Coscienza Storica n.9

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I due piani, quello ideale e quello fenomenico, vengono fatti coincidere nella “formula” esplicativa del loro senso matematico, la cui esattezza razionale viene assunta come realtà logico-fattuale, operando una sintesi cognitiva che risponde solo alla congruenza coi proprii postulati ipotetici, così da vedere nelle formule matematiche e nel loro senso “il vero essere della natura stessa” e nella matematizzazione della natura “l‟operazione decisiva” della conoscenza, “per la vita” stessa dell‟uomo.308 E‟ pur vero, come afferma icasticamente Husserl, che “l‟abito ideale” confezionato da ciò che “si chiama matematica e scienza naturale matematica” non è il “vero essere” ma “è soltanto il metodo”, il quale “rappresenta il mondo della vita […] per gli scienziati e per le persone colte, in quanto „natura obiettivamente reale e vera‟”;309 ma ciò che Husserl non dice è che la rappresentazione unitaria del mondo quale universalizzazione del pensiero cognitivo, è un ideale che la scienza moderna ha ereditato dalla filosofia quale scienza appunto universale o degli universali, e che la materia del contendere, tra scienza e filosofia, non verte sul principio dell‟universalità della conoscenza scientifica (in senso empiristico o trascendentale), ma sul “metodo” per conseguirla. In altri termini, né la scienza né la filosofia mettono in discussione che l‟essenza della conoscenza razionale, e quindi metodica, consista nel riportare all‟unità ideale il molteplice, ossia nell‟idealizzare l‟esperienza fenomenica rifacendosi alla sua implicita essenza. Conservata questa premessa metodologica, la ricognizione di Husserl dei fondamenti teorici del pensiero moderno si dispiega in un continuum di acquisizioni teoriche progressive in sé lineare e consequenziale ma che, nondimeno, rimane a-storico, in quanto disancorato dai processi culturali e spirituali entro i quali esso ha conservato la sua permanente validità applicativa. Diversamente dalla filosofia stessa, la quale, come è comprovato dalla posizione di Husserl medesimo, non può prescindere da quei processi culturali per definire la sua pregnanza spirituale, essendo partecipe intimamente di essi. Infatti, come ha chiarito Mannheim,

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Ivi, pagg. 72-73. Ivi, pag. 80.

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