Italia Publishers 04/2021

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Copertina stampata da Skillpress.it, con Canon varioPRINT iX-series

Italia Publishers - Anno XXXIII - n° 04/2021 - Prezzo euro 10,00 - Iscrizione al ROC n° 26062 del 23/11/2015 Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LOM/MI


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sommario 04

EDITORIALE

5 | Tra uomo e macchina,

la controversia è risolta

NEWS

6 | Novità dai player del mercato digitale

MEETING LEADERS

10 | Zünd riafferma la centralità della Svizzera

nel panorama globale del taglio digitale

STRATEGIE 18 | Gestione e automazione, per STAR7

Printing sono la chiave per prosperare

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24 | LCL diversifica e apre al packaging con

AccurioPress C12000 e JETvarnish 3DS

TECNOLOGIE 30 | P5 TEX i SUB proietta Durst nella stampa

sublimatica con termofissaggio in linea

SPECIALE 34 | L’inkjet di varioPRINT iX per una copertina

variabilizzata, tra illustrazione e fotografia 40 | Non bastano gli strumenti per gestire

correttamente il colore: bisogna saper vedere

IDEE PER CRESCERE 46 | Cos’è e come si mette in pratica il coaching?

Quali vantaggi può portare?

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Italia Publishers – Anno XXXIII – n° 04 2021 Registrazione: Tribunale di Milano n. 74 del 12/2/94 Iscrizione al ROC n° 26062 del 23/11/2015 Direttore editoriale Lorenzo Villa

Direttore responsabile Gabriele Lo Surdo

Collaboratori Davide Medri Marco Olivotto

Copertina Sara Ciprandi

Pubblicità marketing@densitymedia.com Stampa Grafiche Antiga

Postalizzazione ET System

Prezzo: € 10,00. Arretrati: € 20,00. Abbonamento a otto numeri: € 70,00 (Italia) / € 140,00 (estero). Ufficio abbonamenti: abbonamenti@densitymedia.com.

Italia Publishers è una rivista che rispetta l’ambiente. Per produrla, utilizziamo energia proveniente da fonti rinnovabili e carte certificate FSC®. Per spedirla, utilizziamo film in materiale compostabile.

Editore Denstiy srl, Via Thaon di Revel 21, 20159 Milano P.IVA 03454220124

EUROPEAN DIGITAL PRESS ASSOCIATION

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Testata sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione media, in conformità al regolamento CSST, per il periodo 01/01/2020 – 31/12/2020. Certificato 2020-3058

Tiratura 4.619 copie

Diffusione 4.496 copie

editoriale di Lorenzo Villa // lorenzo@densitymedia.com

Tra uomo e macchina, la controversia è risolta Resto sempre colpito dalle polemiche che accompagnano l’aggiornamento dei dati sulla disoccupazione in Italia, e dall’eterna polarizzazione del nostro mercato del lavoro. Da un lato il dramma sociale di milioni di soggetti disoccupati o “inattivi”. Dall’altro la difficoltà di alcuni settori a reperire forza lavoro, generica o specializzata. Per l’ennesima volta, osservo sgomento lo stato di affanno e confusione che regna nel nostro Paese. Dialogando spesso con aziende svizzere e tedesche, constato invece che nelle loro storie c’è sempre un capitolo che riguarda l’apprendistato. Mentre in Italia parliamo debolmente di “alternanza scuolalavoro”, in molti Paesi esteri si investe attivamente in programmi pluriennali per far “ruotare” decine di giovani risorse in azienda. Avvicinando i giovani diplomandi alla propria attività, queste organizzazioni trattengono le risorse necessarie ai propri fabbisogni immediati. Allo stesso tempo, costruiscono relazioni durature con i soggetti più brillanti, che potranno tornare in azienda come manager dopo un idoneo percorso di laurea. Dalle nostre parti, invece, molti imprenditori gettano la spugna, ricorrono al vecchio “chi fa da sé fa per tre”, o cercano sostegno nella tecnologia. Questo numero di Italia Publishers evidenzia, una volta di più, come l’automazione rappresenti per molti stampatori l’unica via rimasta per ridurre tempi e scarti, e marginalizzare l’impatto umano sulle lavorazioni. In cima alle loro priorità di investimento ci sono software gestionali, applicativi per automatizzare il flusso di lavoro, camere e scanner per controllare colore e qualità, unità mettifoglio, impilatori e bracci robotici per caricare, scaricare e voltare fogli e pile di materiali. Ma c’è già chi si chiede se la sola tecnologia basterà a porre le basi per crescere. La verità è che, anche per progettare e gestire l’automazione, servono mindset e competenze, quasi del tutto assenti nel nostro settore. Difficile prevedere quante aziende di stampa vorranno, o potranno, assumere laureati in ingegneria gestionale e dell’automazione. Nel frattempo, che sia per fede autentica o per mere ragioni fiscali, affidarsi alle macchine è una via segnata e incontrovertibile.


news Con 36 lingue disponibili, il sito web di FESPA si apre al mondo Se FESPA ambisce da sempre ad aggregare la community globale del printing, chi ha visitato il sito web fespa.com nelle ultime settimane potrà affermare di sentirsi ancor di più a casa propria. Da fine maggio, i contenuti del sito sono infatti disponibili in 36 lingue, corrispondenti a tutte quelle parlate dalle 37 associazioni nazionali che costituiscono il network di FESPA. Il sorprendente risultato non deriva dal lavoro sovrumano di un esercito di traduttori, bensì dall’impiego di un

software di traduzione automatica, che consente al visitatore di selezionare la propria lingua dal menu a tendina e navigare qualsiasi pagina del sito, inclusi gli articoli e i contenuti del blog. «Questo approccio alla traduzione automatica, pur non essendo perfetto, dovrebbe aiutare molti più stampatori a fare un maggior ricorso ai nostri contenuti specializzati, a prescindere dalla loro lingua», afferma Neil Felton, CEO di FESPA. fespa.com

‖ Con l’introduzione dei nuovi bracci robotici ABB e delle opzioni Dual Flex e High Five, Onset X HS raggiunge l’automazione completa.

Onset X HS è più produttiva con carico e scarico robotizzati

‖ Grazie all'impiego di un software di traduzione automatica, gli utenti del sito di FESPA possono fruire dei contenuti del sito fespa.com nella loro lingua nativa.

Fujifilm e Inca Digital non smettono di ampliare la gamma di stampanti Onset X con nuovi modelli, funzionalità e opzioni. È di poche settimane fa l’annuncio di nuove opzioni per la movimentazione dei materiali sui modelli della serie HS. Le nuove opzioni, denominate Dual Flex e High Five, si aggiungono al sistema di automazione 3/4 e al caricatore automatico già disponibili, e sono caratterizzate dall’impiego di due bracci robotici ABB abbinati. La prima opzione prevede

il carico e lo scarico completamente automatico, sia di materiali flessibili che semi-rigidi e rigidi. La seconda, resa possibile dal movimento del braccio robotico su un asse aggiuntivo, consente di voltare automaticamente il foglio per effettuare la stampa fronte/retro. La gamma Onset X HS si compone di più modelli, di uguale formato e differente produttività. Il modello X3 HS, il più veloce, raggiunge una velocità massima di 1.450 m²/h. fujifilm.com

Digital Room raddoppia la fustellatura digitale con Highcon Con 10 sedi produttive, 15 siti web, oltre 1.600 collaboratori, e più di 25 anni di storia alle spalle, Digital Room è un punto di riferimento nella produzione di materiali di marketing e comunicazione per le piccole e medie imprese del Nord America. Tra i segmenti di prodotto in maggiore espansione c’è quello del packaging personalizzato. Per questo, nel 2019, l’azienda ha installato una macchina per la fustellatura digitale di cartone ondulato Highcon Euclid IIIC,

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presso il sito produttivo di Brook Park (Ohio). L’investimento si è rivelato azzeccato e Digital Room ha recentemente installato, stavolta nel suo stabilimento di Van Nuys (California), una Highcon Beam 2, per cartone teso. «Sulla scia della costante crescita del commercio elettronico, i nostri clienti vogliono poter decidere la forma, la dimensione, il colore e la quantità dei loro articoli», afferma Chase Cairncross, COO di Digital Room. highcon.com

‖ La macchina per fustellatura digitale di cartone teso Highcon Beam 2.


news Canon imagePRESS C10010VP è più produttiva e affidabile che mai Canon espande con nuovi accessori la serie di sistemi di stampa digitale imagePRESS C10010VP, al vertice della sua gamma di macchine a toner. A valle del motore di stampa, prima dei dispositivi di finitura, sono infatti disponibili tre nuove unità opzionali, pensate per migliorare la qualità delle lavorazioni e rendere il processo ancora più affidabile. La Sensing Unit, che si aggiunge al sistema di controllo del colore già presente

nel motore di stampa, è destinata a monitorare e correggere il registro bianca/volta e la consistenza cromatica in fase di produzione. La Inspection Unit, a sua volta, rileva possibili difettosità sul supporto di stampa, come sporco e striature, e consente all’operatore di inviare i fogli non idonei a un vassoio di scarto, ed effettuarne la ristampa. La Cooling Unit, necessaria in presenza di una delle due unità precedenti (o entram-

be), è progettata per rimuovere rapidamente il calore residuo dal foglio stampato, migliorandone la stabilità dimensionale, riducendo possibili incurvamenti e arricciature, e prevenendo possibili inceppamenti nelle unità di finitura. I nuovi moduli strizzano l’occhio agli stampatori più esigenti e a tutti gli operatori che puntano a ridurre l’impiego dell’operatore nelle fasi di supervisione e controllo della qualità. Canon

imagePRESS C10010 VP ha una produttività di 100 ppm e può alimentare carte di grammature comprese tra 60 e 400 g/m² e formato massimo 330,2x487,7 mm, oltre a formati “banner” di lunghezza 1.300 mm (762 mm in bianca/volta). canon.com ‖ La configurazione più estesa di imagePRESS C10010VP con, in evidenza, le tre nuove unità.


news C20 è il nuovo sistema di taglio digitale compatto di Kongsberg

‖ C20 è il modello più piccolo della serie di sistemi di taglio digitale Kongsberg C, di cui riprende le caratteristiche costruttive, la produttività e la multifunzionalità.

A pochi mesi dall'uscita da Esko e dall'ingresso nell'orbita di OpenGate Capital, Kongsberg annuncia il lancio di un nuovo componente della fortunata famiglia di sistemi di taglio Kongsberg C. Il nuovo C20, che condivide con i fratelli maggiori tutte le funzionalità e le caratteristiche costruttive, ha un piano di taglio di 1.600x1.400 mm, e si rivolge a quegli utilizzatori che, pur a fronte di spazi limitati, non vogliono rinunciare alle prestazioni. Come gli altri sistemi della

serie, C20 è dotato di una testa multiutensile di taglio e cordonatura, e può montare un mandrino di fresatura da 3 kW, oltre alla telecamera per il registro tra stampa e taglio. Apprezzati nei mercati della grafica, del packaging e del taglio dei materiali compositi per la loro potenza e precisione, i sistemi Kongsberg sono commercializzati, installati e assistiti sul mercato italiano da B+B International. kongsbergsystems.com bbinternational.com

Durst Smart Shop porta online il packaging di ODFDigital.it Nell’ambito della sua strategia Pixel To Output, Durst ha costruito e rilasciato un ecosistema software dedicato agli utilizzatori delle sue tecnologie di stampa digitale. Tra le soluzioni verticali c’è Durst Smart Shop, un applicativo ideato per costruire facilmente (in abbinamento a Smart Editor) un sito web e-commerce su cui commercializzare materiale stampato. Con il lancio di ODFDigital.it, a marzo 2021, Ondulati Del Friuli è stata la prima azienda italiana ad

impiegare il software Durst per vendere scatole americane, confezioni da vino, espositori e pannelli in cartone alveolare. Specializzata nella produzione di imballaggi in cartone ondulato dal 1971, già presente online con il sito ODFShop.it, Ondulati Del Friuli ha avviato il processo di parziale digitalizzazione della sua produzione nel 2013, introducendo la sua prima stampante UV inkjet Durst, rimpiazzata più tardi con una Durst Rho P10 250. durst-group.com

‖ Gli aggiornamenti introdotti dall’edizione 2021 di Switch sono mirati ad accrescere le funzionalità, i livelli di personalizzazione e la semplicità d’uso per lo stampatore.

Enfocus Switch è ancora più user friendly con l'edizione 2021 Spring

‖ ODFDigital.it è il sito di Ondulati Del Friuli dedicato alla commercializzazione di scatole ed espositori in cartone ondulato, personalizzati e in piccoli lotti.

