dei tappi di bottiglia contro un muro. Il movimento della mano era una schicchera, in romanesco un veloce gesto del dito indice o del medio che facendo leva sul pollice dà un colpo a un oggetto, in questo caso il tappo. Vinceva la gara chi, dopo aver fatto rimbalzare il proiettile sulla parete, riusciva a farlo fermare il più lontano possibile dal muro stesso. Quella volta la corsa del mio bolide si era infranta miseramente contro una buffa piantina. Ne strappai una foglia più incuriosito che arrabbiato. Nella mia 28 | VERDETÁ n° 74
mente infantile decisi che era una specie di erbalucertola. Senz’altro l’avevo mangiata con altra verdura, ma in quel momento mi parve del tutto nuova. Più tardi tornai davanti a quella pianta che viveva tra il muro e l’asfalto per poterla guardare con calma. Aveva un gambo peloso, con strane foglie dentate e fiorellini bianchi dall’odore penetrante. Allora la mia ricerca non andò oltre. In seguito scoprii che si chiama rucola o ruchetta (da noi rughetta). Che è un’erba sia selvatica che coltivata, da mangiare con l’insalata per lo più a crudo. Appartiene alla famiglia delle Crucifere
e può arrivare a circa 50 centimetri di altezza. É facile trovarla in tutto il bacino del Mediterraneo, dal mare agli 800-1000 metri. Ama crescere vicino ai muri, alle macerie, nei prati incolti, negli orti abbandonati, anche se si adatta bene a ogni tipo di suolo, meglio se calcare, arido e brullo. La varietà e la qualità del terreno influiscono sul gusto della rucola. Più la terra è asciutta e secca e più il sapore è intenso. Durante la bella stagione, in primavera e in estate, si schiudono dei fiori biancastri che a volte hanno riflessi gialli o rosa. Per quanto riguarda la raccolta delle foglie non c’è un vero e proprio "momento balsamico", quando la pianta contiene la più alta concentrazione di principi attivi, ma possono essere colte quando più ci fa comodo. Virtù afrodisiache Conosciuta da sempre è stata oggetto di studio fin dai tempi di greci e romani. Nel primo secolo Plinio, detto “il Naturalista”, considerava la ruchetta un’erba afrodisiaca, in grado di risvegliare e stimolare la passione amorosa. Probabilmente fu a causa di questa fama che in genere i monasteri non includono questa semplice erba tra quelle coltivate nei loro orti. La badessa Santa Ildegarda, grande esperta di medicina, nel Medioevo esortava le monache a preferire insalata e lattuga perché la rucola rendeva schiavi dei sensi.
Nel passato si usava per contrastare lo scorbuto, malanno dovuto a mancanza di acido ascorbico (vitamina C) indispensabile per denti e ossa. Per uso esterno può essere utile in caso di emergenza per medicare piccole ferite. Naturalmente se si può disporre di disinfettante non è il caso di fare esperimenti. Mescolando la rucola alla bardana e alle radici di ortica si ottiene una pasta adatta a strofinare i capelli in caso di seborrea. Se ci sentiamo stressati e irritati si può bere sotto forma di tisana insieme a menta e santoreggia per avere un piacevole effetto rilassante. Se qualcuno volesse cimentarsi nella raccolta di questa o di altre erbe selvatiche sono necessari alcuni accorgimenti. Si deve valutare bene il luogo dove cogliere le piante. Evitare la vicinanza di fonti d’inquinamento come fabbriche, officine, strade, fogne, campi coltivati per la presenza di pesticidi. Scegliere l’erba giusta. A volte una somigliante può essere velenosa. Raccoglierla quando è maggiore la presenza di principi attivi. I fiori si prendono poco prima della fioritura, le foglie durante la crescita, le radici in autunno. Ultima raccomandazione: informarsi sulle leggi che regolano la raccolta. Alcune specie non possono essere colte, altre solo in minima parte. Ora però, basta con i discorsi. É il momento di mettersi all’opera.
