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legnoarchitettura progetti Fabio Giovanelli noa* network of architecture Ciclostile Architettura LCA architetti STUDIO ECOARCH Studio Architetti AD AMDL CIRCLE e Michele De Lucchi MC A – Mario Cucinella Architects Studio BBS
EdicomEdizioni
ISSN 2039-0858
Trimestrale anno XIII n° 44 aprile 2022 Euro 15,00 Registrazione Trib. Gorizia n. 4 del 23.07.2010 Poste italiane S.p.A. Spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/UD
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legnoarchitettura legnoarchitettura rivista trimestrale anno XIII – n. 44, aprile 2022 ISSN 2039-0858 Numero di iscrizione al ROC: 8147
progetti
direttore responsabile Ferdinando Gottard redazione Lara Bassi editore EdicomEdizioni, Monfalcone (GO) redazione e amministrazione via 1° Maggio 117 34074 Monfalcone – Gorizia tel. 0481.484488, fax 0481.485721 www.legnoarchitettura.com progetto grafico Lara Bassi stampa Grafiche Manzanesi, Manzano (UD) Stampato interamente su carta con alto contenuto di fibre riciclate selezionate
Casa Salice Fabio Giovanelli 4 Messner House noa* network of architecture 14 Ca’ Inua Ciclostile Architettura 24
prezzo di copertina 15,00 euro abbonamento 4 numeri Italia: 50,00 euro – Estero: 100,00 euro
Casa Quattro LCA architetti 34
Gli abbonamenti possono iniziare, salvo diversa indicazione, dal primo numero raggiungibile in qualsiasi periodo dell’anno
Casa BG STUDIO ECOARCH 44
copertina Ca’ Inua Foto: ©Fabio Mantovani È vietata la riproduzione, anche parziale, di articoli, disegni e foto se non espressamente autorizzata dall’editore
Foto: Oliver Jaist
Foto: ©Simone Bossi
04 34
Foto: ®Fausto Franzosi
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Foto: ®Miriam Tinto
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Opificio 4.8 Studio Architetti AD 54 Case del Prato AMDL CIRCLE e Michele De Lucchi 64
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Scuola di Danza MC A – Mario Cucinella Architects 74
Foto: ©Fabio Mantovani
Museo delle Palafitte Studio BBS 84
14 Foto: ®Max Rommel
Foto: ©Alex Filz
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Foto: Oliver Jaist
Fabio Giovanelli
Casa Salice Egna
Foto: Oliver Jaist
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Foto: Oliver Jaist
Ubicazione: Egna (BZ) Progetto: arch. Fabio Giovanelli, Egna (BZ) Costruttore Struttura Legno: Wolf Haus, Campo di Trens (BZ) Impianti: Wolf Haus, Campo di Trens (BZ) Fine Lavori: 2020 Superficie lorda: 443 m2 Superficie utile: 356 m2 Superficie verde/lotto: 1.200 m2 VEDI GALLERY COMPLETA e VIDEO
La versatilità del legno Tra i meleti di Egna, paese nei pressi di Bolzano, sorge come sospesa sul terreno questa villa dal linguaggio formale contemporaneo. Un intervento all’insegna dell’efficienza energetica, della sostenibilità e del comfort abitativo, dove gli elevati standard di qualità richiesti sono stati pienamente soddisfatti. I committenti, dopo aver vissuto in diverse abitazioni, volevano infatti realizzare la casa dei propri sogni, un luogo piacevole, un rifugio dove dedicarsi alle proprie passioni. La pianta è semplice, la forma avvolgente, articolata su tre piani; al primo livello, la parte in evidenza, è dedicata all’ingresso dove, dietro la grande vetrata verticale, si scorge la scenografica scala in metallo. Seguono le stanze dedicate al benessere quali la palestra, un locale sauna e la cantina dei vini. Al secondo livello si sviluppa la generosa zona giorno, dove la cucina e il soggiorno abbracciano con ampie vetrate gli scorci agresti e il profilo delle montagne; sono presenti anche un vano guardaroba, un ripostiglio e un piccolo servizio. L’affaccio sulla campagna e sulla piscina contrasta con i lati sud ed est per limitare l’introspezione e favorire la privacy. Al piano superiore la zona notte è organizzata con due stanze da letto, doppi servizi, un ampio studio con biblioteca e un locale hobby. La distribuzione interna dei vani risulta chiara e lineare; tutti gli ambienti sono inondati dalla luce naturale e la sensazione è quella di trovarsi immersi nel paesaggio circostante. Vista dall’esterno l’architettura si configura come riservata nella parte retrostante, disegnando sul fronte vetrato uno spazio che è estensione della zona giorno, dove la superficie pavimentata che circonda la piscina è parte anch’essa della composizione architettonica, diventando un’area per rilassarsi, protetta dagli sguardi indiscreti e dal sole eccessivo. Sulla copertura piana a verde una zona è riservata all’impianto fotovoltaico, il quale contribuisce in modo considerevole a soddisfare la richiesta di energia elettrica. Il sistema costruttivo in legno, l’uso di materiali naturali performanti e un’impiantistica all’avanguardia hanno permesso all’edificio di conseguire la certificazione CasaClima A Nature.
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L’architettura dialoga con il territorio alpino con un linguaggio attuale e l’uso di materiali della tradizione.
Foto: Oliver Jaist
Foto: Oliver Jaist
Le coperture piane definiscono i volumi scatolari aperti, alleggeriti dall’utilizzo del legno di larice.
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Sezione AA
Sezione BB
Prospetto sud-ovest
Prospetto nord-ovest
A
A
A
Primo piano
B
B
Piano terra
B
B
A
_la struttura________ La pianta ad angolo di Villa Salice è stata concepita per racchiudere un fronte completamente vetrato, a contrasto con i due prospetti protetti, in quanto affacciati sulle abitazioni circostanti. La struttura è composta da pareti realizzate con il sistema a telaio e solai a elementi prefabbricati in stabilimento e montati in cantiere. Le grandi luci interne sono state gestite con l’utilizzo di elementi in acciaio; il vano ascensore è stato realizzato in X-lam. Il legno strutturale è lasciato a vista solo nell’orditura del pergolato esterno: i montanti sono realizzati in larice, con dimensioni di 5x20 cm, così da conferire trasparenza e leggerezza all’intero volume. Il disegno verticale dei listelli in larice è ripreso nel rivestimento a parete che conferisce equilibrio e compostezza materica a tutto l’edificio, citando i materiali della tradizione. Le due facciate esposte a nord-ovest, con vista sulla piscina, sono trasparenti. Per ottenere delle superfici vetrate con altezza maggiore, visti gli elementi oscuranti incassati a scomparsa, è stata ridotta al minimo l’interferenza del pilastro, sagomandolo, e portate le architravi in spessore di solaio. La copertura piana ospita 7,5 kW di pannelli fotovoltaici che soddisfano il fabbisogno energetico primario dell’abitazione.
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Foto: Oliver Jaist
I solai sono stati sagomati per ospitare uno scenografico vano scala, con parapetti e scala autoportante.
_due parole con il costruttore________ Wolf Haus Italia fa parte del gruppo Internazionale Wolf System, fondato nel 1962 in Austria. Il gruppo, che oggi conta 30 sedi in tutto il mondo, è specializzato nella realizzazione di edifici prefabbricati in legno con certificazione antisismica e ad alto risparmio energetico. Come è stato gestito, a livello strutturale, il dislivello del terreno e la presenza di un piano seminterrato? Così come la struttura di un edificio senza interrato viene ancorata alla platea, allo stesso modo in questo edificio le pareti sono ancorate al solaio in cemento armato del piano seminterrato. Nel passaggio tra un elemento strutturale e l’altro è importante tenere conto degli spessori dei materiali isolanti e di finitura in modo tale che venga resa con precisione la complanarità e continuità della finitura, in questo caso intonaco. Ci sono state scelte compositive che hanno reso impegnativo traslare il progetto architettonico in struttura realizzata? Il nostro approccio, a livello di progettazione strutturale ed esecutiva, è quello di studiare soluzioni tecniche che rispettino e valorizzino le richieste compositive del progettista. In questo caso lo sbalzo della copertura, a protezione del balcone dell’ultimo piano, ha una profondità di 2,5 metri su un lato e 1,5 metri sull’altro, senza la presenza di pilastri. La soluzione è stata studiata insieme all’architetto Giovannelli per ottenere il miglior risultato formale e valorizzare la pulizia architettonica del progetto.
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_due parole con il progettista________ Coadiuvato da due collaboratori, l’arch. Fabio Giovanelli si occupa prevalentemente di edilizia residenziale sia nell’ambito della nuova costruzione che della ristrutturazione. Da circa un decennio lavora con il legno che utilizza molto nelle riqualificazioni, addizioni e ampliamenti. Quali sono state le motivazioni che hanno portato a scegliere una struttura in legno per questo progetto? Proporre al cliente la costruzione di una villa con struttura lignea è stata una mia idea. Dopo varie esperienze lavorative riguardanti sopraelevazioni e addizioni di edifici esistenti, volevo misurarmi con un progetto più importante, persuaso che avrei centrato l’obbiettivo e reso felice il mio committente; e sembra che il risultato mi abbia dato ragione. Nessun altro materiale da costruzione come il legno offre così tante opportunità tecniche ed è così versatile a livello progettuale; tutto ciò facilita una stretta e proficua collaborazione tra progettisti, strutturisti e carpentieri. Altro aspetto rilevante è il raggiungimento di un livello di comfort abitativo ai massimi livelli, creando un’atmosfera all’interno dell’abitazione piacevole e rilassante.
Il living e la cucina hanno uno sviluppo fluido, con affaccio sia sul centro abitato che sulla piscina, sui meleti e le montagne.
Foto: Oliver Jaist
Qual è il processo creativo che porta alla definizione di un progetto così organico? Nel mio lavoro il luogo e i committenti sono alla base del progetto. Inizio con l’approfondire lo studio del sito, visionando più volte il contesto dove sorgerà la nuova costruzione. Passo poi al confronto con i clienti, essenziale per conoscerne personalità, abitudini, per comprendere e interpretare le loro esigenze. Le nostre idee messe in relazione con il luogo portano a ragionamenti e al progetto. Infine la realizzazione dell’opera, frutto di un lavoro di gruppo, dove l’abilità e la competenza delle singole ditte e degli artigiani coinvolti hanno un’importanza fondamentale per il risultato finale.