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A fine maggio Enfocus ha rilasciato l’edizione 2021 Spring di Switch, l’ormai nota e diffusa piattaforma di automazione del flusso di lavoro dedicata agli stampatori. Se nel 2020 gli aggiornamenti erano rivolti in prevalenza agli integratori, la nuova versione dell’applicativo introduce funzionalità rivolte agli utilizzatori finali. Tra queste, un accresciuto livello di personalizzazione del Web Portal, con la possibilità di inserire loghi e colori personalizzati, e un meccanismo più effica-

ce di caricamento dei file e delle cartelle. Inoltre, l’edizione 2021 consente di condividere con altri utenti i filtri del checkpoint utilizzando le funzioni di importazione ed esportazione. A livello di Node.js, Switch 2021 aggiunge nuove funzionalità all’interfaccia di scripting, e consente di creare progetti JavaScript e TypeScript in un clic. Switch è disponibile in Italia tramite il distributore unico Refocus e una rete di integratori specializzati nelle arti grafiche. enfocus.com


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Zünd riafferma la centralità della Svizzera nel panorama globale del taglio digitale di Lorenzo Villa

Controllata dall’omonima famiglia, da due generazioni, la società elvetica consolida la sua fama di costruttore d’eccellenza e amplia la presenza globale

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Z

ünd è uno dei costruttori che più ha saputo incarnare la trasformazione della nostra industria, ampliando e reinterpretando in chiave digitale i processi di finitura degli stampati. Con la sua presenza sobria, e le sue tecnologie di taglio ad alte prestazioni, l’azienda svizzera è parte dell’immaginario e dell’ecosistema produttivo di migliaia di operatori della comunicazione visiva in tutto il mondo. La sua storia

ha inizio nel 1984, quando Karl Zünd comincia a commercializzare i sistemi di taglio dell’azienda svizzera Wild, che acquisirà dieci anni dopo. Al netto di una breve (ma penetrante) esperienza nella progettazione e costruzione di stampanti inkjet UV, iniziata nel 2001 e conclusa nel 2007, Zünd fa della progettazione, costruzione e commercializzazione di sistemi taglio digitale la sua unica missione. Al punto che, oggi, il costruttore è considerato il leader mondiale nel suo


comparto. Se i sistemi Zünd sono uno standard de facto, nella grafica e nel packaging, una porzione considerevole delle sue attrezzature sono impiegate in innumerevoli lavorazioni industriali, tra cui il taglio di tessuti, pellami e materiali compositi. Per assecondare la crescita della domanda globale, nel 2020 l’azienda ha avviato un ambizioso programma di ampliamento del suo parco tecnologico di Altstätten, che culminerà con il raddoppio della capacità produttiva

entro il 2024. Così, abbiamo incontrato la proprietà e il top management di Zünd, per ripercorrere la storia di questa grande azienda, e scoprire i dettagli delle strategie che le permettono di rimanere competitiva, nonostante i concorrenti sempre più agguerriti. Un player globale Sin dall’introduzione del suo primo sistema di taglio, Zünd P-1200, nel 1989, il costruttore

svizzero investe nella costruzione di una rete globale di partner certificati di vendita, installazione e assistenza. Cosciente dell’importanza di operare direttamente nei mercati più grandi e remoti, nel 1998, l’azienda costituisce la consociata Zünd Asia, con sede a Hong Kong, seguita, nel 2004, da Zünd America, con sede a Oak Creek (Wisconsin). Dopo alcuni decenni di crescita organica insieme ai suoi partner, nel 2013, Zünd avvia un ambizioso progetto mirato al presidio diretto dei

principali mercati internazionali. Così, apre le proprie sedi in India (2012), Benelux (2013), Italia (2014), Tailandia (2015), Regno Unito (2017), Germania (2018), Austria (2019) e Francia (2020). Nella quasi totalità dei casi, Zünd sceglie di acquisire le attività dei suoi rivenditori locali, coinvolgendoli nell’ulteriore sviluppo del business, delle infrastruttu‖ Sullo sfondo, il quartier generale di Zünd ad Altstätten, nel Cantone di San Gallo, in Svizzera.

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Oliver Zünd CEO di Zünd

“Alla base delle nostre azioni c’è una visione di lungo termine improntata sui valori chiave della nostra famiglia: affidabilità, fiducia e lealtà.” re dimostrative, e dei servizi per i clienti. «Abbiamo fondato proattivamente alcune filiali, mentre altre derivano da acquisizioni», spiega Stefan Lang, Head of Sales and Marketing di Zünd. «La maggior parte dei titolari delle aziende acquisite erano con noi da molti anni, e alcuni di loro erano ormai vicini al pensionamento. Trasformare le loro società in nostre filiali di vendita e assistenza ci ha consentito di essere più vicini al cliente, con personale al 100% Zünd».

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Un’azienda, mille mercati Tutte le filiali Zünd servono diverse tipologie di clienti e mercati, da quelli della grafica e del packaging fino ai comparti industriali più verticali, peculiari di ogni singolo Paese. Operare in uno scenario globale e fortemente diversificato, consente al team di Zünd di acquisire e perfezionare competenze su materiali e lavorazioni specifiche, e metterle a disposizione dei propri clienti in ogni parte del mondo. «Dalla grafica ai pellami, dal tessile ai compositi, ci piace farci sfidare dai clienti, che anno dopo anno presentano sempre più similitudini e meno differenze», spiega Lang. «Salvo che per alcune nicchie iper-verticali, la tecnologia di taglio digitale si sta rivelando abilitante in quasi tutti

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i settori manifatturieri e di trasformazione, ed è ciò che ha fatto fiorire player locali in quasi tutti i Paesi industrializzati del mondo». I comparti che per primi hanno adottato flussi di lavoro digitali, a partire dalla prestampa e dalla stampa, stanno esprimendo più di altri una domanda di velocità e automazione. Emblematici sono il mercato degli imballaggi e l’industria tessile, le cui priorità produttive riguardano la personalizzazione del prodotto finito, l’azzeramento delle scorte di magazzino e la riduzione al minimo del time-to-market. In questi settori, il taglio digitale è già visto come un’opportunità per rimpiazzare, almeno parzialmente, il finishing analogico.

Per soddisfare le sfide produttive specifiche di ciascuna industria, e accelerare la transizione al finishing digitale, Zünd sviluppa soluzioni pensate per offrire risposte efficaci a problematiche produttive complesse. Tra le altre, i sistemi di taglio a doppio braccio della serie D3, le unità mettifoglio, e i moduli di automazione completa BHS e BHS150. Di padre in figlio, verso una gestione partecipativa Chi conosce Zünd da vicino sa bene che il successo dell’azienda svizzera si deve in parte alla determinazione e al pragmatismo del suo carismatico fondatore, Karl Zünd, che ha

‖ 1) BHS 150 è la risposta di Zünd alle crescenti esigenze di automazione nell’ambito della fustellatura digitale del packaging. 2) I sistemi di taglio Zünd trovano impiego in numerosi settori industriali, come il taglio dei pellami.

ormai abbandonato gli incarichi operativi in azienda, dopo averne fissato le direzioni strategiche per oltre 30 anni. Alla guida della società c’è oggi il figlio Oliver, membro del board e CEO dal 2007. «Sono entrato in azienda nel 2003. Dal 2004 al 2006 ho lavorato negli Stati Uniti per creare ed espandere Zünd America, che a quel tempo era la seconda filiale estera del gruppo», racconta Zünd. «Il passaggio di testimone


meeting leaders ‖ 3 e 4) Tra i dipartimenti di Zünd, quello di ricerca e sviluppo è il più numeroso. L’azienda impiega un team di R&D multidisciplinare, concentrato sullo sviluppo di soluzioni hardware e software più integrate e aderenti alle linee guida dell’Industria 4.0.

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da parte di mio padre è avvenuto progressivamente, come in molte aziende familiari. Negli ultimi anni, poi, abbiamo istituito un consiglio di amministrazione più professionale per supervisionare il team di gestione dell’azienda». La crescita ininterrotta, e il raggiungimento di una massa critica rilevante, hanno imposto a Zünd la creazione di una squadra dirigenziale forte e competente, dalle vendite al marketing, dalla comunicazione alla gestione finanziaria, fino alla ricerca e sviluppo. L’adattamento della struttura aziendale, tuttavia, non ha scalfito lo stile che rende unica la family company elvetica, né i valori che ne contraddistinguono i prodotti, le risorse umane e

il comportamento verso il mercato e la comunità. «Come azienda familiare, con forti radici locali, prendiamo sul serio la responsabilità sociale e ci impegniamo nei confronti dei nostri dipendenti e dei nostri fornitori regionali», afferma Zünd. «Alla base delle nostre azioni c’è una visione di lungo termine improntata ai valori chiave della nostra famiglia, che sono affidabilità, fiducia e lealtà». Tra le iniziative a favore della propria comunità, da molti anni Zünd finanzia ZAG (Zünd Activity Group), un’organizzazione creata dai suoi dipendenti e impegnata nell’organizzazione di eventi sociali e sportivi al di fuori del contesto lavorativo.

Solo sistemi di taglio digitale, 100% Made in Switzerland Alcuni si chiederanno come Zünd abbia potuto crescere incessantemente per quasi quarant’anni producendo e commercializzando solo tecnologie per il taglio digitale. Oltre che in una brillante strategia commerciale, la risposta risiede nella decisione del suo fondatore di non costruire una macchina, ma una piattaforma modulare. Una filosofia che prevede l’impiego di parti, componenti e moduli identici per tutti i prodotti, riducendo le variabili e le complessità nelle fasi di sviluppo, e accelerando il tempo di rilascio di nuovi prodotti. Grazie a questa strategia, Zünd ha approcciato e

conquistato rapidamente clienti in innumerevoli mercati. Sebbene la sua quota di export superi il 97%, Zünd ha scelto di mantenere l’intera produzione in Svizzera, notoriamente uno dei Paesi con i salari più alti al mondo. Una decisione che a può apparire singolare, e in contraddizione con l’apertura di proprie filiali estere. «Molti anni fa abbiamo preso la decisione strategica di mantenere le nostre competenze chiave, a partire da R&D e produzione, presso il quartier generale in Svizzera. Tutte le nostre sedi estere si concentrano esclusivamente sulle attività di vendita e post-vendita», spiega Zünd. «La Valle del Reno, dove si trova la nostra azienda, è conosciuta come la Silicon Valley della meccanica di precisione svizzera. Centralizzando R&D e produzione, abbiamo costruito relazioni di lungo termine coi fornitori locali, preziose e difficilmente esternalizzabili o replicabili altrove». Se è vero che, producendo in Svizzera, Zünd sostiene dei costi del lavoro molto rilevanti, è anche vero che, così facendo, l’azienda ha il vantaggio di potersi approvvigionare dei principali componenti di cui necessita entro 30 km dalla sua sede, e già da anni integra il proprio sistema di gestione ordini con quelli dei suoi fornitori. Realizzando ogni singolo sistema di taglio sull’ordine di un cliente, questa impostazione consente a Zünd di costruire e consegnare i propri prodotti in tempo, anche a fronte di sofferenze e interruzioni lungo la supply chain, come accaduto durante la pandemia del 2020-21. Ricerca, sviluppo e una supply chain efficace Impegnata su molteplici fronti applicativi, e forte di una base di clienti altospendente e fidelizza-

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meeting leaders ‖ 5) L’edificio industriale inaugurato da Zünd nel 2009 è il primo della Svizzera ad aver ottenuto la certificazione Minergie-P. 6) La nuova sede di Zünd America ricalca i paradigmi costruttivi e i livelli di efficienza energetica del quartier generale svizzero.

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Stefan Lang Head of Sales and Marketing di Zünd

“Un processo di ricerca e sviluppo multidisciplinare è essenziale per comprendere le esigenze, anticipare le tendenze e dare corpo all’innovazione.”

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ta, per Zünd ricerca e sviluppo sono una priorità. Non a caso, il relativo dipartimento è quello che impiega il maggior numero di dipendenti, e lavora a stretto contatto con vendite e marketing. «Un processo di ricerca e sviluppo multidisciplinare è essenziale per comprendere le esigenze dei nostri clienti, anticipare le tendenze dei settori in cui operiamo e dare corpo a innovazioni con un elevato valore aggiunto», spiega Lang. «Se nei decenni passati il focus era più sulle competenze meccaniche, oggi firmware e software di front-end giocano un ruolo chiave. Poi, nel futuro, l’innovazione e il miglioramento di processi e servizi rivestiranno un ruolo sempre più centrale».

