e-borghi travel magazine: n. 14 - maggio 2020

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Rivista digitale di viaggi, borghi e turismo slow

Anno 2 Numero 14 Edizione gratuita

SPECIALE MARE E ISOLE POLIGNANO A MARE, nel blu dipinto di blu CAPRI, ISCHIA E PROCIDA, assolo di isole Territori, lifestyle e design: Toscana

Muggia e Duino, borghi da set

Oltreconfine:

Azzorre, a ritmo di Fado

Leggende e curiositĂ

www.e-borghitravel.com




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Ischia leoks*


® e-borghi travel 14 • 2020 www.e-borghitravel.com Publisher Giusi Spina direzione@3scomunicazione.com Coordinatore editoriale Luciana Francesca Rebonato coordinamento@e-borghi.com Art director Ivan Pisoni grafica@e-borghi.com Segreteria di redazione Simona Poerio segreteria@e-borghi.com Hanno collaborato a questo numero Antonella Andretta, Carola Traverso Saibante, Luca Sartori, Nicoletta Toffano, Valentina Schenone Revisione Bozze Luca Sartori Promozione e Pubblicità 3S Comunicazione – Milano Cosimo Pareschi pareschi@e-borghi.com Redazione 3S Comunicazione Corso Buenos Aires, 92, 20124 Milano info@3scomunicazione.com tel. 0287071950 – fax 0287071968 Crediti fotografici: * Shutterstock.com ** Pixabay.com L’uso del nostro sito o della nostra rivista digitale è soggetta ai seguenti termini: Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di www.e-borghitravel.com può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronica, meccanica, fotocopia, registrazione o altro, senza previa autorizzazione scritta da parte di 3S Comunicazione. Nonostante l’accurata verifica delle informazioni contenute in questo numero, la 3S Comunicazione non può accettare responsabilità per errori od omissioni. Le opinioni espresse dai contributori non sono necessariamente quelle di 3S Comunicazione. Salvo diversa indicazione, il copyright del contributo individuale è quello dei contributori. È stato fatto ogni sforzo per rintracciare i titolari di copyright delle immagini, laddove non scattate dai nostri fotografi. Ci scusiamo in anticipo per eventuali omissioni e saremo lieti di inserire l’eventuale specifica in ogni pubblicazione successiva. © 2019 - 2020 e-borghi

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ditoriale

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Classic Blue. È il colore Pantone del 2020, scelto per essere “una tonalità di blu che mette in evidenza il desiderio di una base stabile e affidabile da cui partire, mentre ci apprestiamo a varcare la soglia di una nuova era”. Profetico, viene da scrivere: designato nel dicembre dello scorso anno, è oggi il vessillo cromatico dell’Italia – e del mondo - che si affaccia a una rinnovata vita: una Penisola lambita dal mare e con isole cinte da un abbraccio liquido. Blu, appunto, che infonde calma e invita a una sferzata di innovazione, dopo aver capito il significato della riflessione. Via libera, quindi, in questo numero di e-borghi travel, a uno speciale dedicato a borghi e territori intrisi di seduzioni salmastre, a iniziare da Polignano a Mare, in Puglia, che si allinea con un nucleo medievale sulla scogliera di tufo a strapiombo sul mare: elogio della bellezza e del fascino – inalterato – del tempo, con un susseguirsi di vicoli, il bianco lucente delle abitazioni e le logge che prospettano su Nettuno. Sull’altro versante dello Stivale, sparse come coriandoli nel golfo di Napoli, ecco Capri, Ischia, Procida: un assolo di isole, microcosmi incantati con un pentagramma di borghi sospesi tra storia e leggende, ritmati da arte e tradizioni arcane. L’emozione del blu è anche quella di Muggia e Duino, in provincia di Trieste, entrambi set della fiction “Il silenzio dell’acqua”, nei quali avventurarsi con un itinerario dai ritmi slow. E poi i paesaggi toscani, innumerevoli nelle loro declinazioni, con arte, design e architettura che garantiscono viaggi all’insegna di scenari irripetibili altrove. Caratteri di unicità, espressioni del Genius loci che delineano volto e anima di una destinazione e conducono, oltreconfine, alle Azzorre, intessute – anche - di saudade e biodiversità. È ora di ripartire, insieme, con in mente un aforisma di Alceo, antico poeta greco: «Da terra conviene progettare la rotta, se si riesce a farlo destramente, ma quando si è per mare, bisogna correre con il vento che c’è». Luciana Francesca Rebonato Coordinatore editoriale


Sommario Da Duino a Muggia

Cà Dell’Era Residence Relais

Arcipelago campano

Polignano a Mare


Mille e uno paesaggi toscani

Il Prosciutto di San Daniele

Nutrimento celestiale

Oltreconfine

Le nuove frontiere di AriSLA

Leggende

CuriositĂ

In copertina: Procida mikolajn


Da Duino a Muggia, Adriatico di confine


Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT

Duino Peteri*


È

un Adriatico diverso, quello delle terre triestine. Le grandi distese sabbiose della costa friulana e le ampie zone lagunari lasciano spazio a un litorale panoramico, ricco di grotte, doline, falesie e sentieri scavati tra le rocce. Da Monfalcone a Trieste è un alternarsi di affacci sul blu del mare, un percorso su quella che è l’estremità orientale d’Italia, una lingua di terra tra monti e mare costellata di pittoreschi borghi e tesori architettonici, terra di confine dove il mondo latino

Vista dal Castello di Miramare Matej Kotula*

incontra quello germanico e quello slavo, dando vita a uno straordinario mosaico di culture che irrompe in una moltitudine di testimonianze storiche e architettoniche. Duino, il Castello di Miramare, Trieste e Muggia sono quattro tappe imperdibili di un itinerario che si snoda sulle rive di quest’angolo di nord-est alle pendici del Carso, dove il vento del mare accarezza la rigogliosa flora mediterranea, dove la natura si alterna all’arte e alla storia e i profumi ai colori.


Muggia Denis.Vostrikov*



Trieste Perekotypole/Shutterstock.com


Nicola Simeoni*

Corte umanistica dimora signorile, che conserva il bel cortile barocco della fine del XVI secolo, è visitabile e conserva, all’interno, collezioni di porcellane, arredi d’epoca, una curiosa casa delle bambole e raccolte d’arte antica. Da non perdere una visita al parco, dove al giardino si uniscono eleganti cascate di fiori e una rete di sentieri che consente di scendere fino al mare; sul fianco del castello trecentesco si ergono i ruderi del castello vecchio, prima sede dei signori di Duino.

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l borgo di Duino sorge a due passi da Monfalcone su uno sperone roccioso a picco sul mare, e fa da cornice al castello dei principi di Torre-Hofer Valsassina, che per secoli fu la presenza feudale più vicina alla città di Trieste. Importante corte umanistica fin dal Seicento, frequentata da intellettuali, artisti e scrittori, raggiunse il suo massimo splendore alla fine dell’Ottocento, quando tra gli ospiti c’erano Paul Valéry, Johann Strauss, Franz Liszt e Mark Twain. La


Ana del Castillo*

Ana del Castillo*


Castello di Duino Gimas*



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Bibiana Castagna*


Suggestioni asburgiche

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olpisce il candore della bianca pietra d’Istria che in questo gioiello architettonico del litorale triestino si esprime in stili diversi. Il Castello di Miramare è un tripudio d’armonia e differenti stili architettonici. E’ il classico esempio di residenza principesca, eretta tra il 1856 e il 1860 per l’arciduca Massimiliano d’Asburgo-Lorena, fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe, che qui volle stabilire la propria dimora. Splendida la collocazione del castello immerso nel verde del parco, diviso tra il giardino botanico, il giardino all’italia-

na e quello all’inglese, e il blu del mare sul quale s’affaccia il maniero regalando panorami unici su Trieste e sull’intero litorale. Per la ricchezza degli arredi, per i dipinti e per i pezzi d’arte, gli interni rappresentano uno degli esempi più belli di residenza principesca del secondo Ottocento. A un piano terra dove spiccano l’atrio d’onore, lo scalone, la cappella e la sala della Rosa dei Venti, si contrappone il primo piano con ambienti più pomposi, la parte di rappresentanza della residenza, ispirata agli interni dei palazzi reali di un tempo.