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Foto: Oliver Jaist
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4 5 Solaio terrazzo dall’estradosso - pavimento galleggiante - guaina impermeabile - coibentazione in pendenza - pannello OSB (1,8 cm) - struttura portante in legno e isolamento (24 cm) - pannello OSB (1,8 cm) - cappotto fibra di legno (4 cm) - intonaco (1 cm) 1 2 3
ringhiera (piatti 40x10) rivestimento in alluminio gocciolatoio
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Solaio interpiano dall’estradosso - pavimentazione (1,6 cm) - massetto (5 cm) - pannello bugnato per riscaldamento a pavimento (3 cm) - nylon - materassino (2 cm) - alleggerito (11 cm) - pannello OSB (1,8 cm) - struttura portante in legno e isolamento (24 cm) - barriera la vapore - profili Ω e cartongesso (4 cm)
progetti
raffstores porta scorrevole a soglia bassa barriera al vapore
La tecnica costruttiva mista legno-acciaio permette di gestire importanti luci e pareti vetrate, così come lo sbalzo del tetto piano. Posa delle pareti del piano terra che si raccordano al solaio in cemento armato.
Fasi di predisposizione dell’impianto elettrico e successivo placcaggio. Posa degli infissi e dei raffstores.
Materiali e dettagli di finiture interne ed esterne secondo progetto.
Integrazione di materiali locali della tradizione e tecnologia all’avanguardia permettono di realizzare strutture contemporanee, inserite nel territorio e sostenibili dal punto di vista energetico.
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Foto: ©Alex Filz
noa* network of architecture
Messner House Siusi allo Sciliar
Foto: ©Alex Filz
Il fronte dell’abitazione sul lato sud si apre verso lo splendido paesaggio dello Sciliar. Dalla facciata, completamente vetrata per massimizzare l’illuminazione naturale ma opportunamente schermata dalla griglia in legno e dall’aggetto del tetto, si protende uno dei box in rame.
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Ubicazione: Siusi allo Sciliar, Castelrotto (BZ) Progetto architettonico: noa* network of architecture, Bolzano – Torino – Berlino (D) Interior design: noa* network of architecture Lavori: primavera 2015 – dicembre 2017 Volume: 1100 m3 Superficie: 220 m2
Foto: ©Alex Filz
L’edificio si inserisce nel contesto urbano rileggendo in chiave contemporanea forme e materiali tipici della tradizione alpina. Gli affacci a nord e a ovest sono quasi completamente privi di aperture vetrate.
La casa dei sogni tra ieri e oggi Ai piedi dello Scillar un fienile è stato trasformato in abitazione nel rispetto della tradizione altoatesina, un’operazione che abbiamo visto diverse volte su queste pagine e che potremmo pensare – erroneamente – essere simile a molte altre. Messner House, questo il nome della casa, pur dialogando con l’architettura vernacolare, definisce invece un nuovo modo di abitare lo spazio domestico donando un’identità innovativa all’antica struttura del 1850, ormai in disuso. In tale delicato contesto ambientale, dove la tipologia costruttiva originaria e l’impianto urbanistico dovevano essere tenuti in considerazione, il progetto ha rappresentato – per Stefan Rier, cliente di se stesso in questo lavoro, assieme a Lukas Rungger, founders dello studio noa* – l’occasione per connotare con la propria impronta personale l’abitazione, abbandonando i canoni distributivi tradizionali e recuperando, al contempo, i ricordi di un’infanzia vissuta tra le montagne. È nata dunque un’abitazione dalla duplice essenza che all’esterno appare come la tradizionale dimora alpina ma che all’interno rivela un’anima visionaria, in cui lo spazio non sottostà a schemi precostituiti ma è libero, permeabile e osmotico. Il piano terra ospita un’area comune aperta, quasi una piazza dalla vocazione pubblica, dove l’area pranzo, la cucina e l’angolo conversazione diventano “luoghi” in cui condividere la quotidianità con gli amici. Da qui la casa si sviluppa in verticale e, al posto delle classiche stanze, si ritrovano “box galleggianti” che, collocati a diverse altezze e sostenuti da una struttura a travi e pilastri di larice, sono connessi da scale e passerelle che accolgono i restanti ambienti della casa e che, percorse, danno la sensazione di salire su un sentiero di montagna. Andando verso l’alto, gli spazi diventano più intimi e la privacy aumenta, fino a giungere al livello più elevato che ospita la sauna, aperta su Punta Santner. La disposizione interna è ben percepibile anche all’esterno: a nord, due box rivestiti in rame sono visibili attraverso la trama lignea della facciata, formando un contrasto materico e di forma, mentre a sud un box irrompe dalla vetrata quasi a voler toccare le montagne.
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Foto: ©Alex Filz Foto: ©Alex Filz
La zona living è un grande spazio dove la zona pranzo, la cucina e l’angolo conversazione diventano una sorta di piazza pubblica in cui accogliere gli ospiti. La struttura a vista in travi e pilastri di larice sorregge i primi due box che sembrano fluttuare nell’ampio volume.
Ogni ambito della casa è accessibile mediante una scala e un sistema di passerelle; queste, oltre a funzionare come elementi distributivi, ospitano i bagni con doccia (solo gli spazi wc sono completamente chiusi). Nella foto la vasca freestanding collocata nell’area relax fra la camera da letto matrimoniale e la terrazza privata.
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Piano terra
Primo piano
Secondo piano
Terzo piano
_la struttura________ Nel rispetto della tradizione, Casa Messner recupera anche la tipologia costruttiva degli edifici rurali locali. Il fabbricato, infatti, si erge su un basamento in pietra di 10x8 m con un struttura a travi e pilastri di larice, la quale si innalza per 12 m a sostenere l’orditura lignea del tetto a doppia falda, tipico delle abitazioni del paese. Alla stessa trama strutturale, visibile in tutto il suo sviluppo, sono appesi i box delle camere e quello della sauna vetrata, progettati come delle micro-case, ognuna con un suo disegno particolare e che sembrano quasi galleggiare nell’ampio volume. Su fronti opposti, i box sono visibili anche dall’esterno rivelando così il complesso e originale layout interno. La facciata in legno è costituisce un guscio a protezione di tutta la casa e presenta una griglia lignea che, montata a 2,5 m dal prospetto, protegge l’involucro schermando la luce del sole a sud nei periodi più caldi e richiamando, al contempo, forme tipiche dei fienili alpini. Il tetto aggettante ombreggia gli interni nelle calde ore d’estate.
L’abitazione si sviluppa su 6 livelli, di cui uno interrato ad accogliere gli spazi di servizio, uno parzialmente interrato per gli ospiti e quattro completamente fuori terra.
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Foto: ©Alex Filz
_i materiali______ Legno e pietra, elementi tipici della tradizione alpina, sono affiancati da altri materiali di impronta contemporanea a richiamare, in alcuni casi, lo stile di una casa mediterranea. La resina del pavimento del piano terra, scelta per dare uniformità visiva all’ampio e aperto living, si alterna all’argilla cotta delle piastrelle dal colore blu oltremare che ritroviamo in alcuni bagni e nel rivestimento del bancone della cucina; il tono caldo dell’ottone dà lucentezza ai dettagli e al lungo piano di lavoro dove sono collocati il piano cottura e il lavello. Infine, la scala, in ferro finemente intagliato, porta alla memoria le grate che ritroviamo abitualmente nel mondo arabo – le mashrabiye – ma inusuali per la tradizione alpina.
Foto: ©Alex Filz
Foto: ©Alex Filz
Alla ricerca della massima illuminazione naturale, il fronte sud si presenta interamente vetrato e protetto dalla griglia lignea esterna. Lo sporto del tetto permette di ombreggiare adeguatamente gli interni, in particolare nelle calde ore centrali delle giornate estive.
Sul tetto, un lucernario aperto a est fornisce un ulteriore apporto di luce.
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_due parole con il progettista________ noa* – network of architecture – è l’espressione essenziale di un’etica di lavoro collaborativa. Un giovane team di architetti e designer, diretti dai due fondatori Lukas Rungger e Stefan Rier e con sede a Bolzano, Torino e Berlino, esamina ed esplora metodi di design interdisciplinari, che si sviluppano e si modificano in continuazione a seconda delle necessità progettuali. Seguendo il concetto di “emergence”, dove il valore del Tutto è più della somma degli elementi singolari, un approccio e una strategia olistica sono fondamentali per il modo in cui noa* concepisce il design. Risponde alle nostre domande Stefan Rier, progettista e committente del progetto. Come e dove nasce il concept di Messner House? Volevamo che l’intervento fosse coerente con l’estetica e l’assetto urbano del paese, dove fienili di legno si alternano a case intonacate, destinate ai contadini e al ricovero degli animali. Per questo, abbiamo vestito l’esterno dell’edificio con un “abito” consono alla tradizione: una griglia di legno che l’avvolge da ogni lato, proprio come si usa nei fienili alpini. Ma all’interno ho scelto di lasciarmi alle spalle la tradizione, liberandomi da vincoli o schemi precostituiti. Per guardare avanti... ma anche un po’ indietro, agli anni bellissimi della mia infanzia. Penultimo livello della casa prima di accedere alla sauna soprastante. Le passerelle, oltre a ospitare i bagni, accolgono una biblioteca con una stufa in maiolica, reminiscenza della casa preesistente, e un ambito guardaroba.
Foto: ©Alex Filz
Parliamo degli arredi che creano una scenografia unica in questa casa... È vero, gli arredi sono stati dettagliati con massima cura ricercando soluzioni originali sia dal punto di vista formale che funzionale e sono stati realizzati tutti su disegno con materiali e fattura a km zero. Insieme al legno, è il tessuto che gioca un ruolo importante nel dotare la casa di un’atmosfera quasi teatrale grazie ai tendoni in velluto blu che incorniciano come sipari i diversi ambienti, aprendo prospettive sempre nuove. Abbiamo optato per texture décor anche per il rivestimento dei box-camera da letto, dove la carta da parati, sempre nei toni del blu, crea una funzionale barriera fonoassorbente.
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Prospetto est
Sezione longitudinale
Sezione trasversale
Foto: ©Alex Filz
Prospetto sud
Dettaglio dal basso della griglia di protezione della vetrata a sud, si notano il prolungamento del solaio del bagno che diventa terrazza e il box della sauna che fuoriesce dal filo del prospetto.
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progetti
Foto: ©Alex Filz
Messner House ha destato notevole interesse nel panorama dell’architettura internazionale. È stata premiata con l’Iconic Award 2018 – Innovative Architecture del German Design Council e si è inserita fra i 5 progetti finalisti al WAF – World Architecture Festival 2018 nella categoria House.
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Ciclostile Architettura
Ca’ Inua
Foto: ©Fabio Mantovani
Marzabotto
Foto: ©Fabio Mantovani
Vista della casa da nord, dall’accesso carrabile. A sinistra il fienile ristrutturato e a destra il nuovo volume dell’abitazione con il piano terra rivestito in pietra, che funge quasi da basamento per il volume superiore.
