Costozero | 2021, LE SFIDE DELL'INDUSTRIA

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editoriale

Next Generation Eu, una partita decisiva per il Sud e per il Paese di Antonio Ferraioli | presidente Confindustria Salerno Ricostruzione e ripartenza siano anche una questione di responsabilità individuali. In questo momento così eccezionale va recuperata quella capacità dei nostri padri nel dopoguerra di rimboccarsi le maniche, avendo come obiettivo il sogno di un avvenire migliore per i propri figli

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l 25 febbraio 2021 sono stato eletto alla guida di Confindustria Salerno, in un momento assolutamente eccezionale nella storia del nostro Paese e non solo. Da più di 12 mesi, infatti, la comparsa devastante del Covid-19 ha travolto mercati ed economie, abitudini e certezze. L’emergenza sanitaria legata al coronavirus ancora morde e, con essa, massima è la preoccupazione per l’economia del nostro Paese. I tempi e la misura della ripresa sono legati a fattori difficili da prevedere, ma di certo occorrono da subito strategie chiare ed efficaci per uscire dalla crisi. La ripartenza è strettamente legata al piano nazionale per accedere al Recovery Fund che destina all’Italia aiuti per 209 miliardi di euro, da investire in transizione energetica e green economy, innovazione digitale, infrastrutture, sanità, ricerca ma anche nella messa in sicurezza di territori a rischio idrogeologico e in piani di intervento per l'emergenza idrica. Il Next Generation EU è un piano che guarda oltre la crisi e vuole porre fondamenta più ambiziose per l'Europa delle prossime generazioni. È una partita ancora più decisiva per il Sud, per la nostra regione e per la provincia di Salerno, un'opportunità unica per ripartire e colmare al tempo stesso lo storico divario con le regioni del Nord. In tale ottica, l’attivazione delle aree ZES e lo sgravio degli oneri sociali per le aziende operanti in regioni svantaggiate, se confermato su base pluriennale, possono costituire un incentivo anche per l’insediamento di nuove attività produttive e per lo sviluppo di un’imprenditoria esogena nel Mezzogiorno. Ma propedeutiche a tale piano sono le riforme: pubblica amministrazione, fisco, mercato del lavoro, giustizia. Senza l'attuazione di queste, sarà complicato realizzare gli investimenti e la stessa Europa difficilmente

ci concederà l'accesso alle risorse del Recovery Fund. Un segnale di ottimismo viene però dall'evolversi dello scenario politico a livello internazionale e, soprattutto, italiano. Il governo Draghi è chiamato da subito a dare, innanzitutto, impulso alla campagna vaccinale per condurre il Paese al più presto fuori dalla pandemia, a varare un piano concreto, strutturato e credibile da presentare all'Ue per accedere al Recovery Fund e porre le basi per l'attuazione delle riforme. Tra queste, urgente è quella degli ammortizzatori sociali. Con la prossima fine del blocco dei licenziamenti, bisognerà pensare a forme di tutela che, attraverso la formazione, consentano alle persone di occuparsi anche in settori diversi da quelli in cui già operavano. Il sistema di sussidi e ristori, indubbiamente necessario nella fase emergenziale, sta giungendo al capolinea. I sostegni vanno ora diretti ai settori e alle aziende più colpite dalla crisi perché riannodino le fila dello sviluppo (in primis turismo e quanto ad esso collegato). Al di là della politica, però, la ricostruzione e la ripartenza del Paese siano anche una questione di responsabilità individuali. L’obiettivo di migliorare il proprio operato e avere una visione sempre più strategica dovrebbe essere comune agli imprenditori ma a tutta la classe dirigente e, oserei dire, a tutti i cittadini italiani. In questo momento così eccezionale va recuperata quella capacità dei nostri padri nel dopoguerra di rimboccarsi le maniche, avendo come obiettivo il sogno di un avvenire migliore per i propri figli. Ai nostri, con l’esempio, dobbiamo mostrare come nella vita ci si possa realizzare attraverso lo studio, il lavoro e l'apprendimento continuo. Il Paese potrà progredire se saranno premiati merito, competenza ed esperienza. Solo così potremo guardare al futuro con maggiore ottimismo. Marzo | Aprile 2021

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sommario

EDITORIALE Next Generation EU, 1 una partita decisiva per il Sud e per il Paese di A. Ferraioli

PRIMO PIANO L'industria campana e il Covid-19: l'impatto sulle performance d'impresa e aspettative future 4 a cura dell'ufficio studi e comunicazione di Confindustria Salerno

FOCUS Una nuova sfida per il Mezzogiorno: 10 le Zone Economiche Speciali di A. Panaro

L'OPINIONE De Luca: «ZES, un'occasione 12 concreta di rilancio per il Sud» Intervista a P. De Luca

NEW ENTRIES Studio Bonini: dalla parte alle imprese 31 per valorizzare l’innovazione a cura della redazione Giardini del Fuenti, 32 benvenuti nell’autentica bellezza a cura della redazione

NORME E SOCIETÀ Infrastrutture strategiche 34 per l’Italia del prossimo futuro di L. D'Angiolella Transazione fiscale: semplificato 36 il procedimento di omologazione di M. Galardo “Il coraggio delle visioni” 38 per la riforma della giustizia civile di M. Marinaro

Morlicchio: «La pandemia ha 14 accresciuto le disuguaglianze» Intervista a E. Morlicchio

FISCO Breach di covenant finanziari: 40 attenzione ai possibili effetti sul bilancio di M. Fiorentino

Per una Pubblica 16 Amministrazione migliore Intervista a S. De Felice

Misure strutturali e non più a singhiozzo 42 per la crescita del Mezzogiorno di A. Sacrestano

CONFINDUSTRIA SALERNO Confindustria Salerno, 19 Antonio Ferraioli è il nuovo presidente a cura di R. Venerando

Presunzione distribuzione degli utili 44 extracontabili ai soci in ristretta base partecipativa di G. Di Filippo 46

Tutto sul Bonus aggregazioni di A. Visconti

21 La squadra di presidenza

BUSINESS L'Italia che riparte si incontra 28 per promuovere valori ed eccellenze a cura della redazione 29

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Isolkappa, sulla cresta dell'onda...verde a cura della redazione

LAVORO Appalti, quando si verifica 48 l’interposizione illecita di manodopera di P. Ambron

MERCATI Brexit: cosa cambia 49 nell’operatività dei rapporti con UK di A. Petruzzo


Joint Venture, alleanza strategica 50 con un partner estero di D. Trimarchi

PRIVACY Telecamere sul luogo di lavoro 52 e illeciti penali dei dipendenti di P. Di Stefano

SOCIETING 4.0 54 Innovazione, transizioni e tecnologie di A. Giordano

RE-VALUES LAB Due diligence e bonus fiscali: strumenti 56 e opportunità per migliorare la redditività degli immobili di A. Rago

RICERCA Turismo archeologico e giovani, 58 una ricerca per interpretare i nuovi trend Intervista a M. T. Cuomo

NUMERO 1 MARZO / APRILE 2021 Bimestrale di Economia, Finanza, Politica Imprenditoriale e Tempo Libero di Confindustria Salerno Reg. Trib. di Salerno N. 67 7 del 22/10/1987 Iscrizione al Roc N. 23241/2013 Direttore Editoriale Antonio Ferraioli Direttore Responsabile Alessandro Sacrestano Redazione Raffaella Venerando Project Management Vito Salerno Società Editrice/Direzione e Redazione Assindustria Salerno Ser vice Srl Via Madonna Di Fatima, 194 - 84129 Salerno Tel. 089 335408/Fax 089 5223007 P. iva 039711 70653 redazione@costozero.it - www.costozero.it Stampa Ar ti Grafiche Boccia/Salerno

BON TON 59 Non chiamateci eroi, siamo solo persone educate di N. Santini

SALUTE 60 Forfora, un nemico visibile di A. Di Pietro

Foto Archivio Costozero Massimo Pica/Ag. Fotografica Grafica e Impaginazione Moreplus/www.moreplus.it

61 Palestre della salute: mito o realtà? di G. Fatati FINISTERRE 62 La socialità al tempo del virus di A. Amendola

LIBRI/HOME CINEMA 64 Le api d'inverno a cura di R. Venerando

L e op inioni esp resse neg l i a r tic ol i a p p a r teng ono a i sing ol i a u tori dei q u a l i si intende risp etta re l a p iena l ib er tà di g iu diz io

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64 Undine - Un amore per sempre a cura di V. Salerno Marzo | Aprile 2021

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primo piano

L'industria campana e il Covid-19: l'impatto sulle performance d'impresa e aspettative future I risultati dell'indagine condotta da Confindustria Salerno in collaborazione con le Territoriali di Avellino, Benevento, Caserta e Napoli a cura dell'ufficio studi e comunicazione di Confindustria Salerno

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ell’ambito del rapporto "Il mercato del lavoro in Campania: le passate dinamiche, i presenti effetti della crisi, le future traiettorie di sviluppo", realizzato da un gruppo di ricerca del Centro Studi delle Camere di Commercio "Guglielmo Tagliacarne", è stata svolta un’indagine condotta da Confindustria Salerno in collaborazione con le Territoriali di Avellino, Benevento, Caserta e Napoli (metodo Computer Assisted Web Interview - CAWI) nel periodo 19 gennaio - 8 febbraio 2021 su 104 imprese della Campania. Nello specifico, la metà delle imprese intervistate opera nella provincia di Salerno (54%), poco più di un quarto in quella di Napoli (27%), mentre meno del 10% (in ciascun caso) nelle restanti province di Avellino (8%), Caserta (7%) e Benevento (5%). La maggior parte delle imprese, pari al 52%, sono piccole (10-49 addetti); le micro-imprese (1-9 dipendenti) rappresentano circa il 20% così come quelle medie (50249 dipendenti); le grandi imprese solo l’8% del totale. Per la stragrande maggioranza si tratta di società di capitali (81%), seguite a distanza dalle società di persone (14%). La metà delle imprese ha 30 anni e più di attività (53%); all’opposto, le

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imprese nate negli ultimi 10 anni sono il 13%; il 18% sono quelle che hanno tra gli 11 e i 20 anni e il 16% 21-30 anni. Il 17% delle imprese è a guida femminile e il 7% a guida giovanile (under 35). Il 55% esporta. Nel lungo periodo pandemico, per due terzi delle imprese intervistate (66%) infatti, l’attività non è mai stata sospesa, mentre per quasi un terzo (31%) è stata sospesa ma è successivamente ripartita scongiurando il pericolo di una chiusura. Pericolo che invece ha riguardato un 3% di imprese intervistate (fig. 1). Due imprese su tre stanno riscontrando criticità (fig. 2) Se la sospensione dell’attività

rappresenta il momento più critico per un’azienda, è altrettanto vero che la crisi ha prodotto molte difficoltà di varia natura. Infatti, sebbene la maggioranza delle imprese non abbia sospeso l’attività, o comunque nel caso l’avesse sospesa è ripartita, resta il fatto che due imprese su tre (67%) stanno facendo i conti con criticità prodotte dall’emergenza sanitaria. Una fetta particolarmente consistente su cui è necessario indagare maggiormente per restituire le più utili informazioni ai policy maker. Diminuzione della domanda e liquidità le maggiori criticità (fig. 3) La criticità maggiormente se-

In quale condizione si trova l'impresa

Fig.1 - Fonte: indagine delle Territoriali campane di Confindustria, 2021


L'impresa sta riscontrando criticità a seguito dell'emergenza sanitaria?

Fig. 2 - Fonte: indagine delle Territoriali campane di Confindustria, 2021

gnalata (49%) dalle imprese è la diminuzione della domanda. La seconda criticità è il deterioramento della liquidità, segnalata da circa un terzo delle imprese (34%), aspetto particolarmente delicato su cui si sta giocando gran parte della sopravvivenza di molte imprese. Fatturato 2020: 40 imprese su 100 in flessione produttiva; 37 su 100 in stagnazione; 23 su 100 in aumento. Occupazione 2020: 60 imprese su 100 stazionarietà; 20 su 100 riduzione; altre 20 su 100 aumento (fig. 4) Se guardiamo all’intero anno 2020, si scopre che ben il 40% delle imprese intervistate ha subito una riduzione del fatturato rispetto al 2019, a fronte di una quota dimezzata, il 23%, relativa alle imprese che hanno visto un aumento; mentre per il 37% si è trattato di una stagnazione. Sul fronte dell’occupazione, vuoi anche per il blocco dei licenziamenti, da un lato, e i problemi della scarsa domanda, dall’altro, più della metà delle imprese (60%) ha dichiarato

una sostanziale stazionarietà del numero dei propri occupati; mentre le quote di imprese che hanno invece dichiarato un aumento o una diminuzione si equivalgono (20% in entrambi i casi). Quindi, nel 2020 la crisi ha colpito le imprese di più nella loro parte produttiva rispetto a quella occupazionale. Chiaramente solo quando si ritornerà ad una “nuova normalità” si potranno comprendere gli eventuali reali effetti anche sull’occupazione.

Le criticità incontrate dalle imprese nell'emergenza sanitaria (quote % sul totale imprese, domanda a risposta multipla)

Fig. 3 - Fonte: indagine delle Territoriali campane di Confindustria, 2021

2020: andamento del fatturato e dell'occupazione nel 2020 rispetto al 2019 (quote %)

Fig. 4 - Fonte: indagine delle Territoriali campane di Confindustria, 2021

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2021: andamento previsto del fatturato e dell'occupazione nel 2021 rispetto al 2020 (quote %)

Fig. 5 - Fonte: indagine delle Territoriali campane di Confindustria, 2021

Fatturato 2021: aumenta la quota delle imprese con aumento o stazionarietà; diminuisce la quota di quelle in riduzione. Occupazione 2021: aumenta la quota di imprese che dichiara stazionarietà (fig. 5) Riguardo al fatturato, tra il 2020 e il 2021 si allarga la quota delle imprese che dichiara un aumento (dal 23% del 2020 al 33% del 2021), e anche la quota relativa alla stazionarietà (dal 37% al 51%), a scapito della quota di imprese che segnala una riduzione del fatturato che cala significativamente (dal 40% al 16%). Riguardo all’occupazione, nel 2021 predomina la previsione di stazionarietà, indicata dal 68% delle imprese, aumentando peraltro rispetto alla corrispondente quota del 2020 (60%), e andando a ridurre sia la quota di imprese che dichiara un aumento degli occupati (dal 21% del 2020 cala al 17% del 2021), sia la quota di quelle che dichiara invece una riduzione (dal 19% al 14%). Se da una parte i risultati dell’indagine

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restituiscono una situazione non del tutto negativa, dall’altra parte, dalla prevalente stazionarietà della forza lavoro si potrebbe dedurre che continueranno a restare i gap che separano la Campania dalla media nazionale nel campo del mercato del lavoro. Diventa utile quindi riuscire a sostenere l’attività produttiva nell’ottica di aumentare la competitività delle imprese puntando ad esempio sulla digitalizzazione e green economy, due leve in grado di spingere l’occupazione. I fabbisogni professionali delle imprese (fig. 6)

Dietro alle performance occupazionali delle imprese risiedono i programmi di assunzione, rispetto ai quali è utile indagare per scoprire quali sono le figure professionali che le imprese ricercano. Ma prima di entrare all’interno delle specifiche figure professionali, quante sono le imprese che hanno in programma assunzioni? Sempre secondo l’indagine, sono quasi la metà, pari a 43 su 100. Un rapporto che non appare di poco conto considerando la difficile situazione che sta attraversando l’economia italiana con i suoi

43 imprese su 100 sono alla ricerca di profili professionali…

Fig. 6 - Fonte: indagine delle Territoriali campane di Confindustria, 2021


territori (Fig. 6). Gli operai i più richiesti (fig. 7) Quali figure stanno cercando le imprese? Maggiormente le figure operaie, che rappresentano 14 figure su 100 (cui si aggiungono altre tre riferite all’operaio CNC, specializzato nell’uso di macchine utensili a controllo numerico computerizzato) tra quelle che necessitano le imprese. Novità invece provengono dal ruolo che rivestono alcuni ambiti high-skill: - gli ingegneri, tra cui si distinguono per una maggiore richiesta, gli ingegneri gestionali che sono dediti al miglioramento dei processi produttivi; - tutte le figure che operano nell’ambito del settore commerciale e del marketing (citando alcuni profili dichiarati dalle imprese nell’indagine: Addetto al settore commerciale e marketing, Account manager, ecc.), una funzione ancora più determinante in questa fase di trasformazione dei consumi, dei mercati e dei canali di vendita; - tutte le figure che operano nell’Information Technology e Data analysis (citando alcuni profili: Analista programmatore, Esperto di analisi dati, Informatico, Programmatore, Sistemista, ecc.), anche in questo caso sempre più importanti in un’epoca segnata dalla Quarta rivoluzione industriale improntata sulla digitalizzazione e sulla quale le attuali politiche europee stanno fortemente puntando favorendo la Transizione Digitale; - tutte le figure legate alla green economy e all’innovazione (citando alcuni profili dichiarati dalle imprese nell’indagine: Energy

Profili professionali più richiesti

Fig. 7 - Fonte: indagine delle Territoriali campane di Confindustria, 2021

Gli interventi necessari per migliorare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro (quote % sul totale imprese, domanda a risposta multipla)

Fig. 8 - Fonte: indagine delle Territoriali campane di Confindustria, 2021

manager, Esperto di sostenibilità, Esperto di innovazione), ambito sempre di interesse delle politiche europee con la Transizione ecologica. E allora quali sono gli interventi secondo le imprese più importanti per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro? Quello maggiormente segnalato, da circa 8 imprese su 10, riguarda la necessità di migliorare la formazione degli istituti tecnici in base alle competen-

ze specifiche richieste dalle imprese (fig. 8). Segue, secondo 6 imprese su 10, la necessità di ampliare l’offerta di percorsi formativi professionalizzanti post-universitari o post-scolatici tra cui gli ITS. Infine, circa 5 imprese su 10 segnalano l’importanza di migliorare il coordinamento fra Scuola, Impresa e Agenzie per il lavoro. Le imprese hanno anche segnalato altri tipi di interventi, quali,

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ad esempio: «che si istituiscano sul territorio degli organismi fissi di co-partecipazione fra MIUR e aziende del territorio miranti proprio a identificare percorsi formativi, sovvenzioni alla ricerca, stage; unificare le banche dati della domanda e offerta di lavoro; far conoscere meglio agli studenti il mondo delle imprese; facilitare l'accesso agli elenchi dei diplomati e laureati».In merito a nuove modalità organizzative, 60 imprese su 100 hanno dichiarato di far ricorso allo smart working; 70 imprese su 100 che utilizzano lo smart working lo giudicano positivamente (fig. 9) Per quanto attiene al rapporto banca-impresa, 5 imprese su 10 hanno richiesto credito ed è stato concesso, 4 su 10 non necessita credito (fig. 10) Più tecnologie digitali e riorganizzazione dei tempi per ridurre i costi (fig. 11) Quali sono queste trasformazioni all’interno dell’impresa? La prima è la digitalizzazione, costituita da un maggior ricorso alle tecnologie di lavoro digitale (segnalata dal 38% delle imprese), che conferma anche quanto sopra approfondito sull’uso e sul giudizio dello smart working. La seconda trasformazione, che sicuramente è legata alla prima, riguarda la riorganizzazione dei tempi di lavoro per ridurre i costi (37%). La terza è strettamente legata alla crisi epidemiologica trattandosi della riorganizzazione delle modalità di lavoro per favorire il distanziamento sociale (34%). L'utilizzo e l'efficacia delle misure di contrasto da Covid-19 (fig. 12) Quali sono state le misure di sostegno all'economia più utiliz-

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Il giudizio sullo smart working (quote % sul totale delle imprese che hanno utilizzato lo smart working)

Fig. 9 - Fonte: indagine delle Territoriali campane di Confindustria, 2021

La richiesta di nuove linee di credito alle banche (quote %)

Fig. 10 - Fonte: indagine delle Territoriali campane di Confindustria, 2021

zate dalle imprese? La prima è la Cassa Integrazione Guadagni, utilizzata dalla metà circa delle imprese (48%), seguita dal ricorso a Garanzia Italia (Sace), Fondo di Garanzia PMI e rinegoziazione finanziamenti (DL 23/2020 Liquidità) che ha coinvolto il 34% delle imprese. Le prime due misure più utilizzate si rivelano anche quelle ritenute più utili dalle

imprese per contrastare la crisi: la Cassa Integrazione Guadagni (ritenuta utile dal 42% delle imprese); Garanzia Italia (Sace), Fondo di Garanzia PMI e rinegoziazione finanziamenti (DL 23/2020 Liquidità) (30%). Chiude la top-three delle misure più utili il provvedimento Moratoria ex lege e potenziamento Fondo garanzia PMI (DL 18/2020 Cura Italia) (21%).


