MONTE GRAPPA TRAIL

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LORENZO CAPITANI

MONTE GRAPPA TRAIL

28 itinerari di Trail Running tra il massiccio del Grappa e il canale del Brenta

EDIZIONI VERSANTE SUD | COLLANA LUOGHI VERTICALI | RUNNING


Prima edizione Febbraio 2022 ISBN 978 88 55470 919 Copyright © 2022 VERSANTE SUD – Milano, via Rosso di San Secondo 1 Tel. +39 02 7490163 www.versantesud.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina

Lorenzo Capitani

Testi

Lorenzo Capitani

Fotografie

Lorenzo Capitani, Nora Mazzocchi

Cartine

Silvia Ruju. © Mapbox, © Open Street Map

Simbologia

Tommaso Bacciocchi

Impaginazione

Silvia Ruju

Stampa

Tipolitografia Pagani – Passirano (BS)

Km ZERO

da autori Guida faottae sviluppano che vivon l territorio i sentieri su

È una guida a KM ZERO!

Cosa significa? Che è più sana e ha più sapore, perché fatta da autori locali. Come i pomodori a Km 0? Certo! E la genuinità non è un’opinione. Gli autori locali fanno bene a chi cammina: – hanno le notizie più fresche e più aggiornate; – non rifilano solo i sentieri più commerciali; – reinvestono il ricavato nella manutenzione dei sentieri. Gli autori locali fanno bene al territorio: – pubblicano col buonsenso di chi ama il proprio territorio; – sono attenti a promuovere tutte le località; – sono in rete con la realtà locale. E infine la cosa più importante:

sui loro sentieri, c’è un pezzetto del loro cuore

Nota

Il trekking è un’attività potenzialmente pericolosa, chi la pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi escursione.


Km ZERO Guida fatta da autori che vivono e sviluppano i sentieri sul territorio

LORENZO CAPITANI

MONTE GRAPPA TRAIL 28 itinerari di Trail Running tra il massiccio del Grappa e il canale del Brenta

EDIZIONI VERSANTE SUD


SOMMARIO Mappa itinerari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 Lettura degli itinerari e legenda . . . . . . . . . 8 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 Sulle tracce della Storia . . . . . . . . . . . . . . . 18 Correre in montagna . . . . . . . . . . . . . . . . . 28 Correre di notte… sul Grappa . . . . . . . . . . 34 I materiali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38 L’ambiente e i sentieri . . . . . . . . . . . . . . . . 48 Numeri utili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52 Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56 Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25.

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Santa Felicita – Campo Solagna . . . . . 60 Santa Felicita – Campo Croce . . . . . . . 64 Santa Felicita – Cima Grappa . . . . . . 68 Lungo la dorsale dei Solaroli . . . . . . 76 La direttissima per Cima Grappa . . . . 82 Il giro delle malghe . . . . . . . . . . . . . . 88 Periplo della valle di Alano di Piave . 94 La valle di Schievenin . . . . . . . . . . . . 100 Dalla terra al cielo . . . . . . . . . . . . . . . 108 Il fronte del Piave . . . . . . . . . . . . . . . . 118 Il monte Tomatico e la dorsale nord . 126 Tra casere e fojaroi . . . . . . . . . . . . . . 136 Giro del Corlo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 144 I villaggi perduti del Corlo . . . . . . . . 154 La valle delle bocchette . . . . . . . . . . 162 Le strade di guerra . . . . . . . . . . . . . . . 170 Borso del Grappa – Cismon del Grappa . . . . . . . . . . . . . . 180 Incursione al col Moschin . . . . . . . . . 188 La valle dei Cavallini e il sentiero delle Gallerie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 196 Da Pove del Grappa al Finestron . . . 204 Verso l’Altopiano . . . . . . . . . . . . . . . . 212 Monte Cornone . . . . . . . . . . . . . . . . . 220 Calà del Sasso - Sentiero del Vù . . . 224 Per faggeti e trincee sul Campolongo . . . . . . . . . . . . . . . . . 234 Traversata del Grappa da sud a nord . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 244

26. Alta Via degli Eroi . . . . . . . . . . . . . . . . 254 27. Alta Via del Tabacco . . . . . . . . . . . . . . 266 28. I 14 Cippi - Il viaggio . . . . . . . . . . . . . 276

Postazione in caverna lungo il sentiero delle Meatte


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Sant’Eulalia Sant’Eulalia Semonzo Semonzo

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LETTURA DEGLI ITINERARI E LEGENDA Gli itinerari sono stati tutti percorsi e controllati alla data di pubblicazione della guida e nei mesi precedenti. Le informazioni e i dati riportati possono essere soggetti a cambiamenti per fattori esterni e non prevedibili che si potrebbero verificare con il tempo: il susseguirsi delle stagioni, eventi meteorici intensi, fenomeni di dissesto o l’intervento dell’uomo possono modificare anche radicalmente le condizioni e le caratteristiche dei tracciati. NOTE SUGLI ITINERARI In generale il nome degli itinerari rispetta i toponimi del territorio, spesso indica i punti di arrivo o la linea che si seguirà; in altri casi troverete il riferimento alla numerazione CAI dei sentieri o al loro nome. COLONNA VERTICALE SINISTRA Tipo di terreno Sono stati definiti quattro tipi di terreno in modo da permettere una migliore analisi e pianificazione dell’itinerario: Sterrato: sentieri di montagna, più o meno larghi o marcati, che transitano per terreni non tecnici; il fondo è generalmente in terra battuta o erboso, ma può essere anche pietroso a patto che non sia esposto. Sono incluse anche le strade bianche o sterrate. Sentiero tecnico/esposto: sentieri che transitano su terreni tecnici come ghiaioni o pietraie o affrontano tratti esposti come creste, traversi su terreni scoscesi, passaggi su facili rocce, o con fondi particolarmente impegnativi. Per affrontare questi sentieri è richiesta quanto meno discreta abilità tecnica e abitudine ai terreni di montagna. Mulattiere/lastricato: vie selciate, antichi sentieri, o antiche mulattiere realizzate con pietre e sassi a secco. Spesso non percorribili da mezzi.

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Asfalto/cemento: strade asfaltate. Sono incluse le strade di montagna cementate. Lunghezza Chilometri totali del percorso dalla partenza all’arrivo. Il dato è stato calcolato con l’ausilio di un dispositivo gps. Questo valore può differenziarsi anche del 10% a seconda del dispositivo o del software utilizzato per l’elaborazione e la visualizzazione della traccia. Dislivello positivo/negativo La somma totale in metri di salita e di discesa intrapresi durante l’itinerario. Il dato è stato calcolato con l’ausilio di un dispositivo gps e debitamente arrotondato. Questo valore può differenziarsi anche del 10% a seconda del dispositivo o del software utilizzato per l’elaborazione e la visualizzazione della traccia. Quota massima Indica il punto più alto raggiunto dal percorso. Questo dato è utile per ricavare informazioni circa le condizioni morfologiche e climatiche della montagna. Data la quota di partenza, si possono verificare variazioni termiche anche significative durante il percorso. Nella stagione invernale ci si può riferire a questa quota per determinare lo 0 termico e prevedere eventuali precipitazioni nevose. Difficoltà È stata inserita la classica scala di difficoltà utilizzata per gli itinerari escursionistici, per cui rimandiamo al capitolo Ambiente e sentieri. Questo dato, unito alla difficoltà tecnica e all’impegno fisico riportati di seguito, fornisce un’importante informazione per l’analisi e la scelta degli itinerari.


Tipo di tracciato Viene indicato lo stile del percorso: trail o vertical. Questo parametro è importante per capire altri valori come la difficoltà e l’impegno fisico. Per la definizione di trail running, sky running e vertical, rimandiamo al capitolo Correre in montagna. Tempi di percorrenza È difficile definire il tempo di percorrenza di un itinerario che possa andare bene per tutti, trailer e non. Ognuno vive la corsa in montagna in base alla propria preparazione fisica, alle sensazioni che ha durante la giornata e ai ritmi che intende tenere. Tenete in considerazione questi parametri: Salite: tutte, dalle più ripide alle più dolci, dall’asfalto al single track, sono state affrontate con passo veloce ma non di corsa. Discese non tecniche e tratti in piano sono stati affrontati di corsa. Discese tecniche e tratti esposti: sono stati affrontati a velocità moderata, misto corsa/passo veloce. Salite e discese molto tecniche: sono state affrontate dando la priorità alla sicurezza, moderando sensibilmente la velocità per valutare eventuali pericoli e prestare la necessaria attenzione. Sono state considerate pause brevi per rifocillarsi, godere del panorama e scattare foto. Non sono state prese in considerazione pause più lunghe. Impegno fisico Si tratta del livello fisico richiesto a un trailer mediamente allenato per affrontare l’itinerario proposto. Il parametro è legato alla durata e al dislivello del percorso, ma altri fattori particolarmente significativi, come difficoltà tecniche e chilometraggio totale, possono aumentare o diminuire il valore. 4/4: percorsi della durata minima di 5/6 h con chilometraggio oltre i 30 km e dislivelli positivi oltre 2000 m.

3/4: percorsi della durata minima di 4/5 h con chilometraggio tra i 20 e i 30 km e dislivelli positivi oltre 1500 m. 2/4: percorsi che non vanno oltre le di 4 h con dislivelli positivi non oltre 1500 m. 1/4: percorsi che non vanno oltre le 3 h e dislivelli positivi non superiori ai 1000 m. Difficoltà tecniche Si tratta della capacità tecnica richiesta a un trailer mediamente allenato per affrontare il percorso proposto. Il parametro è strettamente legato alle caratteristiche dell’itinerario. Generalmente i livelli più alti corrispondono a tracciati di tipo vertical con salite lunghe e con forte pendenza o discese su terreni instabili o particolarmente tecniche. Tutte le valutazioni si riferiscono a condizioni ottimali con terreno asciutto. 1/4: percorsi su terreni semplici e ben battuti senza difficoltà tecniche che possono essere affrontati tranquillamente da qualsiasi trailer o escursionista. 2/4: percorsi che presentano tratti di salita o discesa particolarmente ripidi o mediamente tecnici che richiedono discreta capacità per essere affrontati di corsa, o ancora di media lunghezza. Tuttavia i sentieri non sono esposti o pericolosi e possono essere affrontati in sicurezza da qualsiasi trailer o escursionista. 3/4: percorsi che presentano tratti in salita o in discesa particolarmente ripidi o tecnici o lunghezze tali da richiedere uno sforzo che va oltre il gesto della corsa. Possono essere inclusi passaggi esposti, ghiaioni o i terreni più impervi della montagna. Per questi percorsi è richiesta una buona preparazione e una discreta conoscenza dell’ambiente alpino. 4/4: percorsi che oltre alle difficoltà descritte nel punto precedente presentano salite o discese particolarmente lunghe o numerose, tratti esposti, pericoli oggettivi o lunghezze tali da richiedere una buona gestione di sé (anche in

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caso di cambio repentino delle condizioni meteorologiche o di solitudine) e dei rifornimenti. Stato segnaletica Per la descrizione dello stato della segnaletica rimandiamo al capitolo Ambiente e sentieri. In generale la gestione della segnaletica e dei sentieri è da considerarsi buona; alcuni itinerari transitano però per zone poco frequentate con segnaletica vecchia o sbiadita. Per gli itinerari che presentano un valore non ottimale (1/3) consigliamo di studiare bene il terreno e di portare con sé sempre un dispositivo gps. Materiale extra Viene indicato il materiale che è utile portare con sé oltre a quello già preso in considerazione nel capitolo I materiali, per affrontare in sicurezza e godere dell’itinerario: per esempio, lampada frontale per esplorare le gallerie. Solamente alcuni tracciati hanno queste indicazioni. Fonti d’acqua Sono indicati i punti di approvvigionamento idrico, compresi esercizi pubblici (bar, rifugi…). Attenzione: la disponibilità dei punti di approvvigionamento potrebbe essere stagionale ed è necessario verificarla prima di intraprendere l’uscita. Punti d’appoggio Sono indicati i rifugi o i bivacchi che si trovano lungo i percorsi. Se l’itinerario transita nei pressi di centri abitati, è indicato anche dove trovare bar o altri esercizi pubblici. Ricordatevi sempre di verificare le aperture prima di partire. Periodo di fruibilità Indica il periodo ritenuto ottimale per la percorrenza dell’itinerario. Alcune stagioni particolarmente secche o piovose/ nevose possono ovviamente influire su questo dato. Verificate sempre le condi-

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zioni della montagna o del meteo prima di partire. Una buona indicazione per il meteo e lo stato dell’innevamento può darla la consultazione delle webcam del rifugio Bassano a Cima Grappa, che offrono grande visibilità su gran parte del massiccio. COLONNA VERTICALE DESTRA Nota introduttiva Di ogni itinerario viene data una sintesi sulle caratteristiche generali. Descrizione Relazione completa dell’itinerario con indicazione dei sentieri, dei bivi, delle quote, dei punti notevoli ed eventuali commenti per contestualizzare il percorso nell’ambiente o nella storia. Note di approfondimento Contengono approfondimenti storici relativi soprattutto ai fatti bellici di cui il massiccio e il canale del Brenta sono stati scenario e notazioni generali sul percorso, su eventuali varianti o particolari punti di attenzione. Profilo altimetrico Indica in modo rapido le pendenze positive e negative che presenta l’itinerario. PAGINA A FRONTE Mappa Permette di visualizzare lo sviluppo del percorso con l’indicazione dei punti di riferimento principali per l’orientamento, i waypoints che troverete nella descrizione e le località principali toccate dall’itinerario. La macchina fotografica indica un punto panoramico di particolare bellezza. Nei file gpx che potete scaricare registrando la guida con il codice univoco troverete tutti i waypoints e gli spot fotografici.


CLASSIFICAZIONE DEI PERCORSI IN BASE ALLA DIFFICOLTÀ

T

T = turistico Itinerari su stradine, mulattiere o comodi sentieri, con percorsi ben evidenti e che non pongono incertezze o problemi di orientamento. Si svolgono in genere sotto i 2000 m e costituiscono di solito l’accesso ad alpeggi o rifugi. Richiedono una certa conoscenza dell’ambiente montano e una preparazione fisica alla camminata.

E

E = escursionistico Itinerari che si svolgono quasi sempre su sentieri, oppure su tracce di passaggio in terreno vario (pascoli, detriti, pietraie), di solito con segnalazioni; possono esservi brevi tratti pianeggianti o lievemente inclinati di neve residua, quando, in caso di caduta, la scivolata si arresta in breve spazio e senza pericoli. Si sviluppano a volte su terreni aperti, senza sentieri ma non problematici, sempre con segnalazioni adeguate. Possono svolgersi su pendii ripidi; i tratti esposti sono in genere protetti (barriere) o assicurati (cavi). Possono avere singoli passaggi su roccia, non esposti, o tratti brevi e non faticosi né impegnativi grazie ad attrezzature (scalette, pioli, cavi) che però non necessitano l’uso di equipaggiamento specifico (imbragatura, moschettoni, ecc.). Richiedono un certo senso di orientamento, come pure una certa esperienza e conoscenza del territorio montagnoso, allenamento alla camminata, oltre a calzature ed equipaggiamento adeguati.