Foto: ©Fabio Mantovani
La riqualificazione del fienile esistente e il nuovo corpo abitativo si inseriscono nel contesto montano grazie ai materiali utilizzati.
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progetti
Foto: ©Fabio Mantovani
Vista complessiva di Ca’ Inua. La porzione ricostruita si contraddistingue per il volume rivestito di legno bruciato che instaura un serrato dialogo con il territorio, l’esistente e la pietra della muratura del piano inferiore.
Ubicazione: Medelana, Marzabotto (BO) Committente: Panem et Circenses, Bologna Progetto architettonico: Ciclostile Architettura, Bologna Strutture: EN7 srl, Bologna Impianti: RES srl Consulente impianti: p.i. Federico Giovannini, Casalecchio di Reno (BO) Consulente permacoltura: Stefano Mattei Strutture in legno: Vibroblock, Montese (MO) Lavori: 2017-2019 Superficie: 400 m2
L’essenza di tutte le cose Sull’Appennino bolognese una nuova costruzione in pietra e legno ricorda con il suo nome, Ca’ Inua, l’antica città etrusca di Kainua le cui vestigia si ritrovano nei pressi di Marzabotto; Ca’ è il richiamo ai toponimi tipici dei casolari montani, mentre Inua trova origine in una parola di lingua Inuit che significa “l’essenza di tutte le cose”, un concetto spirituale che accomuna tutti gli esseri e che è principio di armonia tra i viventi. Al fine di mantenere intatte la bellezza e l’imponenza del paesaggio nel quale si inserisce la casa, che accoglie anche uno spazio di ricerca del collettivo Panem et Circenses committente dell’opera, l’approccio progettuale è stato delicato e attento così da creare un edificio che, come un oggetto senza tempo, diventa uno degli elementi del paesaggio, affondando le sue radici nella montagna e fondendosi in essa. Il fabbricato, risultato della demolizione e ricostruzione di una vecchia casa rurale, si sviluppa su due livelli con il piano terra parzialmente incastonato nel terreno a rinsaldare il legame tra il costruito e la natura. Le pietre recuperate dalla demolizione sono state riutilizzate per il nuovo muro in pietra a vista al piano terra, ricostruito sul sedime di quello vecchio, quale elemento di congiunzione tra il fienile ristrutturato e la nuova abitazione. Quest’ultima, con una struttura in pannelli X-lam, si affaccia sul fronte principale solo al primo piano, inserendosi con garbo in un paesaggio fortemente connotato. Il suo rivestimento è in legno bruciato, una tecnica che si ritrova negli Appennini come pure in luoghi distantissimi in tutto il mondo – un esempio per tutti, l’antico shou sugi ban giapponese –, un metodo legato indissolubilmente al territorio ma proiettato ovunque. Internamente la dialettica tra superfici “dure” (il cemento della porzione interrata della zona giorno e i mosaici dei bagni) e superfici “morbide” (legno di abete per pavimenti e rivestimenti) richiama l’imprescindibilità e l’austerità del luogo. Nella casa ogni elemento è stato ottimizzato per rispondere a una necessità, dichiarata in maniera onesta attraverso la sua scelta materica.
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Foto: ©Fabio Mantovani
Foto: ©Fabio Mantovani
All’interno si instaura un dialogo tra le superfici “dure” dei pavimenti in cemento e quelle “morbide” dei rivestimenti in legno di abete che richiamano l’essenzialità del sito e, al contempo, enfatizzano, amplificandola, la luce naturale che entra dalle ampie vetrate esposte a sud.
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I locali di servizio si trovano a nord con piccole bucature, schermate semplicemente dallo sbalzo del piano primo, mentre la zona giorno/cucina al piano terra e le camere al piano superiore godono di ampie aperture a sud, dotate di sistema oscurante. Le vetrate massimizzano l’apporto energetico nelle stagioni fredde, mentre è impedito l’irraggiamento diretto in estate, e offrono una vista mozzafiato sulla vallata. Un impianto fotovoltaico è installato sulla falda a mezzogiorno del fienile, le acque sono depurate da un sistema di fitodepurazione e le acque delle piogge sono raccolte in vasche interrate per uso irriguo.
_struttura e impianti________ La nuova casa è realizzata in pannelli X-lam e coibentazione in fibra di legno che ha permesso, per il riscaldamento e il raffrescamento, l’utilizzo di un solo impianto ad aria alimentato perlopiù dai pannelli fotovoltaici posti sul tetto del fienile così da mitigarne l’impatto. La parete è completata da una intercapedine ventilata e dal rivestimento in tavole di larice bruciato. Il fienile è stato ristrutturato con interventi principalmente di natura strutturale e attrezzato con tutte le basilari dotazioni impiantistiche. Oggi è utilizzato come deposito per le attività agricole, ma in futuro vedrà nascere una struttura ricettiva per accogliere i visitatori. È stata realizzata anche la raccolta in vasche delle acque piovane, riutilizzate per l’innaffiamento dei campi, mentre un impianto di depurazione, costituito da una fitodepurazione, funziona grazie a due stagni limitrofi.
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Foto: ©Collettivo artistico Panem et Circenses Foto: ©Collettivo artistico Panem et Circenses
Due immagini invernali di Ca’ Inua. Ca’ Inua è anche un piccolo podere a conduzione familiare, dove la terra è lavorata secondo il modello dell’agricoltura organica e rigenerativa, pensato come un’opera d’arte che si sviluppa mediante le pratiche di partecipazione applicate all’ambito agricolo per il recupero delle attività comunitarie.
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_due parole con i progettisti________ Ciclostile Architettura, società fondata nel 2009 a Bologna dagli architetti Giacomo Beccari, Gaia Calamosca e Alessandro Miti, opera nei campi dell’architettura e dell’urbanistica, sviluppando progetti di pianificazione strategica, rigenerazione urbana e recupero edilizio ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti nel tempo. I soci hanno collaborato come docenti e relatori con università pubbliche e private e partecipato a conferenze e seminari in Italia e all’estero. I loro lavori sono stati esposti in diverse mostre e rassegne.
La nostra rivista si occupa di edifici in legno: potreste darci una definizione del materiale “legno”? Quale valenza ha nei vostri progetti? Il legno è un materiale nobile dell’architettura, non tanto e non solo per le realizzazioni di ornamento ma soprattutto per la sua duttilità nelle diverse applicazioni, dall’edilizia all’interior. È utilizzato nelle strutture, nelle finiture, negli arredi e unisce qualità di resistenza e flessibilità, oltre ad amplissime possibilità cromatiche e di lavorazione. Forse però l’aspetto che più lo caratterizza è proprio quello di essere un materiale naturale, da sempre considerato caldo e accogliente probabilmente perché consente di portare un po’ di natura all’interno delle nostre case.
Ca’ Inua all’imbrunire. Fondato da Ludovico Pensato e Alessandra Ivul nel 2012 a Berlino, Panem Et Circenses, committente del progetto, è un collettivo artistico che utilizza le pratiche di partecipazione per indagare le relazioni che si attivano attraverso il cibo, progettando e realizzando opere partecipate (installazioni, performance) in cui il cibo è uno strumento simbolico e significativo, che mette in relazione la sfera naturale e quella culturale.
Foto: ©Fabio Mantovani
Ca’ Inua non è solamente una semplice abitazione ma incarna in sé la filosofia dei committenti; potete raccontarci come si è sviluppato il processo progettuale? L’analisi è la base del nostro lavoro, il punto di partenza per collezionare informazioni, certo, ma anche, e soprattutto, uno strumento progettuale che decliniamo a seconda delle necessità. Ca’ Inua aveva l’ambizione di trovare e ridefinire i punti di contatto tra l’edilizia tradizionale appenninica (dove si inserisce fisicamente il progetto) e quella giapponese (luogo dell’anima per i committenti). L’involucro, i materiali utilizzati, gli spazi interni derivano quindi da un processo rigoroso di raccolta e reinterpretazione di soluzioni note.
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1 2 3 4 5 Copertura nuovo volume dall’esterno - tavole di larice bruciato su travetti di fissaggio e camera ventilata - copertura metallica - struttura di supporto - membrana traspirante - isolamento in fibra di legno - travi di copertura con interposta fibra di legno - telo freno al vapore - perlinato maschiato
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guaina antivento raccordata alla guaina del tetto trave di banchina pavimento in abete isolamento in fibra di legno (80 mm) lastra OSB
Parete dall’esterno - tavole di larice bruciato su travetti di fissaggio e camera ventilata - isolamento in fibra di legno (80 mm) - pannello in X-lam (100 mm) - listelli in legno massello di abete (80 mm) - tavole di abete
Solaio controterra dall’estradosso - pavimento in piastrelle cementizie - massetto alleggerito - isolamento in XPS (100 mm) - solaio in cemento - vespaio areato - fondazioni
Foto: ©Fabio Mantovani
Vista del lato sud della casa. Nel 2020 Ca’ Inua ha vinto il Premio per interventi realizzati da giovani progettisti In/Architettura Emilia-Romagna.
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LCA architetti
Casa Quattro
Foto: ©Simone Bossi
Magnago
Foto: ©Simone Bossi
Prospetto del fronte di ingresso dell’abitazione.
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progetti
Foto: ©Simone Bossi
A nord la casa si apre con una vetrata che prosegue in parte sulla copertura per favorire l’illuminazione naturale.
Ubicazione: Magnago (MI) Progetto architettonico: LCA Architetti – Luca Compri Architetti, Varese www.lcarchitetti.com Strutture: Novellocase, Oggiona S. Stefano (VA) Impianti: Nilan Appaltatore struttura legno: Novellocase Lavori: 2019-2020 Superficie verde: 600 m2 Superficie utile: 200 m2
Legno, paglia e sughero È una casa sostenibile dal disegno estremamente lineare quella che sorge ai margini di un piccolo paese alle porte di Milano e che si affaccia su un piccolo bosco di acacie, dove i proprietari, una giovane coppia di informatici, hanno realizzato il loro desiderio di vivere e lavorare a stretto contatto con la natura. La volontà del progettista e dei committenti è stata di fatto quella di lavorare a un progetto bioecologico, eticamente corretto, con un’anima semplice e autentica e un’architettura nuda, quasi primitiva. All’esterno l’abitazione evoca per composizione formale gli archetipi dei piccoli casali e dei fienili della campagna lombarda, dando origine a un edificio essenziale e privo di elementi superflui. Lo spirito “naturale” della dimora è sottolineata anche dalla scelta dei materiali con i quali è stata costruita, legno per la struttura portante e paglia di riso e sughero come isolanti; le finiture interne e gli arredi, lineari e minimali, sono in pietra e legno di rovere. La casa tuttavia mostra un elemento originale che la rende unica nella sua purezza espressiva: la lavorazione superficiale dell’isolante esterno in sughero; le lastre del materiale, lasciate a vista, diventano infatti un “capriccio” decorativo con il loro motivo ornamentale che, realizzato mediante pantografia in 3D, contrasta volutamente con il carattere sobrio del fabbricato. Il trattamento superficiale e la naturalezza del materiale rendono le facciate della casa vive e vibranti di luce. Dal punto di vista compositivo al piano terra si collocano l’ingresso, la cucina, una camera da letto, uno studio, due bagni, una lavanderia e un ampio soggiorno; al piano rialzato trovano posto una piccola palestra, una camera da letto, un bagno e uno studio con affaccio sul soggiorno. A caratterizzare l’abitazione lo spazio al centro dell’impianto planimetrico, a doppia altezza che, libero da qualsiasi ostacolo visivo inondato dalla luce naturale, è completamente vetrato a nord e parzialmente a sud. Gli apporti energetici solari, passivi e attivi, azzerano i consumi e le emissioni di CO2, rendendo la casa autosufficiente, mentre i materiali utilizzati, quasi completamente naturali, potranno essere facilmente riciclati una volta dismesso l’edificio.