Oltre all’elevato tenore di vita e agli alti salari, tra le prerogative degli svizzeri ci sono puntualità, precisione e attenzione ai particolari. Avvalendosi di metodologie, processi, componenti e risorse umane d’eccellenza, Zünd può contare su un’elevata produttività, ed è in grado di portare sul mercato prodotti di altissima qualità, con un rapporto qualità/ prezzo favorevole. Eco-sostenibili per vocazione Crescere e produrre in modo rispettoso dell’ambiente è una priorità per Zünd da molto prima che la sostenibilità diventasse un argomento di tendenza. Nel 2009, in occasione del suo 25°

anniversario, Zünd ha inaugurato il primo edificio industriale della Svizzera dotato di certificazione Minergie-P, che garantisce emissioni di CO₂ ridotte dell’80%, e un consumo energetico cinque volte inferiore a quello di una costruzione tradizionale. Tutti gli edifici Zünd sono inoltre dotati di tetti ricoperti di vegetazione, che garantiscono alta efficienza termica e trattengono l’acqua piovana. Inoltre, l’impianto fotovoltaico aziendale produce oltre 300.000 KWh, coprendo oltre il 50% del fabbisogno annuale di elettricità. Anche la nuova sede di Zünd America, inaugurata nel 2020, è costruita con materiali eco-sostenibili, lastre di vetro ad alta efficienza energetica e impianti domotici che controllano luce, ombreggiatura e temperatura interna. Da molti anni, poi, Zünd effettua il monitoraggio e riduce costantemente le emissioni di CO₂ correlate alla produzione. Sul fronte del design del prodotto, il costruttore progetta tutte le sue attrezzature perché durino a lungo e siano riparabili indefinitamente, minimizzando le emissioni correlate allo smaltimento dei macchinari a fine vita. Nella nuova mensa aziendale, infine, vengono serviti piatti preparati con vegetali coltivati su terreni di proprietà dell’azienda. «Potremmo vantarci del nostro impegno a favore dell’ambiente con innumerevoli esempi», conclude Lang. «Ma preferiamo concentrarci su azioni concrete, piuttosto che parlarne». Pronti alle sfide del futuro Se fino alla fine degli anni Novanta Zünd condivideva l’arena del taglio digitale con pochi altri player, negli ultimi due decenni il mercato ha visto l’ingresso di



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‖ 7 e 8) I tetti degli edifici di Zünd sono ricoperti di vegetazione, così da migliorarne l’efficienza termica e recuperare l’acqua piovana. 9) Il management di Zünd inaugura i lavori di costruzione di un nuovo edificio, che sarà inaugurato nel 2023.

decine di nuovi concorrenti, internazionali e locali. Uno scenario generato dall’accresciuta domanda di attrezzature, che ha dato vita a una competizione sempre più agguerrita. «Nel mercato sono entrati molti nuovi competitor, mentre altri sono scomparsi, e alcuni hanno cambiato proprietà. Chiaramente seguiamo gli sviluppi del mercato con grande attenzione, ma preferiamo concentrarci su noi stessi e sulle esigenze dei clienti», spiega Zünd. «Il nostro DNA è l’ingegneria meccanica, e i nostri investimenti si focalizzeranno sempre più sulla digitalizzazione del processo produttivo, e dei nostri prodotti e servizi, così da aderire alle linee guida dell’Industria 4.0 e superare le aspettative dei nostri clienti». A inizio 2021, Zünd ha inaugurato un nuovo edificio per ospitare il crescente numero di dipendenti impiegati in ricerca, sviluppo, e produzione. Inoltre, un’ulteriore espansione verrà completata entro il 2024. Insieme al costante perfezionamento dei suoi sistemi di taglio, e all’aumento delle loro prestazioni, un ampliamento così significativo degli spazi produttivi è sintomatico dell’ambizione di Zünd a crescere, realizzare macchinari sempre più industriali e conquistare nuovi clienti in nuovi mercati. Con oltre 400 collaboratori e società controllate in tutto il mondo, Zünd affronta il futuro forte della sua identità di family company con fattezze ogni anno più simili a quelle di una piccola multinazionale. Se la proprietà dell’azienda resta saldamente nelle mani della famiglia Zünd, saranno sempre più le persone che ricoprono i ruoli chiave in azienda a delinearne le strategie future, reiterandone e consolidandone il successo.


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strategie Nata nel 2010 e “convertita” alla stampa nel 2013, la controllata di STAR Group abbraccia il software di Interlem e la stampa digitale Canon per crescere nei servizi

Gestione e automazione, per STAR7 Printing sono la chiave per prosperare di Lorenzo Villa

L

’ingresso della stampa digitale nella storia di STAR log è tanto recente quanto dirompente. L’azienda nasce nel 2010 ad Asti, come divisione di STAR srl, controllata italiana della multinazionale svizzera STAR Group. Con 50 filiali in tutto il mondo e oltre 1.000 dipendenti, il gruppo fornisce, da quasi quarant’anni, servizi di redazione, traduzione e pubblicazione multicanale di documenti. I suoi

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clienti sono organizzazioni globali e locali, nei settori merceologici più disparati. Dopo aver ridefinito il proprio modello organizzativo e aver eletto la stampa proprio core business, a luglio 2020, STAR log cambia denominazione in STAR7 Printing. Oggi, con 40 dipendenti e un fatturato di 5,5 milioni di euro (2020), l’azienda concentra energie e investimenti nell’automazione dei processi produttivi, per

offrire ai clienti un servizio di stampa sartoriale su larga scala. Stampatori per opportunità Nei suoi primi anni di attività, STAR7 Printing (allora STAR log) declina nel mercato italiano il portfolio di servizi della capogruppo, focalizzandosi sulla distribuzione di documentazione tecnica e manualistica per conto di grandi aziende manifatturiere. Affidandosi a tipografie ester-

ne per la stampa e la confezione, l’azienda svolge il ruolo di capofila nelle attività di progettazione, approvvigionamento, stoccaggio e consegna di cataloghi, manuali brochure e mille altri prodotti, sciolti o in kit. Ad avvicinare STAR7 Printing alla tecnologia di produzione è la partecipazione a un’importante gara, il cui requisito è possedere un centro stampa ‖ In alto: il reparto di stampa e finitura di STAR7 Printing.


strategie  1

Massimiliano Cerrato CEO di STAR7 Printing

“Per noi, i volumi frazionati non sono una seccatura, ma una risorsa. Offriamo ai nostri clienti forniture just-in-time da un solo pezzo.” interno. Conquistata la commessa, a inizio 2013 l’azienda acquisisce in tempo record le attrezzature necessarie alla produzione: due sistemi di stampa a foglio Canon varioPRINT monocromatici, una brossuratrice e un sistema di taglio trilaterale, che vengono dati in comodato d’uso a un fornitore di fiducia. «Non avevamo le competenze per usare i macchinari, né il tempo per formarci», spiega Massimilano Cerrato, CEO di STAR7 Printing. «Così li abbiamo affidati a un partner». I volumi crescono e, a novembre 2013, il management decide di riportare le attrezzature in azienda, avviando un percorso serrato di formazione degli operatori e accrescimento della qualità e dell’efficienza operativa. Già nella primavera del 2014, il 30% dei volumi viene stampato internamente, e la capacità produttiva è ormai vicina alla saturazione.

o cuciti a punto metallico. Sebbene l’automotive resti il settore in cui l’azienda è più attiva, la committenza diventa via via più varia, includendo settori come quelli dell’elettrodomestico, della cosmesi, dalla farmaceutica, del giardinaggio, e degli eventi, nonché dell’editoria tecnica, legale e scolastica. La ricetta di STAR7 Printing risiede in un prodotto di qualità al giusto prezzo, e in una gestione efficace dei piccoli lotti. «Per noi, i volumi frazionati non sono una seccatura, ma una risorsa. Offriamo ai nostri clienti forniture just-in-time che partono da un solo pezzo», afferma Cerrato. «Stampare e stoccare grandi quantitativi è antistorico, ed è contra-

rio ai principi del digitale». Confidente di poter aggiungere valore ai processi produttivi e promozionali dei propri clienti, STAR7 Printing sceglie di spostare la conversazione coi clienti dal prezzo del singolo stampato al vantaggio di un servizio tagliato su misura. Per gestire la mole crescente di commesse, nel 2017 l’azienda introduce una macchina da stampa inkjet Canon varioPRINT i300 a colori in formato B3, con cui amplia l’offerta di manualistica tecnica a colori, e una Canon ImagePress per la stampa di alta qualità. Infine, nel 2019, STAR7 Printing installa una ColorStream 6000, che dà ulteriore impulso all’aumento dei volumi prodotti.

‖ 1) La linea di stampa inkjet a bobina Canon ColorStream 6000 installata presso STAR7 Printing. 2) Il sistema di taglio trilaterale Horizon HT-300.

Al contempo, anche il reparto finitura viene potenziato, con brossuratrici Horizon iCE Binder BQ-270 e BQ-470, taglio trilaterale Horizon HT-300 e sistemi automatici di taglio della bobina e impilatura dei blocchi Tecnau. «Nel 2014 facevamo 400 brossure a settimana, oggi sono 5.000 al giorno», spiega Luca Bosticco, Responsabile di Produzione di STAR7 Printing. «Siamo stati abili nell’acquisire commesse e coraggiosi nell’investire in tecnologie adatte a supportare una crescita tanto rapida».

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Una crescita lampo Per ampliare il giro d’affari STAR7 Printing introduce una risorsa commerciale dedicata alla stampa, e conquista numerosi clienti, sia nell’orbita del gruppo che sul mercato. Tra il 2014 e il 2017 le commesse crescono rapidamente, e le due macchine da stampa producono quotidianamente centinaia di commesse di prodotti brossurati

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strategie ‖ 3) L’unità di stampa inkjet a foglio Canon varioPRINT i300. 4) Se in sala stampa l’avanzamento delle commesse è interamente automatizzato e basato su JDF, nel reparto di finitura l’inizio e la fine della lavorazione sono ancora rilevati con lettori di codici a barre.

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La sfida e il successo della produzione gestita

Luca Bosticco Planning & System Manager di STAR7 Printing

“Non abbiamo tagliato la forza lavoro, ma se prima due operatori seguivano tre macchine, oggi ne seguono cinque.”

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Per STAR7 Printing, il 2018 si apre con una revisione completa dei sistemi informativi e gestionali. L’azienda possiede un parco di macchinari di ultima generazione e si avvale di un gestionale proprietario per la creazione delle schede di lavorazione. Però macchine e gestionale non dialogano tra loro, pregiudicando la creazione di statistiche e analisi dettagliate delle commesse realizzate. «Hardware e software facevano il loro dovere, ma i volumi aumentavano, e con essi le variabili da controllare», afferma Bosticco. «Adottare un gestionale pensato per aziende di stampa era diven-

tata un’urgenza». Così, il team di STAR7 Printing analizza le poche soluzioni verticali disponibili sul mercato, ponendo il focus sulle funzionalità di preventivazione, gestione del magazzino, avanzamento lavori e pianificazione. Quest’ultimo punto, cruciale per lo stampatore, si rivela anche il più critico da dirimere. L’obiettivo è monitorare in tempo reale le lavorazioni su tutte le attrezzature, per valutarne le criticità, analizzarne le caratteristiche, e pianificarle efficacemente. «Difficilmente eseguiamo lavorazioni che durano una giornata. Piuttosto, nella stessa giornata eseguiamo 200 lavorazioni diverse», rimarca il manager. La selezione dei fornitori si riduce

a quattro candidati, selezionati per le funzionalità richieste e le competenze pregresse su progetti di integrazione analoghi. A prevalere è Interlem GP Omega, con il suo gestionale Arianna Printing. La maggior parte delle commesse di STAR7 Printing si basa sul riordino ciclico dei prodotti, pubblicati su portali web per i singoli clienti e contraddistinti da codici personalizzati. Pur non vendendo online, l’azienda possiede un flusso produttivo comparabile a un web-to-print. «I clienti più grandi ordinano da noi come se comprassero online, semplicemente selezionando prodotti e quantitativi da un portale dedicato», spiega Bosticco. «Altri, a partire dagli editori, ci chiedono di volta in volta l’emissione di nuovi preventivi, comunicando formato, numero di pagine e quantitativo». Per governare il flusso di ordini online e ridurre la mole di lavoro generata dalle richieste di preventivi, STAR7 Printing commissiona a Interlem anche la creazione di un portale di preventivazione online, integrato col gestionale e utilizzabile sia dalla propria forza commerciale che dal cliente finale. JDF: una risorsa da sfruttare concretamente Nel costruire il suo parco macchine, STAR7 Printing decide di investire esclusivamente in dispositivi compatibili con lo standard JDF. L’azienda, infatti, è determinata a sfruttare il potenziale di questa tecnologia per connettere le attrezzature al gestionale, e automatizzare il suo workflow di stampa e post-stampa. Per costruire un flusso completamente automatizzato, Interlem propone allo stampatore di integrare Arianna Printing con Enfocus Switch. L’applicativo Enfocus garantisce la piena conformità tra le specifiche di ciascun ordine, le informazioni



strategie e siamo certi del risultato, senza ulteriori controlli umani».