La riorganizzazione delle imprese (quote % sul totale Imprese, domande a risposta multipla)

Fig. 11 - Fonte: indagine delle Territoriali campane di Confindustria, 2021

I provvedimenti più utili per contrastare la crisi da Covid-19 (quote % sul totale Imprese, domande a risposta multipla)

Fig. 12 - Fonte: indagine delle Territoriali campane di Confindustria, 2021 Marzo | Aprile 2021

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focus

Una nuova sfida per il Mezzogiorno: le Zone Economiche Speciali I fondi comunitari per il 2021-2027 e il Recovery Fund potrebbero anche essere canali per arricchire gli incentivi e la dotazione di risorse e rendere ancor più conveniente investire nel Sud di quanto non lo sia già di Alessandro Panaro Capo Dipartimento Trasporti Marittimi e Logistica, SRM www.srm-maritimeconomy.com

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n interessante studio elaborato da SRM presentato alla Conferenza “Il Mezzogiorno d’Italia: chiave di rilancio per l’economia italiana?” di Aspen Institute Italia a fine 2020 ha fornito la fotografia dello stato di attuazione delle ZES in Italia. Le ZES, si ricorda, sono state concepite dal legislatore italiano nella legge 123/17. Questo strumento ha il fondamentale compito di mettere “a sistema” l’industria manifatturiera di un territorio con il porto/i porti di riferimento. Ciò dovrebbe avvenire rendendo disponibili per gli investitori (italiani o esteri) una serie di incentivi, finanziari, burocratici e creditizi, tesi a rendere più appetibile il territorio. Tali incentivi vanno a sommarsi con la presenza di un porto e di una logistica (ferroviaria, aerea e stradale) efficiente ed efficace e di un tessuto che possa offrire asset come centri di ricerca, università, altre imprese con cui fare business e, non ultimo, un aeroporto per facilitare ancor di più le connessioni cargo e passeggeri. L’elemento di innovazione della ZES è stato proprio quello di concepire il porto come “perno” che guida un sistema di sviluppo territoriale; tutti gli investimenti realizzati e tutta la strategia devono, infatti essere disegnati per favorire la crescita dello scalo,

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del suo traffico, dell’import-export e, contestualmente, delle imprese. Per fornire qualche dato, secondo le ultime rilevazioni dell’Unctad, nel 1997 il numero di ZES era pari a circa 845 in 93 Paesi, tale valore è salito nel 2018 a 5.383 e coinvolge circa 147 Paesi. Il 75% delle Free Zone nel mondo è concentrata in Asia (il 47% in Cina); l’Europa ha 105 zone, il Nord-America 262. Nella Cina, a titolo di esempio, occupano oltre 50 milioni di persone e generano 145 milioni di dollari di interscambio. L’impatto economico totale generato ammonta a oltre 68,4 milioni di lavoratori diretti e un valore aggiunto, derivante dagli scambi, di poco più di 850 miliardi di dollari. In Europa esistono diversi casi di free zone a diversi livelli di operatività (più che altro si tratta di punti franchi doganali individuati all’interno di aree portuali); se ne contano ad esempio 10 in Danimarca, 8 in Germania, 3 in Grecia, 5 in Spagna (tra cui la famosa ZAL-Zona ad Attività Logistica di Barcellona). In Italia la Zona Franca Doganale più conosciuta è quella del porto di Trieste. Da aprile 2020 anche Taranto ha una zona franca doganale interclusa.Uno dei casi più noti in Europa è rappresentato dalle 14 ZES della Polonia che hanno creato circa 296.000 nuovi posti di lavoro; esse

coprono una superficie di oltre 18mila ettari e interessano 162 città e 232 Comuni del Paese. Secondo gli ultimi dati disponibili, nelle ZES polacche sono localizzate anche circa 80 imprese Italiane di vari settori. Una delle Free Zone più importanti dell’area MENA è a ridosso del porto di Tanger Med in Marocco. L’area logistico portuale e l’area “franca” ospitano complessivamente circa 600 imprese di tutti i settori produttivi che realizzano un totale export di oltre 4 miliardi di euro. È una zona fondata su ingenti investimenti nel settore automotive (Renault) ma anche di altri comparti manifatturieri; le imprese possono contare sulla presenza di uno dei porti più efficienti del Mediterraneo che movimenta circa 3 milioni di container l’anno e di aziende logistiche di livello internazionale che gestiscono i terminal dello scalo (APM; Eurogate, Marsa Maroc). In Italia sono state definite al momento 8 ZES, di cui una in Campania. La strategia sulla quale si è inteso muovere il legislatore è stata quella di definire, mappandole in un Piano di Sviluppo Strategico (PSS), una serie di aree nelle regioni, facilmente collegate al porto, in cui favorire insediamenti o nuovi investimenti industriali; il PSS deve definire anche l’impatto economico-sociale della


ZES, gli incentivi in ogni loro forma e la struttura della governance della Zona. Responsabile dell’attuazione del PSS un Comitato di Indirizzo che, secondo gli ultimi dettati normativi, verrà presieduto per ogni singola ZES da un Commissario di Governo (Data la complessa articolazione normativa, per conoscere tutti i dettagli sulle ZES e le loro caratteristiche si consiglia di consultare la Legge 123/2017 e s.m.i. recante Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno. (GU Serie Generale n.188 del 12-082017). Per quanto riguarda gli incentivi da concedere il mix sul quale ci si è orientati è stato: • Agevolazioni statali concretizzabili in un credito di imposta specifico per le ZES pari a max 50 milioni per investimento (e tenendosi nei limiti della normativa degli aiuti di stato europei); • Agevolazioni regionali che ciascun ente territoriale può definire; • Agevolazioni burocratiche ed amministrative sia statali che regionali; • Possibilità di creare Zone Franche Doganali per fruire di

benefici in termini di pagamento di dazi e IVA; • Possibilità di stipulare accordi con banche per ottenere facilitazioni creditizie. La vita “tecnica” della ZES è di 7 anni al termine dei quali dovrà essere effettuata una verifica dei risultati raggiunti per avere una proroga. Al momento le ZES che stanno avendo migliori risultati sono quella della Campania e della Calabria, in cui si ha notizia di alcuni interessanti investimenti effettuati da imprese manifatturiere e logistiche. Il fermento è però forte in tutto il territorio meridionale. Di grande importanza riveste anche il ruolo della banca; un istituto che si è mosso con concretezza è stato il Gruppo Intesa Sanpaolo che ha previsto un plafond di 1,5 miliardi di euro per le imprese interessate a realizzare investimenti nelle ZES e ha siglato protocolli di intesa con le tre Autorità di Sistema Portuale: del Tirreno Centrale, Ionica e dell’Adriatico Meridionale; Intesa Sanpaolo, con la sua Direzione Regionale Campania, Calabria, Basilicata e Puglia ha anche affiancato i porti di Napoli, Bari e Taranto nella fase di promozione dello

strumento organizzando workshop tecnici a Milano, Napoli, Bari e Taranto alla presenza di potenziali investitori nazionali ed internazionali. Di particolare valenza sono state le missioni operative organizzate dalle rappresentanze di Intesa Sanpaolo a Dubai negli Emirati Arabi Uniti e a Pechino in Cina dove sono stati svolti numerosi e fruttuosi incontri tra gli operatori e le Autorità di Sistema Portuale italiane. Lo strumento al momento non è però decollato appieno poiché non sono ancora stati nominati tutti i commissari governativi e occorre ancora qualche perfezionamento alla normativa. Resta di fatto che le ZES sono una strada da percorrere poiché danno più competitività al porto e tutti i nostri principali competitor nel Mediterraneo stanno adottando politiche strategiche in tal senso. I fondi comunitari per il 2021-2027 e il Recovery Fund molto discusso in questo momento storico potrebbero anche essere canali per arricchire gli incentivi e la dotazione di risorse per rendere ancor più conveniente investire nel Mezzogiorno di quanto non lo sia già.

Mappa delle ZES e stima sintetica del moltiplicatore degli investimenti nel Sud

Fonte: elaborazioni SRM Marzo | Aprile 2021

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l'opinione

De Luca: «ZES, un'occasione concreta di rilancio per il Sud» Introdotto, finalmente per la prima volta in Italia, un regime fiscale speciale per i nuovi investimenti nelle nuove aree ZES

di Raffaella Venerando

Piero De Luca deputato PD - primo firmatario emendamento Legge di Bilancio 2020/21

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norevole le ZES da qualche anno sono al centro delle sue battaglie politiche. A che punto siamo? La Campania è stata la prima regione a impegnarsi nell'istituzione delle Zone Economiche Speciali, uno strumento creato dal Governo Gentiloni, che ha creduto fortemente in tale opportunità. Ricordiamo infatti che è stato il D.L. 20 giugno 2017 n. 91, recante “Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno”, a prevedere la possibilità che le Regioni del Mezzogiorno potessero istituire delle Zone Economiche Speciali (ZES) per “favorire la creazione di condizioni favorevoli in termini economici, finanziari e amministrativi, che consentano lo sviluppo, in alcune aree maggiormente svantaggiate del Paese, delle imprese già operanti, nonché l'insediamento di nuove imprese”. Le ZES sono uno strumento già sperimentato a livello europeo e internazionale, che prevede particolari benefici per le imprese che decidono di insediarsi in un determinato territorio strategico. In Italia, l’obiettivo principale della loro istituzione era quello di attrarre risorse, investimenti

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e competenze nel Mezzogiorno, compensando la minore presenza di infrastrutture di trasporto, tecnologiche o digitali, che purtroppo frena e rallenta da decenni il pieno sviluppo industriale e produttivo del Sud. La previsione delle ZES nelle regioni del Mezzogiorno rappresenta dunque un’occasione concreta di rilancio strutturale e competitivo di questa intera area strategica per l’Italia e per l’Europa, che supera la logica dell'assistenzialismo per privilegiare invece il modello delle opportunità e dello sviluppo anche nel Sud. La norma approvata nell’ultima legge di bilancio è un altro passo per rendere attrattive le Zes, un suo successo personale ma condiviso con tutti gli imprenditori... Ad oggi, è innegabile che il percorso di evoluzione delle Zes sia stato corredato di tanti ostacoli. Per questo, ho lavorato sin dallo scorso anno, con l’ex Ministro Padoan e tutto il gruppo parlamentare PD del Mezzogiorno, per una previsione normativa che potesse rendere ancora più attrattivi gli investimenti in queste aree, incentivando quindi sempre più le presenze economiche nel Sud. La riflessione

è partita dalla consapevolezza che a livello europeo assistiamo ancora oggi a pratiche di dumping fiscale inaccettabili, operate da alcuni Stati membri che applicano una tassazione sulle imprese molto competitiva e aggressiva. Pertanto, nelle more di una necessaria riforma fiscale europea che porti alla creazione di una base comune sulla tassazione diretta delle società, per rispondere ai rischi causati dall’emergenza Coronavirus e dare un sostegno al rilancio economico di zone tradizionalmente in ritardo di competitività in Italia, abbiamo ritenuto utile elaborare e depositare nel mese di maggio 2020 una proposta di legge di semplificazione normativa in materia di fiscalità sulle imprese, che rendesse più attrattivo l’avvio di nuove attività economiche nelle aree ZES del Mezzogiorno. Ho lavorato tanto nei mesi successivi e con grande impegno sono riuscito a far rientrare nell’ultima Legge di Bilancio la norma che introduce finalmente, per la prima volta, nel nostro Paese un regime fiscale speciale per i nuovi investimenti nelle aree ZES. Tutto questo è stato possibile per un lavoro di gruppo


molto efficace, sostenuto in modo straordinario dal mondo delle imprese che ringrazio per la vicinanza. La condivisione complessiva della proposta ha consentito di raggiungere un risultato davvero storico per il futuro del Mezzogiorno. Le agevolazioni saranno subordinate al rispetto di alcuni vincoli… Assolutamente! Il Sud avrà nei prossimi anni la tassazione più competitiva d’Europa, dimezzando l’Ires per 6 anni alle nuove attività economiche che si insediano nelle aree ZES del Mezzogiorno. Ma è necessario rispettare due condizioni a mio avviso essenziali. La prima è legata all’obbligo di non delocalizzare il proprio stabilimento nei 10 anni successivi all’avvio dell’attività. La seconda impone di mantenere e assicurare la tenuta dei livelli occupazionali sempre nei successivi 10 anni dall’inizio dell’investimento. Condizioni indispensabili per usufruire delle agevolazioni fiscali. Non possiamo permetterci di concedere più sgravi o incentivi ad aziende che dopo pochi anni abbandonano il nostro territorio e lasciano delle vere e proprie ferite occupazionali e sociali nelle nostre comunità. Che impatto potrà avere una facilitazione come questa su una nuova industrializzazione nella nostra regione e più in generale al Sud? Il rilancio del nostro Paese passa, inevitabilmente, per la ripartenza del Mezzogiorno. L'ho ribadito più volte e non è una frase di circostanza.Il tema del rilancio delle regioni meridionali è da decenni al centro del dibattito politico nazionale. I risultati finora sono stati però insoddisfacenti. Abbiamo inserito da poco nel nostro ordinamento la clausola del 34% degli investimenti

e delle spese in conto capitale da destinare al Sud, perché per troppi anni è mancato un piano strategico di iniziative mirate allo sviluppo socio-economico e alla riduzione progressiva delle diseguaglianze esistenti in questa area del Paese. Emerge dunque sempre più l’esigenza di disporre di una visione ampia del ruolo e del futuro del Mezzogiorno. Le ZES puntano sui “fattori della crescita” più che sul sostegno una tantum e pongono dunque le basi per un “New Deal” delle regioni del Sud Italia, in una logica di irrobustimento della competitività dei sistemi logistico-economici, con benefici per tutta l’area euro-mediterranea. Ecco, la norma appena approvata mira a creare le condizioni per attrarre investimenti che creino sviluppo, lavoro e occupazione, consentendo al Sud di avviare un percorso di rilancio fondato non più sulla logica dell’assistenzialismo. La legge di cui era primo firmatario prevedeva anche la detassazione degli utili per chi avrebbe investito nelle nuove aree speciali per 7 anni. Questa parte di proposta è andata del tutto persa? La Proposta di legge a mia prima firma, presentata nel maggio scorso, è ancora oggi assegnata alla Commissione Finanze della Camera. La parte non ancora approvata potrà essere oggetto di discussione e analisi nei prossimi mesi. Auspico che tutte le forze parlamentari possano condividere l’utilità anche di questa ulteriore previsione di attrazione degli investimenti rivolta soprattutto alle Holding delle grandi Multinazionali. Ad ogni modo, l’obiettivo ora è concentrarsi su quanto già in vigore e approfittare di questa nuova fase di vantaggio fiscale per

completare gli interventi strutturali di riforme che consentano di creare in futuro condizioni di contesto convenienti per gli investimenti, anche in presenza di una tassazione ordinaria. Dobbiamo intervenire in particolare sulla dotazione infrastrutturale delle aree ZES, e in generale delle aree industriali del Mezzogiorno, e poi dobbiamo agire rapidamente sulla semplificazione burocratico-amministrativa per chi investe in particolare nelle Zone economiche speciali. Questa è la sfida del futuro. Tornando all’agevolazione, potrà essere anche un incentivo suppletivo per trovare risposte ad alcune grandi crisi industriali che flagellano la nostra regione? Me lo auguro fortemente. È una norma pensata per le aree più fragili del Paese, quelle cioè più duramente colpite dalle crisi occupazionali, che ha come scopo principale proprio il rilancio dell’economia e del lavoro. Una norma che prevede - come ricordavamo prima - delle condizioni molto serie e rigorose, che dovrebbero disincentivare comportamenti “leggeri” o “superficiali” da parte di aziende, in particolare Multinazionali, che troppo spesso decidono di chiudere i propri stabilimenti nel Mezzogiorno per delocalizzare in altre aree del Paese o del Mondo senza curarsi dell’impatto sociale delle proprie decisioni. Questo non sarà più consentito per chi beneficia di incentivi fiscali. L’auspicio, ad ogni modo, è che grazie alla normativa da me proposta e ormai in vigore si possa aprire davvero una nuova stagione di investimenti, di lavoro e di sviluppo nel nostro Mezzogiorno e di riflesso in tutto il Paese. Sono fiducioso. Marzo | Aprile 2021

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l'opinione

Morlicchio: «La pandemia ha accresciuto le disuguaglianze» Tra le priorità della lotta alla povertà, oltre ad una riforma del reddito di cittadinanza, dovrebbero rientrare la riduzione della dispersione scolastica e il recupero dei divari di apprendimento, amplificati dalla Dad; un piano straordinario per l'occupazione giovanile e femminile a bassa scolarità e la perequazione territoriale nell'offerta di asili nido Enrica Morlicchio professoressa ordinaria di Sociologia Economica nel Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università Federico II di Napoli

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rofessoressa, l’emergenza coronavirus ha ampliato le povertà tradizionali, o ne ha create anche di nuove? Il Paese, in termini assoluti, è diventato più povero? Per valutare quanto è successo dobbiamo tener conto di due fenomeni di segno opposto. La riduzione della povertà assoluta, conseguente all’introduzione del reddito di cittadinanza, che ha comportato per la prima volta un investimento economico notevole nella lotta alla povertà, e l’aumento della povertà conseguente al blocco delle attività durante la pandemia. Sicuramente alle figure più tradizionali di poveri se ne sono aggiunte delle altre, provenienti dal ceto medio. Bisognerà vedere se per quest’ultime si tratterà solo di un transito nell’area della povertà, o gli effetti della pandemia saranno più duraturi e contenuti solo in parte dai cosiddetti “ristori”, le misure a favore di chi era in difficoltà. Per rispondere alla seconda parte della sua domanda, è cioè se il Paese è diventato più povero, possiamo dire che non tutti sono stati colpiti allo stesso modo. Secondo una sti-

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ma della Banca d’Italia le famiglie del quinto più basso della distribuzione del reddito hanno subito una riduzione due volte più ampia di quella subita dalle famiglie del quinto più elevato, cioè delle famiglie più ricche. La pandemia ha accresciuto le disuguaglianze in un Paese già fortemente disuguale come il nostro. La pandemia ha svelato molte verità nascoste, o quasi, del nostro Paese: un sistema sanitario fragile, un sistema scolastico negletto, asimmetrie e iniquità sociali e geografiche. Chi ha pagato il prezzo più alto della crisi finora in relazione all’età e chi, invece, in relazione allo status occupazionale? In termini anagrafici sicuramente i grandi anziani, per il costo di vite umane, e i minori e gli adolescenti per la riduzione delle occasioni di socialità a scuola e nel tempo libero. In termini occupazionali le principali vittime sono state le donne, perché occupate nei settori più colpiti dal blocco delle attività economiche e con contratti a scadenza che non sono stati rinnovati. Nei primi nove mesi del 2020 si sono persi 94mila posti di

di Raffaella Venerando

lavoro femminili, cioè più di quelli creati dal 2008 al 2019 che erano pari a 89mila. Le disparità di genere saranno amplificate? Il lavoro a distanza ha messo in evidenza come in Italia esistono ancora gravi problemi di conciliazione lavoro-famiglia. Per fortuna sono problemi sempre più condivisi nelle giovani coppie, ma le donne sono quelle che stanno pagando il prezzo più alto. Non è il numero di figli in sé che tiene le donne lontano dal mercato del lavoro, ma la qualità ed entità dell’offerta di servizi. Non a caso nei paesi come Spagna, Italia, Grecia e Malta dove il tasso di fecondità è inferiore a 1,4 figli per donna, il tasso di occupazione femminile è inferiore al 60%; mentre nei paesi scandinavi, nel Regno Unito e nei paesi baltici il tasso di fecondità è superiore a 1,7 e lo è anche il tasso di occupazione (più del 70%, con punte superiori all’80% come in Svezia). L’Italia poi è anche il paese che ha il più forte divario tra figli desiderati e figli realmente avuti, un indicatore che si chiama appunto


divario di fertilità. Detto questo poi è indubbio che permangono anche forti stereotipi di genere. Secondo dati dell’Eurobarometro, in Italia una persona su due è d’accordo con l’affermazione «il ruolo più importante della donna è quello di accudire la famiglia e i figli». Tanto per avere un’idea in Svezia solo l’11% è d’accordo con questa affermazione. E infatti in quel paese le donne guidano gli autobus, fanno il carpentiere, trovano lavoro anche in settori considerati tradizionalmente maschili e anche quando non hanno titoli di studio elevati. Reddito di Cittadinanza: secondo lei andrebbe abolito o rivisto? Il reddito di cittadinanza non va abolito. Va riformato per correggere quegli aspetti che provocano disparità tra poveri, a seconda dell'età e della composizione familiare per una applicazione tecnicamente discutibile della scala di equivalenza; discriminano in modo pesante gli stranieri non comunitari; scoraggiano la partecipazione al lavoro da parte di chi sarebbe in grado di lavorare almeno parzialmente dato che ogni euro guadagnato viene scontato dall'importo del reddito di cittadinanza. Inolre andrebbe superata la separazione oggi in atto tra patto per il lavoro (per chi è teoricamente in grado di lavorare) e quello legato al patto per l'inclusione per chi non è occupabile poiché in una famiglia ci possono essere individui con caratteristiche diverse (ad esempio adulti e minori, persone con o senza carichi di cura, abili e inabili al lavoro), che dovrebbero poter accedere all'una o all'altra possibilità, senza seguire il destino dell'intestatario del reddito.

Vorrei tuttavia ricordare a chi demonizza il reddito di cittadinanza che, in tutti i Paesi occidentali democratici, esiste una misura di sostegno al reddito dei poveri e in tutti i paesi europei si registrano piccole percentuali (anche in Ita-

cittadinanza nella direzione indicata, dovrebbero rientrare la riduzione della dispersione scolastica e il recupero dei divari di apprendimento che non sono stati creati ma amplificati dalla Dad; un piano straordinario per

lia non siamo oltre il 2%) di casi di frode. Noi non siamo un’eccezione né nell’uno, né nell’altro caso. L’eccezione è semmai nel fatto che in nessun Paese questa misura è stata proposta, come in Italia, come una politica attiva del lavoro e non di lotta alla povertà. Generalmente lei si sottrae dal dare «consigli al principe sull’arte di governare», ma se potesse indicare soluzioni a chi ha responsabilità politiche, quali sarebbero quelle necessarie da attuare per contrastare la povertà e quali le più urgenti? Bisogna avere molta umiltà perché non sappiamo cosa ci riserverà il futuro. Tra le priorità della lotta alla povertà, oltre ad una riforma del reddito di

l’occupazione giovanile (anche attraverso una revisione dei tirocini e dell’apprendistato) e per l’occupazione femminile a bassa scolarità; il recupero del patrimonio abitativo pubblico e sostegno alla ristrutturazione del patrimonio privato di bassa qualità (ad esempio i bassi napoletani) attraverso incentivi ai proprietari, la perequazione territoriale (Nord/Sud ma anche centro/periferia) nella offerta di asili nido perché come diceva Don Milani «non si possono fare parti uguali tra disuguali». La povertà, come la ricchezza, si eredita e per interrompere la catena intergenerazionale di trasmissione della povertà bisogna agire subito, già a tre anni potrebbe essere troppo tardi. Marzo | Aprile 2021

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l'opinione

Per una Pubblica Amministrazione migliore La semplificazione possibile secondo Sergio De Felice, presidente di sezione del Consiglio di Stato di Raffaella Venerando

Sergio De Felice presidente di sezione del Consiglio di Stato

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residente, citando Tacito, potremmo dire che il nostro Paese è vittima di un paradosso: «Troppe leggi, nessuna legge». Lei ritiene che, in tema di contratti pubblici, si deve e si può guarire dal morbo del troppo diritto. Come? Sul codice dei contratti pubblici, una prima semplificazione rapida e certa la si potrebbe avere - come di recente espresso dal presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi - innanzitutto abbattendo il cosiddetto goldplating. La normativa attuale andrebbe, infatti, sgrossata dall’appesantimento attuato dallo Stato italiano nel recepimento delle direttive Ue. Un’operazione possibile e realizzabile in tempi brevi. Altre riforme di sistema necessitano invece - come sottolineato dallo stesso presidente del Consiglio Draghi - di modifiche lente, di una continua attività manutentiva, espungendo sì le norme inutili, ma senza alcuna improvvisazione. Interventi a oltranza e norme emergenziali non fanno altro che generare

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incertezza e sconcerto, mentre le riforme di sistema, perché siano efficaci e quindi durature, richiedono a loro volta tempi di approfondimento, visione, armonia nelle correlazioni tra le diverse parti. In Italia sono stati scritti i codici importanti per la vita dei cittadini anche durante la tragedia della seconda Guerra mondiale, e le migliori menti del tempo vennero coinvolte e, consapevoli della tragicità del momento, seppero cogliere l’esigenza del lascito ai posteri. Pertanto, nel settore dei contratti pubblici, la soluzione a portata di mano è lo snellimento e la redazione di un codice sulla base delle sole direttive europee, nei tempi giusti. Stazioni appaltanti: cosa propone? Sarebbe utile rendere obbligatoria la loro aggregazione? Il Codice dei contratti pubblici è strutturato per prevedere l’espletamento di gare di una certa importanza, evitandone la polverizzazione. Per l’attuazione del Recovery Plan, a seconda delle materie, immagino ne saranno individuate diverse in

relazione ai grandi interventi da farsi. Ma un altro aspetto è sul punto fondamentale: come si provvederà alla complessità dei procedimenti che affiancano i differenti interventi, quanti saranno gli enti coinvolti? Occorre sfruttare l’occasione per intervenire sul rapporto tra i diversi livelli di governo e sui procedimenti autorizzatori. Una volta assunte delle decisioni, sarà necessario che ci sia accordo sulle stesse. Saranno indispensabili, pertanto, “strumenti di raccordo” (come le conferenze) tra diversi livelli di governo secondo un modello di integrazione e non di separazione delle competenze (come in Germania) in cui gli Enti consumano il potere secondo il principio maggioritario e ci si può dolere solo per lesione del principio di leale collaborazione e non già ricorrere in via giurisdizionale per ogni motivo, deflazionando il contenzioso tra Enti pubblici. Negli ultimi mesi molti plaudono al “modello Genova”, simbolo di efficacia e rapidità. Ma fretta e qualità non è detto


vadano necessariamente di pari di fiducia. Nei procedimenti Sul tema c’è attenzione anche passo... di gara e attuativi/esecutivi, da parte dell’attuale governo. Il modello Genova non è sempre contro regole rigide, si dovrebVa bene la delimitazione della replicabile perché - per il caso be al contrario poter contare responsabilità erariale, escluspecifico del Ponte Morandi - il su di un’ampia discrezionalità dendo le ipotesi di colpa grave, contenzioso è stato a priori dell’amministrazione nella anche se allo stato si tratta pressoché azzerato e l’opera scelta dell’altro contraente. di normativa temporalmente ultimata senza alcuna comUna visione di premialità dei dilimitata. plessità. Un caso più unico che rigenti in una amministrazione Andrebbe, invece, portata a raro, specie per quanto attiene per risultati (per esempio, vinregime perché se ne esplichino alla realizzazione di una nel tempo gli effetti grande opera. Generalpositivi. Ma per eliminare mente non è così semdel tutto la cosiddetta plice rinvenire il punto di burocrazia difensiva, «Per eliminare del tutto equilibrio tra quelli che occorrerebbe avere il la cosiddetta burocrazia Alessandro Barbano, nel coraggio di abrogare il difensiva occorrerebbe avere suo libro, ha chiamato “i reato di abuso d’ufficio, il coraggio di abrogare il reato troppo generico e vago troppi diritti”. Non tutti andrebbero accolti come per attivare i procedidi abuso d’ufficio, troppo meritevoli. A tal propomenti penali. generico e vago per attivare sito, qualche anno fa il Altra sua proposta: che i procedimenti penali» professor Cassese in un qualsivoglia intervenintervento sui costi della to - sia esso in ambito democrazia (i troppi sanitario, di trasporti o diritti), ricordava che per in agricoltura - preveda costruire un aeroporto in Cina colati agli stati di avanzamento) una clausola di considerazione vengono impiegati quattro anni, e non per atti (e per produzione ambientale. a Londra (non in Italia) venti. di carte), uniti a un cronoproSì e questo in ragione del fatto Per le Grandi Opere, oggetto del gramma da rispettare sarebbero che l’ambiente non è alternativo Recovery Plan, probabilmente, elementi utili da inserire e di allo sviluppo, ma è esso stesso utile sarebbe pensare a un cui tener conto. Il metodo BIM foriero di sviluppo. L’ambiente, “procedimento unico” che conall’interno della P.A., ad esemcome una rete, copre ogni ramo senta di convogliare e acquisire pio, permette di integrare i lidell’ordinamento, senza esaurirtutte le valutazioni e introdurre velli di progettazione sui diversi ne nessuno. tutti gli interessi presenti, ma la ambiti, riducendo così le gare di Come insegnano gli esempi regola della unitarietà dovrebbe progettazione, o mettendo alla di Paesi vicini (gli ascensori essere adottata in linea genebase progetti definitivi con un in vetro al Museo di Madrid, rale: non è detto che per ogni livello di specificità molto alto, o la Piramide del Louvre, ma interesse occorra per forza un portando così a gara, anche per gli esempi sono infiniti) si può ente differente. l’appalto integrato, progetti intervenire anche in contesti Ampliare la discrezionalità chiari, univoci, con un livello di ritenuti Patrimonio dell’Umanidell’amministrazione giovereberrore molto basso. tà, ma lo si deve fare con grande be? Una delle sue proposte per dignità architettonica e a regola Siamo nell’era dominata migliorare la macchina amminid’arte.Così operando, il risultato dalla tecnologia e gli algoritmi strativa è riconfigurare e ridefisarebbe una reale transizione possono venirci in aiuto. Spesso nire il reato di abuso d’ufficio e ecologica, come imposta dal la riduzione della discrezionala responsabilità erariale. nuovo governo nell’organigramlità equivale a una mancanza Perché e con quali obiettivi? ma dell’esecutivo.