Przemek Iciak*


Castello di Miramare tommaso lizzul*



Boerescu*

Antichi caffè

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i Trieste colpiscono l’eleganza discreta, il candore delle sue piazze, la raffinatezza dei suoi caffè storici, l’aria di cultura che si respira nei suoi vicoli. Capitale mitteleuropea per eccellenza, è incastonata tra il suo golfo e una bella cornice collinare. Dal mare la città sale sulle alture circostanti formando un anfiteatro affacciato sul blu dell’Adriatico. Dal ricco patrimonio artistico, il capoluogo della più orientale delle regioni italiane è un mosaico di antichi e sontuosi palazzi storici, antiche botteghe e

quegli affascinanti caffè dove vive ancora il fascino d’un tempo, quando ai loro tavolini venivano serviti uomini di cultura e letterati come Italo Svevo, Umberto Saba e James Joyce. Importante centro di scambio commerciale e culturale tra il Mediterraneo, il mondo germanico e i Balcani, ha in piazza Unità d’Italia il suo scenografico salotto. Tra le sue zone più pittoresche c’è il Canal grande, cuore del Borgo Teresiano, sul quale s’affaccia la chiesa di S. Antonio Nuovo, la più grande della città.


Sopotnicki*


Dinh Chi*



Anilah*

Gimas*


Atmosfere veneziane

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simo rosone. Da vedere, in posizione panoramica, il castrum romano, poi borgo medievale, di Muggia Vecchia, dove sorge la piccola basilica romanica di Santa Maria Assunta, risalente al IX secolo, dall’interno ricco di affreschi. L’atmosfera di stampo veneziano non si respira solo tra le calli e le architetture del borgo; il passato condiviso con la Serenissima si avverte anche nel dialetto, nei costumi, mentre la cucina, d’origine istro-veneta, propone, tra gli altri, il baccalà, il brodetto e i sardoni in savor.

Gimas*

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’approdo dal mare è il più emozionante. La darsena si spinge fin nell’abitato di Muggia. Piazza Marconi ne è il cuore storico, simile a un campiello veneziano incorniciato da edifici di particolare interesse storico come il Palazzo del Comune, che ingloba il quattrocentesco Palazzo dei Rettori, impreziosito da antiche trifore, stemmi e il leone di San Marco, e il duecentesco piccolo duomo, dall’aspetto gotico quattrocentesco e dalla caratteristica facciata a cuspide trilobata caratterizzata da un bellis-


Muggia Lamiavistadelmondo*



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Tramonto nei pressi di Trieste Moritz Klingenstein*



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Piscine Castiglione Laura Pietra

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Cà Dell’Era Residence Relais Luca Sartori


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l Residence Relais Cà Dell’Era è un frammento di poesia sospeso sul Garda. Un tripudio di meraviglie che lascia senza fiato, situato a soli cento metri da Pieve di Tremosine, straordinario centro dell’Alto Garda bresciano facente parte del club dei Borghi più belli d’Italia, noto per le fantastiche terrazze sul Garda, per la strada della Forra, per i suoi strepitosi paesaggi naturali e per essere stato set di un film della serie James Bond 007. Il Residence Relais Cà Dell’Era regala emozioni: i profumi e i colori della natura si mescolano agli affacci sul lago

con una bellezza da togliere il fiato, una moltitudine di panorami che spaziano sulla riva veneta del Lago di Garda, un volo d’aquila sull’azzurro delle acque e sui borghi dell’altra sponda che gli fanno da cornice. Agli ampi spazi degli otto appartamenti, con patio o terrazza da 16 a 24 metri quadrati, circondati da un grande giardino, si uniscono gli accessi indipendenti e in totale privacy, che consentono di vivere una vacanza in assoluta pace e serenità. Completamente riqualificato nel 2019 per mano degli architetti Genuizzi e Banal per la realiz-


zazione della poolhouse e Schiavi Barbara Interior Design per le finiture d’interni, il Residence Relais Cà Dell’Era propone otto appartamenti dal design accurato, divisi tra il pian terreno e il primo piano. Hanno tutti il nome di un vento i quattro bilocali e i quattro trilocali; Ora, Visentina, Ponal, Fasanella, Ander, Gardesana, Peler e Vinesa sono tanti piccoli paradisi, ognuno con una propria identità dove trascorrere ore di relax. Tra i servizi inclusi il deposito mountain bike e windsurf, l’utilizzo della piscina riscaldata con idromassaggio e solarium con lettini e asciugamani, posto auto, barbecue e veggy garden, mentre tra i servizi extra il servizio lavanderia e bevande fredde e calde presso pool house. Circondata da un grande uliveto secolare, il Residence Relais Cà Dell’Era propone anche il frut-

to della spremitura delle sue olive, l’olio extra vergine di oliva di categoria superiore, eccellenza di quest’angolo dell’entroterra gardesano affacciato sugli splendidi scenari del più grande lago italiano, tutti da scoprire e da godere in occasione di una vacanza in questa location nella quale i sogni si realizzano.


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Arcipelago campano, la colonia degli dei


Carola Traverso Saibante

Capri Leoks*


Costiera Amalfitana Balate Dorin*

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ossero solo i faraglioni che fendono come pugnali di roccia il turchese liquido del mare. Fossero solo i colori “sfacciati” dei borghi isolani e il bianco – in stile Grecia partenopea - degli altri borghi che abitano questi pezzi di terra in mezzo al Golfo di Napoli. Fossero i ristoranti glamour e i tour in barca, le bouganville, le agavi, le ginestre e i coralli. E poi i bagni in mare e quelli nelle terme, i trekking nella macchia e l’ozio al sole. Le star del cinema e i pescatori. L’arcipelago campano è tutto

questo, insieme. Chi può averlo concepito? La risposta potrebbe essere racchiusa nel nome dell’area marina creata per proteggere parte di quei luoghi, il regno di Nettuno, dove il dio del mare governa e risplende. L’arcipelago campano è composto da cinque isole: Capri, Ischia, Procida, Vivara e Nisida, quest’ultima inaccessibile. Infine, una manciata di perle minori, come l’isolotto in cui è incastonato il Castello Aragonese, collegato con un ponte al versante orientale di Ischia.