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Più competitivi per crescere

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‖ 5) STAR7 Printing realizza prodotti stampati, brossurati o cuciti a punto metallico, a partire da un singolo pezzo. 6) e 7) Creazione di kit, stoccaggio e gestione capillare delle consegne sono tra i punti di forza dell’offerta dell’azienda.

desunte dal preflight, e le impostazioni rilevate sulle varie attrezzature. Completata la verifica, senza interventi umani, Switch avvia la rasterizzazione e la stampa del file. «Quando siamo partiti, ci sembrava già un sogno avere un PLC che contasse il numero di fogli», racconta Bosticco. «Oggi, sfruttando il protocollo di comunicazione JDF dei sistemi Canon, la potenza di Arianna Printing e la modularità di Switch, lanciamo un lavoro

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Nel 2020, dopo una lunga fase di testing, STAR7 Printing decide di connettere al suo workflow automatizzato tutti i sistemi di stampa installati in azienda, sia a foglio che a bobina. Per quanto riguarda la finitura, invece, l’avanzamento dei lavori prevede ancora la lettura di un codice a barre o l’impiego di un palmare. Ma l’azienda conta di integrare, entro il 2021, anche questo reparto nel suo workflow automatizzato. «Sebbene i sistemi di finitura fuori linea rendano impossibile la rilevazione in tempo reale del lavoro in esecuzione, intendiamo sfruttare al massimo le funzionalità evolute dei nostri macchinari», afferma Bosticco. «L’impiego del JDF e lettura di QR code offrono enormi vantaggi operativi ed economici, e consentono di ridurre setup manuali ed errori umani». Per STAR7 Printing, l’Industria 4.0 è un tema che va oltre i vari benefici fiscali ad esso connessi. Oltre ad un controllo minuzioso della produzione, e al sostanziale azzeramento di errori, rifacimenti e contestazioni, l’automazione ha portato una riduzione significativa delle attività manuali. «Avendo molte commesse e tirature molto brevi, eliminando i passaggi manuali abbiamo un beneficio tangibile», conclude Bosticco. «Non abbiamo tagliato la forza lavoro, ma se prima due operatori seguivano tre macchine, oggi ne seguono cinque». Grazie all’infrastruttura software aziendale, gli operatori di STAR7 Printing non devono più maneggiare schede di lavorazione, leggere codici a barre, creare imposition o lanciare file in stampa, ma si limitano a rifornire di carta le attrezzature. Investendo in automazione, l’azienda ha posto le basi per accrescere ulteriormente le capacità produttiva acquistando nuovi macchinari, senza però aumentare i costi fissi o ridurre le marginalità.


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strategie L’azienda di stampa abruzzese investe sulle tecnologie di stampa e nobilitazione digitale di Konica Minolta per riposizionare la sua offerta nel segmento premium

LCL diversifica e apre al packaging con AccurioPress C12000 e JETvarnish 3DS di Lorenzo Villa

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e l’aggettivo “industriale” si adatta poco e male a molte delle piccole e medie aziende grafiche che se ne fregiano, l’appellativo di “LCL Industria Grafica” rispecchia la particolare inclinazione dei suoi fondatori, Nadia Silvestri e Roberto Rodorigo, per l’automazione e la digitalizzazione dei processi produttivi. Nata come copisteria nel 1984, l’azienda di stampa abruzzese contrappone al massiccio spie-

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gamento di tecnologia e capitali la sua straordinaria competenza, agilità e originalità. «Quando abbiamo deciso di metterci in proprio, all’inizio degli anni Ottanta, non pensavamo di fare questo lavoro», racconta Silvestri. «A spingerci verso il business della stampa sono stati un locale di proprietà nel centro di Avezzano, e il costo relativamente basso di copiatrici e sistemi di finitura». Nell’autunno del 1984, la coppia si reca allo SMAU di Milano, dove

s’imbatte nella tecnologia offset di Rotaprint e se ne innamora. L’investimento necessario per una macchina 350x500 mm è fuori portata, ma i due imprenditori sono convinti della bontà del sistema, e acquistano il modello 250x350 mm. I primi due decenni di attività tipografica vedono una crescita continua di clienti e volumi, tanto che, nei primi anni Duemila, LCL si sposta in una nuova sede di 600 m². Qui, nel 2005, l’azienda installa una Man-

roland pluricolore in formato B2, equipaggiata con console CIP3 e affiancata da un reparto di prestampa con CtP. Nel 2018, l’azienda introduce la stampa di grande formato con HP Latex L65500, due unità KIP Color 80, e alcune stampanti inkjet a base acqua. Nel 2009, entra in azienda Angelo ‖ In alto: a sinistra, la stampante Konica Minolta AccurioPress C1200; a destra, il sistema di nobilitazione digitale MGI JETvarnish 3DS + iFoil.


strategie ‖ 1) LCL Industria Grafica effettua un minuzioso controllo qualitativo dei prodotti stampati e nobilitati. 2) La sede dell’azienda ad Avezzano (AQ).

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Rodorigo, figlio di Nadia e Roberto, che imprime velocità al processo di trasformazione aziendale culminato, a inizio 2020, nell’acquisto di una Konica Minolta AccurioPress C12000 e di una MGI JETvarnish 3DS + iFoil. Verso le lavorazioni premium Posizionata a metà strada tra Roma e Pescara, LCL serve una clientela prettamente regionale, e intercetta commesse di valore per marche e agenzie creative situate nelle due aree metropolitane del Centro Italia. Tra i clienti stabili della tipografia ci sono aziende manifatturiere e alimentari, attività commerciali, piccole catene della GDO e strutture ricettive. Concentrata sulla produzione di stampati commerciali, l’azienda fornisce piccoli e medi volumi di cataloghi, libri e volantini, ma anche materiali cartotecnici, astucci, cartellini per abbigliamento, inviti per eventi e stampati promozionali. «Abbiamo sempre cercato di conquistare lavori di alta qualità, con buone marginalità», spiega Silvestri. «Oggi non possiamo più essere troppo selettivi, ma impiegando le giuste competenze e le migliori attrezzature, riusciamo ancora a fare la differenza». Le principali sfide di LCL riguardano la riduzione delle tirature medie, il crescente “isterismo” dei clienti e la compressione dei tempi di consegna, che impattano nega-

tivamente sulla programmazione dei lavori. Una condizione stressante, che accomuna da tempo i tipografi, e che si è ulteriormente acuita con la pandemia del 2020. «Una volta era normale produrre un lavoro a colori in dieci giorni, mentre oggi i clienti ordinano all’ultimo istante e si aspettano la consegna in poche ore», racconta Silvestri. «L’impossibilità di fare previsioni stava pregiudicando la sostenibilità del business, e così abbiamo deciso di reinventarci». Oltre ad ampliare l’offerta di stampati commerciali e prodotti cartotecnici, l’azienda realizza un’ampia varietà di applicazioni su materiali plastici, adesivi calpestabili, segnaletica per punti vendita, ristoranti e hotel.

Già pronti alla migrazione dall’offset al digitale Priva di retaggi tipografici e agnostica dal punto di vista tecnologico, LCL assoggetta la scelta dei macchinari alle proprie esigenze produttive e applicative. Una condizione che porta l’azienda a investire, contestualmente, in tecnologia offset e in sistemi a toner e inkjet, sia di piccolo che di grande formato. Forte di un mindset anticonformista, nel 2019 la tipografia abruzzese decide di investire in macchinari capaci di garantire vantaggi competitivi, e differenziare l’offerta per il successivo decennio. «In un modo o nell’altro, oggi la carta la sporcano tutti», afferma Silvestri. «Noi dovevamo trovare il

modo di sporcarla in modo più originale e qualitativo di altri». Ai titolari di LCL è subito chiaro che, per allontanare la concorrenza e qualificarsi agli occhi dei clienti, è necessario offrire materiali stampati di una qualità fuori dal comune. Sul fronte della stampa, la proprietà aziendale resta colpita da Konica Minolta AccurioPress C12000. Fattori dirimenti sono la risoluzione di 2.400x3.600 dpi, la produttività di 120 ppm, la possibilità di alimentare carte fino a 450 g/m², e il formato carta massimo di 330x1.200 mm. A ulteriore garanzia della massima qualità, la macchina da stampa è equipaggiata con il sistema di ispezione IQ-501, che garantisce il controllo e la correzione automatica di colore e registro. «Con una macchina come C12000, inizia ad essere vantaggioso spostare volumi dall’offset al digitale», spiega Silvestri. «Anche sulle 5.000 brochure, non dobbiamo più preoccuparci del costo della stampa, e possiamo concentrarci sull’immediatezza del servizio». L’inattesa strategicità della nobilitazione digitale Focalizzata sulla stampa commerciale, per LCL la nobilitazio-

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strategie ‖ 3) Etichetta stampata con AccurioPress C12000 e nobilitata con JETvarnish 3DS. 4) Un packaging cosmetico realizzato da LCL Industria Grafica con le tecnologie Konica Minolta e MGI.

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argomento decisivo nel dialogo con i clienti e un metodo inatteso di agganciare il treno della ripresa. «I clienti non ci chiedevano, e continuano a non chiederci, la nobilitazione. Molti di loro non sanno neppure cosa sia», confessa Silvestri. «Ma, quando gliela mostriamo, restano stupiti e sono pronti a spendere qualcosa di più per avere un prodotto unico e prezioso». Un futuro sfavillante, tra grafica e packaging  4

Nadia Silvestri Co-fondatrice e titolare, LCL Industria Grafica

“L’impossibilità di fare previsioni stava pregiudicando la sostenibilità del business, e così abbiamo deciso di reinventarci.”

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ne non è una priorità. L’azienda abruzzese si avvicina infatti a MGI JETvarnish su incoraggiamento di Konica Minolta, e del suo partner commerciale LineaUfficio. «Quasi non sapevamo cosa fosse e cosa facesse JETvarnish. Ma da sempre amiamo fare la differenza, e non ci precludiamo nulla», rivela Silvestri. «Solo dopo aver visto dei campioni nobilitati, e assistito a una demo, ci è parso chiaro che la tecnologia MGI ci avrebbe ulteriormente smarcati dalla competizione con gli stampatori online, e dalla guerra dei prezzi». Per fugare ogni dubbio sulla bontà di questa tecnologia, il team di LCL decide di incontrare almeno un utilizzatore di JETvarnish. Così, a ottobre 2019, si reca a Napoli per

visitare PrintSprint. Ancor più dell’incontro con Eduardo Romagnoli, titolare della tipografia partenopea, a impressionare i titolari di LCL è una chiacchierata con l’operatore dell’attrezzatura. «Siamo rimasti colpiti dall’entusiasmo di quel ragazzo, e dalla sua testimonianza di quanto JETvarnish fosse per lui uno stimolo a sperimentare, imparare, prendere decisioni insieme al cliente», racconta Silvestri. Pochi giorni dopo LCL conferma l’ordine della JETvarnish 3DS, che riceve a marzo 2020. A causa della pandemia, l’installazione slitta però all’estate. Un inizio infausto, che però non abbatte l’umore degli imprenditori. Già nell’autunno, la nobilitazione digitale si rivela un

Grazie alla combinata di AccurioPress e JETvarnish, LCL produce menu per la ristorazione, materiali promozionali e biglietti da visita per studi professionali, inviti e mailing per eventi, cataloghi di materiali per l’edilizia, brochure e cartellini per la moda. «Molti dei progetti più belli e più ricchi nascono dai test che facciamo spontaneamente per il cliente, sottoponendogli prototipi nobilitati anche se non richiesti», conclude Silvestri. «Questo è possibile solo grazie all’interfaccia utente di JETvarnish, che consente, direttamente dal PC a bordo macchina, di selezionare le aree dove applicare la verniciatura selettiva o i particolari da decorare con il foil». Dopo aver completato il workflow con una plastificatrice professionale e un sistema di taglio digitale automatico JWEI, da inizio 2021, LCL realizza prodotti cartotecnici sempre più complessi, tra cui contenitori per pasticceria, scatole per giochi di società e astucci per gioielli. Il packaging, un tempo irrilevante nell’offerta dell’azienda, si prepara oggi a diventare un ingrediente predominante nell’offerta di quest’ultima. Così stampa, nobilitazione e fustellatura digitale hanno trasformato LCL in un interlocutore chiave per molte agenzie creative, e portato l’azienda a partecipare maggiormente ai processi progettuali e decisionali del cliente finale.