Proprietà curative Foglie e radici sono le parti maggiormente impiegate per combattere malanni e disturbi. Le doti di pianta afrodisiaca sono state confermate da eminenti uomini di scienza come Jean Valnet, medico e erborista francese del secolo scorso. Le foglie favoriscono sia l’appetito che la digestione. Sono un toccasana per il fegato e facilitano la diuresi. Hanno un’azione carminativa, cioè contribuiscono a ridurre i gas intestinali. Già la medicina popolare affermava che il succo fresco di rucola è ottimo come espettorante perché favorisce l’espulsione del catarro dai bronchi e dalla trachea. Anche questa intuizione è stata ribadita dalla scienza moderna. Nella ruchetta sono contenuti minerali come potassio, fosforo, ferro, calcio oltre alla vitamina C. VERDETÁ n° 74 | 29
LETTERE AL DIRETTORE
G
entile Direttore, purtroppo questa brutta situazione del Coronavirus ci ha riguardato in modo particolare. Nella mia regione sono morte molte persone anche se per fortuna la situazione sta migliorando di settimana in settimana. Ci diranno sicuramente cosa fare nel futuro ma ho un dubbio sull’uso dei guanti. Non ho ancora capito se è meglio metterli o no. Lei che ne dice? Mario Barbieri da Carpi (MO) ----------------------------------------Caro Mario, io non sono un epidemiologo o un esperto. Tuttavia, seguendo le indicazioni delle autorità e dei medici mi sento di consigliarle di usare i guanti solo se poi ci si lava comunque le mani. Quando si tolgono i guanti, infatti, se non esperti, si rischia di toccare parti sporche. E’ buona norma, inoltre, non toccarsi il viso o la mascherina quando si è in giro, proprio per evitare contaminazioni. Infine nei supermercati o nei negozi di alimentari tutti devono essere dotati di protezioni per le mani, ma sono gli stessi esercenti a distribuirla all’ingresso. Mi raccomando stiamo attenti, il virus continuerà a circolare ancora per molto e quindi soprattutto le persone più a rischio come gli anziani debbono proteggersi correttamente con il distanziamento sociale e corrette norme igieniche. Filippo
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E
gregio Direttore, Dopo mesi di quarantena si prospetta una situazione di sempre maggiore riapertura, ma non per noi anziani a quanto sembra. E’ consigliato, infatti, rimanere a casa. Ma per quanto tempo? Sinceramente soprattutto per le persone sole la prospettiva è molto pesante. Rosa Galeazzi, Ancona ----------------------------------------Gentile Rosa, capisco che per le persone sole che hanno superato una certa età l’isolamento e il distanziamento sociale sono imposizioni davvero dure. Ma al momento ci sono poche altre soluzioni, almeno fino a quando sarà disponibile un vaccino. Il rischio in alcune regioni del Nord, come Lombardia, Veneto, Piemonte e Emilia Romagna resta sostenuto. Vedremo cosa succederà nelle prossime settimane, magari sarà possibile spostarsi nelle seconde case oppure si potrebbe pensare a entrate scaglionate nei parchi, riservate proprio agli anziani e a certi orari. Per chi però è afflitto anche da altre patologie il consiglio, purtroppo, resta quello di rimanere a casa.
LETTERE AL DIRETTORE
G
entile Direttore, Io e mia moglie viviamo in Sicilia e per fortuna il Coronavirus ci ha toccato solo parzialmente. Siamo dovuti stare al chiuso, certo, ma abbiamo una casa con il giardino e abitiamo vicino al mare. Ma poi soprattutto non abbiamo avuto familiari e amici uccisi dal virus. Ci mancano molto però i nostri nipotini che vivono in città con i nostri figli i quali hanno continuato a lavorare con lo smart working. Pensavamo di farli venire qui da noi con l’arrivo del caldo. Cosa ci consiglia? Giuseppe Giordano, Palermo ----------------------------------------Caro Giuseppe, I nonni sono stati molti colpiti da tutta la vicenda del Covid19 proprio perché sono stati privati della tenerezza
e dell’affetto dal vivo dei propri nipotini. Purtroppo anche in questo caso è stato necessario. E’ vero che la vostra regione, insieme a tutto il Centro-Sud, è stata un po’ meno interessata dalla pandemia rispetto al Nord del Paese. E’ il caso comunque di seguire le indicazione delle autorità. Ed è una questione di rischio. Se in Sicilia e a Palermo nelle prossime settimane i contagi risulteranno azzerati e se i vostri nipotini sono stati solo in contatto solo con i genitori rimasti a casa dal lavoro, allora forse il rischio è piuttosto basso. Molto diversa è la situazione nelle regioni del Nord dove il virus circola ancora. Soprattutto se i piccoli sono insieme a familiari che escono regolarmente per lavorare purtroppo i nonni debbono portare pazienza e continuare a restare in contatto con loro solo in chat o in videochiamata.
