VerdEtà 77 - Dicembre 2020

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PANTERE GRIGIE PIETRO ROMANO L'EREDITÀ SIA SELETTIVA

In Italia più di un giovane tra i 20 e i 34 anni su quattro non lavora, non studia, non impara un mestiere. A essere precisi sono in questa condizione il 28,9 per cento della platea, dividendo il poco invidiabile podio europeo della graduatoria con Grecia e Cipro. Al netto di qualche sfortunato, una marea. Complice l’emergenza sanitaria, però, costoro – che non molti anni fa la ministra Elsa Fornero definì “choosy”, vale a dire schizzinosi in quanto si lamentano di non trovare opportunità ma nemmeno le cercano e in definitiva si sopravvalutano – stanno diventando addirittura da portare a esempio. Gira infatti uno spot televisivo, una sorta di pubblicità progresso, che invita i giovani a starsene comodamente in divano a guardare la tv e a mangiare cibo pronto recapitato a casa da ciclo-fattorini pur di non uscire dalla loro abitazione in tempi di contagio. Uno spot pericolosissimo. Prima di tutto per i tanti giovani che invece si impegnano e appaiono scemi o giù di lì ad alzarsi la mattina presto per sgobbare tutto il giorno. Ma non solo per loro. Al di là delle conseguenze sul fisico e sulla psiche di giovani nel fiore degli anni che provoca una vita da sfaccendati, alla vista di questa pubblicità televisiva sorge immediata una domanda: chi paga tutto ciò? Chi paga questo stile di vita dispendioso a fronte di nessuna fonte di reddito? Risposta facile. Pagano i genitori, magari zii e nonni che lavorano o più spesso hanno lavorato e lesinato i propri consumi. Ma un domani, questi sfaccendati, come pensano di vivere? Altrettanto semplice. Con i quattrini che pioveranno sul loro capo sotto forma di eredità. Ogni anno sulle giovani generazioni italiane si riversa un’autentica fortuna. Soldi, immobili e quant’altro per l’equivalente di 210 miliardi di euro. Oltre il 15 per cento del reddito nazionale contro poco più dell’8 per cento lasciato annualmente solo vent’anni fa. Il più alto livello europeo. Un patrimonio che, probabilmente, aiuta a fare la differenza nel livello d’industriosità dei nostri giovani e dei loro coetanei europei. A rendere nota questa realtà è uno studio, ancora in bozza, realizzato da un economista, Salvatore Morelli, e da un dirigente del ministero dell’Economia, Paolo Acciari, per il National Bureau of Economic Research, uno dei più noti centri di ricerca economica Usa. Uno studio – condotto soprattutto su dati reperibili all’Agenzia delle Entrate – dal quale risulta che l’eredità media in Italia vale circa 290mila euro. E stiamo parlando di quanto emerge, senza contare beni tramandati da generazioni o anche denaro “in nero”. Per la crisi demografica, sullo stesso erede possono calare in pochi anni addirittura più lasciti. Eventualità che non stimolano i giovani a impegnarsi nel lavoro e/o nello studio. Un brutto affare per la generazione del “miracolo economico” che rischia di dover lasciare i propri sudati, e non in senso metaforico, risparmi a figli e nipoti indolenti. Come evitarlo? Prima di tutto, concedendosi qualche larghezza di spesa, fin quando è possibile. E poi agendo in maniera selettiva per favorire, a meno che non ci siano cause giustificative (a esempio, una malattia) e ovviamente nei limiti consentiti dalla legge, non chi possiede meno, perché meno ha scelto di produrre, ma chi si è dato più da fare. Favorito o meno sia stato poi dalla sorte.

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