Castello Aragonese IgorZh*


Capri S-F*



Capri, il senso del turchese

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u l’imperatore Tiberio a mettere l’isola al centro della mappa vacanziera del jet-set internazionale, quando nel 27 d.C. decise di costruirvi una serie di ville incantevoli, compresa la straordinaria e panoramica Villa Jovis. Carne di pietra calcarea, corpo scosceso e vestiti floreali, l’isola è divisa in due da un muro di rocce. L’occidentale Anacapri, dove vive la gente “normale” e l’orientale Capri, borgo romantico di default, con la sua mitica Piazzetta e il belvedere di Tragara, affacciato sul tur-

Antonio Gravante*

chese compiuto del mare. E adesso immaginatevi in costume da bagno su un impianto stile sciistico Anni ‘70: siete sulla seggiovia del Monte Solaro. In cima, i vostri occhi sono “sotto sequestro” dell’isola con il Vesuvio in faccia, dei faraglioni nel blu del Golfo di Napoli e delle terrazze amalfitane. Dentro alla famosa Grotta Azzurra non vi sono più il molo e l’altare dedicato alla ninfa dell’acqua costruiti da Tiberio, ma permane quella surreale luce azzurra che da millenni incanta i visitatori.

rui vale sousa*


Villa Jovis Roman Plesky*

Boris-B*


Capri Gimas*



Capri, Marina Grande Inu *



Baia di Sorgeto robypangy*

Coniglio all’Ischitana robypangy*


Ischia e l’acqua del vulcano

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cqua, acqua che benedice questa terra emersa con le sue famosissime sorgenti termali. Per un voluttuoso bagno caldo ci sono varie località tra cui la baia di Sorgeto. Alcuni ristoratori isolani hanno ripreso una delle tradizioni gastronomiche più antiche e peculiari del Belpaese: cucinare sulle fumarole di quelle spiagge le pietanze tipiche dell’articolata cucina locale, in primis il coniglio all’ischitana. Il borgo di Forio, con i suoi strepitosi giardini botanici, è il più grande dell’isola ed è lì che sorge,

Chiesetta del Soccorso Mazerath*

in un piccolo promontorio a picco sul mare, la chiesetta del Soccorso. Con il suo bianco puro mediterraneo dedicato alla Madonna della Neve, protegge quest’isola che pare dipinta, sopra e sotto: a determinarlo sono le tinte delle sue case e delle sue barche color pastello, ma anche l’arcobaleno di pesci e anemoni che abitano le sue acque vulcaniche cristalline. Immergetevi a Mitigliano, dove una grande statua dedicata a un’altra Vergine pare respirare acqua salata da un tappeto di coralli rosso fuoco.



Ischia leoks*



Ischia AWP76*


Ischia GoneWithTheWind*




Ischia IgorZh*


Isola di Vivara Francesca Sciarra *

Procida, architettura multicolor fortificato, assaggiate le “Lingue di Procida”, delizia della locale pasticceria. E anche le spiagge si sbizzarriscono in varie nuance cromatiche: dalla sabbia scura del Pozzo Vecchio - dove Mario (Troisi) e Beatrice (Cucinotta) si innamorarono ne “Il Postino” al lido dorato di Corricella. L’isolotto di Vivara, riserva naturale di 0,4 chilometri quadrati, è collegato a Procida da un ponte pedonale: immergetevi nei sentieri profumati della sua vegetazione e nel suo mare protetto, che abbonda di lussureggiante vita marina.

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colori impazziscono definitivamente a Procida, altra isola vulcanica densamente popolata, più autentica e meno vip ma non per questo meno affascinante. Marina Corricella è un borgo di pescatori dalle tinte impensabili, accoccolato al mare in posizione d’anfiteatro e circondato dalle reti dei suoi pescherecci. Un’architettura affascinante di volte e scalinate, balconate e case multilivello. Sul punto più alto dell’isola, a strapiombo sul mare, si erge Terra Murata, il suo centro storico e culturale. In questo borgo medioevale


giannimarchetti*


Procida leoks*



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Procida freevideophotoagency**



Valentina Schenone

facebook.com/valentina.schenone.7


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l’incanto di Polignano a Mare

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Bianco e blu,

illpaxphotomatic*


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all’esterno appare come un gioiello di case bianche che si stagliano contro il blu del mare, dall’interno è tutto un intrecciarsi di vicoli candidi dove pullulano le attività della località. Polignano a Mare è uno di quei borghi da visitare almeno una volta nella vita e dista circa 30 chilometri da Bari, da cui è raggiungibile in treno o in auto in una ventina di minuti. La via di accesso al centro storico, oltre Porta Grande, separa il borgo antico dalla città nuova: il borgo è caratterizzato da vicoli su cui si affacciano edifici bianchi e in pietra, terrazze, logge e botteghe - dove si producono e ven-

Samuele Shirò**

dono ceramiche colorate -, osterie, negozietti di prodotti alimentari. Piazza Vittorio Emanuele, via Annunziata e via San Benedetto vanno percorse scoprendo la magia del luogo, tra scorci mozzafiato che si aprono all’improvviso. Nel cuore di Polignano a Mare, i muri sono impreziositi dalle parole di poeti e scrittori dipinte da “Guido, il Flâneur”, un barese trasferitosi qui nel 1984. Innamoratosi di questo borgo incantevole, Guido Lupori – questo il nome dell’artista all’anagrafe - ha deciso di regalare ai residenti e ai turisti frasi che invitano a godere delle bellezze di questo luogo.


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Vadym Lavra*



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Lama Monachile wjarek*


Cale e calette dalle acque cristalline

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l mare di Polignano vanta un’acqua cristallina. Lama Monachile (o Cala Porto) è una caletta caratterizzata da ciottoli bianchi, incastonata tra due pareti rocciose e bagnata da acque limpidissime. Si dice che qui un tempo vivessero le foche monache, da cui il nome “monachile”. La spiaggia – uno degli scenari più fotografati del borgo di Polignano a Mare – dista pochi minuti dal centro storico e si raggiunge da un ponte alto 15 metri che parte dall’antica via Appia Traiana. Via Traiana fu costruita dall’imperatore Traiano

per collegare Roma e Brindisi. In un’epoca lontana, cala Porto venne utilizzata come porto di approdo per le navi che trasportavano le merci provenienti dall’Oriente. Poco più a nord di Cala Porto si trova Cala Paguro, con le due insenature utilizzate l’una per l’approdo di piccole imbarcazioni e l’altra come spiaggia per i bagnanti. Si raggiunge dal centro storico percorrendo via San Vito, che porta a un’altra nota spiaggia, Cala Cavallo, adatta a famiglie con bambini grazie alla sua sabbia finissima.

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Cala Incina Claudio Stocco*

Passeggiando nella storia e nella natura

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iù avanti nella stessa direzione, Cala San Vito è sovrastata da un’abbazia - costruita nel X secolo e arricchita nel corso del tempo da contaminazioni barocche, da un loggiato e da una scalinata esterna - e dalla torre saracena, entrambi simboli di Polignano a Mare. A sud del borgo si trova Cala Incina, una piccola baia circondata da scogliere e immersa in un’area naturale con una straordinaria torre cinquecentesca. Oltre che per le calette, Polignano è famosa per le sue grotte: il consiglio è quello di visitarle con una delle numerose escursioni in barca

organizzate in loco. La più nota è grotta Palazzese, o grotta del Palazzo (citata in diverse opere letterarie), che il feudatario Giuseppe Leto volle trasformare in un’opera architettonica incamerandola nei propri beni. Il progetto prevedeva l’unione del palazzo marchesale alle vicine mura con un ponte, giardini pensili e terrazzamenti visibili ancora oggi. A metà Ottocento, grotta Palazzese divenne uno stabilimento balneare e negli anni è sempre scenario di spettacoli e concerti grazie all’acustica straordinaria. Oggi ospita un rinomato ristorante.


Grotta Palazzese Em Campos*


Zigres*



David Ionut*



Grotte e tuffi, mare e musica

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ltre grotte da scoprire in questi luoghi sono la grotta delle Rondinelle, la grotta dell’Episcopina (prende il nome dai cunicoli che la univano alla chiesa) e la grotta Chiangella, così chiamata per la leggenda che narra di mamme disperate che da qui piangevano le loro figlie rapite da pirati e saraceni. Si dice che la grotta delle Monache fosse frequentata dalle religiose, che potevano fare il bagno senza essere osservate. Polignano a Mare è

wjarek*

famosissima per un evento che si tiene ogni anno tra la fine della primavera e l’estate, il Red Bull Cliff Diving. I campioni mondiali di tuffi da grandi altezze si sfidano gettandosi da 27 e 21 metri di altezza e dalla scogliera, garantendo uno spettacolo davvero emozionante, che attira decine di migliaia di persone. Che possono anche fare un tuffo nella storia della musica italiana: a Polignano a Mare, infatti, è nato Domenico Modugno.