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Foto: ©Simone Bossi
Anche a sud ampie aperture, opportunamente schermate, consentono di fruire della luce naturale e della radiazione solare; in copertura è installato il fotovoltaico.
Foto: ©Simone Bossi
La scelta dei materiali e i loro colori e lavorazioni favoriscono l’inserimento nel contesto caratterizzato dalla presenza di. un bosco di acacie.
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Piano terra
Primo piano
Sezione trasversale
Sezione longitudinale
Prospetti
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Foto: ®Miriam Tinto
La vetrata a nord dall’interno. La vista dello spettacolo unico e meraviglioso del cielo, della campagna e del bosco è una costante della vita quotidiana che si svolge all’interno della casa. La luce naturale raggiunge anche gli ambienti adiacenti grazie a opportuni tagli nelle pareti.
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_due parole con il progettista________ Persone, Architettura e Ambiente: sono tre parole importanti, elementi imprescindibili e fondamento di ogni lavoro di LCA architetti. Il team si occupa di progettare edifici privati e pubblici di varia tipologia e scala, dal piccolo oggetto di design al grande masterplan urbanistico. La capacità di organizzare e progettare lo spazio, la ricerca della bellezza, l’utilizzo della luce e dei materiali naturali, la cura del dettaglio e l’ottimizzazione dei costi sono capisaldi del lavoro. Parallelamente alla attività di progettazione, il team svolge attività di ricerca e di formazione didattica in ambito accademico e professionale.
Cosa rappresenta il legno in una progettazione sostenibile? Il legno è una materia prima rinnovabile; è un’ottima soluzione tecnologica per realizzare edifici bioecologici, architettonicamente interessanti. In questo periodo, laddove il costo e la reperibilità delle materie prime costituiscono un enorme problema a livello globale, occorre pensare a una filiera del legno legata al territorio, valorizzando o creando realtà che possano innescare processi virtuosi e diffusi di economia circolare. Il legno è una soluzione ma non è l’unica: l’architettura deve guardare sempre alle risorse del proprio territorio privilegiando l’utilizzo di materiali naturali a km 0.
Dettaglio delle lastre di sughero bruno; la lavorazione mediante pantografia 3D ha ricreato sulla superficie un motivo decorativo che, pur antitetico rispetto alla natura semplice e pulita dell’architettura dell’abitazione, anima e rende vive le facciate.
Foto: ©Simone Bossi
Da dove nasce l’idea di utilizzare il sughero come elemento isolante e decorativo? L’idea di usare il sughero nasce non solo dall’esigenza di isolare la casa con un materiale naturale a bassissima manutenzione e resistente all’azione degli agenti atmosferici e all’attacco di insetti, senza la necessità di interventi di rasatura e tinteggiatura, ma anche – e soprattutto – dalla volontà di ricercare un’estetica architettonica che tragga ispirazione diretta dalla natura. L’architettura ha bisogno di sperimentare nuovi modi di costruire e codici estetici più allineati alle esigenze climatiche e ambientali che dobbiamo affrontare. È un passo concreto verso una autentica sostenibilità, una vera economia circolare, una ricerca di bellezza che trae origine da ciò che la terra ci dona.
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Copertura dall’esterno - tegole color antracite - listelli reggitegola (56x48 mm) - listelli di ventilazione (56x48 mm) - guaina impermeabilizzante - pannello OSB 3 (18 mm) - telaio bilama C24 (220 mm) riempito in fibra di legno (55 kg/m3) - pannello OSB 3 (12 mm) - pannello cartongesso (12,5 mm)
Solaio interpiano dall’estradosso - pavimentazione (20 mm) - massetto umido radiante (60 mm) - massetto per passaggio impianti (130 mm) - pannello OSB 3 (18 mm) - telaio in legno di abete bilama (240 mm) con fibra di legno interposta - pannello OSB 3 (12 mm) - listellatura per vano tecnico (40x50 mm) - lastra cartongesso (10 mm)
Parete dall’esterno - cappotto termico a pannelli in sughero a densità aumentata a vista (40+40 mm) - controventatura con tavolato inchiodato e disposto a 45° (12,5 mm) - telaio bilama (200 mm) riempito con paglia - OSB 3 (15 mm) - listellatura per vano tecnico (48x50 mm) con fibra di legno (55 kg/m3, 40 mm) - fibrogesso (12,5 mm)
Solaio controterra dall’estradosso - pavimentazione (20 mm) - massetto di sottofondo (60 mm) - massetto alleggerito (160 mm) - platea (250 mm) - doppia guaina impermeabilizzante - pannelli vetro cellulare (100 mm) - strato di impasto asciutto (100 mm) - massicciata in stabilizzato naturale rullato e compresso (350 mm) - terreno naturale
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Foto: ©Simone Bossi
L’affaccio a ovest. Materiali di per sé molto poveri, il sughero e la paglia, usata come coibentazione della struttura in legno sono stati nobilitati evidenziandone le loro caratteristiche in termini non solo di sostenibilità, efficienza e durabilità ma anche, e soprattutto, di bellezza estetica.
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Foto: ©Carola Merello
STUDIO ECOARCH
Casa BG Varese
Foto: ©Carola Merello
Foto: ©Carola Merello
Il fronte della casa da sud si apre con ampie finestre. A sinistra la scala che dalla loggia conduce in copertura.
La finitura a intonaco è interrotta dal rivestimento in doghe di legno così da creare un gioco di chiaroscuri sulla superficie della facciata.
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Foto: ©Carola Merello
Sul lato ovest la loggia, sostenuta da un lieve pilastro, instaura un dialogo tra la solidità e la leggerezza dei due volumi che compongono l’edificio. Dalla vetrata del soggiorno si ammira il Monte Rosa.
Ubicazione: Provincia di Varese Progetto architettonico: Studio Ecoarch, Varese Strutture c.a.: ing. Andrea Meschini, Varese Impianti: Varese Controlli, Varese Strutture in legno: Novellocase, Oggiona (VA) Lavori: marzo 2017 – novembre 2018 Superficie utile: 164 m2 (seminterrato + primo piano) Superficie verde: 681 m2
Panorami di sostenibilità Progettata secondo i dettami della bioarchitettura, questa casa prefabbricata in legno ha preso forma in una zona residenziale della Provincia di Varese, dalla quale si gode della vista sull’omonimo lago, sul Sacro Monte e sul Monte Rosa. Una splendida posizione che, tuttavia, vede il sud dalla parte opposta rispetto al panorama appena descritto; questa condizione ha convinto gli architetti ad adottare soluzioni bioclimatiche che hanno conciliato l’importante apporto solare a mezzogiorno con le vedute a ovest e a nord. Pertanto, dal punto di vista distributivo, l’ingresso, la cucina, una serra bioclimatica, un bagno e due corpi scala – uno che scende al piano seminterrato, il secondo che dalla loggia conduce in copertura – sono stati collocati a sud, mentre gli ambienti abitativi, quali soggiorno, studio, camera, sono posizionati a nord per beneficiare della preziosa vista. Ampie porte vetrate in cucina e nella serra bioclimatica sopperiscono all’assenza dell’affaccio diretto a sud del soggiorno. Gli spazi di servizio e l’autorimessa sono ospitati nel piano seminterrato. Compositivamente la casa è definita da due volumi ben distinti: il primo, quello inferiore, è rivestito con legno di pino termicamente trattato senza soluzione di continuità, costituendo una sorta di podio sul quale viene appoggiato il volume superiore con finitura a intonaco; una differenziazione che crea uno stretto dialogo tra solidità e leggerezza. Il tetto piano ospita l’impianto fotovoltaico e un giardino pensile con un deck in legno. Seguendo i principi di sostenibilità, l’approccio ecologico della progettazione ha guidato anche la scelta dei materiali costruttivi, prediligendo materiali naturali come la fibra di legno, usata come coibente della struttura lignea a telaio, e il sughero, utilizzato per l’isolamento a cappotto esterno. Infine, il verde diviene parte integrante della villa grazie al suo inserimento in copertura e al giardino, articolato in modo sobrio e con un linguaggio contemporaneo; pochi alberi di medie dimensioni, cespugli bassi posti ai quattro angoli del terreno, macchie di aromatiche e arbusti da fiore ammorbidiscono l’insieme.
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Foto: ©Carola Merello
Un veduta da nord ovest. Le aperture vetrate a nastro del piano nobile rispondono all’esigenza di fruire delle viste sul paesaggio a nord ovest, sul lago e sui monti circostanti.
Foto: ©Carola Merello
La scala, che porta dalla loggia-terrazza al tetto giardino, emerge dal profilo del prospetto tagliandone il volume. La sua forma curva contrasta con le linee rette del corpo superiore e, per matericità e colore, si rapporta in armoniosa antitesi con la superficie bianca della facciata.
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In alto, inquadramento territoriale del sito di progetto in cui sono evidenziate le viste che hanno influenzato le scelte progettuali. A lato, il piano seminterrato e il primo piano con a ovest la terrazza-loggia e la serra bioclimatica. Sotto, planimetria con i pannelli fotovoltaici installati sul tetto-giardino.
_struttura________ La villa si sviluppa su due piani con una copertura piana; il primo piano presenta una finitura esterna a intonaco, mentre il piano terra è completato con una facciata ventilata in legno, realizzata con doghe orizzontali in pino termotrattato. La casa presenta una struttura a telaio per le strutture verticali, con fibra di legno interposta tra i montanti lignei, e pannelli in X-lam per il solaio interpiano e il tetto piano. L’intero volume è stato coibentato con cappotto esterno in sughero. La prefabbricazione degli elementi strutturali ha consentito di ridurre notevolmente i tempi di costruzione; il cantiere è stato aperto a metà gennaio e la casa è stata completata e consegnata a novembre. Per quanto riguarda l’impiantistica, i committenti hanno optato per un riscaldamento con impianto radiante a pavimento.