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strategie Dopo un decennio di successi con i sistemi industriali Rhotex, Durst ridefinisce la sua offerta per il soft signage e collabora con ABS Group per certificarne l’efficacia

P5 TEX i SUB proietta Durst nella stampa sublimatica con termofissaggio in linea di Lorenzo Villa

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er anni, il mercato della stampa sublimatica su tessuto si è diviso in due fazioni. Da un lato i “puristi” della sublimazione, sostenitori di una rigorosa separazione tra la stampante e la calandra impiegata per fissare il colorante o per trasferire l’immagine da carta transfer a tessuto. Dall’altro, i sostenitori dei sistemi di stampa dotati di unità di termofissaggio compatte collegate

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direttamente alla stampante. A quest’ultimo gruppo, inizialmente limitato a pochi sviluppatori di sistemi di fascia bassa, si sono via via uniti costruttori di ogni dimensione e provenienza. Seppur concettualmente diversi, le due modalità produttive sono accomunate dal medesimo intento: portare l’inchiostro alla temperatura necessaria per attivare il processo di sublimazione e scatenare quel tripudio di colori che da sempre contraddistingue la

stampa sublimatica. Fedele alla sua idea di approcciare il mercato in modo graduale, con prodotti stabili e ampiamente testati, Durst è entrata nell’arena della sublimazione solo nel 2010, posizionandosi nel segmento industriale con le stampanti della serie Rhotex. Con le versioni 320, HS, 500 e 325, nell’ultimo decennio Rhotex ha conquistato, in abbinamento a calandre industriali, le preferenze di alcuni dei più grandi operatori della comu-

nicazione visiva, dall’Europa al Nord America. Forte dei successi conseguiti e del crescente interesse per la tecnologia sublimatica da parte di clienti grandi e piccoli, lo scorso aprile Durst ha ridefinito e semplificato il suo portfolio di soluzioni per la sublimazione, presentan‖ In alto: le stampanti Durst P5 TEX iSUB e Rhotex 325 affiancate in produzione presso la sede di ABS Group a Vittorio Veneto (TV).


strategie  1

Andrea Riccardi Head of Product Management Graphics di Durst

“In un flusso di lavoro accidentato, è essenziale governare la produzione dall’idea alla stampa, alla spedizione.” do P5 TEX iSUB. Per scoprirne le caratteristiche, abbiamo incontrato Andrea Riccardi, Head of Product Management Graphics di Durst, e siamo tornati a visitare l’italiana ABS Group, field tester della nuova serie di stampanti.

ri di reinventarsi, dedicandosi, per esempio, alla produzione di mascherine protettive stampate. Con P5 TEX iSUB, Durst punta oggi ad offrire una soluzione produttiva completa di termofissaggio, abilitante e accessibile ad una più vasta platea di stampatori.

Una nuova protagonista in un mercato in forte crescita

La new entry della famiglia P5: compatta e “intelligente”

Nonostante la raggiunta maturità e le sue straordinarie prerogative cromatiche, la stampa sublimatica su poliestere è stata per anni la Cenerentola del mercato grafico, soverchiata prima dall’accoppiata solvente/PVC, e poi dalla versatilità della tecnologia UV-curable. Solo negli ultimi tre o quattro anni, sull’onda di una crescente attenzione alla sostenibilità ambientale, il poliestere ha conquistato i favori di marche, creativi, stampatori e allestitori, scatenando una lenta ma inesorabile migrazione di volumi. Anche le applicazioni si sono moltiplicate, toccando l’interior decoration, l’arredamento di punti vendita e spazi fieristici, la produzione di bandiere e lightbox, nonché l’allestimento di stand ed eventi sia indoor che outdoor. Un universo sconfinato, battezzato con la locuzione anglosassone “soft signage”. Sebbene la pandemia abbia causato uno stop forzato degli eventi fisici, la polivalenza del tessuto ha permesso a molti stampato-

È sufficiente guardare P5 TEX iSUB per associarla a P5, la piattaforma introdotta da Durst a FESPA 2019 come base tecnologica di tutti i suoi futuri prodotti. La nuova stampante (che raccoglie il testimone di Rhotex 325) può alimentare bobine con una larghezza massima di 3.470 mm

e un peso di 350 kg, e ha una produttività massima di 380 m²/h. Il sistema iSUB può stampare sia su tessuto che su carta transfer, accoppiabile al tessuto con una calandra esterna. «La piattaforma P5 è nata per ottimizzare ed efficientare i processi produttivi degli stampatori», afferma Riccardi. «Sviluppandola non ci siamo concentrati solo sulla velocità, ma su praticità e semplicità d’uso e manutenzione». Tra le funzionalità “smart” di P5 TEX iSUB c’è il sistema di caricamento inchiostri con scansione del QR code, che sblocca l’apertura del serbatoio associato alla tanica, impedendo all’operatore di commettere errori. L’unità di

‖ 1) Il tessuto, stampato e sublimato su P5 TEX iSUB è pronto per il taglio e la confezione. 2) Il sistema di caricamento inchiostri vincola l’apertura del serbatoio alla lettura di un QR code.

svolgimento del tessuto Dual Roll consente, invece, di stampare su due bobine da 1.625 mm affiancate, mentre l’opzione Multi Roll permette di pre-caricare due bobine a quote differenti, riducendo i tempi di cambio lavoro. Il sistema è dotato di una stazione di cucitura integrata, utile per giuntare rapidamente le bobine di tessuto. Infine, P5 TEX iSUB è dotata di nuovi motori e sistemi di tensionamento con celle di carico, che garantiscono un’accresciuta stabilità e precisione.

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strategie ‖ 3) e 4) Grazie al design compatto delle unità di stampa e termofissaggio, Durst P5 TEX iSUB semplifica le operazioni di caricamento e riduce del 50-60% il tessuto necessario all’incorsatura.

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Un termofissaggio disegnato sulle esigenze dei clienti Nel concepire P5 TEX iSUB, Durst si è focalizzata sul desiderio dei clienti di avere un sistema compatto, qualitativo, produttivo e versatile. «I principali vantaggi del termofissaggio in linea sono un’investimento iniziale più contenuto e tempi di produzione più rapidi», spiega Riccardi. «Infatti, una volta uscito dalla stampante, il tessuto è già pronto per la confezione. Non c’è neppure la carta transfer da smaltire». La principale sfida per gli ingegneri di Durst è stata creare un sistema che garantisse la stessa qualità e affidabilità ottenibile mediante l’uso di una calandra esterna. Il risultato è un’unità di termofissaggio che integra pannelli radianti IR e unità di circolazione dell’aria calda, controllati da sensori di alta precisione. In nessun punto del percorso è previsto il contatto tra elementi riscaldanti e tessuto, né l’applicazione di pressione. Il sistema è concepito per garantire un’applicazione del calore costante e omogenea su tutta la larghezza di stampa, sia nell’ambito della stessa lavorazione che lungo i cicli produttivi. «L’assenza di contatto e pressione preserva l’integrità del tessuto», sostiene Riccardi. «Anche sul fronte della qualità, iSUB riproduce filetti e testi più definiti, e previene fenomeni di dot gain». A salvaguardia della pulizia e della qualità di stampa, l’unità di termofissaggio è dotata di un sistema integrato di aspirazione, filtrazione ed estrazione dei fumi prodotti dal processo di sublimazione. Un nuovo inchiostro sublimatico, versatile e ad alte prestazioni Il motore di stampa di P5 TEX iSUB adotta teste di stampa Ricoh

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Gen5 (già impiegate su Rhotex 325) e alimenta i nuovi inchiostri sublimatici Sublifix, progettati per garantire risultati di qualità sia su tessuto che su carta transfer. Formulati presso l’ink lab aziendale di Bressanone, gli inchiostri Durst Sublifix hanno un gamut cromatico più ampio del 10% rispetto agli inchiostri della generazione precedente, e consentono di riprodurre più facilmente rossi accesi e blu elettrici. Ulteriori plus di Sublifix sono l’asciugatura ottimizzata alle alte velocità e la conformità allo standard Oeko-Tex 100. Oltre alla quadricromia, sono disponibili Light Cyan, Light Magenta e Light Black, mentre ulteriori colori di processo saranno disponibili entro la fine del 2021. Per la

stampa di bandiere bifacciali, P5 TEX iSUB non richiede un fluido di penetrazione. Durst Workflow: un asset anche per il soft signage Nell’ambito della strategia Pixel To Output, Durst ha sviluppato un ecosistema software proprietario, mirato alla digitalizzazione dell’intera produzione. Il cuore dell’offerta è Durst Workflow, un pacchetto dedicato alla produzione, che include funzionalità di preparazione del file, nesting, rasterizzazione e color management. A Durst Workflow si affiancano applicativi avanzati, come la piattaforma e-commerce Durst Smart Shop, e il software gestio-

nale in cloud LiftERP. «Non parliamo più solo di aumento di performance dei prodotti, ma di ottimizzazione dei processi», conclude Riccardi. «In un flusso accidentato, come quello della stampa e confezione del tessuto, è essenziale governare la produzione dall’ideazione alla stampa, dal taglio alla spedizione». Un field tester d’eccezione Più ancora della prossimità geografica, il criterio che ha convinto Durst ad affidare la sua prima P5 TEX iSUB ad ABS Group è la straordinaria competenza nella sublimazione dello stampatore italiano. Da anni, l’azienda di Vittorio Veneto (TV) realizza la


strategie  5

Giorgio Grando Managing Director di ABS Group

“Nelle produzioni che impongono cambi di materiale frequenti, eliminare il passaggio in calandra è un vantaggio.” ‖ 5) L’interfaccia utente intuitiva, e il pannello touch a bordo macchina, consentono all’operatore di P5 TEX iSUB di effettuare rapidamente setup e controlli. 6) ABS Group impiega un flusso di gestione dei lavori completamente automatizzato.

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totalità dei suoi prodotti su tessuto, con tecnologia sublimatica. ABS Group è anche la prima azienda italiana ad aver installato, nel 2017, una Durst Rhotex 500 e una calandra Monti Antonio da 5 metri, affiancate nel 2020 da un sistema di taglio laser Matic Helios Plus e da una Durst Rhotex 325. Il test sul campo di P5 TEX iSUB è durato da marzo a luglio 2021. «Non abbiamo mai avuto l’impressione di utilizzare una macchina prototipale, o una versione beta», afferma Giorgio Grando, Managing Director di ABS Group. «Anche impiegata su lavorazioni intensive, la stampante si è rivelata estremamente affidabile». L’alta qualità del prodotto finito è

una delle caratteristiche che connota le produzioni di ABS Group e della sua consociata Absolutex. Grazie ad essa, l’azienda veneta si è affermata come partner elettivo di marche e retailer, oltre che dei rivenditori e dei broker più esigenti. Per garantirla, ABS Group impiega un flusso di lavoro completamente automatizzato basato su Durst Workflow ed Enfocus Switch, e pone una cura maniacale nel mantenimento di un flusso colore costantemente aggiornato ed equalizzato per tutte le sue stampanti sublimatiche. Per mettere P5 TEX iSUB alla prova, l’azienda ha scelto di integrarla da subito nel proprio flusso di lavoro. «La stampante riproduce con grande precisione anche i dettagli

più fini, e le cromie sono straordinarie», afferma Grando. «I nuovi inchiostri Sublifix offrono livelli di brillantezza e solidità superiori a quelli di Rhotex 325». Durante il field test, lo stampatore ha effettuato una rilevazione minuziosa dei tempi di gestione dei lavori e dei costi di produzione, analizzando consumi energetici e impiego di operatori. Anche su questo fronte, l’integrazione dell’unità di termofissaggio si è dimostrata convincente. «Nelle produzioni just-in-time, che impongono cambi di materiale frequenti, a fronte di pochi metri stampati, eliminare il passaggio in calandra è un vantaggio», spiega Grando. «Anzitutto, si tagliano di 25-30 minuti i tempi di carico,

scarico e trasporto della bobina. Inoltre, grazie al design compatto di P5 TEX iSUB, si risparmia il 50-60% di tessuto necessario per l’incorsatura». Ultimo, ma non meno importante, è il capitolo del consumo energetico, e dei costi e dell’impatto ambientale ad esso correlati. Un tema da sempre caro ad ABS Group, e sempre più rilevante per l’intera industria della stampa. In quest’ambito, lo stampatore scommette sulla coesistenza di differenti approcci produttivi. «L’unità di termofissaggio di P5 TEX iSUB assorbe circa la metà dell’energia di una calandra di uguale formato, questo è vero. Ma non è l’unico fattore da considerare», conclude Grando. «Per chi, come noi, ha un parco macchine esteso e lavora una moltitudine di tessuti, una calandra industriale resta un asset imprescindibile per accoppiare la carta transfer e realizzare prodotti tessili specialistici e ad alto valore aggiunto». Le prime installazioni di P5 TEX iSUB sono previste per l’estate, e anche ABS Group sta valutando di introdurla stabilmente per servire ancora più efficacemente la sua clientela.

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speciale Prima in Italia a installare la nuova macchina da stampa a foglio di Canon, Skillpress ha accettato la sfida di produrre le 4.600 copertine uniche di questo numero

L’inkjet di varioPRINT iX per una copertina variabilizzata, tra illustrazione e fotografia di Lorenzo Villa

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’eterna diatriba tra tecnologia offset e stampa digitale cont radd i s t i n g ue l a nostra industria da decenni. Solo per i nativi digitali e per i tipografi sinceramente “convertiti”, essa non rappresenta più un tema di dibattito. È senz’altro così per Skillpress, nata nel 1989 dall’amore per la stampa di Maurizio e Marco Battiston, fratelli e neodiplomati alla scuola grafica.