EE

EE = per escursionisti esperti Itinerari generalmente segnalati ma che implicano una capacità di muoversi su terreni particolari. Sentieri o tracce su terreno impervio e infido (pendii ripidi e/o scivolosi di erba, o misti di rocce ed erba, o di roccia e detriti). Terreno vario, a quote relativamente elevate (pietraie, brevi nevai non ripidi, pendii aperti senza punti di riferimento, ecc.). Tratti rocciosi, con lievi difficoltà tecniche (percorsi attrezzati, vie ferrate fra quelle di minor impegno). Rimangono invece esclusi i percorsi su ghiacciai, anche se pianeggianti e/o all’apparenza senza crepacci (perché il loro attraversamento richiederebbe l’uso della corda e della piccozza e la conoscenza delle relative manovre di assicurazione). Necessitano: esperienza di montagna in generale e buona conoscenza dell’ambiente alpino; passo sicuro e assenza di vertigini; equipaggiamento, attrezzatura e preparazione fisica adeguati.

EEA

EEA = per escursionisti esperti con attrezzatura Percorsi attrezzati o vie ferrate per i quali è necessario l’uso dei dispositivi di autoassicurazione (imbragatura, dissipatore, moschettoni, cordini) e di equipaggiamento di protezione personale (casco, guanti).

F

ATTENZIONE: Qualsiasi difficoltà alpinistica è da considerare superiore a quelle escursionistiche F = Facile, non presenta particolari difficoltà È il grado più semplice dell’arrampicata, si deve saper scegliere l’appoggio per i piedi e spesso è necessario utilizzare le mani per mantenere l’equilibrio; si possono incontrare passaggi di I e II grado e la progressione potrebbe essere non facile per chi soffre di vertigini.

PD

PD = Poco difficile, presenta qualche difficoltà alpinistica su roccia I singoli passaggi su roccia possono arrivare fino al III grado e spesso è necessaria la progressione alpinistica. Si deve muovere un arto alla volta e l’uso delle mani è continuo su buone prese ed appigli.

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INTRODUZIONE Il massiccio del Grappa* rappresenta un unicum nel panorama delle montagne dell’arco alpino, affacciato com’è sulla pianura veneta e circoscritto dalle profonde valli del Brenta, del Piave e dalla val Belluna, che lo divide dalle Prealpi bellunesi e dal Cadore. Con una superficie di circa 400 km2, il massiccio a un primo sguardo non sembra così vasto: si estende infatti in linea d’aria per 30 km da nord a sud e per quasi 25 km da est a ovest, ma è caratterizzato da un’orografia complessa con una * l’oronimo probabilmente deriva dal prelatino Krapp, roccia.

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serie di dorsali che si dipartono dalla cima, ne aumentano l’estensione geografica e ne cambiano continuamente il paesaggio. Non è piatto come il vicino altopiano di Asiago, ma non ha nemmeno cime che svettano; sale dolcemente da nord, mentre a sud affaccia bruscamente sulla pianura, e offre tutto quello che cerca chi va in montagna per correre o semplicemente per camminare: salite e discese, fitti boschi e immensi prati, mulattiere, sentieri e single track, creste e tratti tecnici si susseguono,


rendendo il percorso, anche il più semplice, mai noioso. La sua posizione tra la pianura e le Dolomiti e l’altezza media intorno ai 1000 m, offrono sempre scorci panoramici: da Asiago alla pianura di Vicenza, dalle Pale di San Martino al Montello fino ai campanili e alla laguna di Venezia che appaiono sul filo dell’orizzonte. Il Grappa, come lo chiamano affettuosamente i locali, non è una montagna difficile, eppure non è mai banale e richiede sempre un approccio cauto e rispettoso, non solo perché è un ambiente naturale e come tale andrebbe sempre trattato, ma soprattutto perché, per quanto antropizzato, è una montagna a tratti rude e selvaggia, mai eccessivamente frequentata anche nei mesi estivi e nei fine settimana di bel tempo. Capita

di percorrere sentieri senza incontrare nessuno per ore, o di passare da un morbido prato a una discesa verticale, da una comoda mulattiera a uno stretto sentiero fortemente eroso nel giro di pochi chilometri. E poi in Grappa non c’è acqua: il terreno è prevalentemente carsico e non ci sono corsi d’acqua permanenti o sorgenti in quota; l’acqua piovana penetra e scende a valle attraverso pozzi, doline e inghiottitoi. Per questo qualsiasi uscita sul Grappa va affrontata con un’adeguata scorta d’acqua, soprattutto nei mesi estivi. Durante la Prima Guerra Mondiale questo è stato un problema fondamentale che ha costretto il Genio militare a costruire cisterne e canalizzazioni per pompare l’acqua in alto fino alla linea

Cima Grappa coperta dall’ultima neve primaverile (© Nora Mazzocchi) 

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del fronte. Questa carenza ha ostacolato anche l’insediamento umano. I paesi sono tutti a valle, se si esclude il recente Villaggio del Sole a Campo Solagna, frazione di Solagna: oltre i 1000 m non si incontrano insediamenti se non malghe o casere usate dai pastori come appoggio per portare in alpeggio il bestiame nei mesi estivi e per lavorare il latte. Tuttavia, il massiccio è stato frequentato dall’uomo fin dai tempi antichi per il pascolo, il legname, la raccolta della castagna e, soprattutto nel canale del Brenta, per la coltivazione del tabacco. Ma è con la Prima Guerra Mondiale che il Grappa si antropizza, vengono tracciate strade e mulattiere, scavati ricoveri, osservatori, trincee e gallerie e costruiti alloggi per le truppe e per lo Stato Maggiore italiano e austro-ungarico. E soprattutto vengono abbattuti interi boschi per la legna, trasformando in immensi prati la maggior parte delle alture come Cima Grappa,

l’Asolone, il Col Moschin, il Monte Santo e tutta la dorsale dei Solaroli. Guardando le foto della guerra di più di un secolo fa, si fatica a riconoscere i luoghi del massiccio, anche i più noti. C’erano soldati ovunque e le strade avevano muretti, erano larghe e selciate, i ricoveri delle truppe erano mimetizzati dalla vegetazione e le trincee segnavano nettamente il terreno. Ora, tutti questi segni e queste ferite si stanno via via riassorbendo. È un fenomeno strano, unico, se vogliamo, rispetto a tutti gli altri teatri di guerra in montagna. La Linea Cadorna, il fronte dell’Adamello, quello delle Dolomiti, il Carso conservano limitate tracce evidenti; qui sul Grappa, invece, tutta la montagna è stata stravolta sia dagli italiani per difendersi, sia dagli austriaci che cercavano di sforzare nella Pianura Padana. Qui tutto parla di quei giorni: i nomi delle località, le pietre miliari, le strade scavate a piccone e i sentieri, le immense buche di mortaio diven-

La croce del Frontale dal sentiero 106, a sinistra il Piave e a destra i colli di Asolo

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tate pozze per abbeverare il bestiame, i recinti un tempo muri, le trincee che tagliano la terra, i camminamenti scavati nella roccia, le casere e le malghe, le epigrafi e i cippi (ne sono state censite più di 250), nascosti tra la vegetazione o posati a ricordo di sacrifici, atti eroici, battaglie e scontri, in luoghi che ora sembrano solo prati, cime, alture, boschi e pascoli. Dopo la Grande Guerra, la montagna si è spogliata del suo ruolo difensivo se non nella parte alta per la posizione strategica tra pianura e montagna, a difesa dei due canali naturali di comunicazione, il Brenta e il Piave. Nella Seconda Guerra Mondiale i partigiani si sono nascosti e

hanno combattuto per la libertà, ma le grandi vicende di guerra si sono svolte su altri fronti. E così, con il tempo, i pastori hanno ripreso le terre alte e i contadini i loro campi sulle pendici, riciclando per i loro scopi quanto la guerra aveva lasciato sul terreno. Sul Grappa, a differenza di altre montagne, le strade, le mulattiere e i sentieri non collegano paesi, non passano alti per scorciare le distanze o evitare i fondovalle, non mettono in comunicazione valli e non scavalcano passi. Qui si è tracciata una via perché serviva per raggiungere una località, per prendere o difendere una posizione, per trasportare uomini e mezzi, per arrivare a un pascolo o a una porzioIl bosco sul versante nord del monte Tomatico 

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ne di bosco. Qui i sentieri salgono o scendono, e talvolta, almeno nei tracciati originari, non si univano. Qui, a un bivio, è facile imboccare un comodo sentiero che sembra la via più naturale e che invece termina qualche decina di metri più avanti, perché portava a un campo o serviva solo ai cacciatori per appostarsi sulla via di passaggio di camosci e caprioli. E anche la segnaletica, lo scopriremo correndo per queste terre, anche se sistemata nel tempo e sempre molto evidente, risente di questa vocazione non turistica ma di sfruttamento della montagna e di lavoro. I turisti ci sono, ma sono arrivati dopo, per pas-

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sare solo una giornata lontano dall’arsura estiva delle città della pianura. Sul Grappa non si scia e non ci sono le cime classiche dell’alpinismo. Così, nel tempo la natura ha ripreso i suoi spazi, ha sanato le ferite lasciate dalla guerra e ha creato un ambiente unico, in cui le tracce dell’uomo ci sono, ed è facile scoprirle, ma sono in equilibrio con l’ambiente. E anche l’immenso ossario bianco di Cima Grappa, costruito nel 1935 e che accoglie le spoglie di quasi 23.000 soldati, sembra che sia sempre stato lì. Oggi sul Grappa si fanno escursioni, si va in MTB, si arrampica, si fa parapendio e si fa trail running.


Il Grappa è tutto da percorrere a piedi, di corsa, salendo dalla pianura, esplorando i suoi versanti, le sue gole, le sue valli e le sue cime sempre in sali e scendi. C’è solo l’imbarazzo della scelta e il dislivello, se è quello che si cerca, non manca. Vertical, trail e ultra sono condensati su questo massiccio, basta scegliere il percorso giusto, salire per la via più ripida dalla pianura fino a Cima Grappa, attraversare le dorsali e concatenare sentieri. Per divertirsi su questi sentieri, abbiamo selezionato 28 itinerari, anelli e traversate, che possono essere corsi (quasi sempre) a qualsiasi passo, per ripercorre tracciati storici

come l’Alta Via del Tabacco o quella degli Eroi, che unisce Feltre a Bassano del Grappa, cimentarsi sui percorsi di gare come il Trail degli Eroi o Sull’Orlo del Corlo, esplorare valli nascoste o montagne citate sui libri di storia e scoprire, ogni volta che si vuole tirare il fiato o solo rallentare un po’, luoghi, uomini e panorami straordinari. Sul Grappa non si sale solo per correre e allenarsi, non si si va per arrivare, ma per godersi a ogni passo la storia di questa montagna.

La pianura veneta dal monte Colombera (© Nora Mazzocchi)

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SULLE TRACCE DELLA STORIA Il destino del Monte Grappa si compì con la Prima Guerra Mondiale. Prima ‘ndare in Grappa, come si dice da queste parti, era legato soprattutto alle attività lavorative. Si sfruttavano i campi della zona pedemontana faticosamente strappati alla montagna e resi coltivabili costruendo muretti a secco e terrazzamenti, si saliva sui prati in quota per portare il bestiame in alpeggio e si andava per boschi per pulire il sottobosco e far legna. In alcune zone c’erano piccole cave per l’estrazione delle pietre calcaree e nelle malghe si facevano il burro e il formaggio.

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Raramente dalla pianura si saliva per svago, se non in qualche giornata di festa estiva. Solo nel 1897 si inaugurò la Capanna Bassano, uno dei primi rifugi delle Prealpi venete, e nel 1899 il cardinale Giuseppe Sarto, futuro papa Pio X, che era di Riese, propose di edificare un sacello sulla cima del Grappa con una statua dedicata alla Madonna. La statua fu consacrata il 4 agosto del 1901, giorno che da allora è dedicato alla Festa della Madonna del Grappa. Ma le basi per un ruolo strategico e militare del Piave e del Massiccio del Grappa risalgono


a uno studio commissionato nel 1885 dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano generale Cosenz al tenente colonnello Ettore Vigano: lo scopo dello studio era percorrere tutto il confine con l’Impero austro-ungarico, quando il Trentino era ancora Austria, e individuare tratti per schierare truppe o da fortificare. Anche se in quel momento l’Austria era alleata dell’Italia nella Triplice Alleanza, circolavano infatti, notizie su attività di fortificazione oltre frontiera. È allora che fu individuata la linea del Piave come ultima posizione di resistenza. Ma fu l’intuito del generale Cadorna -che rivide quello studio nel 1913- a capire che un ruolo strategico l’avrebbe avuto non solo il Piave, ma soprattutto il Grappa. Per prima cosa Cadorna suggerì di spostare le difese dalla riva sinistra

alla riva destra del fiume, avendo in questo modo l’appoggio del monte alle spalle; poi propose una linea di difesa fortemente armata tra il Brenta e il torrente Astico, in modo che, in caso di invasione dalla Valsugana o dall’altopiano di Asiago, il nemico si sarebbe trovato insaccato tra Cittadella e Vicenza. Nell’ottobre del 1916 il generale, salito in Grappa per un’ispezione, disse al colonnello Dal Fabbro, comandante del Genio della I Armata: “Il Grappa deve riuscire imprendibile. […] In caso di disgrazia, questa è la linea che occuperemo”. Purtroppo, quando il 4 novembre 1917 fu disposta l’occupazione del Grappa, il generale Assum, comandante della Brigata Trapani, la prima a salire sul massiccio, trovò ben poche delle difese previste. La strada Romano-Cima Grappa (oggi detta “Cadorna”) Monte Pertica, 1917 (© Fortepan / Komlós Péter)

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era larga appena tre metri e molti tratti erano incompleti: questo ostacolò il trasporto dei grossi calibri che furono schierati in pianura. Erano state stese solo le teleferiche che salivano da San Nazario e dal Covolo di Crespano, e una serie di ostacoli, sbarramenti e postazioni; dal Covolo saliva a Cima Grappa anche una mulattiera (l’attuale sentiero 105) e da San Liberale un impianto di sollevamento dell’acqua. Mancavano una linea fortificata che unisse il monte Pertica con Cima Grappa (due chilometri fondamentali per la difesa) e tutta una serie di capisaldi sui monti tutt’attorno alla cima del massiccio, ma soprattutto mancavano i ricoveri per i soldati. Il 10 e l’11 novembre in Grappa nevicò e le truppe passarono la notte all’aperto, solo con la coperta personale. Ma come si era arrivati a dover ripiegare sulla linea del Piave e quindi sul Grappa? Il 24 ottobre

le truppe austro-ungariche avevano sfondato a Caporetto, infliggendo all’Italia quella che è stata definita dagli storici la più grande sconfitta dell’esercito italiano. Le truppe tedesche segretamente inviate sul fronte riuscirono a sfondare con un attacco combinato di gas, artiglieria e fanteria d’assalto. L’effetto fu dirompente, il fronte si sgretolò e con esso l’esercito che, allo sbando, prese a ripiegare velocemente. Cadorna attestò una linea di difesa lungo il Tagliamento che durò poco e poi fu costretto ad arretrare, assieme a 300 mila civili. Il ripiegamento continuò fino al Piave, lungo il quale furono fatti saltare tutti i ponti con l’approssimarsi delle avanguardie nemiche. Il 9 novembre fu fatto brillare anche l’ultimo a Ponte della Priula. E così restava solo il Grappa come ultima difesa. Ma, come abbiamo visto, era del tutto impreparato, i rifornimenti erano difficili, mancavano anche le linee di comunicazione, tanto che i primi giorni gli or-

Postazione d’osservazione dell’artiglieria austriaca verso il Monte Asolone, 1917 (© Fortepan / Komlós Péter)

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Croce dell’ex cimitero di guerra a malga Val Dumela

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dini e le informazioni venivano fatti circolare solo con l’uso di staffette; in più il terreno non era dei migliori per difendersi perché spoglio in alto e privo di difese naturali come il Carso, mentre il versante nord, ricco di vegetazione, offriva agli austriaci ottima copertura per avanzare senza esser visti. Si dovette correre ai ripari. Neppure per il nemico la situazione si rivelò migliore. Il passaggio del Piave, con una portata d’acqua ben maggiore dell’attuale, era impossibile, così come il passaggio nel canale del Brenta. Il generale Krauss, Comandante di Corpo d’Armata imperiale, sapeva bene che, per muoversi, un esercito ha bisogno di strade e vie di passaggio agevoli; per questo, e in contrasto con gli alti comandanti, da subito tentò il passaggio per i fondovalle, evitando i sentieri e le mulattiere di montagna, ma alla fine non poté fare a meno di salire, perché le linee di difesa poste lungo i due fiumi non lo lasciarono passare.