Statua di Domenico Modugno John Silver*


Francuc*


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cge2010*



TERRITORI, LIFES TYLE E DESIGN

Antonella Andretta

www.facebook.com/antonella.andretta

Mille e uno paesaggi toscani

David Kooijman**



Openpics**

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a Toscana è un puzzle di borghi, città e territori, ciascuno dei quali è così peculiare da rendere la regione uno dei gioielli più pregiati del nostro Paese: dalle spiagge affollate della Versilia ai vigneti rigogliosi del Chianti, dalle scogliere dell’isola di Capraia alle torri di San Gimignano, dalle cave di marmo di Carrara alle campagne maremmane. Per non parlare poi di città come Firenze, Pisa o Siena che il mondo intero conosce e ama. Ma c’è un paesaggio che forse è ancora più iconico, così unico da essere stato dichiarato

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Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. È la Val d’Orcia, in provincia di Siena, con i suoi borghi in pietra e le sue cappelle, i suoi casali e le sue stradine sterrate, le sue colline e suoi cipressi, un saliscendi armonioso, spesso molto silenzioso, intatto, praticamente identico a se stesso da centinaia d’anni, facile da riconoscere negli sfondi dei grandi pittori del Trecento e Quattrocento. Eppure anche qui il seme della modernità, quello dell’arte, del design e dell’architettura ha attecchito in un modo garbato, rispettoso del contesto.



Cave e Costa de Campocecina


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l tema della “città ideale” è sempre stato presente nella mente di architetti e urbanisti, con particolare forza nel periodo dell’Umanesimo e del Rinascimento. E Pienza, sorta per volere del papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, raffinato umanista, grazie ai progetti dell’architetto Bernardo Rossellino, ne è tuttora uno splendido esempio, pressoché intatto nel piccolo e prezioso centro storico imperniato sulla piazza principale, lastricata e a forma di trapezio, su cui si affacciano la Cattedrale, il Palazzo Vescovile, il Palazzo Pubblico e lo splendi-

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La perfezione architettonica di Pienza, la modernità dell’arte

do Palazzo Piccolomini (tutti visitabili). Qui, tra viuzze, negozietti e botteghe, sono nate e cresciute generazioni di artigiani (specializzati soprattutto nella tipica lavorazione del ferro battuto) e artisti che non necessariamente si sono ispirati ai canoni antichi. Uno di loro è Enrico Paolucci, celebre per i suoi lavori di “pitto-scultura”, spesso in cartapesta: pesci coloratissimi dalle forme stilizzate, cinghiali e civette geometriche, bassorilievi di materiali diversi, spesso raffiguranti la stessa Val d’Orcia, molto attuali, tutti interessanti.

Guido Cozzi


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PIENZA volkova natalia*




Montalcino Ana del Castillo*


Brunello: più che un vino, un modo di vivere I

l Brunello di Montalcino, prodotto proprio in Val d’Orcia, dove si allineano al sole i vigneti della celeberrima Doc, gode di fama planetaria ed è considerato uno dei vini migliori al mondo. Detto così, mette un po’ di soggezione, quasi più che un rosso da bere mangiando una costata di Chianina, fosse un’entità metafisica da venerare. Ma basta farsi un giro nella bella Montalcino (e in tutta la Toscana), per rendersi conto che il vino qui è qualcosa di vero e di semplice, uno dei cardini su cui è stato edificato un lifestyle vecchio di secoli e allo stesso tem-

po perennemente giovane nel suo rinnovarsi all’interno della tradizione. Un esempio in questo senso, è la Cantina di Montalcino, la locale cooperativa, il cui modernissimo design, dalla caratteristica copertura che riprende il movimento delle colline senesi, è frutto di un importante progetto architettonico in armonia con il paesaggio circostante. Acciaio e legno, tecnologia e natura, modernità e consuetudini formano con il Brunello un connubio ideale da vedere, da visitare, da assaporare. E da portare a casa come il migliore tra i ricordi di viaggio.



Montalcino federico neri*




Guido Cozzi

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Ispirazione a tutto tondo

l territorio del Brunello ha ispirato anche alcuni lavori di Anne Marie Ciminaghi, che vive e lavora a Rigomagno (Sinalunga, Siena) tessitrice a mano, più volte premiata a livello internazionale per il design delle sue stoffe. Ha realizzato una linea di filati di seta e cashmere ispirandosi ai colori del vino, utilizzandoli per creare collezioni di sciarpe, borse, accessori. Anche numerosi registi hanno subito il fascino di questi paesaggi e li hanno voluti nei loro film: Ridley Scott qui ha diretto alcune celebri sequenze de “Il Gladiatore” (quella in cui il protagonista arriva nei Campi Elisi camminando lungo un decli-

vio tra le spighe di grano), girata presso Terrapille; Bernardo Bertolucci scene di “Io ballo da sola”, Anthony Minghella de “Il paziente inglese”, Zeffirelli di “Fratello sole, sorella luna”. Chiudiamo con un piccolo rammarico: in queste pagine non abbiamo parlato di San Quirico coi suoi cipressi (la Cappella della Madonna di Vitaleta è il simbolo dei simboli della Val d’Orcia), di Bagno Vignoni e la sua vasca di acqua termale che occupa tutta una piazza, di Castiglione, di Radicofani e così via, non perché meno interessanti, ma solo perché ogni singolo borgo merita pagine e pagine tutte per sé.


Guido Cozzi

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Bagno Vignoni Fabio Caironi*



Caffè e cantuccini Alexander Chaikin*


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Il Prosciutto di San Daniele Luca Sartori


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un’eccellenza mondiale. Una meraviglia della nostra gastronomia conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. A tutelarne e a diffonderne il marchio, quello del Prosciutto di San Daniele, è un Consorzio che conta tutti i suoi 31 produttori. Consorzio che affonda le sue radici nel 1961, quando un gruppo di cittadini tra cui produttori di prosciutto, industriali di altri settori e persone della società sandanielese si uniscono con lo scopo di tutelare e diffondere il nome e il marchio del prosciutto di San Daniele e di stabilirne le regole di lavorazione. I produttori sono uniti nel segno del pregiato prosciutto friulano, dalla qualità riconosciuta dallo Stato Italiano fin dal 1970, attraverso una specifica norma che ha recepito gli usi leali e costanti della produzione tradizionale, salume riconosciuto

anche dall’Unione Europea nel 1996 come prodotto a Denominazione di Origine Protetta. Il codice etico del Consorzio si basa sulla correttezza, l’equità, l’integrità, la lealtà, la collaborazione e il rigore, racchiudendo i valori condivisi dai vari membri dello stesso. Il prodotto, riconosciuto quale denominazione di origine protetta, è controllato da un organismo terzo e vigilato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che verifica e certifica la corretta applicazione del Disciplinare di Produzione a carico di tutti i soggetti della filiera produttiva, rigorosamente italiana, composta da allevatori, macellatori, prosciuttifici e laboratori di affettamento. Per approfondire la conoscenza del Consorzio del Prosciutto di San Daniele, basta andare sul sito www.prosciuttosandaniele.it.



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Solo carni italiane

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l Prosciutto di San Daniele è prodotto con le carni di suini nati, allevati e macellati in sole 10 regioni del centro e nord Italia, alimentati con siero di latte e cereali nobili. Le cosce scelte vengono conservate per 24 ore tra -1°C e 3°C, per essere poi rifilate per favorirne la perdita di umidità. Trascorse altre 24 ore si passa alla salatura e al riposo per un numero di giorni pari al numero di chili di peso della coscia. Si passa poi alla pressatura e al successivo riposo a umidità e temperatura controllate fino al quarto mese dall’inizio della lavorazione. C’è poi il lavaggio, processo tonificante che, con il cambio di temperatura, porta alla fase

di maturazione. Come tutte le fasi della lavorazione, anche la stagionatura deve rigorosamente avvenire nel territorio comunale di San Daniele del Friuli. C’è poi la sugnatura, l’applicazione della sugna, composta da grasso suino e farina di riso, nella parte non coperta dalla cotenna, per proteggere e ammorbidire quest’ultima, favorendo la perdita di umidità all’interno della coscia ed evitando la secchezza delle carni. Con battitura e puntatura con osso di cavallo si valutano il grado di stagionatura e la bontà del prodotto prima di procedere con la marchiatura a fuoco al compimento del tredicesimo mese.