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confindustria salerno

Confindustria Salerno, Antonio Ferraioli è il nuovo presidente Per riavviare la crescita, massima attenzione a governance, dimensione, ricerca, innovazione, capitale umano, cultura internazionale, sostenibilità, digitalizzazione. Otto imprenditori completano la squadra al vertice per il quadriennio 2021-2025 di Raffaella Venerando

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n plebiscito. Con un gradimento pressoché totale da parte dell’Assemblea dei Soci di Confindustria Salerno, il 25 febbraio scorso, Antonio Ferraioli, presidente e amministratore delegato de La Doria spa, è stato eletto ai vertici dell’Associazione Industriali per il quadriennio 20212025. Rinnovata anche la squadra di presidenza che sarà così composta: Vito Cinque - Il San Pietro Hotel di Positano (delega Cultura, vivibilità, marketing territoriale); Pierluigi Pastore - Meditel srl di Salerno (delega Credito, fondi europei, incentivi alle imprese); Stefania Rinaldi - Rinaldi Group srl di Giffoni Valle Piana (delega Internazionalizzazione, forma-

zione, passaggio generazionale); Antonio Sada - Antonio Sada & Figli spa di Pontecagnano Faiano (delega ai Rapporti interni, regole statutarie, rapporti associativi, legalità); Velleda Virno - Di Mauro Officine Grafiche spa di Cava de' Tirreni (delega Politica industriale, cultura d’impresa, competitività, sostenibilità, governance), cui si aggiungono i vice presidenti istituzionali: Lina Piccolo, in qualità di presidente del Comitato Piccola Industria (delega Ambiente, sicurezza, privacy e Asi); Marco Gambardella, in qualità di presidente del Gruppo Giovani imprenditori (delega Education, startup, digitale) e Agostino Gallozzi, past president (delega all’Economia

del mare e alle infrastrutture). Ai lavori assembleari sono intervenuti il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, e il presidente di Confindustria Campania e

Andrea Prete

vice presidente nazionale Vito Grassi, oltre al presidente uscente Andrea Prete, cui è tradizionalmente spettato il passaggio di consegne. «Termino il mio incarico - ha sottolineato Andrea Prete - con la consapevolezza che sono stati anni

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ricchi di sfide che ci hanno visto al fianco delle imprese rappresentandone le istanze ma anche, e soprattutto, i progetti e le ambizioni. Abbiamo costruito un proficuo dialogo con le Istituzioni che ha portato a risultati importanti. Ricordo, in particolare, la forte sinergia che ha caratterizzato, ad avvio dell’emergenza pandemica, i rapporti con la Prefettura di Salerno nella complessa gestione dei codici Ateco. Lascio il timone nel momento storico più complesso per la nostra provincia, per il Paese e per il mondo intero, per cui il mio unico auspicio è un in bocca al lupo a tutti noi». Al suo intervento è seguito quello di Vito Grassi che ha rimarcato quanto l’industria sia cruciale per trainare la ripresa: «Il messaggio che viene dai nostri territori è quello di un’industria in prima fila, che innova, rischia e investe, che sta fronteggiando la crisi sanitaria, economica e sociale con grande senso di responsabilità, e vuole instillare fiducia nelle nuove generazioni. Dall’aeronautica all’automotive, dall’agroalimentare al settore chimico-farmaceutico, la dimensione globale della nostre filiere, anche se messa a dura prova dalle dinamiche della crisi congiunturale, evidenzia un tessuto di imprese eccellenti che ha dato un segnale importante sul fronte dell’internazionalizzazione». «Tra 20

gennaio e settembre - ha proseguito - solo per citare qualche dato, la Campania ha visto crescere le vendite oltre confine delle conserve napoletane e salernitane rispettivamente del 22,4% e dell’11,1% rispetto allo stesso periodo del 2019, nonché dei prodotti da forno delle province di Napoli e Avellino: rispettivamente +38,7% e +7,6%. L’export si conferma una possibile chiave per la ripresa e lo sviluppo dell’economia del Sud e con esso di tutto il Paese». È stata poi la volta, la prima volta, del neo eletto presidente Antonio Ferraioli. Dopo aver ringraziato i soci per la fiducia mostrata nei riguardi suoi e della sua squadra, ha pubblicamente promesso grande senso di responsabilità nella sfida che lo attende. «Non è solo il momento che viviamo a rendere arduo questo compito - ha sottoli-

neato - quanto il contesto generale in cui, da sempre, si muove chi fa impresa. L’azienda è una comunità, un insieme di persone: azionisti, dipendenti, fornitori, clienti che hanno obiettivi comuni e che partecipano ad un processo condiviso di innovazione, ricerca, creazione di ricchezza, scoperta. Un sistema di valori che produce una cultura portatrice di benessere e coesione sociale. Questi saranno i valori portanti del quadriennio che mi appresto a vivere, le direttrici lungo le quali muoveremo le nostre azioni. Come dicevano i latini, per aspera ad astra». A chiudere il messaggio del presidente Carlo Bonomi, in collegamento dalla sede di Confindustria: «Questo Paese ha smesso di sognare da tanto tempo. Dobbiamo essere i primi a indicare al Paese una strada: tornare a dare un sogno al Paese. Se non avremo la volontà di raggiungerlo e di costruirne le basi, potremo mettere in campo tutti i provvedimenti economici ma come Paese falliremo, per i nostri figli». Bonomi si è soffermato ancora sulle future generazioni, «se non faremo un debito buono, come dice il presidente del Consiglio Draghi, per creare un futuro migliore per i nostri figli" sarebbe "un fallimento" per loro, ha rimarcato».

Antonio Ferraioli e Carlo Bonomi


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VITO CINQUE vicepresidente con delega a cultura, vivibilità, marketing territoriale Vito Cinque general manager Hotel San Pietro di Positano

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lbergatore di terza generazione insieme con il fratello Carlo, Vito Cinque è da sempre al San Pietro di Positano di cui assume la direzione nel 1997 come General Manager, dopo una lunga esperienza all'estero in strutture ricettive di rinomanza internazionale. Ha ridefinito l'ospitalità dell'albergo positanese - icona di lusso e italianità nel mondo - rinnovandolo nello stile e negli spazi e arricchendolo con servizi sempre più esclusivi. Ha consolidato ed esteso a livello planetario quella fama iniziata dalla madre Virginia e dalle precedenti generazioni. Dal 2012 è vice presidente per l'Europa della prestigiosa associazione Relais&Chateaux, di cui Il San Pietro fa parte da oltre un trentennio. Cinque ha due grandi passioni: il ciclismo (che condivide con la moglie Juliana) e la cucina, interesse che lo ha spronato a grandi investimenti nella ristorazione, con conseguente

apertura del ristorante sul mare Carlino e la conquista della stella Michelin del ristorante Zass.

«Sono onorato della fiducia mostrata nei miei riguardi dal presidente Ferraioli e dagli altri associati. Il nostro territorio va oggi concepito e narrato con un approccio manageriale, capace di ispirare gli amministratori locali a pensare in termini nuovi all’offerta turistica. Non solo bellezza e natura, ma organizzazione, armonia e vivibilità per attrarre flussi turistici provenienti da tutto il mondo. Massimo sarà, pertanto, il mio impegno in questa missione cui destinerò tutta la mia competenza, la mia esperienza e le mie energie».

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PIERLUIGI PASTORE vicepresidente con delega al credito, fondi europei e incentivi alle imprese Pierluigi Pastore amministratore delegato Meditel srl

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alernitano da generazioni, dopo la laurea si specializza prima alla Cattolica di Milano e poi allo SDA Bocconi in direzione d’azienda. La sua avventura di imprenditore comincia nel 1992 quando acquista dalla multinazionale Ericsson Telecomunicazioni un ramo di azienda pertinente la costruzione di centrali telefoniche di commutazione che diventa, sotto la sua guida, la Medinok spa, specializzata in impiantistica e manutenzioni di telecomunicazioni. Nel 1999 torna alle radici salernitane, rilevando dalla allora Alcatel un ramo d’azienda da ristrutturare e convertire in quella che diventa la Meditel, realtà industriale che opera nel campo delle soluzioni elettroniche, in particolare nel montaggio di schede elettroniche in tecnologia SMD e PTH, nello sviluppo di campionature e prototipazioni, dalle piccole alle medie/grandi produzioni. Anche in questo caso la sfida di

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accompagnare una trasformazione tecnologica, riuscendo al contempo nel creare nuova occupazione, viene vinta. Credito, fondi europei e incentivi alle imprese, le deleghe affidategli dal presidente Antonio Ferraioli per il suo nuovo corso. «Il sistema delle imprese avrà bisogno sempre più nei prossimi anni di ingenti capitali per riavviare e sostenere un ciclo di crescita. Capitali che, oltre che dal canale bancario, dovranno derivare da strumenti alternativi, di finanza innovativa e agevolata. Per uscire dalle secche della crisi causata dalla pandemia tuttora in corso, fondamentale per le imprese sarà l’accesso, seppur incrementale, a strumenti che aumentino la loro patrimonializzazione.

Lavorerò affinché, in questo particolare segmento, cresca la cultura di impresa, certo che l’avere come leader un presidente azionista di maggioranza di una società quotata in Borsa, con vocazione internazionale, sarà senz’altro un ottimo stimolo ed esempio. Anche in merito a fondi europei e incentivi alle imprese, le associate potranno contare sul supporto dell'Associazione nel fare fronte alle criticità del momento. Insieme con tutta la squadra di presidenza, sono certo sosterremo con coraggio e decisione le strategie industriali e i progetti di impresa dei nostri imprenditori».


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STEFANIA RINALDI vicepresidente con delega alla formazione, internazionalizzazione e passaggio generazionale Stefania Rinaldi amministratore delegato Rinaldi Group srl

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tefania Rinaldi, amministratore delegato Rinaldi Group Srl. Laureatasi nel 1993 in Economia e Commercio - dopo aver conseguito l’abilitazione di dottore commercialista - si appresta alla guida dell’azienda familiare entrando in società con i suoi due fratelli. La sua naturale propensione al networking, unita alla passione per lo sviluppo della cultura d’impresa, la portano a ricoprire diversi incarichi e a ricevere numerosi riconoscimenti, primo tra tutti il Premio Marrama nel 2006. Nel 2004 collabora all'ideazione e costituzione del Gruppo Legno-Arredo in Confindustria Salerno (oggi Design Tessile Sistema Casa, ndr), ricevendo la nomina di vice presidente che mantiene fino al 2007. Per Confindustria Salerno è Tesoriere dal 2009 al 2011, anno in cui riceve l’incarico di presidenza del Comitato Femminile Plurale di Confindustria Salerno. Dal 2016 è membro Giunta Confindustria, del Consiglio CCIAA Salerno come delegata Piccola Industria di Confindustria e membro Comitato

Imprenditoria Femminile CCIAA Salerno. Dal 2017 è membro del Consiglio Camerale Unioncamere Campania. Nel settembre 2020 è stata nominata Consigliere Incaricato del Gruppo Sistemi per Dormire Nazionale in Assarredo-FLA. Da febbraio 2021 è vice presidente di Confindustria Salerno con delega all’internazionalizzazione, formazione e passaggio generazionale.

«Il conferimento di questo incarico, oltre ad inorgoglirmi, arriva in un momento molto delicato per l’economia e l’occupazione e richiede dedizione e confronto continuo con le imprese associate. La gravità dell’emergenza sanitaria ha segnato profondamente l’economia nazionale e internazionale. In questo scenario, tuttavia, il sistema produttivo italiano grazie alla resilienza delle PMI mantiene importanti performance sui mercati esteri e continua a dimostrare grandi potenzialità, aprendosi a nuove opportunità di risposta ai bisogni del mercato. Per sostenere la competitività del sistema imprenditoriale provinciale e potenziarne le competenze, saranno messe in atto iniziative promozionali, eventi di business, incontri “d’affari” mirati e costruiti ad hoc ma incontri a supporto delle imprese che vogliano accedere agli incentivi comunitari, nazionali e regionali previsti in ambito export, selezionando accuratamente i comparti e i mercati in cui emergono, per esse, maggiori opportunità. Il continuo processo di innovazione tecnologica genererà una domanda di nuove professionalità da parte delle imprese e nuovi modelli di organizzazione del lavoro. Grande sarà l'impegno pertanto sul fronte della formazione, indispensabile per dotare le persone e le organizzazioni delle competenze necessarie a intraprendere o potenziare i processi aziendali. Saranno anni di sfide importanti da affrontare e traguardi impegnativi da raggiungere, ma attraverso il lavoro di squadra proveremo a condividere e costruire insieme un percorso di crescita per supportare i cambiamenti in atto».

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ANTONELLO SADA vicepresidente con delega ai rapporti interni, regole statutarie, rapporti associativi e legalità Antonello Sada presidente Gruppo Sada spa

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ntonello Sada, presidente del Gruppo Sada, specializzato nella produzione di cartone ondulato, cartotecnica e packaging innovativo - biodegradabile, riciclabile o riutilizzabile - a servizio delle principali realtà produttive italiane. Imprenditore da sempre, potremmo dire. Immediatamente dopo la laurea, conseguita nel 1978, entra in azienda partecipando - anno dopo anno - al suo costante sviluppo. Tappe salienti della crescita del Gruppo sono state la fusione per incorporazione tra Ondulato Salernitano e la Antonio Sada e figli nel 1999, con la costruzione di un nuovo stabilimento l’anno successivo; la nascita della Sabox nel 2004; della Sada Packaging nel 2006; l’acquisizione della Sifim di Catania nel 2010 fino ad arrivare alla costituzione della Sada Packaging Verona nel 2017. Il Gruppo ad oggi conta circa 560 dipendenti, appena 50 quando An24

tonello Sada comincia a muovere i primi passi nell’imprenditoria cui dedicherà la sua vita e la sua famiglia. In Confindustria Salerno entra nel board nel 1992 e, negli anni, ricoprirà diverse cariche, tra cui la presidenza della Piccola Industria dal 1999 al 2003, fino ad arrivare all’attuale vice presidenza con delega ai Rapporti interni, regole statutarie, rapporti associativi e legalità.

«È una delega che mi sento cucita addosso. Il principio di legalità e il rispetto delle regole sono sì il fondamento di tutto il sistema confederale ma rappresentano per me valori inalienabili nella vita, come in azienda. Il rispetto delle regole è la base fondante di qualsivoglia convivenza civile. Lavorerò pertanto per assicurarli e promuoverli anche al fine di tutelare la reputazione di Confindustria Salerno in cui la mia famiglia crede dal 1945, anno di iscrizione della prima azienda Sada all’Associazione Industriali salernitana».


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VELLEDA VIRNO vicepresidente con delega a politica industriale, cultura d'impresa, competitività, sostenibilità e governance Velleda Virno amministratore delegato Di Mauro Officine Grafiche spa

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elleda Virno, imprenditrice, moglie e madre di due ragazzi di 24 e 19 anni. Subito dopo la laurea in giurisprudenza nel 1991, comincia a lavorare nell’azienda di famiglia, la Di Mauro Officine Grafiche S.p.A. Nata come tipografia nel 1895 a Cava de’ Tirreni, oggi la Di Mauro - che ha all’attivo anche un secondo stabilimento a Rho (Milano) - è una realtà stimata sul mercato nazionale ed europeo nel mondo degli imballaggi flessibili per prodotti alimentari, farmaceutici e home and personal care. Dopo un periodo di gavetta vecchio stile e l’assunzione di incombenze e oneri crescenti in diverse aree aziendali, dal 2016 Velleda Virno della Di Mauro è amministratore delegato. «Trent’anni fa era ancora più complicato ambire ad un lavoro di responsabilità senza per questo rinunciare ad essere anche moglie e madre. Ringrazio i nostri azionisti per aver creduto in me e i miei ge-

nitori per aver cresciuto le mie sorelle e me con un forte senso di dovere verso l’azienda e il suo ruolo sociale; per averci insegnato con l’esempio l’umiltà, il rispetto per le persone e per il lavoro. Devo tanto anche a mio marito Michele e ai miei figli Francesco e Melania per avermi sostenuto durante il percorso. Quando il presidente Antonio Ferraioli, che ringrazio con sincera stima, mi ha proposto di far parte della sua squadra, ho pensato che fosse il momento giusto per dare il mio contributo e condividere con altri imprenditori esperienze e competenze con l’obiettivo di stimolare la crescita del nostro bellissimo e difficile territorio.

Le deleghe che il presidente mi ha attribuito - politica industriale, cultura d’impresa, competitività, sostenibilità e governance - riguardano temi a me molto cari su cui sono certa lavoreremo in modo sano e collaborativo anche con gli altri vicepresidenti. Basti pensare alla sostenibilità, un tema essenziale per il futuro dei nostri figli e, nello stesso tempo, una imponente sfida e una grande opportunità per le aziende.

Oltre al vantaggio per l’ambiente, operare in direzione della sostenibilità di prodotto e di processo può aiutare infatti l’azienda a differenziarsi, rendendola vincente. Ci aspettano anni di impegno corale e convinto perché alcuni necessari cambiamenti culturali possano finalmente attecchire così da rendere più forti, solide e preparate ai rischi le nostre aziende».

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LINA PICCOLO vicepresidente con delega all’ambiente, sicurezza, privacy e Asi Lina Piccolo direttore Sider Pagani srl

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ina Piccolo, direttore aziendale della Sider Pagani srl, azienda nata agli inizi degli anni Ottanta per volontà di Alfonso Piccolo, e oggi una delle principali realtà nel settore della lavorazione, preparazione e trasformazione dei rottami ferrosi e non ferrosi destinati ad acciaierie e fonderie. Dopo gli studi, fa il suo ingresso in azienda a 19 anni dapprima in modo saltuario, per poi - raggiunto il 24esimo anno di età - entrarne a far parte in pianta stabile fino ad oggi, guidandola insieme all’instancabile papà Alfonso e al fratello Carlo. Oltre all’azienda, la sua tenace, sana passione è l’associazionismo, da lei considerato come la più grande scuola di politica e di democrazia. Nei primi anni Novanta si iscrive alla sua associazione di categoria, l’Assofermet, entrando nel Comitato Tecnico sui rottami. È un’esperienza di vita e aggregazione che, però, da

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subito le fa intuire notevoli possibilità di crescita per la sua azienda al punto da convincerla a tentare la strada dell’internazionalizzazione. Da allora, infatti, la Sider Pagani è una realtà export oriented nel Far East e in Turchia. Alla fine degli anni Novanta fa il suo ingresso in Confindustria Salerno, partecipando alla costituzione del Gruppo Donne - oggi Comitato Femminile Plurale - di cui con orgoglio si definisce memoria storica. È la prima di una lunga serie di attività che l’hanno vista solerte protagonista fino ad arrivare al 2017 quando Andrea Prete la sceglie nella sua squadra di vice presidenti delegandole come materie di pertinenza l’ambiente, la sicurezza e la privacy. Passano così quattro anni intensi che la vedono promotrice di più di 40 eventi, organizzati per assistere in modo consapevole e attento le aziende. I buoni risultati raggiunti le valgono la presidenza - iniziata nell’agosto 2020 del Comitato Piccola Industria e, pertanto, anche la vice presidenza di diritto nella squadra del presidente Ferraioli che, alle consolidate deleghe in cui ha già mostrato sul campo impegno e dedizione, aggiunge l’Asi.

«Oggi più che mai le imprese hanno ben chiaro quanto conti il loro capitale intangibile e l’attenzione all’ambiente è ormai parte integrante del business. Lavorerò per far emergere buone pratiche da mettere a fattore comune, per il bene non solo delle singole imprese, ma di tutta la comunità in cui le imprese vivono e operano».


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MARCO GAMBARDELLA vicepresidente con delega a education, startup, digitale

Marco Gambardella direttore per lo sviluppo commerciale internazionale Bioplast srl

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ietro ogni impresa di successo c'è qualcuno che ha preso una decisione coraggiosa»: questa la frase simbolo di Marco Gambardella, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Salerno e delegato a Education, Startup e Digitale. Dopo una laurea in Economia e Management in Italia e un percorso di perfezionamento in Canada, entra nell’azienda di famiglia, la Bioplast, specializzata nella produzione di packaging eco-sostenibili, con sede a Fisciano. Oggi, dopo 10 anni di esperienza maturata in giro per il mondo, è per la Bioplast direttore per lo sviluppo commerciale internazionale. A luglio scorso, Marco Gambardella è stato eletto presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Salerno.

nale, sono orgoglioso di aver ricevuto la delega per i settori education, digitale e startup. Mi impegnerò per facilitare la transizione digitale delle imprese del nostro territorio, promuovere solide partnership con Università ed Enti di ricerca e sostenere la nascita di nuove attività avviate da giovani. Sono convinto che la tecnologia possa essere lo strumento più efficace per esaltare le potenzialità del nostro territorio e proiettare le nostre imprese verso un futuro sempre più high-tech, green e inclusivo».