LA SILHOUETTE: Alla numero 2. Le altre si escludono per i seguenti particolari: 1 capelli nuca, 3 suola scarpa sinistra, 4 parte posteriore camice, 5 legaccio scarpa sinistra. ■ P A V E S E ■ G O L
S I ■ A L E ■ R A S O
R A L L E N T A R E ■
■ N I C O T I N A ■ E
R O M A N I N A ■ P V
■ L I M O N I ■ C R A
L A T O R E ■ A R E S
I ■ A N A L I T I C I
A C R I ■ L E R C I O
L A S C I A R E ■ S N
A L I A S ■ I O N I E
E ■ P I E V E ■ F E Z
S P A S S O ■ B U D A
I ■ S P A C C A R E ■
T O T ■ M A R S I N A
O ■ I N I B I T A ■ D
■ ■ C E N O N I ■ C E
S O C I A L E ■ D E L
U M I L T A ■ S I T A
P I O ■ O R A T O R I
E N ■ T R I N I D A D
R O S S I ■ D E I ■ E
75 LA SEQUENZA: L’ordine in cui sono state scattate le foto è il seguente: 1, 4, 2, 3. La vignetta completa è infatti la numero 3. Nella 2 manca il profilo destro della cornice, nella 4 manca anche la macchia sulla pancia del cane, nella 1 manca in più una cocca del bavaglio del cane. R M O S C A S T I R A T A
A I S P A C C O N I V E N
M E T I C C I M O D E N A
I I R E C A T O D E L I A
N S A L I N I P O L L A I
G A R B A T A O R L I E D
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C A P R O N I F U R O R E
E M A G R A L I S C I A S
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E L E P R E C O P P I A T
M A N R I C O A R E Z Z O
I N T E S A S T I R I A R
R C O D A R D O A D A M O
A I R A T I I L M U L I T
G A E T A N O L O T I N T
SOLUZIONE DEI GIOCHI DI 73PAG. 33
E S I O D O R O M A N I A
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VERDETÁ n° 74 | 31 - T aperte - M Po = Chi è saggio vede la mala parata per tempo.
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IL LIBRO DEL MESE
SALUTE CIRCOLARE LIVIA PANDOLFI Un piccolo saggio accattivante, snello e veloce che apre, in tempi non sospetti, una nuova visione sulla salute. L’autrice è Ilaria Capua, virologa ormai famosa in tempi di Coronavirus, che schiude una nuova prospettiva quasi profetica su come dovremo affrontate un tema in tutti i sensi vitale per l’uomo. Prima che il mondo fosse letteralmente squarciato dalla pandemia Covid19 la scienziata aveva infatti intuito, e messo nero su bianco, la necessità di cambiare paradigma sulla salute, non considerala più un affare solo della specie umana a cui è tutto consentito, compreso sfruttare natura e animali per motivi di profitto. Il libro è una piccola cavalcata nella storia della medicina e della salute, dalla peste nera alla creazione dei lazzaretti-alla scoperta del ruolo della trasversalità e della circolarità delle grandi conquiste della salute di cui oggi godiamo. I protagonisti di questo libro sono quei visionari, coraggiosi, determinati o solo fortunati che in epoche diverse hanno scoperto, per caso o per intuito, universi così vasti da andare ben oltre i confini dell'immaginazione. Si pensi a Pasteur o a Fleming, solo per fare due nomi. Dalle loro storie emerge con chiarezza come la conoscenza e lo studio dei meccanismi che generano salute si espande grazie alla potenza del pensiero laterale. È l'interdisciplinarietà che ha consentito di aprire campi immensi da esplorare e approfondire, andando con il tempo a costruire pilastri della salute. La trasformazione digitale oggi ci impone di ripensare alcuni percorsi nuovi e rivoluzionari per arrivare a un maggior equilibrio con gli animali, con le piante con l'ambiente che ci accoglie nel suo complesso.