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Il Grappa è solo uno dei numerosi tratti di fronte in cui si è combattuto tra il ’17 e ’18; le battaglie che qui si sono svolte forse non sono state tra le più cruciali in Europa per gli esiti di quella lunga e sanguinosa guerra, eppure alle sue alture e alle sue valli era sicuramente legato in quel momento il destino dell’Italia. Basta imboccare questi sentieri, percorrere i resti delle trincee, fermarsi sulle cime o a uno dei tanti cippi con il perentorio “Qui non si passa”, testimonianza della massima penetrazione austriaca, per rendersi conto di come la pianura per il nemico era ormai lì, davvero a portata di mano. Le battaglie del Grappa, che riassumono i fatti bellici svoltisi tra il Piave, il massiccio e il Brenta, per gli storici sono tre: la battaglia d’Arresto (14 novembre - 21 dicembre 1917), la battaglia del Solstizio (15-23 giugno 1918) e la battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre – 4 novembre 1918).


Di fatto nelle tre battaglie tutto si giocò lungo le linee di difesa che gli italiani seppero stabilire appena saliti sul Grappa. Il fronte italiano, che dapprima cedette all’urto austriaco nei settori meno saldi, arretrò e avanzò più volte nel corso degli scontri, ma non fu mai sfondato e alla fine la linea iniziale fu grosso modo quella che il 31 ottobre 1918 gli italiani superarono per inseguire gli austriaci ormai in fuga. Alcune posizioni, come il Tomatico, furono lasciate strategicamente fin da subito in mano austriaca; altre, particolarmente strategiche, come il monte Pertica, il Roccolo di Ca’ Tasson, il monte Fontana Secca e il monte Solarolo, furono contese più e più volte e costarono moltissime vite umane da entrambe le parti. Vale la pena ripercorrere la linea del fronte perché tocca molte delle località descritte negli itinerari di questo libro e può essere facilmente individuabile su una qualsiasi mappa.

Il fronte italiano, articolato su tre linee di difesa parallele, venne diviso in quattro settori organizzati come segue: Settore Grappa - linea avanzata: dal monte Roncone alla valle di Seren e dal monte Prassolan al Col dei Prai - linea di resistenza: nodo del Grappa con i sui contrafforti - linea di estrema difesa: dalla valle di Santa Felicita alla valle di San Liberale Settore monte Spinoncia - linea avanzata: monti Tomatico, Monte Santo, Peurna fino al monte d’Avien - linea di resistenza: Fontana Secca, Spinoncia e Palon - linea di estrema difesa: monte Boccaor Settore monte Tomba - linea avanzata: monte di Tese, monte Cornella e Rocca Cisa

Strada di Arroccamento, ora sentiero delle Meatte (© Nora Mazzocchi)

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- linea di resistenza: monte Tomba, Monfenera e stretta di Fener Settore Asolone - linea avanzata: dal Roncone al Pressolan - linea di resistenza: monte Asolone, col della Berretta e Col Caprile - linea di estrema difesa: dalla Valle di Santa Felicita al Brenta Senza addentrarci nel dettaglio delle singole azioni, dei singoli reparti, spesso dei singoli manipoli di soldati, descritti in molti libri di storia* con una precisione che arriva al giorno, se non all’ora, proviamo a riassumere le tre battaglie. Il battesimo del fuoco della battaglia d’Arresto si ebbe il 14 novembre 1917, quando gli austriaci attaccarono, contando sul fatto che le difese italiane su Grappa non erano consolidate; il fronte tenne, sia pur arretrando in molti settori, tanto che dal 27 novembre al 10 dicembre l’offensiva venne sospesa. La sosta fu utile a entrambi gli eserciti: gli austriaci riuscirono a far pervenire al fronte il munizionamento necessario per proseguire l’offensiva, mentre gli italiani riordinarono

le unità e consolidarono le postazioni e soprattutto migliorarono le infrastrutture logistiche delle retrovie. Gli attacchi ripresero l’11 e si protrassero fino al 18 dicembre 1917, mirati a cercare di prendere Cima Grappa da diversi salienti, ma la difesa italiana fu strenua e il Comando di Divisione imperiale, visto che avanzare era impossibile, anche per il continuo fuoco di sbarramento dell’artiglieria italiana, fu costretto a emanare l’ordine di arresto delle operazioni. L’inverno impedì ulteriori operazioni e nei primi mesi del 1918 entrambi gli eserciti rafforzarono le proprie difese e migliorarono le vie di approvvigionamento. Gli italiani, portarono a termine la Galleria Vittorio Emanuele III, la fortezza, sotto Cima Grappa, che risulterà determinante per la difesa nelle altre due battaglie: il suo scopo era mettere in caverna i pezzi d’artiglieria per battere efficacemente il massiccio e consentire alle truppe di raggiungere le linee avanzate del Pertica e della Valle dei Lebi al riparo del tiro austriaco. I lavori, iniziati nel novembre 1917 dal Gruppo minatori del capitano ing. Nicolò Gavotti, furono portati a termine entro maggio. Giusto in tempo. Crateri di mortaio in val Grande

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Con la battaglia difensiva detta del Solstizio gli austriaci puntarono a forzare le linee italiane a ovest di Cima Grappa. Alle ore 3 del 15 giugno 1918 iniziò il tiro dell’artiglieria contro tutte le posizioni italiane; quindi, protetti da una fitta nebbia, gli austriaci attaccarono conquistando posizioni su posizioni. Solo il dissolversi della nebbia consentì di respingere il nemico e di evitare il peggio. La difesa italiana fu efficace anche nei settori dei Solaroli e del Tomba e in tre giorni lo slancio austriaco si esaurì con forti perdite da parte di entrambi, ma la linea italiana era pericolosamente arretrata e a poco valsero i tentativi di riconquista da parte dei soldati italiani. L’estate passò in preparativi. Questa volta, però, l’iniziativa fu tutta italiana e rientrò in una strategia a più ampio raggio, che prevedeva un attacco preventivo della 4° Armata del Grappa, per

attirare su quel fronte le divisioni di riserva austriache e, 48 ore dopo, lo sfondamento dell’8° Armata dal Montello alle Grave di Papadopoli, un isolotto di sassi nei pressi di Maserada. La battaglia offensiva di Vittorio Veneto si aprì Il 24 ottobre con l’ordine di attacco del generale Giardino ai suoi uomini, ma l’assalto fallì con gravi perdite e venne sospeso nel pomeriggio. Si provò ad attaccare nuovamente nei giorni successivi, senza però risultati degni di nota, fino alla sera del 26 ottobre, quando i pontieri misero in acqua le barche per traghettare i reparti di là dal fiume in piena. Il 29 lo sfondamento sul Piave ormai era cosa fatta, mentre sul Grappa gli Austriaci resistevano ancora. La notte del 31, però, una pattuglia della brigata Abruzzi in agguato sotto Pra Gobbo, sentiti strani rumori, si affacciò

Sentiero 954 sotto il Col Campeggia

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sulle trincee nemiche e le trovò vuote. Gli austriaci stavano abbandonando le postazioni su tutto il Grappa. In serata gli italiani erano a Quero, a Seren, ad Arten, a Fonzaso e a Feltre. Tre giorni dopo gli austriaci firmarono l’armistizio.

isce ancora proiettili, caricatori, pezzi di bombe a mano. Quelle strade, quei sentieri, quelle cime sono raccontate e descritte in questi itinerari perché la Storia è passata di qua ed è giusto ricordarlo.

Con la fine della guerra il Grappa lentamente venne disarmato, le truppe smobilitate e si tornò alla vita di prima. I “recuperanti” furono i primi a salire su questi monti per raccogliere i metalli e i tanti materiali abbandonati. Iniziarono anche i pellegrinaggi ai luoghi delle battaglie e soprattutto ai numerosi cimiteri che costellavano le alture del Massiccio. Fin dal gennaio 1919 si pensò a edificare un monumento sulla cima, idea che si concretizzò in un primo ossario: i lavori iniziarono nel ’25, ma dovettero essere interrotti per infiltrazioni d’acqua. La sistemazione attuale è del 1935 quando venne inaugurato il monumento, completamente modificato rispetto al progetto originario. Con la Seconda guerra mondiale il Grappa tornò a essere teatro di scontri e battaglie: lontano dal fronte, diventa luogo di ritrovo e nascondiglio delle bande partigiane che operano sul territorio dopo l’8 settembre 1943. Si trattava soprattutto di azioni di sabotaggio contro le truppe tedesche che percorrevano la Valsugana e la valle del Piave, vie naturale di collegamento con la Germania e indispensabili in caso di ripiegamento dalla Linea Gotica. Nel settembre del 1944 l’Alto Comando tedesco decise con l’Operazione Piave l’eliminazione delle divisioni partigiane. Tutto il Grappa venne circondato e si procedette sistematicamente al rastrellamento dell’intero massiccio con episodi di rara crudeltà: i nazisti, con l’aiuto di delatori locali, braccarono i partigiani, li catturarono e li passarono per le armi e, come azioni dimostrative, misero a ferro e fuoco borgate pedemontane e malghe e lasciarono appesi agli alberi del viale dei Martiri di Bassano i corpi di 31 impiccati. Con il 30 aprile 1945 la guerra finì per queste montagne e il silenzio tornò nei boschi. La natura lentamente ha iniziato a riprendere i suoi spazi e ha cercato di nascondere le ferite che restano ancora evidenti: oggi è facile trovare piccoli frammenti di oggetti metallici dei soldati che quassù hanno combattuto. La terra restitu-

Il 15 settembre 2021 il Monte Grappa è stato proclamato ufficialmente Riserva della Biosfera MAB UNESCO. * Il più completo e dettagliato sui fatti del Grappa è certamente Baluardo Grappa di L. Cadeddu e E. Grando, Istrit, Treviso, disponibile anche in rete in pdf all’indirizzo https://www.locusglobus.it/documenti/ISTRIT/Istrit-Lalinea-della-memoria-03-Baluardo-Grappa.pdf


Le balze del monte Boccaor (© Nora Mazzocchi)

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CORRERE IN MONTAGNA TRAIL RUNNING Anche se spesso vengono usati come sinonimi, la corsa in montagna non è il trail running, e trail running non significa per forza correre in montagna. La corsa in montagna è una disciplina, ufficialmente riconosciuta dalla Word Athletics (ex IAAF), caratterizzata da tracciati poco tecnici, molto veloci e dislivelli limitati, con distanze relativamente brevi e gare che durano difficilmente oltre l’ora e mezza. Invece il trail running è corsa nella natura in senso ampio, non occorrono per forza monta-

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gne con salite spacca-gambe, distanze infinite o forti dislivelli: salite, discese, sentieri esposti, passaggi tecnici, alte quote, lunghi chilometraggi fanno parte del divertimento. Sono difficoltà, con le quali certamente misurarsi, ma anche tappe per raggiungere luoghi meravigliosi, parti di un viaggio tramite il quale immergersi nell’incanto della natura. Ciò che caratterizza il trail è anche l’autosufficienza, ovvero avere con sé cibo e acqua sufficienti per tutta la durata dell’uscita e tutto il materiale necessario: questa filosofia la si ritrova anche in gara, dove gli


organizzatori adottano di solito il criterio della semi autosufficienza, che stabilisce l’autonomia almeno tra due check-point o ristori, e fissano il materiale obbligatorio in base alla tipologia di gara e al meteo previsto. Da un punto di vista delle competizioni, il trail running ha linee guida definite dalla ITRA che prevedono che la corsa si svolga in ambiente naturale con un massimo di strada pavimentata fissato al 20%, che il terreno possa variare dalla strada sterrata al single track, con passaggi anche tecnici, e che il percorso sia ben segnato e descritto con un road book o comunque reso noto fornendo la traccia gps prima della partenza. Le difficoltà, in generale, non sono mai eccessive, ma in compenso le distanze sono medio-lunghe o lunghissime, come nelle ultra.

Altro aspetto importante è quello etico, sia di rispetto assoluto dell’ambiente (in alcune gare è vietato anche uscire dai sentieri) sia delle regole e dei valori del trail running come umiltà, correttezza e solidarietà nei confronti degli altri runner. SKYRUNNING Il trail running comprende anche lo skyrunning che l’International Skyrunning Federation definisce come corsa in montagna oltre i 2000 m con salite che superano il 30% di pendenza e con difficoltà alpinistiche non oltre il II grado. A sua volta lo skyrunning si divide in - Sky: da 20 a 49 km con salita minima di 1300 m - UItra: da 50 a 99 km con salita minima di 3200 m con un tempo finale inferiore alle 16 ore Lungo il sentiero 843 verso il Monte D’Avien (© Nora Mazzocchi) 

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- Vertical: corsa in salita con pendenza minima del 20%, sezioni oltre il 33%, con una lunghezza massima totale di 5 km. In generale le Sky si svolgono in ambiente alpino più severo con terreni tecnici, poco battuti e pericoli oggettivi. Ovviamente sono indispensabili una grande conoscenza della montagna ed esperienza per sapersi muovere anche in alta quota e in condizioni atmosferiche avverse. Al di là delle definizioni, quello che caratterizza chi corre l’una o l’altra disciplina è l’approccio: il trail runner sale fin dove è necessario per girare per le montagne, concentrandosi sulla distanza, lo skyrunner sale alle cime, dando valore al percorso in base alle difficoltà incontrate. Per morfologia e posizione geografica il massiccio del Grappa non ha cime oltre i 2000 m o passaggi in quota da Sky, ma non mancano vie particolarmente ripide e qualche bella salita al limite del Vertical che abbiamo descritto nel libro. Volutamente non sono stati descritti itinerari come la Cresta dei Cavallini o Cresta San Giorgio in Val Brenta che presentano passaggi di I o II grado e brevi tratti attrezzati, privilegiando lo spirito esplorativo del trail running. DI CORSA IN MONTAGNA In generale si arriva al trail in due modi: dalla corsa su strada o dall’andare in montagna. Chi corre da anni, ha corso tutte le distanze e magari vive in città, cerca nuovi stimoli, il contatto con la natura, e trova nel trail sfide. Complici gli amici, la velocità che diminuisce con l’età, la voglia di avventura, di uscire dalla zona comfort, di misurarsi con se stessi e, perché no, anche la moda: si inizia tentando le prime colline e le “tapasciate” fuori porta con qualche sentiero sterrato e un po’ di dislivello. Chi, invece, va in montagna abitualmente, è spesso un forte camminatore, e correre diventa un passaggio naturale, passando dall’escursionismo, allo speed hiking alla corsa, aggiungendo velocità alla propria attività outdoor. Entrambi questi tipi di trailer si incontrano sui sentieri o alle gare, ciascuno con la sua filosofia: correre più tempo possibile il primo, perché la corsa è corsa, coprire la distanza il secondo,

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Risalendo la Valle delle Ore lungo il sentiero 935 (© Nora Mazzocchi)