«In virtù del mio percorso formativo e professioMarzo | Aprile 2021

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AGOSTINO GALLOZZI past president con delega all'economia del mare e infrastrutture Agostino Gallozzi presidente e amministratore delegato Gallozzi Group spa

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ominato nel maggio del 2004 Cavaliere del Lavoro, è presidente e AD di Gallozzi Group SpA, holding controllata assieme ai fratelli Vincenzo ed Enrico, cui fanno capo circa 25 società che operano nel comparto della logistica marittima e portuale e del turismo nautico. Nel 1981 ha costituito la società Cont Ter SpA con l’obiettivo di sviluppare il trasporto marittimo combinato; nel 1983 la Gallozzi Shipping Ltd, Agenzia Marittima e Spedizioni internazionali. A fine 1990 lancia la Salerno Container Terminal SpA ai primi posti tra i regional terminal d’Italia. Nel 1991 vara la Marittima Trasporti SpA, specializzata nel trasporto su strada collegato al trasporto marittimo. Nel 1994 avvia la Med-Feeder Italia SpA e a Malta la Med-Feeder Company Ltd, per la realizzazione di collegamenti di corto raggio tra porti del Mediterraneo. Sempre nel 1994 costituisce l’azienda metalmeccanica Salerno Container Services Srl, specializzata nella ristrutturazione di containers.

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Nel 1999 acquisisce e incorpora la Cargo Services Salerno SpA; nel 2001 fonda la Salerno Terminal Traghetti Srl a supporto al comparto delle “autostrade del mare”. Nel 2002 la GF Logistic SpA, specializzata nell’offerta di servizi logistici su base internazionale. Nasce nello stesso anno la GF Logistic (UK) Ltd, con sede a Londra. Nel 2007 sono avviate le attività di GF Logistic (China) Limited con sede a Shangai e nel 2017 di GF Logistic (Turkey) con sede ad Istanbul e successivamente filiali a Izmir, Mersin e Bursa. Nel febbraio del 2021, la GF Logistic SpA ha inaugurato la sede di Parma a presidio delle aree del Nord Italia e nasce la Salerno General Cargo Terminal, specializzata nello sbarco di grano, cereali e prodotti siderurgici destinati alla trasformazione industriale. Gallozzi Group SpA è presente nel settore turistico con Marina d’Arechi SpA, nuovo porto nella città di Salerno che rappresenta una delle maggiori infrastrutture per la nautica da diporto del Mediterraneo. Dal 14 giugno 2007 al 22 giugno 2011 è stato presidente di Confindustria Salerno. Dal 2017 è componente dell’Organismo di Partenariato della risorsa mare dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale. Rispetto alla delega ricevuta dal presidente Ferraioli, Gallozzi ha una chiara visione:

«Un sistema infrastrutturale moderno ed efficace rappresenta la premessa indispensabile per la gestione competitiva della mobilità di merci e persone. Esso è precondizione necessaria all’affermazione delle produzioni industriali sui mercati e allo stesso gateway capace di intercettare importanti flussi turistici. L’impulso alla riqualificazione infrastrutturale assume quindi funzione strategica, rispetto al complessivo sviluppo economico della nostra provincia, in una visione fortemente orientata all’internazionalizzazione».


business

L’Italia che riparte si incontra per promuovere valori ed eccellenze

CM Advisor punta sulle aziende italiane e fonda Meet2It, il nuovo portale B2B per il digital networking e l’internazionalizzazione a cura della redazione

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i chiama Meet2It ed è appena approdato in rete. Stiamo parlando del nuovo marketplace dedicato alle aziende italiane ideato da Cm Advisor. Un portale B2B che punta a riunire in un unico luogo virtuale le grandi e PMI italiane aiutandole a promuoversi e a creare occasioni di business con altre aziende in Italia e all’estero. L’ambizioso progetto nasce per rispondere all’esigenza di molte realtà imprenditoriali di migliorare la propria presenza in rete attraverso le strategie del digital marketing e fare networking in un periodo storico difficilissimo per sviluppare nuovi contatti attraverso fiere ed eventi. Meet2It si configura come il marketplace dedicato alle aziende che fanno del Made In Italy il tratto distintivo del proprio operare e che intendono affiancare, alle attività di comunicazione tradizionali, una qualificata presenza in rete. Tutto per intercettare l’interesse di clienti del segmento business sui mercati nazionali e internazionali sfruttando gli strumenti del marketing digitale. Il portale mette in relazione le PMI e le grandi aziende italiane con i propri target di riferimento all’estero: buyer, rivenditori, Gdo in Europa, Stati Uniti, Russia, Australia, Paesi Arabi. Ogni azienda ha a disposizione sulla piattaforma uno spazio, un mini sito, in grado di raccogliere tutte le informazioni relative all’azienda: dalla presentazione, ai prodotti e servizi offerti (corredati da foto e video); dalla possibilità di offrire download di cataloghi e materiali utili alla possibilità di attivare una live chat. Il portale, ottimizzato in ogni funzione e progettato in ottica SEO, suddivide le aziende in base ai

settori merceologici ma, contemporaneamente, garantisce la possibilità di effettuare ricerche libere sia di aziende, sia di prodotti/servizi. Attraverso un costante lavoro di indicizzazione e posizionamento sui principali motori di ricerca internazionali (Google, Bing, Baidu, Yahoo, Yandex, Ask, Naver) la piattaforma offrirà l’occasione di affacciarsi ai mercati esteri anche grazie a campagne di promozione mirate riferite a potenziali aree di business da sviluppare. Non è prevista nessuna fee sul venduto, né sulla conclusione degli accordi commerciali dei partner. Tradizione, innovazione, creatività sono tutti tratti distintivi delle aziende italiane che il progetto vuole far emergere attraverso uno strumento performante e un supporto costante di comunicazione e marketing. Il team creativo di CM Advisor sta infatti lavorando a specifiche strategie di comunicazione per il lancio e la promozione del portale che saranno avviate a primavera. Entrare a far parte del network Meet2It è molto semplice: basta iscriversi e scegliere il piano in convenzione per i soci di Confindustria Salerno. Tutte le aziende iscritte a Confindustria Salerno potranno aderire gratuitamente e testare il marketplace per 6 mesi. MARKETPLACE: www.meet2it.com Per iscriversi e creare la propria vetrina con info, descrizioni, storia, foto, video e prodotti: www.meet2it.com/vendor-register. Per info: Maria Zamboli | email: zamboli@cmadvisor.it tel: +39 081 00 50 520 | tel: +39 02 400 31 823 Marzo | Aprile 2021

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business

Isolkappa, sulla cresta dell’onda…verde

Per il suo pubblico di clienti, per le persone e per il Pianeta, l’azienda guidata da Giuseppe Rinaldi lavora ogni giorno secondo i principi di un concreto sviluppo sostenibile, raccogliendo, riciclando e trasformando i rifiuti di EPS in materia prima seconda, immessa poi nel processo produttivo degli isolanti termici destinati alla riqualificazione energetica degli edifici a cura della redazione

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viluppo sostenibile e responsabilità sociamateriali sono il risultato di una visione precisa: le: parte da qui il progetto di business di competitività, crescita e successo sono imprescinIsolkappa, azienda italiana che opera nella dibili dai valori umani e dal benessere collettivo. È lavorazione dell’isolante eco efficiente per eccelquesta l’essenza di un gruppo che, nel pieno della lenza. quarta rivoluzione industriale, sottolinea l’imporComposto dal 98% d’aria, 100% riciclabile, atossitanza del team nella costruzione di un business co, il polistirene espanso sinterizzato - conosciuto sostenibile. E che entra di diritto - con i suoi come EPS - applicato come isolante in edilizia, impianti, il laboratorio interno e il nuovo stabilimento - nel vivo della rivoluzione green. è in grado di garantire un perfetto isolamento Prestigiosi anche i risultati fin qui ottenuti: certitermico, un notevole risparmio energetico e una consistente riduzione delle ficazione del RINA per il pieno emissioni di Co2 nell’atmosfera, rispetto dei requisiti di industria contribuendo anche al migliora4.0, autorizzazione al recupero dei rifiuti post-uso dell’EPS e mento del comfort abitativo e della qualità della vita. Trattati riconoscimento di piattaforma esclusivamente con impianti per i rifiuti di imballaggi in concepiti dalla casa madre di polistirene espanso (PEPS) da Battipaglia secondo i principi parte di COREPLA. L’economia circolare e la sostenibilità amdell’industria 4.0, i prodotti in EPS rappresentano il riferimento bientale diventano così tangiottimale sia per la costruzione bili: l’azienda raccoglie, ricicla e trasforma i rifiuti in EPS, che di nuovi edifici energeticamente Giuseppe Rinaldi, AD Isolkappa sostenibili, sia per la riqualificaritornano integralmente nel processo produttivo. Ieri, oggi e futuro. zione delle strutture già esistenti. Alla Isolkappa progettazione e produzione dei Tutto ha inizio negli anni Novanta con il Gruppo

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Rinaldi e con i prodotti in polistirene per il packaging nei vari settori merceologici - dalla ristorazione all’agricoltura, fino all’ingresso nell’edilizia - fino ad arrivare, con la nascita di Isolkappa, alla produzione di termoisolanti performanti e di valore assoluto, oltre che di una nuova linea di sistemi per l’isolamento termico delle coperture. I valori aziendali e la cura del cliente diventano i principi della Isolkappa, congiuntamente alle nuove tecnologie, all’ampliamento dell’azienda e a un investimento in nuovi impianti per una gamma completa per il sistema a cappotto. Il laboratorio interno e i nuovi impianti, con analisi e test delle soluzioni, contribuiscono alla catena di valore. Senza tralasciare la logistica e il packaging: gli imballi sono studiati per ridurre al minimo i consumi e conservare al meglio i prodotti, mentre il tracciamento dei flussi dei materiali permette rapidità nelle consegne e conseguente fidelizzazione. Per il suo pubblico di clienti, per le persone e per il pianeta, la Isolkappa lavora ogni giorno con il suo team e con il suo AD Giuseppe Rinaldi secondo i principi di un concreto sviluppo sostenibile, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030. Del resto la società si affida ad energie prodot-

te da fonti rinnovabili, gli impianti producono energia green, evitando 220 tonnellate di Co2, l’equivalente di 7200 alberi piantati ogni giorno. E se a ciò si aggiunge il risparmio energetico con l’ausilio dei prodotti Isolkappa in materia di isolamento degli edifici, allora ci troviamo davvero sull’onda della rivoluzione verde. Rivoluzione che tocca anche il look della Isolkappa: nuovo brand, sito web rinnovato per una panoramica completa dell’azienda, a partire dal nuovo stabilimento, passando per le linee di prodotti fino agli impianti tecnologici, automatici e digitali. E poi arriva anche il Canale news di Isolkappa, con notizie sia sulle novità aziendali, sia relative al mondo ambientale. La comunicazione audiovisiva sarà invece protagonista delle Rubriche tematiche di Isolkappa, web format - a breve online - per condividere con addetti ai lavori, ma anche con il grande pubblico, i pregi dell’isolante dal cuore d’aria, oltre a suggerimenti e curiosità dal mondo green. In tema di cronaca, nello specifico Superbonus 110%, la Isolkappa lancia i prodotti isolanti “Eco Premium” per il sistema a cappotto, offrendo la soluzione ottimale per poter usufruire dell’agevolazione.

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new entries

Studio Bonini: dalla parte alle imprese per valorizzare l’innovazione Punto di riferimento nell’area nord-est d’Italia, è oggi presente anche a Salerno attraverso un help desk che offre servizi di consulenza e assistenza tecnica per il deposito di marchi, modelli, brevetti e copyright e il mantenimento in vita dei diritti acquisiti a cura della redazione

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tudio Bonini, da quarant’anni accompagna le aziende nel percorso di valorizzazione dell’innovazione attraverso gli strumenti della proprietà intellettuale: brevetti, marchi, design, copyright, licensing, know-how, assistenza legale, nomi a dominio, nonché formazione rivolta alle aziende che desiderano innovare i loro prodotti. Nato a Vicenza dalla volontà dell’ingegner Ercole Bonini, attuale presidente, Studio Bonini conta, ad oggi, oltre 4500 clienti appartenenti a tutti i settori merceologici, 26.000 titoli IP, un team di professionisti qualificati per ogni area di riferimento e più di 100 corrispondenti in tutto il mondo. Punto di riferimento nell’area nord-est d’Italia, con l’apertura della filiale di Salerno, lo Studio porta la propria expertise anche in un’altra importante area geografica nazionale. La presenza a Salerno si concretizza attraverso una serie di attività informative/formative rivolte agli imprenditori. Testimonianza di questa visione è la formalizzazione di una convenzione con Confindustria Salerno per favorire il ricorso da parte degli imprenditori associati ai servizi relativi alla consulenza e all’assistenza tecnica per il deposito di marchi, modelli, brevetti e copyright e il mantenimento in vita dei diritti acquisiti. A tal fine Studio Bonini ha attivato un

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Help Desk presidiato da professionisti di diversa seniority dello Studio, i quali invieranno le risposte agli associati tramite la segreteria di Confindustria Salerno. Il servizio è gratuito per alcune tipologie di quesiti e a pagamento per altre: Help Desk Gratuito - Il servizio è a disposizione gratuitamente per i quesiti che riguardano analisi di base finalizzate ad individuare gli aspetti legali e regolamentari correlati alla richiesta dell’associato. Tali analisi saranno riferite all’individuazione delle questioni più importanti e non forniranno alcun parere di natura legale. Help Desk soggetto a Studio Bonini Srl pagamento - Il servizio Vicenza-Salerno sarà a pagamento, a condi- Corso Fogazzaro, 8 - 36100 zioni convenzionate, quaVicenza lora i quesiti degli associati tel. + 39 0444 324570 abbiano una complessità Corso Garibaldi, 167 - 84122 che richiede un approfonSalerno dimento diverso da quello tel. + 39 089 2145964 necessario per un’analisi https://www.ipbonini.com preliminare. william@ipbonini.com


Giardini del Fuenti, benvenuti nell’autentica bellezza Attraverso questo progetto di recupero, la Third Generation Group ha voluto perseguire tre obiettivi: il ripristino ambientale dell’area del Fuenti, la valorizzazione delle radici storiche e dell’identità del sito e la ripresa economica con la conseguente creazione di opportunità di lavoro per l’intera area. Qui l’ospite può entrare in esperienze indimenticabili fra alta gastronomia, intrattenimento esclusivo, benessere e relax a cura della redazione

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hird Generation Group nasce dalla volontà di rimodellare il settore dell'ospitalità ridefinendo il servizio offerto. Questo rimodellamento trova espressione attraverso tre elementi principali: Autenticità, Cammino, Memoria, caratteristiche che hanno da sempre contraddistinto il settore dell’ospitalità forse oggi smarrite. L’obiettivo è di fare in modo che il cliente possa, in qualsiasi momento, attraverso qualsiasi attività, vivere l’autenticità del luogo attraverso un cammino unico che lasci un ricordo indelebile. Giardini del Fuenti è il primo step di questo progetto, uno spazio in cui cultura, sostenibilità, turismo, promozione delle risorse locali tipiche interagiscono con la creazione di una proposta globale, destinata ad un pubblico ricercato. Un luogo in cui il territorio si esprime attraverso le sue risorse agroalimentari, i suoi paesaggi, la sua storia e le sue tradizioni, valorizzato proponendo l'intera area come una sorta di sistema esperienziale in cui l'insieme predispone il visitatore alla riscoperta del vero. Nel lontano 1962 l’ingegnere Orfeo Mazzitelli rileva un’area franosa e abbandonata in cui decide di costruire l’Amalfitana Hotel, in attività fino al 1985, quando l’area viene soggetta ad una inattività forzata fino al 2017. Furono anni gestiti con determinazione dall’architetto Maria Teresa Mazzitelli, madre di Alessandra e Pier Luigi De Flammineis, oggi terza generazione di una famiglia che opera in Costiera dai primi anni Sessanta. Nel 2018, dopo diverse esperienze all’estero, i fratelli De Flammineis decidono di riprendere in mano il progetto a lungo abbandonato e dargli nuova vita sotto una nuova luce. Nel 2019, la Third Generation Group inaugura i Giardini del Fuenti, un bellissimo giardino che si sviluppa su terrazzamenti tipici del paesaggio della costiera amalfitana, su progetto dell’architetto Mazzitelli. Le terrazze degradano verso il mare, aprendo una visuale che abbraccia tutto il Golfo di Salerno. I Giardini del Fuenti sono un contenitore di servizi così declinati: il Giardino, location ideale per matrimoni ed eventi; il Limoneto, luogo perfetto per una Giardini del Fuenti cena al chiarore di luna o un aperitivo en plein air; l'Arena del Fuenti, spazio multi-service Vietri sul mare - 84019 per spettacoli, concerti, sfilate; il Riva del Fuenti, con la sua spiaggia riservata, in cui i Salerno, Italy clienti trovano un ristorante ricercato e un’ospitalità dedicata con servizi di ristorazione tel. +39 089.210653 a bordo. Prossime aperture sono il ristorante fine dining Volta del Fuenti e il Lounge Club fax +39 089. 3511575445 del Fuenti, il tutto volto a creare un’offerta che dura per quasi 10 mesi all’anno. www.giardinidelfuenti.com Marzo | Aprile 2021

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norme e società

Infrastrutture strategiche per l’Italia del prossimo futuro La crisi covid può diventare l’opportunità, ma senza commettere errori nel processo di riforme

Luigi Maria D’Angiolella avvocato | studio D'Angiolella dangiolella@studiolegaledangiolella.it

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nche se non si direbbe, Fund, assai interessante per saputo che il nostro meravigliol’Italia è diventata negli l’Italia, inoltre accresce questa so Paese, ideale per i vacanzieri ultimi tempi un paese attrattiva perché uno degli di tutto il mondo, non lo è per molto attrattivo per i Fondi Gloobiettivi prioritari del programgli investitori stranieri, a causa bali di Investimento nel mondo. ma europeo è anche quello di di un sistema non semplice, A dirlo una recente ricerca sbloccare capitali privati, e i soprattutto in termini di procecondotta da uno dei maggiori Fondi Globali sono in prima dure, burocrazia e giustizia. network di Consulenza e revilinea. Al netto di polemiche L’esempio positivo del “Ponte sione (Ernst &Young) che Morandi” di Genova, ha avuto una certa eco ovvero la realizzazione «All’Italia servono infrastrutture di un’importante opera mediatica. Gli investitori privati che in tempi brevi e con una di altissimo livello - strade, mettono i soldi nell’ecoprova di alta ingegneria ferrovie, porti, aereoporti, nomia sono i benvenuti e capacità di impresa, ha programmi contro il dissesto perché creano ricchezza di certo avuto un impatto e occupazione. Ma positivo in queste valutaidrogeologico e di protezione perché questa attrattiva. zioni, al punto che alcuni sismica, impianti per Da cosa deriva? nostri commentatori - e la rivoluzione digitale Essa è dovuta al fatto molti politici frettolosi - e vanno accolti con che l’Italia, tra i paesi - vorrebbero riforme per europei, è quello che far assurgere a regime a soddisfazione capitali privati» investe di meno in il «metodo Genova», reinfrastrutture (7% del frain che torna ossessivo PIL, mentre la Spagna è al 9% e preoccupazioni legittime, in queste settimane, in periodo e la Francia all’11%). L’arrivo vediamo di dare qualche spunto di trasformazioni annunciate. dei fondi europei del Recovery di riflessione.Abbiamo sempre Credo che pochi conoscano, in 34


realtà, cosa è avvenuto a Genova. Tutto è stato dettato dalla tragedia e dall’emergenza, oltre che dalla volontà del Governo di allora, appena formatosi, di dare risposte immediate. Dopo il crollo del Ponte Morandi in quella tragica estate del 2018, il Consiglio dei Ministri dichiarò lo stato di emergenza – primo elemento di straordinarietà - nominando Commissario straordinario prima il Presidente della Regione e poi, con D.L. 28 settembre 2018 n. 109 ( c.d.decreto “Genova”), il Sindaco di Genova, per la ricostruzione con l’autorizzazione a operare «in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011 n. 159, nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione europea». Così il Commissario ha agito – a quanto risulta - omettendo un serio confronto pubblico con altre soluzioni che non fossero l’abbattimento del ponte e il rifacimento secondo il progetto dell’architetto Renzo Piano, affidato sin dall’inizio a determinate imprese. La giusta urgenza di ricostruire ha messo a tacere qualsiasi discussione. La struttura commissariale, ad esempio, avrebbe potuto studiare le alternative e confrontarsi con i tecnici che le avevano proposte. Al contrario, pare che non siano stati valutati i progetti presentati da importanti aziende e progettisti di fama

nell’ambito delle manifestazioni di interesse, pur sollecitate dal commissario, perché difformi dall’idea iniziale della semplice demolizione dell’infrastruttura e ricostruzione in loco. D’altronde le istituzioni avevano già deciso, all’indomani della tragedia e ancora prima di intraprendere la procedura negoziata senza previa pubblicazione, prevista dall’articolo 32 della Direttiva 2014/24/UE, come detto, anche chi avrebbe realizzato la progettazione, la demolizione e la ricostruzione dell’opera, con anticipazioni finanche improprie, ma che il momento storico ha, in qualche maniera, sterilizzato. A mio parere, la riforma annunciata (nuovamente e ancora) del Codice degli Appalti non può tener conto del “caso” Genova, del tutto straordinario e non replicabile. Non bisogna far diventare la fretta e i Commissariamenti la regola, perché questo confligge con la concorrenza, e quindi con la qualità, elementi che nel caso di opere infrastrutturali sono decisivi. All’Italia servono infrastrutture di altissimo livello - strade, ferrovie, porti, aereoporti, programmi contro il dissesto idrogeologico e di protezione sismica, impianti per la rivoluzione digitale, ad esempio - e vanno accolti con soddisfazione capitali privati. Solo in pochissime occasioni è possibile considerare la realizzazione di un’opera con procedure extra ordinem, come nel caso di Genova, con un Commissario unico, poteri straordinari e trattative private senza concorrenza

sia sul progetto, sia sull’opera, modello che cozza, però, con i generali principi comunitari oltre che di rango costituzionale. Meglio, piuttosto, che le opere veramente strategiche per il Paese siano fissate in legge (la grande occasione è il programma per il Recovery Fund), come quando si stabilirono le priorità con la c.d. Legge Obiettivo (443/2001 e s.m.i.) con percorsi amministrativi accelerati, ma non monchi. Quello cui deve puntare la riforma in questo settore decisivo è una programmazione seria e una progettazione tempestiva dei lavori pubblici; l’utilizzo dei concorsi di progettazione si possono fare, come avviene in tutta Europa; la definizione di un nuovo Codice degli Appalti chiaro e ridotto alle Direttive UE (oggi il Codice ha 220 articoli che generano un’infinita possibilità d’interpretazioni , senza contare la c.d. soft law emanata dall’ANAC), che definisca un quadro semplice di regole da rispettare. Ancor di più, nell’ottica di attrarre investimenti privati, va incentivato e migliorato il partenariato pubblico/privato, nelle varie forme già previste, che potrebbe trovare linfa nel rinnovato, e speriamo non solo momentaneo, interesse dei Fondi Globali per il Paese. Essi però vanno coinvolti da un Sistema che garantisca non solo velocità, ma anche qualità e trasparenza delle scelte, presupposto ineludibile del ritorno economico, che poi è la stessa ragion d’essere degli investimenti privati.