Un Disciplinare a tutela del marchio

È

un Disciplinare di Produzione rigido, quello imposto dal Consorzio di tutela del Prosciutto di San Daniele, uno dei simboli più conosciuti del made in Italy agroalimentare nel mondo, il cui processo di lavorazione, frutto di una tradizione che affonda le radici tra XI e VIII secolo a. C., è giunto a un punto di svolta. Il nuovo Disciplinare di produzione della Dop aggiornato ha infatti l’obiettivo di specificare ancora meglio alcuni aspetti determinanti nella produzione della Dop a garanzia della tutela del marchio e del consu-

matore. Nuova è l’introduzione nel disciplinare di un peso massimo di 17,5 e minimo di 12,5 chili per le cosce fresche impiegate nella preparazione dei prosciutti, nuovo il limite fissato per il peso del prosciutto stagionato, da 12,5 a 8,3 chili; nuovo anche il periodo di stagionatura dai 12 mesi ai 400 giorni, mentre viene ristretto il range di sale, non inferiore al 4,3% e non superiore al 6%. Si aggiungono poi, quale requisito preliminare di conformità, le caratteristiche genetiche dei suini ammessi alla Dop.




Delizia da esportazione

S

ono state oltre 2 milioni e mezzo le cosce di prosciutto di San Daniele Dop avviate alla lavorazione nell’anno appena trascorso, provenienti dai 54 macelli che trasformano la materia prima dei 3.851 allevamenti di suini italiani. Del fatturato totale derivante dalle attività di produzione e distribuzione, che ha raggiunto i 310 milioni di euro, con un incremento del +1,4% nel volume delle vendite e del +1,6% nel valore delle vendite, la parte più consistente riguarda

l’export che ha registrato numeri sempre crescenti, attestando le vendite su oltre 4 milioni di chilogrammi di prodotto fuori dall’Italia. Alla Francia, che con il 27% è lo stato che detiene la quota più rilevante per l’esportazione del San Daniele, si uniscono gli Stati Uniti, con il 19%, la Germania con il 13% e l’Australia con il 10%. Seguono, tra gli altri, Belgio, Svizzera, Austria, Regno Unito e Giappone, dove il marchio è presente e in continua crescita.


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Carola Traverso Saibante

Vita ultramarina, nutrimento celestiale!

DCChefAnna**


Vita ultramarina, nutrimento celestiale! tove erbs**

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a dove deriverebbe la radice sanscrita della parola “mare”? Da “morire”! Mare luogo infecondo, privo di vegetazione e quindi di vita? Una strana interpretazione etimologica! In ogni caso, il nostro mare è vita e nutrimento e cibo. Per cavalcare il concetto, iniziamo comunque il nostro viaggio gastronomico da un’isola che in realtà è un promontorio: dall’Isola di Capo Rizzuto (Crotone) e dal-

la sua frazione-borgo di pescatori, Le Castella, con l’iconico castello aragonese immerso in quelle macchie d’acqua salata verde smeraldo - trasparente - su uno sfondo di puro blu. Qui si coltiva il cosiddetto finocchio d’oro, dal profumo forte e inebriante e dalla fibrosità quasi inesistente: un ortaggio burroso confronto ai suoi conspecifici, perfetto crudo, per cominciare o terminare – e digerire – il pasto.


Vita ultramarina, nutrimento celestiale!


Vita ultramarina, nutrimento celestiale!

Carloforte gabriella Don Lorenzo Milani**

PDPics** fotogiunta/Shutterstock.com


Legumi vulcanici e trippe di mare

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ose di mare, coralli, barracuda, spugne e lenticchie. Siamo a Ustica. Le lenticchie sono piccoline e marroni, coltivate manualmente e senza pesticidi. Presidio Slow Food, le lenticchie di questa piccola terra vulcanica situata nel Tirreno sono perfette per zuppe profumate con basilico o finocchietto selvatico e per la “pasta e lenticchie” - che si prepara con gli spaghetti spezzati -, alternativa locale alla più nota con i fagioli. Sulla scia del profumo marino attraversiamo la distesa d’acqua

che separa le nostre due isole maggiori e sbarchiamo in un’altra isola nell’isola: San Pietro, pervasa dall’effluvio di erbe e ricci, alghe e patelle, dove nidifica il falco e dove regna il tonno, di cui non si butta via nulla. Il pesce è materia prima d’arte a Carloforte, capitale dell’isola. Il “Bélu” sono le sue trippe, una delle parti più prelibate. Si rosola con cipolle, patate e/o pomodori dopo una notte di dissalazione. Ugualmente preparati a spezzatino sono i “Gurézi”, ovvero esofago e branchie.

Vita ultramarina, nutrimento celestiale!

Bart-ter-Haar**


Vita ultramarina, nutrimento celestiale!

Capre a merenda S

e si chiama “Capraia” ci sarà ben un motivo! E dunque in quest’isola selvaggia e pescosa dell’arcipelago toscano noi facciamo i pastori e assaggiamo il delizioso formaggio caprino, Prodotto Agroalimentare Tradizionale, che porta nella sua pasta grassa di latte gli aromi del Mar Tirreno. Quando l’isola era colonia penale, veniva lavorato dai detenuti, mentre oggi lo produce un’unica azienda. Cambiamo mare e puntiamo verso Chioggia, la “Piccola Venezia”. Cos’è il “Caparossolo de Ciosa”? La vongola verace locale, che vive nei fondali sabbiosi

RitaE**

e si nutre delle acque della Laguna per poi finire in un cumulo di spaghetti insaporiti con prezzemolo e aglio! Grazie vongola. Che non disdegna certo il cappero come accompagnatore nel piatto. Certo, i più conosciuti sono quelli dell’isola di Pantelleria, ma lo sapete che anche quelli del Gargano sono riconosciuti e stimati? Questa varietà autoctona cresce spontanea tra la macchia mediterranea e le pinete, in particolare nella zona dove si trova il borgo di Mattinata, con le sue spiagge di ciottoli e il mare sbandierato.


Umbe Ber**

Vita ultramarina, nutrimento celestiale! Chioggia Karl Andrich**


Vita ultramarina, nutrimento celestiale!

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Samantha Alegre**

Porto Cesareo Marcom 66**


Aragoste al cioccolato R

imaniamo in Puglia ma cambiamo un’altra volta mare: Porto Cesareo, costa ionica. Dune, isolotti, la “strada delle pescherie” e la zuppa di pesce, la “Quatàra alla Cisàrola”. La “quatàra” è la caldaia di rame che si usava un tempo, quando era accomodata tra le pietre sul fuoco e i pesci erano solo quelli di scarto. Oggi, ecco cipolla, pomodori e tutto il mare dentro: dai molluschi – con le immancabili seppie – ai crostacei e infine i pesci: obbligatorie le triglie. Dal mare ci si può comunque ispirare anche per il dessert

con la “Coda d’aragosta” della pasticceria partenopea, una rielaborazione della tradizionalissima sfogliatella Santa Rosa, quella che nacque nel convento di clausura dedicato all’omonima santa sulla costiera amalfitana: con la crema pasticcera, l’amarena e la sfoglia superiore un po’ sollevata a mo’ di cappuccio di monaco. La “Coda d’aragosta” è più grande, ha forma allungata – a foggia di coda del pregiato crostaceo, appunto – e oltre o al posto della crema è farcita con panna, crema chantilly o persino cioccolato.