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Basata originariamente sull’archetipo della piccola tipografia artigiana, con una clientela prettamente regionale, nell’ultimo decennio l’azienda è cresciuta rapidamente, cavalcando l’onda della stampa online, ma senza mai smettere di essere un luogo di confronto e collaborazione tra clienti finali, creativi e tipografi. L’azienda veneziana, infatti, fa della collaborazione e del servizio ad altri operatori “tradizionali”, uno dei suoi

punti di forza. Skillpress ha introdotto l’e-commerce nel 2007, prima con il marchio Stampatu24.it, e da qualche anno con Skillpress.it. Il punto di forza del catalogo sono gli stampati brossurati in piccoli lotti, in particolare libri e cataloghi con copertina flessibile o rigida, con o senza sovraccoperta, anche cuciti con filo refe e dorso a vista. Sul fronte tecnologico, il salto di qualità si è compiuto nel 2017,

quando l’azienda ha introdotto la prima HP Indigo 12000 HD in Italia, con l’obiettivo di offrire un prodotto d’eccellenza, oltre che la piena compatibilità con le carte e i supporti più disparati. Al punto che, nel 2020, Skillpress ha presentato un campionario con oltre 100 carte sempre disponibili. ‖ In alto, Canon varioPRINT iX installata nel nuovo sito produttivo Skillpress a Fossalta di Portogruaro (VE).


speciale  1

Sara Ciprandi Illustratrice

“La potenza della variabilizzazione, e i pezzi unici generati dalla stampa digitale, hanno reso ogni abbinamento inatteso e straordinario.” ‖ 1, 2 e 3) Partendo dagli schizzi preparatori, eseguiti manualmente, e dalla ricerca di immagini fotografiche coerenti, Sara Ciprandi ha costruito gli elementi vettoriali necessari per la stampa variabilizzata.

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Il 2021 ha aperto un nuovo capitolo nella storia aziendale, con l’inaugurazione di una nuova sede di 2.500 m², e l’installazione della prima Canon varioPRINT iX in Italia: un’attrezzatura che promette di rivoluzionare la stampa commerciale con una tecnologia inkjet a base acqua, qualitativa e versatile. A poche settimane dall’installazione di varioPRINT iX, abbiamo sfidato Skillpress in una proof of concept, per osservare (e mostrarvi) il potenziale della tecnologia inkjet di Canon. Un progetto sfidante per una tecnologia digitale di rottura Canon varioPRINT iX nasce per

sfidare la stampa offset, e le tecnologie digitali più blasonate, nella riproduzione di immagini fotografiche, tinte piatte, dettagli molto fini e microtesti. Per mettere alla prova l’attrezzatura, e il team produttivo di Skillpress, abbiamo commissionato all’illustratrice Sara Ciprandi un progetto grafico in grado di valorizzare una tale diversità di soggetti. «Per la prima volta ho scelto di abbinare l’illustrazione alla fotografia, sviluppando un progetto grafico variabilizzato, ispirato ai viaggi e alle escursioni tipici dell’estate», spiega Ciprandi. La designer ha fuso grafica vettoriale e fotografia, costruendo una serie di silhouette femminili, abbigliate con differenti outfit per spiaggia, trekking, gite in bicicletta o in canoa, abbinate a una serie di ambientazioni fotografiche coerenti. Dal mare al deserto, dalla foresta al lago, dalle colline toscane alle montagne innevate, Ciprandi ha delineato habitat sognati e policromi, in grado di combinarsi e far sempre risaltare la figura in primo piano. Perché non possa esserci un’immagine uguale all’altra, la designer ha anche definito delle palette cro-

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speciale ‖ 4) Il reparto di prestampa di Skillpress ha effettuato una verifica accurata dei file della copertina variabilizzata di Italia Publishers. 5) La stampa delle 4.600 copertine variabilizzate è stata gestita dal DFE PRISMAsync di Canon.

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Maurizio Battiston Co-titolare di Skillpress

“Per scelta di carte, grammature e formati, non abbiamo rivali. Puntiamo a combinare i vantaggi del web con la flessibilità di una piccola tipografia.”

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matiche specifiche per ogni singola silhouette, e ha ampliato lo sviluppo orizzontale di ogni singolo sfondo fotografico. Affinché la variabilizzazione abbia l’impatto desiderato, infatti, è necessario predisporre numerosi oggetti e colori, e predisporre sfondi che il software possa “sezionare” e mostrare da angolazioni differenti in ogni singola composizione. «Associare il linguaggio comunicativo dell’illustrazione alle emozioni suscitate dalla fotografia è inusuale e rischioso», afferma Ciprandi. «Ma la potenza della variabilizzazione, e la moltitudine di pezzi unici generati dalla stampa digitale, hanno reso ogni abbinamento inatteso, e per questo ancor più straordinario».

Al termine della fase progettuale, per elaborare i file di stampa abbiamo impiegato alcuni script per Adobe InDesign da noi sviluppati, ottenendo 4.600 file PDF diversi l’uno dall’altro. La prestampa di Skillpress li ha quindi elaborati, sottoposti a preflight, rasterizzati e inviati in stampa sul DFE PRISMAsync di Canon. Un’azienda digitale e online, sempre pronta a reagire come una tipografia artigiana A rendere peculiare il posizionamento di Skillpress è la sua offerta di stampati online, che promette di essere la più ricca di opzioni e di varianti sul mercato. «Per scelta di carte, grammatu-

re e formati, non abbiamo rivali», sostiene Maurizio Battiston, co-titolare di Skillpress. «Il nostro obiettivo è combinare i vantaggi del web con la flessibilità estrema di una piccola tipografia». Già da tempo la stampa online ha un peso preponderante sul fatturato aziendale, sebbene Skillpress coltivi gelosamente le relazioni dal vivo, e offra la possibilità di ritirare in sede gli articoli acquistati online. Solo la preventivazione avviene al 100% sul web. Sul fronte della stampa, l’azienda offre un prodotto realizzato totalmente digitale, così da poter gestire efficacemente le basse tirature e la produzione di pezzi singoli. Nell’ambito dei suoi investimenti Skillpress ha definito come criteri chiave la qualità di stampa estrema, la rapidità di avviamento e il minor impatto ambientale possibile. È questo mix di fattori ad aver condotto l’azienda ad acquistare prima HP Indigo 12000 HD e poi l’inkjet a base acqua di Canon varioPRINT iX. «Investiamo solo in macchinari all’avanguardia, perché crediamo che offrire stampa in poche copie non debba implicare compromessi qualitativi», afferma Battiston. «Pensiamo che l’abbinata delle nostre due macchine da stampa costituisca una simbiosi perfetta». Se HP Indigo 12000 HD, con il suo formato B2+, è impiegata da Skillpress per la produzione di copertine di alta grammatura, stampati multianta e prodotti cartotecnici, Canon varioPRINT iX offre le massime prestazioni nella stampa degli interni di libri fotografici e illustrati. Per garantire una resa qualitativa omogenea, lo stampatore ha effettuato test approfonditi sulla capacità di varioPRINT iX di alimentare le decine di supporti in uso presso l’azienda. «Abbiamo testato con successo tutte le nostre carte, e ne abbiamo


SENZA VOC SENZA METALLI PESANTI

PRODUZIONE FLESSIBILE

CONFORME A REACH

P5 350/HS + DURST AUTOMAT Mutlitrack & Multiroll

FROM PIXEL TO OUTPUT durst-group.com/p5

Fino a 650 m²/h

Automazione ibrida

Workflow/ Analytics Software


speciale ‖ 6) e 7) La combinazione di grafica vettoriale, immagini fotografiche e tinte piatte ha costituito il banco di prova ideale per Canon varioPRINT iX, che punta a competere con offset e digitale nel segmento dell’alta qualità.

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sfrutta il calore applicato al tamburo e consente l’evaporazione dell’acqua contenuta nell’inchiostro. La seconda avviene nel forno e combina l’applicazione di calore alla riumidificazione del supporto. Quest’ultimo passaggio nel dryer, oltre ad aumentare la resistenza del layer stampato, previene eventuali fenomeni di arricciamento e curvatura del foglio. Progettata per produrre  7

già certificate la maggior parte, mentre le restanti saranno validate nei prossimi mesi», conclude Battiston. «Grazie a un parco di tecnologie unico, contiamo di incrementare ulteriormente la nostra offerta di stampati, e di fogli fustellati». Riccardo Porro Project & Marketing Manager Commercial Print di Canon Italia

“La serie varioPRINT iX è rivolta a tipografi, stampatori digitali e stampatori online che vogliono fare il salto di qualità.”

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Canon varioPRINT iX: una tecnologia di rottura La serie varioPRINT iX raccoglie il testimone di varioPRINT i300, ma ne amplia i campi d’impiego grazie ad una qualità di stampa accresciuta e alla compatibilità con carte offset naturali e patinate. Il sistema può alimentare fogli fino al formato 350x508 mm, con grammature comprese tra 60 e

350 g/m². Il motore di stampa è basato su teste inkjet industriali Kyocera da 1.200 dpi e sui nuovi inchiostri a base acqua ColorGrip iQuarius, che integrano pigmenti e polimeri. Oltre al ridotto impatto ambientale, alla totale assenza di odori e all’ottima deinchiostrabilità, la nuova chimica d’inchiostro conferisce alla stampa cromie brillanti e garantisce una straordinaria precisione nel posizionamento della goccia, riducendo al minimo il dot gain. L’elevata pigmentazione, inoltre, contribuisce a contenere i consumi di inchiostro anche in presenza di fondi pieni e immagini fotografiche a pieno formato. L’asciugatura dell’inchiostro avviene in due distinte fasi. La prima

Al pari del modello i300, varioPRINT iX combina la flessibilità della stampa a foglio con la produttività di una macchina a bobina. Il modello iX3200, scelto da Skillpress, produce fino a 9.145 fogli/h in formato SRA3, che scendono a 6.035 nella versione iX2100. Quest’ultima, creata per abbattere la soglia di ingresso alla tecnologia, consente un upgrade sul campo alla produttività superiore. Le unità della serie sono progettate per volumi fino a 10 milioni di passaggi al mese. «La serie varioPRINT iX è rivolta a tipografi, stampatori digitali e stampatori online che vogliono fare il salto di qualità, e concentrare i loro volumi su un sistema qualitativo, produttivo ed economico», afferma Riccardo Porro, Project & Marketing Manager Commercial Print di Canon Italia. Sul fronte dell’ hardware, varioPRINT iX impiega numerose soluzioni che ne accrescono la produttività e l’affidabilità. Tra le altre, i cassetti carta condizionati e umidificati, dotati di soffiatori per garantire una perfetta separazione dei fogli. Il sistema di controllo dell’inserimento del foglio consiste in un nastro di acciaio inox forato senza giunzioni, combinato ad un potente sistema di aspirazione. Il sistema di monitoraggio degli ugelli di stampa rileva la funzionalità e l’eventuale occlusione ogni ugello e attiva, se necessa-


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Claudio Cicciarelli Resp. Marketing di Skillpress

“Il libro è il prodotto che maggiormente incarna il nostro ideale di progresso tecnologico applicato a una produzione artigianale.” ‖ 6) Il sistema di alimentazione, il percorso carta lineare e il sistema di asciugatura di varioPRINT iX contribuiscono alla stabilità del processo e alla qualità del prodotto finito. 7) La nuova sede di Skillpress, inaugurata a giugno 2021, si articola su 2.500 m² coperti.

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rio, l’auto-correzione con gli ugelli adiacenti. Un sensore dedicato, infine, rileva eventuali difetti meccanici della carta, inviando automaticamente i fogli non idonei ad un vassoio di scarto. Un modello economico pienamente convincente Rispetto ad un sistema di stampa elettrofotografico, il motore di stampa di varioPRINT iX contiene un numero parti e consumabili sensibilmente ridotto, il che si traduce in minori variabili e maggiore l’affidabilità. Chi acquista varioPRINT iX può scegliere tra un contratto con inchio­stri compresi nel click, e uno con inchiostri non compresi nel click e fatturati a

con­sumo. In entrambi i casi, il click copre anche la sostituzio­ne periodica delle teste di stampa. Il digital front end PRIMAsync, in dotazione, svolge le funzioni di imposition, gestione del colore e dei dati variabili, nonché gestione e monitoraggio della stampa, anche in remoto. Oltre ad integrarsi nei più comuni flussi di lavoro PDF, PRIMAsync crea un ambiente produttivo conforme allo standard JDF. Verso un futuro digitale Con una piattaforma di vendita online potente, ma semplice da utilizzare, Skillpress si rivolge a clienti che necessitano di una stampa veloce, sostenibile e di

alta qualità. Per il futuro, l’azienda si propone altresì di ampliare il suo target di utenza, supportando quei clienti che non possiedono un file o le competenze per realizzarlo. In termini applicativi, il focus resta sui prodotti rilegati. «Il libro, in tutte le sue declinazioni, è il prodotto che maggiormente incarna il nostro ideale di progresso tecnologico applicato a una produzione artigianale e su misura», afferma Claudio Cicciarelli, Responsabile Marketing di Skillpress. «Il grado di personalizzazione possibile con la stampa digitale ci ha permesso di implementare un modello di business basato sulle poche copie, che progressivamente estenderemo a prodotti cartotecnici».