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norme e società

Transazione fiscale: semplificato il procedimento di omologazione Il Tribunale adesso può omologare l’accordo anche in mancanza dell’adesione da parte dell’amministrazione finanziaria o degli enti gestori di forme di previdenza e assistenza obbligatorie

Maurizio Galardo avvocato cassazionista e dottore di ricerca in diritto commerciale studio legale Galardo & Venturiello mgalardo@galardoventuriello.it

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el suo paradigma attuale la transazione fiscale (art. 182 ter l.fall.) rappresenta una particolare procedura “transattiva” tra amministrazione finanziaria e/o enti gestori di forma di previdenza e assistenza obbligatorie, inserita nell’ambito del concordato preventivo (art. 160 e segg. l. fall.) e degli accordi di ristrutturazione dei debiti (art. 182 bis l. fall.) che consente il pagamento in misura ridotta e/o dilazionata del credito tributario sia privilegiato che chirografario. L’articolo 3 comma 1 bis del D.L. 07/10/2020 n. 125 (C.d. decreto Covid) ha modificato la disciplina della transazione fiscale, sia nell’ambito del concordato preventivo, sia degli accordi di ristrutturazione dei debiti, prevedendo tra l’altro: • all’art. 180 comma 4) l.

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fall., in tema di concordato preventivo che: «il tribunale omologa il concordato preventivo anche in mancanza del voto da parte dell’amministrazione finanziaria o degli enti gestori di forme di previdenza o assistenza obbligatorie quando l’adesione è determinante ai fini del raggiungimento delle maggioranze di cui all’art. 177 e quando, anche sulla base della relazione del professionista di cui all’articolo 161 terzo comma, la proposta di soddisfacimento della predetta amministrazione o degli enti gestori di forme di previdenza o assistenza obbligatorie è conveniente rispetto all’alternativa liquidatoria»; • all’art. 182 bis, comma 4) in tema di accordi di ristrutturazione dei debiti: «il tribunale omologa l’accordo

anche in mancanza di adesione da parte dell’amministrazione finanziaria o degli enti gestori di forme di previdenza e assistenza obbligatorie quando l’adesione è decisiva ai fini del raggiungimento della percentuale di cui al primo comma e quando, anche sulla base delle risultanze della relazione del professionista di cui al medesimo comma, la proposta di soddisfacimento dell’amministrazione o degli enti gestori di forme di previdenza o assistenza obbligatorie è conveniente rispetto all’alternativa liquidatoria»; Inoltre all’art. 182 ter comma 5 l. fall, in tema di transazione fiscale, è stato previsto, tra l’altro, che nei casi sopra indicati: «l’attestazione del professionista, relativamente ai crediti tributari o contributivi e relativi accessori, ha ad oggetto


anche la convenienza del trattamento ad affrontare l’attuale congiuntura indicazioni relative alla gestione proposto rispetto alla liquidazione economica, nell’ottica di favorire la dei rapporti con i rappresentanti giudiziale; tale punto costituisce ripresa produttiva e la conservazione dell’imprenditore e con il Comoggetto di specifica valutazione da dei livelli occupazionali». Orbene, missario giudiziale nell’ambito del parte del tribunale». è evidente il cambiamento di concordato preventivo. Tali disposizioni sono entrate prospettiva dell’Agenzia delle La ratio sottesa all’istituto della in vigore dal 4 dicembre 2020 Entrate rispetto al passato: a una transazione fiscale (art. 182 ter è la loro portata è dirompente visione tradizionale che privilel. fall.) che nella prospettiva rispetto alla disciplina previgente giava esclusivamente l’interesse iniziale dell’Agenzia delle Entrate poiché ne risulta agevolato tantisdell’amministrazione finanziaria, era nato per tutelare in misura simo il procedimento di omolosi sostituisce adesso una valutaprevalente, gli interessi erariali e gazione della transazione fiscale, zione molto più ampia e sostanl’azione amministrativa, è adesso veicolata attraverso l’accordo di ziale che mette in primo piano la mutata, anche nella visione del Firistrutturazione o il concordato necessità di affrontare l’attuale sco, poiché tesa a «contemperare i preventivo, mentre in passato crisi economica favorendo l’efpredetti interessi con la massima sall’inerzia dell’amministrazione fettiva rispesa della produzione e vaguardia della continuità aziendale e finanziaria e degli enti gestori di con questa dei livelli occupaziodei connessi livelli occupazionali». forme di previdenza e assistenza nali. Nel perseguimento di questo La nuova finalità è pertanto obbligatorie poteva costituire obiettivo viene evidenziato anche quella di individuare soluzioni un ostacolo al buon esito della il ruolo centrale degli imprencondivise tra le imprese e l’amprocedura. ditori e dei professionisti che si ministrazione finanziaria per arIl modificato impianto normativo occupano della gestione di questi monizzare gli interessi del mondo rappresenta una svolta imporprocedimenti ai quali è richiesta produttivo con quelli del Fisco. La tante nell’assetto degli prevalenza dell’interesse equilibri e degli interessi dell’impresa alla continuità che queste procedure aziendale e alla salvaguar«Il modificato impianto di composizione della dia dei livelli occupazionali normativo rappresenta crisi d’impresa tendono a viene valorizzata proprio una svolta importante coniugare. dalla possibilità per il triTale mutato assetto è bunale di procedere adesso nell’assetto degli equilibri stato recepito dall’Ammiall’omologazione dell’ace degli interessi che queste nistrazione finanziaria, cordo anche in mancanza procedure di composizione che nella recentissima dell’adesione dell’amminidella crisi d’impresa circolare n. 34/E del strazione finanziaria e/o 29/12/2020 rubricata: degli enti previdenziali e tendono a coniugare» «Gestione delle proposte assistenziali laddove tale di transazione fiscale nelle adesione sia decisiva ai fini procedure di composizione del raggiungimento delle della crisi d’impresa» ha evidenuna fattiva e leale collaborazione percentuali previste dalla legziato testualmente che «in tale con l’Amministrazione finanziage.L’interesse alla «conservazione nuovo e complesso scenario, l’Agenzia ria. Sulla base di queste premesse, dei mezzi organizzativi dell’impresa», delle Entrate è chiamata a profondere l’Agenzia delle Entrate ha quindi è destinato a prevalere sempreché il massimo impegno nel garantire fornito agli Uffici territoriali la proposta di soddisfacimento una tempestiva gestione delle nuove istruzioni sulla valutazione rivolta all’amministrazione procedure di composizione della crisi delle proposte di transazione finanziaria e/o agli enti gestori di d’impresa, fornendo, nell’esercizio fiscale presentate dagli imprenforme di previdenza e assistenza della propria azione, un adeguato ditori che sostituiscono quelle obbligatorie sia conveniente risupporto agli operatori che si trovano emanate in precedenza, nonché spetto all’alternativa liquidatoria.

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norme e società

“Il coraggio delle visioni” per la riforma della giustizia civile La grave crisi sociale ed economica innescata dall’emergenza sanitaria richiede scelte innovative che, nel confronto aperto e leale, attingano sempre alle più profonde radici culturali e assiologiche della nostra Carta costituzionale

Marco Marinaro avvocato cassazionista - professore a contratto di “Giustizia sostenibile e ADR” del Dipartimento di Giurisprudenza della LUISS “Guido Carli” di Roma - giudice ausiliario della Corte di Appello di Napoli - mediatore e arbitro mmarinaro@luiss.it

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tempo di essere visionari. Occorre «il coraggio delle visioni», afferma Mario Draghi al Senato riunito per votare la fiducia al governo che si accinge a lavorare per la «nuova ricostruzione». E nella presentazione del programma del nuovo Esecutivo, traccia con lucidità gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano. Non sono mancati anche negli anni più recenti i tentativi di introdurre riforme fisco, pubblica amministrazione, giustizia civile, ma - secondo Draghi - «i loro effetti concreti sono stati limitati» e «il problema sta forse nel modo in cui spesso abbiamo disegnato le riforme: con interventi parziali dettati dall’urgenza del momento, senza una visione a tutto campo che richiede tempo e competenza». Occorre compiere scelte decisive per il futuro dei nostri figli e nipoti ed è dunque il momento in cui è indispensabile il coraggio di essere visionari, mettendo in

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campo le competenze necessarie anche per la riforma della giustizia civile. Nell’ambito del fisco, infatti, come ricorda il presidente Draghi, le esperienze di altri Paesi insegnano che le riforme «dovrebbero essere affidate a esperti», che conoscono bene cosa può accadere quando si interviene modificando e innovando sistemi complessi.Nel campo della giustizia il presidente Draghi ha precisato che le azioni da svolgere dovranno collocarsi principalmente «all’interno del contesto e delle aspettative dell’Unione europea». È noto, infatti, che nelle “Country Specific Recommendations” indirizzate al nostro Paese negli anni 2019 e 2020, «la Commissione, pur dando atto dei progressi compiuti negli ultimi anni, ci esorta ad aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile».Occorrerà attendere l’avvio delle attività del dicastero competente per conoscere le linee guida che nel dettaglio saranno dettate,

ma la competenza, l’esperienza e la sensibilità del nuovo ministro della Giustizia Marta Cartabia lasciano intravedere orizzonti ben diversi e più ampi, per l’avvio di una riforma strutturale della giustizia civile che punti all’innovazione, ma con un profondo ancoraggio assiologico alla Carta costituzionale e, quindi, in chiave solidaristica e coesistenziale. Il 23 gennaio 2020 la professoressa Cartabia - all’epoca presidente della Corte costituzionale - intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico presso un ateneo romano, metteva in evidenza come la giustizia si possa realizzare pienamente quando si sostanzia nella riconciliazione, non nella vendetta. Il riferimento era chiaramente orientato alla giustizia penale, ma il sostrato comune del percorso giurisdizionale consente di ritenere che la riflessione possa e debba accomunare ogni ambito della stessa. Una giustizia dunque «volta


a riconoscere, riparare, ricostruire, ristabilire, riconciliare, restaurare, ricominciare, ricomporre il tessuto sociale», una giustizia che si connota con il «prefisso ‘ri-’ che guarda in avanti alla possibilità di una rinascita».Queste parole sembrano trovare una loro naturale e virtuosa convergenza con quelle pronunciate il 29 gennaio 2021 per l’inaugurazione dell’anno giudiziario dal primo presidente della Cassazione Pietro Curzio il quale, nell’affrontare il tema della riforma della giustizia civile, ha invocato l’intervento del legislatore «per prevenire la sopravvenienza di un numero patologico di ricorsi, mediante forme di risposta differenziate rispetto a quelle tradizionali in grado di giungere alla definizione del conflitto senza percorrere necessariamente i tre gradi di giurisdizione». In questa prospettiva il presidente Curzio ritiene che in ambito civile debba essere valorizzata la mediazione «nelle sue molteplici potenzialità», segnalando a tal fine il lavoro del Tavolo tecnico per le procedure stragiudiziali istituito dal ministro della Giustizia nel dicembre 2019 e ponendosi in piena sintonia con le riflessioni svolte in quella sede. Difatti, nel solco del “Manifesto della giustizia complementare” sottoscritto nel marzo 2020 dagli esperti del Tavolo tecnico ministeriale, in un momento di grave crisi sociale ed economica che richiede soprattutto l’implementazione di strumenti per la coesione sociale, il primo presidente della Cassazione ha evidenziato come la cultura della mediazione costituisca un «collante sociale, non solo per la riattivazione di una comunicazione interrotta fra le parti del conflitto, ma anche per la generale condivisione dei valori

dell'autonomia, della consapevolezza e della responsabilità». Inoltre, sempre seguendo le parole del presidente Curzio, la mediazione «avvicina il cittadino alla giustizia, perché lo rende finalmente partecipe delle modalità di risoluzione del conflitto e fiducioso dell'adeguatezza di tale servizio rispetto alle sue esigenze» e «assicura, infine, la deflazione del contenzioso giudiziale con conseguente ottemperanza al principio della ragionevole durata del processo, risposta celere alle parti in lite, riduzione dei costi della giustizia, più elevata efficienza del servizio e maggiore fiducia da parte dell'utenza».In questo quadro, si rileva come anche l’organismo politico dell’avvocatura (OCF) con la delibera adottata il 23 gennaio 2021, richieda al legislatore la costruzione di un sistema efficiente della giustizia civile che «deve essere concepito e progettato, considerando l’intero spettro del quale è composto e si estrinseca, comprendendo necessariamente non la sola attività giudiziaria, ma anche l’ambito delle ADR che si configurano come una vera e propria “giustizia complementare”». E sono proprio queste convergenze culturali e la diffusa consapevolezza dell’esigenza di dover avviare un serio e profondo percorso riformatore che invitano ad attingere al metodo e alla tensione morale e culturale che contrassegnò la stagione costituente, all’esito della quale si pervenne alla scrittura di una pagina fondante della storia italiana. Condivisione, creatività, realismo lungimirante e visione integrale, sono queste le caratteristiche indicate dalla professoressa Cartabia (nel dicembre 2020 nell’intervento ad un workshop destinato alle start-up) per affrontare la grave

emergenza costruendo progetti ambiziosi ma realizzabili. Il momento storico appare dunque davvero cruciale e la nomina del presidente emerito della Corte costituzionale Marta Cartabia - colta e autorevole costituzionalista - alla guida del ministero della Giustizia segna per il nostro Paese una chiara svolta. «Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato Dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità, di avviare una nuova ricostruzione» con senso di responsabilità e nell’unità, in quanto «oggi, l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere», secondo le parole del presidente Draghi. È il momento in cui tutti siamo chiamati ad essere visionari e pragmatici allo stesso tempo, avendo quale principale obiettivo quello di lavorare per rafforzare la coesione sociale. E la giustizia civile - non meno di quella penale - penetra nella vita dei cittadini e delle imprese orientandone i destini. Per cui oggi è davvero un giorno nuovo per la giustizia in Italia e si respira quella fiducia che nasce dalla certezza che sarà possibile scrivere insieme una pagina nuova. È tempo per un patto che miri a rafforzare la coesione sociale ponendo le basi per la costruzione di una giustizia riconciliativa e coesistenziale, equilibrata, sostenibile ed efficiente. La grave crisi sociale ed economica innescata dall’emergenza sanitaria richiede scelte innovative che nel confronto aperto e leale attingano sempre alle più profonde radici culturali ed assiologiche della nostra Carta costituzionale. Buon lavoro dunque al nuovo Ministro al quale non mancheranno il convinto supporto e la leale collaborazione di quanti intendono impegnarsi per la coesione e il rilancio del Paese.

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fisco

Breach di covenant finanziari: attenzione ai possibili effetti sul bilancio Per ovviare a complicazioni bilancistiche, è necessario che il controllo di gestione funzioni alla perfezione

Marco Fiorentino dottore commercialista / revisore legale dei Conti marcofiorentino@fiorentinoassociati.it

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ell’ambito delle operazioni soprattutto da consentire una practice finanziaria ha elaborato di finanziamento bancario pronta emersione di situazioni di innumerevoli tipi di covenant, che a medio-lungo termine, è difficoltà e quindi eventuali intervengono applicati anche tenendo sempre più diffusa la previsione venti tempestivi di protezione dal conto del tipo di operazione, da parte degli istituti finanziatori default. La violazione (il “breach”) delle garanzie esistenti, dell’amdi particolari clausole, tendenti del covenant, infatti, determimontare del prestito, del rating ad assicurare loro un model debitore e così via. «La verifica del rispetto nitoraggio continuo delle Rimanendo nell’ambito dei covenant previsti nei condizioni patrimoniali, dei covenant di natura finanziarie ed economiche prettamente quantitativa, contratti viene effettuata con del debitore, ad ovvia tuuna classificazione più o riferimento ai dati di bilancio tela del rischio del credito, meno esauriente prevede al 31 dicembre e talvolta anche covenant patrimoniali, di natura sostanzialmente quantitativa, denominate finanziari, economici e al 30 giugno o persino su comunemente “covemisti, rappresentati da base trimestrale, attraverso nant”. specifici indici di bilancio idonei reporting dell’impresa, Con i covenant, i finanabbastanza conosciuti opportunamente “bollinati” ziatori pongono condinella pratica professionazioni e limiti alla gestione le. I più frequenti sono: da una società di revisione» dell’impresa debitrice, il rapporto mezzi proanche attraverso precisi parana sempre (salvo sanatoria) la pri-mezzi di terzi, il cc.dd. “DSCR” metri numerici da rispettare nei perdita del beneficio del termine che esprime il grado di copertura bilanci (anche infrannuali), così da da parte del debitore e quindi, del servizio del debito coi flussi garantirsi un possibile andamennella sostanza, un’accelerazione operativi, il rapporto tra oneri to virtuoso delle sue attività, ma del rimborso del debito. La best finanziari e fatturato, il rapporto

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tra posizione finanziaria netta ed Ebitda, e così via. La verifica del rispetto dei covenant previsti nei contratti viene effettuata principalmente con riferimento ai dati di bilancio al 31 dicembre e talvolta - in base alla complessità dell’operazione di finanziamento - anche al 30 giugno (semestrale) o persino su base trimestrale, attraverso idonei reporting dell’impresa, opportunamente “bollinati” da una società di revisione. Queste “sentinelle del debito” sono molto importanti nell’economia complessiva del rapporto finanziario, in quanto, come accennato, la loro “rottura” determina, molto spesso automaticamente, l’obbligo di rimborso anticipato del debito residuo. Naturalmente, salvo i casi di crisi già conclamate, non è infrequente che dinanzi alla rottura di uno o più covenant sia il finanziatore stesso ad agevolarne la composizione dietro il pagamento di una fee, attraverso specifici atti di rinuncia (waiver) alla clausola infranta, ovvero accordi di posponimento dell’adempimento e similari, in quanto tali rimedi si presentano di gran lunga preferibili ad un default. Tuttavia, nella pratica si è constatato che la sanatoria da parte del finanziatore spesso avviene molto tempo dopo la data di riferimento del report periodico e talvolta essa viene concepita come mero rinvio breve del ricalcolo. È evidente, però, che questi sistematici ritardi nella eventuale composizione possono determinare rilevanti conseguenze sull’approccio valutativo in bilancio (annuale o semestrale).

L’impresa infatti si trova a dover decidere come trattare nel suo bilancio la passività divenuta immediatamente esigibile, per effetto della violazione del covenant non ancora sanata. Tale considerazione rileva non solo ai fini della classificazione in bilancio del debito (passività corrente o non corrente), ma anche sul suo profilo di continuità. Per quanto concerne il primo aspetto, sulla base delle indicazioni dello IAS 1, l’IFRIC è intervenuta di recente dando precise indicazioni su come classificare in bilancio una passività a lungo termine soggetta a covenant, nei vari scenari possibili. In sintesi, se il covenant non è rispettato alla data di chiusura di bilancio e, nelle more della sua approvazione, non sia giunta una sanatoria per almeno 12 mesi, la inerente passività deve essere considerata corrente. Ugualmente occorre procedere alla riclassifica in passività corrente, nel caso di covenant su base semestrale, quando al 31 dicembre il parametro sia rispettato, ma gli amministratori prevedono che non sarà rispettato al 30 giugno successivo (mancanza dei 12 mesi continuativi). Per quanto concerne il secondo aspetto, non v’è dubbio che una passività differita che sia divenuta corrente e peraltro immediatamente esigibile, comporti l’obbligo da parte degli amministratori di verificare se questo evento incida o meno sul profilo di continuità dell’impresa. Esercizio non agile, soprattutto in quei casi in cui la violazione del covenant non sia accompagnata dal mancato pagamento di rate del finanziamento in scadenza,

poiché è ben difficile che l’accelerazione del rimborso di un debito a medio-lungo termine, possa non avere effetti sull’equilibrio finanziario dell’impresa e quindi sulla sua continuità. Gli amministratori, infatti, devono districarsi, tra pieno rispetto del piano di pagamento del debito da un lato e contestuale formale accelerazione del suo rimborso per violazione di covenant dall’altro. Nella pratica si è visto che una tale dicotomia talvolta viene risolta con una loro attestazione, dove essi in sintesi dichiarano di essere confidenti di ottenere dal creditore la tempestiva “sanatoria”. Questa attestazione tuttavia, se consente loro di poter conservare il profilo di continuità nella redazione del bilancio, al contempo però rende inevitabile la sua segnalazione nella relazione del soggetto preposto al controllo legali dei conti e l’assunzione di responsabilità personali. Quindi, effetti non poco significativi. Il giudizio che si può trarre è che in operazioni di finanziamento, che prevedano queste tipologie di condizioni, essenziale si presenta la tempestività. Tempestività nel monitoraggio dell’andamento degli indici dei covenant, così da poter adottare tutte le iniziative necessarie per scongiurare il loro sforamento nel report periodico e tempestività anche nell’avviare le procedure di segnalazione agli istituti, ben prima della scadenza di riferimento, in modo da evitare che un ritardato processo di sanatoria possa determinare le complicazioni bilancistiche sopra evidenziate. Insomma, il controllo di gestione deve funzionare.

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fisco

Misure strutturali e non più a singhiozzo per la crescita del Mezzogiorno La logica della “proroga continua” di alcune misure non tiene conto dell’esigenza delle imprese di tempistiche più lunghe per la programmazione

Alessandro Sacrestano management consultant Sagit&Associati srl amministratore unico Assindustria Salerno Service srl asacrestano@studiosagit.it

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l Piano di Sviluppo per il nizio del millennio (art. 8 della strutturale, slegato da interventi Mezzogiorno continua ad l.n. 388/00). La validità dello di adeguamento, attuazione o essere un nodo centrale delle strumento è indiscussa. Supporrifinanziamento da attendere. politiche di crescita del territorio, tare con un credito d’imposta Ne è un esempio il credito d’imcui i Governi degli ultimi decenni lo sforzo delle economie del posta per gli investimenti nel si sono dedicati con apprezzabile Mezzogiorno di implementare Mezzogiorno, la cui più recente zelo ed entusiasmo, ma che nuovi investimenti è certamente formulazione deve ascriversi sembra lasci sempre qualcosa di un ottimo volano per consentire all’articolo 1, commi da 98 a 108, incompiuto. loro di colmare il gap Guardando indietro con il residuo tessuto all’ultimo ventennio, le imprenditoriale del «Supportare con un credito leve di crescita studiate territorio. Se così è, però, d’imposta lo sforzo delle per il rilancio gravitano non si intuisce perché tale economie del Mezzogiorno tutte intorno ad una serie strumento non sia reso di misure, tutte gradite, strutturale, in modo da di implementare nuovi la cui efficacia/efficienza garantirne la fruibilità per investimenti è certamente però si scontra con la deun lungo periodo a chiunun ottimo volano per cisione, meno ben voluta, que decida di realizzare un consentire loro di colmare di legare ognuno di tali percorso di sviluppo in tali interventi alle mutevoli aree. Invece, il rinnovo a il gap con il residuo tessuto esigenze con cui il Legiimprenditoriale del territorio» singhiozzo impedisce che slatore deve confrontarsi, l’incentivo in discussione anno dopo anno. abbia il peso che merita Tale decisione genera incerteznella programmazione di tante della legge 28 dicembre 2015, n. za. Insomma, il ritardo atavico imprese che vorrebbero investire 208. Eppure, sebbene con qualdel territorio necessita meno nel Mezzogiorno. Ad esempio, che variante che ne ha affinato di interventi variabili nel corso la legge di Bilancio per il 2020 i meccanismi di applicazione, lo del tempo e più di un apparato ha prolungato l’incentivo fino al strumento è operativo sin dall’i-

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2020, con contestuale rifinanziamento della misura e adeguamento del modello telematico di richiesta. Ora la legge di Bilancio per il 2021 sposta in avanti il termine di utilizzo del bonus fino al 2022. Il modello di domanda, tuttavia, non è ancora disponibile. Appare evidente, però, che la logica della “proroga” continua non è la migliore esperibile, soprattutto per gli imprenditori che hanno bisogno di tempistiche per la programmazione più lunghe. Perché non rendere allora la misura strutturale, così da garantirne l’utilizzo nel medio lungo periodo e l’accessibilità con strumenti che non richiedono un aggiornamento continuo? Non va trascurato, inoltre, che la realizzazione di investimenti nel Mezzogiorno si scontra anche con un avvilente rallentamento dovuto alla burocrazia del territorio. Un altro esempio rende più chiaro il concetto.