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perché quello che perdi camminando in salita, lo riprendi in discesa, o viceversa. Con il tempo e l’esperienza, però, questi due approcci spesso finiscono per convergere: e così il trail diventa saper adeguare il passo al terreno, gestirsi in base al percorso, correre dove ha senso, coprendo distanza e dislivello nel migliore dei modi e nel modo più adatto a sé in quel momento. È questo il cosiddetto “spirito trail”: arrivare in fondo all’avventura e condividere emozioni forti. Così, anche nelle gare arrivare primo o ultimo perde di importanza, quello che conta è essere finisher. Si corre al proprio ritmo e si ascoltano le sensazioni del proprio corpo prima ancora di guardare l’orologio. Quello che conta è individuare i propri obiettivi e parametrarli onestamente ai propri limiti, di età, condizione, testa e forza di volontà. Ma nel trail running, qual è la velocità giusta? Quando si corre e quando si cammina? Può sembrare una questione soggettiva, influenzata da tanti fattori, come il tipo di uscita, la distanza e il dislivello, la propria forma fisica, ma anche il terreno e il clima. Così ognuno di noi si regola in base alle proprie sensazioni e alla propria esperienza. In realtà, tutti questi aspetti dipendono dal cosiddetto consumo energetico, ovvero da quanta energia è necessaria per coprire una certa distanza e questa, secondo alcuni studi, non dipende dalla velocità, ma aumenta con l’aumentare della pendenza e della distanza: “A pari velocità, su pendenze che vanno dal 15% all’80%, conviene sempre camminare, in quanto la richiesta energetica per la camminata è sempre inferiore a quella della corsa”.* Bisogna infatti considerare che correndo si agisce sulla frequenza del passo, mentre camminando sulla sua ampiezza. Insomma, più la strada sale, meno conviene correre. * Nicola Giovannelli, Trail Running & Ultra Running, ed. Mulatero, 2019

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In questo libro gli itinerari proposti sono pensati e descritti per essere corsi secondo le indicazioni date nel capitolo “Lettura degli itinerari e legenda”, e come tali sono anche stati percorsi. Ma sono anche percorribili a passo escursionistico: ovviamente le durate cambiano e alcuni giri non potranno essere completati in una sola uscita, così come le traversate che andranno per forza divise in tappe. CORRERE SULLA NEVE SUL GRAPPA Il massiccio non ha un innevamento regolare e costante anno dopo anno. Complice la sua vicinanza alla pianura, capitano anni di asciutto in cui nevica pochissimo, di solito con i primi freddi, e altri in cui la neve si mantiene anche a primavera inoltrata. Sul Grappa non si scia, anche se sul col di Baio ci sono i resti di un vecchio impianto di risalita, e non nevica né si registrano basse temperature come sull’altopiano di Asiago, ma quando c’è neve è divertente salire sia con le ciaspole sia di corsa. L’indicazione dei periodi dell’anno di ciascun itinerario di questo libro tiene conto anche di questa possibilità. Quindi, quando trovate un periodo sconsigliato, è la natura stessa del percorso che lo suggerisce. In generale, quasi tutti i percorsi possono essere corsi anche in inverno, ma la presenza della neve cambia tutto. È un problema di sicurezza. Le zone aperte in quota sotto ripidi pendii sono esposte a valanghe e slavine, alcuni passaggi non sono leggibili o non sono proprio percorribili. Anche le strade come la Generale Giardino o le secondarie di accesso alle malghe possono essere chiuse. Quindi se si decide di correre sulla neve, è meglio preferire la valle delle Bocchette in cui c’è anche un bell’anello da percorrere con le ciaspole, la zona degli Asoloni, la strada delle Penise o la dorsale del Finestron. Portate sempre i ramponcini e l’ARVA.


Sulla neve al Col Moschin (© Nora Mazzocchi)

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CORRERE DI NOTTE… SUL GRAPPA La notte ha una dimensione onirica e misteriosa: si corre soli con se stessi immersi in un silenzio irreale; la natura cambia i suoi ritmi e tutto ha un aspetto diverso, magico. Anche in Grappa: nel buio le luci della pianura tremolano all’aria calda dell’estate, i prati in quota sembrano d’argento sotto la luna piena e nei boschi la nostra ombra si confonde con il reticolo dei rami proiettato sul sentiero, e su tutto la volta stellata del cielo. Correre di notte è un modo per avvicinarsi anche a chi qui ha combattuto: era infatti alle 3.00 del mattino che di solito iniziavano gli attacchi, preceduti dall’artiglieria che squarciava il silenzio della montagna.

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La quota media del massiccio, ma anche del canale del Brenta, nei mesi caldi, regala temperature miti, perfette per correre di notte, anche se spesso si alzano brezze e venti in quota. Non ci sono tratti così pericolosi che non possano essere percorsi con la sola frontale o problemi di orientamento tali da mettersi in pericolo. In generale, sono da preferire tutti quegli itinerari che passano o culminano in punti panoramici per godere di magiche viste sulla pianura illuminata. Inoltre, scegliere notti di luna piena regala nei tratti aperti l’incredibile meraviglia di scoprire di poter spegnere la luce e… vederci. Giugno e luglio sono forse i mesi migliori: le


temperature sono miti: le giornate lunghe e le notti brevi, il sole cala con un lungo crepuscolo dietro l’altopiano di Asiago, tingendo il cielo di rosso, mentre le albe accendono d’oro il massiccio. L’unica attenzione è per i temporali, anche violenti, che nei mesi caldi si scatenano in quota, mentre in pianura la notte si mantiene limpida. Occorre verificare le previsioni del tempo e partire sempre attrezzati con una giacca impermeabile e una maglia termica perché la temperatura può scendere anche molto in poco tempo. Nonostante sia abitato, il Grappa ha pochi bivacchi o rifugi aperti come altre montagne e gli unici ripari in caso di pioggia improvvisa, nella maggior parte dei casi, sono i ricoveri e le gallerie scavati durante la guerra sui sentieri che salgono. Anche se non piove, di notte le temperature si abbassano e le ore più fredde sono quelle prossime al sorgere del sole.

Anche i mesi freddi hanno il loro fascino: l’aria è più tersa e non ci sono temporali, le albe con i monti che si risvegliano tra coltri di umidità e nuvole basse regalano atmosfere irreali. Attenzione al ghiaccio che può velare i sassi. Di notte, in caso di neve, la visibilità è migliore e il freddo compatta il fondo rendendo possibile anche correre: in questo caso obbligatori sono i ramponcini. Non sottovalutate il pericolo di slavine o valanghe, soprattutto sui colli alti, privi di vegetazione, dove si accumula la neve. In qualsiasi stagione dell’anno ricordate che in quota fa più freddo e c’è spesso vento. È vero che si è in movimento, ma il sudore bagna e con la stanchezza ci raffredda. Ragione di più per non dimenticare mai una buona maglia termica e una giacca impermeabile antivento. Con il buio è indispensabile una buona lampada frontale: deve essere affidabile, comoda da

Attacco del sentiero 100 a Santa Felicita, Trail degli Eroi 2016 

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indossare sopra berretti o fasce e avere una buona luminosità, con un fascio possibilmente regolabile: se in salita non è necessario avere un fascio forte, in discesa però è bene avere la massima intensità possibile per vedere sassi, radici o ostacoli. Ricordate che l’illuminazione della frontale sottrae profondità allo sguardo e tridimensionalità all’ambiente. Quindi non guardate i piedi (ma questo vale in generale quando si corre in montagna), ma qualche metro avanti e massima attenzione. Ultimo aspetto, gli animali: in generale, soprattutto quelli notturni, sono schivi e impauriti dall’uomo. Al massimo vedrete volpi o donnole scappare nel sottobosco sorprese dalla vostra luce o dal fruscio dei vostri passi. Caprioli e camosci sono presenti e sono visibili soprattutto all’alba e al tramonto, nei declivi solitari o sulle pendici rocciose. Animali notturni pericolosi non ce ne sono e anche il lupo, di cui sono stati av-

vistati più esemplari, è molto difficile da incontrare e sarà lui a evitarvi. Non sottovalutate però insetti come le zanzare che nelle zone boscose umide non mancano, per le quali è sufficiente avere con sé un buon repellente, e le zecche, soprattutto nelle zone con bestiame al pascolo.

Trail degli Eroi 2020: alba su Feltre (© Stefano Dazzan) 

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Trail degli Eroi 2020: la croce del monte Tomatico all’alba (© Martina Vanzo)

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I MATERIALI Il monte Grappa non è una montagna difficile, non ha grandi cime ed è frequentata tutto l’anno, ma è pur sempre un ambiente naturale e va affrontato con la giusta preparazione e attrezzatura per evitare imprevisti. Farsi sorprendere da un temporale o da una pioggia inattesa può rovinare un’uscita, sottovalutare un tratto ghiacciato o rimanere senz’acqua può essere pericoloso così come una caduta, una slogatura o un malessere, soprattutto se si è da soli e in zone isolate. Per questo la scelta di cosa avere con sé è fondamentale. Spesso chi corre in montagna, anche in gara, tende limitarsi al minimo indispensabile, salvo poi trovarsi infreddolito o bagnato a corto di energie e avere bisogno di aiuto. Non basta guardare dalla finestra verso le montagne per vedere il tempo lassù e pensare “Sto fuori poco, c’è il sole e fa caldo”.

- Cellulare con il numero 112 di emergenza memorizzato e un’app di localizzazione di emergenza come 112 Where ARE - Giacca con cappuccio con membrana impermeabile e traspirante - Maglia tecnica di ricambio (2) - Manicotti - Riserva d’acqua di almeno 1,5 L: 2 L se la temperatura è alta - Riserva di cibo (3) - Scaldacollo o cappello - Kit di emergenza: fischietto, banda elastica per fasciatura e coperta termica (4) (parte argentata verso il corpo per trattenere calore) - Soldi

Lo zaino (1) È il nostro miglior compagno di viaggio, con lui dovremo passare ore e a lui è affidato quasi tutto quello che ci serve. Deve essere comodo, capiente quanto basta e soprattutto stabile e solidale con il nostro corpo. Quelli da escursionismo non sono adatti alla corsa, sono fatti a sacco e in tessuti tecnici non elastici, anche se sono ben stretti in vita e sul petto, quando iniziamo a correre si muovono. Non è solo un problema di comodità: uno zaino che si muove alla lunga fa male, crea arrossamenti e vesciche. Gli zaini per il trail, invece, sono studiati per essere stabili, hanno forma di gilet, con schienale e spallacci in materiali traspiranti, tasche in posizioni comode da raggiungere, lacci per adattarli al busto e soprattutto sono in materiali leggeri ed elastici che tengono fermo il contenuto. Ne proponiamo tre tipologie per affrontare diversi tipi di uscite sul Grappa.

Medium (dai 7 ai 12 litri) Zaino per uscite di un giorno in stagioni fredde. Oltre al materiale suggerito per lo zaino small:

Small (fino a 5 litri) Zaino per uscite di poche ore fino mezza giornata in stagioni non fredde.

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Una valida alternativa sono i marsupi o le fasce elastiche da mettere in vita: ci sta quello che serve e sono comode e stabili.

- Seconda maglia tecnica termica a maniche lunghe di ricambio - Pantaloni antivento - Riserva d’acqua di almeno 2 L (1,5 L se siete sicuri di trovare acqua sul percorso) - Guanti caldi - Lampada frontale Large (fino a 20 litri) Zaino per uscite di più giorni in stagioni non fredde. Oltre al materiale suggerito per lo zaino small e medium, trattandosi di uscite di più giorni se si alloggia in rifugi bisogna prevedere: - Riserva d’acqua di almeno 2 L: aumentare di almeno 1 L se la temperatura è alta - Ricambio di vestiti - Spazzolino, dentifricio e sapone - Sacco lenzuolo - Powerbank


Sul Grappa i rifugi o gli alloggi non sono molti ed è possibile fare trail di più giorni dormendo in tenda: in questo caso ricordatevi che in quota la temperatura di notte scende e anche d’estate è umido; inoltre la parte alta del massiccio è tutta scoperta e spesso tira vento. Quando fate lo zaino riponete tutto in piccole buste di plastica ermetiche: gli oggetti rimangono ordinati e fermi e soprattutto non si bagnano, non solo in caso di pioggia, ma anche per il vostro sudore che risale per capillarità. Solo quello che serve Certamente la sensazione di caldo o freddo è soggettiva e ciascuno ha la propria sensibilità ed esperienza per decidere cosa portare con sé. Se si guardano i top runner, sembra quasi non che portino nemmeno il materiale obbligatorio. Ma ricordatevi che in gara, se si sbaglia qual-

cosa, c’è la possibilità di chiamare l’assistenza. Le nostre uscite invece avvengono in autonomia e in autosufficienza, non ci sono ristori, non c’è percorso tracciato e se succede qualcosa siamo soli o con i nostri compagni di uscita. Per questo forse è meglio qualche etto in più che trovarsi impreparati. Restare al caldo (o al fresco) Durante la corsa in genere il nostro corpo si mantiene caldo, anche con temperature basse, ma quando ci si ferma ci si ritrova sudati e si può correre il rischio di un serio raffreddamento. Spesso capire che temperatura c’è al di là della nostra sensazione può essere d’aiuto a prevenire una crisi di freddo. Un trucco empirico è guardare la classica nuvoletta di vapore del fiato: normalmente il vapore sparisce quando la temperatura è superiore ai 7-10 °C. L’ipotermia non è un problema solo delle stagioni fredde o Giornata di pieggia e fango al Trail del Contrabbandiere

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della notte in cui la temperatura scende, ma anche delle belle giornate di primavera in cui un versante del monte è al sole con gli alberi in piena fioritura e l’altro, in ombra o esposto a nord, ha ancora la neve o temperature basse. A questo si aggiungono il gradiente termico e il wind chill. Il gradiente termico è il valore che indica la variazione della temperatura dell’aria al variare dell’altitudine. Normalmente si perdono 6,5 °C ogni 1000 metri: se partiamo ad esempio da Bassano (quota 130 m) con 20° C, ai 1775 m di Cima Grappa avremo circa 9° C. Il wind chill, o disagio termico, è legato all’intensità del vento che facilita la dispersione del calore corporeo: più è forte, maggiore sarà la sensazione di freddo che ci farà percepire una temperatura più bassa rispetto a quella del termometro. Riprendendo il nostro esempio: i 9 °C percepiti a Cima Grappa senza vento, ci sembreranno non più di 5 °C con un vento moderato di 30 km/h. In inverno, anche con vento debole, significa essere abbondantemente sotto zero. Non c’è solo il freddo con il quale fare i conti, ma anche il caldo che soprattutto sul Grappa può essere intenso. Inoltre, come detto, in tutta la parte alta del massiccio sono scarse le zone d’ombra. Lo stesso dicasi per il canale del Brenta, altrettanto caldo, che in più risente in tutte le stagioni di una ventilazione da nord a volte molto forte. Quindi sono fondamentali cappello e occhiali da sole, crema protettiva, e soprattutto l’acqua. Camel bag o flask (5) L’acqua è sicuramente l’elemento chiave da tenere sempre in considerazione per un’uscita anche di poche ore sul Grappa, perché è molto scarsa e a volte non c’è proprio. È quindi indispensabile valutare bene quanta portarne e se è possibile fare rifornimento. Una camel bag può essere certamente la scelta più giusta: si integra con lo zaino, è più capiente e comoda da usare rispetto alle borracce tradizionali, anche se non si riesce a percepire quanta acqua è ancora presente. Se poi vi accorgete di aver portato troppa acqua, potete sempre scaricarne un po’. Quanta acqua portare dipende da quanto state fuori, dalla temperatura, dal-