L’introduzione di varioPRINT iX consente all’azienda veneta di migliorare il suo grado di efficienza energetica e ridurre l’impatto ambientale dei suoi stampati. Inoltre, riduce i costi di produzione e aumenta la competitività dell’offerta di Skillpress. Non ultimo, stabilisce un elevato standard qualitativo. «La qualità dell’inkjet di Canon è comparabile all’offset, se non superiore», conclude Cicciarelli. «L’unica differenza rimasta, a favore del digitale, risiede nei tempi fulminei di avviamento e di invio dei lavori in finitura». Grazie all’efficienza di varioPRINT iX nella stampa di carte di bassa grammatura, Skillpress punta a rafforzare la sua offerta nel campo dell’editoria paperback di bassa tiratura. Inoltre, grazie ad un reparto di finitura evoluto, basato sulle più moderne tecnologie di Horizon e recentemente arricchito con un sistema di taglio digitale Sinajet, nei prossimi mesi l’azienda ottimizzerà i layout produttivi all’interno della sede, e amplierà l’offerta alle etichette, ai materiali sagomati e al packaging d’alta gamma.

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speciale Nel color management, un ingrediente fondamentale, e spesso trascurato, è la visione, cioè il processo grazie al quale i nostri occhi percepiscono la luce e i colori

Non bastano gli strumenti per gestire correttamente il colore: bisogna saper vedere di Marco Olivotto

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a gestione del colore (color management) è necessaria per ottenere una riproduzione accurata del colore su un dispositivo. C’è però un retroscena che non riguarda le immagini digitali, i monitor o le macchine da stampa, ma noi esseri umani: si tratta della visione, argomento spesso trascurato. La visione è un processo molto complesso innescato da uno stimolo (la luce che colpisce il nostro

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occhio), che genera una sensazione (lo stimolo viene acquisito dai fotorecettori presenti nell’occhio) per trasformarsi infine in percezione (l’organizzazione, l’interpretazione e l’esperienza cosciente della sensazione). In molti casi, ciò che percepiamo è ben diverso da ciò che i numeri suggeriscono, e questo può rappresentare un problema. Comprendere il funzionamento della visione è importante al fine di prevenire sorprese che possono eludere

anche la gestione del colore più avanzata e raffinata. Per introdurre l’argomento, partiamo dalla materia prima: la luce. Anatomia della luce Verso la metà del XIX secolo, il fisico James Clerk Maxwell formulò una teoria dell’elettromagnetismo basata su quattro equazioni che portano il suo nome. La teoria fa due affermazioni fondamentali: i fenomeni elettrici e magneti-

Dopo la formazione classica, la laurea in fisica e vent’anni di produzione musicale, nel 2007 Marco Olivotto scopre le opere di Dan Margulis, padre della correzione del colore in Photoshop, e diventa suo allievo. Da sempre dedito all’insegnamento in diversi ambiti presso strutture private e pubbliche, dal 2011 dedica i propri sforzi alla diffusione delle tecniche della correzione del colore in Photoshop. Da allora organizza campus, workshop, attività formative on-demand in ambito fotografico e grafico, è speaker di FESPA, collabora con realtà didattiche di livello nazionale ed è autore di ben 25 videocorsi e seminari sulla correzione del colore. Dal 2015 è collaboratore fisso di Italia Publishers.


speciale ci sono riconducibili a un’unica causa, ed esiste una radiazione elettromagnetica in grado di trasportare energia propagandosi nello spazio. La luce è una piccola parte della radiazione elettromagnetica, talvolta indicata anche con l’espressione onde elettromagnetiche. La radiazione elettromagnetica ci permette di ascoltare una stazione radio a migliaia di chilometri di distanza, di riscaldare una pietanza nel forno a microonde, di indagare l’interno del corpo per mezzo di radiografie, di intervenire chirurgicamente in aree difficili da raggiungere direttamente. Tutte queste onde sono riconducibili a un unico fenomeno fisico, e si differenziano solo per alcune caratteristiche, la più importante delle quali è la lunghezza d’onda, indicata dalla lettera greca λ (lambda). L’onda più semplice possibile ha forma sinusoidale. In un’onda di questo tipo, la lunghezza d’onda è la distanza che intercorre tra due picchi successivi (figura 1). L’insieme di tutte le lunghezze d’onda possibili prende il nome di spettro elettromagnetico e ha un’estensione enorme: dai raggi gamma più estremi, caratterizzati da un valore di λ inferiore a 10-16 metri (circa un millesimo della dimensione media di un nucleo atomico), fino alle onde radio lunghe, in cui λ può essere dell’ordine di centinaia di migliaia di chilometri. In mezzo a questo oceano di lunghezze d’onda, si trova la minuscola regione dello spettro visibile, delimitata da due valori di λ molto piccoli se rapportati alla scala umana: 400 nm e 700 nm (figura 2). La sigla nm sta per nanometro, e corrisponde a un miliardesimo di metro, ovvero un milionesimo di millimetro. Per dare un’idea, un’onda elettromagnetica con λ = 500 nm compie circa 150 oscillazioni attraversando lo spessore medio di un capello. Lo spettro visibile confina con le aree dell’ultravioletto (UV, λ < 400 nm) e dell’infrarosso (IR, λ > 700 nm). Quando un’onda elettromagnetica di lunghezza d’onda compresa nello spettro visibile colpisce il nostro occhio, la percepiamo come luce. Se λ cade al di fuori di tale

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intervallo, il sistema visivo non viene stimolato dalla radiazione. In sostanza, possiamo “vedere” la radiazione elettromagnetica nell’intervallo di lunghezze d’onda comprese tra 400 e 700 nm, ma siamo ciechi a tutte le altre lunghezze d’onda. La lunghezza d’onda è il colore? La risposta breve è: no. La lunghezza d’onda è una grandezza fisica che caratterizza la radiazio-

ne elettromagnetica, ma di per sé non ha nulla a che fare con il colore. Il colore è una percezione che si manifesta nella nostra mente: non è un fenomeno fisico, bensì psicologico. È vero però che lunghezze d’onda diverse stimolano in noi sensazioni che si manifestano come percezioni di colori diversi. La lunghezza d’onda, quindi, non è il colore in senso stretto, anche se per semplificare affermiamo, ad esempio, che una sorgente luminosa che emetta onde con λ = 600 nm è “aran-

cio”, confondendo la percezione con lo stimolo. Per la radiazione elettromagnetica vale il principio di sovrapposizione: se sommiamo due onde otteniamo una nuova onda, che però non avrà un valore definito di λ. Uno stimolo caratterizzato da un singolo valore di λ prende il nome di stimolo monocromatico, e si può ottenere isolando una porzione dello spettro visibile per mezzo di una fessura in un materiale opaco. Se la fessura è sufficientemente sottile, l’onda che la attraversa è

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speciale che percepiamo non sono generati da stimoli monocromatici, ma dalla sovrapposizione di più stimoli. Se a uno stimolo monocromatico (A) ne sovrapponiamo un altro di lunghezza d’onda diversa (B), in base al principio di sovrapposizione otteniamo un nuovo stimolo (A+B) che non è più sinusoidale (figura 4). Tale stimolo deriva dalla sovrapposizione di due colori spettrali, e genera la percezione di un colore non spettrale, non monocromatico. Il magenta ne è un esempio.

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L’occhio è un’antenna

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caratterizzata con buona approssimazione da un singolo valore di λ. La figura 3 rappresenta schematicamente l’isolamento di uno stimolo con λ = 520 nm, che viene percepito come una luce verde. Spostando la fessura, la lunghezza d’onda cambia.

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I colori visibili nello spettro sono generati da stimoli monocromatici e vengono chiamati colori spettrali. È importante osservare che alcuni colori mancano all’appello: nello spettro non troviamo, ad esempio, il magenta. Il motivo è che la maggior parte dei colori

Dal momento che la luce è un’onda elettromagnetica, alla stregua delle onde radio, possiamo affermare che il nostro occhio sia un’antenna. Dal punto di vista fisico, l’occhio è un trasduttore, ovvero un apparato in grado di trasformare una grandezza fisica in un’altra. In particolare, l’occhio trasforma l’energia veicolata da un’onda elettromagnetica in un potenziale elettrico. L’energia dello stimolo si trasforma grazie ai fotorecettori presenti nella retina, all’interno dell’occhio. Il potenziale elettrico che ne deriva si trasmette al cervello attraverso il nervo ottico, raggiungendo la corteccia visiva, dove si formano le immagini che percepiamo. I fotorecettori sono cellule sensibili alla luce. Nell’occhio umano ne esistono due tipi, di forma diversa: i bastoncelli e i coni. I bastoncelli si attivano in condizioni di luce scarsa (visione scotopica), i coni si attivano invece quando l’intensità della luce è più elevata (visione fotopica). Tra i due tipi, i coni sono per noi i più interessanti: lunghi circa 50.000 nm (circa 100 volte in più della lunghezza d’onda al centro dello spettro visibile), sono i responsabili della visione cromatica, grazie a una differenziazione non presente nei bastoncelli. I bastoncelli sono di un unico tipo, mentre i coni esistono in tre varianti, identificate dalle lettere L, M, S. Le iniziali di “long”, “medium” e “short”, alludono alle aree di sensibilità di ciascun tipo di coni. I coni L sono sensibili

soprattutto a lunghezze d’onda lunghe (area del giallo-rosso), i coni M a lunghezze d’onda intermedie (area del verde), i coni S a lunghezze d’onda corte (area del blu). Tutti i coni hanno la stessa forma, e si differenziano grazie a una proteina chiamata opsina. Le opsine differiscono tra loro per pochi amminoacidi, e questo sposta il loro picco di sensibilità alla lunghezza d’onda della luce. Come si può vedere in figura 5, l’idea che i singoli coni rispondano in maniera perfettamente selettiva a stimoli rosso, verde e blu è errata. I coni M, ad esempio, vengono stimolati anche dalla luce gialla e rossa (da circa 580 nm in su), anche se in misura minore rispetto alla luce verde. Quando uno stimolo luminoso colpisce l’occhio, i coni vengono eccitati in maniera differenziata a seconda delle lunghezze d’onda presenti nello stimolo, generando dei potenziali elettrici che si propagano lungo il nervo ottico. Il cervello elabora il rapporto tra questi potenziali generando così la percezione del colore, in base a meccanismi che sono oggetto di indagine da parte delle neuroscienze e non ancora compresi fino in fondo. Non siamo lineari Sembrerebbe ovvio che due stimoli identici debbano produrre la stessa percezione, ma le cose non sono così semplici. In figura 6, il rettangolo piccolo di sinistra appare più chiaro di quello di destra. Dal punto di vista numerico (e quindi dal punto di vista di uno strumento di misura) i due rettangoli sono però uguali e producono lo stesso stimolo. Appaiono uguali anche a noi se li affianchiamo sullo stesso sfondo (figura 7). Il motivo della differenza visibile in figura 6 va ricercato nel contrasto simultaneo: uno stimolo produce una sensazione diversa a seconda dello stimolo a esso adiacente. Nelle parole di Michel Eugene Chevreul, uno tra i primi studiosi del fenomeno: “Due colori adiacenti, quando vengono visti


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dall’occhio, appaiono quanto più dissimili possibile”. L’affermazione significa che il nostro sistema visivo farà tutto ciò che è in suo potere per separare i colori, anche quando sono simili o addirittura identici, come nel caso appena visto. La ragione è evolutiva: il sistema visivo non deve necessariamente essere preciso, quanto utile. I due concetti sono ben diversi. Se non avessimo imparato a distinguere la forma di un leone mimetizzato nella savana, la razza leonina avrebbe avuto molte più probabilità di sopravvivere rispetto a noi. Il nostro sistema visivo esaspera le differenze cromatiche (comprese quelle nella chiarezza) perché questo è utile alla specie umana e fa parte del nostro patrimonio evolutivo. Uno spettrofotometro non è in grado di mettere in atto questo meccanismo: se misuriamo i valori che caratterizzano i due rettangoli più piccoli di figura 6 otteniamo due risultati identici. Il nostro sistema visivo la pensa diversamente, a seconda di ciò che circonda i due rettangoli. Da qui nasce un dilemma: i due rettangoli più piccoli di figura 6 sono uguali o no? Per lo spettrofotometro, sì; per il nostro sistema visivo, no. Questo è sconcertante: se utilizziamo degli strumenti di misura per stabilire se un colore è “giusto”, che peso dobbiamo dare alle letture se la visione fa ciò che vuole? La risposta è sottile. Lo spettrofotometro misura uno stimolo, e i due stimoli generati dai rettangoli in esame sono identici. Il siste-