La recente legge di Bilancio ha introdotto una detassazione fiscale per che investe nelle c.d. ZES. La previsione normativa si inserisce in un quadro di incentivi per tali aree che, al momento, sembra vedere nel bonus per gli investimenti l’unico strumento nazionale operativo. A dispetto, invero, di una articolata normativa di supporto, l’impressione è che sulle aree specifiche si faccia difficoltà - rapportandosi con le istituzioni del territorio - ad attuare con misure concrete le interessanti idee di sviluppo sottese dalla stessa normativa. Ora la legge di Bilancio in corso propone la detassazione parziale per le “nuove iniziative” impiantate nel ZES. Tuttavia, tale previsione potrebbe nascondere delle insidie. Prima di tutto perché la detassazione dovrebbe, per non vanificarsi, accompagnare una parallela crescita delle infrastrutture locali; inoltre, premiare con

la detassazione le “nuove iniziative” potrebbe finire, attraverso tale vantaggio competitivo, per costituire un ostacolo proprio a quelle imprese che, invece, con mille difficoltà, già operano sul territorio e che non beneficerebbero del taglio delle imposte. Sul fronte del supporto alla crescita del Mezzogiorno, vale la pena di considerare come buon auspicio quanto sostenuto recentemente da Carlo Cottarelli, secondo cui «… al Mezzogiorno debbano oggi andare... maggiori risorse Europee e nazionali rispetto a quelle che sono andate in passato …. la qualità delle istituzioni di un territorio è non meno importante della quantità di risorse che a quel territorio affluiscono» e dallo SVIMEZ che, sulla stessa lunghezza d’onda afferma che «per ridurre il divario Nord/Sud servono interventi di riforma della pubblica amministrazione più forti per il Sud, per colmare i divari nei diritti di cittadinanza».

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fisco

Presunzione distribuzione degli utili extracontabili ai soci in ristretta base partecipativa Per un migliore rapporto contribuente - Amministrazione Finanziaria, sarebbe utile un deciso ed esaustivo intervento del Legislatore per fare chiarezza su di una materia tanto controversa

Giovanni Di Filippo dottore commercialista giovanni@studiodifilippo.it

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econdo un consolidato orientamento giurisprudenziale, a seguito di una verifica tributaria, il maggior reddito accertato ad una società di capitali a ristretta base proprietaria comporta l’ulteriore emissione di avviso di accertamento in capo ai soci relativamente alla parte di reddito (extra contabile) loro imputabile in ragione della quota di partecipazione al capitale sociale da ciascuno detenuta, in quanto presunti percettori di reddito di capitale. È noto che tale modus operandi non trae origine da un impianto normativo ben definito, ma da una prassi maturata esclusivamente in sede giurisprudenziale, secondo cui, operando una sorta di equiparazione tra società di persone e società di capitali a ristretta base partecipativa, è ritenuto legittimo assoggettare a tassazione i maggiori utili extra-bilancio non

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dichiarati e accertati nei confronti della società direttamente in capo ai soci, presumendo che tali utili occulti fossero loro distribuiti. Secondo tale consolidato orientamento della Corte di Cassazione, il presupposto in base al quale sia legittimo presumere che vengano distribuiti ai soci gli utili “in nero” accertati alla società di capitali a ristretta base azionaria, è ravvisabile proprio nell’esiguità del numero dei compartecipi, nel vincolo di solidarietà tra loro, nella possibilità che ciascuno ha di conoscere gli affari societari, nel reciproco controllo. La ridotta compagine sociale, quindi, rappresenta a tutti gli effetti la chiave di volta che consente all’Amministrazione Finanziaria di presumere la distribuzione di utili ai soci e di ribaltare su di loro l’onere di dimostrare in giudizio il contrario, ovviamente mediante la nota probatio diabolica. In genere,

l’impianto giurisprudenziale sopra delineato, che trova fondamento nei casi in cui il maggior reddito societario accertato derivi dall’accertamento di ricavi occulti non dichiarati o dall’accertata presenza di costi fittizi o inesistenti, rappresenta un contesto in cui al comportamento adottato, in taluni casi fraudolento, potrebbe affiancarsi il concetto di complicità sopra indicato. Stessa considerazione, a parere dello scrivente, non può però essere condivisa nell’ipotesi in cui la presunzione di distribuzione ai soci di utili extracontabili da parte di società a ristretta base partecipativa si applica se il maggior reddito accertato alla società tragga origine non da ricavi occultati o costi fittizi, ma nell’ipotesi di costi indeducibili, così come recita una recentissima pronuncia della Suprema Corte, secondo cui: «…i costi costituiscono un elemento rile-


vante ai fini della determinazione del senta pur sempre una classica dei soci nell’ambito delle anzidetreddito d'impresa, sicché quando essi “praesumptio de praesumpto”, nella te società. Dall’altro, sempre la siano "fittizi" o "indeducibili", scatta quale la ristretta base azionaria è giurisprudenza di legittimità ha la presunzione che il medesimo è magassunta come fatto noto per preperò ammesso, in altre circogiore di quanto dichiarato o indicato sumere l'esistenza di un vincolo di stanze, che la stessa presunzione in bilancio, con la conseguenza che complicità che avvince i partecipuò essere superata qualora non può riscontrarsi alcuna differenza panti al sodalizio, in detti casi non l’amministrazione non fornisca la tra la percezione di maggiori ricavi e solo non può far ulteriormente cosiddetta prova rafforzata della l'indeducibilità o inesistenza di costi» presumere, con sufficiente probaristretta base sociale e dell’effet(Corte di Cassazione, sezione 5, bilità, che quegli utili siano stati tiva distribuzione degli utili, e/o sentenza 02.02.2021, n. 2224). effettivamente distribuiti ai soci, laddove il contribuente dimostri Non è difficile considerare che che la distribuzione sia avvenuta la sua estraneità alla gestione e l’equiparazione tra costi inesinello stesso periodo d'imposta in conduzione societaria. Dunque, stenti e costi indeducibili se è pur vero che, in più appare piuttosto ostica occasioni, la Cassazione «L'equità tra costi inesistenti da digerire, alquanto ha stabilito che la ristretta e costi indeducibili appare arbitraria ed eccessivabase partecipativa di piuttosto ostica da digerire, mente penalizzante per il una società di capitali contribuente, laddove per rappresenta quei requisiti alquanto arbitraria ed i costi indeducibili non si di gravità, precisione e eccessivamente penalizzante prevede la costituzione di concordanza propri delle per il contribuente, laddove alcuna provvista finanziapresunzioni semplici, è per i costi indeducibili non ria occulta distribuibile. anche vero che ulteriori È ben noto che la discipliorientamenti giurisprusi prevede la costituzione na dei costi indeducibili denziali sono tesi a rilevare di alcuna provvista finanziaria trae spunto da disposizioni che la dimostrazione della occulta distribuibile» normative ben definite ristrettezza della base di varia natura e principi. societaria è condizione sì Si pensi all’indeducibilità dei cui li avrebbe prodotti la società necessaria, ma non sufficiente costi in ossequio al principio di e nella stessa proporzione della per l'accertamento dei maggiori competenza, oppure alla deduciquota di partecipazione al capitale redditi di capitale a carico dei soci. bilità limitata di tali costi quali la sociale, ma addirittura risulta Come già detto, l’azione accergestione delle autovetture, delle inequivocabilmente insussistente tatrice dei verificatori nei casi qui spese per telefonia, delle spese qualsiasi ipotesi di complicità o analizzati non trae origine da un di rappresentanza, degli interessi coinvolgimento dei soci stessi. impianto normativo ben definipassivi, o ancora l’indeducibilità La materia è complessa, controto, ma da una prassi maturata delle sanzioni, ecc., ma quand’anversa e non ancora univoca in esclusivamente in sede giurispruche alle ipotesi di indeducibilità campo giurisprudenziale. denziale. derivanti da talune controverse Da un lato, in tema di presunzione Nell’ottica di un miglioramento fattispecie di mancanza del di distribuzione ai soci degli utili dei rapporti tra contribuente e presupposto di inerenza, oppure, extracontabili accertati in capo ad Amministrazione Finanziaria, ancor più controverse, quelle deuna società a ristretta compaanche in ambito della più volte rivanti da presunte considerazioni gine sociale, un orientamento sbandierata riforma semplificativa di operazioni commerciali ritenute giurisprudenziale della Suprema del sistema fiscale, sempre ostenantieconomiche nell’ambito di Corte ne riconosce la legittimità tata ma mai attuata, si auspica un una sana gestione aziendale. sulla base del fatto noto costituito deciso e esaustivo intervento del Ricordando che il costrutto dalla complicità, dal vincolo di Legislatore volto a fare chiarezza giurisprudenziale in esame rappresolidarietà e di reciproco controllo sulla materia.

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Tutto sul Bonus aggregazioni Requisiti, modalità e destinatari di una misura che consente alle imprese di incrementare le loro dimensioni e affrontare in modo più agevole la competizione nel mercato internazionale

Antonio Visconti dottore commercialista - fondatore studio Visconti e associati info@viscontieassociati.com

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on l’art. 11 del Decreto Crescita viene riproposto il c.d. bonus aggregazioni. L’agevolazione consente, al ricorrere di particolari condizioni e a fronte dell’effettuazione di operazioni di fusione, scissione o conferimento di azienda, il riconoscimento fiscale gratuito dell’avviamento e del maggior valore attribuito a beni strumentali, materiali e immateriali, fino alla soglia di cinque milioni di euro. La previsione di incentivi fiscali alle aggregazioni aziendali non è nuova nel nostro ordinamento in quanto già introdotto, per la prima volta, con la Legge finanziaria 2007, per essere poi successivamente riproposto, con talune modifiche, dal D.L. 5/2009. Nella nuova disposizione non è più obbligatoria la presentazione dell’interpello. In ultimo, la Legge di Bilancio 2021 introduce un incentivo alle ope-

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razioni di aggregazione aziendale deliberate nel corso del 2021, che a differenza del bonus aggregazioni previsto dal Decreto Crescita, riconosce la possibilità di trasformare in credito d’imposta una quota di attività per imposte anticipate (DTA) riferite a perdite fiscali ed eccedenze ACE maturate in capo ai partecipanti. La ratio del bonus aggregazioni (versione Decreto Crescita) è quella di incentivare la realizzazione di operazioni di aggregazione aziendale al fine di consentire alle imprese di incrementare le loro dimensioni e affrontare in modo più agevole la competizione nel mercato internazionale. Le minori dimensioni delle aziende italiane si traducono in una inferiore produttività che ha un peso sul nostro sistema economico più spiccato rispetto al resto dell’UE. Si evidenzia infatti che il sistema produttivo italiano è caratterizzato da una ridotta dimensione

delle imprese, tenuto conto che oltre il 99% delle imprese italiane ha meno di 50 addetti. La ridotta dimensione aziendale si riflette negativamente su molteplici aspetti dell’economia italiana, in particolare sotto il profilo della capacità di sostenere i costi connessi con l’attività di ricerca e sviluppo e della propensione all’esportazione, generando un divario di produttività tra le imprese più piccole e quelle più grandi. I destinatari dell’agevolazione sono i soggetti di cui all’art. 73, comma 1, lett. a), T.U.I.R. in particolare le S.p.A., S.a.p.a., le S.r.l., le società cooperative e le società di mutua assicurazione, nonché le società europee di cui al regolamento (CE) n. 2157/2001 e le società cooperative europee di cui al regolamento (CE) n. 1435/2003 residenti nel territorio dello Stato. Non rileva invece la natura giuridica delle società o


delle imprese che vengono fuse o perazione, nel qual caso rileva comma 1, n. 1, c.c. Il requisito scisse, ma esclusivamente la natale data di efficacia. In relazione dell’operatività è da intendersi tura giuridica del soggetto risulai conferimenti d’azienda, il in senso “sostanziale”, con la tante dall’operazione. Pertanto il momento di “realizzo” dell’opeconseguenza che il beneficio soggetto di partenza può essere razione coincide con la data di non potrà essere riconosciuto un imprenditore individuale, una iscrizione presso il Registro delle laddove le imprese risultino solo società di persone o di capitali. imprese ai sensi dell’art. 2436, formalmente costituite da almeIn caso di fusione, il beneficio è il comma 5, c.c.. no un biennio, essendo invece riconoscimento fiscale gratuito Le suddette disposizioni deronecessario che venga esercitata del disavanzo da concambio. gano al principio generale di un’effettiva attività commerciaTale grandezza è la differenza neutralità fiscale tipico delle opele. Le imprese che partecipano positiva tra il valore del capitale razioni straordinarie e danno la all’operazione di aggregazione sociale della società risultante possibilità alla società risultante non devono essere legate tra dall’operazione di aggreloro da un rapporto di gazione e la somma dei partecipazione superiore patrimoni netti contabili al 20%. delle società fuse alla La decadenza dall’agevo«L’agevolazione è di carattere data di efficacia giuridica lazione avviene quando temporaneo, riguardando dell’operazione. prima del periodo di le operazioni realizzate Nelle operazioni di confeosservazione, 4 periodi dal 1° maggio 2019 sino al 31 rimento, invece, la natura di imposta dalla data di dell’incentivo consiste nel effettuazione dell’opedicembre 2022. Per realizzate riconoscimento fiscale razione, siano compiute si intende il momento in cui gratuito dei maggiori ulteriori operazioni stral’operazione si perfeziona» valori iscritti dal conferiordinarie, ovvero quando tario a titolo di avviamennel medesimo lasso to o di beni strumentali temporale siano ceduti materiali ed immateriali a i beni rivalutati o iscritti seguito di conferimenti d’azienda dall’operazione di aggregazione nell’operazione straordinaria. effettuati in base all’art. 176 del di dedurre fiscalmente maggiori La decadenza dall’agevolazione Tuir. ammortamenti e avrà riflesso, comporta, nell’esercizio in cui si In entrambi i casi il limite masaltresì, sulla quantificazione delle decade, la necessità di versare simo dell’agevolazione fiscale è eventuali plusvalenze o minusvale imposte dovute anche per gli pari a euro 5.000.000. lenze realizzate successivamente esercizi precedenti sui maggiori L’agevolazione è di carattere al decorso del termine di quattro valori non più riconosciuti ai fini temporaneo, riguardando le opeperiodi d’imposta. Ires ed Irap. razioni realizzate dal 1° maggio Per il riconoscimento del beneQuesti versamenti saranno 2019 sino al 31 dicembre 2022. Per ficio è richiesto che le imprese relativi alle sole imposte senza realizzate si intende il momento partecipanti all’operazione di sanzioni e interessi. In sostanza, in cui l’operazione si perfeziona. aggregazione debbano rispettare è sufficiente che il veicolo finale Un’operazione di scissione/fusioi seguenti requisiti: essere opein cui il bonus aggregazione ne si considera perfezionata dalla rative, non far parte dello stesso ha esplicitato i propri effetti c.d. data di efficacia giuridica gruppo societario, non essere provveda a vendere uno o più della stessa, identificata con legate tra loro da un rapporto di elementi rivalutati nel periodo l’ultima delle iscrizioni dell’atto partecipazione superiore al 20% stesso in cui si è concretizzata di fusione presso il Registro delle e non essere controllate, neppure l’operazione straordinaria e nei imprese, salva ipotesi di postindirettamente, dallo stesso tre successivi perché l’intera datazione dell’efficacia dell’osoggetto, ai sensi dell’art. 2359, operazione decada.

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lavoro

Appalti, quando si verifica l’interposizione illecita di manodopera Perchè il contratto sia genuino la società appaltatrice deve avere autonomia operativa e organizzativa e assumersi il rischio economico di impresa. Il commento a una recente ordinanza della Corte di Cassazione Lavoro

Paolo Ambron avvocato giuslavorista info@studiolegaleambron.it

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ordinanza della Corte di Cassazione Lavoro del 22 gennaio 2021 n. 1403 affronta il tema dell’interposizione illecita di manodopera nell’ambito degli appalti, sancendo il principio in base al quale «qualora venga prospettata una intermediazione vietata di manodopera nei rapporti tra società dotate entrambe di propria genuina organizzazione di impresa, il giudice di merito deve accertare se la società appaltante svolga un intervento direttamente dispositivo e di controllo sulle persone dipendenti dall’appaltatore del servizio, non essendo sufficiente a configurare la intermediazione vietata il mero coordinamento necessario per la confezione del prodotto…». Il contenzioso è sorto con la richiesta di costituzione di un rapporto di lavoro subordinato, con committente una rinomata azienda di trasporto ferroviario passeggeri, avanzata da alcuni dipendenti della società appaltatrice che reclamavano l’illeceità del contratto di appalto di manodopera sottoscritto tra committente e appaltatrice. I lavoratori sostenevano che il controllo della corretta esecu-

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zione delle loro mansioni era affidato alla committente, nella persona del capo treno, che di fatto pertanto assumeva il ruolo di superiore gerarchico, eseguendo inoltre solo compiti espressamente e dettagliatamente stabiliti nel capitolato tecnico operativo, parte integrante del contratto di appalto, con esclusione quindi di alcuna autonomia operativa e organizzativa. Da ultimo, secondo la ricostruzione dei lavoratori, il datore di lavoro non assumeva alcun rischio di impresa, perché i compensi pattuiti contrattualmente con la committente erano fissi per carrozza. In definitiva, secondo la suddetta tesi, non ricorrevano i due requisiti tipici di un appalto genuino, vale a dire l’esercizio del potere direttivo e organizzativo dell’appaltatore e l’assunzione del rischio di impresa. La Corte di Cassazione con l’ordinanza in commento confermando quanto statuito dalla Corte di appello, che aveva respinto la domanda dei lavoratori, ha ricordato che sia l’art. 29 del d.lgs. 276/2003 sia l’art. 1655 c.c. definiscono il contratto di appalto genuino, caratterizzato dalla «permanenza in capo all’appaltatore

dell’esercizio del potere direttivo ed organizzativo nei confronti dei dipendenti utilizzati nell’appalto e l’assunzione del rischio di impresa». Infatti, nel caso di specie, è stato dimostrato che la società appaltatrice esercitava nei confronti dei propri dipendenti, addetti alla commessa, potere disciplinare, autorizzazione alle ferie, turnazioni e la gestione del rapporto di lavoro; mentre alla committente era affidato solo il mero coordinamento indispensabile alla corretta esecuzione delle attività di servizio notturno all’interno delle carrozze letto dei treni. Anche la esistenza di un capitolato tecnico operativo, che di fatto obbligava i lavoratori ricorrenti ad una esecuzione di lavoro conforme allo schema in esso indicato, non pregiudicava la genuinità del contratto di appalto, in quanto le modalità operative in essi riportate erano «funzionali alla corretta esecuzione del servizio oggetto del contratto, a fronte della mancata impartizione da parte della società appaltante di direttive sullo svolgimento del servizio se non nei limiti dell’indicazione dei nominativi dei viaggiatori e di altri dati tecnici».


mercati

Brexit: cosa cambia nell’operatività dei rapporti con UK Le aziende devono monitorare l’origine preferenziale delle merci e registrarsi al portale REX

Antonio Petruzzo customs advisor petruzzo@easyfrontier.it

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a Brexit è entrata nel vivo e con essa si è entrati nell’operatività dei rapporti commerciali tra Unione Europea e Gran Bretagna. Con l’entrata in vigore dell’accordo UE-UK, si allarga la lista dei Paesi accordisti. Infatti, il 1 Gennaio 2021 la Commissione europea ha pubblicato la nuova versione del Trade and Cooperation Agreement (TCA), ovvero il documento di accordo con il Regno Unito che riassume i cambiamenti rispetto ai rapporti commerciali con l’UK, ora considerato come Paese terzo e non più come Stato membro dell’Unione. La differenza sostanziale con tutti gli altri accordi è che il TCA è un accordo denominato “no tariff ” ed è pertanto vietata l’applicazione di dazi se si rispettano le regole di origine. L’origine preferenziale delle merci ha il solo scopo di far pagare minori o nessun dazio all’importazione nei o dai Paesi accordisti. Per godere del

dazio zero la merce di origine preferenziale UE/UK deve essere accompagnata da una prova dell’origine inserita in una dichiarazione resa dall’importatore alla dogana. Tale documento denominato “Allegato ORIG-4” del TCA prevede che l’operatore indichi l’Export Reference Number (ERN) solo per spedizioni superiori ai 6.000 euro di valore. Con nota del 30 dicembre 2020, l’Agenzia delle Dogane (ADM) ha chiarito che l’ERN da inserire nella dichiarazione di origine nei rapporti commerciali UE/UK è effettivamente il REX (Registred EXporter), ossia il codice già utilizzato negli accordi con Canada, Giappone e Vietnam. Registrarsi alla banca dati del REX consente all’azienda che esporta in UK l’immediata identificazione da parte della dogana oltre che delle merci commercializzate. Se si considera che, ad oggi, moltissime aziende risultano

non titolari di REX, è ad esse che l’Agenzia delle Dogane ha concesso l’uso del codice EORI in luogo del REX in attesa di (prossima) registrazione. Dal 25 gennaio 2021 è attivo un portale telematico dedicato alla registrazione del REX mediante il quale gli operatori potranno presentare la propria domanda di registrazione. Ci si potrà registrare sul nuovo portale REX, accessibile dal Portale Unico Dogane, oppure compilando l’allegato 22-06 al Regolamento 2447/2015 che si può riscontrare nella circolare n. 4/2021 dell’ADM del 20 gennaio 2021. Solo nella prima fase, e in attesa di successivi provvedimenti da parte dell’autorità doganale previsti comunque entro la metà dell’anno 2021, l’utilizzo del portale REX resta facoltativo e alternativo alla presentazione di una domanda presentata su carta e inviata tramite posta elettronica certificata (PEC) aziendale. Marzo | Aprile 2021

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mercati

Joint Venture, alleanza strategica con un partner estero Alla base del successo non c’è solo la trasparenza tra le parti, ma anche un sano sviluppo di una cultura d’impresa fondata sulla reciproca fiducia

Daniele Trimarchi studio Trimarchi daniele@studiotrimarchi.com

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uando si parla di Alleanze finanziario. Tra le motivazioni per per penetrare rapidamente in Strategiche ci si riferisce cui un’azienda potrebbe deciun mercato estero e condividere ad un accordo di lungo dere, in un periodo come quello l’impegno finanziario. La cosa periodo che si identifica in una attuale, di formare un’alleanza importante in un’alleanza stratecollaborazione in cui, due o più con un partner estero, alcune gica è che gli obiettivi di entrambi parti, concordano di mettere in sono degne di nota. La possibilità i partner siano compatibili con il comune le proprie risorse, loro modello di business. ma anche le proprie Per esempio non è sempre esperienze in termini di detto che le aziende capacità tecniche e tecnodebbano operare in cicli «La cosa importante logiche, al fine di sviluppadella catena del valore tra re uno specifico mercato. loro divergenti, come nel in un’alleanza strategica In genere si parla di Joint caso in cui una produce è che gli obiettivi di entrambi Venture, sebbene con quea l’altra commercializza. i partner siano compatibili sto termine si comprenda È possibile si verifichino con il loro modello una serie più ampia di anche unioni tra partner accordi. Alla base invece di operanti nel medesimo di business» una un’alleanza stratesettore di attività, purché gica, le parti dovrebbero ciascuno rappresenti un focalizzarsi sulle sinergie complemento dell’altra. lavorative per raggiungere Ma come procedere? Una un unico obiettivo generale, di sviluppare azioni commerciali volta stabiliti gli obiettivi strategiovvero un obiettivo di lungo pein un mercato estero si è ridotta ci da raggiungere, si può immagiriodo e non soltanto una ricerca e richiede una strategia per poter nare una nuova entità totalmente di un successo esclusivamente acquisire clienti, oppure un modo indipendente e verificarne la so-

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stenibilità. Molto importante sarà il ruolo che ogni partner svolgerà all’interno della nuova entità. A tal proposito suggeriamo di porre del tempo nella negoziazione di un solido e trasparente accordo tra le parti. Questa fase consta di diversi aspetti che non sono meramente economici, ciononostante sono fondamentali per definire le basi di una relazione win-2-win di lungo periodo. Ai fini della buona riuscita dell’accordo e del mantenimento del parametro fiduciario, è vitale che nessuna delle parti miri ad acquisire le competenze dell’altro partner. Con queste premesse si potrà definire la percentuale della partecipazione azionaria, la scelta del management (la composizione del Board), l’investimento in asset, e, infine, la gestione commerciale con le leve di marketing da adottare. Il risultato di queste scelte dovrà essere tradotto in un contratto sottoscritto dalle parti che imponga obblighi e diritti, e, last but non least, che indichi chiaramente una way-out in caso di separazione. A tal proposito

è bene non ignorare il fatto che la durata media delle alleanze strategiche è di circa sette anni e quasi l'80% delle joint venture termina con l’acquisizione da parte di uno dei partner della quota azionaria dell’altro partner in esito a conseguenziali operazioni di Merger & Acquisition. Inoltre, una certa attenzione andrà posta sul fatto che, laddove non si disponga di un adeguato know how strategico, si corre il rischio che il potere decisionale cada nelle mani di chi controlla i canali distributivi. Per questo suggeriamo, nell’ipotesi di implementazione di un’alleanza con un’azienda che si occuperà interamente della commercializzazione dei propri prodotti in un mercato estero, di non trasferire il know how, se non a determinate condizioni chiare e ben indicate nell’accordo. In alcuni casi, quando possibile, sarebbe auspicabile trattenere una parte della produzione di semilavorati strategici nel proprio Paese. Durante tale percorso, gli obiettivi delle parti saranno soggetti a naturali evoluzioni e in certi casi

potrebbero divergere sensibilmente nel corso degli anni: in questi casi l’aver pianificato un potere decisionale asimmetrico (diverso dall’ipotesi 50-50) potrebbe aiutare ad evitare difficoltà o subire rallentamenti rilevanti nella ricerca di soluzioni che siano profittevoli per entrambe le parti. Per esempio può capitare che il partner voglia reinvestire gli utili per fare crescere il business, mentre l’altro li voglia rimpatriare. Questo scenario spesso si traduce nell’inizio di un conflitto interno. Alla base del successo non c’è solo la trasparenza tra le parti, ma anche un sano sviluppo di una cultura d’impresa. Spesso la cultura del paese ospitante e dell'organizzazione partner sono molto divergenti. Pertanto, ignorare la cultura locale significa minare il futuro dell’alleanza già nei primi anni. A questo bisogna aggiungere che l’obiettivo principale di ognuna delle parti non può che essere la ricerca continua di una fiducia reciproca che inevitabilmente richiederà impegno e tempo.