Vita ultramarina, nutrimento celestiale!

Alessio Orru*


Eventi nei borghi e arte, le nuove frontiere di AriSLA Luca Sartori

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al 2009 ha investito in attività di ricerca scientifica oltre 12,4 milioni di euro sostenendo oltre 130 gruppi di ricerca. Questi sono solo alcuni dei numeri che raccontano l’impegno di AriSLA, Fondazione Italiana di ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica, principale ente no profit in Italia a promuovere e finanziare la

ricerca scientifica sulla SLA. 3S Comunicazione, con il suo circuito di viaggi e turismo composto dalla rivista digitale e-borghitravel e dal portale e-borghi - la più grande risorsa online di borghi e turismo -, è da sempre al fianco di chi promuove e finanzia ogni forma di ricerca e quindi anche di Fondazione AriSLA.


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I

COPR


Oscar Nicoletti (ideatore Granfondo) con la madrina e campionessa Noemi Cantele

Sotto: _The net #4’ opera dell’artista Aqua Aura


Borghi e arte per la ricerca

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orghi ma anche arte e cultura compongono il ricco mosaico di contenuti della rivista e-borghi-travel e il sito e-borghi e proprio da tanti centri italiani arriva il sostegno a AriSLA, come Castelsardo, incantevole borgo medievale situato in provincia di Sassari, che da sei anni ospita l’iniziativa “TuttiuniticontrolaSLA”, e Castelletto Sopra Ticino, comune posto nell’alta pianura novarese orientale e baciato dal Lago Maggiore, che sin dal 2009 è teatro di diverse manifestazioni a favore

Castelsardo, TuttiuniticontrolaSLA

della Fondazione, tra cui la “Granfondo del Lago Maggiore”, dedicata agli appassionati di ciclismo. E poi c’è il supporto alla ricerca che arriva dall’arte, come testimonia l’iniziativa di raccolta fondi “Fai un’opera per la ricerca”, che AriSLA promuove sul suo sito grazie alle opere donate sia dall’artista Aqua Aura sia dall’associazione artistico-culturale milanese “Gruppo Sirio”, anche promotrice di una mostra benefica “Pennellate e versi dai colori della solidarietà” a favore della Fondazione.


Castelsardo Vladimir Sazonov*



Castelsardo, TuttiuniticontrolaSLA

Investimenti e opportunità per la SLA

A

riSLA è nata nel dicembre del 2008 per volontà di A.I.S.L.A. Onlus - Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, Fondazione Cariplo, Fondazione Telethon, Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport Onlus. La sua mission è quella di rendere più incisivi ed efficaci gli investimenti e le opportunità nella ricerca sulla SLA, coordinando progetti e ricercatori e sostenere il rapido tra-

sferimento dei risultati alla pratica clinica. La SLA è una malattia neurodegenerativa grave progressivamente invalidante, che solo in Italia coinvolge circa 6000 persone e per cui non esiste una cura efficace. Solo promuovendo una ricerca di valore si può infatti pensare di arrivare a sviluppare approcci terapeutici concreti per contrastare la malattia e migliorare la vita delle persone con SLA.


Convegno AriSLA Novembre 2019

Lago Maggiore sergiopazzano*


78 progetti di ricerca

L

a Fondazione, guidata dal presidente Mario Melazzini, a oggi ha sostenuto complessivamente 78 progetti di ricerca scientifica in diversi settori. L’investimento più consistente è stato quello nella ricerca di base con 52 progetti, perché bisogna necessariamente partire dalla comprensione delle cause genetiche e non della malattia e approfondire i meccanismi che concorrono alla sua manifestazione a livello molecolare e cellulare, per arrivare a comprenderne la manifestazione funzionale nell’uomo. AriSLA è impegnata anche nel sostegno di ricerca più avanzata, nell’ambito preclinico e traslazionale, con progetti che costituiscono il ponte tra ricerca di base e ricerca clinica, promuovendo la protezione intellettuale per favorire lo sviluppo industriale e il trasferimento in clinica dei risultati scientifici ottenuti in laboratorio. L’altro ambito rilevante supportato dalla Fondazione è proprio quello della ricerca clinica, per migliorare le metodologie di gestione dei pazienti o validare scientificamente l’efficacia e la sicurezza di nuovi farmaci o nuovi dispositi-

Presidente AriSLA, Mario Melazzini, al Decennale di AriSLA, Milano

vi. Quella di AriSLA è una storia ricca di successi e riconoscimenti. La continuità dell’investimento negli anni e il rigore del processo di selezione dei migliori progetti hanno contribuito a creare sul territorio italiano una rete di laboratori eccellenti, attraendo anche l’interesse per la ricerca su questa patologia di nuovi ricercatori.


Team AriSLA alla 12H Cycling Marathon di Monza

Convegno AriSLA Novembre 2019


Tavola Rotonda al Decennale AriSLA. Da sinistra: F. Di Mare, M.Mauro, M.Melazzini, F.Pasinelli, G. Fosti

Un bando per sostenere i progetti più innovativi

G

razie all’impegno di AriSLA nel costruire un terreno fertile, in cui le idee più promettenti potessero avere la possibilità di svilupparsi e generare risultati concreti, la comunità italiana di ricercatori in ambito SLA è cresciuta e ha sviluppato importanti sinergie e collaborazioni anche internazionali nei settori più competitivi della ricerca genetica, preclinica e clinica. Ne

sono testimonianza le oltre 250 pubblicazioni scientifiche derivate dagli studi finanziati dalla Fondazione, per la maggior parte ad alto o altissimo impatto internazionale, indice della qualità scientifica dei progetti supportati e del riconoscimento da parte della comunità internazionale del valore dei risultati conseguiti. Proprio davanti a questi straordinari risultati,


l’attività di promozione, finanziamento e coordinamento di Fondazione AriSLA non si può fermare. «Il difficile momento storico che stiamo vivendo ci induce con maggiore forza a confermare il nostro impegno al fianco della ricerca - sottolinea Mario Melazzini, presidente AriSLA – ed è per questo motivo che anche quest’anno abbiamo promosso un nuovo bando, lanciato nei giorni scorsi e aperto alle candidature fino all’11 giugno, che andrà a supportare in modo

Castelsardo TuttiuniticontrolaSLA

concreto i progetti più validi e innovativi. Il nostro obiettivo è attaccare la SLA su più fronti, finanziando la ricerca di base, pre-clinica e clinica osservazionale, al fine di garantire una migliore cura dei pazienti. Perché è importante ricordare che nonostante i risultati raggiunti, la SLA deve essere ancora sconfitta e solo la ricerca rappresenta l’unico strumento in grado di fornire le risposte concrete di cui abbiamo bisogno ed è fondamentale continuare a sostenerla».


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Uno dei percorsi della ‘Granfondo Lago Maggiore’


Intervento Presidente AriSLA Mario Melazzini

Il 5 per mille per AriSLA

L

e risorse per il supporto dei vincitori del nuovo bando derivano da diverse fonti. Alle quote dei quattro soci fondatori si aggiungerà il ricavato dalla campagna 5 per mille. Chi intende supportare AriSLA e la ricerca sulla SLA può farlo destinando il 5 per mille, un gesto che non costa nulla, ma che

ha un grande valore: bisogna apporre la propria firma nella dichiarazione dei redditi nel riquadro riservato a “Finanziamento della ricerca scientifica e della Università” o a “Finanziamento della ricerca sanitaria” e inserire il codice fiscale di Fondazione Italiana di Ricerca per la SLA 97511040152.