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Foto: ©Carola Merello
Anche all’interno viene ripresa la scelta cromatica vista all’esterno, con un’equilibrata contrapposizione tra gli arredi bianchi e le finiture scure o colorate.
_due parole con il costruttore________ Nata nel 1956 come piccola azienda artigianale a gestione famigliare impegnata nel settore degli imballaggi industriali in legno, Novellocase, grazie alla grande passione per il legno unita a un’attenzione verso le nuove tematiche ambientali della bioedilizia, ha investito negli anni in Ricerca e Sviluppo e tecnologia produttiva avanzata. Oggi l’azienda realizza edifici in legno su misura, occupandosi di produzione e montaggio di pannelli in legno coibentati per l’edilizia residenziale, industriale e commerciale, fornendo assistenza al cliente e al progettista fin dalle prime fasi progettuali. Perché è stata scelta una doppia tecnologia costruttiva in legno per questa casa, ovvero a telaio per le pareti e pannelli X-lam per il solaio interpiano e la copertura? La particolare architettura dell’edificio ha reso vantaggioso l’utilizzo della doppia tecnologia, X-lam e telaio, risolvendo al meglio il problema strutturale e permettendo la realizzazione di ampi spazi liberi sia interni che esterni. Qual è, a vostro parere, il futuro dell’edilizia in legno? Sarà sempre un mercato in costante crescita come stiamo osservando in questi ultimi anni? La crescente necessità di efficienza energetica, comfort abitativo e acustico sempre più elevati, l’aumento della richiesta di utilizzo di materiali sostenibili e l’espansione delle zone ad alta sismicità hanno incrementato la domanda di impiego del legno nell’edilizia. Le strutture a telaio e in X-lam permettono di ottenere numerosi miglioramenti in tutti i campi sopracitati, senza limitare l’estro creativo dei progettisti. Questi elementi in gioco fanno pensare a una considerevole espansione del mercato delle costruzioni in legno nei prossimi anni.
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_due parole con i progettisti________ Dopo la laurea in architettura, l’arch. Mauro Rivolta inizia l’attività professionale lavorando per alcuni studi tra Milano e Varese; frequenta il Master europeo sull’architettura bioclimatica e, successivamente, segue il corso dell’Associazione Nazionale Architettura Bioecologica diventando Tecnico Bioedile. Nel 2004 fonda Studio Ecoarch a cui qualche anno dopo si uniscono gli architetti Davide Ferrari, Alessandro Cremona e Gabriele Sartorelli. Nei suoi lavori, lo Studio unisce il rigore compositivo alla ricerca profonda sui materiali naturali e alla riflessione attenta sulle tecnologie innovative, quali le strutture in legno e l’impiantistica avanzata. Quando si parla si sostenibilità e di materiali naturali l’associazione con il legno è quasi istintiva; in base alla sua esperienza progettuale, qual è il valore aggiunto che il legno apporta in un edificio? Premesso che si può fare una casa bioecologica anche con materiali della tradizione (mattoni, calce, ecc…), le strutture in legno si prestano particolarmente bene a questa tipologia costruttiva. Il valore aggiunto è senz’altro quello della precisione: nelle misure, nei dettagli, nei tempi e soprattutto nei costi. Il mondo della prefabbricazione spinge i progettisti e i committenti a effettuare tutte le scelte – strutturali, estetiche, rappresentative – durante la fase progettuale. Così, quando si inizia la produzione della casa, la quasi totalità delle decisioni sono state prese e le possibilità di costi imprevisti sono assai limitate.
Gli interni sono luminosi anche grazie all’uso di separazioni vetrate tra gli ambienti, soluzione che consente l’ingresso della luce naturale in tutti gli spazi.
Foto: ©Carola Merello
Oggi si parla molto di economia circolare anche in edilizia; costruire con il legno, che in effetti è un costruire a secco, può incentivare questo percorso virtuoso anche nel settore edilizio che sappiamo essere responsabile di più di un terzo delle emissioni di CO2 in atmosfera? Uno degli insegnamenti fondamentali del corso ANAB (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica), seguito ormai quasi 20 anni fa, è stato: “la casa più sostenibile è quella che NON costruisci”. Intendendo che è sempre più necessario concentrarsi sulla ristrutturazione e sulla rigenerazione urbana, piuttosto che sulla nuova edificazione. Tuttavia, quando si tratta di costruire ex-novo, la casa in legno è senza dubbio una valida soluzione: materiali con bassa energia grigia, leggeri, lavorazioni a secco, velocità e precisione di cantiere, pulizia e riduzione degli sprechi.
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A
B
C
Parapetto copertura piana dall’interno, A - fibrocemento (12,5 mm) - OSB 3 (15 mm) - telaio in bilama (160 mm) - pannello rigido in fibra di legno a chiusura parete in legno (16 mm) - cappotto termico in sughero bruno (80 mm) - finitura al silossani
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Parete, finitura intonaco, dall’interno, B - fibrogesso (12,5 mm) - listellatura per vano tecnico (48x50 mm) riempita di fibra di legno (40 mm) - OSB 3 (15 mm) - telaio in bilama con interposta fibra di legno (160 mm) - pannello rigido in fibra di legno a chiusura parete in legno (16 mm) - cappotto termico in sughero bruno (80 mm) - finitura al silossani
Parete, finitura a doghe, dall’interno, C - fibrogesso (12,5 mm) - listellatura per vano tecnico (48x50 mm) riempita di fibra di legno (40 mm) - OSB 3 (15 mm) - telaio in bilama con interposta fibra di legno (160 mm) - pannello rigido in fibra di legno a chiusura parete in legno (16 mm) - cappotto termico in sughero bruno (80 mm) - telo antivento nero - sottostruttura in legno (20 mm) - doghe di pino termotrattatto (26 mm)
A sinistra, platea di fondazione; a destra posa dei primi pannelli prefabbricati di legno a telaio.
La struttura in legno della casa e dettaglio della trave in acciaio a supporto dei solai in X-lam.
Lavorazioni interne con chiusura delle contropareti per il passaggio degli impianti; qui accanto, nastrature tra i vari elementi in legno per una corretta tenuta all’aria dell’involucro.
A sinistra, posa del cappotto in sughero bruno. A destra, in alto, completamento delle finiture interne; in basso, i due volumi della casa quasi terminati.
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Studio Architetti AD
Opificio 4.8 Torino
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Ubicazione: Torino Progetto architettonico: Studio Architetti AD, Torino Strutture: VASS Industries, Busca (CN) Direttore dei lavori: Studio Architetti AD, Torino Impianti: Projema, Collegno (TO) Strutture in legno: VASS Industries, Busca (CN) Costruzione generale: ClarEdil e Prono 1897 Lavori: 2019 – novembre 2021 Superficie utile: 460 m2 (sopraelevazione) PER ULTERIORI INFO
Una storia contemporanea Borgo Aurora a Torino, area storica a due passi dal centro, nota per aver visto fiorire nella prima metà dell’Ottocento uno dei più importanti insediamenti industriali della città, è stata negli ultimi tempi oggetto di un’intensa attività di riqualificazione. Il quartiere negli anni vide proliferare diverse attività, tra le quali si annovera anche la “Manifattura Rosy Spa”, opificio tessile specializzato nella produzione di filati. L’edificio, inizialmente costituito da un corpo centrale simmetrico sviluppato su tre piani fuori terra, negli anni Sessanta venne modificato nella distribuzione interna con l’aggiunta di muri divisori e, visto che la struttura in latero-cemento si presentava ancora in buone condizioni, recentemente è stato possibile recuperarlo mantenendo il manufatto architettonico. Dalla ristrutturazione, grazie al cambio di destinazione d’uso da “opificio” a unità abitative, è nato il complesso residenziale Opificio 4.8, che si caratterizza altresì per una sopraelevazione interamente in legno, con aumento della superficie lorda di pavimento e miglioramento energetico dell’edificio. In linea con la trasformazione del quartiere, la costruzione è stata convertita in un immobile moderno così da generare, da un lato, un forte legame tra la fabbrica del passato e le residenze del presente, conservandone la facciata e le strutture originarie, e dall’altro creare unità immobiliari tecnologicamente avanzate, realizzate seguendo i più alti standard di qualità costruttiva. Un cenno particolare merita la sopraelevazione in legno con cui sono stati costruiti gli appartamenti dell’ultimo piano. La soluzione utilizzata per il solaio, le pareti e le coperture coniuga un materiale naturale, quale è il legno, con innovazioni e soluzioni per case a basso impatto ambientale e ad altissime prestazioni. L’integrazione con la struttura originale, l’involucro altamente performante e l’impiego di sistemi per la riduzione dei componenti volatili assicurano, inoltre, un comfort completo e la qualità dell’aria interna.
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Sopraelevazione con struttura in X-lam
Recupero edificio esistente in laterocemento Assonometria
Sezione
Pianta terzo piano
_le pareti________ In collaborazione con l’azienda produttrice di costruzioni lignee si è scelto di impiegare una struttura Platform Frame per la realizzazione dell’intervento di sopraelevazione. Gli elementi tecnici verticali portanti di questa struttura sono composti da un telaio in abete (16 cm) isolato tra i montanti da pannelli di fibra di legno e tamponato sui due lati da pannelli di OSB (1,5 cm). La parete viene completata e rifinita internamente con una contro-parete in cartongesso, nella quale vengono fatti passare gli impianti elettrici, ed esternamente mediante l’applicazione di un cappotto termico in lana di vetro e lastre con un nucleo in gesso contenente additivi speciali, armate su entrambe le facce da tessuto in fibra di vetro e finitura con un rivestimento resistente ai raggi UV. La realizzazione di una coibentazione di questo tipo consente di disaccoppiare la parte di isolamento, affidato alla lana di vetro, da quella di inerzia, demandata invece alla lastra. In questo caso è stato necessario rinforzare il solaio esistente mediante l’installazione di un secondo solaio in legno; su di esso è stata posizionata una trave radice, sempre in legno, necessaria al collegamento degli elementi tecnici verticali mediante l’impiego di piastre e hold-down.