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privacy

Telecamere sul luogo di lavoro e illeciti penali dei dipendenti Sul tema la Suprema Corte di Cassazione, in via generale, si è espressa in termini positivi, ritenendo prevalente l’interesse pubblico alla prevenzione e accertamento dei reati rispetto alla riservatezza dei lavoratori

Piera Di Stefano Avvocato del Web® T.R.ON® - Tutela della Reputazione ONline www.avvocatodelweb.com | www.tuteladellareputazioneonline.it info@avvocatodelweb.com

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art. 4 dello Statuto dei lavoratori (L. 300/1970), così come modificato nel 2015 dal c.d. Jobs Act (D.Lgs. 151/2015, integrato dal D.Lgs. 185/2016), disciplina la materia dei controlli a distanza dei lavoratori da parte del datore di lavoro. La norma, diversamente dalla formulazione originaria che prevedeva un divieto assoluto di utilizzo di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori, attualmente stabilisce, al comma 1, che l’impiego di tali impianti ed apparecchiature dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dei lavoratori è legittimo esclusivamente per precise finalità, quali esigenze organizzative e produttive, sicurezza del lavoro e tutela del patrimonio aziendale, e solo in presenza di un previo accordo collettivo con le RSA o le RSU,

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oppure con le associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale in caso di imprese con unità produttive ubicate in diverse province della stessa regione o in più regioni. Qualora tale accordo manchi, gli impianti e gli strumenti in questione possono essere installati previa autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro (INL). La norma, al comma 2, prevede che non è necessario l’accordo con le rappresentanze sindacali o l’autorizzazione dell’INL in presenza di strumenti in uso al lavoratore per rendere la prestazione lavorativa e di strumenti di registrazione degli accessi e delle presenze. Essa consente, infine, l’utilizzo delle informazioni raccolte ai sensi dei citati commi 1 e 2 a tutti i fini connessi al rapporto di lavoro, purchè i lavoratori siano adeguatamente informati circa le modalità

d’uso degli strumenti e di effettuazione dei controlli e nel rispetto di quanto disposto dal Codice privacy (D.Lgs. 196/2003, così come modif. dal D.Lgs. 101/2018), atteso che la raccolta, la registrazione ed, in generale, l’utilizzo di immagini costituisce un trattamento di dati personali. Ai sensi dell’art. 171 del Codice Privacy, il datore di lavoro che violi l’art. 4 dello Stat. Lav. risponde del reato di cui all’art. 38 del medesimo Statuto, punito con l'ammenda da Euro 154 ad Euro 1.549 o con l'arresto da 15 giorni ad un anno. Nei casi più gravi, le pene dell'arresto e dell'ammenda sono applicate congiuntamente, ordinandosi la pubblicazione della sentenza penale di condanna nel sito internet del Ministero della Giustizia (art. 36 c.p.). Quando, infine, per le condizioni economiche del reo, l'ammenda, anche se applicata nel massimo, può


presumersi inefficace, il giudice ha facoltà di aumentarla fino al quintuplo. Ciò chiarito, sul tema specifico dell’utilizzabilità come prova del reato dei risultati di videoriprese svolte dal datore sul luogo di lavoro per cogliere eventuali illeciti penali ivi commessi dai propri dipendenti (cd. controlli a scopi difensivi), la Suprema Corte di Cassazione, in via generale, si è espressa in termini positivi, ritenendo prevalente l’interesse pubblico alla prevenzione ed accertamento dei reati rispetto alla riservatezza dei dipendenti. Nei casi in cui, pertanto, il datore di lavoro abbia installato telecamere all'interno dei luoghi di lavoro per esercitare un controllo a beneficio del patrimonio aziendale messo a rischio da possibili comportamenti infedeli dei lavoratori, i risultati delle videoriprese sono utilizzabili nel processo penale, “(…) in quanto le norme dello Statuto dei lavoratori poste a presidio della loro riservatezza non fanno divieto dei cosiddetti controlli difensivi del patrimonio aziendale e non giustificano pertanto l'esistenza di un divieto probatorio (…)” (Cass. pen., Sez. II, 30.1.2018, n. 4367; Sez. V, 17.3.2016, n. 11419; Sez. II, 22.1.2015, n. 2890). La giurisprudenza di legittimità in sede penale più recente, richiamando, tra gli altri, il principio ribadito da quella in sede civile (Cass. Civ. Sez. Lav., 2.5.2017, n. 10636) secondo cui “l’interpretazione dell’art. 4 Stat. Lav. va ispirata ad un equo e ragionevole bilanciamento fra le disposizioni costituzionali che garantiscono il diritto alla dignità

e libertà del lavoratore nell'esercizio delle sue prestazioni oltre al diritto del cittadino al rispetto della propria persona (artt. 1, 3, 35 e 38 Cost.), ed il libero esercizio delle attività imprenditoriale (art.41 Cost.)”, ha, altresì, precisato che il datore di lavoro non è penalmente responsabile quando l'impianto audiovisivo o di controllo a distanza, sebbene installato sul luogo di lavoro in difetto di accordo con le rappresentanze sindacali legittimate, o di autorizzazione dell'Ispettorato del Lavoro, sia strettamente funzionale alla tutela del patrimonio aziendale, sempre, però, che il suo utilizzo non implichi un significativo controllo sull'ordinario svolgimento dell'attività lavorativa dei dipendenti, o debba restare necessariamente "riservato" per consentire l'accertamento di gravi condotte illecite degli stessi (Cass. Pen., Sez. III, 27.1.2021, n. 3255). Secondo gli Ermellini, il divieto di cui all’art. 4 Stat. Lav. opera nel caso in cui l’utilizzo delle apparecchiature riguardi (direttamente o indirettamente) l’attività lavorativa, non quando il controllo a distanza così effettuato sia diretto ad accertare condotte illecite dei lavoratori. Sul punto, vi è chi autorevolmente ed opportunamente evidenziato che i controlli a scopi difensivi non sono espressamente previsti dal Legislatore, ma rappresentano una categoria creata dalla giurisprudenza e che la citata disposizione si riferisce testualmente non all’attività lavorativa, ma all’«attività dei lavoratori», per cui il divieto da essa contemplato varrebbe

per tutti i comportamenti dei lavoratori in azienda (Dossi G., Controlli a distanza e legalità della prova: tra esigenze difensive del datore di lavoro e tutela della dignità del lavoratore, in DRI, 2010). La recente giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, peraltro, ha ammesso la cd. videosorveglianza occulta, ovvero l’installazione di telecamere nascoste senza informare i dipendenti, purchè ciò avvenga sempre nel rispetto del principio della proporzionalità e non eccedenza della misura, a fronte di “gravi illeciti”, solo nei casi in cui essa rappresenti un’extrema ratio, non essendo possibile ricorrere a mezzi alternativi, e con modalità spazio-temporali tali da limitare al massimo l’incidenza del controllo sul lavoratore, non potendo essere intesa quale prassi ordinaria (CEDU, 17.10.2019, López Ribalda e altri contro Spagna - ricorsi 1874/13 e 8567/13). Compito essenziale del giudice adito, in sede penale o civile, sarà allora accertare, caso per caso, se l’istallazione dei sistemi di videosorveglianza sui luoghi di lavoro sia strettamente funzionale alla tutela del patrimonio aziendale e, in caso di riscontro positivo, se l’utilizzo di tali impianti abbia comportato un controllo non occasionale sull’ordinario svolgimento dell’attività lavorativa dei dipendenti, oppure sia da considerare necessariamente “riservato” (rectius, occulto) per consentire l’accertamento di gravi condotte illecite da parte dei dipendenti medesimi.

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societing 4.0

Innovazione, transizioni e tecnologie Una nuova rubrica a beneficio della crescita delle imprese

Alex Giordano

docente di Marketing e Trasformazione Digitale - Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II di Napoli direttore scientifico del programma di ricerca/azione Societing 4.0

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on questo primo articolo si inaugura Societing 4.0, una rubrica che intende parlare con le imprese del territorio di innovazione, transizioni e tecnologie attraverso riflessioni relative all’applicazione del Piano Transizione 4.0 ma anche raccontando le storie degli imprenditori e presentando possibili soluzioni per rendere l’azienda più produttiva, per ampliare i mercati, per comprendere meglio i clienti reali e potenziali e tanto altro. Societing 4.0 è un’idea di sviluppo, un nuovo paradigma che considera insieme l’innovazione sociale e l’innovazione tecnologica all’interno di un modello mediterraneo di innovazione che analizza, sperimenta e supporta attività di ricerca, progetti e servizi, immaginando che tutte le tecnologie evolute possano servire contesti come quello italiano - fatto da miriadi di imprese - con l’idea di piegare le tecnologie al benessere della società producendo un effetto positivo (e migliorativo) per le

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persone e le comunità.Dalle pagine di questa rubrica vogliamo aprire un dialogo con voi e condividere un percorso che ci riguarda tutti. Il piano Next Generation EU ha stabilito la compresenza della digitalizzazione e della green economy come occasioni per costruire una ripresa economica post-Covid 19 equa e sostenibile. Su questo il Presidente del Consiglio Draghi, riferendosi al sistema delle imprese, ha detto: «bisogna estendere alle PMI e rendere facilmente fruibile il piano nazionale della Transizione 4.0, per favorire e accompagnare le imprese nel processo di transizione tecnologica e di sostenibilità ambientale». Il Presidente ha indicato anche gli strumenti sui quali farà leva la politica nazionale per accompagnare e coordinare la transizione digitale e quella ecologica delle imprese: accesso al capitale; internazionalizzazione; investimenti per rafforzare la mani-

fattura e renderla competitiva; potenziamento del credito di imposta; ricerca e sviluppo nel Mezzogiorno, cui si aggiungono tutela del Made in Italy e concorrenza ad armi pari. Ma se il traguardo cui tendere è quello di una transizione al green e al digitale, è lecito domandarsi a che punto si trovano le imprese italiane. Secondo un’indagine svolta da Unioncamere alla fine dello scorso anno - su un campione statisticamente rappresentativo di 3.000 imprese manifatturiere 5/499 addetti - solo il 6% delle imprese è arrivato al traguardo o si trova verso la fine del percorso, avendo investito nel 2020 sia in eco-innovazione sia in digitalizzazione, prendendo per quest’ultima come riferimento l’adozione di Industry 4.0. Quasi i due terzi delle imprese (62%), sembra ancora ai blocchi di partenza senza peraltro avere intenzione di investire né in


sostenibilità ambientale, né in hanno mostrato una grande hanno coinvolto più imprese di digitalizzazione ed esiste poi una attitudine all’innovazione e uno stesso contesto territoriapiccola percentuale di imprese venire a contatto con interesle, come il caso che ha visto 8 (6%) che non ha ancora investito santi esperienze che mostrano imprese del Cilento realizzare nella duplice transizione ma che come i passaggi generazionali un progetto sul turismo creando ha messo in programma di inveall’interno di imprese storiche una piattaforma di destinazione stire nel green e/o nel digitale. abbiano portato una ventata di che, attraverso l’utilizzo dei big Questi processi di cambiamento novità, specie sulle scelte d’uso data, intende attrarre potenziali non avvengo, infatti, con la sola relative alle tecnologie, grazie al visitatori. presenza di vantaggi fiscali e DNA più giovane dei figli. Sono Questo progetto è stato risorse destinate, né si attivano proprio i giovani con competenze selezionato da una short list di con attività di tipo solo inforinnovative che mostrano mag200 progetti (su oltre 10.000 mativo ma necessitano di un giore attitudine a sperimentare progetti realizzati in tutta Italia differente sistema di suputilizzando i voucher per porto, soprattutto in conla digitalizzazione 4.0) e testi come quelli in cui si premiato tra i Top of the «Nel prossimo articolo trovano moltissime MPMI PID come unico progetto parleremo di retrofitting. che non possono giovarsi del Sud Italia. di uno sviluppo tecnoLa Camera di Commercio Se avete delle storie logico favorito dall’indi Salerno e l’Università di interessanti o esperienze terazione con imprese Napoli Federico II anche che avete condotto grandi e realtà produttive per il prossimo triennio nella vostra impresa strutturate, che per loro stanno collaborando alla stesse esigenze, generano realizzazione di un proe che volete raccontare da processi multi-settore e gramma di supporto alle queste pagine, contattateci!» cross industriali o forme imprese (in continuità di spill over del sapere. con le azioni già avviate Servono, quindi, altre dal PIDMed) e di accompiattaforme territoriali che cambiamenti anche all’interno pagnamento a nuove conoscenze creino sistemi vantaggiosi per le di aziende tradizionali come per attraverso un fitto programma di imprese e le comunità. esempio quelle agricole. alfabetizzazione tecnologica e di A Salerno negli ultimi tre anni le PIDMed ha accompagnato le imformazione. attività realizzate dalla Camera prese a identificare le problemaQuesta è l’occasione per lanciare di Commercio con il PIDMed tiche interne che condizionano a tutti voi che ci state leggendo (Punto Impresa Digitale) hanno processi di trasformazione utili non uno, ma due inviti: il primo è consentito di coinvolgere cenal miglioramento del business quello di prendere parte attiva a tinaia di imprese nelle diverse e le ha guidate nella verifica tutte le iniziative che stanno per attività formative, informative di ipotesi di applicazione delle partire (per rimanere aggiornati e di mentoring realizzate in tecnologie 4.0 come sistemi di www.pidmed.it). Il secondo è di collaborazione con l’Università risoluzione di tali problematiche raccontarci le vostre soluzioni Federico II capofila, con l’Unianche attraverso tecnologie open innovative. versità di Salerno e altri atenei e soluzioni di retrofitting, che conAttenzione: nel prossimo articolo meridionali, e il Competence siste nell’ammodernare impianti, parleremo proprio di retrofitting center Meditech. macchinari e stabilimenti già quindi, se avete delle storie inteNel corso delle visite presso le esistenti con l’aggiunta di sensori ressanti o esperienze che avete aziende realizzate dallo staff e “cervelli” in ottica 4.0. È stato condotto nella vostra impresa e di PIDMed è stato possibile interessante, inoltre, supportache volete raccontare da queste conoscere diverse realtà che re processi di innovazione che pagine, contattateci!

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re-values lab

Due diligence e bonus fiscali: strumenti e opportunità per migliorare la redditività degli immobili L’accertamento della regolarità del bene è il primo passo per evitare brutte sorprese e danni economici

Angelo Rago direttore ingegneria e program manager RE AD Srl

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he si parli di un bene strumentale per l’impresa o di una proprietà personale, gli immobili sono sempre un investimento rilevante sia in termini strettamente economici, sia sul piano esistenziale. Costituiscono una porzione considerevole degli impieghi di risparmio delle famiglie così come degli attivi patrimoniali delle imprese. Altrettanto evidenti sono i costi, in termini energetici e gestionali, per chi è proprietario di edifici inefficienti. Alla riqualificazione edilizia non sono legati solamente i temi dell’efficientamento dei consumi ma anche l’impatto in termini di valore aggiunto e di ritorno a livello economico dell’investimento per una maggiore appetibilità sul mercato dell’immobile ristrutturato o per il mantenimento del suo valore nel tempo. C’è inoltre un aspetto ancora più critico legato alla condizione del patrimonio immobiliare italiano che è tutt’altro che rassicurante

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per chi desidera affrontare una compravendita. Secondo i dati Istat, l’abusivismo edilizio in Italia ha raggiunto la cifra del 19%, con numeri allarmanti in Campania in cui raggiunge la percentuale del 50%: praticamente un immobile su due ha gravi irregolarità. Lo strumento imprescindibile per mitigare i rischi insiti nell’attività di investimento in campo immobiliare e, in particolare, per affrontare una compravendita è la due diligence tecnica per accertarsi che il bene sia in regola con i titoli abilitativi con i quali è stato costruito o ristrutturato (permessi, licenze, concessioni, ecc.). Si è propensi a pensare che, poiché l’atto di trasferimento della proprietà immobiliare è stipulato da un notaio, siano verificati anche gli aspetti urbanistici e di regolarità. Purtroppo il notaio non può fare altro che limitarsi a citare gli estremi del titolo urbanistico attraverso le dichiarazioni rese dalle due parti

coinvolte nella compravendita, in quanto gli accertamenti tecnici non rientrano nel perimetro delle sue competenze professionali. Il venditore potrebbe anche dichiarare il falso in buona fede. Gli atti di trasferimento relativi ad immobili difformi da quelli descritti nel titolo urbanistico sono validi a condizione che gli estremi del titolo menzionato nello stesso atto siano reali (non mendaci) e riferibili a quell’immobile, mentre è irrilevante e non costituisce motivo di nullità la conformità o difformità dell'immobile rispetto al titolo menzionato. Lo stabilisce la sentenza n. 8230 del 22 marzo 2019 delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. Le competenze professionali per gli opportuni accertamenti tra lo stato dei luoghi e i titoli edilizi sono in capo ai Tecnici abilitati. In questo scenario è opportuno affrontare l’iter della compravendita con una cassetta degli attrezzi adatta a gestire i possibili


rischi: la due diligence per l’accertamento della regolarità del bene è il primo passo per evitare brutte sorprese e danni economici. Scoprire, a compravendita ormai avvenuta, che sull’immobile sono presenti criticità edili e urbanistiche che non consentono di dare avvio alle attività di ristrutturazione dell’immobile nei tempi sperati, non solo crea un problema all’acquirente che vede sfumare i termini per approfittare degli incentivi ma porta all’insorgere di contenziosi onerosi. Occorre infatti ricordare che una delle leve più significative per la valorizzazione degli edifici è la fiscalità ma per accedere a qualsiasi bonus fiscale, come indicato all’art. 49 del Testo Unico dell’Edilizia (DPR 380/2001), è necessario che non vi siano abusi sugli immobili. In caso contrario, è necessario prima regolarizzare le non conformità al fine di accedere alla detrazione fiscale, con il conseguente pagamento di sanzioni, oneri tecnici, costi di ripristino e con il rischio di perdere il beneficio a causa dei ritardi nella realizzazione degli interventi. La verifica dello stato legittimo dell’immobile, che si evince dal raffronto tra lo stato dei luoghi e il titolo edilizio dell’immobile, è dunque un requisito fondamentale per beneficiare delle detrazioni fiscali. Sebbene questa attività possa sembrare di rapida esecuzione, spesso è resa estremamente complessa dalle inefficienze della Pubblica Amministrazione. In molto casi i proprietari non hanno la disponibilità dei titoli edilizi e le istanze di accesso agli atti presso gli archivi storici dei Comuni hanno dei tempi di lavorazione

che superano i 30 giorni, anche a causa della mancata digitalizzazione degli archivi della Pubblica Amministrazione. Purtroppo, anche la possibilità di ottenere riscontri positivi spesso non è garantita e ne consegue un grave rallentamento di tutte le attività di riqualificazione edilizia. Ma c’è anche una nota positiva: per facilitare l’accesso ai bonus, in aiuto ad eventuali riordini urbanistici da effettuare preliminarmente, è stata emanata la Legge 120/20 il cui art. 10 riguarda le “Semplificazioni e altre misure in materia edilizia”. La Legge di Bilancio 2021 conferma un ricchissimo panorama di bonus e superbonus che vanno da una detrazione del 50% al 110%. Nello specifico, gli sconti riguardano: la riqualificazione energetica; le misure antisismiche; il restauro delle facciate degli edifici; la ristrutturazione edilizia e il bonus mobili. Nella Risoluzione n. 34/E/2020, l’Agenzia delle Entrate ha ammesso la possibilità di detrarre con Ecobonus e Sismabonus anche le spese per interventi eseguiti da titolari di reddito di impresa su immobili diversi da quelli strumentali. Con questi incentivi il legislatore intende rimuovere uno dei principali freni

agli investimenti nella riqualificazione edilizia costituito da un ritorno economico di medio-lungo periodo a fronte di un forte investimento iniziale. Riducendo i costi di avvio delle opere, gli interventi di riqualificazione sono certamente più accessibili dal punto di vista finanziario anche grazie alle misure di recupero immediato, come l'opzione che permette di beneficiare del contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori o della cessione del credito corrispondente alla detrazione. Ma i requisiti di applicabilità e i criteri progettuali, in particolare per il Superbonus (secondo i decreti attuativi del MISE e le risoluzioni dell’Agenzia delle Entrate), sono stringenti e c’è il rischio che molti progetti non vadano a buon fine, pena la restituzione di cifre importanti qualora gli interventi siano programmati senza aver compiuto tutte le necessarie verifiche e le opportune analisi preliminari. Occorre quindi affrontare tutte le fasi con la giusta competenza e gli strumenti adatti per evitare di cadere nelle trappole della confusione generata da un iter che si configura complesso e estremante articolato.