A capofitto nelle

Azzorre

Guatape Anna Kdas Mueller* Lagoa Sete Cidades

Marcial Gomes*


Oltreconfine: Oltreconfine: Portogallo Francia

Nicoletta Toffano

facebook.com/nicoletta.toffano


Carla M.**


Oltreconfine: Portogallo

C

he le Azzorre siano veramente parte di Atlantide, come alcuni vogliono credere, oppure no, sta di fatto che rappresentano quanto di più fantastico si possa immaginare in mezzo all’oceano: nove isole dalle antiche radici culturali europee e senza uguali sotto il profilo paesaggistico. Un territorio portoghese collocato proprio al centro dell’Atlantico quasi a metà strada tra Portogallo e Canada, nato grazie all’intensa attività vulcanica sottomarina medio-atlantica, che lo ha fatto emergere e, dopo averlo generato, ne

ha modellato tutto il paesaggio. Un vulcanismo intenso che impone la sua presenza dalle spiagge di sabbia scura e soffice ai torrenti di lava solidificati, dai laghetti incantevoli alle coste mozzafiato alte e frastagliate. Ma non è questa l’unica faccia delle Azzorre: l’altra faccia è quella di un arcipelago sub-tropicale fiorito nel quale sorgono deliziosi borghi dalle architetture continentali capaci di stupire e accogliere, con la loro originale e radicata personalità, i visitatori in cerca di cultura, sapori e tradizione artigianale.

Horta jacqueline macou/Pixabay


Ponta Delgada Mauro Rodrigues*

La via del tè di São Miguel

N

ell’isola di São Miguel, la più grande dell’arcipelago, su un territorio ornato dalle sorprendenti sfumature di colore dei laghi vulcanici, sorge la capitale Ponta Delgada. Il borgo deve il suo sviluppo all’antica industria legata alle balene, ed è oggi il centro più attivo delle Azzorre. Tra i suoi edifici barocchi, le antiche mura e le chiese in stile manuelino si svolge l’attiva vita del borgo antico, tutto giocato sul contrasto cromatico del bianco e del nero di pavimentazioni stradali e di palazzi.

Il cuore di Ponta Delgada è la piazza della cattedrale barocca e tutt’intorno vi sono le vie con i negozi turistici e i locali tipici, gli antichi conventi e i mercati tradizionali. Per un tuffo nel passato bisogna varcare il portone dei palazzi storici che ospitano ancora le originali sale da tè: São Miguel è l’unico luogo in cui viene prodotto in Europa il tè che viene servito, come da tradizione, in preziosi servizi di porcellana adagiati sui tavolini in marmo e mogano di splendidi locali.


Oltreconfine: Portogallo

Lago Verde Bandeja Paisa e Lago Blu a Sete Cidades Luis Echeverri Urrea* photosforyou**


Chiesa di SĂŁo Miguel, Ponta Delgada Maria e Fernando Cabral**


Oltreconfine: Portogallo


Faro de Goncalo Velho a Santa Maria Nuno Rodrigues**


Oltreconfine: Portogallo

Le piccole Santa Maria e Graciosa

L

a piccola isola di Santa Maria è la più meridionale, calda, secca e vicina al continente tra le isole Azzorre. Si distingue per le spiagge di sabbia dorata e di sedimenti fossili marini, tra queste Praia Formosa, una delle spiagge più belle dell’intero arcipelago dove si svolge “Maré de Agosto”, un importante festival di musica lusitana. Non lontano si trova Farol de Gonçalo Velho, il faro più suggestivo delle Azzorre a picco sull’Atlantico. La piccola capitale di Santa Maria si chiama Vila do Porto, un borgo di 5mila anime, fondato nel 1432 e dove sono da visitare i particolari edifici sacri or-

Port in Praia, Graciosa Karol Kozlowski*

nati con motivi marini e i monumenti pubblici in pietra roja. All’estremo nord dell’arcipelago si trova l’altra piccola isola: la pianeggiante Graciosa. La capitale, Santa Cruz, vicino al cono di un antico vulcano, è un piccolo borgo bianco ed elegante ricco di palazzi signorili eretti tra il XVI e XIX secolo. La vicina vetta di Caldeira (402 metri s.l.m.) è un cratere da cui si accede allo sbalorditivo sito di Furna do Enxofre: una grotta da cui si arriva a un piccolo lago vulcanico sotto il livello del mare, il Lagoa do Styx, dichiarato dall’Unesco Riserva della Biosfera.


Santa Maria Nuno Rodrigues**


Oltreconfine: Portogallo


Un “Triangulo” di isole

“T

riangulo” è il nome dato alla parte centrale dell’arcipelago delle Azzorre. Il primo vertice è l’isola di Faial, soprannominata “l’azzurra” per la straordinaria propagazione di ortensie. Il suo borgo principale è Horta, l’approdo preferito dei diportisti che fanno il giro del mondo il cui ritrovo è qui, il Peter Cafè Sport, il bar più famoso dell’Atlantico. Impedibile il centro dell’isola, sede di una riserva naturale che preserva la ricca vegetazione di piante endemiche chiamata “Macaronesia”. Il secondo vertice è l’isola di Pico su cui svetta, con i suoi 2.351 metri, la Montanha do Pico, il terzo vulcano più alto di tut-

Horta UschiDaschi*

to l’Atlantico. L’isola, nota per i paesaggi terrazzati dove viene prodotto il migliore vino delle Azzorre, comprende tre piccoli borghi: Madalena con la Grotta das Torres, un incredibile tunnel lavico, Lajes con il Museu dos Baleeiros e São Roque con il Museu da Indústria Baleeira. Chiude il Triangulo l’isola São Jorge, famosa per la vegetazione lussureggiante. La stretta isola deve la sua notorietà alle fajãs, le basse pianure costiere che si estendono ai piedi di alte pareti verticali. Nei due borghi marinari di Velas e Calheta si può acquistare l’originale queijo, il tipico formaggio locale esportato in tutto il mondo.


Oltreconfine: Portogallo

Pico Klara Bakalarova*


Santa Maria Maria e Fernando Cabral**


Oltreconfine: Portogallo


Villa do Corvo Danaan*

Angra do Heroismo, Isola di Terceira Roman Sulla*


Oltreconfine: Portogallo

Terceira, Corvo e Flores: patrimoni dell’Umanità

T

erceira, come dice il nome, fu la terza isola delle Azzorre a essere scoperta. Si trova qui il borgo di Angra, dal 1993 Patrimonio dell’Umanità, che fu nella storia una tappa importante nelle rotte commerciali dell’Atlantico. Oggi il suo centro rinascimentale comprende cattedrali, palazzi appartenuti a ricchi mercanti e forti militari. Il resto dell’isola è, manco a dirlo, una meraviglia geologica: tunnel lavici, caldere e vegetazione lussureggiante. A ovest si incontra l’isola di Corvo, la più piccola delle Azzorre: poche centinaia di abitanti concentrati nel

borgo di Vila do Corvo. Nel 2007 l’Unesco ha dichiarato l’isola Riserva della Biosfera per il suo valore antropologico e naturalistico che comprende rarità come il vulcano Caldeirão, il cui cratere è occupato da un lago. Ultima ma non ultima è l’Ilha das Flores, anch’essa Riserva della Biosfera: un concentrato di geologia vulcanica in un tripudio di fiori. Santa Cruz e Lajes sono i borghi principali, ma sono tantissimi i minuscoli centri sparsi in tutta l’isola, tutti da scoprire durante escursioni indimenticabili tra laghi di montagna, vette vulcaniche e cascate scroscianti.