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La Capua ignara che il mondo sarebbe stato chiamato ad una epidemia come quella in corso, fa riferimento a come abbiamo scelleratamente usato gli animali. Animali spesso diventati veicolo di batteri resistenti agli antibiotici in grado di contaminare indirettamente colture con fertilizzanti derivati magari dal loro sterco e quindi infettando le tavole degli uomini. Alterare la biodiversità, secondo la Capua, e sterminare intere specie significa impedire l’avanzata della medicina e la conquista della salute: spesso le cure di alcune malattie sono state trovate proprio con l’uso di alcune piante (gli esempi sono innumerevoli, ma anche la scoperta degli antibiotici è dovuta al proliferare di una muffa). Oggi abbiamo una grande occasione nell’era digitale: quella dei Big data e delle intelligenze artificiali in grado di mettere in collegamento miliardi di informazioni utili alla scienza e aprire nuove frontiere. La sfida è quella di riconoscere che la salute è un sistema di vasi comunicanti, che può essere migliorato grazie all'innovazione responsabile che miri a rigenerare l'equilibrio. Proprio come diceva Ippocrate.
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Nelle due strisce bordate potrete leggere il cognome di un regista e il titolo di un suo film (9: 1, 9, 4, 4, 7). ORIZZONTALI: 1. Errabondo, nomade - 6. Legume per la farinata - 8. Aereo militare francese - 12. Appartenenti al sottoscritto - 13. Prodotti insaccati - 16. Arma che si scaglia - 19. La fuoruscita dagli argini - 21. Possono essere confessi - 22. Pratica l’attività venatoria - 23. Indica che la barzelletta è piaciuta - 24. Mettere da parte - 25. Grazioso - 26. Antico popolo di stirpe iranica - 27. Bravi nel lavoro - 30. Tre lettere per coseno - 32. Fu un famoso sarto francese - 35. Volume... antico - 37. Roccia per pavimentazioni - 41. Isolotto corallino - 43. Privi di profumo - 46. Si ricordano insieme ai costumi - 47. Il padre di Ettore - 50. Una provincia della Campania - 51. Le prime lettere del nome e del cognome - 52. Verme solitario - 53. Il nome del poeta Pound - 54. In una canzone ci si chiede dove sta - 55. Gonna corta - 57. Parità farmaceutica - 58. L’amore di Radames - 59. Il risultato finale 60. Il percorso della nave. VERTICALI: 2. Un po’ di aiuto - 3. Ibridi - 4. Due romani - 5. Educata e cortese - 6. Maschi del gregge - 7. Decorazioni di elmi - 8. Il Trovatore verdiano - 9. Accordo politico - 10. Il nome di Donizetti - 11. Il poeta greco che scrisse “Le opere e i giorni” - 12. Insetto volante - 13. Ricchi di cloruro di sodio - 14. Allegro e contento - 15. Fiume della Lunigiana - 16. Somiglia al coniglio - 17. Privo di coraggio - 18. Incolleriti - 19. Fenditura - 20. Portato di persona - 26. Privata delle grinze - 28. La zona lombarda di Cantù - 29. Priva di ruvidezze - 30. Si forma in due - 31. La regione di Graz - 33. Articolo maschile - 34. Lo Stato di Bucarest - 36. La città di Alessandro Tassoni - 37. Li minacciano le faine - 38. Evitano le sfilacciature - 39. Ira veemente - 40. Poco fa - 41. Una provincia toscana - 42. Pierre che scrisse “Pescatore d’Islanda” - 44. David di “Assassinio sul Nilo” - 45. Il nome della Scala - 48. Il primo uomo - 49. Quadrupedi testardi - 53. In sede - 56. Il centro di Canton.