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_due parole con il costruttore________ VASS Industries è un’azienda specializzata nello sviluppo, nella progettazione e nella produzione di case prefabbricate in legno ad alta efficienza energetica. Il team VASS è costituito da professionisti del campo dell’edilizia, dell’high-tech e della ricerca, così da garantire prodotti di qualità e d’innovazione. Con oltre 20 anni di esperienza, l’azienda effettua controlli di qualità durante l’intero processo di fabbricazione dei pannelli prefabbricati in legno, evitando in tal modo problemi e imperfezioni nelle fasi di montaggio. Come è stata completata la copertura che vede parti a doppia falda e parti piane? La copertura è divisa in due parti, la prima realizzata con tetto a doppia falda, sulla quale sono stati installati i pannelli fotovoltaici e che internamente racchiude un locale a doppia altezza soppalcato, e la seconda con tetto piano praticabile che gli acquirenti hanno potuto personalizzare in base alle proprie esigenze. La parte di tetto piano in realtà presenta una piccola pendenza, a livello di travatura in legno, per facilitare la gestione del deflusso delle acque sul tetto. Anche la struttura di quest’ultima è stata costruita interamente in legno in stabilimento. Infine, a causa della grande luce degli infissi, si è optato per un sistema oscurante a frangisole automatizzato.
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_due parole con i progettisti________ Lo STUDIO ARCHITETTI AD nasce nel 2001 dall’amicizia e dall’energia creativa degli architetti Gian Luca Franco, Carlo Alberto Rigoletto e Maurizio Demichelis. Con sede a Torino, lo studio opera nei campi della progettazione, del design, dell’interior e dell’architettura oltre alla cura degli aspetti burocratici e della sicurezza in cantiere. Esperto nella gestione dei cantieri, lo studio accompagna il cliente in tutte le fasi evolutive, dalla progettazione preliminare all’esecuzione dell’opera. Risponde alle domande l’arch. Gian Luca Franco. Perché la sopraelevazione è stata realizzata in Platform Frame? La scelta di una struttura in legno è stata determinata da una serie di esigenze che si sono manifestate durante la fase di progettazione. La prima necessità era quella di pensare a una sopraelevazione la cui struttura, dovendo gravare su un edificio esistente già oggetto di rinforzo strutturale, fosse il più possibile leggera. La seconda necessità era legata a questioni logistiche essendo l’intervento ubicato all’interno di un contesto urbano la cui limitata area di cantiere imponeva di utilizzare un sistema flessibile, facile e soprattutto rapido nel montaggio. Quali difficoltà ha incontrato e qual è il valore aggiunto nell’utilizzo delle strutture in Platform Frame? Questa tipologia costruttiva obbliga noi progettisti a ragionare nel dettaglio e nei particolari fin dalla progettazione poiché durante la cantierizzazione non sono ammesse modifiche che le tecniche tradizionali invece consentono; tuttavia la velocità nell’assemblaggio, la facile movimentazione e il ridotto tempo di stoccaggio contribuiscono non poco a semplificare il processo del cantiere. Il legno è poi un materiale naturale, elastico, isolante e rispettoso dell’ecosistema ma soprattutto è un materiale che si distingue per il suo elevato comfort abitativo.
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Solaio di copertura dall’esterno - pavimento galleggiante + prato sintetico - guaina impermeabilizzante in PVC - tavolato in OSB (2 cm) - isolante in fibra di legno (10 cm) - isolante in XPS (10 cm) - tavolato in OSB (2 cm) - assito (2 cm) - trave in legno (28 cm) Parete esterna dall’esterno - rasatura + intonachino (0,3 cm) - cappotto termico in lana di vetro (10 cm) - struttura parete: OSB (2 cm), telaio in abete con interposta fibra di legno (16 cm), OSB (2 cm) - isolante in fibra di legno (5 cm) - telaio per contro parete (5 cm) - lastra di cartongesso (1,2 cm) - intonaco (0,3 cm) Solaio di rinforzo dall’estradosso - pavimentazione (1 cm) - pavimento radiante (9 cm) - tappetino acustico (0,2 cm) - alleggerito (25 cm) - solaio di rinforzo in legno (20 cm) - solaio esistente in cls (50 cm) 1 radice in legno 2-3 trave 4 parapetto
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Immagini di cantiere della realizzazione della struttura in legno della sopraelevazione.
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AMDL CIRCLE e Michele De Lucchi
Case del Prato
Foto: ®Max Rommel
Redagno di Sopra
Foto: ®Max Rommel
I due nuovi edifici si dispongono a fianco dell’ingresso, sotto la terrazza del ristorante, con i tetti rivestiti da scandole di larice a richiamare un’antica tecnica costruttiva ancora utilizzata nella zona dolomitica.
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progetti
Foto: ®Max Rommel
All’interno tutto è in legno dalle porte alle finestre, dalle pareti con il profilo curvo agli arredi.
Ubicazione: Redagno di Sopra, Aldino (BZ) Progetto: AMDL CIRCLE e Michele De Lucchi Capo progetto: Angelo Micheli, Direttore di AMDL CIRCLE Progetto architettonico: Elena Naldi, Giacomo Nava Interior design: Federica Cevasco Furniture Design – Produzione Privata: Pico De Lucchi, Alberto Nason, Michel Sempels 3D artist architect: Alessandro Ghiringhelli Coordinamento progetto esecutivo e D.L.: Robert Veneri Date progetto: marzo 2018 – giugno 2020 Fine lavori: giugno 2020 Superficie: 430 m2 (casa a pianta lineare); 120 m2 (casa a pianta circolare)
Il legno della rinascita Espressione dell’approccio olistico ad arte, architettura e design, caratteristico di AMDL CIRCLE, le Case del Prato, ideate e progettate dallo stesso studio e da Michele De Lucchi, sono due piccole architetture in legno che aggiungono sei nuove stanze all’Hotel Zirmerhof di Redagno di Sopra, nel comune di Aldino. I due edifici sono stati realizzati con il legno di Vaia, la tempesta che nel 2018 ha abbattuto 8,7 milioni di metri cubi di alberi, interessando anche i boschi nei dintorni dello Zirmerhof. Il progetto è frutto dunque della trasformazione di questo legno di schianto in un’installazione di arte e architettura, che si ritrova anche all’interno dei due volumi dove spazi e oggetti si contemplano e si completano a vicenda. Le due case seguono il declivio del terreno, adagiandosi davanti al grande maso storico e inserendosi nel tranquillo contesto paesaggistico come volumi scultorei in una continuità visiva creata dal prato, dalla Val d’Adige e dalle Dolomiti. Sostituendo il vecchio parcheggio della struttura ricettiva, spostato ora in un’area non visibile, i nuovi fabbricati danno vita a una piazzetta di accoglienza allo Zimmerhof, sempre connessi con la storicità del maso e la naturalità del prato e dei boschi. A livello formale, le linee tondeggianti dei tetti ricalcano i profili dei fienili della tradizione contadina e il loro rivestimento con scandole di larice riprende una tecnica di costruzione antica che permette di rivestire superfici arrotondate ed è ancora utilizzata nella zona delle Dolomiti. Accomunate dalle stesse linee morbide, le due case mostrano piante differenti; la prima è circolare e ospita due suite disposte su due livelli, la seconda è lineare e accoglie quattro appartamenti disposti su due livelli e uno spazio di convivialità centrale a tutta altezza. Entrambe le architetture sono caratterizzate dalle terrazze panoramiche al piano superiore e dalle arcate del porticato continuo al piano terra e il disegno a riquadri dei serramenti si ispira alle finestre classiche delle case di montagna. Le Case nel Prato sono da considerarsi a tutti gli effetti un’installazione d’autore fatta di oggetti piccoli e grandi.
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Foto: ®Max Rommel
Ogni cosa compendia l’antica filosofia dello Zirmerhof dove tutto è dettaglio, tutto merita attenzione e cura affinché nulla arrechi disturbo. Nella foto lo spazio di convivialità centrale a tutta altezza della casa con pianta lineare.
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Pianta piano terra
Pianta primo piano
Pianta piano terra
Pianta primo piano
Sezioni
_il legno di Vaia ________ Il legno è il grande protagonista del progetto, scelto per la sua proprietà di modificarsi continuamente e rimanere in sintonia con i ritmi della natura anche dopo essere stato abbattuto, tagliato, lavorato e ricomposto. Ogni dettaglio del progetto è stato studiato per essere in sinergia con la natura, la storia e la sensibilità dello Zirmerhof. Il legno dagli abeti schiantati dalla tempesta Vaia è stato utilizzato per travi e pareti portanti, mentre con il recupero dei larici sono stati costruiti casseforme, rivestimenti, pavimenti e pareti interne. La tecnologia necessaria è invisibile e integrata. L’ambiente è pensato come una scenografia, realizzata da Produzione Privata, l’impresa creata da Michele De Lucchi per dar vita a oggetti di design sperimentali e sostenere l’artigianato. Ed è proprio il disegno puntuale di ogni elemento che determina il carattere di modernità formale dell’ambiente, mentre l’alta qualità di realizzazione si fonda sulla sapiente concretezza dell’artigianato. Come molti dei mobili antichi dentro il maso, anche quelli presenti nelle Case del Prato sono stati realizzati in legno di noce e caratterizzati dall’elemento a bacchetta tipico degli arredi locali.
Dalla pianta è possibile notare che le camere sono sistemate al piano terra, con diretto accesso al prato, e al piano superiore, al quale si accede direttamente dalla piazzetta lastricata in pietra come nei secoli passati. Il piano primo è anche il sottotetto, esattamente come nelle vecchie stalle con le mucche sotto e il fienile sopra.
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Foto: ®Max Rommel
Dalla trama del soffitto a capriate, creato in continuità con le pareti e il pavimento, fino alla scelta delle finiture e alla definizione degli arredi, tutto è stato disegnato per creare un ambiente confortevole dove rilassarsi. L’atmosfera calda e accogliente si esprime grazie alle cromie e alla matericità del legno e dei tessuti.