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lo sforzo e dalla possibilità di fare rifornimento: durante l’attività fisica leggera con temperatura tra 15 e 20 °C perdiamo 0,3 L/h, ma si arriva a 1,5 L/h nel caso di attività ad alta intensità; oltre i 30 °C si arriva anche a 2 o 3 L/h (Fulvio Massa). Cappellino e scaldacollo (6) Sul Grappa non si va oltre i 1775 m della cima, ma il sole in estate può essere intenso. Può essere utile avere con sé un cappellino e un paio di scaldacollo, non solo d’inverno per proteggersi dal freddo o per scaldare il fiato, ma anche in estate per detergere o assorbire il sudore. È una valida alternativa al cappello, ma non avendo la visiera non si protegge il viso. Occhiali da sole (7) Sono un accessorio d’uso soggettivo, ma innegabilmente hanno la loro utilità sia quando la luce è forte, sia quando si procede sulla neve e c’è forte riverbero. Sceglieteli fotocromatici così da adattarsi all’intensità della luce: li apprezzerete nei passaggi dal folto del bosco al campo aperto, e con lenti anti-fog così da evitare il fastidioso appannamento dato dall’umidità. In alternativa al trattamento anti-fog, lavate gli occhiali con la schiuma da barba che ostacola la formazione della condensa sulle lenti. Manicotti Leggeri e poco ingombranti, si infilano in un attimo, scaldano molto più di quanto non si pensi e, senza aggiungere uno strato caldo in più, spesso bastano a togliere la sensazione di freddo. Nella stagione calda, anche se partite solo con la maglietta, avere con sé i manicotti può essere utile, per esempio, se si sta fuori più del previsto e si rientra dopo il tramonto, nel bosco all’ombra all’alba o al tramonto, e se la temperatura in quota è più bassa del previsto. Giacca o guscio antivento idrorepellente (8) Nel materiale obbligatorio di ogni gara di trail c’è sempre una giacca con cappuccio con membrana impermeabile e traspirante, anche se le previsioni meteo non danno freddo o pioggia. Spesso si pensa che queste indicazioni siano eccessi di prudenza dell’organizzazione. Si preferisce uscire leggeri e non avere materiale in


Sotto le Rocche Pix sul versante nord del monte Tomatico (© Nora Mazzocchi)

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TABELLA GRADIENTE TERMICO VERTICALE Velocità vento (km/h)

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più che, anche se leggero, ingombra e va gestito. Chi va in montagna sa che il tempo cambia velocemente, la temperatura varia con l’altitudine, con l’esposizione, si può alzare il vento e si possono avere temporali improvvisi anche locali, mentre tutt’attorno splende il sole. Da evitare il classico k-way che è impermeabile solo in apparenza e sicuramente non è traspirante. Una giacca idrorepellente, impermeabile e traspirante. Un tessuto di un capo è idrorepellente quando è in grado di far scivolare via l’acqua prima che possa penetrare. Per ottenere questo effetto i capi vengono sottoposti a un trattamento, detto DWR, a base di polimeri.

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L’impermeabilità invece è la capacità di impedire il passaggio dell’acqua e si misura in colonne d’acqua. Avere una giacca con 10.000 colonne vuol dire che il tessuto è in grado di resistere alla pressione esercitata da una colonna di 10 m d’acqua che corrispondono a massimo 3 h di pioggia forte. Ma a fare veramente la differenza sono le cuciture. Una giacca da 10.000 colonne può essere sufficiente, ma se le cuciture non sono sigillate è da lì che entra l’acqua. Il comfort di corsa sotto la pioggia dipende anche dalla traspirabilità del tessuto, ovvero dalla sua capacità di disperdere il sudore sotto forma di umidità. Sulle etichette si trova la sigla MVTR: un valore sufficiente è di 18.000 g/m2/24 h. Un’altra sigla che si può trovare è RET con una scala tra 0 e 30, dove i valori più bassi indicano maggior traspirabilità: per il trail running scegliete RET compresi tra 0 e 6 o tra 6 e 13. Ricordate che una giacca completamente impermeabile e totalmente traspirante non esiste. Infine, un piccolo suggerimento sulla taglia. In caso di pioggia sarebbe meglio indossare lo zaino sotto la giacca, evitando così che la pioggia lo bagni, ma anche l’usura della giacca, e quindi la perdita di idrorepellenza, dovuta allo strofinio degli spallacci. Quindi prendete una taglia comoda. Scarpe (9) Chi corre o va abitualmente in montagna conosce perfettamente l’importanza delle scarpe. A loro è affidata la nostra sicurezza soprattutto nei passaggi delicati, quando il fondo non è stabile e ogni volta è richiesto un buon grip. Anche la morbida erba può rivelarsi infida quando è bagnata. Ciascuno ha le sue preferenze in base all’esperienza, alle capacità, alle sensazioni e alle simpatie, ma certamente alcune considerazioni restano valide sempre. Il CAI non transige dall’uso degli scarponi alti: proteggono e sostengono le caviglie e hanno una tenuta alle intemperie più alta rispetto alle scarpe da trail. Certamente però gli scarponi non sono adatti né alla corsa né al fast hiking: non lasciano libere le caviglie, non sono elastici e reattivi, pesano e non permettono di “leggere” il terreno, condizione indispensabile nel trail.


Croce del Termine

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La cosa più importante è la suola. Due caratteristiche vengono prima di tutto: la comodità e il grip su tutti i terreni e la comodità perché non sempre sappiamo che terreno troveremo e in che condizioni. Di solito una suola in Vibram® è garanzia di tenuta in quasi tutte le situazioni, ma anche il disegno del battistrada ha la sua importanza. Una tassellatura grossa resiste di più all’usura, perché offre maggior superficie alla parte aguzza e tagliente di sassi e pietre; d’altro canto un tassello piccolo aggrappa meglio sul bagnato. Ricordate che in caso di fango i tasselli piccoli tendono a scaricare poco e a creare una patina che appesantisce la scarpa,e non ha nessuna tenuta: vi sembrerà di pattinare, cosa non bella in discesa. All’intersuola è affidata la capacità di assorbire urti e asperità del terreno. Oggi esistono schiume morbide e confortevoli che non affaticano i piedi anche se si sta fuori molte ore su terreni impervi. Essere ben protetti è indispensabile perché si colpiscono sassi, rami e radici e questi microtraumi si fanno sentire chilometro dopo chilometro, visto che si scarica sul piede da 3 a 5 volte il proprio peso. Avere però una scarpa eccessivamente comoda ha lo svantaggio del peso, che impatta sulla velocità e la fatica, ma soprattutto sulla precisione del passo. Se poi è eccessivamente alta ci espone al rischio di storte alla caviglia. Va bene cercare una scarpa leggera, ma non a scapito della protezione: non sarà qualche grammo in più che farà la differenza Inoltre, se il piede non “legge” correttamente il terreno difficilmente sarà preciso e, soprattutto in discesa, quando occorre sentirsi sicuri ed essere precisi. Anche la parte superiore del piede deve essere adeguatamente protetta. La tomaia deve essere rinforzata nei punti critici come la punta e il tallone. Ci sono scarpe con la suola che rigira sulla tomaia a proteggere le dita dei piedi o con inserti in gomma nei punti critici. I lacci devono garantire una buona resistenza a sciogliersi e non devono essere troppo lunghi per non impigliarsi nei rami o nelle sporgenze della roccia. Molto valide sono anche le allacciature alternative che non usano lacci, ma meccanismi a strozzo con stringhe molto sottili che evitano di slacciarsi.

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Attenzione infine, alla scelta del Gore-Tex. Se da un lato è vero che l’acqua da fuori entra con meno facilità, è altrettanto vero che i piedi correndo sudano e le scarpe comunque si bagnano dall’interno. Inoltre, quando piove l’acqua cola lungo le gambe e entra dal collo del piede così come quando si passa un guado e inavvertitamente ci si finisce dentro: in questi casi il GoreTex non lascia uscire l’acqua e si resta con i piedi non solo bagnati, ma con le scarpe piene d’acqua, e i piedi bagnati sono sinonimo di vesciche. Ramponcini e ghette Se prevedete un’uscita invernale in quota portate sempre dei ramponcini, anche se non c’è neve. Sono composti da un telaio in gomma elastica per fissarli alla scarpa e da tiranti fatti da catene e piccole punte metalliche, pesano poco più di 300 gr e spesso tolgono letteralmente dai guai. Paradossalmente sono meno indispensabili se c’è neve fresca sulla quale, a meno che non sia ghiacciata, la tassellatura delle scarpe fa discreta presa. Il problema sono la neve dura o il fondo ghiacciato, anche in stagione secca, che si possono incontrare nelle zone in ombra non aggirabili Nella stagione invernale, se correte nella neve, portate sempre un paio di ghette, evitano che i cristalli di ghiaccio entrino nelle scarpe bagnando e raffreddando il piede, inoltre sono utili anche sui fondi particolarmente friabili come terreni in terra misto ghiaia o sabbiosi per non trovarsi pieni di detriti. Bastoncini (10) In generale aiutano in salita, basti pensare che a parità di velocità ascensionale, l’uso di bastoncini consente un risparmio energetico pari al 20-30%, mentre in discesa assorbono gli urti e riducono la fatica. Vanno però usati correttamente, scegliendo quelli giusti regolati in base all’andamento del terreno. Il loro uso è soggettivo, così come la scelta, ma valgono però alcune considerazioni generali. I bastoncini sono un aiuto, non delle picche da infilzare nel terreno per procedere: eccedere con la forza significa trovarsi con le braccia affaticate e indolenzite né sono appendici cui appendersi in discesa. Infine, attenzione nei tratti esposti:


ci sono runner attenti più a dove appoggiarli o a badare che non cadano, piuttosto che a dove mettere mani e piedi. Valutate bene il fondo in discesa dove può capitare che la punta si incastri e ci trattenga, sbilanciandoci pericolosamente mentre il corpo procede spedito in avanti. Per questo sarebbe bene non usare, o quanto meno lasciarle lasche, le cinghie per fissarli ai polsi: ci si deve liberare facilmente di loro in caso di necessità o di caduta. Quanto alle caratteristiche tecniche, c’è chi li preferisce interi, telescopici o ripiegabili. Nel primo caso, resta il problema di riporli se durante la corsa non si volessero usare (hanno delle tracolle, ma restano ingombranti), mentre negli altri due casi deve essere facile ridurli mentre si corre. Esiste anche una versione curva, molto corta, che rende molto più naturale il movimento e soprattutto non affatica la catena cinetica mano-braccia-spalle. Guanti (11) Sono indispensabili d’inverno, ma anche con la stagione calda, soprattutto se partite la mattina presto o prevedete un’uscita di notte. In fondo, un paio di guanti sottili rubano poco spazio. I guanti proteggono le mani anche in caso di cadute o di passaggi tra rovi o ricchi di vegetazione. In questo caso, quando fa caldo, una valida soluzione sono i mezzi guanti da ciclista. Lampada frontale (12) Anche se non si prevede un’uscita in notturna, avere con sé una lampada frontale può essere sempre utile quando si gira per il Grappa e il canale del Brenta, vista la massiccia presenza di ricoveri in grotta e gallerie in cui è facile imbattersi. Il più delle volte si tratta di assecondare la propria volontà di esplorare, ma in alcuni casi è il percorso stesso che passa attraverso gallerie o tunnel che, anche se brevi, per tortuosità potrebbero impedire di avere una buona illuminazione. In questi casi è stata data l’indicazione nel materiale aggiuntivo nella scheda dell’itinerario ed è sufficiente una lampada con pochi lumen. Diversamente se si prevede di star fuori la notte occorre una lampada adeguata per durata e luminosità come descritto nel capitolo “Correre di notte… sul Grappa”.

Gps e mappe Oggi portare con sé una mappa cartacea non solo è anacronistico, ma anche scomodo soprattutto se in montagna si va per correre. Molti orologi sportivi hanno anche la funzione mappe che consente non solo di caricare e seguire una traccia, ma anche di avere con sé precaricata tutta la cartografia necessaria, in scala adeguata, con tutti gli aggiornamenti, i POI e l’andamento delle salite e delle discese. Eppure una carta ha il vantaggio di dare una visione di insieme utile soprattutto quando si studia un itinerario. Il vero problema delle carte è che la situazione del terreno cambia, anche sul Grappa: tanti sentieri aperti negli anni, voluti dalle amministrazioni locali e ben tracciati sulle carte sono ormai inerbati o ostruiti dalla vegetazione. Un esempio su tutti è il tratto Monte d’Avien-Bivacco Murelon che taglia in quota la destra della val Stizzon sotto la dorsale dei Solaroli. Al bivio un bel cartello segna la direzione, purtroppo però la mulattiera si fa presto esile traccia dove rovi e ortiche si sono rimangiati il sentiero. Orientarsi in Grappa in generale non è complesso. Le zone aperte sono molte e ampie, le vallate e le dorsali hanno quasi tutte andamento nord-sud e il Brenta o il Piave sono sicuri punti di riferimento, eppure quando si è nel bosco o si traversa in quota si può perdere la visione d’insieme. In questi casi avere un gps con la traccia a farvi da riferimento è il modo giusto per non perdersi. Gps però, non smartphone, che ha una precisione inferiore, una cartografia spesso non gratuita e che va scaricata in precedenza per non rischiare di esserne privi quando non c’è adeguata copertura, cosa che in quota o nelle valli più chiuse in Grappa o lungo il Brenta purtroppo capita spesso. Telefono (13) Può sembrare scontato, ma usciamo sempre con il telefono con noi e con carica adeguata. Anche se la copertura non è completa su tutto il massiccio va portato per i casi di emergenza. Salviamo i nostri ICE di emergenza, oltre al numero 112 e installiamo un’app di localizzazione come 112 Where ARE

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L’AMBIENTE E I SENTIERI Il massiccio del Grappa e il canale del Brenta sono zone storicamente antropizzate e in continuo dialogo con la pianura antistante, più che con le altre montagne a nord. Inoltre, sono state fortemente trasformate durante il primo conflitto mondiale. Strade, carrarecce, mulattiere e sentieri sono molti e di due tipi: quelli che salgono da valle e quelli di collegamento in quota; insieme costituiscono un reticolato che consente di muoversi in quasi tutte le direzioni. Non a caso alcuni dei percorsi di questo libro si toccano, si intersecano e a volte si sovrappongono per alcuni tratti. Inoltre, a differenza delle altre montagne, il Massiccio del Grappa non ha passi da scavalca-

