strategie Forte di tecnologie di stampa offset e digitale, lo stampatore italiano scommette su stampa inkjet e taglio digitale automatizzato per sfondare nella cartotecnica
Fast Edit sceglie l’inkjet B2+ di Komori e Valiani Omnia per crescere in nuovi mercati di Lorenzo Villa
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ontrariamente alla maggior parte delle tipografie, per Fast Edit la produzione just-in-time non è mai stata una forzatura. L’azienda nasce nel 1993 ad Acquaviva Picena, sulla costa adriatica delle Marche, dove Enio Gabrielli gestisce una copisteria insieme a due soci. Senza alcuna esperienza nel campo, i tre imprenditori acquistano la loro prima bicolore offset, una Aurelia in formato 70x100, e
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lanciano la loro sfida al mercato: portare la rapidità del servizio al banco nella produzione tipografica. All’inizio, prestampa e legatoria sono appaltate a fornitori esterni, ma Gabrielli e soci patiscono i lunghi tempi necessari per l’approvvigionamento di lastre e per le lavorazioni di finitura. Così, nel 2000, Fast Edit introduce il CtP, e l’anno successivo inaugura un reparto legatoria. I volumi non smettono di crescere. Così, nel 1997, l’azienda acqui-
sta una Heidelberg Speedmaster 50x70 e, nel 2005, una Speedmaster 8 colori in formato 70x100. L’ultima arrivata, nel 2012, è una Speedmaster 5 colori con spalmatore bivalente, che consente di effettuare verniciature tradizionali e UV. Sempre nel 2012, Fast Edit introduce la stampa digitale, con Xerox iGen4. Poi, nel 2015, amplia il reparto installando una Xerox Color 1000i, rimpiazzata con una Xerox Iridesse nel 2020.
Il continuo aumento della capacità produttiva ha consentito all’azienda di raggiungere un fatturato di 2,3 milioni di euro (2019), con un team di 20 collaboratori. Nel 2019, Fast Edit apre una nuova sede, interamente dedicata alla stampa digitale, all’interno dell’ex cartiera Mondadori di Ascoli Piceno. Ed è qui che instal‖ In alto, a sinistra Komori Impremia IS29 installata presso Fast Edit, a destra il sistema di taglio Valiani Omnia.