L'ECO

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ATTUALITÀ/Società

MORIRE D'EUROPA... ...in un'Europa dalle radici cristiane

È

ormai consuetudine da qual­ che tempo che nel periodo prenatalizio si assista puntualmente a rigurgiti cristiani. Anni or sono abbiamo avuto la polemica sul crocefisso e simboli religiosi, pochi anni fa quella dei presepi, quest’anno quella del “linguaggio inclusivo” In effetti il 28.11.21 la commissione europea composta da 27 membri, rappresentanti ciascuno di uno stato, su consiglio di Helene Dalli, elabora un documento interno con la racco­ mandazione di tralasciare espressioni tipiche di una religione come Natale, Maria, Giuseppe ed altro. Subito una rivolta nonostante il le­ targo profondo e prolungato da parte dello stesso organismo in materia. Anche se tale tentativo venne qual­ che giorno dopo ritirato, esso rappre­ senterebbe un’offesa all’Europa dalle radici cristiane, e alle minoranze reli­ giose che la compongono. Prendiamo pure la cosa sul serio. È vero che l’Europa affonda le sue ra­ dici nel Cristianesimo. Infatti Paolo e Pietro hanno per primi evangelizzato la Grecia e l’Italia, Giacomo la Spa­ gna, Bonifacio e Gregorio Magno nel­ l’800 la Germania e l’Anglia, i fratelli Cirillo e Metodio, nello stesso periodo, la Polonia e il territorio balcanico. Ognuno dei 27 stati si tiene stretto il suo santo patrono, da S. Benedetto a Santa Brigida di Svezia. Inoltre dal 336 d C. ognuno festeggia natale il 25 dicembre, gli ortodossi il 6 gen­ naio. A parte il fatto che la festa più importante per i cristiani in assoluto resta la Pasqua. Certo, nessuno mette in discussione la poesia del natale come l’ha tra­ sformata la tradizione nel tempo: la festa dei consumi, dello shopping, del supermercato. La festa che coinvolge la nostra vita emotiva, delle strenne e delle renne, della stella cometa, delle luminarie e dei palloncini, del bue e dell’asinello, moderno impianto calori­ fero, del panettone e del bambinello. Francamente del natale cristiano è

rimasto un po’ poco, però è anche un richiamo ai buoni sentimenti e all’ al­ truismo contagioso. Molti in questa polemica vanno an­ che un po’ oltre e sostengono che il dovere all’inclusione e all’uguaglianza non vieta il dritto alla propria identità e specificità. E anche qui si potrebbe essere d’accordo. L’omologazione delle differenze non produce uguaglianza ma indifferenza. La diversità dei nostri valori non va sacrificata al nume del pensiero uni­ co. L’identità culturale è un valore non una minaccia. Nell’epoca del political corretto e del cancel culture mortificare la religione è autolesio­ nismo ideologico. La religione è una risorsa, mica un’anticaglia. “Viva l’Europa dalle radici cristiane, vittoria,” hanno scritto e pubblicato con mistico raptus i media borghesi. Quasi tutto giusto. Però dopo anni di pseudo polveroni si potrebbe essere conseguenti e non tirare in ballo il cristianesimo a orologeria. Andiamo alle sue vere radici. Paolo di Tarso nella lettera a Tito scrive che con il natale di Gesù è apparsa la gra­ zia e l’umanità di Dio nel mondo. Gesù al servizio dell’uomo, quindi il cristiano al servizio dell’umanità. Tale servizio all’umanità, di qualsiasi colo­ re ed etnia è il fondamento e la radi­ ce del fatto cristiano e perciò dell’Eu­ ropa cristiana. E allora ci sia con­ sentito di stringere il discorso, di chie­ derci come i 27 stati dalle radici cri­ stiane trattano nel 2021 quel pezzo di umanità che ci sta sullo stomaco, cioè, i profughi, i rifugiati, le vittime della fame, delle guerre nazionali e tribali, delle persecuzioni. Non andia­ mo troppo lontano nel citare che so­ no otto i milioni di profughi nel mon­ do, due i milioni che languono ag­ grappati al muro Usa­Messico, di cui 125 mila minori, otto i milioni di “Ca­ minantes” che dal 2014 vagano dal Venezuela verso le lande del Sud­ america. Ma restiamo in Europa dalle radici cri stiane, limitandoci all’anno in corso,

a cura di

Albino Michellin mail: albin.michel@live.com

senza dimenticare la prima tragedia di Lampedusa del 3.10.13 con 368 morti. Da Cipro, lo stato più "acco­ gliente" per l’accettazione del 4% di profughi sui residenti a tutti gli altri stati europei. La sintesi non offenda dai Balcani, alla Polonia, agli stati ger­ manici, nordici, francesi spagnoli. In Europa con 767 milioni di abitanti nell’anno in corso sono entrati 96 m­ ila profughi. oscillazione fra 1­1,5% ogni 1000 abitanti a seconda anche della posizione geografica costiera o frontiera. Dopo tante ecatombi di esseri umani l’Europa non si è ancora posta il pro­ blema della ridistribuzione equanime dei profughi fra gli stati componenti. Ognuno blocca, rinvia, respinge masse di disgraziati seminudi, all’addiaccio con sistemi talora barbari, in balia ad ogni violenza. Pietre, idranti, lacrimo­ geni, bombe d’acqua, bastonate, usati come armi gli uni contro gli altri, fatti volare come pallottole di gomma, estratti in fondo ai barconi come stracci. L’Ungheria con 100 km di filo spinato, la Polonia super cattolica che ha abbattuto il muro di Berlino e ora ne ha costruito altri, braccio di ferro con la Bielorussia, schierato l’esercito, e la chiesa locale insensibile impe­ gnata con la devozione alla sua Ma­ donna nera, la Francia che ricaccia 32 mila verso l’Inghilterra, con 7.800 per fortuna tratti in salvo, anche se deci­ ne di affogati. Ha ragione Bergoglio:“questo è il nau­ fragio della civiltà cristiana, il medi­ terraneo dall’Egeo alla Manica è un cimitero senza lapidi, il mare nostrum è diventato un mare mortuum, ci do­ vremmo vergognare di fronte al volto dei bambini. Questi sono i problemi e i compiti dell’Europa dalle radici cri­ stiane, non i bisticci di parole, di cor­ namuse e babbo natale….. Certo, questa è una riflessione dedi­ cata all’Europa, non solo ai singoli europei, fra i quali molti gruppi, con­ gregazioni agiscono senza odio e ran­ core verso gli stranieri, ma con gran­ de senso di solidarietà e di altruismo. Buon Natale. mercoledì 15 dicembre 2021/

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