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re o valli da unire, lo si nota anche dai toponimi dai quali è del tutto assente la parola “passo”. I sentieri e le altre strade, prima che di comunicazione e scambio, sono nate per raggiungere un luogo. Le direttrici principali, la strada Cadorna (oggi SP148) che sale da Romano d’Ezzelino, la strada Generale Giardino che sale da Semonzo, la provinciale 148 da Seren per Cima Grappa, sono tutte di origine bellica e servivano per il trasporto di truppe e materiali dalle retrovie al fronte. A queste si aggiunge la strada che da Cismon saliva al Forcelletto risalendo la val Goccia, rimasta mulattiera e oggi numerata come


sentiero 913. Se si esclude l’impiego delle teleferiche, questa era la sola via che consentiva il rifornimento delle linee austriache dell’Asolone, del Col della Beretta e del Col Caprile. La Grande Guerra ha trasformato notevolmente lo stato di queste vie basti pensare che furono costruite circa 50 km di carrozzabili, 70 di carrarecce e 80 di mulattiere, più la cosiddetta Strada di Arroccamento” che percorre in quota tutto il versante sud del Massiccio consentendo il movimento di uomini e mezzi dal Brenta al Piave al coperto. Diversa è la situazione del canale del Brenta che vive una doppia realtà. Da un lato quella del corso del fiume, già di per sé storicamente naturale via di comunicazione (vedi le zattere di Valstagna) e anch’esso fortemente antropizzato e industrializzato, soprattutto nella zona prossima a Bassano: qui tutti i sentieri salgono diretti e perpendicolari alla valle; dall’altro

quella delle terre alte dell’altopiano di Asiago, che hanno tutt’altra natura rispetto al Grappa, per logistica, cultura e tradizioni. A mezza costa corre la Via del Tabacco, l’unica vera via di comunicazione e di scambio: asse portante di un’economia oggi scomparsa attorno alla quale si muovevano contadini, allevatori e contrabbandieri, non solo per salire verso l’altopiano, ma soprattutto per muoversi verso la pianura. Condizione dei sentieri In generale lo stato dei sentieri è buono, sono ben tracciati e segnati. Rispetto a qualche decennio fa le segnaletiche sono state aggiornate e ripristinate in tanti punti e bivi. I CAI locali hanno contribuito molto con il loro lavoro alla sistemazione di queste vie, segnando con la tradizionale segnaletica bianco/rossa sassi, alberi, angoli di case, muretti. Restano segni di vecchie tracciature o numerazioni, ma diffiCamosci al tramonto al Col Formiga 

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cilmente le indicazioni si contraddicono. In alcuni casi il tempo riduce la traccia su itinerari poco frequentati, che seguono vie non logici o lontani dagli accessi a valle. I bolli e i segni di vernice sbiadiscono e, come sempre in montagna, sugli itinerari meno battuti piante e arbusti ostruiscono alcuni passaggi. L’erba, la festuca in particolare di cui il Grappa è ricco, in primavera ed estate rende difficile l’individuazione di alcuni tratti scoperti, ingoiandosi letteralmente tratti di sentiero; inoltre, è estremamente scivolosa quando è bagnata. Prima di partire, preparate bene i vostri itinerari, informatevi sulle condizioni dei sentieri, non basatevi solo sulle carte e misurate bene le vostre forze anche in funzione della stagione, della temperatura e dell’acqua che scarseggia. Pensate che durante la Prima guerra mondiale la quantità d’acqua a disposizione di un soldato era di soli 4 litri al giorno: per lo più era neve o acqua piovana raccolta in cisterne o da percola-

zione di umidità nei rifugi in grotta; più spesso veniva pompata dalla pianura. In generale i sentieri sono quasi sempre corribili per fondo, pendenza, dislivello e lunghezza. Non siamo in alta montagna, i tratti esposti sono rari e, anche quando sono single track, c’è sempre margine. Solo qualche itinerario proposto ha tratti attrezzati, più per eccesso di sicurezza o per aiuto che per reale necessità. Perdersi è veramente difficile, anche muovendosi velocemente come quando si corre un trail. Più facile è imboccare false piste perché esistono bivi e deviazioni ben evidenti che il più delle volte portano in breve a un prato, a una casera, a un bosco, a un capanno di caccia e lì si fermano. I bivi in cui si possono avere dubbi sono stati tutti indicati nelle descrizioni dei percorsi. E se ci si perde? Ricordatevi che sul Grappa in qualsiasi direzione prima o poi si scende, ma non va mai fatto se non lungo vie chiare e certe, se non ci si vuole trovare in pericolo sul filo di salti rocciosi Il sentiero 100 sul Monte Meda

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o terreni estremamente scoscesi dai quali può essere complesso risalire. In caso di dubbio, è sempre meglio tornare indietro. Avvertenza sulla numerazione dei sentieri Con il tempo ai sentieri che avevano un numero a due cifre è stato aggiunto 9 o 1 a seconda dei versanti e delle zone (per esempio 952 invece di 52 o 197 invece di 97), per uniformità con le linee guida CAI. Alcune carte non recenti, e soprattut-

to certa segnaletica sul territorio, hanno ancora la vecchia numerazione senza il primo numero. Nella descrizione dei percorsi è stata usata la numerazione più recente verificata sulla pubblicazione CAI Sezione Vicentine, Canale del Brenta e Massiccio del Grappa, 2016, e sulla carta in scala 1:25.000 a cura di Tabacco.

Malga Vedetta e la Vedetta di Cima della Mandria (© Nora Mazzocchi) 

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NUMERI UTILI METEO https://www.arpa.veneto.it WEBCAM https://www.cimagrappa.it/meteo.php https://www.meteograppa.it/lewebcam.php BIVACCHI NON PRESIDIATI Bivacco Murelon o A. Scopel (pendici del Col dell’Orso - versante Ovest) Gps: 45.913495461508205, 11.823142308595887 Bivacco presso Agriturismo Malga Valvecia (valle delle Mure) Gps: 45.876990137209255, 11.807049256445591 Bivacco Valpore di Cima (Val dei Lebi) Gps: 45.89639254003394, 11.813541938818437 Bivacco presso Malga Cason dei Lebi Gps: 45.88686280317441, 11.80456860497163 PRINCIPALI PUNTI DI APPOGGIO LUNGO GLI ITINERARI* Agriturismo Da Baldino Via Travaglietta, 8 - 36020 Valbrenta VI T. 380 2580028 Gps: 45.88439561298647, 11.718912605088379 Agriturismo De Lucchi T. 348 2854091 Gps: 45.846309026302464, 11.767177498924523 Agriturismo Col Beretta Via Travaglietta, 27 - 36029 Monte Grappa VI T. 348 4735428 Gps: 45.88496115279199, 11.730557502987466 Agriturismo San Siro Via San Siro, 8B - 32030 Seren del Grappa BL T. 0439 44628 Gps: 45.97083766468292, 11.84474574844166

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Albero Degli Alberi Via Montesort, 8 - 32030 Seren del Grappa BL T. 0439 44664 Gps: 45.96573495908122, 11.832556739174631 Albergo Forcelletto SP148 - 36020 Cismon del Grappa VI T. 349 954 4757 Gps: 45.895211551331776, 11.776617244072952 Albergo Ristorante dalla Mena Via Valle S. Felicita, 14 36060 Romano D’ezzelino VI T. 0424 36481 Gps: 45.81283925635116, 11.757435333940771 Albergo Ristorante San Giovanni Loc. Colli Alti, 28 - 36020 Solagna VI T. 0424 1946266 Gps: 45.85662800716153, 11.718509113309004 Azienda Agrituristica Citton 9 Localita’ Lepre - 36020 San Nazario VI T. 0424 559001 Gps: 45.87742741106132, 11.720509502276041 Bar Dall’Anna Via Liberazione, 51 - 32030 Rocca BL T. 0439 58591 Gps: 45.954364016157754, 11.752013708999339 Casera Domador (pendici del Col dell’Orso) Loc. Domador - 32031, Alano di Piave BL T. 0439 779276 Gps: 45.90617546640194, 11.839990188920357 Antica Abbazia Via Cenghia, 82 - 31030 Borso del Grappa TV T. 0423 561150 Gps: 45.81033854441309, 11.762297285512469


Malga Archeset (Cima della Mandria) Via Strada delle malghe 3 - 31054 Possagno TV T. 0423 567266 Gps: 45.88520275234671, 11.842856717999005

Malga Piz Strada degli Alpini - 32031 Alano di Piave BL T. 339 5666497 Gps: 45.88718553116857, 11.84968516355452

Malga Archeson (Monte Meatte) Località Archeson - 31054 Possagno TV T. 0423 538470 - 333 4028607 Gps: 45.88467505267188, 11.833066333526038

Malga Pozzette Località, Via Pozzette - 36020 Valstagna VI T. 349 6636989 Gps: 45.840192393016196, 11.64490638660883

Malga Bocchette di Cima (Valle delle Bocchette) T. 0424 580076 - 329 1469149 Gps: 45.89462150047665, 11.787356719163279

Malga Val Dumela T. 368 3910073 Gps: 45.93635481422594, 11.868001916033958

Malga Cason Del Sol Via Sant’Andrea - 31017 Pieve del Grappa TV T. 334 8689761 Gps: 45.90074503138252, 11.83273384099072

Malga Vittoria Pove del Grappa VI T. 0424 556075 Gps: 45.82138078964204, 11.740916953646595

Malga Cason Vecio in Val di Poise Località Val Poise – 31030 Borso del Grappa TV T. 0423 54205 – 368 3654887 Gps: 45.85642634394104, 11.790008191968472

Malga Val Vecia SP148, 31017 Pieve del Grappa TV T. 333 6517481 Gps: 45.87687842379616, 11.806933854596402

Malga Cimo Loc. Rubbio Via monte Caina - 36020 Valbrenta VI T. 327 4449990 Gps: 45.81976724203448, 11.676930416036553

Rifugio Alpe Madre (Col Moschin) Via Col Moschin, 2 - 36020 Solagna VI T. 0424 559076 Gps: 45.85953624850655, 11.70082169315715

Malga Domador Loc. Domador - 32031, Alano di Piave BL T. 0439 779276 Gps: 45.90644598629179, 11.841792307604454

Rifugio Ardosetta (alta Val della Madonna lungo il sentiero CAI 109) Via Madonna Del Covolo, 158 31017 Pieve del Grappa TV T. 366 5348843 – 340 7160533 Gps: 45.86605740637207, 11.809500936103056

Malga Mure Val delle Mure - 31017, Pieve del Grappa TV T. 340 9269685 45.893977284548576, 11.826472842034349 Malga Pàoda T. 338 5968223 Gps: 45.96170594094134, 11.910134269900002 Malga Paradiso Boca dea Forca - 31054 Possagno TV T. 340 8579492 Gps: 45.89672188150083, 11.845107014249958

Rifugio Bassano (Cima Grappa) Via Madonna Del Covolo, 161 31017 Pieve del Grappa TV T. 0423 53101 Gps: 45.87338649544486, 11.803019508657862 Rifugio Bocchette (Valle delle Bocchette) Via Bocchette di Mezzo, 1 32030 Seren del Grappa BL T. 0439 026131 - 338 6817136 Gps: 45.89457346731995, 11.78746147723303

53


Rifugio Cassanego (loc. Cassanego) Via Cassanego, 43 - 31030 Cassanego TV T. 0423 561160 Gps: 45.830495620571114, 11.810732934110069 Rifugio Scarpon (Cima Grappa) Località Cancellalto - 36029 Valbrenta VI T. 328 102 1027 Gps: 45.87417870708471, 11.793851338685402 Rifugio Val Tosella Strada Cadorna km. 38 - 32030 Arsiè BL T. 346 6211036 Gps: 45.92880187823566, 11.789779735807661 Rifugio Valrossa (Campocroce) Loc. Campocroce13/a 31030 Borso del Grappa TV T. 331 1796417 – 331 4590368 Gps: N45 50 12.5 E11 46 45.6 Trattoria Locanda Al Lepre Località Lepre, 28 - 36020 San Nazario VI T. 0424 559047 Gps: 45.87771066362685, 11.722289509215 Trattoria Da Miet (Monte Tomba) Via Monfenera - 31040 Pederobba TV T. 0423 563644 Gps: 45.88381715191907, 11.885805152787732 Trattoria San Bastian “da Vecia” Via Monfenera, 22 31040 Pederobba TV T. 0423 69042 Gps: 45.8838704831959, 11.948395810040829 *Verificate sempre prima l’effettiva apertura.

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Col de Draga, monte Tomba (© Nora Mazzocchi)

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RINGRAZIAMENTI Questo libro è dedicato a tutte le persone con le quali ho corso o condiviso sentieri e che hanno reso possibile questa passione, supportandomi, sopportandomi o solo cercando di capire perché fare tutta questa fatica. a mia moglie Nora senza la quale nulla avrebbe senso a mio suocero Sergio che mi ha portato, aspettato e raccolto ovunque, assecondami sempre e chiedendomi ogni volta sornione “a che ora è la sveglia domattina?” ai miei figli Matteo e Andrea, impavidi scalatori del Mazonte a mia mamma Giovanna che continua a chiedersi perché correre a Roberto che per me c’è sempre al mio babbo Giorgio: con lui ho corso la prima volta per un’ora, ma avrei voluto che fossero molte di più ad Anna Fiorentini, compagna del primo trail e di tanti, tanti giri di sera al parco Lambro chiacchierando, anche di corsa

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a Massimo Barbieri che, finché non ho tolto le scarpe dall’asfalto, non ha smesso di chiedermi “quando fai il salto di qualità?” Avevi ragione Coach! a Franco Inglese che mi ha dato il coraggio di fare la prima maratona a Gianni Bersani che ha condiviso con me 20 ore e 49 minuti di pioggia ininterrotta a Luca De Gregorio, vulcanico ideatore di imprese sportive: se è pazza, è lunga ed è dura, lui c’è a Orlando Pizzolato: lui non lo sa, ma con le sue tabelle e i suoi consigli mi ha aiutato a lasciare sulla strada 35 kg e a chiudere tutte le maratone a Davide Zanetti e ai Lupi, per il supporto a questo libro e per quello che fanno per valorizzare il territorio a Anna Aprea che ha sempre creduto nella mia scrittura a Denise Genova che mi ha insegnato a considerare le cose una dopo l’altra, come i passi E a tutti i ragazzi che tra il 24 ottobre 1917 e il 4 novembre 1918 sono saliti in Grappa e non ne sono più scesi


La dorsale boscosa del monte Cornella

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BIBLIOGRAFIA SULLA PRIMA GUERRA MONDIALE E SUL MONTE GRAPPA Alta Via del Tabacco, Associazione Alta Via del Tabacco A. Burbello, Parole dal Grappa - Epigrafia militare dal Brenta al Piave 1915-1919, EFD group - Parlamento Europeo S. Busoni e A. Bondesan, I segni del passato geologico, Edizioni Antiga, Treviso L. Cadeddu e E. Grando, Baluardo Grappa, Istituto Storia Risorgimento Italiano, Treviso G. Mangione, Masterplan del Centenario della Grande Guerra, Treviso Sacrari Militari della Prima Guerra Mondiale – Monte Grappa, Roma M. Scardigli, Superstizione, alcolismo e fuga nelle trincee italiane: 1915-1917, in Il Politico, Vol. 51, No. 1 (1986), pp. 95-114, Rubbettino Editore Sezioni Vicentine del CAI, Carta 1:25.000 dei Sentieri Canale del Brenta e Massiccio del Grappa, ed. 2016, Tabacco I. Zandonella Callegher, Alta Via delle pre-Dolomiti n.8, Amministrazione Provinciale Belluno SULLA CORSA E SUL TRAIL RUNNING J. Daniels, Daniels’ Running Formula, Human Kinetics A. Finn, L’ ascesa degli ultrarunner, Piano B N. Giovannelli, Trail running & ultra trail, Mulatero F. Massa, Il manuale del trail running, S.P.M. Publishing T. Noakes, Lore of running, Human Kinetics O. Pizzolato, Correre secondo Orlando Pizzolato, Correre C. Regazzoni, Orobie trail. 52 itinerari di trail running dalle Grigne al Lago d’Iseo, Versante Sud CAI, Sentieri – Pianificazione, segnaletica e manutenzione, Quaderno di Escursionismo n. 1, 2010

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SITOGRAFIA http://stradesentieri.blogspot.com http://www.altaviatabacco.it https://itineraritrekking.com/ https://www.magicoveneto.it/grappa/trek.htm


Il sentiero attrezzato C. Guzzella (© Nora Mazzochi)

59


1

Massiccio del Grappa > Sud

SANTA FELICITA – CAMPO SOLAGNA Trail/Sterrato Sentiero tecnico/Esposto Mulattiera/Lastricato Asfalto/Cemento