LA SEQUENZA La vignetta è stata fotografata in quattro momenti successivi mentre il disegnatore la stava ultimando. Sapete dire qual è l’ordine esatto?
SOLUZIONI DEI GIOCHI A PAG. 31 ??
GIOCHI TRATTI DAL MENSILE
VERDETÁ n° 74 | 33
PANTERE GRIGIE PIETRO ROMANO UN TESORO DI VECCHI “A morire sono solo gli anziani”. Un eufemismo, per dire vecchi. A leggere poi nel corpo degli articoli che per primi parlavano dell’epidemia ci s’imbatteva in aride percentuali di ultra 80enni, ultra 90enni, centenari. Una macabra contabilità che si è poi un po’ sbiadita nel tempo ma è rimasta cronologicamente marcata. E rimarcata dagli sciacalli che nei mesi scorsi, con ritmo incalzante, a questi nonni, zii e prozii attribuivano ogni genere di colpa e volevano perfino togliere il diritto al voto. Una generazione - quella che se ne sta andando mestamente senza nessun conforto pubblico e/o privato – accusata soprattutto di aver gonfiato il debito pubblico. Come se non avesse contribuito – prima, durante e dopo – a fare dell’Italia un Paese all’avanguardia nel mondo. Il bello – anzi, direi il brutto – è che questi vecchi, dopo aver sgobbato per una vita ed essere pure finiti alla gogna al suo tramonto, ora che stanno morendo in tanti (ma speriamo che quando queste pagine digitali saranno finalmente impresse sulla carta l’eccidio sarà finito), questi vecchi – dicevamo – rischiano pure di arricchire in gran numero nipoti, pronipoti e qualche figlio incanutito a sua volta. Eh già. Come in un racconto di Agatha Christie, infatti, si vanno scoprendo gruzzoli e gruzzoletti inattesi nei materassi (virtuali e talvolta reali) degli antenati. Certo, non ci sono i dati pro capite. Ma dati aggregati, sì. E non parliamo di investimenti sofisticati, trust e così via in capo a qualche centinaio o migliaio di famiglie. No. Parliamo del risparmio gestito, un ammontare di ricchezza che da solo vale quanto l’intero debito pubblico. Parliamo dei contanti depositati in banca, a loro volta come l’intero prodotto interno lordo nazionale annuo. A cui poi si aggiungono tutti i soldi fermati sui depositi postali. Se si cumulano le altre forme di risparmio e gli immobili in proprietà facciamo 10mila miliardi di euro: oltre otto volte il reddito nazionale di un anno normale, non certo questo maledetto 2020. Un multiplo che in Europa non ha eguali. E che lentamente sta passando nelle tasche degli eredi. Non sempre meritevoli. Negli anni scorsi, perfino nei mesi scorsi, tanti di loro hanno lesinato ai vecchi parenti perfino una rada telefonata. Non li muoveva nemmeno l’interesse economico. Pensavano fossero poveri. Chiedessero pure qualcosa, hai visto mai. E invece erano solo rocce dall’apparenza fragile che avevano sempre privilegiato l’essere. E non l’apparire.
