Italia Publishers – Anno XXXIII – n° 02 2021 Registrazione: Tribunale di Milano n. 74 del 12/2/94 Iscrizione al ROC n° 26062 del 23/11/2015 Direttore editoriale Lorenzo Villa
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Tiratura 4.619 copie
Diffusione 4.496 copie
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Diversificare, per non restare a bocca asciutta Il biennio 2020-21 sarà ricordato come il più buio nella (pur breve) storia della stampa di grande formato. Nata all’inizio degli anni Novanta tra plotter da intaglio e stampanti elettrostatiche, quella della comunicazione visiva è una nicchia relativamente giovane, cresciuta vorticosamente sull’onda dei progressi della tecnologia inkjet, e dell’ingresso in campo di nuovi costruttori e fornitori di servizi. A testimoniare la portata del fenomeno c’è più di un fattore. Pensiamo al numero, alle dimensioni e ai fatturati delle aziende del settore. Da una manciata di serigrafi col blasone, attorniati da qualche centinaio di micro-laboratori, sono sbocciate migliaia di imprese, alcune con fatturati multimilionari. Idem per le fiere di settore. Emblematico è il caso di Viscom, che si è trasferita, in meno di un decennio, dalle sale di un hotel ai padiglioni di Fiera Milano. La stessa FESPA, da incontro stantio di serigrafi agonizzanti, si è trasformata in uno show internazionale e dinamico, imperniato sul digitale. Una simile escalation, a fronte di un mercato pubblicitario in contrazione, ha una sola spiegazione: gli stampatori di grande formato hanno ampliato all’inverosimile il loro portfolio di prodotti. Ci sono due aree, in particolare, che hanno ingolosito molti: la comunicazione nel punto vendita e gli allestimenti per eventi. Due segmenti che, nell’ultimo decennio, hanno sovraperformato e sembravano inarrestabili. Eppure, la pandemia li ha messi entrambi in ginocchio, contemporaneamente e repentinamente. Una battuta d’arresto che si è abbattuta come un uragano sugli stampatori più legati alla costruzione di stand fieristici, ma il cui impatto è stato più mite per gli operatori ben diversificati. Questo significa che il generalismo prevarrà sulla specializzazione? Niente affatto. Piuttosto, la storia recente ci insegna che l’eccessiva verticalizzazione, e la reiterazione di modelli produttivi, commerciali e di servizio, possono renderci incapaci di comprendere i cambiamenti, ed evolvere rapidamente la nostra offerta. La buona notizia è che oggi, anche grazie all’enorme flessibilità della tecnologia digitale, acquisire nuove competenze e percorrere nuove strade è molto meno complesso e costoso.