51% 18% 28% 3%

E

difficoltà

11 km lunghezza

 880 /  880m dislivello positivo/negativo

2h

tempo di percorrenza

1100/260 m quota massima/minima

Vertical

tipo di tracciato

ÙÙÙÙ impegno fisico

ÙÙÙÙ difficoltà tecnica

ÙÙÙ

stato segnaletica

Nessuno materiale extra

A Santa Felicita e a Campo Solagna fonti d’acqua

A Santa Felicita e a Campo Solagna rifugi o bivacchi

Itinerario ad anello che consente di esplorare il lato destro della valle di Santa Felicita fino a Campo Solagna. Il percorso, non particolarmente lungo, sale ripido nella prima parte sale in breve al monte Nosellari con bell’affaccio sulla Valsugana, il Brenta e il versante sud dell’Altopiano di Asiago e raggiunge Campo Solagna, da dove per mulattiera, a tratti tecnica e sassosa, ritorna al fondo della valle passando per le trincee del Col Campeggia. Il giro è proposto in senso antiorario per evitare la discesa dal sentiero 952 “del Cavallo” che è molto ripida e scivolosa in caso di fondo bagnato. Dall’evidente capitello al centro della valle di Santa Felicita si parte in falso piano su una mulattiera sassosa che ne percorre il fondo. Dopo poco più di 500 metri a sinistra si attacca il ripido sentiero 952 (1) che si alza subito ripido su un poggio di rado bosco. Guadagniamo subito quota con una serie di tornantini stretti ma con buon grip e in breve raggiungiamo un sottile dosso erboso detto la “Schiena del Cavallo” a quota 474 m. Un attimo di pausa per godersi il panorama che si apre sulla sottostante valle, sui colli di Romano d’Ezzelino e sulla pianura. Lasciata la parte più rocciosa, ora il sentiero si arrampica per balze inerbate e tornanti fino a rientrare nel bosco: il fondo è più terroso, polveroso con il secco, ma mai fangoso con il bagnato. Ancora qualche tornante e la nostra “galoppata” termina sulla SP 141 Cadorna che da Romano sale a Cima Grappa. In poco più di 1,8 km abbiamo salito più di 500 m. Scavalcato il guardrail, risaliamo ora la strada, prima asfaltata poi cementata, che aggira il monte Nosellari (2) e sale a una manciata di case, dove, all’altezza dell’ultima, imbocchiamo il sentiero 950 in direzione Campo Solagna. Tutto perfettamente corribile e in parte selciato, il sentiero corre interamente in ombra a mezza costa, supera a destra la casera Bonturin, scavalca il Col del Musego e, passan4

1100 m

3 900 m

700 m

Feb

Dic

Gen

2

Nov

Mar Apr

Ott

5

Mag Lug

Giu

Ago

Set

60

500 m

1 252,3 m

0 km

2

4

6

8

10,988


WAY POINT 1 2 3 4 5

Chiesa Camposolagna

Sent. 952 Cavallo Monte Nosellari Campo Solagna Col Campeggia Palestra di Roccia Santa Felicita

4

 1115

3 Campo Solagna

Col Campeggia

 1095

Colle Averto

Scalon SP148

5 2

923

Monte Nosellari Malga Vittoria

SP140

1

815

Monte La Gusella

P Dalla Mena

L'antica

P

61


1 Massiccio del Grappa > Sud - Santa Felicita – Campo Solagna

do sotto una tettoia di cemento, sbuca a Campo Solagna in corrispondenza di un balcone sulla Valsugana e il Brenta (3). Attraversata la strada asfaltata (SP 141), senza scendere al passo a sinistra, imbocchiamo il sentiero 954 che risale una rampa dopo l’ultima casa con un’evidente traccia. Prima si sale nel bosco e poi per pascoli arriviamo al panoramico Colle Averto (quota 1095 m) e da qui scendiamo nella sella erbosa sotto al Col Campeggia (quota 1115 m) (4). Si corre qualche decina di metri su asfalto e si imbocca il sentiero erboso che si stacca dalla strada (segni gialli): inizia ora la parte divertente di discesa che ci riporterà al fondo della valle. Dopo alcuni gradini di legno imbocchiamo un single track di terra battuta molto veloce per raggiungere la strada tagliafuoco in località Campeggia; da qui si procede di corsa sempre in discesa, fino al bivio con il sentiero delle Due Valli che, a destra, porta alle gallerie di Campeggia (segnale verticale verde). Ignoriamo il bivio e imbocchiamo l’esile mulattiera detta “Sara” che perde quota velocemente con ampi tornanti nel bosco per poi farsi meno ripida fino al fondo della valle. La mulattiera, come molti altri sentieri sul massiccio del Grappa, ha fondo sassoso spesso eroso dalle piogge; non è mai pericoloso o esposto, ma il terreno risulta instabile per quanto sempre corribile e con discreta presa. Arrivati sul fondo della valle, passiamo davanti alla palestra di roccia (5) a sinistra e in breve torniamo al capitello seguendo l’ampia mulattiera. La cronoscalata del Cavallo “Dinamite nelle gambe... e miccia corta!” è il motto di questa cronoscalata individuale che si tiene ogni anno in autunno e che sale i 1,8 km dall’imbocco del sentiero 952 fino alla strada Cadorna coprendo un dislivello positivo di 520 metri con partenza scaglionata. Il percorso ha pendenze intorno al 30% con punte, nell’ultimo chilometro, del 47% quando si entra nel bosco finale e il sentiero va su prevalentemente dritto su fondo terroso, di solito scivoloso.

62

NOTA STORICA Le Gallerie di Col Campeggia Il percorso, interamente restaurato, merita decisamente una visita: ripercorre infatti, una strada di servizio militare della Grande Guerra, con baraccamenti, trincee, osservatori, postazioni per cannoni e mitragliatrici e termina alla cava di pietra sulla SP 141. Le gallerie e le trincee del Col Campeggia furono fondamentali nell’ultimo anno della Grande Guerra sul monte Grappa perché da qui si controllava il tiro delle batterie poste sul Col Averto, in particolare verso la linea di difesa della dorsale dell’Asolone, ma anche perché da qui veniva gestita parte della logistica del versante sud: sono ancor oggi visibili le tracce dell’arrivo delle teleferiche dalla pianura. Inoltre, questa linea era strategica perché uno sfondamento qui avrebbe significato il facile dilagare senza altre difese verso Bassano del Grappa. Per questo furono scavati più di 15 km di trincee e stesi più di 100 km di tubazioni per portare l’acqua in quota. Il percorso didattico è interamente segnato e arricchito da pannelli esplicativi.


didascalia Attacco deldidascalia sentiero 952 didascalia “del Cavallo” didascalia (© Nora (© fotografo) Mazzocchi)

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4 Massiccio del Grappa > Sud - Lungo la dorsale dei Solaroli

78

per pendii erbosi che colma i 250 m di dislivello che mancano, passando a destra sotto il Cason d’Ardosa a quota 1550 m e che sbuca proprio sotto l’ossario di Cima Grappa (2). Ritrovata la strada asfaltata, aggiriamo il rifugio Bassano e fermandoci a godere del panorama da un piccolo balcone affacciato sulla pianura. Saliti al parcheggio, a destra dello scalone che sale alla Via Eroica e al Portale Roma, punto più alto del monumento, imbocchiamo il sentiero 156 in direzione Croce dei Lebi. L’ampia traccia, quasi in piano e perfettamente corribile, segue le numerose bocche da fuoco che si aprono dalla galleria Vittorio Emanuele III, che corre per più di 5 chilometri sotto Cima Grappa (l’accesso è dal piazzale della Caserma Milano, sotto l’ossario. Vedi itinerario 3 - Santa Felicita - Cima Grappa). Proseguiamo fino all’evidente roccolo roccioso della Croce dei Lebi (quota 1571 m) (3) dal quale si ha la visione dell’intera cresta dei Solaroli che si allunga davanti a noi e che percorreremo interamente. Ignorando tutti i bivi, scendiamo in direzione col dell’Orso sempre lungo il sentiero 156, fra tracce di trincea fino a riprendere quota, passando a destra del filo di cresta traversando poco più in basso un bosco rado di pini. Passiamo un paio di bocchette che si affacciano a sinistra sull’ampia valle dello Stizzon, che conduce a Seren del Grappa, sulla malga Valpore. Da qui prende avvio la vera a propria cresta dei Solaroli, un divertente single track su pendii erbosi in continuo saliscendi che, per resti di trincea, buche di mortaio e tracce di sentiero, sale prima al monte Casonet (cippo a quota 1614 m) e poi al panettone del col dell’Orso (croce a quota 1668 m) (4). Il panorama che ci accompagna è grandioso: il gruppo del Brenta, le Pale di San Martino e le Dolomiti di Feltre sono tutte davanti a noi. Restiamo in quota e raggiungiamo la cresta del monte Solarolo (quota 1651 m) con le sue pendici occidentali estremamente scoscese sulla sottostante valle Busa della Neve, che raccoglie uno dei pochi nevai perenni a quote così basse: dalla linea di cresta guardando in direzione della valle dello Stizzon a sinistra è possibile rendersi conto di come le direttrici di attacco austriache fossero tutte coperte da fitta vegetazione, men-


Croce dei Lebi e sullo sfondo le Prealpi feltrine

79


4 Massiccio del Grappa > Sud - Lungo la dorsale dei Solaroli

80

tre le linee italiane si arrampicavano sulle pareti nude dello sperone, esponendosi al fuoco nemico. Da qui si scende d’un fiato sulla sella prativa del monte Valderoa per poi salire di slancio alla sua vetta (quota 1565 m) poco oltre il cippo posto a metà della salita (5). Tutta la dorsale è corribile, ma occorre prestare attenzione alle numerose buche carsiche che si aprono lungo la traccia e all’erba bagnata che con la pioggia può risultare scivolosa; in caso di nuvole basse o nebbia che possono rendere difficile l’orientamento, è sufficiente tenersi sul sentiero sempre ben leggibile e soprattutto non scendere mai verso sinistra. Non ci resta che iniziare la discesa. Tornati alla sella erbosa, imbocchiamo il sentiero che scende verso la valle delle Mure, nella direzione opposta al sentiero 843. La traccia perde progressivamente quota, taglia le pendici erbose del monte e punta verso l’evidente malga Solaroli (quota 1480 m) dalla quale inizia una mulattiera sterrata che si percorre per meno di un chilometro fino al primo tornante. Qui una traccia di sentiero (quota 1380 m, cartello verticale) si infila nel bosco e si mantiene a mezza costa, poi diventa un po’ confusa a causa del sottobosco rado e spoglio; tuttavia, appena ci sorge il dubbio di aver sbagliato, tra gli alberi diventa evidente una strada sterrata bianca che imbocchiamo a destra e seguiamo fino alla malga Cason del Sol (quota 1275 m) (6). Continuiamo attraversando prati e pascoli fino alla strada asfaltata in prossimità del laghetto della val delle Mure. Per evitare un tratto di strada asfaltata, che comunque ritroviamo poco oltre, attraversiamo e saliamo seguendo la traccia che porta al cason Boccaor (1379 m) (7). Da qui non abbiamo alternative, siamo costretti a 2 km di asfalto fino al rifugio Ardosetta: il tratto è comunque poco trafficato ed estremamente panoramico: dopo Pian de la Bala, passa sotto due gallerie dove è facile incontrare camosci che vengono a leccare gli affioramenti di sale. Tornati alla conca dell’Ardosetta, è tutta discesa fin giù: non ci resta che imboccare la mulattiera militare e, tornante dopo tornante, scendere verso il Covolo, perdendo 900 metri in 7 km. Purtroppo, la mulattiera, un tempo inte-

ramente selciata, ora ha un fondo un po’ rotto, con sassi smossi dalle piogge, ma resta sempre ben corribile. Variante EEA: sia per la salita che per la discesa è possibile percorrere, come alternativa ai sentieri 106 e 105, il sentiero 109 con indicazioni monte Scalarè: è una variante meno ripida, ma un po’ più tecnica che prevede un breve tratto attrezzato con un cavo metallico di qualche decina di metri, poco dopo la croce del monte Frontale (quota 1010 m). Il chilometraggio e il dislivello restano praticamente invariati. NOTE STORICHE La Madonna del Covolo Salendo alla Madonna del Covolo si nota il monogramma WM “scritto” con le piante sulle pendici del monte Frontale nel 1927 per volontà dei cittadini di Crespano del Grappa e dintorni devoti alla Madonna. I documenti dicono che le due lettere stanno per “W Maria” anche se durante l’epoca fascista e la Seconda guerra mondiale, il regime tentò di convertirne il significato in “W Mussolini”. I Solaroli Come gli Asoloni, anche i Solaroli furono al centro degli scontri in tutte e tre le fasi principali dei combattimenti sul Grappa: difesi nell’inverno del 1917 e persi nel giugno del 1918. Per la natura stessa del terreno e per come erano posizionate le truppe, ogni azione era estremamente sanguinosa: gli austriaci erano appostati appena sotto la cresta in modo da nascondere i pezzi subito dopo il fuoco e questo rendeva difficile individuarli e neutralizzarli, mentre gli italiani in posizione sfavorevole risalivano i ripidi prati della val delle Mure o del Valderoa. Solchi profondi lasciati dalla guerra, buchi delle granate, camminamenti, resti di casematte e di depositi testimoniano ancora nella parte sommitale questi eventi. Ma anche i pendii più a valle lasciano vedere gallerie e trinceramenti disposti per l’evenienza di un possibile arretramento del fronte.