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LE SEDI CNA PENSIONATI Sedi Regionali
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11020 10141 16121 20131 33100 30175 40128 50123 60124 06128 00154 65128 86100 80143 70125 85100 88100 90133 09123
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Isernia L’Aquila Avezzano La Spezia Latina Lecce Lecco Livorno Lucca Macerata Mantova Matera Messina Milano Modena Napoli Novara Nuoro Tortolì-Ogliastra Oristano Padova Palermo Parma Pavia Perugia Pesaro Pescara Piacenza Pisa-Ghezzano Pistoia Pordenone Potenza Prato Ragusa Ravenna Reggio Calabria Reggio Emilia Rieti Rimini Roma Civitavecchia Rovigo-Borsea Salerno Sassari Olbia-Gallura Savona Siena Siracusa Teramo Terni Torino Trani-BAT Trapani Treviso Trieste Udine Varese Venezia-Marghera Verbania Vercelli Vibo Valentia Vicenza Viterbo Viterbo
Corso Garibaldi 221 C. Dir. Strinella 88-via Pescara, 2/B Via Bruno Buozzi 31 Via Padre Giuliani 6 Viale P. L. Nervi 258/L Via Brunetti 8 Via Carlo Alberto 37 Via Martin Luther King 15 Via Romana 615/P-Arancio Via Zincone 20 Via L. Guerra 13 Via degli Aragonesi 26/A Via Maddalena 108 Via Marco D'Aviano, 2 Viale Corassori 72 Corso Umberto I° 109 - 2° p. Viale Dante Alighieri 37 Via Napoli 14 Zona Industriale Baccasara Via Canalis 29 Via Croce Rossa 56 Via Rosolino Pilo 20 Via La Spezia 52/a Viale Montegrappa 15 Via A. Morettini 7 Via Degli Abeti 90 Via Cetteo Ciglia, 8 Via Coppalati, 10 (Loc. Le Mose) Via Carducci 39 Via Enrico Fermi 2 Via Nuova di Corva 82 Via Isca del Pioppo 144/A Via Zarini 350/C Via Psaumida 38 Viale Randi 90 Via Nicolò Da Reggio 7 Via Mameli 15/G Piazza Cavour 54 P.le Leopoldo Tosi 4 Viale Guglielmo Massaia 31 Via Togliatti 7 Via Alleati Combattenti d'Europa 9/D Corso Vittorio Emanuele 75 Z.I. Predda Niedda Nord Str. 18 BIS Via Vittorio Veneto 15 Via Paleocapa 22/8 Via Simone Martini 18 Via Carso 33 Via Francesco Franchi 25/B Via Lungonera Savoia 126 Via Millio 26 Via De Robertis 19 Via Venere 20 Viale della Repubblica 154 Piazza Venezia 1 Via Verona 28 int. 1 Via Bonini 1 Via della Pila 3/b-1 Via San Bernardino 31/c Via Guicciardini 20 Via P.E. Murmura 56 Via G. Zampieri 19 Via I° Maggio 3 Via I° Maggio 3
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Sedi ESTERE
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Germania Colonia - Burgmauer 18 – 50667 GERMANIA (EE) - Tel 0049.221124761 Germania Mannheim - Augusta Anlage 10 - Tel. 0049.62216530968 Germania Solingen - Talstrasse 3 – 42697 GERMANIA (EE) - Tel. 0049.2123803240 Svizzera San Gallo - Unterer Graben 1 – 9000 SVIZZERA Tel. 0041.712237692 Francia Nizza - Rue Michel Ange 12 – 6100 FRANCIA Tel. 0033.981108543 Belgio Liegi - Chaussee Churchill 81 – 4420 BELGIO - Tel. 0032.42356700 Spagna Alicante - Plaza San Cristobal 2, Planta 1 , Puerta 1 03002 Alicante (Spagna). Tel. 0034.865716972
Australia Sidney Wollongong Coolatai Cescent 1 – 2176 - AUSTRALIA - Tel. 0061.287860888 Australia Melbourne - Grantham ST 57 – 3055 AUSTRALIA - Tel. 0061.393879126 Canada Toronto - 654 Bloor ST. Mississauga - Canada - Tel. 0019.058503611 USA New York - Myrtle Avenue – Glendale 65-54 – 11385 STATI UNITI - Tel. 001.7183865212 Brasile San Paolo - Av. Sao Luiz 50 - 2 Andar CJ 21-A - Brasile - Tel. 0055.1132562455 Argentina Buenos Aires - Calle 45 Uff 5 B 1068 – 1900 ARGENTINA - Tel. 0054.2214588948
VERDETÁ n° 74 | 35
TANTI VANTAGGI UNA SOLA CARD
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CNA PENSIONATI È UN MONDO DI PASSIONI 36 | VERDETÁ n° 74 VANTAGGI ED OPPORTUNITÀ. ENTRA ANCHE TU.