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ricerca

Turismo archeologico e giovani, una ricerca per interpretare i nuovi trend

I risultati saranno presentati in occasione della XXIII edizione della BMTA prevista per il prossimo autunno. Un ruolo predominante all’interno del questionario è svolto dai social media di Raffaella Venerando

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onoscere per capire e riorientare. In attesa che l’emergenza sanitaria possa dirsi superata e che il turismo ritorni ad essere protagonista indiscusso del Pil italiano, gli Atenei di Salerno (capofila), Milano Bicocca e Londra Middlesex - in collaborazione con la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, diretta da Ugo Picarelli - hanno messo a punto il progetto di ricerca “Turismo Archeologico e Giovani - insight e policy per un New Normal”, i cui risultati saranno presentati in occasione della XXIII edizione della BMTA prevista per il prossimo autunno. Focus dell’indagine - che ha come target i giovani Millenial e della Generazione Z non solo italiani- desiderata e nuove richieste di fruizione dei siti archeologici. Un ruolo predominante all’interno del questionario è svolto dai social media, partendo dall’intuizione, ormai dato di fatto, che tali strumenti possono rivelarsi una straordinaria cassa di risonanza emozionale se ben utilizzati. La ricerca nasce sotto la direzione della professoressa Maria Teresa Cuomo del Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell’Università degli Studi di Salerno. A lei il compito di stabilire scientificamente lungo quali direttrici potrà muoversi il turismo archeologico di domani. Professoressa, un questionario per indagare su quali direttrici va costruita l’offerta del patrimonio artistico-culturale nazionale. Come è organizzato, a chi è indirizzato e quali obiettivi si pone? Il progetto di ricerca promosso dal

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Macref - Laboratorio di Management dell’Ateneo salernitano, si arricchisce del contributo scientifico del Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e del Dipartimento di Marketing della Middlesex University di Londra. Teso a indagare e interpretare i nuovi comportamenti e le

Maria Teresa Cuomo

Professore di Economia d'impresa Dipartimento di Scienze economiche e statistiche Università degli Studi di Salerno

preferenze alternative cui la società ha dovuto uniformarsi per fronteggiare la pandemia, dimostra - dati alla mano per supportare il modello di ricerca - che coniugare business, cultura e patrimonio non solo è possibile, ma necessario, e che utili alleati risultano essere i social media e le connessioni virtuali da essi generate. Target dello studio i fruitori di domani dell’offerta culturale, ovvero Millennial e Generazione Z, intercettati grazie a una caratterizzazione sull’aspetto generazionale.La ricerca consentirà di definire strategie e attività più puntuali a supporto del rilancio del

turismo archeologico. Al momento la parte relativa al campione di controllo - giovani competenti che hanno una formazione in linea con il campo indagato - è chiusa. All’indagine generale hanno risposto più di 600 giovani, ma l’obiettivo è di raggiungerne almeno un migliaio. Nel corso della strutturazione del questionario, abbiamo tenuto conto di alcuni aspetti fondativi delle nuove preferenze, privilegiando soprattutto la componente emotiva, il livello di identificazione del visitatore, chiedendoci e chiedendo quali fossero le aspettative future, le ragioni che possono spingere a raccomandare l’esperienza fatta e quelle che invece possono indurre lo stesso visitatore a reiterarla. L’assunto di base è che i social media possono divenire strategici alleati emozionali nel preparare il terreno a un “new deal” del turismo archeologico. È un’occasione da non lasciarsi sfuggire anche per mettere a punto una rinnovata comunicazione del patrimonio del territorio, valorizzando esperienze di “fisicità aumentata” in grado di affascinare i nuovi target. I risultati non sono ancora disponibili perché verranno resi noti nel corso della edizione della BMTA calendarizzata per il prossimo autunno, ma quello che è già possibile svelare è che si consolida la tendenza di un turismo di prossimità anche in ragione dell’aspetto rassicurante, in termini di sicurezza personale, che un luogo geograficamente vicino assume. A questo link https://bit. ly/3kBKSrq è possibile compilare il questionario.


bon ton

Nicola Santini esperto di galateo, costume e società

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Non chiamateci eroi, siamo solo persone educate

Al di là delle regole, scegliamo il buon senso come guida. Domenica in zona gialla? Perché andare di corsa verso la strada più affollata della città in cui viviamo? Perché affannarsi alla caccia del cappuccino nel bar in cui tutti vanno? Differenziarsi salva le aziende, è un antidoto contro la noia e ci fa sentire in vacanza anche quando siamo sempre nello stesso posto

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l primo, e speriamo ultimo compleanno della pandemia, il gioco di tirare le somme è ormai sport nazionale. Per un po' ci siamo fatti forza con il tormentone che andrà tutto bene e tutto bene non è andato. Un'altra cordata che sosteneva che questo momento così brutto - ormai un momento da troppo tempo - ci avrebbe rese persone migliori, ha dovuto presto cambiare idea. Quando più di vent'anni fa ho deciso che il galateo sarebbe stato il mio mestiere, ho capito che in qualche modo sarebbe stata l'ultima frontiera della trasgressione. E non ho mai cambiato idea. Potrà sembrare strano ma oggi più che mai, la conferma che una persona educata viene presa quasi come eccentrica trova riscontro in tutti gli ambiti, in modo particolare quando di mezzo non c'è soltanto l'educazione, ma anche e soprattutto il buon senso. Buon senso che spesso ho scomodato, anteponendolo a volte anche alla rigidità dell'etichetta, per rendere contemporaneo il concetto di bon-ton.Le regole, quelle che leggiamo, significano sopravvivenza, ma non bastano. Perché vengono dall'alto, perché spesso non hanno né

una logica, né una spiegazione, sono così e basta. E se non c'è la paura di una multa, è tanto facile fregarsene. Mentre ce ne freghiamo, però la gente muore. E le aziende chiudono. C'è da fare qualcosa, quindi che va al di là delle regole e che riguarda la responsabilità individuale. Spesso un pretesto per non rispettare le regole è perché banalmente nessuno le rispetta. Vale quando tutti dicono buon appetito a tavola, ingenuamente, così come quando si mangia la pizza con le mani, cosa che si può fare a volte ma magari non sempre. Vale purtroppo anche quando ci dicono che possiamo uscire, e lo facciamo senza pensare che se usciamo tutti frequentando la stessa strada, lo stesso bar, la stessa passeggiata, prima o poi ci troveremo di nuovo tutti chiusi in casa. E stare chiusi in casa non ci ha reso persone migliori. Una volta tanto, quindi, trasgrediamo le regole per essere persone migliori. Non solo sulla carta. Domenica in zona gialla? Perché andare di corsa verso la strada più affollata della città o del paese in cui viviamo? Perché affannarsi alla caccia del cappuccino nel bar in cui tutti vanno? Senza pretendere di diventare una persona migliore, ho voluto capire partendo da me stesso come potevo interpretare nel miglior modo l'opportunità data da questo periodo così beffardo in cui anche un abbraccio in famiglia può diventare la miccia per una strage. Ho scoperto angoli della mia stessa città che prima ignoravo o peggio ancora snobbavo, strade che non godono della luce della ribalta ma di una luce più tenue che merita di essere sottratta all'ombra, il sorriso di alcuni baristi che ti fanno il cappuccino con il cuore anche se meno glamour di certi locali à la page. E ho scoperto quanto siamo limitati e condizionati al punto da pensare che non ci sia scelta se non quella che fanno tutti. Differenziarsi salva le aziende, l'autostima, è un antidoto contro la noia e ci fa sentire in vacanza anche quando siamo nella stessa città. Le regole possono essere riscritte da noi stessi in qualsiasi momento, basta avere buon senso. Un punto di partenza per essere persone migliori, anche a partire da adesso. Marzo | Aprile 2021

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salute

Antonino Di Pietro direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis www.antoninodipietro.it | www.istitutodermoclinico.com

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Forfora, un nemico visibile

Tipologie, cause e rimedi per contrastare questo disturbo della cute che interessa il 40% della popolazione

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a forfora è un disturbo che crea molto imbarazzo nel rapporto con gli altri e che coinvolge moltissime persone. Infatti ne soffre almeno il quaranta per cento della popolazione in età superiore a diciotto anni. Cosa provoca la forfora? Le cause dipendono dal tipo di forfora. Ne esistono due: quella secca, accompagnata da un prurito che spinge a grattarsi, e quella grassa. La forfora secca è quasi sempre dovuta a un’intolleranza verso i prodotti utilizzati per l’igiene dei capelli, in particolare shampoo troppo aggressivi oppure gel e lacche, che possono contenere alcune sostanze che irritano la pelle del cuoio capelluto e la disidratano, dando origine alle tipiche e antiestetiche squame asciutte e leggere che si depongono, come la neve, sugli abiti. Queste squame non sono altro che una forma di difesa del cuoio capelluto. Che cosa, invece, può causare la forfora grassa? In quasi tutti i casi è dovuta alla dermatite seborroica, una condizione nella quale si verifica uno squilibrio di sebo, la sostanza grassa che riveste e protegge la pelle e il cuoio capelluto, prodotta in modo eccessivo. Questo provoca un’accelerazione nel ricambio delle cellule dello strato più superficiale della pelle che, staccandosi in grande quantità, diventano visibili dando origine alle squame di forfora che in questo caso appaiono però untuose e pesanti. Possono esserci fattori predisponenti come lo stress emotivo, l’inquinamento, i disturbi gastrointestinali come la stitichezza o la cattiva digestione oltre alle malattie cosiddette metaboliche

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come lo sono, per esempio, il diabete e l’ipercolesterolemia. Quali accorgimenti è meglio adottare per prevenire la formazione della forfora? Preferire sempre prodotti non aggressivi, come gli shampoo e le lozioni a base di Alukina, una miscela di sostanze naturali che svolgono un’azione antinfiammatoria, antisettica, lenitiva e stimolante per il ricambio cellulare. In particolare l’Alukina contiene allume di rocca, che agisce da antisettico naturale, acido glicirretico, che riduce l’irritazione intervenendo sui capillari del cuoio capelluto, e vitamina A, che agisce sul ricambio cellulare. É meglio osservare alcune precauzioni durante il lavaggio dei capelli. Per esempio il cuoio capelluto non va strofinato con forza eccessiva ma la testa va lavata con movimenti delicati, usando i polpastrelli delle dita e non le unghie. Evitare di usare il phon molto caldo e troppo vicino alla testa perché, oltre a sfibrare i capelli, tende a seccare la pelle e a stimolare la produzione di sebo. Limitare anche le tinte e le decolorazioni perché irritano il cuoio capelluto e scegliere sempre prodotti di qualità. È un errore anche indossare foulard o cappelli nel tentativo di non mostrare la forfora o di evitare che cada sui vestiti perché questo impedisce la corretta traspirazione del cuoio capelluto e peggiora il problema. A lungo andare la forfora può provocare la caduta dei capelli? Non vi è alcun collegamento tra la comparsa della forfora e la caduta dei capelli. A volte i due disturbi si possono presentare contemporaneamente. In questo caso si tratta di solito di forfora cosiddetta grassa, collegata a una eccessiva stimolazione sebacea e ai capelli grassi. Esistono rimedi naturali? Per alleviare l’irritazione che la forfora provoca e per rallentare il ricambio cellulare che favorisce la formazione delle scaglie, può essere utile massaggiare il cuoio capelluto con una lozione a base di timo o di Alukina, sia la mattina sia la sera, per un mese circa.


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salute

Giuseppe Fatati Presidente Italian Obesity Network

Palestre della salute: mito o realtà? Prima parte Il punto sull’istituzione di questa pratica innovativa che, se attivata su larga scala, porterebbe a un risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale con un deciso e positivo impatto sulla salute e sul benessere dei cittadini

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otrebbe sembrare anacronistico parlare di “palestre della salute” visto che la pandemia che stiamo subendo ha modificato drasticamente gli stili di vita di milioni di persone e rende difficile mantenere uno stile di vita fisicamente attivo. Il Dpcm con le misure anti-Covid varato il 14 gennaio scorso ha confermato la sospensione delle attività di palestre, piscine, centri natatori, benessere, termali, fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza e per le attività riabilitative o terapeutiche, nonché centri culturali, centri sociali e centri ricreativi. Ritengo, pertanto, fare alcune considerazioni sul tema. Avere uno stile di vita attivo è un’abitudine influenzata da una serie complessa di variabili sociali e individuali. É evidente come la sedentarietà, associata a un’alimentazione quantitativamente e qualitativamente non corretta sia, ormai, un problema di salute pubblica, con un elevato carico di malattia e costi sociali. Ad ogni età, una regolare attività fisica, anche moderata, contribuisce a migliorare la qualità della vita in quanto influisce positivamente sia sullo stato di salute, sia sul grado di soddisfazione personale contribuendo a sviluppare i rapporti sociali e il benessere psichico. Riprendere l’attività, una volta che le palestre e i centri sportivi saranno riaperti, non sarà semplice. Periodi

più o meno prolungati di ridotta/cessata attività fisica (detraining), anche inferiori alle 4 settimane, causano una progressiva perdita degli adattamenti fisiologicamente indotti dall’esercizio fisico con alterazioni a carico del sistema cardiovascolare, metabolico e muscolare che impongono cautela nella ripresa di qualunque allenamento. Ma anche e soprattutto per molti di coloro che hanno contratto il virus sarà necessario poter utilizzare strutture adeguate per recuperare una performance accettabile. Anche le persone in sovrappeso o obese possono presentare dopo l’infezione Covid il rischio di alterazioni della composizione corporea da riduzione della massa muscolare scheletrica (sarcopenia). L’obesità sarcopenica, ovvero la coesistenza di massa grassa in eccesso e sarcopenia, è una complicanza che può associarsi a prognosi peggiori e a tempi più lunghi per recuperare una composizione corporea soddisfacente. Una adeguata attività fisica favorisce il mantenimento e lo sviluppo della massa muscolare. Il Ministero della Salute e l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) hanno prodotto diversi documenti relativi all’attività fisica e alle “Palestre della Salute”, non sempre recepiti in modo ottimale dalle Regioni; ci sembra opportuno farli conoscere. La Strategia della Regione Europea OMS per l’attività fisica 2016-2025, adottata nel settembre 2015 dal Comitato Regionale per l’Europa, considera l’attività fisica quale fattore trainante per il benessere e la salute delle popolazioni, con particolare attenzione all’incidenza di malattie croniche non trasmissibili, associate a comportamenti sedentari. La strategia mira a ridurre la prevalenza dell’insufficiente attività fisica entro il 2025. L’Italia ha contribuito alla definizione dei documenti OMS sostenendo una concezione dell’attività fisica intesa come espressione della relazione tra l’essere umano e l’ambiente in cui vive nella sua quotidianità, con lo scopo di aumentare il benessere fisico e psicologico in tutte le fasce d’età, in condizioni fisiologiche e in soggetti affetti da patologie. Marzo | Aprile 2021

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finisterre

La socialità al tempo del virus Ancora una volta, nel suo ultimo libro, Alex Giordano propone un tellurico sguardo verso il nostro tempo. E, da vero esploratore, continua ad indicarci strade, traiettorie, linee di evoluzione, utilizzando le grammatiche del web e guardando con intelligenza e curiosità la contemporaneità a partire dagli anni ’90

di Alfonso Amendola docente di sociologia dei processi culturali | Università di Salerno alfamendola@unisa.it

G

ià il titolo del libro “Sociesorgivo e da cogliere come «il do con intelligenza e curiosità la ting 4.0. Oltre il marketing. primo Internet della storia» contemporaneità a partire dagli Una via mediterranea per la (nella visionaria e concreta lettura anni ’90. Nel volume troveremo trasformazione digitale al tempo dell’autore). Il tutto dentro il gli spazi di variazione delle prassi della pandemia” riassume la straprocesso trasformazionale e podel consumatore “sempre più ordinaria prospettiva che è alla limorfo del digitale (la prefazione produttivo”. Il sentire “unico” tra base delle attuali ricerche di Alex di Alberto Mattiacci è, anche, una innovazione digitale e innovazione Giordano, autore di questo tecnologica. Il contesto dei denso volume (pubblicato “futuri possibili” nei con«Un libro-progetto nella collana “Convergenze sumi. La variazione delle Culturali” diretta da Lello logiche neo-capitaliste. che nasce anche con Savonardo per le milanesi E le radici dei paradigmi la volontà di costruire “ponti Edizioni Egea). Infatti Alex prossimi. Il tutto sempre tra discipline, attori, significati, Giordano, recuperando la dentro un dialogo di centralità del concetto di natura collettiva e aperta. metodi, territori, tradizione “Societing” (definita da E in particolar modo e innovazione generando Berbard Covà e da Giampacon un’idea di Sud (un idee, esperienze e soluzioni olo Fabris) come strateomaggio ideale a Franco che possono produrre gica e innovativa sintesi Cassano amico e mentore dialettica tra sociologica e del nostro autore), del tervalore collettivo"» marketing, rilancia questo ritorio, come vero motore concetto-azione nell’aenergetico, oltre qualsiasi gire contemporaneo del 4.0 con laude alla digital society). E infine retorica della disperazione o rendiulteriori declinazioni. Declinazioni il tutto ripensato dalla pandemia ta familiare o pressapochismo delquali il superamento del markee dall’inquietudine del tempo che la natura cinica che vive in molti ting “tradizionale” (tema verso stiamo vivendo. Un professionista intellettuali del Sud. Tutto questo cui Giordano da tempo lavora e che vive l’innovazione come forza lo troviamo in “Societing 4.0”. produce logiche di pensiero e di propulsiva e continua. Un libro-progetto che nasce anche agire collettivo. Ancora una volta Alex Giordano con la volontà di costruire “ponti Tra i primi a parlare di “viralità”, propone un tellurico sguardo tra discipline, attori, significati, “digital economy”, “green”, “guerriverso il nostro tempo. metodi, territori, tradizione e glia” e tanto altro ancora in tempi E lui da vero esploratore continua innovazione generando idee, non ancora modaioli). ad indicarci strade, traiettorie, esperienze e soluzioni che possoLo sguardo al Mediterraneo, uno linee di evoluzione, utilizzando le no produrre valore collettivo”. sguardo necessario, fondante, grammatiche del web e guardanUn libro di necessario mash-up tra

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«Alex Giordano ci invita a guardare con vigore e sensibilità ai processi comunicativi. E questo libro sembra dirci che affinché nasca una concreta e sostanziale “ecologia della comunicazione” è necessario che ci sia, sempre, innovazione e tensione sociale»

marketing e sociologia. Un libro che ha anche una radice militante con tanto di punti programmatici, sviluppi teorici, prassi, azioni concrete, continuo sguardo alle possibilità, impegno. Ancora una volta Alex Giordano ci invita a guardare con vigore e sensibilità ai processi comunicativi. E questo libro (che nasce da uno straordinario manifesto) sembra dirci che affinché nasca una concreta e sostanziale “ecologia della comunicazione” è necessario che ci sia, sempre, innovazione e tensione sociale. E non per volontà di un politicamente corretto o per moralismo imperate, ma per concreto raggiungimento dell’obiettivo. E su tutto questo si agita imperioso il Mediterraneo, ovvero la grande via d’uscita del nostro tempo. Mediterraneo come visione salvifica e concreta rinascita. E proprio questo pulsare mediterraneo è alla base dell’etnografia digitale di Giordano e del suo “Societing 4.0”. Un grande processo concreto e visionario costruito sul fondamento di una nozione di bellezza che assume un’impostazione di conoscenza del mondo. Perché sia ben chiaro la realtà sarà sempre conoscibile attraverso una profonda e attenta

intesa con la bellezza, per un raggiungimento possibile del sapere e, in ultima istanza, del vivere. Un libro che è un agire dal basso. Sanamente generazionale e frutto di quelle “buone pratiche” che sono il vero voler combattere la crisi e il trionfo delle “passioni tristi”. Un libro che nel suo sviluppo teorico e metodologico è una vera botta di vita energetica e di rinnovato impegno professionale. E in cui esplode il desiderio di guardare ai nuovi sistemi del lavoro in un sano matching tra aziende, società, tecnologia, ambiente,

interconnessioni e territori. Un perspicace “modello mediterraneo” che Societing 4.0 sviluppa, analizza, sperimenta e supporta attraverso «attività di ricerca, progetti e servizi, immaginando che tutte le tecnologie evolute (big data, robotica, stampanti 3d, intelligenza artificiale) possano servire contesti come quello italiano - fatto da miriadi di imprese - con l’idea di piegare le tecnologie al benessere della società producendo un effetto positivo (e migliorativo) per le persone e le comunità».

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LIBRI

HOME CINEMA

a cura di Raffaella Venerando

Le api d'inverno di Norbert Scheuer

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Editore: Neri Pozza Pagine: 256

iò che non giova all’alveare non giova neppure all’ape”. Il libro di Norbert Scheuer mostra esattamente come certe vite si fondino su di un paradigma diametralmente opposto. Germania, 1944. Egidius Arimond vive in una cittadina di minatori sulle sponde del fiume Urft, una regione con una vegetazione lussureggiante che le api sembrano amare molto, poiché ci vivono da milioni di anni.Ex insegnante, Egidius si guadagna da vivere come i suoi antenati prima di lui: alleva api e vende i prodotti del miele - candele di cera, vino e liquori - ai piccoli negozi della zona o nei mercati. Ogni mattina si alza alle cinque, beve un caffè d’orzo e poi si dedica alle arnie. Nel pomeriggio scende in città e si reca in biblioteca. Lì controlla se è stato lasciato qualche messaggio per lui. Un’esistenza in apparenza monotona, ma in realtà esposta a un grave pericolo. Egidius Arimond ha, infatti, un’attività segreta che, se scoperta, nella Germania del 1944, potrebbe costargli la vita: costruisce cassette cinte da arnie con colonie d’api particolarmente aggressive e, con quelle, organizza il trasporto di fuggitivi ebrei al confine con il Belgio. Per questo ritira ogni giorno in biblioteca comunicazioni in codice, infilate in volumi rilegati in cuoio che nessuno, per sua fortuna, si prende mai la briga di sfogliare. Ma non è solo per bontà e senso di appartenenza all’alveare umano che Egidius lo fa: per ogni ebreo trasportato oltreconfine prende duecento marchi, che gli servono per comprare i farmaci antiepilettici di cui ha bisogno e che scarseggiano nella sua Nazione travolta dalla guerra.

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a cura di Vito Salerno

Undine - Un amore per sempre di Christian Petzold

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n mito antico per decifrare i sentimenti. L'ultimo meraviglioso film di Christian Petzold con Paula Beer, Orso d'Argento alla 70° Berlinale come migliore attrice, e Franz Rogowski è un’opera potentissima ed emozionante da vedere, diretta e interpretata magnificamente. Undine (Paula Beer) lavora come storica presso il Märkisches Museum di Berlino e il suo compito è spiegare ai visitatori i plastici che raffigurano la città nei suoi progressivi stadi evolutivi. Vive in un piccolo appartamento ad Alexanderplatz, ha una laurea magistrale in storia e un contratto da freelance. Ma sotto l'apparenza della sua vita moderna si nasconde una vecchia leggenda: se l'amato di Undine dovesse tradirla, lei dovrà ucciderlo e tornare nell’acqua da cui è emersa. Per questo, quando Johannes (Jacob Matschenz) la lascia per un'altra donna, Undine pensa di non avere altra scelta, fino a quando, nel bar del museo, incontra Christoph (Franz Rogowski), un sommozzatore professionista, innamorandosi inaspettatamente di lui. Si tratta di un amore nuovo, felice e innocente, pieno di curiosità e fiducia. Quando però, Christoph intuisce che Undine sta scappando da qualcosa, si troverà a dover affrontare la sua maledizione una volta per tutte per non perdere il suo amore.




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