Lungo la Strada di Arroccamento, oggi SP 141 (© Nora Mazzocchi)

81


17

Massiccio del Grappa > Ovest

BORSO DEL GRAPPA – CISMON DEL GRAPPA 33% 20% 42% 5%

Trail/Sterrato Sentiero tecnico/Esposto Mulattiera/Lastricato Asfalto/Cemento

EEA

difficoltà

24 km lunghezza

1520 m /  1610 m dislivello positivo/negativo

4,30 h

tempo di percorrenza

1500/210 m quota massima/minima

Trail

tipo di tracciato

ÙÙÙÙ impegno fisico

ÙÙÙÙ difficoltà tecnica

ÙÙÙ

stato segnaletica

Lampada frontale e ramponcini materiale extra

Borso del Grappa, Campo Croce, agriturismo De Lucchi fonti d’acqua

Campo Croce, agriturismo Cason Vecio, agriturismo De Lucchi rifugi o bivacchi

Itinerario di media lunghezza che permette di scoprire quasi tutto il versante ovest del massiccio. Anche se non si arriva fino in Cima Grappa, il dislivello a salire e scendere si fa comunque sentire. Ripida la prima parte, ma ben più ripido il finale che scende a picco sulla Valsugana per un sentiero aspro e solitario, ma spettacolare. La parte centrale, aperta sui Colli Alti, segue la dorsale dal monte Coston al Finestron e consente di avere un ambio colpo d’occhio sul massiccio: non presenta difficoltà, quasi interamente in piano, permette di riprendere la giusta concentrazione per la discesa che richiede attenzione. Dalla chiesa dei Santi Maria e Zenone di Borso del Grappa si imbocca via Italo Giraldi fino a una curva in prossimità della quale, lato monte, si sale per via Monte Grappa che diventa presto il sentiero 195 per Campo Croce. Dapprima ci si inerpica su una vecchia mulattiera cementata che sale perpendicolare alla montagna e prende quota abbastanza velocemente; poi, entrando nel bosco (quota 360 m), all’altezza di una casera, si continua per sterrata con fondo sassoso. Si supera un’infinita successione di stretti tornanti che sale ininterrotta fino a incrociare sulla destra, all’altezza dei Prati di Borso (quota 930 m), il sentiero della Marmorina che sale da Cassanego. Si imbocca, verso sinistra, una strada bianca ben battuta che procede, per meno di un chilometro, in falso piano, fino a un tornate scavato nella roccia che porta alla rampa finale che sbuca nella conca di Campo Croce (1). Qui, costeggiando le case e i pascoli bordati di alberi, si incrocia la SP 140 Generale Giardino che si segue per 150 metri, fino a una strada asfaltata che scende verso sinistra verso una conca prativa: qui la strada diventa mulattiera e attraversa tutta la val Rossa, segue in piano l’andamento del monte, fino a ritrovare l’asfalto nei pressi dell’agriturismo De Lucchi. Dal tornante si imbocca verso destra l’evidente traccia del sentiero 3

1506 m

2

4

1200 m

1

Nov

Mar

600 m

Apr

Ott

Mag Lug

Giu

Ago

Set

180

5

800 m

Feb

Dic

Gen

1000 m

400 m

193,7 m

0 km

5

10

15

20

25


WAY POINT 1 2 3 4 5

Campo Croce Malga Osteria Vecia Monte Asolone Finestron Sent. 929

P

Val Dei Ponti

SS47

5

 1176

Col Bonato

4 Finestron Col della Berretta  1293

Col Caprile  1775

Cima Grappa 3

 1520

Col delle Farine

Monte Asolone

 1515

Monte Coston

 1544

Monte Rivon Cason de Meda

SP148

2 Malga Osteria Vecia

Conca Erbosa

Fontanel Agriturismo de Lucchi  1327

Monte Legnarola 1

Prati di Borso Campo Croce

Chiesa dei Santi Maria e Zenone

Borso del P Grappa

181


17 Massiccio del Grappa > Ovest - Borso del Grappa – Cismon del Grappa

182

180 che attraversa, a mezza costa, il Boscon, valletta coperta tutto l’anno di foglie secche, e passa la sorgente del Fontanel, per sbucare nella conca erbosa della malga Osteria Vecia (quota 1260 m) (2). Ancora in salita, si imbocca la strada bianca sulla sinistra che continua a salire, con rampe e tornanti mai ripidi, fino a toccare più in alto la SP 148 Cadorna nei pressi del Cason de Meda (quota 1480 m), sede di un ex cimitero italiano della Grande Guerra. Attraversata la strada asfaltata, per traccia ben evidente, si sale per raggiungere il sentiero 920, che si imbocca a sinistra e segue l’andamento della dorsale. Il sentiero è ben segnato, interamente corribile e procede quasi in piano, cima dopo cima, seguendo le trincee italiane (a sinistra) e austriache (a destra), che in questo settore correvano parallele, distanti solo qualche decina di metri. Si passano il monte Coston (quota 1512 m), la

Croce del Termine, Costa Sella (quota 1495 m) e il col delle Farine (quota 1476 m), fino al monte Asolone (quota 1520 m) (3) dove sono impressionanti i crateri provocati dalle esplosioni delle granate e ancora visibili sul fianco del monte. Da qui il panorama è vastissimo: a sud la pianura veneta e la laguna di Venezia, a ovest il gruppo del Carega, l’altopiano di Asiago e il Pasubio, a nord Cima d’Asta, il Lagorai, le Pale di San Martino e a est Cima Grappa, il Pertica e la dorsale dei Solaroli. Puntando a nord, il sentiero 920 procede sempre morbido e in continuo saliscendi fino al col della Berretta (quota 1448 m). Qui, all’altezza di un cippo con una croce e un’iscrizione che ricorda le battaglie combattute su quella cima, si lascia il sentiero 920, che piega a destra, e si inizia il 929 che scende verso le case di Finestron (4): un ultimo chilometro facile, prima della ripida discesa.


Imboccata verso destra la strada asfaltata che scende a Feltre, in meno di 200 metri si raggiunge una curva in corrispondenza della quale si stacca la traccia che seguiremo fino a Cismon (quota 1253 m). Il sentiero, classificato come EE, è stato tracciato durante la Grande Guerra come percorso di servizio alla teleferica austriaca per il col Bonato, e si snoda in ambiente aspro, solitario, anche faticoso per alcuni pezzi davvero ripidi, ma molto appagante. Fin dall’inizio è evidente che non si tratta di un percorso facile e corribile. Fino a valle il sentiero, esposto quasi tutto a nord, scende ripidissimo, perdendo in poco più di 3 km quasi 1000 metri, prima nel bosco e poi lungo le pareti della val Nassa, con fondo incerto e tratti stretti e molto esposti. Ci sono due punti attrezzati con catene e alcuni tornanti molto ripidi. Quindi, attenzione alla presenza di fondo bagnato, alle foglie abbondanti, a eventuale neve e ghiaccio in

inverno o all’inizio della primavera, perché può essere pericoloso e risalire non è così agevole. Occorre valutare bene la stagione, le forze e le ore di luce. Dapprima si scende a picco lungo la val della Fontana, in un bosco ombroso con fondo terroso o coperto di foglie, passando il bivio per Casera Fondi (sentiero 929 bis che scende da Fondi di Magnola) e seguendo i segni rossi e bianchi sugli alberi e la traccia sempre evidente. Terminato il bosco, si risale un tratto roccioso sulla destra e si inizia la discesa della val dei Ponti, affrontando il primo pezzo di catena che aiuta la discesa. La discesa continua ripida fino a un piccolo avvallamento dove si cambia versante del col Bonato. Seguendo l’andamento del monte, si perde ancora quota velocemente e si cambia valle entrando in val Nassa. Qui la valle è quasi sempre in ombra e anche in stagione secca è possibile La pianura verso i colli di Asolo (© Nora Mazzocchi)

183


26 Massiccio del Grappa > Alta Via degli Eroi

poche possibilità di pernottamento in bivacchi e rifugi se non deviando dal percorso e non ci sono sorgenti d’acqua potabile. Non è un itinerario turistico e anche la segnaletica dedicata scarseggia, pur non essendoci mai problemi di orientamento. Spunta qua e là qualche sasso o qualche cartello arrugginito che riporta ancora la scritta A.V.E. o Eroi, ma di fatto oggi è la rete dei sentieri CAI concatenati tra di loro a fare l’Alta Via degli Eroi: non è un caso che tanti percorsi di questo libro abbiano parti in comune con questo itinerario. In generale è un cammino spartano e genuino, per chi ama andar per monti senza fronzoli, da affrontare in auto-sostentamento. C’è solo un punto di appoggio a Cima Grappa al rifugio Bassano, per il resto si passano solo malghe, stalle e casere abitate per lo più nel periodo estivo. Bivacchi sempre aperti sono la Malga Valpore di Cima e il Cason dei Lebi poco distanti dal percorso (attenzione: al rifugio Bassano, invece, non si pernotta). Questo vuol dire avere con sé acqua e cibo a sufficienza almeno per 30 km e affidarsi solo al proprio materiale in caso di maltempo improvviso. Il consiglio è di affrontarlo solo con il bel tempo e nelle stagioni di mezzo, non in inverno, anche fosse asciutto, quando ci sono ghiaccio e neve o in estate con il sole a picco sulle zone aperte e sui crinali. Meglio i mesi in cui le giornate sono lunghe, la natura si sta risvegliando e il Grappa non accumula umidità estiva che genera nebbie e foschie o peggio temporali improvvisi. A giugno i più veloci potranno godersi l’alba sul Tomatico e le ultime ore del giorno dal Ponte degli Alpini.

Feltre dal Colle delle Tenine (© Nora Mazzocchi)

264


265


27

Canale del Brenta

ALTA VIA DEL TABACCO 68% 7% 19% 6%

Trail/Sterrato Sentiero tecnico/Esposto Mulattiera/Lastricato Asfalto/Cemento

E

difficoltà

35 km lunghezza

1850m / 1900m dislivello positivo/negativo

5,30 h

tempo di percorrenza

650/110 m

quota massima/minima

Trail

tipo di tracciato

ÙÙÙÙ impegno fisico

Itinerario molto interessante e vario, tutto corribile, impegnativo per la distanza e la logistica, ma mai monotono. Correndolo da nord a sud, come lo proponiamo, si segue un’antica rete di sentieri a mezza costa che collegavano il fondo valle con l’altopiano di Asiago (“trodi del tabacco”), le varie contrade della bassa Valsugana e le “masiere”, i terrazzi tenuti da muretti a secco, usati per la coltivazione del tabacco oggi tutti abbandonati. Il Trail del Contrabbandiere che si tiene normalmente a giugno percorre parte di questo itinerario, prendendo il nome da leggende e dall’aura di romanticismo che voleva questi sentieri percorsi dai contrabbandieri: sicuramente c’erano, visti i nascondigli, le grotte e i ripari che si susseguono lungo il percorso. Quello che colpisce è quanto l’uomo abbia vissuto questa magra montagna, quanto l’abbia trasformata, cercando di sfruttarla al meglio, e quanto ora tutto sia cambiato. È un viaggio nel tempo per contrade abbandonate, strade selciate, terrazzamenti, le antiche case a mezza costa, i pozzi e i sistemi per raccogliere la pioggia, le ghiacciaie, i nascondigli del tabacco, i castagneti, i boschi da legna, i canali scavati nel terreno (risine) per far scendere a valle i tronchi. Tenendo conto del dell’altimetria, l’AVT è divisibile in 4 parti: 1. Costa–secondo tornante SP 73 (9,6 km – 653 D+; 600 D-): tratto prevalentemente in salita con continui saliscendi su fondo facile, a parte un solo passaggio su cenge esposte cui segue una discesa non tecnica di 1,3 km dal col Ventidue Ore. 2. Secondo tornante SP 73–bivio sentiero 773 (7,1 km – 544 D+; 529 D-): dopo un comodo tratto pianeggiante di 1 km, seguono 2,3 km di salita costante in cui si copre un dislivello di 350 m su un sentiero in single track, 2,5 km di divertente mulattiera con ottimo fondo battuto e una discesa di 2,2 km in cui si perdono 370 metri su una buona traccia a stretti tornanti e ampi traversi con sassi un po’ smossi.

ÙÙÙÙ difficoltà tecnica

ÙÙÙ

stato segnaletica

Nessuno materiale extra

Costa e Caluga fonti d’acqua

Solo a fondovalle

647,8 m

rifugi o bivacchi

7

600 m

4 500 m

5

2 8

Feb

Dic

Gen

400 m

Nov

Mar Apr

Ott

6

1 200 m

10

Mag Lug

Giu

Ago

Set

266

3

300 m

9

60,1 m

0 km

5

10

15

20

25

30

35


WAY POINT

P

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

1

Col di Cera

Col di Cera (261m) Valle dell’Olier Mattietti Casa Prà Negro (560) Quattro Bocche Casere Oliero Casa Beldre (583) Case Lovati (434) Caluga (388) Sarson

Valle dell'Olier 2

3 Mattietti

secondo tornante

Fonte Bessele

Sasso

1279

Contrada Tovo

Casera Lobba

4 Quattro Bocche

Col Moschin SP148

5

Casere Oliero 6 Casa Beldre

7 Campo Solagna Case Lovati 8  1127

Monte Campolongo

 1002

Monte Caina 810 

Monte Campesana 9 Caluga 

10

422

Monte Costa Fontanelle

Porta Delle Barchette

267


28 Massiccio del Grappa > I 14 Cippi - Il viaggio

280

Guizza che in salita costante risale le pendici del monte Roncone fino a un evidente trivio dove finalmente la strada si fa sterrata. Si passa l’Albergo degli Alberi (R) per attraversare tutta la val Boarnal fino alla contrada di Col dei Bof. Qui imbocchiamo il Sentiero dei Fojaroi e, passando sopra Pian della Chiesa, risaliamo il fondo della val Vallonera fino a Casoni Menegaz, lungo un bel sentiero nel bosco. Raggiunto l’abbeveratoio della Busa Grande, si contorna la valle fino alla sua testa dove troviamo la traccia del sentiero che sale al Col dei Letti e da lì alla Rifugio Val Tosella (R). Siamo costretti a un breve tratto di asfalto lungo la Strada Cadorna per salire al monte Prassolan (1) a quota 1482 m e da lì scendere alla malga Fiabernu, dove si imbocca in discesa il sentiero 910. Raggiunto il panoramico Col dei Prai, seguiamo l’ampia strada forestale che passa sotto il Col Buratto e si congiunge con il sentiero 913

a Casera Bobo. La mulattiera, ancora selciata, scende veloce fino a Fagher (quota 671 m), lungo la val Lavello fino a un bivio. Qui invertiamo la marcia e risaliamo il sentiero 920 in direzione di Magnola, costeggiando il col Bonato fino al monumento ai caduti sul col della Berretta (2) a quota 1450 m. Senza imboccare la dorsale degli Asoloni, che ritroveremo più avanti, continuiamo lungo il sentiero 929 che scende alle case di Finestron dove imbocchiamo il sentiero 940 che, con un traverso nel bosco, raggiunge il col Caprile (1252 m). Mantenendoci sulla dorsale passiamo casera Cestarotta, per salire al col d’Anna (quota 1368 m), passare il col del Miglio a 1356 m (3) e scendere sulla strada all’altezza delle case di Prà Fiolo, dopo aver attraversato un bel tratto di bosco. Si sfiora l’asfalto e si passa tra le case fino a imboccare il sentiero 934 che scende a Rivalta giù in Valbrenta: un breve tratto nel bosco e intercet-


tiamo la Strada delle Penise nei pressi di casera Saccon, la imbocchiamo a sinistra e continuiamo su comodo sterrato in piano fino al col Marcioro. Qui a un bivio troviamo le stalle di casera Campana, risaliamo alla malga dove prendiamo la traccia del sentiero 936 che sale per prati al col Moschin (4). Raggiungiamo la colonna mozza, scendiamo nella conca dove sorge il rifugio Alpe Madre (R) e, sempre per traccia nel prato, risaliamo alla croce del col Fenilon (quota 1327 m). Da qui finalmente puntiamo agli Asoloni, attraversando la valle San Lorenzo, tra la chiesina alpina di San Giovanni, ponte San Lorenzo e l’Osteria Il Lepre, teatro di duri scontri nelle tre battaglie del Grappa. Scendiamo per prati su strada asfaltata in via dei Colli Alti puntando Casa Serena (R), dove troviamo una bella sterrata che discende l’intera valle di Campo di Roa e sbuca in via San Lorenzo; la risaliamo a sinistra per breve tratto su asfalto

per imboccare una strada chiusa al traffico sulla destra: la forestale risale l’ampia valle, passa la malga Monte Asolone e sale ancora fino alla croce di cima a quota 1520 m (5). Ritrovato il sentiero 920, lo seguiamo in direzione Cima Grappa tenendoci lungo il crinale prativo degli Asoloni, ancora solcato dai resti di trincea, che, con andamento morbido, tocca uno dopo l’altro il col delle Farine (1476 m), la Croce del Termine (1448) e il monte Coston (1512). In vista del monte Rivon, scendiamo sulla Strada Cadorna poco sotto, seguendo la traccia che si stacca a destra. A Cason de Meda (R), una sterrata che fa parte del tracciato dell’Alta Via degli Eroi procede in discesa fino alla forcella Fortin (quota 1388 m) per poi proseguire fino all’agriturismo malga Osteria Val Vecia (R), qui troviamo le indicazioni per il sentiero 180 che risale ripido fino al sacrario di Cima Grappa (quota 1775 m). Attraversata la Via Eroica, scendiamo al Rifugio Verso il monte Palon (© Trail degli Eroi 2015)

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