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ma visivo elabora uno stimolo, e la percezione non è una misura. Basta però un cambio terminologico per porre fine alla discussione sull’identità o meno del colore dei due rettangoli. La frase più semplice in grado di risolvere la diatriba è questa: “I due rettangoli di figura 6 non hanno lo stesso aspetto”. Teoria e pratica La questione è tutt’altro che filosofica. Se un cliente non è convinto dell’aderenza di un certo colore a un campione dato, il fatto che le misure dimostrino che due stimoli sono uguali non risolvono l’obiezione. Convincerci che le due stelle di figura 8 abbiano lo stesso colore è impossibile: nessuno ha tale percezione, neppure i daltonici. Tuttavia, dal punto di vista dello stimolo e dei numeri, le due  8

stelle sono identiche. L’unico approccio sensato consiste nell’appoggiarsi ai dati strumentali, che descrivono con precisione un fenomeno fisico, tenendo però presente che la visione spesso si beffa delle affermazioni di uno strumento. Dan Margulis diede una risposta molto arguta a questo problema durante un suo corso. A qualcuno che sollevava la questione della necessità di una corrispondenza numerica tra due colori, rispose: “Se vuoi vivere, qualcuno deve pagare le tue fatture. Un colorimetro ti ha mai pagato una fattura?” È un’ottima domanda, la risposta alla quale è ovviamente negativa. Il messaggio è che gli strumenti di misura sono un punto di partenza fondamentale, proprio per la loro oggettività. Allo stesso tempo, dobbiamo tenere presen-

ti i loro limiti ed essere pronti a modificare un’immagine, se necessario tradendo le letture effettuate, per rendere soddisfacente la sua riproduzione. Non è questione di pratica: un occhio esperto è soggetto al fenomeno quanto un occhio non allenato. La reale differenza tra un esperto e un non-esperto, in questo caso, è che il primo è in grado di prevedere una discrepanza e, se possibile, di prevenirla. Il secondo ne ignora le cause e rischia di non mettere a fuoco il problema. Il risultato finale è che chiunque affermi di poter valutare il colore in maniera oggettiva e indipendentemente dalle modifiche indotte dal nostro retaggio evolutivo, afferma il falso. Le modifiche legate alla percezione non sono eludibili.



idee per crescere Il successo di un gruppo di lavoro dipende anche dalla capacità del manager di credere nei propri collaboratori e investire energie nella loro crescita professionale

Cos’è e come si mette in pratica il coaching? Quali vantaggi può portare? di Davide Medri

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l termine coaching è frequentemente adottato in modo improprio per descrivere attività molto differenti tra loro. Il primo obiettivo di questo articolo è fare chiarezza a riguardo. Se eroghiamo formazione di carattere tecnico o comportamentale, stiamo parlando di training. Se ci occupiamo della crescita di una persona, fornendole in modo prescrittivo sia indicazioni tecniche e comportamentali, sia regole

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generali di vita, stiamo facendo mentoring (v. box 1) Se forniamo a una persona un supporto psicologico volto a superare specifici momenti di crisi o di cambiamento, stiamo facendo counseling. Invece, quando parliamo di coaching, ci riferiamo a un’attività volta a favorire la crescita professionale del collaboratore e a supportarlo nel raggiungimento dei suoi obiettivi. L’obiettivo del coach non è solo quello di ottenere

performance migliori nel breve periodo, ma creare professionisti migliori. L’attenzione è quindi focalizzata sulla persona, sia con riguardo alle sue competenze, sia alla sua motivazione. Principi fondamentali del coaching ed esempi pratici della loro applicazione Credere nel potenziale di crescita del collaboratore. La prima cosa che deve fare un manager è verificare

Davide Medri è attualmente senior advisor in BIP (Business Integration Partners), con un percorso professionale misto tra marketing, vendite e formazione, sia all’interno di aziende multinazionali che nella libera professione. Tra le esperienze, dieci anni trascorsi nel mondo delle Arti Grafiche e del Digital Printing in HP Indigo e Xerox. Le competenze di Davide coprono due ambiti chiave: quello commerciale (vendite, negoziazione, account management, sales management) e quello della comunicazione interpersonale “allargata” (stili di comunicazione interpersonale, public speaking, coaching, gestione riunioni). In parallelo una passione per la fotografia, praticata e insegnata.


idee per crescere la propria disposizione d’animo nei confronti del suo collaboratore. Il coaching può essere efficace solo se siete sinceramente convinti che la persona possa migliorare significativamente la sua performance, e non abbia già raggiunto i suoi limiti. Prendetevi quindi il vostro tempo: osservate la persona, i suoi comportamenti, i suoi risultati, la sua motivazione. Successivamente, osservate il vostro atteggiamento nei suoi confronti. Verificate se avete abbastanza fiducia in lei, e mettete da parte qualsiasi pregiudizio di qualsiasi genere – originato dalla sua nazionalità, dal suo sesso, dal suo modo di vestire, etc. – che possa in qualche modo condizionare il vostro giudizio su di lei. La positività è un elemento fondamentale nella pratica del coaching. Coinvolgere il collaboratore. La maggior parte dei manager utilizza abitualmente uno stile di leadership direttivo. Ciò non significa necessariamente che siano autoritari ma, come spiega l’etimologia del termine “dirigere”, che tendono a stabilire una direzione. Quindi la modalità di comunicazione è “da me a te”. Anche con tutte le buone intenzioni il manager spesso pensa – in virtù della sua esperienza, della sua posizione, della sua anzianità – di dover impartire al collaboratore le giuste istruzioni, di fornire i migliori suggerimenti e i correttivi adeguati a migliorare. Di conseguenza, si limita a fare affermazioni senza far parlare l’altro. Il coaching parte da un presupposto differente. Sostiene che il collaboratore deve assumere un ruolo attivo nel suo percorso di crescita, e debba quindi poter avere voce in capitolo. Di conseguenza dovrà descrivere i fatti dal suo punto di vista, analizzare le difficoltà, esprimere le sue opinioni, formulare le sue proposte. Seguendo questo approccio si innesca un processo di autoconsapevolezza che rende il collaboratore maggiormente cosciente della sua situazione e delle sue potenzialità. Spesso abbiamo sentito collaboratori dire “nessuno ha mai chiesto il mio parere”. Da non trascurare quindi il forte effetto

1. Mentore, chi era costui?

motivazionale derivante da questo coinvolgimento diretto. Utilizzare le domande. Per ottenere il coinvolgimento del collaboratore si devono utilizzare le domande. Si tratta di un comportamento verbale sottovalutato e sottoutilizzato in ogni contesto della vita aziendale. Nella vendita, nella gestione delle obiezioni e dei reclami, nella gestione della comunicazione conflittuale, e ancor di più nella gestione dei collaboratori. Ovviamente devono essere poste osservando una sequenza logica che diriga il dialogo verso gli obiettivi prefissati. Ecco una sequenza tipica. • Domanda di carattere generale: “Come sta andando la tua attività in questo periodo?”; • Domanda specifica: “Come ti trovi in particolare rispetto all’attività xyz?”; • Domanda di approfondimento: “Cosa succede esattamente in quell’occasione? Quante volte si verifica?”; • Domanda sulle difficoltà: “Quali ostacoli incontri di preciso durante il suo svolgimento?”;

Nella mitologia greca Mentore era un amico e consigliere di Ulisse, che si prese cura della crescita e dell’istruzione del figlio Telemaco

mentre l’eroe era impegnato nella guerra di Troia. Sempre secondo la mitologia, dietro a Mentore si celava Atena, dea della saggezza.

2. Ascoltare attivamente L’ascolto attivo è una pratica molto utile in qualsiasi attività di relazione. Essa non prevede solo che si presti particolare attenzione a ciò che l’interlocutore dice, ma anche che si fornisca evidenza della propria • Domanda sulla soluzione: “Come pensi che potresti svolgerla più efficacemente?”; • Domanda sul supporto: “Cosa pensi che ti potrebbe servire per migliorare? Come pensi che potrei aiutarti?” Il comportamento contestuale alla formulazione delle domande è l’ascolto attivo. Sia per valorizzare le affermazioni del collaboratore, sia per proseguire nella sequenza delle domande in modo coerente (v. box 2) Concordare un piano d’azione e responsabilizzare il collaboratore.

attenzione, sia con il linguaggio del corpo (contatto visivo, cenni di assenso) che con precisi comportamenti verbali (richieste di chiarimento, verifica della comprensione, riassunto di quanto detto). Molte volte abbiamo assistito a una fase di analisi svolta correttamente, seguita dalla raccomandazione “Bene, adesso che hai capito, mi raccomando, sei sicuramente in grado di fare meglio!”, oppure anche “Dai, ce la puoi fare, abbiamo bisogno di te per raggiungere i nostri obiettivi!”. Al che, la persona continua a chiedersi “Come?”. Diventa quindi fondamentale condividere la sequenza di azioni che si ritiene opportuno intraprendere per ottenere la crescita ipotizzata, individuando chiaramente obiettivi e KPI (v. box 3).

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idee per crescere

3. Obiettivi SMART e KPI La più diffusa teoria sulla corretta definizione degli obiettivi ci dice che un obiettivo dovrebbe essere SMART, ovvero Specifico (ben descritto in ogni sua caratteristica), Misurabile, Raggiungibile (Achievable, in inglese), Realistico, Temporizzato. I KPI (Key Performance Indicators) misurano l’efficacia delle azioni intraprese da un’azienda o da una persona per raggiun-

gere un determinato obiettivo. Esempio: a un venditore viene richiesto di incrementare il suo fatturato del 10% nei prossimi due mesi. Alcuni dei KPI da tenere sotto controllo potrebbero essere: il numero visite che effettua presso clienti, il rapporto tra le trattative che apre e quelle che vince, e il numero di record che inserisce o aggiorna nel CRM.

4. Il feedback “a panino” La tecnica del feedback “a panino” (feedback sandwich, in inglese) si applica nel seguente modo. Subito dopo aver osservato la prestazione di un collaboratore (es. il suo tentativo di vendere qualcosa a un cliente): a) commenta positivamente la \ esempi di coaching Il coaching può essere applicato a vari livelli e in differenti situazioni. Ecco tre esempi. Analisi veloce della singola performance. A seguito di una osservazione di un comportamento svolto in maniera non ottimale, si coinvolge il collaboratore

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situazione appena verificatasi, sottolineando i comportamenti positivi che hai osservato; b) condividi quali comportamenti ritieni debbano essere migliorati; c) termina la conversazione fissando un obiettivo di miglioramento. subito dopo, quando la memoria è fresca. (v. box 4) Delega. La delega è un processo complesso, che non va confuso con l’assegnazione temporanea di un compito perché in quel momento non si ha il tempo per svolgerlo. Riguarda invece l’assegnazione di una specifica mansione in modo permanente. All’interno di questo

processo, si inserisce il coaching, che si sostituisce al classico approccio incentrato sulla correzione dell’errore. Crescita professionale e programmi di medio/lungo periodo. Qui il coaching vede la sua tipica area di applicazione, e si concretizza principalmente nel colloquio di feedback, del quale forniamo di seguito la struttura, e alcuni accorgimenti comportamentali da osservare. Il colloquio di feedback Il colloquio di feedback richiede preparazione. Bisogna riservargli un tempo adeguato; inoltre deve essere pianificato in anticipo, e non trattato come “Hai qualche minuto per fare due chiacchiere?”. La disposizione d’animo del manager/coach è molto importante. Se si affronta l’incontro caricati da uno stato di tensione anche proveniente da altre questioni l’esito dello stesso può risentirne negativamente. Anche la location è importante per dare il giusto rilievo all’incontro. È auspicabile scegliere un luogo dove si possa parlare tranquillamente,

senza interruzioni o interferenze di telefonate, notifiche, e-mail. Il colloquio deve aprirsi in modo cordiale. Solo in un secondo momento si dovrà chiarire che l’obiettivo è l’analisi della situazione attuale, finalizzata alla crescita professionale della persona. È buona norma sottolineare inizialmente un aspetto positivo della persona e/o della sua performance. Questo riconoscimento normalmente predispone l’interlocutore all’ascolto. A prescindere dai contenuti, sono rilevanti il tono di voce, le espressioni facciali, la postura, le reciproche posizioni. Per esempio, stare di fianco alla persona è meglio che starle di fronte, specialmente se ci sono dati o documenti da commentare insieme. Il colloquio vero e proprio dovrebbe aver inizio con la sequenza di domande che abbiamo esposto in precedenza. E terminare con la definizione del piano d’azione (obiettivi e KPI). È molto importante che la discussione si svolga osservando alcuni principi fondamentali: • L’analisi deve basarsi su fatti oggettivi, possibilmente quantificabili, e non su impressioni, pregiudizi, valutazioni soggettive. • Le critiche devono essere dirette ai fatti oggetto di discussione, e mai alla persona. Il colloquio di feedback si conclude con l’accordo sul percorso di crescita da seguire e la programmazione degli incontri di follow-up volti a fare il punto sui miglioramenti della persona. Quando parliamo di coaching, quindi, non ci riferiamo a un generico atteggiamento partecipativo e d’incoraggiamento, ma ad un processo articolato, che si regge su principi solidi e deve essere applicato con sistematicità, nel corso di mesi, e talvolta anni. Se applicato correttamente, il coaching fornisce risultati sorprendenti: si possono ottenere sostanziali cambiamenti non solo nella performance ma anche nell’atteggiamento dei collaboratori, ripagando ampiamente dell’impegno profuso.


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