Flores Lukasz Jannyst*


Oltreconfine: Portogallo


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Portas da Cidade, Ponta Delgada Gi Cristovao Photography*


Oltreconfine: Portogallo



Ivan Pisoni

facebook.com/pisoni.ivan.7

Leggende tra isole e mare

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Prettysleeepy**


Leggende tra isole e mare

La leggenda dell’isola di Ogigia e della ninfa Calipso D

a qualche parte, nel Mediterraneo, un tempo c’era la paradisiaca isola di Ogigia, dimora di Calipso, una delle ninfe più belle del mondo allora conosciuto. La ninfa, figlia di Atlante, fu esiliata sull’isola perché punita dagli dei: si era infatti schierata dalla parte del padre nella lotta contro i Titani. Un giorno, dopo una forte tempesta, il mitico Ulisse riuscì a scampare al temibile mostro Cariddi e, stremato, arrivò sulle coste di Ogigia. Alla vista dell’eroe, la bella ninfa se ne innamorò perdutamente. Così forte era l’amore di

Calipso per l’Odisseo che lo trattenne sull’isola per ben sette anni promettendogli l’immortalità se avesse contraccambiato il sentimento ma Ulisse era troppo legato al suo desiderio di tornare a Itaca e continuò a rifiutarsi. Di notte l’eroe sognava la sua terra e nel sonno piangeva. Fu il suo pianto a muovere l’animo della dea Atena che spinse Zeus a inviare Ermes sull’isola per convincere Calipso che doveva liberare Ulisse. Ermes portò con sé della legna con la quale Ulisse avrebbe potuto costruire una zattera e dei ri-

Meleda Ivan Bagić**


Gozo Margaret King**

cono che potrebbe essere Meleda, nella Dalmazia, oppure che potrebbe essere Gozo, nell’arcipelago Maltese, o ancora Gavdos, a sud della Grecia, oppure che potrebbe essere nel Mar Ionio, di fronte alla costa calabra nei pressi della Secca di Amendolara, o nei pressi di Punta Alice a Cirò Marina. C’è addirittura chi pensa che Ogigia sia in realtà l’isola di Pantelleria ma, trattandosi di una leggendaria isola paradisiaca, mi viene da pensare che tutte le isole del Mediterraneo siano… leggendarie e paradisiache.

Leggende tra isole e mare

fornimenti per riprendere il suo viaggio. A malincuore, la bella ninfa acconsentì. C’è chi dice che tra i due, durante quei sette anni, non successe nulla, c’è però chi sostiene che i due ebbero due figli, Nausitoo e Nausinoo. Altri dicono che i due concepirono un solo figlio, Ausone, ma c’è anche chi sostiene che quel figlio era Latino, che altri ancora vogliono che sia stato concepito da Ulisse e la maga Circe. Comunque, quale sarà in realtà l’isola di Ogigia tra quelle del nostro grande mare? Le indicazioni più plausibili di-


Leggende tra isole e mare

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Scoglio della Regina, Acquappesa

La leggenda dei tramonti rossi sulle coste di Acquappesa C

’era una volta un re che viveva nei pressi di Acquappesa, in Calabria. Seppur vigoroso, trionfante in guerra e con una bellissima consorte, il re era profondamente infelice. L’insoddisfazione del sovrano era motivo di grande preoccupazione per la sua regina, donna sensibile e raffinata, che si sentiva in qualche modo responsabile dello stato d’animo del marito. Nel tentativo di combattere lo sconforto, il triste re decise di partire su un veliero per una nuova impresa. Nel partire verso il rischioso viaggio in mare, il sovrano salutò la sua amata giurandole che non avrebbe dovuto attendere molto il suo ritorno, il

quale sarebbe stato annunciato da una luce rossa all’orizzonte. Ogni giorno, da allora, la regina si recò in riva al mare in attesa di quel segnale ma i giorni passarono. Poi le settimane, poi i mesi, poi gli anni. Disperata, la regina, una sera andò in cima al faraglione di fronte alla costa per poter guardare più lontano e scorgere l’avvicinarsi del marito ma cadde tra le onde del mare in tempesta, il quale la portò via, così come fece con il suo re. C’è chi dice che i tramonti rossi nei pressi dello Scoglio della Regina siano proprio dovuti all’incontro delle anime dei due amanti che sono finalmente riusciti a riabbracciarsi e a trovare la loro felicità.


Conero il pescatore e la leggenda del delfino U

n tempo viveva un pescatore di nome Conero che con i suoi compagni pescava lungo le coste dell’Adriatico. Un giorno, Conero e i suoi videro un magnifico delfino solcare le acque e nonostante il parere contrario di Conero - i delfini erano protetti dagli dei e questo lui lo sapeva bene - i suoi compagni decisero di catturare lo splendido esemplare. Non appena l’animale fu portato a bordo, il cielo si scurì, i venti si fecero più forti, il mare diventò turbolento e si scatenò una potente

tempesta. Immediatamente Conero liberò il delfino e la tempesta si placò ma la barca era ormai alla deriva. Disperati, i pescatori iniziarono a pregare gli dei in cerca di perdono. In quel preciso momento il mare si calmò completamente e da esso apparve il delfino liberato che guidò Conero e i suoi malcapitati compagni verso una grossa insenatura a forma di gomito, riparata da un monte, nella quale i pescatori trovarono asilo. Da allora quel monte – nelle Marche - è conosciuto come Monte Conero.

Leggende tra isole e mare

Monte Conero Roberto Lo Savio*



Ivan Pisoni

facebook.com/pisoni.ivan.7

lo sapevate che...


lo sapevate che... tra mari e isole

I

l nome dell’Adriatico deriva dalla città di Adria. Sembra, peraltro, che nel V secolo la colonia di questa cittadina veneta avesse rapporti commerciali con la Grecia. I romani, invece, iniziarono chiamandolo Mare Superum per differenziarlo dal Mare Inferum (il Tirreno), ma poi lo chiamarono Mare Hadriaticum.

nnarralli*

I

l più grande vulcano d’Europa è sommerso ed è in Italia. E’ il temibile Marsili che con i suoi 70 chilometri di lunghezza, 30 di larghezza, copre un’area di 2100 chilometri quadrati a largo delle coste della Calabria. Il Marsili è adagiato a 3 chilometri sotto il livello del mare e a 450 metri dalla superficie. La sua ultima eruzione risale al 1050 a.C. ma è tutt’oggi ritenuto potenzialmente pericoloso perché potrebbe innescare forti maremoti.

Rich Carey*

A

nche in Italia c’è un Mare Morto. Mare Morto è il nome di una località che si trova lungo la parte sud-orientale dell’Area Marina Protetta “Penisola del Sinis – Isola di Mal di Ventre”, all’interno del Golfo di Oristano, precisamente nel comune di Cabras. Quasi mai ci sono onde e… decisamente un approdo tranquillo.

Golfo di Oristano Gherzak*


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A

ttenzione al temibile Crabzilla! Si tratta di un granchio ragno che da chela a chela può crescere fino a ben quattro metri. Un esemplare lo si può “incontrare” al National Sea Life Centre di Birmingham e, seppure incuta un forte timore, è un animale molto tranquillo che si fa prendere in mano senza problemi.

small1*

I

n Puglia c’è una barriera corallina. Seppur diversa dai reef dei mari tropicali, in Puglia si può trovare una barriera corallina a circa 40-50 metri di profondità e si stima sia lunga 135 chilometri, distribuita in maniera non uniforme, tra Otranto e Bari.

I

sole, mare, estate... uguale zanzare! E sì, la bella stagione è ormai alle porte e con sé anche quelle fastidiosissime zanzare! Ma cosa possiamo usare per alleviare il dolore e lenire il gonfiore delle loro punture? Nella top 10 dei metodi naturali che funzionano troviamo: il limone, il miele, la cipolla, la lavanda, il fico, il ghiaccio, le foglie di papaya, e l’aloe. Ecco, forse meglio la papaya e l’aloe... Non vorrei andare in giro questa estate dopo essermi cosparso le braccia di cipolla. O no?

MIA Studio*

lo sapevate che... tra mari e isole

Michele Ursi*



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