_due parole con i progettisti________ AMDL CIRCLE è uno studio multidisciplinare rinomato per il suo approccio umanistico all’architettura, al design e alla grafica, guidato da Michele De Lucchi. Con sede principale a Milano, lo Studio si fonda su 40 anni di lavoro pionieristico, accompagnato dalla continua ricerca per il miglioramento della qualità di vita, fisica e intellettuale. In questo progetto ha partecipato attivamente Produzione Privata, il laboratorio sperimentale fondato nel 1990 da Michele De Lucchi e Sibylle Kicherer per progettare e realizzare oggetti con la massima libertà espressiva, indipendenti dalle logiche del mercato e dell’industria. Riportiamo alcune considerazioni dell’arch. Michele de Lucchi sul progetto e sulla tempesta Vaia. Dalla tempesta Vaia alle Case del Prato… Mi sono sentito direttamente colpito dalla furia di Vaia perché quella notte anche la mia opera Dentro Fuori nel parco di Arte Sella è stata letteralmente spezzata in due dalla caduta di un albero. Ricordo lo sgomento provato alla vista di quelle immagini di distruzione. Ma poi, in dialogo con gli amici di Arte Sella, abbiamo capito che quel disastro ci dava l’opportunità di amplificare il messaggio di Vaia e rielaborarlo attraverso l’arte e l’architettura. Così è nata l’opera Radici al vento, nell’arboreto dell’Orto Botanico di Padova, realizzata con il recupero di tronchi e alberi abbattuti dalla tempesta. E, con lo stesso spirito, ho accolto l’idea di costruire le due Case nel Prato utilizzando il legno schiantato nelle foreste intorno allo Zirmherof. Quale insegnamento possiamo trarre dalla tempesta Vaia? Le ferite della tempesta Vaia sono ancora visibili quando dallo Zirmerhof stesso ti guardi intorno e scopri le chiazze di bosco distrutto; non si riesce a capire la violenza di questo vento che ha spezzato e spazzato via così tanti alberi, non abituati a resistere a un vento tanto forte che arrivava dall’Adriatico. Se un vento così forte fosse arrivato dalla direzione da cui era solito arrivare, gli alberi avrebbero retto la forza dell’uragano. Fa impressione il fatto che il surriscaldamento della terra abbia prodotto un moto d’aria che non era consueto nello svolgersi degli eventi naturali. Quindi il messaggio è molto chiaro: è un messaggio che va collocato in quella lunghissima lista di eventi prodotti dal riscaldamento globale che ci mostrano come la natura stia reagendo alle nostre azioni sconsiderate e a quei cambiamenti antropogenici che di naturale hanno ben poco.
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Foto: ®Max Rommel
Foto: ®Max Rommel
I due edifici sono due oggetti completamente in legno, studiati per non occludere la vista e per arredare il prato che si estende verso la valle. Hanno un tetto rotondeggiante, senza spigoli e senza punte, quasi carezzevoli con il loro delicato rivestimento in scandole di larice. Le finestre sono concepite come ampie vetrine che incorniciano il paesaggio e spingono lo sguardo e la mente a uscire per rinvigorirsi ammirando la natura.
Prospetti
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Foto: ®Max Rommel
Dettaglio di un bagno. Il legno è struttura, rivestimento e arredo, in un continuum visivo tra interno ed esterno che abbraccia gli ambienti rendendoli luoghi rilassanti dove riappropriarsi del contatto con la natura circostante.
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Foto: Geraldina Bellipario
MC A – Mario Cucinella Architects
Scuola di Danza Reggiolo
Foto: ®Fausto Franzosi
Foto: ®Fausto Franzosi
Vista di uno dei due giardini interni delimitati dal sistema schermante intrecciato. Il verde e la trama lignea del rivestimento proteggono dal surriscaldamento estivo e da occhi indiscreti. Il pavimento della sala di danza si prolunga all’esterno quasi a cercare un contatto con la comunità.
Proiettandosi sulle vetrate, il reticolo dà vita a un riflesso geometrico che sembra generare una nuova forma.
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Foto: Geraldina Bellipario
Guardando la scuola nel suo complesso, è evidente il richiamo ai panieri intrecciati che sono caratteristici del territorio di Reggiolo.
Ubicazione: Reggiolo (RE) Concept e progetto definitivo: Mario Cucinella, Marco Dell’Agli con Arianna Balboni Team di progetto: Valentino Gareri, Federico La Piccirella, Francesco Galli, Mirco Bianchini, Clelia Zappalà Strutture: Sarti Ingegneria Progettazione meccanica: ing. Riccardo Giannoni Progettazione elettrica: Studio tecnico P.S. Computo e antincendio: geom. Roberto Guidi Esecutivo architettonico: Gasparini Associati Esecutivo strutture: ing.ri Andrea Morini, Matteo Pè Esecutivo meccanico: p.i. Savino Vellani Esecutivo elettrico: p.i. Corrado Bonacini Appaltatore – Capogruppo ATI: Nial Nizzoli srl Strutture in legno: Arcaland soc. Cop. Fine lavori: 2018
Shall we dance? Ispirata alle ceste di vimini che richiamano la tradizione artigianale del territorio, la Scuola di Danza di Reggiolo è stata realizzata grazie al Fondo di solidarietà istituito da Confindustria, CGIL, CISL, UIL e Confservizi, al quale hanno contribuito lavoratori e imprese di tutta Italia e il cui obiettivo era far rinascere e ricostruire i territori emiliani colpiti dal sisma nel 2012. Il nuovo edificio, che sostituisce la precedente scuola, distrutta dal terremoto e in seguito demolita, si presenta con una pianta rettangolare e un volume compatto formalmente semplice, costruito in legno e collegato agli spogliatoi tramite un corpo trasparente. La compattezza dell’involucro, prevalentemente opaco, ha consentito di ridurre le dispersioni termiche nei periodi più freddi e minimizzare di conseguenza i consumi energetici degli impianti meccanici; il comfort interno è garantito anche dalla ventilazione naturale con estrazione a effetto camino e dalla luce naturale che durante il giorno entra dalla grande vetrata e dalle aperture zenitali. Un co-generatore produce l’energia elettrica, coadiuvato dall’impianto fotovoltaico, e l’acqua piovana è raccolta in una cisterna e destnata a uso irriguo. L’irraggiamento solare è controllato e mitigato da un sistema schermante esterno curvo che circonda l’edificio e che crea due piccoli patii scoperti, dove dei giardini interni, visibili dalla sala di danza contribuiscono, a loro volta, a ombreggiare le vetrate e a offrire la privacy desiderata agli alunni durante le lezioni. La schermatura, chiaro riferimento agli intrecci tipici dei cesti di vimini della zona, porta in sé un’ulteriore elemento simbolico, quando si illumina durante le ore notturne, diventando vera e propria una lanterna; un segno nel e per il territorio, segno di rinascita, di guida e polo di interesse e di attrazione per tutta la comunità. Il progetto è stato sviluppato durante il workshop “Costruire per ricostruire” nel quale lo studio MC A – Mario Cucinella Architects, ha coinvolto sei giovani architetti e ingegneri under 35, residenti nelle aree colpite dal sisma e selezionati tra 160 candidati.
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Foto: Geraldina Bellipario
Foto: Geraldina Bellipario
Due immagini della Sala di Danza dalle quali emerge con chiarezza il semplice impianto planimetrico che si contrappone a un soffitto articolato, costituito dalla stessa struttura portante in travi di legno lamellare a formare un motivo romboidale, vista la disposizione in diagonale delle travi stesse. La luce naturale, entrante dalla vetrata cielo-terra e dai piccoli inserti in copertura, si armonizza con l’illuminazione artificiale.
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Mario Cucinella Architects ©
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Mario Cucinella Architects
Planimetria
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Mario Cucinella Architects
Prospetto sud
Sezione trasversale
_struttura________ Strutturalmente la sala di danza è realizzata interamente in legno con pilastri in lamellare irrigiditi, nella direzione longitudinale del fabbricato, con pareti a telaio, costituite da montanti e traversi superiori e inferiori, con interposta lana di roccia e controventate da pannelli in OSB 3, a garanzia di un’elevata duttilità. Il solaio di copertura è in pannelli prefabbricati, composti da travetti in legno lamellare GL24h, irrigiditi dalla presenza di un pannello in OSB 3 posto superiormente e da un pannello in abete massello sulla faccia inferiore tra i quali è interposta la coibentazione in lana di roccia. Anche le travi di copertura sono in legno lamellare GL24h a tutta luce e disposte in diagonale, al fine di assecondare una direzione principale di orditura. Le luci sono pari alla distanza tra i pilastri, mentre nella direzione opposta, le travi di orditura secondaria poggiano tra una trave principale e l’altra. I listelli per la pendenza sono fissati in intradosso al pannello superiore in OSB 3 mediante apposite chiodature. Sul perimetro, in direzione trasversale, sono infine presenti travi di bordo e tamponamenti interamente vetrati.
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Foto: Geraldina Bellipario
Vista della sala di danza e di uno dei due patii all’imbrunire. La Scuola di Danza di Reggiolo è stata realizzata grazie al Fondo di solidarietà istituito per la ricostruzione dopo il sisma del 2012. Le altre opere progettate durante il workshop “Costruire per ricostruire” e costruite grazie al Fondo di solidarietà sono la Casa della Musica di Pieve di Cento (BO), il Centro di co-working di Quistello (MN), il Centro Polifunzionale Arti e cultura di Bondeno (FE) e Centro Socio Sanitario “Nuovo Picchio” a San Felice sul Panaro (MO).
_due parole con i progettisti________ MC A – Mario Cucinella Architects, con studio a Bologna e Milano, si avvale di un team internazionale composto da più di cento collaboratori tra architetti, ingegneri, grafici, modellisti e ricercatori. Con una solida esperienza nella progettazione architettonica, lo studio integra nelle proprie opere strategie ambientali ed energetiche, avvalendosi di un dipartimento di R&D interno che porta avanti le ricerche sui temi della sostenibilità secondo un approccio olistico. Tutti i progetti sono caratterizzati da un’attenzione all’integrazione tecnologica con le strategie ambientali e climatiche per realizzare edifici a basso impatto ambientale. Risponde alla domanda l’arch. Mario Cucinella. Qual è il ruolo dell’architettura nei territori che hanno subito danni e perdite in seguito a eventi sismici come quello dell’Emilia del 2012? E come mediare la necessità di costruire e di dare riparo alla gente con il progetto architettonico? Nel dramma di queste terre e di quelle del Centro Italia, colpite dagli eventi sismici noi architetti dobbiamo a queste comunità tutto il nostro sforzo creativo. L’esempio della ricostruzione dell’Emilia-Romagna dimostra come la forza di una collettività si sia rappresentata con l’architettura di nuove scuole e nuove opere al servizio dei cittadini. Non solo com’era dov’era, ma soprattutto come sarà. Dobbiamo immaginare che da questa grande sofferenza la Ri-costruzione sia migliore, con più attenzione, senza compromessi su sicurezza sismica e sicurezza ambientale. L’architettura di qualità promuove valori importanti come la bellezza, il design, l’ecologia, la qualità ambientale, l’innovazione, la sostenibilità e contribuisce a dare valore al territorio creando una nuova empatia con il paesaggio. La bellezza è contagiosa!
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Foto: ®Fausto Franzosi
Foto: ®Fausto Franzosi
Le pareti laterali si contrappongono simmetricamente, due trasparenti e due opache. Il legno è il materiale principe e caratterizza la struttura e le finiture interne, donando un senso di calore e di accoglienza alla sala. La schermatura solare proietta le sue ombre sul pavimento in un gioco di chiaroscuri che sembrano danzare sul parquet.
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Paris Render © ©
Paris Render
Render esterno
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Mario Cucinella Architects
Render interno
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Foto: Geraldina Bellipario Foto: Geraldina Bellipario
I fronti corti a confronto in due diverse momenti, durante il giorno e all’imbrunire. Le due immagini mostrano chiaramente come l’edificio, grazie al suo involucro esterno intrecciato, cambi aspetto. L’edificio, dall’immagine ispiratrice del progetto che richiama un cesto di vimini, si trasforma in una lanterna che si accende alla sera, assumendo una valenza di landmark per il territorio, un segno di rinascita e di attrazione per la comunità locale.
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Foto: ®Miriam Tinto
Studio BBS
Museo delle Palafitte Ledro
Foto: ®Miriam Tinto Foto: ®Miriam Tinto
La purezza espressiva e il minimalismo morfologico del nuovo volume dichiarano il rispetto per l’edificio esistente, preservato nella sua straordinaria forza espressiva.
Il museo esistente sembra proseguire all’interno del nuovo spazio, destinato in particolare alle attività didattiche o a specifici eventi espositivi, grazie alla totale trasparenza dei fronti.
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Ubicazione: Ledro (TN) Committente: MUSE – Museo delle Scienze, Trento Direzione scientifica: dott. Michele Lanzinger – MUSE Project Management: ing. Gabriele Devigili – MUSE Architettura: Studio BBS Strutture e impianti: New Engineering Direzione lavori: risanamento: arch. Davide Campetti; ampliamento: ing. Luca Oss Emer – New Engineering General Contractor: risanamento: ICB Costruzioni snc; ampliamento: Dega costruzioni sas Strutture in legno: Ri-Legno srl Involucro QBO: Larentis Lorenz srl Progetto allestimento: arch. Maria Cristina Stanchina Lavori: 2018-2019
Foto: ®Miriam Tinto
Il corpo vetrato si innesta sulla testa della navata del museo attraverso una piccola manica che accoglie alcuni spazi di servizio e raccorda architettonicamente l’ampliamento al corpo storico.
Palafitte di legno Nel 1929, quando il livello del Lago di Ledro fu abbassato per i lavori della centrale idroelettrica a Riva del Garda, vennero scoperti i resti di un villaggio palafitticolo risalente al 2.200-1.350 a.C., una delle più grandi stazioni preistoriche in Italia e una delle più importanti in Europa; in seguito, negli anni ’70, su progetto dell’architetto Marcello Piovan, nacque il Museo delle Palafitte, oggi sede territoriale del MUSE – Museo delle Scienze di Trento. Caratterizzato dalla particolare struttura lignea e dalle ampie chiusure vetrate, l’edificio originale era stato ideato a partire da un rapporto molto stretto con il paesaggio, una sorta di “vetrina di vetrine” dove poter osservare i reperti sullo sfondo della zona archeologica dalla quale provenivano, ed era stato pensato come struttura stagionale e di carattere estivo. Tuttavia, nel tempo, il museo ha trovato apertura annuale e, viste le mutate esigenze, nel 2019 è stato completamente rinnovato con interventi di risanamento e ampliamento che lo hanno radicalmente trasformato e dotato di spazi ricettivi molto più ampi. Nel fabbricato esistente dunque, dove il legno – caposaldo strutturale e figurativo fondamentale dell’edificio – reinterpreta in chiave moderna la tradizione delle costruzioni lignee trentine, le strutture ammalorate sono state accuratamente sistemate, le zone degli uffici riorganizzate funzionalmente e le aree espositive riallestite in coerenza con le originarie linee di intervento architettoniche e museografiche. L’ampliamento, dalla struttura portante mista in legno e acciaio, si è concretizzato in un volume puro, spiccatamente contemporaneo e minimalista, che rispetta il valore monumentale dell’esistente, dialogando con esso per differenza stilistica e non per mimesi. Sottolineando e valorizzando infatti la prospettiva disegnata dalla navata del museo, il nuovo parallelepipedo di cristallo, denominato QBO, si sospinge verso il lago, abbracciando con un solo sguardo l’area archeologica, lo specchio d’acqua lacustre e il fondale del paesaggio montano. L’intervento è stato oggetto di due certificazioni, LEED Italia e Arca, raggiungendo nel primo caso il livello Gold, nel secondo il Platinum.
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Foto: ®Miriam Tinto Foto: ®Miriam Tinto
Il nuovo volume è esaltato dalla natura circostante, che entra visivamente nell’edificio grazie all’involucro completamente vetrato.
A est si trovano gli uffici del Museo. Esternamente è stato ricostruito un villaggio palafitticolo a scopi didattici.
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A lato, schizzi di studio, arch. Marcello Piovan. Il valore architettonico dell’edificio ha portato al suo inserimento all’interno del Censimento nazionale delle architetture italiane del secondo Novecento, redatto dalla Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanee presso il Ministero della Cultura.
Vista da sud est
Vista da nord ovest Morfologicamente e strutturalmente il volume storico del museo si caratterizza per la presenza di tre elementi chiaramente identificabili, sia in pianta che in alzato: a est le salette studio e l’abitazione del custode, al centro l’atrio di ingresso, posto in posizione mediana a costituire una sorta di cerniera planimetrica del volume edificato, e a ovest la sala mostra che emerge dal resto della costruzione con la sua forma allungata e lineare, a elementi modulari ritmati. Il museo negli anni ’70
_struttura ed energia________ L’intervento di risanamento conservativo ha contemplato l’azione puntuale sulle strutture ammalorate del museo, in particolare quelle caratterizzanti le facciate della sala espositiva, fortemente segnate dal tempo e dall’azione degli agenti atmosferici. Si è provveduto contemporaneamente ad affrontare e risolvere alcuni nodi di dettaglio: nello specifico, quelli che nel corso del tempo avevano evidenziato problematiche di ristagno prolungato di acqua con conseguenti marcescenze localizzate. Il nuovo volume presenta pannelli X-lam (per il nucleo di controvento e il solaio di copertura) e strutture puntuali verticali in acciaio. Al legno, dunque, è riservato un inedito ruolo di “comprimario non esibito”, che assume volutamente – anche in questo caso – una strategia di dialogo per opposti rispetto al corpo storico. Contemporaneamente è stata effettuata anche la riqualificazione energetica dell’intero involucro esistente, attuata attraverso la sostituzione degli originari serramenti in alluminio con nuovi elementi ad alte prestazioni energetiche, nonché con il rifacimento completo del rivestimento ligneo in larice, riportato all’originario colore naturale, e dello strato coibente sottostante.
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Foto: ®Miriam Tinto
Foto: ®Miriam Tinto
Nel museo storico dominano il legno e il cristallo. I pilastri lignei, oltre alla funzione portante, hanno anche quella di sostenere una serie di vetrine di mostra che, con le loro strutture in legno e metallo, formano a loro volta una specie di grande telaio longitudinale che contribuisce all’irrigidimento di tutta la struttura.
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_due parole con i progettisti________
Quali scelte impiantistiche sono state adottate per rispondere alla mutate esigenze di comfort del Museo? Da un punto di vista energetico e impiantistico, il sistema tecnologico preesistente è stato completamente rifatto per implementare la dotazione dell’edificio originario e consentirne un utilizzo più esteso nel corso di tutto l’anno. Anche in base alle richieste formulate dalla Soprintentenza ai Beni Culturali per la conservazione dei reperti archeologici, è stata installata una ventilazione meccanizzata e ripensato completamente il sistema di riscaldamento e raffrescamento. Gli spazi tecnologici sono ospitati all’interno di un nuovo fabbricato indipendente, costruito sempre in legno e collocato sul fronte più interno rispetto al lago. Anche tutti gli spazi esterni sono stati rivisti... Sì, l’intervento ha previsto il ridisegno completo delle aree esterne di pertinenza che vengono re-immaginate come un nuovo spazio dal carattere pubblico, una piccola piazza, definita dalla pavimentazione in cemento lavato e legno, nonché da nuove sedute. Contemporaneamente è stato riorganizzato il giardino destinato alle attività didattiche, con uno spazio sistemato a prato e qualificato da piante autoctone e spontanee, in larga parte già conosciute e utilizzate in epoca preistorica dagli abitanti delle palafitte.
Il piccolo parallelepipedo è un cristallo proiettato sul lago e permette ai visitatori di rimirare il paesaggio dell’area archeologica, del grande specchio d’acqua e delle montagne. Dal 2011 il luogo che ospita il museo, assieme ad altri siti preistorici palafitticoli dell’arco alpino, è entrato a far parte del Patrimonio Mondiale dell’umanità, riconosciuti dall’Unesco. Si tratta di siti spondali ubicati sulle rive di laghi o di fiumi oppure in torbiere che hanno consentito un’eccellente conservazione dei materiali organici.
Foto: ®Miriam Tinto
Lo Studio BBS opera nei settori dell’architettura, pianificazione urbana, interior ed exhibition design, progettando e costruendo edifici pubblici e privati, residenziali, terziari, commerciali e industriali. Nei progetti l’attenzione per il luogo, la sostenibilità ambientale e il risparmio energetico sono coniugati sinergicamente. Lo studio ha acquisito un grande background nella progettazione e gestione di interventi certificati secondo i protocolli Leed, Arca, CasaClima e Passive House e nella progettazione e direzione lavori di edifici in legno, sia con tecnologia a telaio sia in pannelli Cross-Lam.
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cuneo in legno per pendenza feltro protettivo sottostante guaina bituminosa incollata lamiera in alluminio a protezione guaina isolante XPS (10 cm) copertina in lamiera di alluminio preverniciato nero-grigio guaina bituminosa incollata freno vapore pannello di supporto in legno pannello coibentato in lamiera di alluminio nero-grigio staffa metallica per fissaggio montanti alla struttura lignea struttura in X-lam tenda oscurante motorizzata traverso in acciaio per chiusura intercapedine facciata/struttura lignea controsoffitto acustico in cartongesso microforato facciata vetrata continua a montanti e traversi in acciaio traverso in acciaio a filo pavimento riempimento in lana di roccia nastro impermeabile lamiera protettiva di alluminio nero-grigio guaina bituminosa impermeabilizzante membrana bugnata in PE tubo di drenaggio perimetrale ghiaia drenante
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Foto: Massimiliano Sticca
next Alpine Mood Andrea Zanchetta Rifugio La Marmotta AB2R Il Roccolo Abitato Edoardo Milesi & Archos
Foto: Robert Canfield
Foto: Ezio Manciucca
Villa in paglia Nicola Preti Dani Ridge Carver + Schicketanz Architects
Operazioni di risanamento della struttura esistente ammalorata.
Costruzione del nuovo volume con le strutture puntuali verticali in acciaio a sostegno delle travi lignee. A destra i pannelli X-lam del nucleo di controvento e il solaio di copertura.
A sinistra, dettaglio della struttura in acciaio e legno. A fianco, particolare della copertura in X-lam.
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